sabato 27 febbraio 2010

Veleno

Abstract:
Chi sono questi Alieni? Cosa c’è sulla Terra che li attira? Dove ci porterà tutto questo? Che possiamo fare? Chi siamo noi ….? …




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Nessuno sa quando sono comparsi per la prima volta e, per la verità, molti sostengono che ci hanno sempre visitati, da che l’uomo calpesta la terra …

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Il vecchio poliziotto entrò in ufficio con la solita rassegnazione, non sarebbe stato diverso da tutti gli altri giorni degli ultimi trent’anni, a poche settimane dalla pensione, gli incarichi erano sempre più marginali, ma gli sfottò erano invece sempre gli stessi … Non aveva mai rimproverato i suoi genitori per la scelta del nome, né per non aver considerato l’improbabile associazione al cognome di famiglia: per loro, doveva trattarsi del naturale omaggio ad un grande scrittore, di cui erano innamorati entrambi e che li aveva fatti incontrare prima e sposare in seguito. Per lui, tuttavia, con la vocazione naturale a fare il detective, chiamarsi Scott Fitzgerald, era stata una dannazione lunga una vita … Tutte le mattina della sua vita, aveva sentito lo stesso saluto, dallo stesso gruppo di scassa palle colleghi, a cui si erano aggiunti i novizi, che si sentivano autorizzati dall’andazzo, a mimare tutti gli altri …

- Ciao Scott, come sta il “piccolo Gatsby”? … E che ne è stato del “Grande”? …
- Bene, grazie … Tutta la famiglia ricambia l’interessamento …

Scott si diresse, come tutte le mattine, alla sua scrivania e già pregustava l’insulso incarico che anche quel giorno avrebbe ricevuto da suo capo, mentre si versava la rituale copiosa tazza di caffè nero e amaro, la prima delle tante che quel giorno avrebbe visto, come i tanti che l’avevano preceduto …

- Scooooot! …
- L’urlo della giungla, dannazione! … Eccooomiiiii … Che c’è capo? …
- Ho un incarico per te, quando avrai finito il tuo personale rinfresco …
- Vuoi favorire? …
- Smettila, vieni un po’ qui … Abbiamo quest’altro caso di una spostata, che sostiene di aver assistito ad un “rapimento” e successivo rilascio di un individuo, che da allora appare completamente cambiata …
- Della serie … gli “alieni”?...
- Esatto! Farei a meno di mettere qualcuno su un’altra di queste favolette, ma mi stanno con il fiato sul collo per tutti gli altri casi di sparizioni e non voglio avere il fianco scoperto sulla minima cosa …
- Che devo fare? …
- Vedi se c’è della sostanza, in caso contrario tornatene qui, che ti metto su qualcosa di più consistente, capito?
- Ricevuto, Sam …
- Tenente Scott …
- Sì, Capitano? …
- La nostra testimone … Sì, insomma la “matta” di turno …
- Sì? …
- Si tratta di una ex-giornalista, in pensione … Stacci attento! … Non sbottonarti e non sbracare … Non voglio grane! … Capito?
- Ok, Capo! … Starò in guardia, ma … Non sapevo che quella razza andasse in pensione, pensavo che rompessero le scatole fino all’ultimo respiro …
- Sembra che, con la morte del marito, sia entrata in una specie di depressione, che le ha tolto l’interesse per il lavoro e così, appena se ne è presentata la possibilità, ha scelto il pensionamento, ma mi dicono che faccia ancora qualche collaborazione free lance, occasionalmente … Ecco perché ti ho messo in guardia … Non mi servono puttanate di nessun genere, in questo momento … E … Scott … Ricordati che sei ancora in tempo … Per giocarti la pensione … Mi hai ben capito?
- Roger, Boss …
- Non prenderla storta, Scott … Te lo sto chiedendo in questo modo, perché anch’io sono alle strette e non continuare ad avercela con me per una vecchia storia, che non è dipesa da me … Se avessero promosso te, come era logico, a questo posto, io ne sarei stato felice e ti avrei seguito senza difficoltà. Non è dipeso da me, quel che è successo e non ho fatto niente perché succedesse, avevi dei nemici … Se io non avessi accettato il posto, lo avrebbero affidato a qualcun altro, ma mai a te! …
- Non ne dubito affatto, ma scusa, se non ti amo lo stesso …
- Ok, va pure …

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Sul citofono c’era semplicemente il nome della donna: Laureen Grant. Non che si aspettasse qualcosa di diverso, se non, magari, il titolo “Dr.ssa”, o forse il doppio cognome di una coppia sposata … Forse era un tipo “preciso” …
Scott suonò e, dopo essersi identificato, salì nell’appartamento della donna, che lo accolse con un sorriso e lo fece accomodare nel suo studio, gli offrì un caffè, che lui accettò volentieri e si allontanò, per tornare con due tazze fumanti …
- Non credevo che qualcuno si sarebbe interessato, seriamente della mia denuncia, tuttavia ho ritenuto mio dovere segnalare la cosa alle autorità … C’è anche troppo menefreghismo, ai nostri giorni … Non crede? …
- Cosa? … Ah, sì … Naturalmente! … Vuole riassumermi i fatti, per cortesia …
- Presto detto … Ma, scusi se glielo chiedo … Perché continua a fissarmi? …
- Aah! … Mi scusi, se l’ho messa in imbarazzo … Ero sovrappensiero e … Niente, mi chiedevo come mai ha smesso il mestiere di giornalista … Non che siano affari miei … Ma è una cosa piuttosto insolita …
- Qual è la voce che circola, che sono “suonata”? …
- No! Veramente … Sì, insomma, risulterebbe una … Depressione … Ma non ce la vedo … Così ad una prima impressione, superficiale, dico …
- Niente depressione, mi spiace per lei, sono abbastanza in forma e … Neanche un po’, “matta” …
- E’ questo che stavo osservando … Lei, mi permetta di dirlo, è una donna piena di fascino e non credo che, dopo un congruo e comprensibile periodo … Sì, insomma … Mi capisce …
- Vuole dire, come mai non mi sono “consolata” …
- Non in questi termini …
- E’ legittimo, capisco la sua curiosità … Le dirò, che non ne sento il bisogno, non per il momento … O forse … Alla mia età … Ho paura, che … Difficilmente troverei qualcuno come il mio Kevin … Sarebbe terribile illudersi, mi capisce? … Una delusione a questo punto … Allora sì, che potrei crollare … Preferisco aggrapparmi a piccole cose e tirare avanti … Senza più illusioni … Senza sperare in un’altra grande fortuna, come quella che ho già avuto … Lei mi capisce? …
- Niente figli …
- No, quello è l’unico rimpianto … E Lei? …
- Niente figli, neanch’io ed un matrimonio fallito alle spalle, giusto per parlare di fortuna …
- Non ci ha più riprovato? …
- Un paio di volte, ma senza più coinvolgere il giudice di pace … Un assegno mensile da versare, col mio stipendio, era più che sufficiente … Entrambe le volte si è ripetuto il disastro della prima … Il mio lavoro, a volte, non da scampo …
- O per lo meno, è un utile giustificazione …
- Si forse ha ragione … E’ una scusa comoda … Chi può dirlo? … Ma la prego torniamo a noi, ho i minuti contati …
- Voleva un breve riassunto … Ecco i fatti ….

Laureen Grant fece il suo bravo riepilogo dei fatti da lei denunciati, nel quale segnalava il caso di una sua vicina di casa, che era scomparsa per alcune settimane, misteriosamente … Sì, misteriosamente, perché la sera prima della sua “scomparsa”, la donna le aveva confidato che era appena tornata da una breve vacanza e che il lavoro le sia era accumulato ed ora avrebbe dovuto smaltirlo, lavorando al suo computer , per diverse sere di seguito. La Grant descrisse, altresì, il comportamento decisamente insolito della sua vicina al rientro dalla “strana” assenza … Le due donne, non erano amiche, tuttavia si conoscevano e si frequentavano come due buone vicine e pertanto era andata instaurandosi una certa familiarità, nonché una abitudine reciproca verso i modi di fare e di porsi … Tutto questo era, improvvisamente, cambiato. Per esempio, la donna, che era scontrosa e irascibile un po’ su tutto quello che succedeva nel condominio, o nei rapporti con i commercianti della zona, di colpo era divenuta mansueta e arrendevole, si scusava di continuo, con ognuno e con tutti … Non faceva che manifestare un comportamento inutilmente ossequioso … Non ci vedeva niente di male in questo, la Grant, tuttavia il cambio di atteggiamento era troppo repentino e marcato, per non avere una spiegazione … Il tutto andava ricondotto anche al fatto che non riusciva a spiegare dove fosse stata in quelle due settimane … Cioè, se avesse detto una cosa qualsiasi, ok … Ma insisteva nel sostenere, che non si era mai mossa di casa e questo era privo di senso … Laureen Grant concluse dicendo che sì, forse il suo istinto giornalistico le aveva fatto immaginare complotti, laddove magari c’era solo una qualche scappatella, o forse una semplice “stranezza” per niente misteriosa, di una donna di mezz’età, che non ha voglia di raccontare i fatti suoi ad una estranea troppo curiosa …
Scott cercò di non lasciar trasparire quello che pensava, per il semplice motivo, che quella donna era incredibilmente attraente per la sua età e, per quanto la storia fosse balorda, sperava di non bruciarsi tutti i ponti, dicendo qualcosa di sgradevole …
La Grant restò in attesa di qualche commento da parte del poliziotto, ma lui si limitò a fissarla … Ancora in modo imbarazzante …

- Che c’è, perché mi guarda così, le sembro fuori di testa? …
- No! Per carità … Riflettevo … Lei mi deve scusare, se sono sincero in modo un po’ brutale …
- Preferisco …
- Non posso andare dal mio capo con questa storia … Lei ha presentato le cose in un modo che può anche trovare la mia comprensione, ma non c’è niente di veramente concreto, mi capisce? …
- Immagino di sì …
- Non dico di voler dimenticare del tutto la faccenda, ma non le consiglio di insistere, formalmente, con questa storia … A meno che non possa fornire qualcosa di maggiormente circostanziale …
- Forse non ne vale la pena, forse sono gli anni che mi fregano e farei bene a pensare ai casi miei …
- Non posso fare molto ufficialmente, ma Lei non mi sembra una visionaria e vorrei aiutarla ad andare a fondo di questa faccenda … Non credo che Lei sia il tipo da arrendersi così facilmente ed in fondo, non mi costa ammettere che un po’ Lei mi piace … Se accetta il mio aiuto, possiamo dedicarci a questa faccenda, qualcuna di queste sere, quando sono fuori servizio …
- Ha tutta l’aria di un invito, neanche tanto velato …
- Lo trova sconveniente? …
- Non più di tanto … Anzi forse, ne sono anche un po’ lusingata, sebbene Lei non sia affatto il mio tipo …
- Ecco un bel modo elegante per tagliarmi le gambe …
- Non sia così pessimista, essere sinceri è sempre la cosa migliore … Non crede? …
- Se lo dice Lei … Comunque sia, da qui a sabato, penso di trovare il tempo per sentire la sua vicina di casa ufficialmente, prima di archiviare tutta la faccenda in ufficio … Se non ha altri impegni, farò un salto qui da Lei, per fare due parole tra amici … Che gliene pare? …
- Se non ha altri impegni, troverà una cena alla buona ad aspettarla …

I due si salutarono con una stretta di mano … Che si protrasse a lungo, accompagnata dal sorriso complice di entrambi …

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Scott, tornato in ufficio, seppe che il capo era uscito in fretta e furia, richiamato da faccende urgenti sopravvenute e quindi si dedicò a preparare il rapporto sulla sua intervista del pomeriggio. Mentre scriveva, ripercorreva i vari momenti dell’incontro e continuava a non perdere di vista l’impressione positiva, al di là del suo interesse personale, che la giornalista gli aveva fatto e pensò che poteva essere utile raccogliere un po’ di dati statistici e sentire cosa la Grant ne pensasse, in fondo sarebbero state informazioni anonime e di dominio pubblico, ma discuterne con lei gli avrebbe anche permesso di capire la mentalità della donna e la sua eventuale suggestionabilità sull’argomento … Fu così che Scott decise di estrapolare una serie di dati statistici sulle sparizioni ed i fatti inconsueti che stavano “disturbando” un po’ tutti i dipartimenti di polizia e che si erano intensificati notevolmente nell’ultimo periodo. Predispose una Tabella Pivot, sul Foglio Elettronico del suo computer e fece in modo da lasciare spazio per un facile aggiornamento con altri dati, che la Grant potesse voler proporre. Quando il tutto fu pronto spedì una copia del lavoro via mail, aggiungendo una nota esplicativa e confermando il loro appuntamento per il successivo sabato sera, nonché qualche facezia per alleggerire il tutto …

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Passarono i giorni ed in ufficio le cose peggiorarono, non che questo coinvolgesse più di tanto Scott, sempre più vicino al fine corsa … Tutti erano impegnati su qualche “sparizione”, in fondo, non troppo dissimile, da quella che aveva seguito lui nei gironi precedenti, solo che adesso la casistica cominciava a farsi stringente!
Scott aveva consegnato il suo rapporto, che era finito in mezzo a tutti gli altri e si era lasciata aperta la possibilità di controllare sia la persona direttamente interessata, sia altri eventuali testimoni non ancora individuati e così il suo Capo lo aveva confermato nell’incarico, con l’aggiunta di un paio di altri casi simili da controllare … Nel frattempo Scott aveva continuato ad aggiornare in suo Foglio di lavoro personale, di cui spediva sempre copia alla Grant, raccomandandosi la massima discrezione …
Infine, Scott era riuscito a fissare l’appuntamento con la presunta “vittima” della sparizione segnalata dalla Grant, proprio per la giornata di sabato, in tempo per poter, quella sera stessa trarre le conclusioni insieme alla sua “testimone” …

