martedì 1 dicembre 2009

“Trasporti”

(Quadrilogia di Sara Colletti: Episodio 1)



Abstract:
Un cargo sta compiendo il suo viaggio di ritorno verso la Terra, proveniente da ”Io”, la luna di Giove, dove sono permanentemente al lavoro le strutture estrattive delle più diverse risorse minerarie. I “trasporti” sono un complesso sistema di navette, in continuo movimento all’interno del sistema solare, in grado di portare le materie prime alla loro meta finale, la Terra, in severo regime di economia di mercato: costi ridotti al minimo, personale sfruttato al massimo, vita stressante per chi la “sceglie”, esseri umani portati al limite … Noi seguiremo un breve momento di questo interminabile ciclo, per cogliere qualcosa che non appare nei giornali di bordo di quella missione, che alla fine del viaggio nessuno forse ricorderà, alle prese con le complesse operazioni di scarico. Quello delle materie prime non è sempre l’unico genere di “trasporti” …


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"Trasporti"

Sue Ann Pleeskyn, comandante del cargo Bullet Asian Space Agency Inc., era alla sua postazione di controllo quando il Capitano Sara Colletti si presentò a rapporto. Stette sull’”attenti”, fluttuando in assenza di peso, per un pezzo a sentire il Comandante distribuire ordini e comunicazioni varie di servizio e chissà quanto ancora sarebbe rimasta lì a chiappe strette, appesa all’apposita maniglia, con una mano sola, se l’oscillazione libera del suo corpo non avesse portato i suoi piedi nel campo visivo del suo superiore.

- Accidenti! Che succede …. Che sta facendo …. Capitano?
- Scusi Signore, Capitano Colletti a rapporto Signore, agli ordini.
- La smetta di oscillarmi sul naso, dannazione! Si rimetta in assetto stazionario …
- Signorsì, Signore!
- Se continua a sibilare in questo modo mi consuma tutto l’ossigeno prima ancora della partenza, cerchi di rilassarsi, prenda a respirare normalmente, faccia mente locale e si accorgerà anche che sono una signora. Mi chiamo Sue Ann, ma può chiamarmi Sue oppure Comandante, evitiamo tutto il resto della toponomastica, vuole ?
- Certo Signora … eehm … Comandante … voglio dire, Sue.
- Ok, siamo rilassati? Possiamo procedere …
- Sono il Capitano Colletti; sarei onorata se vorrà chiamarmi Sara, a sua discrezione.
- Bene, Capitano … eehm … Sara … Siamo relegati su questa vecchia cosmonave e ci resteremo per lungo tempo, le formalità lasciamole per le occasioni ufficiali, ma si ricordi che quando si accende il segnale di allarme rosso, la gerarchia militare è di nuovo all’ordine del giorno, chiaro?
- Si, Comandante.
- Le do il benvenuto a bordo della Bullet Asian, appena possibile le farò conoscere il resto del personale. Quella che vede laggiù è la Sergente Maggiore Billie “Conejo” Bastedo, unico sottufficiale a bordo e responsabile tecnico su questo mezzo, per quanto riguarda il nostro carico. Gli altri sono tutti ufficiali e responsabili rispettivamente delle attrezzature di bordo e della rotta in abbinamento ai computer di bordo. Lei ovviamente ufficiale Medico ed in fine la sottoscritta. Vi sono anche altri ufficiali, in animazione sospesa, sotto la sua responsabilità sanitaria e in lista di trasferimento sulla Terra che, all’occasione, possono essere risvegliati e messi sotto il mio comando, ma dubito che questa circostanza possa mai presentarsi, quindi suo compito sarà monitorare i loro parametri vitali nell’arco del nostro viaggio.
- Senz’altro, Comandante.
- Oh, avrai capito che qui siamo tutti, a parte Billie, pari grado ed io considero Billie comunque sullo stesso piano degli altri, quindi tutti possono fare tutto e nessuno ha privilegi di sorta, tranne …
- …
- Dica, Capitano, tranne?
- Tranne … eehm … tranne … Ah! Tranne quando si accende il segnale di allarme rosso, Signore!
- Bene, Sara. Lo prendi un caffè, col tuo nuovo Comandante?
- Ssssssissssignore, Ssssue …
- Mi piace un po’ di spirito, in mancanza d’alcol, Sara. Ma se lo fai di nuovo ti fulmino …
- Ok, Sue.

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Dall’interfono arrivò l’avviso di portarsi ognuno in posizione di lancio, proprio mentre Sara terminava l’ultimo sorso del suo caffè, e Sue le fece capire con un cenno del capo di sedersi al suo fianco e allacciarsi le cinture.

- Chi c’è ai comandi? – Chiese Sara con un vago disagio.
- L’ufficiale ingegnere di rotta. – Rispose Sue indifferente. Poi si rese conto del dubbio di Sara e concluse dicendo che per loro era un manovra di assoluta routine, sostanzialmente in mano al computer di bordo e sotto la supervisione dell’ufficiale addetto, John.
- John è l’ufficiale di rotta di cui mi ha parlato, immagino … - disse Sara.
- Si, è la più anziana fra noi, ma siamo quasi coetanee ... – Sue sembrava dirlo più a se stessa che a Sara.
- Ma l’ha chiamata John o Joan?
- No, no … hai capito bene, il suo nome è Mary John, ma io l’ho sempre chiamata John, per una vecchia storia tra di noi …

Sue era sempre più assorta e sembrò quasi scomparire agli occhi di Sara, perché, proprio in quel momento, una vibrazione crescente stava trasformando ogni cosa a bordo in una nebbia luminosa, poi una pressione improvvisa contro il sedile, che durò solo qualche istante …

- Siamo in rotta verso Giove, ora puoi sganciarti, ma attenzione perché saremo in presenza di una leggera gravità artificiale per tutta la durata della nostra semi-orbita gioviana ….
- Mi scusi Comandante, ma non la seguo, non siamo diretti sulla Terra … - azzardò Sara timidamente.
- Ah, già, suppongo che tu non conosca le nostre procedure. Dammi qualche minuto per portare a termine alcuni controlli, poi ti spiegherò come funziona. Avremo un po’ di pausa prima del passaggio critico successivo, scusami ora …. – Sue era totalmente assorta con lo sguardo sulle procedure presenti sul terminale e non sembrava più accorgersi della presenza di Sara.

Sara era in soggezione al punto che non osò sganciarsi dal sedile e se ne stette in silenzio a guardarsi in giro e, di quando in quando, tentava di cogliere il significato dei veloci gesti del comandante.
Sue comunicò un paio di volte con l’ufficiale di rotta, e ricevette rapporti sia da Billie, che da una certa Dana, probabilmente l’ufficiale tecnico di cui le era stato detto poco prima. Sara si rese conto che l’equipaggio era formato, nomi a parte, di sole donne e la cosa non la stupì più di tanto, lì per lì, anche se non ne vedeva nemmeno la ragione, per quanto le era capitato nelle sue esperienze precedenti, in cui gli equipaggi misti erano la regola.
Sara si stava agitando per quella posizione forzata, ma non intendeva esprimere alcun dissenso; fu Sue a rivolgerle la parola, cogliendola di sorpresa.

