mercoledì 4 agosto 2010

Non c’è più tempo!

(What if time didn’t exist … ?...)



Abstract:
Quando il Professor Craig disse quella frase:
“… Il tempo non esiste, là fuori … Ma solo nella nostra percezione!”
Io ne fui sconvolto … Quali ne sarebbero state le conseguenze? … Che cosa, in quel caso, vi sarebbe veramente stato … Là fuori …? …


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Mi ricordo il primo giorno di lezione al corso di Filosofia per fisici … Il docente era il Professor Craig, mi pare Wilburn … Sì, ne sono certo Wilburn Craig! Esordì con quell’affermazione perentoria: “Il Tempo non esiste e, se esiste, non è fondamentale … Se voi lo percepite come tale, è perché siete vittime di una “evidente” illusione! …”
Io non riuscivo a credere alle mie orecchie, non perché dubitassi della possibilità di essere vittima di un’illusione (ne ho patite tante! …), bensì per le conseguenze che una tal eventualità comporterebbe … Se fosse effettivamente reale …
Molti anni dopo mi ritrovavo a spiegare gli stessi concetti ai miei studenti, quando mi persi per qualche istante in quel déjà vu …


- Il tempo del nostro quotidiano ci induce a credere ad un passato ormai concluso e definito, ad un presente in divenire e ad un futuro non ancora in essere, ma se appena ci lasciamo alle spalle l’arbitraria concezione newtoniana di un tempo assoluto e ragioniamo in termini di relatività generale, allora ci rendiamo conto che il futuro ed il passato non sono distinguibili e che devono già esistere “là fuori”; mentre il presente è del tutto irrilevante … Nella “fetta” di universo i cui io e voi viviamo questo momento, nel cosiddetto “tempo”, su Alfa Centauri si stanno verificando eventi vecchi di 4,365 circa anni luce! … Badate bene ho detto si stanno verificando!! … Perché noi non potremmo in nessun caso conoscere ciò che riguarda quel sistema in un presunto e assoluto “adesso” … Quello è il futuro ed esiste già in una “fetta di spaziotempo” in cui per noi saranno trascorsi 4,365 circa anni luce … Ed in tutto ciò, questo nostro istante non avrà avuto alcun particolare significato …

Il cestello ruotava sempre più velocemente ed il suono si faceva via, via, più acuto e fastidioso … Forse fu proprio quello stridio insopportabile ad interrompere la concentrazione ipnotica che mi aveva riportato alla mente quel fiotto di pensieri … O fu la voce dell’addetto, che continuava a ripetere, insistentemente …


- Signore … Signore … Scusi, Signore …
- Eh? … Cosa c’è? …
- Lo vuole un caffè? … Sto riavviando la macchinetta dopo la ricarica, faccio qualche caffè di prova, ne gradisce uno? …
- Ah, grazie! … Perché no …
- Prego … Tenga …
- Uhmm … Che buon profumo …
- E’ l’unico vantaggio di questo lavoro di schifo … La macchinetta si ricarica col caffè in chicchi, che poi viene macinato sul momento … Una vera fortuna! …
- Ci conosciamo? …
- La vedo spesso qui al Wash-O-Matic … Come molti single e non solo … Ho notato che legge spesso articoli di Fisica … Sarebbe il mio campo … Se avessi un vero lavoro …
- Piacere, sono Callender, Arthur Callender, Assistente al corso di “Tecnica di Scrittura”, qui vicino, alla UCLA …
- Piacere mio, sono Billy … William J. Kirk … Tuttofare al Wash-O-Matic, laureato alla UCSD, giù a San Diego, in vana attesa di un posto come assistente …
- Grazie del caffè Billy, puoi chiamarmi Art … Anch’io mi sono laureato alla UCSD e poi ho preso un Master in giornalismo scientifico e tecnica narrativa …
- … …
- Signor Billy … Signor Billy …
- Dimmi piccolo, che c’è? …
- Non c’è più la carta in bagno … Non posso asciugarmi le mani …
- Vieni con me piccolino … Rimediamo subito … Scusami Art, sono subito da te …
- Prego … Il dovere innanzitutto …