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Scott si presentò a casa della Grant verso le sette e mezza quella sera, come concordato; con una bottiglia di buon vino, bellamente infiocchettata e, quasi come un ragazzino, sperava non finisse tutto in lavoro … Ma si vergognò un po’ di quel pensiero e gli tornò in mente, la diffida con la quale la donna lo aveva messo in guardia … Ma Scott conosceva i suoi limiti, nella sua vita, erano più le volte in cui gli era andata male … Quindi, in fondo, cosa aveva da perdere …
Suonò il citofono, entrò, salì le scale, vide la donna sorridente attenderlo sulla porta e sollevò la bottiglia come un trofeo, suscitando la risata di lei …
La Grant aveva preparato le cose per bene, seppure in modo semplice e casalingo e si era messa in ordine con un bel vestito, ma senza trucco, cosa che a Scott piacque molto, non solo perché era allergico ad una quantità di cosmetici, ma anche perché aveva sempre preferito le donne che non ne fanno uso …
Lei suggerì di concentrarsi prima sugli aperitivi e sulla cena per lasciare il lavoro a dopo, se ne avessero ancora avuto voglia … Scott si stupì che fosse lei a proporlo e la cosa gli fece piacere, ma lo colse di sorpresa a tal punto che non seppe cosa dire per un bel pezzo …
Sorseggiava quel saporito aperitivo e la guardava in quei suoi occhi privi di età o forse semplicemente eternamente giovani … Lei, non sembrava infastidita, questa volta … Anzi, lo fissò a sua volta, commentando distrattamente, sulla composizione della bevanda e su quello che stava terminando la cottura in forno … Ma Scott sentiva quella voce come in lontananza, era affascinato da quella donna e da i suoi modi … Bisognava riprendersi da quello stato di inebetimento e tirare fuori qualche frase, per quanto possibile non banale …

- Bel vestito, ti sta molto bene …
- Grazie, no so da quanto non lo indosso, anzi ultimamente vesto solo pantaloni … Forse non ho più l’età per queste cose …
- Quali cose? …
- Non farmi dire quello che non ho detto … Voglio solo dire, che mi sto forse rendendo ridicola …
- Niente affatto, anzi, se mi permetti, è il contrario …
- Sei gentile, ma come ti ho detto, non sei il mio tipo …
- Ecco, lo dicevo io …
- Ora credo che la cena sia pronta, mentre tu stappi il vino io porto in tavola … E speriamo che sia di tuo gradimento …

Durante tutta la cena, Scott ebbe l’impressione persistente, che Laureen, così voleva essere chiamata da quel momento in poi, fosse intenta ad una specie di tira e molla verbale, che gli stava confondendo completamente le idee … Sembrava quasi una ragazzina, che si divertiva a provocarlo, attizzando quelle che potevano essere le sue speranze, quasi fossero del tutto trasparenti, per poi estinguerle del tutto, con frasi secche sui suoi gusti in fatto di uomini e sui limiti palesi del povero Scott …
Finita la gustosa cena, Laureen mise su il caffè e fece accomodare Scott nel suo studio, dove sul monitor del computer, campeggiava la Tabella di Base Dati, che Scott le aveva spedito e che lei aveva, evidentemente, rielaborato in ogni sua variante … Laureen si avvicinò a lui e, appoggiandogli una mano sulla spalla, lo ringraziò per quel gesto di fiducia e per averle permesso di elaborare quei dati … Era soddisfatta, perché effettivamente, si potevano dedurre alcune cose interessanti da quelle statistiche così predisposte …
Mentre prendevano il caffè, Laureen spiegò il suo punto di vista e Scott si rese conto di aver avuto l’intuizione giusta su quella donna … Non solo non era “matta”, ma sapeva il fatto suo ed aveva avuto diversi interessanti spunti, a partire dai dati grezzi …
La serata fu tutta dedicata al “lavoro”, ma Scott sentiva la “forza”, che emanava dalla donna e continuava a non capire, se Lei fosse interessata solo a discutere i dati o se, forse, anche Lei si sentisse, se non proprio attratta, almeno un po’ interessata a Lui … La cosa non gli diede tregua per tutto il tempo … Poi si fece tardi e Scott prese l’iniziativa di considerare l’ora inoltrata e di rinviare ad un prossimo incontro tutta la questione …
Mentre erano sulla porta, Scott si premurò di ringraziare Laureen, per la bella e utile occasione, nonché per l’ottima cena … E quando Lei gli porse la mano, fece un fugace accenno di baciamano, quasi giocoso, ma Lei non lo considerò tale …

- Non lo lasciare a metà … Sai, che la mano va almeno sfiorata, perché il gesto sia efficace …
- Ecco, lo dicevo io …
- Che c’è non lo intendevi, veramente … Non eri sincero? …
- E tu? …
- E’ questo che ti preoccupa? …
- Non so cosa pensare …
- Tu non “devi” saperlo! …
- Ti stai divertendo alle mie spalle, vero? … E’ tutta la sera che lo fai …
- Non sei disposto a concedermelo? …
- Ognuno dovrebbe conoscere i propri limiti … Io, stasera, ho capito di aver mirato troppo in alto …
- Io sono sempre stata abituata bene, mi capisci …
- Come, no ? …
- Fino ad oggi, mi ero rifiutata di vedermi per quello che sono oggi … Ma tu sei riuscito a farmi sentire e vedere le cose in un modo nuovo e spero che non vorrai arrenderti, proprio adesso, che hai superato il tratto più difficile …
- Ecco, lo dicevo io …
- Che decidi?
- Credevo fossi tu a decidere …
- Così mi piaci … Non c’è niente là fuori per te, questa sera …
- Veramente qualcosa ci sarebbe … Ti sembrerò ingenuo, ma non mi ero preparato a questo esito e credo che un salto in farmacia, mi eviterebbe qualche rischio …
- Non ti preoccupare di questo, non questa sera …
- Se lo dici tu …

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La mattina dopo, Scott si svegliò con una mano dietro la schiena di Laureen, che nel frattempo si era seduta sul letto e stava pestando nervosamente sui tasti del suo notebook … Con ancora gli occhi appiccicosi, cercò di leggere quello che veniva comparendo sul monitor … Non ci vedeva ancora, ma era certo che se avesse potuto leggere quelle parole, non gli sarebbero piaciute …
- Hai intenzione di pubblicare le cose che abbiamo discusso? …
- Non prima di averne parlato insieme, comunque voglio avere del materiale già pronto, nel momento in cui fosse possibile pubblicarlo, senza ingenerare problemi … Prima o poi non credi, che bisognerà informare il pubblico, di quello che succede? …
- Ecco, lo dicevo io …
- Che cosa? … Quando usi quell’espressione, sento che non vuoi rivelare quello che pensi …
- Non voglio rivelarlo a me stesso, più che altro …
- Stai tranquillo …
- In attesa della pugnalata alle spalle, vuoi dire? …
- Non farò niente, che possa danneggiarti … Tu hai avuto fiducia in me, pur sapendo che “ero” una giornalista e che correvi dei rischi … Non sei stato ingenuo, come temi … Non ti voglio usare, non mi interessa lo scoop, ma la notizia e l’approfondimento relativo … Ma non voglio che vada a scapito di “noi” …
- Allora c’è un “noi”? …
- Spero di sì, se pensi di potermi sopportare …
- Ecco, lo dicevo io …

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Arrivando in ufficio, quella mattina, Scott ebbe la vaga sensazione, che qualcosa di veramente strano stesse avendo luogo … Nessuno fece la battuta di rito sul suo nome e, per la verità, quasi nessuno dei suoi colleghi era in vista … Si chiese cosa stesse succedendo, mentre si dirigeva verso il tavolo del caffè per il suo solito “rinfresco” … Era lì, che lo versava, quando, con la coda dell’occhio, scorse la folla dei suoi colleghi tutti raccolti nell’ufficio del capitano … Che accidenti poteva esserci, a quell’ora, da ammassarsi tutti in quel loculo … Volle sincerarsene e si avvicinò … Le voci sovrapposte e concitate di tutti rendevano difficile dare un filo logico al tutto, ma, pezzo per pezzo, Scott iniziò ad intuire, già da lontano, che c’erano stati una quantità di nuovi rapimenti, sia in città che in giro per il paese … Tutte le voci si accavallavano per chiedere al capitano i necessari chiarimenti, su come procedere; ognuno di loro doveva cercare di approfondire più d’uno dei casi e gestire il poco personale disponibile, per non tralasciare nulla … Scott cercò di farsi notare, per cercare di assumere a sua volta un incarico dal capitano …
- Come al solito Scott, sei sempre in ritardo … Scommetto che lo sarai anche al tuo funerale, dannazione …
- Io sto seguendo il mio caso e ieri ho lavorato fino a tardi …
- Risultati? …
- Ho intervistato la diretta interessata, la quale nega perentoriamente, non solo un eventuale rapimento, ma anche di essersi assentata da casa, mentre ho dei testimoni che affermano che la casa era vuota, quindi è quasi certo che sta mentendo …
- Ok, ma ora abbiamo troppa carne al fuoco, per dedicare tutto il tempo ai singoli casi; devi prendere anche tu una parte del nuovo lavoro e … Vieni qui, che ti riassumo la situazione …

Il Capitano spiegò a Scott che nelle ultime ore vi era stata una improvvisa recrudescenza di sparizioni e di strani avvistamenti di massa di velivoli non identificati … Il comportamento delle vittime ricomparse era lo stesso riferito da Scott: tutte negavano le sparizioni ed avevano tutte modificato abitudini e comportamenti precedentemente conosciuti …
Scott ed il Capitano stavano ancora discutendo, quando giunse una nuova segnalazione e si decise che Scott stesso, si sarebbe precipitato su quell’evento, nel tentativo di raccogliere notizie di prima mano, nell’immediatezza del fatto …
Mentre si recava sul posto Scott ricevette la telefonata di Laureen, che gli comunicava di aver scoperto certe ricorrenze nei vari rapimenti e ciò le aveva suggerito di recarsi in una zona della città dove, secondo lei, si erano concentrate le sparizioni effettive, a prescindere dai luoghi di origine delle vittime … Scott le raccontò gli ultimi sviluppi ed espresse le sue preoccupazioni circa quello che Laureen si apprestava a fare … La situazione era divenuta troppo pericolosa, le disse Scott, doveva essere estremamente prudente, si raccomandò …
Quando il vecchio Tenente giunse sul posto, c’era ancora la pattuglia stradale che aveva raccolto e comunicato il fatto e che stava prelevando testimonianze … Scott si informò con gli agenti e gli fu riferito che il presunto rapimento non era avvenuto sul posto, ma altrove e che i testimoni riferivano una strana combinazione per cui, mentre la persona in questione parlava al telefono, era stata sentita urlare disperatamente e supplicare di essere lasciata … Sempre al telefono i testimoni avevano colto una serie di frasi sconnesse ed infine la comunicazione era terminata, ma il segnale era ancora agganciato, segno probabile che il telefono cellulare era caduto di mano alla vittima … Gli agenti avevano già richiesto la ricerca della “cellula” alla quale il cellulare era ancora agganciato e Scott decise di lasciare sul posto uno degli agenti e dirigersi con l’altro sul posto indicato … Scott era terribilmente in ansia perché il posto era proprio quello verso cui si era diretta Laureen!! …