- Sei a disagio, si vede, ma non serve che te ne stai lì come un salame coi vermi, ti ho detto che puoi slacciarti, ma con cautela perché la gravità relativa ti impedirà di fluttuare liberamente, spingendoti contro lo scafo. Muoviti lentamente finché non ti sentirai consapevole della tua posizione statica. - Disse Sue, con un sorriso di comprensione e ritornando subito a concentrarsi sul lavoro.
- Grazie Comandante. Vedrò di esplorare i dintorni, cautamente, senza interferire con te …

Sara si alzò lentamente, appoggiandosi al sedile e si accorse subito della differenza, ma fu sorpresa dal fatto che la poca gravità, che effettivamente percepiva, la stava facendo precipitare, piano, piano con la testa verso la parete opposta. Fu sorpresa altresì di non riuscire ad afferrare alcunché strada facendo, impossibilitata com’era a fluttuare liberamente in quel frangente. Mentre volava dritta verso il “pavimento”, si sentì afferrare la caviglia in modo deciso, proprio quando la sua faccia stava per andare a sbattere contro qualcosa, nascosto dalla sua mano stesa a protezione del volto, era la presa di Sue che l’aveva afferrata, mentre si teneva saldamente al sedile con l’altra mano.

- Meno male che te l’avevo detto …. – Scherzò Sue.
- Mi sento impedita, accidenti! Che strano effetto, mai capitato prima. – Disse Sara imbarazzata.
- E’ tipico di questa traiettoria, considera di essere sulle giostre! Abbiamo una spinta controllata che agisce sullo scafo in tre direzioni, la risultante agisce sui corpi liberi all’interno dello scafo, non è facile adattarsi rapidamente e capire come muoversi. - Sue sembrava tranquilla e, nel dire questo, l’aiutò a raggiungere uno dei corrimano presenti nell’ambiente.

Sara si aspettava un rimprovero, ma il sorriso di Sue le fece capire che non c’erano più attività impellenti che poteva aver interrotto con le sue acrobazie.

- Vieni con me, ti porto in giro a trovare gli altri. Billie la conosci già, Lei controlla il carico in ogni fase del tragitto, perché ciascuna materia prima reagisce in modo diverso alle sollecitazioni del volo e poi si occupa di una quantità di altre procedure, anche in vista delle fasi di consegna che possono anche avvenire in modalità diverse ed alquanto complesse. Billie ti presento il nuovo ufficiale medico, Sara, è un privilegio averla qui con noi. Per lei, si tratta di un lavoro semi-volontario e temporaneo; è una Medico Psichiatra altamente specializzata che, come altri di noi, approfitta di questo lavoro per i vantaggi collaterali che offre. - Sue aveva parlato a Billie cercando di nascondere, l’espressione del volto, tutt’altro che sorridente, ma Sara, pivotando involontariamente sui suoi incerti appoggi, aveva notato lo sguardo duro che il Comandante, insistentemente, mentre si allontanava, aveva rivolto al Sergente.
- Sono felice di conoscerti Billie, spero potremo parlare presto un po’ insieme. – Sara lo disse tendendo una mano che andò dritta per la sua strada, mentre ancora una volta perdeva l’equilibrio, con grande imbarazzo, ma ciò non le impedì di notare l’espressione cupa del Sergente; poteva benissimo essere stato un contrasto di lavoro, si disse.
- Sara! Muoviti piano e sempre con almeno due appoggi sicuri. Altrimenti ti dovrò dare un scorta. Dana ti presento l’ufficiale medico, Capitano Sara Colletti. – Sue era tornata sorridente nell’introdurla al tecnico del gruppo.

Il loro tour lungo gli ambienti, stretti e affollati da ogni genere di attrezzatura, sempre solidamente assicurate alle pareti a volte in più strati, continuava e Sue disse, scherzando, che era dispiaciuta di non poterle offrire molte comodità, ma che più tardi nel corso del viaggio ci sarebbe stata una gradita sorpresa, sperava.
Arrivati nel punto più estremo del lungo scafo, Sue si rivolse a Sara dicendo che erano arrivati nel nido dell’ingegnere di rotta, zona normalmente interdetta a tutti, a meno di specifico ordine in deroga, nel dirlo l’aveva squadrata in attesa di un “roger”, che arrivò con un certo ritardo, da una Sara sovrappensiero.

- John, scusa l’interruzione, c’è qui il nuovo ufficiale medico, voglio presentarvi, hai un secondo? – Sue aveva appoggiato una mano sulla spalla della donna, mentre si assicurava al secondo sedile presente nel piccolo ambiente pieno di monitor e terminali.

John aveva continuato per qualche secondo il suo lavoro, ma Sara notò, forse maliziosamente, quel gesto naturale e la reazione neutra, altrettanto naturale, che l’aveva seguita.
A Sara sembrò una lunga attesa silenziosa, quella che era intercorsa prima di una qualsiasi reazione dell’ufficiale in seconda.

- Eccomi, piacere sono Mary … MaryJohn Atwater. Ho sentito le altre presentazioni sull’interfono, perciò mi sembra già di conoscerti da tempo, Sara.
- Ah, mi lasci senza parole … comunque, grazie, altrettanto. Bell’ambientino davvero questo, lo credo che tu ci tenga a mantenere tutti lontano da qui …
- Scusa la mia aggressività, Sara. Non fraintendere, le limitazioni sono da intendersi in relazione alle fasi critiche di volo ed alla delicatezza delle attrezzature, nemmeno Sue è benvenuta qui e per le stesse ragioni, di solito svolge il suo lavoro dove l’hai incontrata. Se ti fa piacere puoi venire, basta che ci accordiamo prima, via interfono, sull’opportunità del momento. Ora vi devo lasciare perché siamo in vista del prossimo salto. – Mary disse questo dando un’occhiata a Sue, che già si stava muovendo verso il suo posto di lavoro e con ciò fece segno a Sara di seguirla.

Tornati alla postazione di Sue, che non era poi granché rispetto al rifugio di MaryJohn, Sue le spiegò quello che stava succedendo in quel mentre.
Per rispondere anche ai suoi dubbi di poco prima, Sue spiegò che il loro cargo era un mezzo di trasporto vetusto, ma ancora solido, con una tecnologia fuori corso ormai, ma che aveva subito alcuni importanti aggiornamenti tecnologici proprio nella parte riguardante la gestione della rotta di volo, la quale era fortemente condizionata da considerazioni economiche, in relazione al carico trasportato, al personale ridotto e ai tempi di consegna stabiliti.

- Quanto ne sai tu di meccanica celeste e propulsione a getto? – chiese Sue d’un tratto.
- Poco, veramente poco, quello che si imparicchia nelle scuola di base e poi quello che può sentire un medico durante il suo lavoro a bordo degli scafi in missione. Ma in genere direi molto poco. Non capisco per esempio perché puntare verso Giove se la meta è la Terra … - Sara si era persa nel suo stesso ragionamento, temendo di aver scoperto lacune imperdonabili, quando Sue la interruppe …
- Se ti fa piacere, posso spiegarti in parole povere quello che facciamo e perché?
- Parole molto povere, se possibile, Sue. – Fece Sara supplichevole.