Mentre pronunciavo quella battuta, abbinata ad un sorriso complice, notai una giovane donna affaccendata con i panni, che scuoteva la testa e allargava le braccia … Risposi con un cenno di circostanza, ma fui quasi subito distratto dalla vista di una coppia in preda ad effusioni … Sembrava che avessero perso qualcosa ognuna nella gola dell’altra e che fossero certe di poterla recuperare a forza di linguate … Ero stato in dubbio per un po’, se fossero due donne o due ferramenta, poi optai per la prima idea … Forse anche a causa di quel loro baciarsi ostentato ed interminabile …
Billy tornò quasi subito e mi notò in quella contemplazione erotica, facendo qualche commento circa il fatto che si trattava di due lesbiche conclamate: Kitty e Kathy, la rossa e la bruna, che si divertivano a torturarlo due volte a settimana, con quelle loro pratiche ineludibili … Disse anche di averci provato un paio di volte, solo per scoprire che lo facevano apposta ad eccitarlo, per poi divertirsi alle sue spalle … Lì per lì non mi sembrò niente di che e cambiai discorso, perdendo anche di vista la scena in oggetto, per parlare con Billy di qualcosa di completamente diverso …


- Hai pubblicato qualcosa, Billy? …
- Poco ed è questo che mi preoccupa … Il tempo passa ed io mi sento sempre più tagliato fuori …
- Vedrò se posso metterti in contatto con qualche mia conoscenza … Io scrivo su alcune riviste scientifiche e forse posso farti assegnare qualche collaborazione … Proprio in questi giorni, per l’appunto, mi hanno rifilato una grana … Mi chiedono un articolo, con un minimo di originalità, che descriva la natura possibilmente non fondamentale del tempo in fisica …
- Favore per favore, permettimi di aiutarti, visto che si tratta del mio campo …
- Magari, Billy … Ad esser sincero, sono abbastanza in difficoltà … L’argomento è fin troppo abusato e trovare qualche spunto originale non sarà facile per me, considerando anche che si tratta di una pubblicazione divulgativa e quindi bisogna stare abbastanza coi piedi per terra …
- Hai già uno schema di massima? …
- Non lo chiamerei uno schema, più che altro ho una vaga idea di quello che voglio evitare e cioè una disquisizione teorica su termini astratti che poi lasciano il tempo che trovano … Vorrei cogliere qualche aspetto inusuale e magari da lì partire per presentare i riferimenti scientifici, del resto credo che ci si aspetti proprio questo da me, altrimenti avrebbero affidato l’articolo a qualcuno come te … Non credi? …
- Speriamo bene, Art … Per il futuro, intendo … Nel frattempo, cerchiamo di buttare giù qualche idea sparsa ed in seguito, tu provvederai a costruirci sopra l’articolo, come meglio credi …
- Ok! … Come la vedi tu la questione? … Sei fra quelli che attribuiscono validità al tempo, oppure no?...
- Fossi in te, Art, provvederei a sgombrare subito il campo dai pregiudizi che il grande pubblico, in special modo, si porta dietro, dalla propria formazione scolastica …
- Intendi i concetti di spazio e tempo assoluti di tradizione newtoniana …