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Scott, lungo tutto il percorso che li portava verso quel luogo, ripetutamente, provò a contattare il cellulare di Laureen, ma, con sua crescente preoccupazione, ogni tentativo risultava vano …
Arrivati sul posto, i due setacciarono la zona accuratamente … Si trattava di un settore semi abbandonato della città, scarsamente frequentato, ma spesso attraversato, come scorciatoia, dai passanti, per arrivare in fretta dalle zone residenziali ai quartieri di uffici e attività industriali … Scott ebbe l’intuito di richiamare il cellulare di Laureen e, fortunosamente, credette di sentirne il tipico squillo … I due poliziotti si concentrarono su quello spunto e provando e riprovando, riuscirono ad individuare il telefonino. Era per terra, in uno dei tanti vicoli che partivano dal percorso principale di quel desolato tratto …
Scott mandò il collega a riferire gli ultimi sviluppi in centrale e si trattenne sul posto, con l’idea di tentare un appostamento in quel luogo dove, secondo Laureen, si erano verificati il maggior numero di sparizioni …
Gli venne anche in mente che, così come era successo alla sua amica, anche altre persone potessero aver smarrito il cellulare sul posto, possibilmente durante le concitate fasi di eventuali sequestri e si dispose a cercare ancora, lì in giro, frugando qua e là …
Scott continuò la sua ricerca, completamente assorto, al punto da non accorgersi del passare del tempo e del lento calare del buio … Se ne rese conto solo poi, quando divenne difficile la ricerca, specie allontanandosi dalle poche luci, presenti nella zona …
Era quasi deciso ad andarsene, quando intravide qualcosa, nella direzione del primo ritrovamento … Laddove avevano reperito il cellulare di Laureen, aveva notato qualcosa e vi si precipitò … Estratta la pistola d’ordinanza e caricato il colpo in canna, si appostò dietro una colonna e spiò in direzione di una strana luminosità, in apparenza proveniente dal nulla …
Strane sagome si muovevano in varie direzioni e Scott dovette spostarsi varie volte, per cercare di sbirciare verso quella sorgente di luce … Ad un certo punto, in quel sinistro silenzio, Scott ebbe la sensazione, disturbante, di aver sentito un lamento … Non ne era certo … Non poteva … Ma era preda di un disagio insolito, che presto si tramutò in timore, perfino paura, di quello che gli passava per la mente; ma non paura per sé … Doveva scoprire cosa era successo a Laureen e chiarire quel mistero … Non poteva perdere quell’occasione, di scoprire cosa stava succedendo … Poteva essere una chance irripetibile ed anche se, rischiare a quel punto della sua carriera, poteva sembrargli assurdo, non accettò quel tipo di considerazioni ed invece prevalse il pensiero di Laureen e di quello che, in quei pochi giorni di amicizia, Lei aveva significato per Lui … Forse stava ancora soppesando tutte quelle cose nella sua mente, nell'istante in cui il suo corpo scattava fulmineamente, per introdursi nel vano luminoso, nel quale erano appena rientrate le curiose figure, fin lì solo intraviste …
Scott si ritrovò in un ambiente assolutamente atipico e difficilmente riconducibile a qualcosa di noto, tuttavia la sua preoccupazione in quel momento era valutare la situazione tattica, dato che si trovava a dover gestire un certo numero di individui probabilmente ostili … Mentre valutava le possibilità, spostando rapidamente la testa per spiare l’ambiente in cui agiva il gruppo di strani esseri, ebbe un tuffo al cuore … Bloccata, su quello che appariva un tavolo operatorio, riconobbe Laureen, circondata da figure minacciose, che sembravano intenzionate ad applicarle sulla testa uno strano attrezzo, simile a quelli che nei nostri ospedali si utilizzano per gli interventi di precisione al cervello … Scott a quel punto non vide più spazio per altre valutazioni e si lanciò verso uno dei soggetti che si trovava più vicino, gli sottrasse uno curioso attrezzo che teneva in mano e gli puntò la sua Beretta calibro nove alla “testa” … o meglio al “testone” …

- Fermi tutti, o questo vostro amico si ritrova senza questo suo enorme capoccione! … Liberate quella donna, immediatamente! …

Per un attimo interminabile, la scena sembrò sospesa nel tempo, senza alcun suono, né visibili movimenti … Scott non sapeva cosa aspettarsi, non ci aveva pensato … Quegli “esseri” come avrebbero potuto rispondergli … Avevano il dono della parola? … Avrebbero comunicato col “pensiero”? … Scott capì quanto avventurosa e improvvisata fosse stata quella sua iniziativa, ma ormai la “palla” era ai suoi avversari e lui non poteva che attendere …
Un gracchiare precedette altri suoni indefiniti ed infine …

- Lascia il nostro compagno, o ti dovremo uccidere …
- Chi parla? … Fatti vedere mostriciattolo, o hai troppa paura, per affrontarmi? …
- Questa è solo una voce sintetizzata dal nostro computer; nessuno di noi si esprime verbalmente: noi comunichiamo a livello simbolico astratto e usiamo la vostra primitiva forma di comunicazione, solo per farci capire da voi umani … Quello che dici viene demodulato e trasmesso a tutti noi dal nostro sistema di computer e quello che senti è il pensiero di noi tutti …
- Ok! Come ti pare! Non mi frega niente di tutta questa vostra bella filosofia … Ti dico solo una cosa: la testa di questo mostriciattolo, che tengo in ostaggio, farà una brutta fine, se non liberate la mia donna … E voglio dire, subito!

Nel dire queste ultime parole, Scott, involontariamente, spostò la mano con cui aveva sottratto l’arnese al suo prigioniero, verso il petto di quest’ultimo e, prima ancora di rendersene conto, sentì ancora la voce sintetica …

- No! Fermo! Non avvicinare lo strumento, che hai in mano, al cuore del nostro compagno … Presto, allontanalo dal suo petto …
- Cosa? .. Che vi state inventando? … Fate quello che vi ho detto, immediatamente, o sparo …
- Va bene, ma non tenere quello strumento vicino al centro del suo petto, lo uccideresti … Ecco, la donna è libera … Ma noi siamo tanti e tu non potrai cavartela …
- Laureen come stai, parla, che ti hanno fatto …
- Sto bene Scott, terrorizzata, ma illesa … Sei arrivato appena in tempo …
- Lasciatela venire qui …
- Non potete farcela insieme … Ma se te ne vai e la lasci qui … Forse sì …
- Non vado senza di Lei, capito? La mia vita non conta , ma la sua sì! La sua vita, per la vostra! …
- Come vuoi …
- Ok, amore … Vieni dietro di me … E voialtri state fermi dove siete, altrimenti metto quest’affare di nuovo sul petto del vostro amico … E se credete di trattenerci qui, preparatevi a morire in tanti … Questa pistola ha 12 colpi calibro nove, abbastanza per farvi schizzare il cervello, o qualunque cosa ci sia in quei testoni, sui pannelli di questo posto … Voi fate la vostra scelta ed io farò la mia, ma se volete uscirne vivi, noi due e questo coso, che ho per le mani, dobbiamo poter uscire di qui …
- Voi non avete speranze, anche se ne uscite adesso, prima o poi sarete ripresi …
- Non ho prospettive così a lungo termine per la mia vita, quindi lasciamo perdere le prediche e decidete, se volete vivere qui e adesso, o tappezzare l’ambiente …
- Come vuoi, noi non abbiamo fretta …
- Una sola domanda …
- Parla …
- Perché siete qui … Cosa volete da noi … Perché fate questo … Che via abbiamo fatto noi, per essere cacciati in questo modo? …
- Voi siete una razza unica, nel suo genere … La nostra missione è la conquista di tutti i mondi su cui approdiamo, ne abbiamo le capacità tecnologiche, ma non conosciamo neanche lontanamente la ferocia della vostra razza, per combattere le nostre battaglie, dotiamo i nostri guerrieri delle armi migliori e più sofisticate, ma per renderli completi ed invincibili, da millenni, li dotiamo di uno stimolante dell’aggressività, ottenuto estraendo dal cervello degli umani un “umore”, che ingenera in chi lo assume, odio e aggressività allo stato puro … Una aggressività di cui noi non siamo naturalmente dotati e che sviluppiamo grazie all’assunzione di questa droga …
- Da millenni? …
- Esatto! Fin da quando siete comparsi sulla faccia di questo pianeta, noi abbiamo seguito l’evoluzione della vostra specie e, confrontandola con altre razze da noi conquistate, abbiamo individuato questa vostra caratteristica, già dai primi albori … Vi abbiamo seguito e sottoposto a test, lungo tutta la vostra storia evolutiva … Prima uccidevate e “vi” uccidevate per la semplice sopravvivenza; poi avete scoperto la “civiltà” e gli dei … Così avete cominciato ad uccidervi in loro nome e per loro conto … Poi avete “individuato” il dio unico ed il concetto di “umanità” … Da allora i morti ammazzati sono, se possibile, ancora aumentati ed avete scoperto come massacrarvi su scala industriale … Questo e quello che siete … Un nostro fornitore naturale di “veleno”, come, fra i vostri indigeni, lo sono le rane “phyllobates terribilis”, dalle quali loro estraggono la “epibatidina” che poi usano per cacciare … Allo stesso modo, noi estraiamo dal vostro cervello, il veleno concentrato della vostra aggressività e del vostro odio innati e ne facciamo un siero da somministrare ai nostri combattenti prima della battaglia … Quando poi hanno terminato, è necessario somministrargli un potente antidoto, altrimenti finirebbero per ammazzarsi fra di loro e poi aggredire ed uccidere i propri simili … Da tempo immemore, noi ritorniamo, periodicamente, sul vostro pianeta, per dare la "caccia" al prezioso "veleno" di cui il vostro cervello è ricco ... Sparpagliamo per i vostri cieli, dei banali gadgets volanti per fare in modo di distrarre la vostra attenzione e, nel frattempo con i nostri shuttle invisibili, provvediamo a prelevare quelli di voi che, di volta in volta hanno maturato, maggiori quantità del "veleno" che ci serve ... Non facciamo male a nessuno, in realtà, a meno che non si renda inevitabile ... Ma non solo, dopo il prelievo, i sequestrati, per un lungo periodo sono mansueti come agnellini ... E' quasi un contributo al vostro mondo, sono loro i pochi fra di voi, che praticano il bene e che credono nella fratellanza fra gli uomini ...
- Basta fesserie! ... Forse noi abbiamo “l’istinto” per la distruzione e l’autodistruzione, ma voi ne avete fatta una scienza e questo non vi rende migliori di noi … Ma ora basta anche con l'etnologia e veniamo al "dunque"! Fateci uscire immediatamente col vostro amico qui ed io provvederò a liberarlo, appena saremo al sicuro noi due … Ogni tentativo di fregarci, porterà questo qui ed un bel gruppetto di voi a far visita agli antenati, qualunque sia la loro dimora … E’ tutto chiaro? …
- Siete liberi …

Scott e Laureen, trascinandosi dietro l’ostaggio, ripercorsero gli ambienti a ritroso e presto furono di nuovo all’aperto … Senza mollare l’ostaggio, i due percorsero diversi isolati, in direzione delle auto della polizia che, nel frattempo erano giunte numerose e rumorose sul posto, richiamate dall’agente incaricato da Scott …
L’alieno, ad un tratto riuscì a divincolarsi dalla stretta ed a sottrarre a Scott il suo aggeggio … Scott sparò un colpo, senza l’intenzione di colpirlo, ma abbastanza vicino alla sua testa da fargli capire che era meglio non tentare nulla con quella sua apparecchiatura e l’essere si diede alla fuga, scomparendo alla vista dei due, che così, a loro volta, corsero verso la propria gente …
Trafelati e ansimanti, non appene arrivarono, vennero soccorsi dal gruppo di poliziotti, che immediatamente chiamarono per una ambulanza … Il capitano, di lì a poco, arrivò, avvisato da uno degli uomini e volle sapere cosa fosse successo …
Scott e Laureen si guardarono a lungo negli occhi, prima di parlare ed in fine, fu Laureen a dichiarare di essere stata aggredita da un paio di balordi e che Scott era eroicamente intervenuto per metterli in fuga …
Il Capitano chiese conferma a Scott, che si limitò ad una alzata di spalle, indicando con la mano Laureen e sorseggiando un po’ del caffè, che gli era stato appena passato da uno dei colleghi …
Laureen chiese al Capitano di rinviare ulteriori deposizioni al giorno dopo, perché era stanca e scombussolata dall’accaduto e lo pregò, se fosse stato possibile, di farla accompagnare a casa da Scott, che conosceva la strada …
Poco dopo, mentre con una delle macchine di servizio, Scott la accompagnava lontano da quei terribili momenti, Laureen lo ringraziò diverse volte, sottovoce, quasi tremante, al pensiero di quello che era appena accaduto e del pericolo miracolosamente scampato … Ci volle parecchio tempo, perché Scott riconoscesse la solita Laureen, che, da sempre, sapeva come tenergli testa, in ogni situazione, ma che per qualche minuto era stata irriconoscibile, incerta, indifesa …

- Stai bene Laureen? …
- Prima, mi hai chiamata in un altro modo … Ricordi?
- Quando? …
- Le … Cose, che hai detto a “loro”, poco fa … Le pensi, veramente? …
- Immagino di sì … Me ne rendo conto solo adesso, a mente fredda … Ho avuto paura! … Più per te, che per me …
- Paghi ancora gli alimenti alla tua ex-moglie? …
- No, s’è trovata uno che le va bene e se l’è sposato; ora sono libero …
- Allora niente ti impedisce, di fare di me una “donna onesta” …
- Ecco! Lo dicevo io ….