Sue, la prese veramente alla lontana e Sara temeva un pistolotto cosmico in tutti i sensi, ma mentre il Comandante procedeva, si rese conto, a poco, a poco, che quello che le stava spiegando sarebbe poi successo nei fatti a lei e alla sua vita, occupandone diversi mesi, durante i quali, stando forzatamente lì, avrebbe finito per volerlo capire, tanto valeva farlo subito.
Sue parlava del fatto che i viaggi interplanetari erano sempre stati e rimanevano tutt’ora principalmente un problema economico, di costi esorbitanti e che perciò, si potevano fare sempre e soltanto se i conti tornavano e dovevano tornare bene! Quindi spostarsi da un pianeta all’altro come ci si sposterebbe in aereo da un continente all’altro, sparando via tonnellate e tonnellate di carburante dall’inizio alla fine del viaggio è impensabile, a meno di non voler andare in rovina subito.
Agli inizi dei viaggi cosmici per questo stesso motivo, si era sviluppato un sistema basato sulla spinta iniziale di un razzo a getto che spingeva i veicoli in una rotta di caduta libera verso il corpo da raggiungere, sfruttandone l’attrazione di gravità; ma questo sistema, che ci aveva portati sulla Luna, richiedeva tempi biblici nel caso dei pianeti, che sono molto più lontani. Per giunta quel metodo richiedeva allineamenti particolarissimi tra i pianeti, limitando con ciò i viaggi a precisi giorni nell’arco di anni per poter partire e quindi rendendo la cosa impraticabile in termini commerciali. Quindi, o si consumano quantità spaventose di combustibile per poter andare e venire a piacere o si risparmia in carburante e si deve partire quando lo dice il calendario invece che la necessità effettiva.
Molte altre soluzioni si possono e si sono escogitate in funzione dei casi particolari, come se sonde automatiche, i satelliti, le più recenti astronavi da esplorazione, sulle quali Lei, Sara, forse ha fatto le sue esperienze fino ad oggi. Ma, nel periodo, nel quale questo cargo fu costruito e tutt’ora per quanto riguarda la nostra attività, l’aspetto economico dei viaggi è imprescindibile, ecco dunque la ragione per cui per andare sulla Terra, stiamo sfruttando Giove …

- E qui me la sto perdendo comandante. Questo ci fa allungare e di parecchio la strada da fare visto le dimensioni gigantesche di questo pianeta. - Sara disperava ormai di passare per un astronomo.
- Siamo quasi arrivati, Sara. Ora siamo al nocciolo della questione. – Sue sorrideva comprensiva, proseguendo nella spiegazione ...
Il sistema solare è come un tavolo da biliardo inclinato o se vuoi come un gioco di biglie per bambini su una spiaggia costruito in discesa con una pista scavata tra collinette e avallamenti. Se la tua biglia cade in una buca si blocca, ma se finisce contro una collinetta sale per un po’ e poi torna indietro sul percorso e così via.
Tu pensa allo stesso modo al sistema solare, laddove i pianeti sono buche profonde, tanto più profonde quanto più è grande il pianeta. La buca più profonda la provoca il sole e se la biglia, che è il nostro cargo, riesce a evitare tutti gli ostacoli, può andare “in discesa” finché noi vogliamo, stando attenti a fermarci in tempo per non perdere le nostre ”biglie” in mare …
Se noi fossimo tanto bravi da calcolare la posizione di tutte le collinette e di tutte le buche, prima di lanciare la biglia, potremmo sfruttarle per dare una spinta aggiuntiva alla nostra biglia ad ogni incontro ...

- Questo è quello che fa per noi il sistema di computer di bordo che gestisce John … ehm MaryJohn. – concluse Sue, cercando con gli occhi il consenso informato di Sara.
- Vuoi dire che noi ci buttiamo in queste buche formate dai pianeti per ricavare la spinta aggiuntiva verso la nostra meta e che all’ultimo momento, qualcosa fa sì che riusciamo ad evitare lo scontro e procedere per la nostra strada? – Chiese Sara timidamente.
- Non qualcosa, ma i calcoli di rotta e l’intervento dei nostri motori all’istante esatto, grazie alla guida computerizzata. – Precisò Sue.
- Quindi in che fase siamo adesso, esattamente, Sue?
- Stiamo “cadendo” nel profondo pozzo gravitazionale di Giove, ma abbastanza sul “bordo” da non rimanerne prigionieri e quando saremo dalla parte opposta … hai mai fatto girare un secchio pieno d’acqua con il braccio teso? Cosa succede se lascia andare il secchio?
- Il secchio vola via. Vuol dire che noi possiamo lasciarci andare, come il secchio, quando vogliamo? E come? – Ora Sara si era appassionata al gioco, perché cominciava a capire, finalmente.
- A noi basta aggiungere un po’ di velocità a quella che già abbiamo grazie alla spinta di Giove e dirigerla verso l’esterno dell’orbita. Così facendo, si supera la velocità di fuga dal pianeta e ci troviamo su una traiettoria libera nello spazio.
- Verso la Terra? – Chiese Sara col viso radioso di chi ha conquistato la vetta.
- No.
- Mi pareva troppo bello! Ok, che succede questa volta.
- Si tratta di calcolare, in base alla posizione attuale dei corpi intermedi, come Marte, per esempio, ed ovviamente la Terra , quale è il percorso, che evitando gli ostacoli come la fascia degli asteroidi, si snodi con meno “salite” e con più “discese”, qualcosa che si può paragonare ad un’autostrada nello spazio e che cambia forma e posizione in base alla posizione dei corpi celesti, in questo particolare momento della loro orbita e nei momenti successivi, quando noi passeremo in quei pressi. Tutto questo è il lavoro di cui si occupa John, con l’aiuto essenziale dei computer. Tutto questo è alla base della nostra attività, in quanto consente di contenere notevolmente i costi e quindi di rendere le nostre materie prime competitive sui mercati della Terra.
- Bene Comandante, penso di avere un quadro più chiaro della situazione. Forse è meglio che ora la lasci ai suoi impegni.
- Si, siamo a pochi minuti dall’uscita dall’orbita di Giove, le consiglio di salutarlo. – Sue si stava già bloccando le cinture e Sara la imitò senza indugio.