- Sì, ritengo che, omettendo di chiarire bene queste cose, tutti gli altri discorsi difficilmente attecchiscono …
- … …
- Scusa, Billy …
- Dica, Signor Hughes …
- Hai da cambiarmi questi dieci dollari, per prendere una dose di detersivo? …
- Le faccio vedere la macchinetta per il cambio …
- E’ scarica, Billy, ci ho già provato …
- … …
- Glieli presto io, Billy, poi li potrà restituire a te, quando capita …
- Grazie Signor … ?
- Callender … Arthur Callender …
- Grazie Signor Callender, a buon rendere …
- … …
- Scusa Art ma questo mestiere è fatto così …
- Nessun problema, Billy,figurati … Stavamo dicendo? …
- Ti facevo notare, che il lettore generico si trova spesso in difficoltà di fronte a problemi di fisica teorica come questi … In realtà il concetto di tempo può anche essere considerato valido in termini, come si dice, “locali” … Tu sai che il vero problema non è il tempo nell’ambito del nostro sistema solare, dove, bene o male, ci fa gioco tenercelo così com’è … Il punto vero da evidenziare, secondo me, riguarda il tempo riferito all’intero universo, o comunque ad ampie porzioni del medesimo …
- Già, Billy … Bisognerebbe veicolare l’idea che il tempo, come lo conosciamo nel quotidiano è, appunto, un tempo dell’esperienza umana, dei fatti e del vivere quotidiano e che non può essere applicato pari, pari alla totalità del cosmo …
- Occorre, in ogni caso, Art, almeno accennare al fatto che fu Newton a prendere per acquisiti i concetti di spazio e di tempo assoluti …
- Ed anche che Einstein ne ha dimostrata l’incoerenza, oltre che l’arbitrarietà … Questo, ovviamente, va da sé …
- Il passo successivo, richiede un’introduzione al concetto di spaziotempo einsteiniano … E qui già ci troviamo di fronte al primo ostacolo per il profano …
- Dici bene, Billy, occorre presentare questo argomento in modo non ambiguo fin dall’inizio o va tutto all’aria …
- Art, non credi che il modo migliore sia quello di affondare il colpo subito, senza tanta delicatezza … Diciamo loro subito come stanno le cose e poi con calma, dopo lo shock, gli si spiega il perché le cose devono stare così …
- Terapia d’urto, eh? … Billy, tu suggerisci di introdurre, immediatamente, il concetto di quadridimensionalità del cosmo e la derivante conseguenza di un universo in cui passato e futuro sono già lì, fin dall’inizio, è così? …
- Art, o si accetta un cosmo in evoluzione nel tempo, oppure si deve affrontare la rinuncia al tempo, con tutte le sue conseguenze, per poi valutare quale delle due soluzioni sia meno assurda!!!
- Non posso che darti ragione, Billy, ma mi chiedo se non sia una cura un po’ troppo severa …
- Volevi essere “non banale”, Art … O sbaglio? …
- La prima cosa cui penseranno molti sarà: “La fine del libero arbitrio” … Confondendo fisica con metafisica …
- E sarebbe l’ora … Non credi, Art, che continuare ad “illudersi” sia un vero delitto? …
- Non voglio imbarcarmi in questa discussione, Billy, preferisco sospendere il giudizio …
- Ragazzo “giudizioso”! …