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mercoledì 17 febbraio 2010

Sul fondo della piscina …

Abstract:
In un’estate torrida, uno dei tanti tuffi in acqua, una delle tante nuotate rinfrescanti, uno dei tanti pensieri, che sfiorano la mente, tra una bracciata e l’altra, o forse ... Non proprio uno dei tanti …


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Il caldo in spiaggia non lasciava tregua, l’acqua, invitante, sulla battigia era tiepida, ma più in là sembrava in grado di regalare refrigerio … Meglio tuffarsi e guadagnare in fretta il largo, poi costeggiare le rocce, da lontano, godendosi il fresco, rincorrendo qualche timido pesce, disperdendo qualche piccolo branco, spiando qualche polpo solitario … Poi, più in là, gli scogli lasciano la via ad un fondale di sabbia e la violenza del sole che si riverbera sul fondo, d’improvviso, è quasi accecante e crea, a causa delle increspature della superficie, delle curiose e complesse figure sul fondale; figure ipnotiche, figure magiche, figure evanescenti, che trascinano via i miei pensieri e li spingono di qua e di là, avanti e indietro … E intanto le bracciate si susseguono e l’acqua mi avvolge e mi massaggia ed è un massaggio che non sento solo sulla pelle, ma anche nella testa … Sembra di essere tutt’uno, ormai, con quell’ambiente, amico di quegli esseri curiosi, che non sembrano temere il mio modo rozzo e rumoroso di nuotare, che si muovono agilmente intorno a me e veloci fanno in tempo a soffermarsi, per dare un’occhiata all’intruso e continuare poi nelle loro faccende quotidiane, mentre io vago senza alcuna meta, in quel loro ambiente, solo apparentemente, ovvio …

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Uscendo dall’acqua dopo una lunga nuotata, mi avvio verso il posto che avevo lasciato poco prima, non vedo l’asciugamano, in un primo momento, ma poi riconosco l’amico con cui eravamo venuti in spiaggia e mi accorgo che ha fatto conquiste, come suo solito, e mi fa cenno di raggiungerlo, per fare la mia parte …
Non ho mai capito come ci riesca, ma questa volta ha pescato bene, quindi mi adeguo volentieri. Nonostante la piacevole compagnia, quel pomeriggio, dopo quella nuotata più lunga del solito, vengo sorpreso più volte soprapensiero, dai commenti divertiti della compagnia … Non sapevo cosa rispondere, perché non seguivo un preciso filo di pensieri, era più una sensazione, che si ripresentava alla mente in continuazione. Provavo a calarmi nella conversazione, ma subito dopo, mi perdevo in quello stato d’animo, ancora …
Più tardi quella sera, le nostre nuove conoscenze erano state invitate per un barbecue nel mio giardino ed ancora, mentre gli altri cazzeggiavano, io ero assorto a cuocere le bistecche, come se la cosa richiedesse tutta la mia attenzione, mentre in realtà si trattava di quelle stesse sensazioni, del persistente stato d’animo, preso da qualcosa di troppo vago e sfuggente e che, per essere individuato, mi assorbiva completamente …
Venni chiamato ripetutamente dal mio amico, che doveva reggere tutto il gioco da solo e cominciava a trovarsi a corto di argomenti, io rispondevo che era quasi pronto e continuavo a ripiombare nella mia ricerca meditabonda …
Alla fine non ci fu verso di venirne a capo e decisi di dedicarmi agli ospiti … Meglio una serata tra amici oggi che un mal di testa domani, pensai … Quando non riesci a focalizzare un problema, meglio dormirci sopra e … quella sera si prospettava anche col “contorno” …

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La mattina dopo, ancora mezzo addormentato, girai un po’ per casa, tra il bagno e la cucina e poi decisi che non era il caso di tornare a letto, anche se era molto presto … Il sole, comunque, stava già scaldando l’aria oltre misura e mi sembrò una buona idea, tuffarmi in piscina: mi sarei rinfrescato un po’ ed avrei avuto modo di capire cosa mi stava ancora ronzando in testa …
Dopo qualche veloce bracciata, per sfogarmi un po’, presi il mio ritmo normale e cominciai ad inanellare vasche su vasche, su e giù, senza un particolare motivo, per abitudine … Lentamente il respiro si andava normalizzando e le bracciate divenivano tutte uguali, la testa rimaneva a lungo sott’acqua, con la sola eccezione di una rotazione ogni quattro colpi per prendere aria … Ero parte dell’acqua, tutto il resto non esisteva più, rimanevo con gli occhi sott’acqua per gran parte del tempo e, come altre volte, l’unica vista erano le arabescate figure, che il sole disegnava sul fondo, causate dal leggero moto ondoso sulla superficie dell’acqua e dalla conseguente rifrazione della luce … Erano diversi giorni, che quell’immagine mi tornava continuamente in mente, come se volesse dirmi qualcosa … Ma cosa?
Quei cangianti disegni sul fondo della piscina, non erano proprio degli arabeschi, non so se ci sia un modo per definirli con precisione, sono ombre leggere, filamentose e rotondeggianti, in cui zone più luminose sono inframmezzate da aree più scure, il tutto in continuo, costante cambiamento …
Dove avevo già visto quel tipo di “disegno”, ero certo di essere incappato in qualcosa di simile, in un contesto completamente diverso, ma quale? …
Mentre continuavo ad osservare l’intrecciarsi di quei filamenti, così ripetitivi eppure sempre diversi, vidi un’ombra estranea profilarsi dall’alto e superarmi veloce e poi mentre mi accingevo a virare intravidi due gambe, due belle gambe, a bagno, proprio dove avrei dovuto darmi la spinta per ripartire e così fui costretto a fermarmi d’improvviso per non urtarle …

- Buongiorno! …
- Ehilà! … Sei sparito … Ho aspettato un po’, pensando che tornassi … Poi ho deciso di cercarti …
- Beh, sapevo che, con questo caldo, non avrei più dormito, così mi sono infilato qui …
- Ti piace nuotare, vero?
- Mi rilassa …
- Cosa ti preoccupa?
- Niente, perché? …
- Ieri, sei stato “assente” per gran parte del tempo, anche se poi, ti sei ripreso nel finale e … Adesso?
- Sì, hai ragione … Devi scusarmi, ho qualcosa per la testa, che non riesco a mettere a fuoco e fino a che non ci arrivo … Sai com’è …
- Non credo, ma … E’ così importante?
- Non lo so, perché non ho ancora centrato il problema …
- E … Ti capita spesso? …
- Credo che capiti a molti matematici e non solo … Per esempio, quando ancora praticavo arti marziali, avevamo un maestro giapponese, che, girando per le strade della città, d’improvviso si fermava, in preda a chissà quale impulso; quindi si metteva in posizione di difesa e poi sferrava un attacco contro un nemico immaginario, subito dopo, si riaggiustava il vestito e riprendeva a camminare, come se niente fosse …
- Bella storia … Allora, tu sei un insegnate di matematica? …
- Non proprio, anche se lo faccio, occasionalmente … Io mi occupo di matematica applicata ai giochi …
- Li costruisci o li progetti? …
- Che cosa?
- I giochi …
- No, guarda che si tratta di applicazioni scientifiche …
- Come? …
- Si applicano modelli per analizzare situazioni di conflitto e cercare soluzioni competitive e/o cooperative, valutando le conseguenze delle interazioni fra soggetti …
- Ah! … Ho capito … Allora, che si fa? …
- Recuperiamo gli altri due e facciamo colazione … Che ne dici? …
- Sì, dai … Ho una gran fame …

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Quella giornata passò, come tante altre: facemmo ancora qualcosa insieme, poi verso sera, ognuno fu ripreso dalle proprie diverse faccende ed io tornai a casa … Il caldo toglieva la voglia e la forza di dedicarsi a qualsiasi attività e l’acqua della piscina sembrava, ancora una volta, l’unica speranza di salvezza …
Accesi poche luci esterne, una delle quali sopra la piscina, e mi tuffai … Aaaah! … Ecco il paradiso che cos’è! … Tutta la “pressione” di quel caldo umido, che poco prima mi affliggeva, era scomparsa e, d’improvviso, la mente non soffriva più ed il corpo poteva agire, libero dalla spossatezza, che mi aveva oppresso fin lì, e nuotavo, nuotavo, nuotavo …
Abituato com’ero a quella distanza precisa, una vasca dopo l’altra, non ero distratto nemmeno dalle virate, era tutto automatico e ritmico, un ritmo battuto dal respiro e dalle bracciate ed a scadenze fisse un giro su me stesso, una spinta contro il bordo e via, altre bracciate, altri respiri intercalati e altre bracciate … Dopo un tempo indefinibile, ogni cosa era sparita dalla mia mente e per lunghi tratti chiudevo gli occhi, ascoltando solo l’aria, entrare e riempire i polmoni e poi lentamente uscire, in un gorgoglio di bolle …
Anche con quella poca luce, sul fondo della piscina, ritornavano alla mia attenzione quelle figure e mi dicevano qualcosa ed io mi chiedevo cosa … Cosa? … Cosa? …
Un’immagine sul fondo di una piscina, ombre leggere e trasparenti, prodotte da forme inesistenti, semplici sfumature di luce, deviata da una lente mobile ed elastica … Una lente dinamica, ma pur sempre una lente. L’acqua mossa dalla brezza e dal mio passaggio, si solleva e si abbassa, formando piccole onde e la luce che le attraversa percorre distanze leggermente diverse per arrivare al fondo e cambia direzione a seconda di come colpisce la superficie dell’acqua ed è proprio la tridimensionalità della superficie a generare il disegno evanescente sul fondo ed a produrre, nelle due dimensioni del pavimento, una rappresentazione di quella piccola differenza di profondità … Sì, deve essere proprio questo il punto … Un mondo bidimensionale, che ne rappresenta direttamente un altro, che invece è tridimensionale e questo processo potrebbe … Anzi, deve poter essere reversibile! Chissà se allora, il nostro universo potrebbe essere la proiezione tridimensionale di un “orizzonte degli eventi” a due dimensioni … Ma questa, è un’altra storia …

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La mattina dopo il campanello squillò per svegliarmi ed io mi ritrovai accovacciato su uno dei lettini al bordo della piscina e non sapevo da che parte andare per rispondere alla chiamata … Era meglio andare al cancello ed aprire direttamente o rientrare e sentire chi fosse dal citofono … Dove avevo lasciato i vestiti, quello sembrava l’elemento dirimente, visto che non avevo niente addosso …
Recuperato lo stato di veglia, andai ad aprire … Era Selma, la mia recente conoscenza …
- Sto andando a fare un giro … Vieni? …
- Non è un po’ presto? … Dammi solo qualche minuto … Ma cosa ci fai da queste parti a quest’ora? …
- Io abito a cento metri da qui, la penultima traversa, là in alto …
- Ma da quando … ?
- Da prima che tu arrivassi qui … Io ci vivo da dieci anni …
- Ma non lo sapevo …
- Te l’ho detto ieri, ma tu ascolti poco … Forse ho scelto la persona sbagliata per questa passeggiata, avevo voglia di parlare con qualcuno, ma …
- Ieri sera, credo di aver inquadrato il mio problema, non ho più quella idea ossessiva che mi gira in testa, prometto di ascoltarti senza più remore … Ma che c’è, mi sembri un po’ giù …
- Lo sono …
- Ok, andiamo …
- Ti va se usciamo dalla strada, verso gli scogli …
- Certo … E’ successo qualcosa? …
- Vuoi dire a parte incontrare uno, che mi porta a letto e non si ricorda neanche chi sono e quello che ci siamo detti …?
- Ti ho già chiesto scusa …
- Ma non sei solo tu … Anche tu … E’ come se fossi trasparente, un fantasma che nessuno vede, ma che può vedere tutto … Senza riuscire ad afferrare niente …
- A parte me, c’è stato qualcun altro che ti ha delusa? …
- Qualche giorno fa, io ed alcune amiche, abbiamo invitato dei colleghi a casa mia per una cena e un po’ di festa … C’era uno che mi piaceva, sai … Una delle amiche lo sapeva che ci stavo dietro a questo tipo e così gli aveva chiesto di venire da me quella sera …
- Non è andata bene? …
- Aspetta! … Mentre ero lì che facevo da padrona di casa, servendo da bere a tutti e organizzando la cena ho perso di vista la situazione per un po’ e pensavo, chissà, staranno parlando, curiosando in giro …
- Invece?...
- Dopo un po’ che non vedevo né lei, né lui … Mi sono insospettita, non capivo … Non erano con gli altri e in casa mia c’è un solo bagno, fuori non c’erano … Poi, mi accorgo che la porta della mia camera era chiusa … Vado a vedere e … Li trovo sul mio letto, che si strofinano …
- Il tipo che ti piaceva e la tua amica? …
- Sì, capisci? … Sono andata su tutte le furie e li ho sbattuti tutti fuori … Ero fuori di me, non so come mi sono trattenuta dal metterle le mani addosso …
- Che amica, accidenti! …
- Tu cosa avresti fatto?
- Non lo so, davvero … Però ti capisco … Mi spiace averti dato, l’impressione sbagliata in questi giorni, rincarando involontariamente la dose …
- Adesso capisci perché, ci sono rimasta male anche con te …
- Io non immaginavo … Davvero mi dispiace, quando Miki ci ha presentati, sono stato contento che abbia scelto l’altra ragazza, una volta tanto a me è toccata quella che preferivo …
- Lo dici per consolarmi …
- No, lo giuro, è vero …
- Non l’hai dimostrato, io non ci credo tanto alla storia dell’idea fissa …
- Lo so, sembra una scemenza …
- Esatto!
- Io sono fatto così, non so che dirti …
- … E chi non lo è …

Camminammo sulla scogliera a lungo, senza parlare troppo … Poi il sole cominciò a farsi sentire e allora cercammo riparo all’ombra di una roccia più grande, lambita appena più in basso dal mare … Lì c’era ancora un po’ di fresco, ancora per qualche tempo, prima che la fuga dal caldo diventasse impossibile …