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John, come già prima, chiamò la fase di spinta e pochi secondi dopo tutti furono premuti contro i loro sedili per un tempo che era parso interminabile a Sara, ma finalmente la vibrazione era terminata e lei si sentì di nuovo staccata dal sedile, trattenuta solo dalle cinghie, intorno a lei si accorse che non c’era più Sue, poi la intravide fluttuare verso la postazione di MaryJohn e poi la perse di vista.
Sara pensò che fosse meglio accasarsi e così si decise a sganciare, prudentemente le cinture e cercare di raggiungere il locale riservato alle sue attrezzature, dove Sue l’aveva accompagnata poco prima e dove erano alloggiate le cabine per l’animazione sospesa. Doveva procedere alla prima verifica di routine dei parametri vitali dei passeggeri affidati alle sue cure e capire cosa offriva quella nave in quanto a attrezzature mediche.
Muoversi in totale assenza di gravità si stava dimostrando una tortura per Sara, si era abituata a lavorare in modernissime astronavi strutturate in modo che, per gran parte del tempo, l’infermeria manteneva un buon gradiente di peso artificiale per chi ci lavorava, offrendo quindi una buona qualità dell’ambiente di lavoro. Ora era chiaro che nei prossimi mesi su quella Bullet Asian non sarebbe stato così e si chiedeva se ci si sarebbe adattata … Billie passò per l’ennesima volta, senza un’apparente ragione,diretta prima in un senso poi in quello opposto, sfiorandola per necessità ad ogni incrocio, mentre Sara controllava i parametri a lato delle capsule di sopravvivenza. L’ambiente era costretto, indubbiamente, ma Sara notava sempre più chiaramente l’espressione triste, per non dire cupa, nel volto del Sergente. Lei tentò un paio di forzati sorrisi, privi di convinzione, in alcuni di quegli incroci. Sara valutò che avesse 24 o 25 anni, un fisico atletico e un viso infantile, fra quei capelli arruffati, che un patetico elastico non tentava più di tenere insieme.
Era l’ultima arrivata, Sara, e gli era chiaro che il comandante stimava Billie, perciò non volle urtarsi con lei, ma le dava fastidio quel via vai sconclusionato e quel suo fissarla, ad ogni passaggio, come in attesa che qualcosa le venisse detto.
Sara si rendeva conto che quel budello di cargo sarebbe stato un tormento da doverci vivere per mesi se la situazione dei rapporti era quella. Per fortuna, al di là dei suoi impegni prefissati, tutti avevano l’aria di essere dotati di costituzione sana e robusta e ciò le dava agio di occuparsi dei suoi studi, per i quali aveva accettato quel lavoro tranquillo e che l’avrebbero portata ad una importante pubblicazione, in grado di darle buone chances per una cattedra; proprio quel lavoro di semi-volontariato avrebbe costituito inoltre un importante vantaggio nelle graduatorie. Anche MaryJohn, aveva saputo da Sue, era lì per un motivo simile: i vantaggi collaterali del servizio civile in regime di semi-volontariato. I suoi pensieri vagavano in queste ed altre direzioni quando Billie finalmente si scusò, prima di passare e Sara nell’alzare gli occhi si accorse anche del perché. Sue stava fulminando con lo sguardo Billie un’altra volta e Sara si trovava in mezzo. Questa volta Sara lanciò un amo:

- Mi scusi Comandante forse mi sono messa in un punto sfortunato, sono di intralcio alle vostre attività abituali?
- No, non sei tu, dove non dovresti essere …
- Billie ... inventario, verifica di tutte le sezioni, verifica della tenuta del carico, verifica delle prime sicurezze, verifica delle seconde sicurezze, stabilire turni con Dana e poi a rapporto da me.
- Subito, Comandante.

Billie scomparve veloce verso la coda del cargo e non ebbi più modo di “incrociarla”. Sue mi guardò a lungo prima che l’espressione dura si sciogliesse in un sorriso affabile e poi …

- Vorrebbe assistere alla sorprese che le ho promesso prima?
- Una sorpresa per me, Sue? - Chiese Sara stupita.
- Per noi tutti, direi, ho idea che tu comunque ti senta particolarmente depressa all’idea di viaggiare per mesi in condizioni come quelle che hai visto fino ad ora, o mi sbaglio? Sue nel dirlo le indicava di avanzare oltre l’ambiente in cui erano verso la sezione successiva.
- Ero già alla disperazione per la verità e consideravo attentamente la fornitura di antidepressivi presenti nella nostra piccola farmacia … - scherzò Sara.
- Eccoci ora vedrai una magia. – Sue si mise a manovrare un piccolo terminale, mentre si divertiva nel vedere la perplessa curiosità di Sara.

Una serie di leve e blocchi furono rimossi, uno sportello venne aperto e poi richiuso, diverse manovre al piccolo computer, vari suoni ed anche una sirena, tutto quel daffare, sorprendeva sempre più Sara e divertiva sempre di più Sue.

- Ora facciamo una prova del sistema, poi lo facciamo rientrare e alla fine potrai servirtene, se riuscirai a superare il panico che attanaglia alcuni.- Nel dire questo Sue era evidentemente in vena di provocare al limite il disagio di Sara.
- Mi spieghi, Comandante, la prova di cosa?
- Questo sistema è antico come questa nave non puoi averlo mai visto in uso nei tuoi viaggi precedenti, però ti potrebbe consentire di fare un viaggio un po’ più comodo. Quello che sto facendo consiste nell’espellere un settore, della sezione della nave in cui siamo, all’esterno tramite un cavo piuttosto lungo, ma solidissimo, nel contempo la parte esterna di questa sezione sta entrando in lenta rotazione portandosi dietro il cavo e la cabina o settore di questa sezione. Tutta l’operazione deve avvenire molto lentamente e va fatta solo quando il nostro Bullet Asian è in volo libero e uniforme come adesso. Quando il nostro settore avrà raggiunto il suo punto finale viaggerà esattamente alla velocità del resto della nave come fosse un blocco solido, ma col vantaggio che nella cabina “al guinzaglio” avremo esattamente la gravità terrestre. Che ne dici Sara? E’ una sorpresa gradevole per te?
- Ma come ci si va là dentro? E poi siamo sicuri di non perderlo per strada quel coso? – Sara non sapeva ancora se fosse una sorpresa gradita.
- E’ per questo che si tratta di una prova, non c’è nessuno là dentro e per salirci, prima bisogna ritirarlo indietro, pressurizzare il condotto aprire le paratie, far salire il o i “passeggeri” e riportare la cabina in posizione. A quel punto chi è dentro può godersi la gravità terrestre con tutti i suoi vantaggi, in termini di una vera palestra fornita di tutti gli attrezzi migliori. Avrai capito che la gravità si crea sulla parte più esterna del settore a causa della rotazione e proprio grazie all’effetto che tiene l’acqua dentro al secchio mentre lo si fa roteare col braccio, ricordi? – Chiese Sue.
- Si, si, ricordo, ma è una cosa spaventosa, Sue, vuoi che io vada lì dentro, solo per poter fare un po’ di ginnastica? – Sara sembrava in una trance immaginifica, popolata di cabine disperse nello spazio con copie di se stessa urlanti di terrore, quando Sue la riportò indietro, tranquillizzandola.
- Non preoccuparti, ci vado io e se mi perdo nello spazio, basterà John a riportarti a casa. Ti senti meglio adesso? Sara? – Sue le aveva messo una mano sulla spalla e la guardava negli occhi ammiccando.
- Non credi ci sia pericolo, è questo che vuoi dire, Sue ?
- Non ce n’è, per niente. Il cavo in tensione è quasi indistruttibile e come sicurezza c’è un secondo cavo pronto a subentrare in caso di necessità. All’interno della cabina esistono gli stessi comandi per poterla far rientrare autonomamente. Inoltre sempre nella cabina, che come avrai capito è la nostra palestra, si trova una tuta di sopravvivenza per escursioni all’esterno, dotata di un sistema di spinta, per coprire distanze notevoli, più di quanto sia necessario, se mai fosse necessario. Non abbiamo in dotazione invece, alcuna cura contro la fifa …
- Non prendermi in giro Sue, io ho sempre vissuto tra quattro solide mura di indistruttibile carbonio e all’idea di stare appesa ad un filo mi ci dovrò abituare, ma col tempo Sue, col tempo.