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Billy fu richiamato verso il fondo del locale dalle imprecazioni di qualcuno, che non riusciva ad aprire una delle asciugatrici … Io presi rapidamente nota delle ultime cose dette e quindi le rilessi, fermandomi, a tratti, per riflettere e chiosare, qua e là … Alzando gli occhi dal testo, lanciavo occasionali occhiate al mio bucato e, distrattamente, anche all’ambiente circostante … Fu così, che mi cadde ancora lo sguardo sulla coppia Kitty e Kathy, le quali stavano ancora “assaporandosi”, tal quale dianzi … Mi sembrò strano, perché era trascorso un bel po’ di “tempo” e l’orologio, proprio sopra le loro teste, lo testimoniava … Forse, preso dai miei pensieri, trattenni lo sguardo sulle due donne più del dovuto; sta di fatto che una di loro incrociò il suo sguardo col mio e, da quel momento in poi, il movimento delle sue labbra divenne ancor più eccessivo e la sua lingua prese a dimenarsi ancor più ostentatamente, mostrando un vistoso piercing … Non so perché, ad un certo punto non fui più capace di distrarre lo sguardo e, dal canto suo, la ragazza continuò a fissarmi, alternando maliziose strizzate d’occhio … Poi, come se le due s’intendessero al volo, si scambiarono di lato e a darmi quelle occhiate fu l’altra, la rossa …
Nel frattempo avevo notato le generose canottiere che entrambe indossavano, la notai specialmente nella prima, la bruna, che decisi di chiamare Kathy, e che, avendo un seno minuto, lo lasciava agevolmente intravvedere … Sembrava che si divertissero a fornire quello spettacolino a mio beneficio ed io non sapevo, o non volevo, perdermelo … Mentre riflettevo se era il caso di vergognarsi per quel mio lascivo rimirare, Kitty prese a scostare, più di quanto già non fosse, il bordo della canottiera di Kathy, scoprendo del tutto il seno minuto e mettendo in bella mostra il grosso e ritto capezzolo … Mentre compiva questo gesto, già mi era parso di notare un luccichio di metallo, ma non ne ero certo, fino a quando fu lei, accompagnando il gesto con lo sguardo malizioso, a rigirarsi fra le dita uno strano oggetto con le sembianze di un chiodo … Poteva trattarsi di un gioiello placcato con una punta lunga e acuminata e una testa semisferica … Lo vidi rigirato fra le dita di Kitty, così avevo battezzato la rossa, per un po’, senza capirne la ragione e senza stupirmi più di tanto, dato il ragguardevole numero di orecchini e ferraglie affini che le due sfoggiavano … Poi, d’improvviso, Kitty lo puntò proprio al centro del capezzolo di Kathy e, con un gesto rapido, l’infilzò, da parte a parte … Io trasalii, non aspettandomi niente del genere, ma, mentre un po’ di sangue colava fra le dita di Kitty, quest’ultima, con mio crescente stupore, rigirò con forza il chiodo fra le dita, intorcinando così il piccolo seno, che assunse presto l’aspetto di un panno strizzato … Non vedendo il volto di Kathy, potevo solo immaginarne l’espressione di dolore di lei e, nello stesso tempo, mi chiedevo lo scopo di quella scena, evidentemente a mio beneficio, ma forse, per loro, abituale …
Probabilmente, da un certo punto in poi, devo essere rimasto lì a guardarle, a bocca aperta, se non proprio con le bave alla bocca … Le due donne si trovavano di fronte a me, un po’ nascoste dalla fila centrale delle lavatrici e da vari cestelli appoggiati sopra di esse … Dopo un tempo non definito di quello strano stupore, ebbi l’impressione di essere a mia volta oggetto di attenzione e, come per necessità, spostai lo sguardo verso la mia sinistra e mi resi conto che una non più giovane donna mi stava osservando con occhi un po’ accigliati … Sapevo che non poteva aver visto la scena che mi aveva ipnotizzato, a causa degli ostacoli presenti e perciò doveva essere stata la mia espressione ad averla catturata … Cercai di apparire disinvolto e, con un vago cenno di saluto, richiusi la bocca ed alzai la rivista scientifica che avevo con me, in modo che l’intestazione fosse ben evidente, poi farfugliai qualcosa, come se riflettessi fra me e me …
In quel momento, alle mie spalle sentii la voce di Billy, che nel frattempo si era riavvicinato …