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Gli avvenimenti sovrapposti di quei giorni e la stagione vacanziera in corso, mi avevano creato non poche distrazioni, ma finalmente avevo potuto rintracciare una vecchia conoscenza e fissare un incontro per discutere la faccenda che mi stava perseguitando. Non era il caso di parlarne con estranei o anche colleghi, prima di avere l’opinione di un esperto che godesse della mia fiducia …
Il mio vecchio professore di Fisica era la persona adatta, tante volte avevamo scambiato idee, le più bizzarre e senza timori reverenziali, né ipocrisie di sorta. L’appuntamento era in uno dei bar vicini alla sua Facoltà, in cui eravamo soliti vederci in passato …
- Ciao Professore, come stai? …
- Caro Toni, come te la passi, è un pezzo che non ci vediamo …
- Non sento la mancanza della grande città, ma della tua compagnia sì …
- Cosa ti porta da queste parti?
- Ho un’idea da un po’ di tempo, che vorrei discutere, perché ancora non riesco a valutarne tutte le implicazioni …
- Di che si tratta?
- Interferometria …
- Cosa, in particolare …
- Figure d’interferenza … Variazioni di intensità luminosa …
- Cos’hai in mente?
- Hai presente il fondo di una piscina in una giornata di sole, o anche un fondale marino sabbioso?
- Certamente …
- Le figure proiettate sul fondo, rappresentano fedelmente, sul piano, il motivo tridimensionale presente sulla superficie dell’acqua, non è così? …
- Senza dubbio …
- In linea di principio, sarebbe possibile utilizzare le variazioni di intensità luminosa di un’ipotetica “istantanea” presa sul fondo per ricostruire gli avvallamenti ed i picchi della corrispondente superficie ondulata, dico bene?
- In linea di principio … Ma per fare una operazione del genere, la luce comune non è adatta, occorre una “luce coerente”, un laser … Sì, si potrebbe fare … Ma a che servirebbe? …
- Seguimi ancora … E’ corretto affermare che, rispettando la regola che hai appena indicato, e cioè utilizzando un sistema di laser, a partire da una immagine bidimensionale, si possano ricavare rappresentazioni con una “dimensione” in più?
- E allora? …
- Cosa succederebbe, se partissimo da una superficie tridimensionale ed applicassimo lo stesso principio … Potremmo, anche qui, ottenere rappresentazioni con una dimensione in più, cioè quadridimensionali?...
- Cioè, stando al tuo esempio della piscina, a partire dal moto ondoso, ottenere la rappresentazione di ciò che ha prodotto il moto stesso … Diciamo, ricostruire, una traccia quadridimensionale del nuotatore che ha prodotto quelle onde? …
- Qualcosa del genere … Potrebbe aprirci le porte alla comprensione delle dimensioni superiori, ammesso che esistano, o perlomeno al possibile aspetto della striscia temporale di un evento …
- Il problema è, che una delle precondizioni per questo tipo di attività consiste nell’assenza di movimento, non siamo ancora in grado di produrre “ologrammi” di entità in movimento …
- Si può rimediare? …
- Forse con un laser ad impulsi super-rapidi e con una variazione sistematica di orientamento del raggio laser di riferimento, per memorizzare più figure sulla stessa lastra olografica … Uhmmm … Sì, forse è possibile … Uhmmm … Mi piacerebbe vedere il risultato di un tale esperimento …
- Chi potrebbe disporre dell’attrezzatura necessaria? …
- Solo i militari, eventualmente …

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Quando si tratta di militari, il mio amico Miki, il Maggiore Michael J. Pfebbs dell’aviazione degli Stati Uniti, attualmente in servizio sugli AWACS/E-3, presso il NAS di Sigonella, è il mio ineguagliabile punto di riferimento e, in questa specifica connessione, non potrebbe esserci aggancio migliore. Miki è un vero amico e, anche se non violerebbe mai una consegna, nemmeno da ubriaco, molte cose ho potute sapere o intuire parlando con lui, cose che, magari sono di dominio pubblico, ma in forme variamente celate o mascherate o anche solo imprecise … Da tutti i nostri discorsi, mi ero infine fatto l’idea che a bordo di quei velivoli da sorveglianza aerea, vi fossero attrezzature avanzatissime per i rilevamenti sul terreno di operazioni ed altre che erano “assai più che avanzatissime” … Ma di queste cose non se ne è mai potuto parlare, pena, come dice sempre Miki, “dovermi sparare” … Tuttavia, ciò che non viene detto, non è sufficiente a nascondere tutto, specie delle ragionevoli deduzioni … Ed io avevo idea che le tecnologie di rilevamento RADAR-Doppler e LASER, fossero il banco di continue sperimentazioni e sviluppi e che quello che se ne sa ufficialmente, specie grazie alle sonde che la NASA manda nel sistema solare ad esplorare la superficie dei pianeti e dei loro satelliti, è solo la punta di uno sconfinato iceberg …
Fu così che mi decisi a parlare con l’amico Pfebbs e confidargli la mia idea, suggerendo la possibilità che presso le strutture militari USA, si potesse pianificare una sperimentazione …
Miki, dapprima si fece una gran risata, poi ci ripensò su e volle sapere se c’era qualche seria possibilità di estrapolare informazioni “leggendo” il moto ondoso via Olografia LASER. Io gli confermai che si trattava di una ipotesi altamente speculativa e che per gli americani di solito questo non è un freno, anzi spesso ne incentiva l’interesse …
Il mio amico sembrò a lungo meditabondo; mentre io, solo a quel punto, mi resi conto che avevo forse sopravvalutato le possibilità di un Maggiore dell’Aviazione USA, rispetto progetti così evanescenti e per giunta proposti da un perfetto “signor nessuno” …

- Devo fare qualche telefonata e parlare con una persona. Dammi un paio di giorni, perché non so se trovo in servizio quelli che sto cercando … Ti richiamo io, appena ci sono notizie … Meglio non perdere tempo, Ok?
- Va bene … Non c’è problema … Credi che ci sia qualche possibilità? …
- Non chiedermi niente adesso, non saprei che dire … ok? …
- Ok!

Passarono alcuni giorni ed io mi ero completamente perso, assorto del tutto, in una serie di calcoli e di ricerche di precedenti sull’argomento interferometria … Avevo passato anche un paio di notti sul mio terminale a provare e riprovare diverse soluzioni, basate su tecniche conosciute o anche solo presentate a livello di pure ipotesi, ma c’era sempre qualche aspetto incompleto, qualcosa che non si incastrava …

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Arrivarono con un elicottero all’alba, nel campo vicino alla mia villetta; Miki scese correndo verso di me, che guardavo dal muretto di confine senza parole …

- Hai cinque minuti per impacchettare quello che ti serve e venire con noi …
- Dove? …
- Portati tutto quello di cui hai bisogno: per qualche settimana non potrai tornare … Non posso dirti di più, ma hai ottenuto l’occasione che cercavi … Abbiamo il permesso di atterraggio tecnico su questo campo per non più di cinque minuti, tra un po’ potrebbero esserci troppi testimoni, quindi … Sbrigati!! …
Non ci credevo ancora, quando, trafelato e confuso, uscii di casa con un borsone e la camicia fuori dai pantaloni per abbordare l’elicottero … Prima ancora che lo sportello fosse richiuso, il velivolo era oltre la cima degli alberi e si allontanava seguito dal vociare di alcuni mattinieri joggers …

Fine prima parte

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Seconda parte

Era una cosa che avevo visto solo nei film, prelevato da casa, senza preavviso, con destinazione ignota, ma pensandoci bene stavo per avere quello che volevo, presumibilmente …
Dopo alcuni minuti di volo, prima ancora che mi capacitassi di tutto quello che avevo intorno,fummo depositati sulla pista dell’aeroporto militare nella Base USA di Sigonella, a poche decine di metri da un C130 coi motori accesi già sul tracciato di decollo.
Io e Miki dovemmo correre verso il velivolo, che già stava aumentando il numero di giri delle possenti eliche ed anche questa volta, appena fummo a bordo e mentre lo sportello veniva chiuso, il potente mezzo stava avviandosi sulla pista. Avevo appena serrato la cintura, quando mi sentii premere con forza contro il sedile ed ebbi la tipica sensazione conseguente al decollo … Ero in viaggio verso la mia fortuna, forse, ma che ne sarebbe stato di me se il mio si fosse rivelato un flop? … Certo, se avevano messo su tutto quell’ambaradan, significava che qualcuno lo aveva approvato e quindi presumeva che la mia idea non fosse del tutto campata in aria … Sebbene i militari … Si sa …
Miki sedeva di fronte a me e mi fissava, in silenzio … Sul volo c’erano diverse altre persone e lui mi fece segno che non dovevo fiatare; evidentemente la mia presenza, così conciato, era già abbastanza “rumorosa”, senza bisogno che aprissi bocca …
Il volo fu lungo e scomodo e io non l’avevo fatta ancora, prima di uscire, e la trattenevo a fatica, ma non osavo fiatare … Miki dopo alcune ore di mie smorfie, dovette capirlo, perché si alzò e mi disse che potevo sgranchirmi le gambe, indicandomi nel contempo la ritirata …
Verso mezzogiorno, al mio orologio, venne aperto un vano e ognuno di noi si alzò per prendere un cestino preconfezionato con alcune cibarie e mentre mi chinavo anch’io per prendere il sacchetto dallo scomparto notai, fuori dal parabrezza della cabina di pilotaggio,il braccio snodato che risaliva fino alla cisterna che stava rifornendo di carburante il nostro C130, Miki, dietro di me, mi sussurrò che stavamo superando la costa degli Stati Uniti in quel momento e che, senza soste, eravamo diretti verso l’interno, dove noi saremmo stati depositati in un luogo non definito, abbandonando quella compagnia che avrebbe proseguito verso una base dall’altro capo del paese. Guardai Miki insistentemente, sperando che avrebbe proseguito, dicendomi quale fosse la nostra destinazione, ma lui, non se ne dette per inteso …
Il volo fu ancora molto lungo e snervante e quando ormai ero deciso a dormire per calmare la mia ansia, si fece sentire la voce del Comandante …

- Salt Lake City now crossing. 45 minutes to first destination Groom Lake, Nevada. Please get ready for landing and disembark …

“Cazzo!” Pensai … “Groom Lake!” … Pensai … “La Base Nellis dell’USAF! Dannazione! … Sto andando verso Area 51! … Non ci posso creeedere!!! …” Miki dovette leggere i miei pensieri dall’espressione del mio viso perché, scuotendo la testa, mi fece capire che mi stavo facendo notare.
Il tempo che restava lo passai con lo stomaco sottosopra e la testa che turbinava … Non riuscivo a crederci già prima, a quello che mi capitava, figurarsi adesso! … Ma intanto l’aereo stava perdendo quota rapidamente e si capiva bene che il pilota non era per niente “civile”, perché fece un paio di virate da rollercosater ed una picchiata da brividi … E così fummo sulla pista in un attimo, ma, stranamente dalla parte sbagliata, per un aeroporto normale, infatti finimmo all’estremo lontano rispetto alle costruzioni della base … In mezzo al fottuto deserto!!! …
Fummo sbarcati rapidamente in quel nulla e l’aereo ripartì in un lampo, lasciandoci lì, come due salami …

- Che storia è questa? … Non potevano lasciarci vicino ad un gate, come tutti i voli che si rispettino? …
- Tu che dici? …
- C’è un motivo, vero …
- Sì! …
- Lasciami indovinare … Non mi faranno vedere niente di questa base, è così? …
- Puoi scommetterci … Ecco che arriva la navetta … Senza finestrini …
- Addio agli omini verdi …
- Grigi, sono grigi, dannazione, lo sanno tutti, che sono grigi …
- Tu li hai visti? …
- Sono vivo … Tu che dici? ….
- Tutto chiaro!

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Quando scendemmo dalla navetta, eravamo in un ampio ambiente chiuso e completamente vuoto … Da lontano si avvicinò un militare … Un tenente … Aveva in mano un notebook. Appena fu vicino a noi consegnò la pennetta elettronica a Miki che, senza esitazioni, appose la sua firma in più punti, poi il Tenente gli porse un “biometric scanner” e Miki appoggiò la mano per farsi rilevare le impronte della mano destra. Fatto questo i due guardarono me, senza fiatare ed il tenente cambiò “pagina” e mi porse la pennetta … Miki mi disse che era l’impegnativa di segretezza e che, firmando, avrei accettato il segreto militare per qualsiasi cosa avessi visto, sentito e persino odorato in quella base ed inoltre mi impegnavo a non rivelare o utilizzare in qualsiasi modo eventuali risultati del lavoro fatto in quella sede, indipendentemente dal paese in cui mi sarei trovato in futuro … Capii che a quel punto c’era poco da scegliere e firmai, fornendo anche le mie impronte … Il tenente si riprese il notebook e sparì da dove era venuto, lasciandoci lì, come due salami …
Una seconda navetta senza finestrini venne a prelevarci dopo pochi minuti e non ho la più pallida idea di dove fummo portati; so solo che percorremmo degli ambienti chiusi, si capiva dal rimbombo, per una quindicina di minuti, con delle soste per la presumibile apertura di porte stagne o frangi fuoco o simili …
Finalmente ebbi l’impressione che fossimo arrivati, perché il mezzo fece una manovra per avvicinare il portello a qualcosa e quando si fu fermato, il portello si aprì di fronte ad una porta chiusa, a fianco della quale era visibile una torretta per il controllo biometrico del palmo e delle impronte e fu così che entrambi fummo ammessi nel nuovo ambiente.
Fui deluso, in un primo momento, nel notare che mi trovavo in una struttura di prova con una “comune” vasca per il collaudo degli scafi ed in genere della dinamica dei fluidi … Certo questa sembrava decisamente superiore a quelle che avevo conosciuto in passato … Ed era decisamente molto più grande e complessa, come conformazione e dotazione … Molte delle attrezzature erano “incamiciate” e la vasca era accessibile da tutte le direzioni … Ed aveva tutte pareti trasparenti … “Accidenti! Che popò di vasca!...”
Mentre ero lì che mi stupivo di ogni nuovo aspetto che andavo scoprendo, alle nostre spalle arrivò un colonnello …