Sue fece rientrare la “palestra” e non appena scattarono i blocchi, si sentì la pressione penetrare il condotto, si sentirono altri scatti e quindi lo sportello di ingresso si aprì, in quel momento arrivò Dana, che aveva finito il turno e si accomodò nel condotto. A quel punto Sue fece segno a Sara se voleva andare anche lei, ma ricevette un cortese rifiuto. La porta venne chiusa e dal piccolo oblò Sara vide aprirsi il vano dall’altra parte, notando che si trattava di un ampio ambiente, nel quale rapidamente si introdusse Dana, richiudendo e bloccando la porta dal suo lato. Scattarono alcuni meccanismi si sentì un soffio, poi lentamente la palestra al guinzaglio fu rilasciata, Sue si sganciò dalla postazione e mostrò a Sara come comunicare con chi era in palestra, tramite un apposito videotelefono. Poi ognuno tornò al suo lavoro.

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Dopo quei primi episodi, la vita sul Bullet Asian si andò stabilizzando sulla tranquilla routine, ma Sara sentiva un po’ ingombrante la presenza di Sue nelle sue giornate, in un modo diverso, ma ebbe l’impressione che il comportamento di Sue riproponesse lo schema di Billie, nei suoi confronti. Si poteva sbagliare, ma col trascorrere dei giorni, la sensazione era sempre lì. Le attività di bordo in quella fase erano estremamente ridotte, ma Sara trovava utile quel tempo libero per lavorare alle sue bozze ed alla stesura di alcuni capitoli aggiuntivi che aveva in mente. Tutte la altre, a fine turno si alternavano in palestra, anche MaryJohn di quando in quando. Andavano sempre una per volta, ma Sara si era accorta che una volta Billie si era infilata nel tunnel di soppiatto, dopo che Sue era già dentro. Aveva chiuso subito la porticina dietro di sé, ma proprio all’ultimo istante prima che si bloccasse, Sara aveva sentito una smoccolata feroce di Sue contro Billie. Era stato un episodio e Sara non ci ricamò sopra più di tanto; in realtà era più preoccupata di trovarsi spesso Sue al suo fianco mentre lavorava. Sara non voleva essere scortese con il suo Comandante, anche se ci teneva ad avere quel poco di privacy nel tempo libero, ma, nel riflettere più attentamente su quella situazione, cominciò ad avere un sospetto vago e volle perdere un po’ di tempo “sul campo”, come tante volte aveva già fatto nei suoi viaggi precedenti e come per esperienza sapeva fare.
Sue era in procinto di chiudersi nel condotto della palestra, quando vide arrivare Sara in tenuta sportiva e chiederle se potevano andare insieme, essendo la sua prima volta, avere compagnia sarebbe stato un conforto.

- Mi fa piacere che ti sia decisa a tentare questa nuova esperienza è una paura ingiustificata la tua, la nostra vita è fatta di questo tipo di rischi, ma fra tutti quelli che corriamo quotidianamente questo è il minore e per contrasto quello che da più soddisfazione. - Sue sembrava dire queste cose con la voce ed altre, totalmente diverse, con lo sguardo, esplorando Sara, minuziosamente.
- Io ne sono assolutamente convinta, Sue. Grazie per l’incoraggiamento. - Sara a sua volta diceva queste cose e percepiva lo sguardo di Sue, distintamente su di sé, anche senza guardarla.

Sue esegui tutte le necessarie manovre, questa volta dall’interno della palestra, poi avvisò John che si trovava lì in caso di necessità, ma senza accennare a Sara, quindi, con una manovra veloce e curiosa, disattivò la comunicazione e si mise distrattamente a pedalare sulla ciclette. Sara stava notando tutto questo trafficare, ma nel mentre però non riusciva a capire se poteva stare in piedi e da che parte …

- Sue, mentre si fa ginnastica … possiamo dirci qualcosa di personale come due vecchie amiche?
- Non so tu, ma io non sono vecchia! E l’allusione mi offende.
- Ok, visto che ci scherzi su, lo prendo come un affermativo. Di passaggio, credo di non avere la più pallida idea della tua età, io ne compio 34 a fine viaggio.
- Ti farò un regalo al nostro arrivo. Io ne ho 45 e vado per i 46, ma ho il fisico di una ventenne non credi? E‘ il tuo Comandante che te lo chiede …
- Si lo credo, lo credo davvero, ti vedo per la prima volta senza tuta e sono davvero impressionata, spero di poter essere così anch’io fra dieci anni …
- Tant’è, hai dovuto sottolinearlo, piccola vipera!
- Sei una donna splendida Sue, lo dico con invidia, l’età che ho io non fa alcuna differenza, ma la tua esperienza e la responsabilità di un comando sì.
- Sei gentile Sara, so che credi a quel che dici e mi fa piacere sentitelo dire. In quanto a fisico neanche tu scherzi, non l’avevo notato con la tuta di servizio …
- Io credo di sì Sue, mi sembra che a te non sfuggano queste cose, mi sembra che a te non sfugga niente.
- Sento che vuoi dirmi qualcosa …
- Per ora ti vorrei chiedere qualcosa, se mi permetti, è un caso che questo cargo abbia solo personale femminile?
- No. Io sono uno dei pochi comandanti a poter scegliere chi portare con me, godo di una reputazione importante e inoltre temono di perdermi, perché potrei comandare qualsiasi cosa volessi; ma per certi versi, ho già dato e ora ho scelto una mia strada, laddove comando io e chi sta sopra di me, si adegua.
- Tu hai scelto anche nel mio caso, o sbaglio?
- Non sbagli. Cosa vuoi sapere? – Sue continuava a pedalare lentamente, ma con costanza e non guardava Sara nel rispondere, mai …
- Perché mi hai voluto a bordo, non sapendo nulla di me?
- Beh, innanzitutto il tuo curriculum, che si illustra da solo e questo è un aspetto fondamentale, ma certo per noi non è una necessità una qualifica così elevata. Avendone l’occasione ho pensato che poteva essere interessante, non lo trovi logico? – Sue, sembrava assorta, inseguendo vari filoni di pensieri.
- Più che esauriente, Sue. Posso anche cambiare argomento se vuoi?
- No … perché? Chiedi pure, non è una risposta che ti convince la mia, Sara?
- Sono sicura che è una parte vera dei tuoi motivi, ma ho il dubbio che tu sappia valutare le situazioni sotto molti risvolti e che tu l’abbia fatto nel mio caso.
- Sei una ragazza estremamente intelligente, Sara. Non mi ero sbagliata. Estremamente intelligente e sofisticata nel modo di esprimerti, hai classe e tatto e …
- E cosa? Sue …
- E … anche sei molto attraente per me, Sara …
- Aah …
- Scusami, Sara, mi hai colto con le mani nella marmellata e io mi sento come un monellaccio, senza vie di fuga.
- Non sono qui per, scoprire nulla, ho solo voluto capire come stavano le cose veramente, almeno per quel che mi riguarda, visto che comunque di dubbi me ne sono rimasti ancora diversi.
- Dubbi su cosa, Sara?
- Non sono affari miei a questo punto, tu hai la tua vita e le tue scelte, io preferisco conoscere le situazioni, prima di incappare in inutili gaffes o peggio.
- Vuoi sapere se ho una fidanzata a bordo, prima di accettare le mie avances?
- Tra le altre cose, ma non che questo possa aprire la strada a qualcosa per il momento.
- Sono, in un modo o nell’altro tutte mie “ex”, esclusa John, Lei è la mia amica d’infanzia, di una vita, è una donna sposata, con una famiglia ed una vita distinta dalla mia, Lei sa tutto di me e mi disapprova, ciononostante mi ama, da sempre, incondizionatamente e senza ambiguità. E tu? Disapprovi?
- Io non sono nessuno per disapprovare o approvare. Ma potrò dire la mia il giorno in cui mi trovassi coinvolta.
- E lo sarai?
- Cosa?
- Coinvolta …
- Non lo so.
- Questo è un inizio promettente, Sara …
- Sicura di voler correre questo rischio, Sue?
- Vuoi dire che lo sto correndo, con te?
- Io non so nulla di traiettorie nello spazio, Sara, ma so qualcosa sulla natura umana, qualcosa che non posso dimenticare, quando mi tolgo il camice, qualcosa che forse tu non vorresti scoprire e che finora le tue avventure non ti hanno rivelato.
- Devo pensare che ho qualche disturbo, che il mio comportamento è un caso contemplato fra quelli che hai studiato sui tuoi libri o incontrato nel tuo campo?
- Non necessariamente questo, mi riferisco a quello che vuoi o non vuoi conoscere di te stessa e che può emergere inaspettatamente.
- Sembra che tu sappia molto di me, è così, Sara?
- Ti ripeto che non voglio scoprire nulla e che quello che so è vero per tutti, con vari gradi, questo sì, ma io conosco i pozzi gravitazionali della mente come tu conosci quelli del cosmo …
- Bella metafora Sara, segno che hai capito la mia lezioncina, un giorno io ascolterò la tua. Ma ora è meglio rientrare.
- Si, Comandante.