- Che ne pensa? … Potrà andar bene per sviluppare la sua idea? …
- Sì … Direi di sì …
- Piacere di conoscerla Signor Toni Palermo … Perdoni il mio italiano, sono nato a Brooklyn, ma è tanto che non ci torno e che non parlo coi parenti … Io sono il Colonnello Joseph Lapaglia e sono felice di accoglierla qui alla nostra Base Nellis … Appena possibile le presenterò il resto del personale e subito dopo i nostri ospiti …
- Cosa? …
- Alieni … Sto parlando degli alieni … He … He … He… Ci piace scherzarci su, prima che ce lo chiedano i nostri ospiti …
- He … Divertente …
- Allora, Signor Palermo, ha bisogno di qualcosa, dopo il lungo viaggio? … Le verrà assegnato un alloggio in comune col mio amico Michael, ma ho voluto vederla subito, per fare conoscenza e per sapere se c’è qualche esigenza particolare che possiamo esaudire …
- Grazie, ho solo bisogno di riprendermi da tutto questo sballottamento, dormire un po’ e poi sarò pronto e a Sua disposizione …
- Sì, certo, capisco … Ok Mike, fai tu gli onori di casa … E spiega al tuo amico le limitazioni di movimento imposte dalla Sicurezza … Ecco a voi i “passi visitatori” con i quali potrete circolare liberamente, lungo i percorsi indicati dal colore del vostro tesserino. Tutto il resto della struttura è interdetto e “off limits” … Mi raccomando eeeeh! ….
- Roger, Signore! …
- Sì, roger anch’io …

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La predisposizione dell’esperimento prese una settimana abbondante e fu possibile superare i colli di bottiglia in cui ero incappato, grazie alla eccelsa professionalità degli scienziati civili e militari di cui disponeva la struttura e soprattutto all’incredibile disponibilità di mezzi e “know how” sconosciuto. Quando infine anche le lastre olografiche giunsero da un non meglio identificato “reparto produzione”, eravamo pronti a calibrare il sistema ed infine a varare i test veri e propri.
Da quel momento in poi mi fu detto che, né io, né Michael, potevamo più accedere all’impianto e che avremmo dovuto seguire la fase di sperimentazione dal centro di controllo distaccato, dove erano sistemati i terminali di rete interna, a cui facevano capo tutti i flussi di dati. Anche il Colonnello Lapaglia seguiva, con noi, le cose da quella postazione, perciò finii per pensare che fosse tutto normale …
La calibrazione si rivelò l’aspetto più critico di tutta la faccenda, i tentativi falliti si ripeterono per giorni: il sistema non voleva saperne di produrre dati significativi. Sembrava che il problema fosse originato dalla necessità di intercettare immagini in movimento, cosa del tutto impossibile, peraltro, nel mondo della scienza “civile” a tutt’oggi.
Il laser impiegato, avrebbe dovuto “freddare” il movimento delle onde in vasca, simulando un soggetto statico al momento della “istantanea” olografica. Alla fine si capì che il problema era proprio la calibrazione degli impulsi di questo laser e, finalmente, riuscimmo ad avere la prima lastra utile …
A questo punto il Colonnello Lapaglia se ne uscì con una affermazione che mi lasciò perplesso, perché, secondo lui, prima di poter visualizzare il contenuto della lastra con l’apparecchio di riproduzione, la lastra doveva passare un “bagno di fissaggio”, non meglio identificato, che richiedeva di rimandare tutto al giorno dopo a causa di problemi di schedulazione lavori presso il famoso “reparto produzione” … il Colonnello suggerì pertanto di continuare a produrre nuove lastre con varianti dell’esperimento, rimandando la visione del materiale ad un momento successivo …
Fui molto deluso dalla circostanza, ma non è che dai militari mi aspettassi elasticità mentale, anzi quell’intoppo burocratico appariva poca cosa, rispetto al filare liscio delle cose fino a quel momento …
La mattina dopo mi fu comunicato che il “reparto produzione” non era riuscito a mettere in lavorazione le lastre e che la giornata sarebbe stata dedicata interamente a sviluppare tutte le varianti possibili delle “riprese” sulla superficie della piscina, che era prenotata per altre attività per il giorno dopo e quindi avrebbe visto lo smantellamento dell’esperimento nel tardo pomeriggio …
Mi fu permesso di seguire le attività dal solito centro di controllo, ma senza poter interferire in nessuna delle attività svolte; mentre Miki, quel giorno, aveva dovuto partecipare ad una teleconferenza con il suo gruppo in Italia, perciò non lo avevo più visto fino a sera …
L’ultimo giorno previsto per il mio soggiorno alla base venni tenuto in attesa nell’anticamera dell’ufficio del Colonnello per parecchio tempo, mentre si svolgeva un via vai di personale, il più disparato … Più tardi mi raggiunse Miki e rimanemmo ancora in attesa, finché, finalmente, il Colonnello ci fece entrare …
- Michael, Signor Palermo … Ho ricevuto il risultato del nostro lavoro e purtroppo devo dire che, nonostante le nostre aspettative fossero alte, abbiamo fatto un buco nell’acqua, almeno dal nostro punto di vista … La sua idea rimane brillante e sostanzialmente giusta, ma dal nostro punto di vista si tratta solo di un costoso videogioco, un salatissimo effetto speciale, un altro Esperimento Filadelfia … La nostra struttura non può finanziare ricerca a scopi commerciali e questo purtroppo sarebbe l’unico impiego possibile per la sua idea, ma temo che non potrà sfruttarla, sia perché la nostra tecnologia laser rimarrà riservata per almeno dieci anni, sia perché Lei ha sottoscritto il patto si segretezza che non le permette di comunicare all’esterno questo tipo di informazioni. Mi dispiace, ma per quel che vale le faccio i miei complimenti per l’ingegnoso spunto …
- Grazie, mi consolerò pensando a questa straordinaria esperienza …
- Se in futuro questa scoperta dovesse trovare una non prevedibile applicazione, si farà il possibile per coinvolgerla nel progetto …
- Coraggio Toni, abbiamo ottenuto molto più di quello che avrei immaginato quando me ne hai parlato la prima volta …
- Grazie Miki, sono d’accordo … Tutto sommato due settimane fa, ci avrei messo la firma per fare questa esperienza …
- Bene signori, ora andiamo nel laboratorio qui a fianco, a vederci questo esosissimo effetto speciale …

Finalmente potevo vedere il frutto del mio ingegno e dei soldi americani … Quello che vidi era esattamente quanto descritto dal Colonnello … Tutta una serie di ologrammi, che non facevano altro che ricostruire la sequenza di sagome in negativo, variamente disposte, che avevano prodotto l’onda … Se non avessi saputo come erano state ottenute, le avrei anch’io considerate poco più che degli effetti speciali. L’unico aspetto originale sembrava essere la ricostruzione temporale delle traiettorie, ma si trattava di ben poca cosa a fronte dell’eventuale investimento per lo sviluppo di quella tecnologia …
Io e Miki fummo imbarcati su uno dei voli “civili” che quella sera riportavano a casa i componenti non militari del personale della base e con esso arrivammo a Salt Lake City dove trovammo subito un altro volo per New York …

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Alla base Nellis, nel frattempo, si svolgeva una scena assolutamente TOP SECRET …
Il Colonnello Lapaglia ed il suo Attendente erano nella sala della vasca a supervisionare alcune operazioni …
- Tenente, in questo contenitore devono essere inserite entrambe le buste, quindi è essenziale verificare che le stampigliature indichino correttamente il destinatario, in modo che quando arriverò al Pentagono domattina, il materiale mi venga consegnato senza disguidi …
- Tutto è stato controllato e verificato con cura da me personalmente. Come vede sul materiale effettivo abbiamo la stampigliatura “TOP SECRET”, seguita dal suo nome e, più in basso, la clausola “FOR YOUR EYES ONLY”, di massima sicurezza … Mentre il materiale che abbiamo mostrato ai nostri due ospiti è contenuto in questa seconda busta con la descrizione “Materiale dimostrativo”.
- Bene, faccia un controllo anche sul mio bagaglio e naturalmente non dimentichi il suo …
- Senz’altro Signore, mi permette di farle una domanda? …
- Dica …
- Perché portare qui quel civile, poteva tutto esser fatto senza di lui, una volta che ci era stata comunicata la sua idea …
- Noi dovevamo sapere, accertare direttamente, quanto ne sapesse ed anzi dargli qualcosa per stanarlo e stimolarlo a dire tutto ciò che sapeva, mi capisce? … Ora, spendendo poco o nulla di ciò che sappiamo noi, siamo certi che lui non ha nulla di più di quanto ci ha detto ed inoltre lo abbiamo incastrato con la sottoscrizione, insomma è del tutto neutralizzato e noi ci ritroviamo con la più grande scoperta scientifico-militare degli ultimi decenni ed a saperlo siamo davvero in pochi … Questo significa promozione per entrambi ed un lavoro assicurato a Washington …
- Pensa che queste lastre susciteranno interesse al Pentagono? …
- Mi creda, quello che abbiamo fatto vedere al nostro ospite sarà pure un gioco, ma quello che lui non ha potuto vedere e che ci portiamo dentro questa busta, ci mette avanti agli altri di decenni nel teatro di guerra ed anche in ogni attività di intelligence in mare … Non solo il sistema è in grado di tracciare il percorso di un natante in superficie o in immersione, ma può darci le immagini dettagliate della struttura e del contenuto del vascello in questione, evidenziando eventuali difetti e punti deboli e questo è solo l’inizio … Questa tecnologia ha ampi margini di miglioramento in ambito militare a patto che rimanga segreta …
- Ci sono anche i due ingegneri civili che hanno lavorato con noi da considerare …
- Anche loro hanno un brillante futuro assicurato, nell’ambito dello sviluppo di questa tecnologia e si possono scordare la libertà di movimento che avevano prima, glielo garantisco io …

Purtroppo non sappiamo, non essendoci stati testimoni, se i fatti ed il dettaglio dei dialoghi, si siano svolti proprio così, ma è facile supporlo … Parola più, parola meno …

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Io e Miki dovemmo cambiare aereo ancora un paio di volte, prima di arrivare a Catania, da dove Miki prese una navetta per Sigonella ed io la corriera per andare a casa … Ci salutammo stanchi per il viaggio e dubbiosi per tutto il resto … Avevamo parlato fino all’esaurimento di quello che era stato e di quello che avrebbe potuto essere e all’arrivo non c’era davvero più niente da dire … Ci demmo appuntamento alla prossima licenza di Miki, che il giorno dopo andava in missione, sul suo mastodonte, nei mari del sud …
Io arrivai a casa tardi quella sera, accesi le luci esterne e rimasi non so per quanto tempo ad osservare i giochi di luce sul fondo della piscina …
Forse una bella nuotata mi avrebbe aiutato a chiarire la confusione che intanto si era impossessata della mia mente, sentivo di non aver giocato bene tutte le mani … Forse ero stato troppo ingenuo a credere a tutto ciò che mi era stato detto, forse ero entrato in un gioco più grande di me e ne ero uscito con un pugno di mosche … Tanti forse e niente “arrosto” … Ecco perché nuotare mi sembrò l’unica soluzione praticabile e così nuotai, nuotai … nuotai …
Presto mi ritrovai nel solito stato d’animo rilassato e tutt’uno con l’acqua … Ora non c’erano più misteriosi pensieri a perseguitarmi, perché sapevo che non c’era alcun mistero sul fondo della piscina … Era tutto chiaro si trattava al massimo di effetti speciali, l’ennesima futilità, un’altra prova, se ve ne fosse bisogno dell’Anicca predicata dal Budda, l’impermanenza come diremmo noi … (o anche “Panta Rei Os Potamòs”, se Eraclito fosse più famoso di Baggio o Richard Gere …) … Forse quello che vedo sul fondo è davvero l’ologramma di qualcosa, anzi no! Non l’ologramma, ma la rappresentazione diretta, il filmato della realtà che siamo: ombre di qualcosa che non esiste …

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La mattina dopo, all’alba, fui svegliato dal primo raggio di sole che spuntava tra le foglie degli alberi del giardino, ero sulla sdraio al bordo della piscina … Qualunque cosa avessi fatto la notte prima, mi aveva schiarito le idee e non volevo più ritornare sull’argomento …
Mi accorsi, improvvisamente, che era domenica mattina e mi venne un’idea strana …
Davanti al cancello di Selma, tentennai un po’, ma infine suonai il campanello … Per un tempo interminabile sembrò che non ci fosse nessuno in casa, ma la cosa era improbabile … Comunque poteva semplicemente trattarsi di sonno arretrato e lentezza a svegliarsi presto di domenica … Meglio non insistere, sarebbe stato scortese … Se non usciva, meglio andarsene … Rimasi lì in dubbio se suonare ancora e poi decisi di no, sarei passato un’altra volta ad un’ora più normale …
Mentre stavo per allontanarmi sentii la sua voce stentata e lamentosa chiedere …
- Chi è, a quest’ora, accidenti! … Chi è? …
- Ciao … Eihlà …
- Ti sembra l’ora …
- Finché c’è ancora fresco, vieni a fare una passeggiata? …
- Sei matto? … Non ci penso proprio …
- Va beh! Ci vado da solo, ciao …
- … Aspetta! … Entra, ti faccio un caffè, se non l’hai già preso …
- E’ un po’ che non ci vediamo, come te la passi?
- Perché sei venuto? …
- Mi devi una passeggiata sugli scogli, ricordi?
- Non mi va di scherzare …
- Voglio parlare …
- Sì … Parlare …
- Andiamo, vestiti, sennò si fa tardi e arriva il caldo …
- Te lo ricordi ancora come mi chiamo? …
- Selma … Te l’ha dato tua madre tedesca, immagino …
- No mio padre siciliano … E’ il diminutivo di Anselma …
- Non ci avevo pensato … Ma certo, Anselma!
- Dai andiamo, sono pronta …

Camminammo sulla scogliera per un lungo tratto, fermandoci qua e là e scambiando qualche frase occasionale … Poche per la verità … Lentamente le alte pareti a strapiombo sul mare lasciavano spazio a scogli bassi ed a tratti sabbiosi qua e là … Proseguendo arrivammo ad una piccola baia nascosta e solitaria, con una morbida spiaggia, lambita da un mare quasi immobile … Selma si sedette vicino all’acqua e mi fece segno di mettermi accanto … Parlammo un po’, a qual punto, e poi ci sdraiammo al sole, che cominciava a farsi sentire, ma non ancora in modo fastidioso … Quella pace ebbe la meglio sulla nostra levata precoce … Credo che avessimo le mani unite, ma non potrei giurarlo … Le ore stavano passando, senza che noi se ne fosse ormai coscienti … Fu il calore di metà mattinata a risvegliarci e le parole di Selma ad indicare le novità impellenti …
- Guarda lì, siamo in compagnia, è bello vedere come si guardano …
- Chi? … Ah, ma quante sono … Siamo circondati da coppiette … Eh già, questa è la loro spiaggetta … Forse dovremmo andarcene e lasciarli in pace …
- Non so cosa darei, per essere come loro …
- E’ una parola per noi, bisognerebbe chiudere gli occhi per riuscirci …
- E perché no! Forse dovremmo …
- Cosa? …
- Forse dovremmo proprio provare a chiudere gli occhi e “… guardarci, come si guardano loro” ... ...