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I giorni trascorrevano in fotocopia e solo qualche vago segnale, di quando in quando, risvegliava la curiosità di Sara. Sue non aveva insistito dopo l’episodio in palestra ed aveva anche smesso di farsi notare da Sara, quanto a Billie, se ne rimaneva lontano da tutti se poteva, giostrandosi i turni con Dana.
Sebbene Sue non fosse più invadente come prima con Sara, le volte che si incrociavano, Sue era come in attesa che qualcosa venisse detto, ma poteva anche essere solo un’impressione.
Sara iniziava a rendersi conto di quanto quel viaggio sarebbe stato lungo, non erano passate che un paio di settimane e le sembrava un’eternità. Assorta in questi ed altri pensieri, aveva appena notato che Billie e Sue erano entrate insieme nella palestra, senza dare troppa importanza alla cosa.
Quando, dopo un tempo insolitamente breve la palestra rientrò e Sara vide uscire le due donne, non si rese conto subito della situazione, ma Sue la chiamò e le chiese di visitare Billie, Sara trasalì, ma era il suo lavoro e si apprestò a farlo. Quando sollevò il viso di Billie, per osservarne gli occhi, rimase si sasso. Billie aveva un occhio pesto e non riusciva a raddrizzarsi. Sara guardò interdetta verso Sue e si aspettava una spiegazione e ribadì la richiesta con sguardo insistito, ma Sue, per tutta risposta, si girò ordinandole di visitare il Sergente.
Billie, a parte l’occhio nero, aveva solo qualche contusione e probabilmente un forte colpo aveva indolenzito una costola, che però non appariva danneggiata. Sara mise una pomata sull’occhio e un'altra sul fianco, diede un blando antidolorifico e rispedì Billie nella sua cuccetta, con l’ordine di saltare un turno. Poi andò da Sue.
Sue fece finta per un pezzo di non vederla, girandosi in tutti i modi e Sara fu paziente, ma alla fine disse qualcosa.

- Signora, Comandante! L’ufficiale medico a rapporto.
- Sara … lasciami stare, ti prego. Non adesso, non adesso …
- Sarò al mio tavolo. Vorrei fare un po’ di palestra con Lei Comandante, più tardi, con Suo comodo …

Sara se ne andò, senza molta convinzione e piuttosto delusa, ma sentì la voce di Sue da lontano …

- Ci sarò … Capitano! Mi dia solo qualche minuto, prego.

Sara si sentì appena un po’ sollevata e nel passaggio notò Dana che sembrava essere stata in ascolto e tentava di non farsi notare. Si rese conto di quanto quelle persone fossero efficienti, dal momento della partenza non c’era stato alcun intoppo, nessuna difficoltà nei turni, nessuna complicazione che avesse richiesto l’intervento speciale del Comandante. Ognuna di loro era completamente autonoma nel proprio lavoro e persino nel sostituire le altre, al cambio di turno. Era un ambiente insolitamente privo di conflittualità: poteva trattarsi di affiatamento, ma se lo era, rasentava la perfezione ... Troppo, mai visto un ambiente privo di conflitti a quel livello e quello che era successo in palestra non faceva testo, perché era successo fuori dal turno lavorativo: se Sara non avesse sospeso Billie, Lei sarebbe tornata subito al lavoro ed in tal senso, aveva anche insistito con Sara.

- Sei pronta dottore? - Sue era spuntata alle spalle di Sara e sembrava di un altro umore.
- Si, Comandante, possiamo andare. – Ancora una volta, Sara incrociò lo sguardo furtivo di Dana.

Terminate le procedure di rito, per sganciare la "palestra", le due donne si sedettero sul “pavimento” in attesa che il “guinzaglio” fuoriuscisse del tutto e la gravità si stabilizzasse nel locale.

- Lo sapevi che in passato questo sistema al guinzaglio aveva una doppia funzione, non ricordo se te ne ho parlato. - Esordì Sue.
- No, non mi pare, ma con tutte le cose che ho imparato in questo ultimo periodo, qualcosa può essermi sfuggito. Dimmi quale era la funzione in oggetto?
- Questo cavo, che ci tiene, è un conduttore elettrico quasi perfetto e, muovendosi costantemente nel cosmo, esso intercetta vari campi elettromagnetici che possono essere presenti in forma più o meno accentuata a seconda dei punti, ma in generale, si può dire che se un conduttore si muove intercettando un campo magnetico, questo movimento si traduce in una correte elettrica all'interno del cavo stesso. E’ lo stesso principio dei generatori terrestri, applicato in grande. Quindi quando questa nave viaggia in questa configurazione, noi possiamo raccogliere energia elettrica, un po’ come un contadino raccoglie il grano … In realtà non lo facciamo, con i consumi che abbiamo, non ci cambierebbe molto, ma in passato veniva ritenuto utile non tralasciare nulla, sotto l’aspetto energetico. Oggi questi sistemi sono in disuso e solo su un mezzo vecchio come questo si può osservare un reperto simile. Io ho una piccola passione per la storia della scienza e per questo che forse do l’impressione di entusiasmarmi sul nulla.