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Fine seconda e ultima parte



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venerdì 12 febbraio 2010

Entangled ...

(Dilogia di Ester Linquist: Episodio 2)
(questo racconto è, idealmente, successivo alla storia: “Chi ha paura dei pigmei ...”)


Abstract:
1. Entangled (passato di "To Entangle" –verbo): da en- + tangle, versione nasale di tagilen "coinvolgere in una situazione difficile, intricare, intrigare," da un'origine Scandinava (cf. dialettale Svedese "taggla" = "disordine", O.N. þongull "alghe marine"). In rif. a cose materiali, dal c.1500. Nel significato di "combattere con ..." è Amer./Ingl., prima apparizione registrata nel 1928. Il nome è registrato per la prima volta nel 1615, "una condizione ...".
2. L'entanglement quantistico o correlazione quantistica è un fenomeno quantistico, privo di analogo classico, in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dagli stati di ciascuno dei sistemi che compongono l'insieme, anche se questi sistemi sono separati spazialmente. Il termine viene a volte reso in italiano con 'non-separabilità', in quanto uno stato entangled implica la presenza di correlazioni tra le quantità fisiche osservabili dei sistemi coinvolti.

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Ester guidava nervosamente, a causa del ritardo, era un appuntamento a cui odiava dover arrivare così fuori tempo: dopo tanta fatica per ottenere l'intervista, presentarsi più di mezz'ora dopo l'orario previsto, non le avrebbe certo facilitato il lavoro ...
Non c’era solo il ritardo già accumulato da considerare, già tremava al pensiero di cercare un posteggio … Misericordia! L’area di sosta più vicina al luogo dell’appuntamento l’avrebbe costretta a fare un bel pezzo di strada a piedi … “Quello, va a finire che se ne va …” Pensò Ester, mandando a quel paese un pedone spuntato all’improvviso in mezzo alla strada …
Ripensando all’inizio della mattinata non c’era che mandare i soliti accidenti a Veranio … “Sempre la stessa storia! ... “ Pensò … “Se non è una cosa, è l’altra … Cosa gli doveva venire in mente stavolta … Te l’ho detto già ieri sera … Ho un appuntamento con uno che viene dall’America, accidenti! … Ci vuole così tanto a capirlo? … No! E’ semplice, eppure … Cazzo! …” …

- E’ datti una mossa anche tu, belina! …” …

Finalmente Ester riuscì a depositare l’auto nel parcheggio sotterraneo e a correre verso il suo ormai incerto appuntamento …
Piazzetta delle Erbe non è poi molto lontana dal posteggio a pagamento, ma se te la devi fare di corsa, nonostante le bellezze che incontri per strada, ansimare e smoccolare è la regola … Ester, tra le altre cose, passava in rassegna il repertorio delle scuse plausibili, nel caso il suo ospite fosse ancor lì ad aspettarla; ce ne doveva pur essere qualcuna adatta alla circostanza … “Vediamo … Cosa tocca di più i sentimenti di un americano, di cultura superiore, maschio, bianco, di mezz’età, Bostoniano … La mamma? … I figli? … Un fratello in missione in Afganistan? … Ci sono! Un fidanzato stronzo! Ecco, non c’è che la verità, qualche volta … Ma no, che sto dicendo! Accidenti … Speriamo solo che sia ancora lì, magari basterà il mio miglior sorriso alle erbe …”
Ester, da lontano, allungava il collo cercando di scorgere il Professor Rimad Lezca, al quale aveva dato appuntamento in quel particolare posto, sperando che avrebbe apprezzato il tipico scorcio del centro storico genovese, ma non era facile. C’era troppa gente in piazza, la giornata di sole faceva la sua parte, chissà dove s’era cacciato, se mai c’era ancora …

- Excuse me, please … Are you looking for me? …
- Professor Lezca? … Ooooh, I’m so sorry! Please forgive me, will you? …
- Never mind, Miss Linquist … Questou postou … Is so beautiful … I’m amazed … Sono stupefatto! …
- Lei parla un po’ di italiano vedo …
- Just a little … Ma vorrei fare pratica con Lei, se possibile ...
- Ma certo, vedo che ho fatto bene a darle appuntamento qui … Le piace il posto? …
- Meraviglioso, questa città! … Io non conoscevo, solo sentuto dire da mio amico italiano … Si dice sentuto, sì? …
- Ho capito lo stesso, noi preferiamo dire “sentito”, ma Lei si fa capire benissimo …
- Sorry … Tutto bene, Lei avuto problemi, forse?...
- No, niente problemi, ma mi dispiace per il ritardo, tutto sembra andare per il verso sbagliato, quando la giornata comincia male …
- Noi in States diciamo “Murphy’s Law” … Conoscete anche qui?
- Sì, la legge della tartina imburrata … Naturalmente …
- Oppure anche: “quando una cosa può andare storta … andrà storta!” …
- Allora mi perdona? …
- Le costerà uno dei vostri magnifici “espresso” …
- Okey! … Prendiamo posto ad un bel tavolo soleggiato …

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Ester aveva saputo, del viaggio di Rimad Lezca in Italia, da amici e poi sul web aveva trovato le tappe delle sue conferenze, organizzate per presentare un libro divulgativo su varie materie scientifiche; fra queste tappe c’era anche la sua città e lei si era organizzata per poterlo intervistare. Era riuscita a farsi assegnare il lavoro da una delle riviste per cui scriveva come free lance, ma uno scopo non secondario era quello di parlare col professore di alcuni temi presenti nei suoi libri, che le avevano suscitato dubbi e curiosità. Da qualche anno ormai, Ester lavorava come assistente presso la cattedra di Geografia dell’Università, ma nonostante la sua passione ed il suo lavoro convergessero sull’Etnologia, l’attività secondaria di giornalista scientifica, la portava spesso a confrontarsi quotidianamente con tutte le altre scienze.
Ultimamente le sue letture erano tuttavia andate concentrandosi sulla Teoria dei Quanti, ma nonostante tutti gli sforzi, continuava ad avere dubbi e difficoltà a capirne a fondo i concetti, quindi per Lei questa era un’occasione, in un confronto diretto con un collega, di provare a dissipare un po’ di quella nebbia …