La gravità nel frattempo si era stabilizzata e le due donne erano in piedi. Sue aveva, parlando, iniziato ad avvicinare Sara e la portava lentamente verso la parete del locale. Gli occhi non avevano smesso di osservarla in modo tanto equivoco, quanto inequivocabile e Sara si ritrovò bloccata, le braccia di Sue ai lati delle sue, il corpo imponente a sfiorare il proprio e la sua statura portava proprio sotto i suoi occhi in seno ben raccolto dalla canottiera elastica, ma visibile in tutta la sua bellezza e mosso da un respiro lento e regolare. Sara volle distogliere gli occhi da quel seno perentorio e li sollevò, incrociando così quelli di Sue … sentì come una lama entrarle in testa e non poteva distogliere lo sguardo, anzi non credeva di volerlo e non c’erano più pensieri, in un attimo. La distanza fra i loro visi era quasi inesistente e continuava a diminuire, ma non sentiva ancora il contatto. Sara voleva pensare a tutti i costi: era venuta lì per pensare e parlare con Sue, ma non poteva più … sentiva il respiro caldo di entrambe e non riusciva a distinguerli, sentiva che il suo viso si arrossava per quel calore concentrato sui loro volti e percepiva che erano tutt’e due immobili, intente solo a respirare insieme, all’unisono. Gi sguardi erano ancora incollati fra loro, quando Sara intravide dal basso un leggero riflesso perlato … era il sudore sul labbro superiore di Sue che interrupe il contatto visivo con Lei. Sara ebbe in quella frazione di secondo il tempo per ritrovare il filo dei suoi pensieri, ma ora voleva vivere più a lungo quel momento e tentò di non resistere e disperatamente di tornare a perdersi negli occhi profondi di Sue. Quei pensieri maledetti, non volevano andarsene, ma Sara tentò ancora di scacciarli … Sue era nella sua testa ed ora voleva darle ciò che le era stato chiesto, completamente. Ancora un riflesso, sul labbro di Sue alcune piccole gocce si erano riunite e, formandone una più grande, avevano tracciato un piccolo rivolo, che inumidiva le sue labbra. Sara volle fortemente baciare quelle labbra, ma aveva intanto perso il contatto con gli occhi di lei e Sue, improvvisamente, era già lontana, lontana dal suo corpo, impossibile da raggiungere, di nuovo inafferrabile. Sara tornò in sé in un baleno, terrorizzata dal suo stato d’animo disperso, dalla valanga dei suoi pensieri arretrati e tentò di nascondere il viso per timore di avere le lacrime agli occhi. Ora bisognava riprendere il controllo di sé, non c’era altro da fare, era troppo tardi ormai … il più bel momento della sua vita era svanito nel nulla, mentre lei tentava disperatamente di afferrarlo e …

- Mi vergogno di quello che ho fatto Sara, tu meriti il mio rispetto ed io invece ho cercato di importi la mia volontà, come sono abituata a fare da sempre. Potrai perdonarmi?

Sara temette di sentire se stessa dire quello che veramente desiderava e sperò di riuscire a dirlo con tutte le forze e questo tempo durò un’eternità, interrotto solo dalla voce di Sue che supplicava:

- Non vuoi proprio parlarmi, allora?

Sara non era ancora pronta, non era ancora il Capitano Medico che, poco prima, si era appartato col Comandante per dirgliene quattro, a seguito di un increscioso incidente, no. Sara era un pulcino bagnato, dalle gambe tremanti, con davanti un gigante, che l’aveva fatta sentire più donna che mai, più di chiunque mai, prima … Ma Sara non era quel pulcino bagnato e dentro di sé pensò a Billie prima di rispondere a Sue.

- Io non so nulla di rotte interplanetarie, ma so qualcosa degli esseri umani e posso dirti che, anche con loro, prima di agire e di parlare occorre, per un Medico e uno Psichiatra, tracciare una rotta, una direzione di cui si possa prevedere l’esito finale. Ecco perché sto pesando le parole, Sue; ecco perché ti chiedo: dimmi cosa è successo con Billie, quello che è veramente successo!

Sue si rese conto di avere di fronte uno spirito come il proprio, deciso ad andare fino in fondo, ma volle giocarsi, ancora una volta, la carta dell’indifferenza:

- Si è presa una cotta per me ed io l’ho scaricata, non l’ha voluta capire, una volta, due volte, tre volte, poi, visto che non c'era verso con le buone, l’ho pestata per bene … Che vuoi, io ho la mia vita e i patti erano chiari fin dal primo giorno: niente coinvolgimenti, niente legami. Quello che viene, viene, poi ognuno per la sua strada.
- E’ questo quello che hai detto anche alle altre, sempre? Sue?
- Si, sempre, tutte lo sanno. Ma in questo gioco, ti ho già detto, John non è mai entrata, anzi Lei disapprova … si te l’ho già detto, MaryJohn disapprova.
- Non ti pesa che disapprovi, vero Sue? Ti pesa che non l’hai mai avuta, vero, come adesso me, sarò anch’io come John d’ora in poi?
- Che vuoi sapere Sara … che vuoi saperne tu?
- Dimmi che mi sbaglio Sue, dimmelo!
- A che serve? Se vuoi avere ragione puoi averla … Capitano!
- Io voglio sapere di Billie, tutto qui, non giudico la tua vita, solo quello che stai facendo a Billie.
- E che sarà mai? Qualche sberla e un paio di cazzotti, chi di noi non li ha presi?
- Ora mi deludi Sue, credi che sarei qui, se fosse quello il problema?
- Ora non ti seguo più, Dottore!
- Billie ti ama, non è così?
- Certo che è così, ma le è stato detto che non può, che non sono disponibile. E’ un adulto vaccinato ed è stato diffidato per tempo. Dannazione è ora che cresca e si vada a trovare marito!
- Stai recitando per me o per te stessa, Sue?
- Mi stai diventando un po’ troppo criptica, Dottore, continuo a perder il filo del discorso.
- Forse invece che ripetere Dottore, dovresti pensare che io sono un Dottore e che ho un paziente in cura che tu, Signora Comandante, mi hai affidato …
- E allora, che gli avrò mai fatto, che tu non possa guarire?
- Io ho intenzione di guarirla, ma non dagli acciacchi, da quelli guarirà per conto suo, bensì dalla causa che ha portato a quegli acciacchi e posso guarirla solo se ti decidi a collaborare e solo se anche tu vuoi che quella donna smetta di soffrire.
- Dimmi cosa posso fare. A Billie voglio più bene io e da più tempo di quanto possa mai fare tu.
- Ora ci siamo, questa tua affermazione mi conforta. Se lo conosci Sue, vorrei qualche dettaglio della vita di Billie.
- Billie è orfana, è stata trovata dal mio gruppo in missione di perlustrazione dopo una catastrofe naturale in una delle nostre colonie. Era sperduta e sola, tutta avvolta in una pelliccia e lo spagnolo che la trovò, la battezzo Conejo (coniglio). Non c’era nessuno che se ne potesse occupare e comunque saremmo rimasti lontano dalle zone abitate lunghi mesi ancora, così divenne la nostra mascotte e tutti facemmo a gara per tirarla su nel miglior modo possibile. Molti fra noi erano single e la consideravano come la figlia mai avuta e chi invece aveva famiglia la vedeva come una immagine di ciò che aveva lasciato lontano. Poi al ritorno fu adottata sempre nell’ambito del reggimento, prese nome e cognome di alcuni caduti del gruppo e visse a lungo in contatto continuo con noi imparando tutti i nostri mestieri, prima ancora di iniziare gli studi. Infine, quando fu iscritta all’accademia, la perdemmo di vista, per circa 10 anni, non avemmo occasione di rivederci, poi seppi che aveva preso un imbarco, per fare esperienza e molte volte ci incrociammo su rotte interplanetarie finché Lei riuscì a farsi proporre per un mio equipaggio e io l’accettai …
- E la storia fra voi?
- Billie pensava, nella sua testolina, di scoprire chi era il mio uomo, chissà per quale sua fissa, e invece un bel giorno mi vide in una doccia insieme ad una donna e credo sia rimasta lì a guardare per tutto il tempo, senza che io me ne accorgessi … Poi qualche tempo dopo si presentò nella mia cabina e cominciò a spogliarsi …
- E tu non potevi resisterle vero? - Fece Sara, sarcasticamente.
- Ci ho provato, Sara, credimi, ci ho provato; ma guardala bene ... Ti sembra che si possa resisterle? Se Lei vuole … non hai via di scampo!
- Forse è vero Sue, forse io non vedo le cose dalla tua prospettiva, ma quali erano i rapporti fra voi, quando Billie era piccola?
- Non starai insinuando quello che temo?
- C’è forse qualcosa che non puoi dirmi?
- Ti odio quando fai così e questo ti rende ancora più appetibile, lo sai Sara?
- Non divagare, Sue, stavi andando bene, lasciami perdere per un attimo e concentrati su Billie.
- Sono forse una puttana, ma non mi sognerei mai quello che pensi tu. Billie era veramente come la figlia che sapevo non avrei avuto mai ed era così per tutti quanti, neanche volendo qualcuno avrebbe potuto farle del male: gli altri l’avrebbero ammazzato. Sei sulla strada sbagliata Dottore …
- Io percorro un sentiero ed osservo attentamente tutti gli incroci per scegliere la strada migliore al mio scopo, se questo ti urta …
- No, no! Vai avanti Dottore. Mi piace come lavori.
- Parlami di te adesso Sue, della tua infanzia, solo l’essenziale.
- Padre colonnello dell’aviazione, madre dirigente in un’azienda di tecnologie spaziali, quattro fratelli maschi, io la quinta e la più piccola del lotto. Seguita carriera paterna appena possibile ed in men che no si dica eccomi qui …
- I fratelli ti mettevano in mezzo?
- Scherzi, li mettevo io tutti quanti in mezzo e finivano sempre per darmela vinta e sono tutti in carriera adesso. Qual’e la diagnosi dunque?
- Tu sei in ottima salute, Sue, ma Billie no ed avresti dovuto notarlo anche tu.
- E’ infelice perché non gliela do vinta. E’ ancora la bambina viziata dei tempi andati, deve solo crescere.
- Sue, ti sei presa solo un passaggio con Billie o pensi di aver provato qualcosa per Lei?
- Ho avuto molti momenti meravigliosi con Billie, senza saperlo mi ha tirato fuori da voragini immense in più di una occasione. In realtà, quella con Billie è stata la storia più duratura fra quelle che ho avute … Si, pensandoci bene, è stata una lunga ed intensa esperienza …
- E cosa è successo per provi fine?
- Niente. Assolutamente niente. Ho solo deciso che volevo altro e che Billie doveva farsi la sua strada e non dipendere più da me. Questo è.
- Tu hai superato tutte la tue voragini, Sue?
- Credo, erano momenti così … tanto imprevedibili a venire quanto a scomparire, ma credo che siano alle mie spalle, ormai.
- Sue, tu pensi che Billie sia una ragazzina e che i suoi problemi siano cose da poco?
- La mia esperienza mi dice questo.
- Ma se invece Billie fosse la donna che , secondo me è, a tutti gli effetti, e quello che la fa star male fosse una sua tipologia di “voragine”, diversa dalle tue, ma simile come sofferenza … Non credi che, per quello che Lei ha fatto per te, oggi tu dovresti essere l’aiuto che a suo tempo fu Lei per te? Non senti che questa è una scelta da fare, invece che un peso da scrollarti di dosso.
- Vuoi che mi faccia carico della sua vita adulta, dopo essermi fatta carico della sua infanzia, intendi questo? Vuoi che abbia rimorsi e che viva di quelli?
- Non è consigliabile, questo. Ma qualcosa le devi, o pensi di aver il bilancio in pareggio?
- Forse ho avuto più di quello che ho dato, ma si sa che in queste faccende va in questo modo, non c’è il bilancino adatto …
- E tu non corri mai il rischio di andare a credito, vero?
- No. Non fino ad ora. Ma tu vuoi che paghi il mio debito arretrato, a saldo con Billie, vero?
- Io? E perché mai?
- Dimmi di più … Dottore. Dimmi qualcosa di più.
- Comandante, io non discuto il tuo punto di vista su Billie, forse hai ragione e Lei è rimasta bambina e fa capricci quando non può avere ciò che vuole …
- Maaaaa?
- Considera un punto di vista, alternativo …
- Eeeeeee?
- Diciamo che Lei ti ami e pensi e accetti di farsi donna, ma senza perderti, magari non subito e se non fosse così ci sarebbe sempre tempo per pestarla di nuovo … Forse anche tu l’ami e temi a tua volta di essere troppo egoista e invece quello che volete entrambe è la stessa cosa? Forse …
- Come posso sciogliere il dubbio?
- Non puoi, devi vivere e rischiare, come fai sempre, nel tuo lavoro. Prova a scegliere con lo stesso istinto anche in questa storia.
- Mi hai confuso definitivamente le idee, lo sai Dottore?
- E’ perfettamente naturale.
- Dici? Ma cosa farò, per rimediare con Billie …
- E chi ti dice che non sia Lei a sorprenderti? E chi dice che debba sempre essere tu a menare le danze, quanto tempo è passato da che qualcuno ti ha messa all’angolo?
- Dannato Dottore, ne sai una più del Diavolo. Ma che cosa è successo prima? Non ho avuto mai speranze con te, Sara?
- Tu sei una gran donna Sue, anch’io ho imparato la mia lezione per oggi!

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Mesi più tardi, il cargo approdò all’orbita terrestre e tutti furono molto indaffarati con le operazioni di trasbordo. Il Capitano Sara Colletti si congedò, per affrontare la sua nuova carriera universitaria ed i componenti dell’equipaggio la salutarono commossi, Lei non ebbe più occasione di rivederli, ma rivide quello sguardo, mentre era chiusa in un angolo, immobilizzata, lo rivide tante volte e sperò di riviverlo ancora … e spera di riviverlo … ancora …



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