- Miss Linquist? … Non è un nome italiano tipico, vero? …
- No, i miei genitori sono americani del Maine, ma hanno sempre lavorato nelle basi militari USA in Italia, si sono innamorati di questo paese ed hanno voluto che nascessi qui …
- Molto romantico … E’ mai tornata negli States? …
- Varie volte, a trovare i nonni, ma il mio mondo è qui …
- Love …? …
- Non solo, ma anche sì, anche …
- Italiano, I suppose …
- Italo-americano, come me …
- How odd … Curiosa coincidenza …
- Sì, ma il giro di amici dei miei genitori è quello … E’ capitato così, senza quasi rendercene conto …
- Come si chiama? …
- Dwight … Ma per me è rimasto Veranio … Come ai tempi della scuola …
- Siete cresciuti insieme? …
- Sì, all’epoca qui c’era ancora il Consolato e lui è figlio di un dipendente di allora sposatosi qui …
- I understand that … La capisco, questa città è affascinante …
- Se avrà un po’ di tempo le mostrerò qualcosa che pochi turisti scoprono …
- Let’s get started then … Meglio allora concentrarci sulla sua intervista …
- Bene … Io ho molte curiosità sui suoi libri divulgativi, anche se non sono sicura di aver capito fino in fondo alcuni dei concetti presentati, ma temo che questo sia un mio limite personale …
- Non direi, molti mi esprimono questo tipo di dubbi, forse, nel presentare alcune questioni molto complesse, il timore di dire cose imprecise, ci impedisce di fare chiarezza fino in fondo. Tuttavia parlandone forse si possono dire le cose in modo più … Come dite … Down to earth …
- Terra a terra …
- Sì esatto, non è possibile mettere per iscritto certe affermazioni, ma se è per chiarirle le idee, possiamo discutere come due amici al bar e magari potrò esserle di aiuto …
- Entanglement …
- Ah, ha, ha … Il mistero di misteri … Non è per niente sola in questo … Ma l’unico modo per capirlo è farsi tutta la strada della teoria … Altrimenti si può solo accennare a qualche parallelismo, a qualche similitudine … Senza illudersi tuttavia più di tanto …
- Per noi è difficile perfino tradurlo in italiano … Voglio dire veicolando in una parola tutti i contenuti … Di solito si usano eufemismi o perifrasi … Mi piacerebbe coglierne il senso, al di là delle tecnicità, per così dire …
- Miss Linquist … Ehm … Posso chiamarla Ester? … Io sono Mad …
- Ma certo, diamoci pure del tu se vuoi, ma … Mad? Why's that so? …
- Ok, Ester … Il mio none in States è troppo difficile, loro tagliano sempre i nomi: il mio è Rimad e loro una volta hanno tagliato prima parte e rimasto mad, come dite qui … Matto? …
- Sì … E’ proprio una cattiveria … Vuoi davvero che ti chiami così? …
- Io sono abituato a questo, ormai … Non faccio più caso.
- Ok, Mad …
- Quello che tu vuoi sapere è una cosa difficile solo perché appartiene ad un contesto molto complesso, che non può essere riassunto in termini classici …
- Vuoi dire che l’unico modo è conoscere l’intera fisica dei quanti? …
- In realtà, sì! Quello che si può fare di utile, secondo me, è mettere nella giusta prospettiva le cose e arrivare a cogliere alcune delle conseguenze di certi fatti … Fatti che sono incontrovertibili e dovrebbero pesare di più sul nostro modo di osservare il mondo, a prescindere da quanta matematica mastichiamo …
- Ho colto questa idea nei tuoi libri, alla fine tuttavia si rimane a bocca asciutta, non so perché, sembra che manchi qualche elemento a noi profani …
- Tu sei una giornalista ed anch’io mi considero tale, anche se ho una specializzazione che non ho mai sfruttato … Posso spiegarti alcune cose in modo non ortodosso, ma tu devi dimenticarti che queste cose te le ho dette io … Sai come diciamo noi, in questi casi …
- Dai, proviamo, Mad …
- La prima cosa sono i “quanti”, pensi di aver capito il concetto?
- Potrei dire di sì e, senza mentire, anche di no! …
- Questa è l’essenza della Teoria! … In realtà i misteri della teoria dei quanti sono più relativi ai principi scientifici che a quelli comuni …
- A parte gli scherzi, ti prego, dammi qualche delucidazione sul concetto di “quanto” …
- Hai mai versato dell’acqua? …
- Scherzi? …
- Prova, versane un poco, lentamente dal bicchiere nella tazzina … Molto lentamente.
- Ecco …
- Osserva … Hai notato, come l’acqua è scesa in un fiotto continuo, fino a quasi la fine e poi, invece che arrestarsi di colpo, ha formato delle gocce ed infine l’ultima goccia non è caduta, bensì è ritornata indietro e si è depositata sul bordo …
- Sì, l’avrò visto migliaia di volte, succede sempre, anche versando il vino, si forma sempre quella goccia, che non cade, ma poi ti macchia regolarmente le tovaglie …
- Ecco, quello che hai appena visto, è un bell’esempio di come può nascere il concetto di quanto. Se l’acqua scende dalla bottiglia, lo dobbiamo alla gravità, che la attira verso il basso e per la natura stessa dell’acqua, questa scende fluidamente, finché la quantità è tale da non subire alcun altra forza; ma quando questa quantità si riduce ed arriva ad un valore minimo critico, l’acqua assume un “comportamento al limite”, cioè per la natura del legame chimico debole dei liquidi, non riesce a rimanere compatta ed una piccola parte di essa viene trattenuta dalle forze che la legano al vetro del contenitore … Si tratta di forze di superficie debolissime, che tuttavia sono in grado di agire su quelle poche molecole d’acqua …
- Fin qui, credo di seguirti …
- Ti faccio notare che, non si vede mai in giro l’acqua in molecole, per quanto poca sia, la si trova solo in gocce: più grandi o più piccole, ma pur sempre gocce, altrimenti aderisce in pellicole sottilissime alle superfici, per poi, eventualmente, formare altre gocce. Possiamo considerare la quantità minima di acqua necessaria a formare una goccia, come il “quanto” d’acqua, ovvero la quantità che caratterizza un certo tipo di goccia, a fronte di una particolare serie di circostanze, per esempio quelle che abbiamo visto ora col tuo bicchiere …
- Quindi, il quanto è una convenzione, legata ad un contesto, non necessariamente una cosa a sé, voglio dire … La goccia è una forma che assume l’acqua, ma è alla fine è … Acqua!
- La goccia è acqua soggetta a particolari condizioni; come sempre, l’acqua assume la forma del suo contenitore, che deve circondarla di sotto e di lato, ma quando non è completamente “dentro”, o per niente, entrano in gioco le “forze” che le stanno intorno e che coinvolgono quasi sempre la gravità, più altre forze minori.
- Ok, procediamo …
- Anche la luce può essere immaginata in questo modo, con cautela ovviamente e con buon senso. Se la luce, o qualsiasi altra radiazione elettromagnetica, come i Raggi X, o gli Ultravioletti, ecc. Se la luce, dicevo, viene osservata nelle condizioni normali, non fa che “fluire”, cioè illuminare le cose, potremmo dire che le “bagna” … Ma, per tornare a noi, se portiamo la luce in particolari condizioni critiche, come abbiamo fatto col tuo bicchiere per l’acqua, anche la luce manifesta dei “comportamenti al limite” …
- Ti riferisci al "test delle due fessure"? …
- Anche, ma prima ancora, è utile ricordare che un semplice ostacolo, per la luce è già una “situazione critica” …
- In che senso? …
- Mettiamola così: finché è in volo non ci sono problemi, ma svanisce appena tocca qualcosa ed apparentemente cambia natura in modi che ci sfuggono, l’energia che trasporta si trasferisce, ma nel farlo si “deve” comportare, similmente alla goccia, in un certo modo. La luce non può “dividersi” in parti più piccole di una quantità prefissata, date certe condizioni deve formare delle “gocce” o, tecnicamente, dei “quanti” per poter essere assorbita dalle superfici che colpisce e questi “quanti” hanno un nome, sono i “fotoni”…
- Quindi chiamarli gocce di luce non sarebbe sbagliato …
- Potremmo anche dire “gocce di radiazione elettromagnetica”, perché tutta la radiazione si comporta così: dalle onde radio, alle radiazioni infrarosse; dalle microonde, all’ultravioletto; dai raggi X, ai raggi Gamma …
- Cosa le distingue?
- La quantità di energia che trasportano ed il tipo di danno che possono arrecarci nel colpirci …
- Tutte queste forme di radiazione, sono quindi riconducibili ai fotoni …
- Esatto, ecco perché il fotone è il “quanto di radiazione elettromagnetica”, cioè l’entità minima in cui essa può essere assorbita o emessa …
- Questa sarebbe la misteriosa “doppia natura” della luce, se capisco bene: mentre è in volo si comporta come un’onda, ma se incontra un ostacolo, si converte in energia in quantità ben precise, come quando l’acqua forma le gocce, per poter cadere dal bordo del bicchiere, ma … che succede ai residui …
- Ecco l’errore … Non ci sono residui, qui non vale più l’esempio delle gocce! L’acqua non riesce a dividersi più di tanto, in certe condizioni, ma in realtà è composta di molecole, mentre la luce non può esistere altro che in “quanti”: essa viene, non solo assorbita, ma anche emessa, dal Sole o da altra fonte, sempre e soltanto in quantità precise e cioè minimo un fotone alla volta. Quindi niente residui …
- Che cos’è, in sostanza, la Fisica dei Quanti?
- Un sistema di regole e leggi del tutto “arbitrarie” che descrivono la “Twilight Zone” … Come dite qui? …
- “Ai confini della realtà”, la serie televisiva, ma è una traduzione che non rende bene, diciamo pure una “zona crepuscolare” …
- Ecco sì, per capirci, una zona di confine, in cui non valgono le regole del vivere comune, in cui si verificano fenomeni, che non sappiamo “descrivere”. Questo però non deve impedirci di sfruttare le nostre conoscenze in altro modo …
- Che vuoi dire? …
- Partiamo dal fatto che, per adesso, non capiamo assolutamente cosa sia ciò che abbiamo di fronte: c’è una nebbia che nasconde alla nostra vista i dettagli, ma possiamo intravvedere delle cose … Partendo da ciò che possiamo vedere costruiamo delle regole empiriche e facciamo delle statistiche per seguire il fenomeno …
- Per esempio …
- In certi casi, nel “mondo classico”, nella vita quotidiana, si sceglie volutamente di vedere le cose … Let’s say form afar … Da lontano …
- Sì, sì …
- Vedi quel passante …
- Sì …
- Di lui possiamo dire un’infinità di cose … Che è un maschio, di razza bianca, alto circa 5 piedi e 5 inch … E così via … Ma potremmo dire anche, con buona approssimazione che ha un fegato, due polmoni, due gambe, due braccia, ecc. Ma se diciamo troppe cose ne viene fuori solo una gran confusione, un generico pour parler, senza costrutto, senza scopo … Se invece noi fossimo degli esperti, che so, di marketing, piuttosto che di gestione del personale, allora avremmo una prospettiva precisa nel valutarlo e a quel punto non ci interesserebbe la maggior parte delle cose che dicevo prima, mentre, per esempio, l’esperto di marketing noterebbe il suo vestiario per calcolare il suo status economico e la sua capacità di spesa, per proporgli l’eventuale prodotto che gli interessasse vendergli … Mi sto spiegando? …
- Tu vuoi dire che si può studiare qualcosa, non conoscendo o non volendo conoscere molte delle cose che la riguardano …
- Esatto! Che mi importa della sua milza? Quella interesserà al suo medico curante, a “me” interessa il suo portafoglio, ma quello non fa parte, in realtà, dell’individuo … E’ solo una delle sue “proprietà” … In tutti i sensi … Quindi io posso studiare l’individuo umano, anche senza sapere come e perché è fatto in un certo modo, sulla base dei suoi comportamenti e per scopi diversi dalla pura comprensione della sua natura …
- Sbaglio o stiamo parlando di statistica …
- Sicuro … L’individuo, io, te, ognuno di noi, può essere visto come un “quanto” di popolazione e studiato da diversi punti di vista e con diversi propositi …
- Se capisco bene, mi stai dicendo che la natura scientifica dei fotoni ci sfugge ancora, ma questo non ci impedisce di costruire una statistica dei suoi comportamenti …
- Very well … Ma nel fare questo, e con grandissimo successo, ci siamo tuttavia venuti a trovare nei guai … La natura statistica dei “quanti di luce”, nel corso del tempo, con ogni nuova scoperta, ha messo in crisi, tante, troppe nostre convinzioni scientifiche e non, che prima erano solide certezze …
- Dimmi quella che consideri più significativa …
- Se ti dicessi che, nel mondo dei quanti, un gatto può essere vivo e morto allo stesso tempo, finché qualcuno non va a vedere … Sarebbe abbastanza?
- Mi viene in mente il Poker … Ma ho capito a cosa fai riferimento, l’esperimento di Schroedinger … Ma in che modo va inteso, questo fatto per cui le cose dipendono da chi le osserva? … Può davvero essere esteso e generalizzato, un concetto del genere? …
- Non farmi domande troppo difficili … Sappiamo che nel microcosmo questa situazione è data, cosa rappresenti per noi è qualcosa che non mi sento descrivere …
- Torniamo alle cose più concrete … Eravamo alla statistica sui fatti del microcosmo …
- Assomiglia, in qualche misura, a quelle del nostro mondo quotidiano … Nel senso che, se vogliamo studiare gli individui come “quanti” di popolazione, occorre decidere a quale scopo lo facciamo, in modo da poter tralasciare tutti quegli aspetti che non sono funzionali ad esso … Per esempio, il responsabile del personale, può essere interessato ad una popolazione di dipendenti come fonte di costi e quindi studiare solo quegli aspetti, dei singoli individui (o quanti), che entrano in quest’ottica, tralasciando volutamente tutto il resto. In questo senso, passando alla “teoria dei quanti”, quello che noi non sappiamo, non ci impedisce di percorrere certe strade, piuttosto che altre …
- Quindi, per quanto complessa possa essere questa teoria, dall'esterno siamo in grado di cogliere alcuni degli aspetti generali; anche se difficilmente, ne potremo afferrare i singoli dettagli …
- Temo di sì, la Teoria dei quanti ci sta portano verso un nuovo mondo, ma non necessariamente verso una miglior comprensione del mondo …
- Non te la senti proprio di spiegarmi cos’è l’Entanglement?....
- I can try … Vediamo se questo esempio un po’ strampalato ti può chiarire le cose … Hai presenti i gemelli omozigoti?...
- Sì?
- Si diceva o si dice, che abbiano delle sensazioni in comune … Che, a volte, quello che succede ad uno venga percepito dall’altro nello stesso momento … Ne hai mai sentito parlare …
- Sì, vagamente …
- Diciamo che sia vero, 100% …
- Diciamo …
- Prendiamo due gemelli e facciamo una piccola prova, non troppo dolorosa, se sono d’accordo, naturalmente … Adulti e consenzienti …
- Naturalmente …
- Proviamo a pungere un dito del primo e controlliamo la reazione dell’altro che si trova in un'altra stanza … Se verifichiamo che entrambi sentono male la cosa è accertata e possiamo procedere col ragionamento … Got me?
- Gotcha! …
- Se questo comportamento è vero a breve distanza, non resta che provarlo a distanza maggiore, supponiamo in due edifici di due diversi isolati … E se ancora si verifica lo stesso comportamento, allora ripeteremo l’esperimento, mettendo i gemelli in due città diverse e se ancora funziona, passiamo a metterli in due nazioni diverse e poi in due continenti diversi … Diciamo che l’esperimento, un esperimento ideale ovviamente, abbia successo in tutte queste condizioni …
- Sto seguendo …
- Non ci resta che spostare uno dei due gemelli, diciamo su una navetta in orbita intorno alla Luna … Sappiamo che la luna dista abbastanza dalla terra, perché la luce impieghi circa un secondo per arrivarci e quindi due secondi per fare avanti e indietro …
- Ci sono …
- Diciamo che anche così l’esperimento funzioni perfettamente … Mi pare che qualcosa di pericoloso per la fisica cominci a manifestarsi, non ti sembra?
- Cioè, se i due gemelli sentono dolore nello stesso momento, come nel primo dei tentativi, è questo il punto vero …
- Good! Here’s indeed the point … Come può il secondo gemello ricevere il segnale di dolore istantaneamente, trovandosi sulla Luna, se il segnale più veloce che la nostra scienza Fisica può ammettere, impiegherebbe un secondo per raggiungerlo?
- Dovremmo ammettere che esiste una velocità del pensiero, o qualcosa di simile, che trascende ogni altra cosa … Ma saremmo abbondantemente fuori dalla fisica e dalla scienza …
- Good girl! Il nostro esperimento ideale ha i suoi limiti, perché noi non stiamo parlando di gemelli umani, bensì di una coppia di “fotoni entangled”, o se vuoi di due “quanti di luce” prodotti “in condizioni particolari”, che li rendono “gemelli”, per alcuni ben precisi loro aspetti o proprietà.
- Quindi, se ho capito bene, questo fenomeno, che in italiano chiamiamo “correlazione quantistica”, è una specie di “natura gemellare”, che rende “telepatici” alcuni comportamenti delle particelle di luce, o in genere di radiazione …
- Hai detto bene, la sostanza è questa e le implicazioni sono devastanti … Per la Fisica … Ma noi dobbiamo considerare che non stiamo studiando la cosa in sé, ci abbiamo rinunciato, per costruire una statistica da applicare a problemi pratici. Forse non stiamo usando lo strumento giusto per tirare certe conclusioni, forse i “fotoni entangled” non violano nessuna legge fisica, ma “attingono” a qualcosa che la nostra statistica, la nostra Teoria dei Quanti, non tratta … Così come la statistica di marketing non tratta di milze, di cuori o di cervelli; ma è tuttavia soggetta, per esempio, a comportamenti causati da “connessioni” da essa non identificate (o non ancora identificate) … Penso ai passaparola, che qualche volta, possono alterare previsioni statistiche, basate sul condizionamento mediatico e così via …
- Se capisco bene, per studiare le popolazioni occorre la sociologia, mentre per studiare l’individuo ci serve la psicologia e allo stesso modo per studiare i “quanti” ci serve la statistica della teoria dei quanti e della fisica quantistica, invece, per capire quel mondo ed il suo significato, forse ci servirà una nuova scienza …
- Molti ci stanno già provando, come sai, anche dai miei libri, ma è una strada piena di insidie e di tentazioni …
- Insidie ok, ma perché tentazioni? …
- Perché chi arriverà per primo sarà il nuovo Einstein, o Newton, o Galilei … E questa è una tentazione che può spingere a fare il meglio o … anche il peggio …
- Ti riferisci, se ricordo bene … Sì, a quelli che percorrono come forsennati le strade della pura teoria, per arrivare primi, a tutti i costi? …
- You said it …
- Cosa c’è oltre? …
- Oltre? …
- Ti chiedo il tuo pensiero, ovviamente, ora siamo solo due amici al bar …
- Oltre … Ci siamo noi … Ed in più di un senso …
- Ora siamo entrati nel mio campo, stai parlando di colui che ricerca e che, rimanendo dietro al suo strumento non partecipa al campo della sua stessa ricerca e sfugge ad ogni teoria e perciò continuerà sempre a porsi domande …
- Alcuni pensano che possa esistere una Teoria del Tutto, ma io sono un po’ scettico su questo punto … La Scienza Quantistica ci porterà sempre di più sulla strada della tecnologia e certamente cambierà il mondo o quello che resterà del mondo, ma temo che ci fornirà sempre meno conoscenza e sempre più fantascienza … Una fantascienza oscura



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