- Hanno fatto il solito giochetto anche con te, vero? …
- Cosa? …
- Ti ho visto poco fa … Come le guardavi … Tale e quale a me, le prime volte …
- Ah! … Si … Curiose, quelle due … Chissà che gli prende …
- Non so che gli prende, ma so per certo che è dannatamente contagioso!...
- Mi sa che qui, con tutte queste distrazioni … Il nostro bel ragionamento sta andando in malora, Billy …
- Scusate se m’intrometto …

Era la donna “non più giovane” di prima; quella che mi guardava in modo strano, mentre io guardavo in modo ancora più strano le due ninfette …

- … Ho sentito, involontariamente, i vostri discorsi di poco fa … Posso suggerirvi un possibile punto di vista alternativo? …
- … Ma prego, si accomodi … E’ la benvenuta! …
- Mi chiamo Lisa, sono un ex docente di matematica, in pensione … Ora mi dedico, a tempo perso, ad approfondire gli studi di gioventù …
- Piacere, Lisa, io sono Art e lui e Billy, ma forse voi vi conoscete già? …
- Sì, Billy lo vedo spesso e posso dire che è sempre stato un gran cavaliere nei miei confronti …
- Grazie,signora, bontà sua …
- Allora, ragazzi … Vogliamo prendere questo “toro” per le corna? …
- A lei la parola, madame …
- Da qualche anno ormai, ho molto tempo per leggere e per riflettere e sono sempre più dell’idea, che le prove scientifiche a disposizione ci portino inesorabilmente verso la conclusione di cui voi parlavate poco fa e, se mai, ben più oltre in quella direzione …
- In che senso, Lisa, vorrebbe specificare …
- Certo, Billy! Vedi, è ormai più di un secolo dalla pubblicazione della teoria della Relatività, eppure nel nostro linguaggio corrente, si continua a parlare come se non esistesse … Si continuano a considerare spazi e tempi assoluti e si continua a ragionare come se tutti i fenomeni si manifestassero su questo arbitrario “palcoscenico” …
- Ne convengo, questo è un serio problema culturale. Tuttavia sappiamo quanto sia difficile applicare la relatività alla vita quotidiana e di conseguenza adattarvi un linguaggio più consono alla realtà così come la vede la scienza odierna … Noi siamo in un certo senso costretti a “vivere” ed esprimerci in termini “classici” …
- Lei dice cose sensate Art; tuttavia, così facendo, accettiamo di imprigionare noi stessi un circolo vizioso, fatto di “allucinazioni classiche”, una vera e propria trappola culturale …
- Lisa, la “visione newtoniana del mondo”, o come diciamo spesso la “visione classica”, è pur sempre coerente, per l’interpretazione dei fenomeni come occorrono sulla superficie del nostro pianeta e, d’altra parte, non è emersa alcuna proposta alternativa concreta …
- Billy, quello che “conviene” non è necessariamente anche la “miglior” soluzione … Come dicevi tu stesso, poco fa, è necessario che, prima o poi, si faccia fronte a tutte le conseguenze che un nuovo concetto comporta, anche se non sono necessariamente gradevoli … Nel caso di specie, se nemmeno a livello di argomentazioni teoriche si fa fronte ai problemi, allora è inutile “ricercare”! …
- Qual è la sua idea sull’impostazione del mio articolo, Lisa?
- Io butterei lì i semplici fatti, come ce li rivela la scienza e le conseguenze che ne derivano, senza nascondere nulla, a rischio di andare incontro al paradosso! Peraltro, se ci fate caso, ormai è pieno in giro per il mondo di scienziati che le sparano grosse e poi si divertono a commentare il botto …
- Questo è vero! Ogni allusione alla “casta” dei teorici delle stringhe è puramente accidentale …
- Non toccare quel tasto, Billy, ne ho già avuto abbastanza per due vite! … La prego Lisa, vada avanti …
- Il primo argomento da introdurre, ovviamente, è lo “spaziotempo”, Questo argomento è la base di tutto e quindi va spiegato bene … Solitamente non lo si fa e quindi il concetto non viene capito nelle sue conseguenze: non consideriamo più un “luogo” ed un “tempo” separati e distinti, ma un cosmo il cui contenuto possa essere “rintracciato”, grazie ad un sistema di coordinate spaziotemporali, appunto. La totalità del cosmo “è”! Lo spaziotempo include passato e futuro e preclude qualsiasi ipotesi di presente!
- E … Dargli da mangiare direttamente topi morti? …
- Lo so Billy, l’ho messa giù dura, ma se non si prendete questa strada, l’articolo non potrà che essere “uno dei tanti” …
- Beh, Lisa, devo dire che, anche dal mio punto di vista, lei ha fatto un bel salto nell’iperspazio! …
- Può essere che tu abbia ragione Art; io me ne sto da troppo in disparte e forse sto perdendo il senso delle cose …


Proprio in quel momento arrivò di nuovo il ragazzino a chiamare Billy, asserendo che c’era un uomo morto in bagno e che non c’era più sapone per lavarsi le mani …
Billy era evidentemente scocciato, ma anche consapevole che la madre del piccolo lo stava osservando e quindi si sforzò di assumere un’aria conciliante e propose al piccolo, ammiccando nel contempo alla sua mamma, di andare insieme a ricaricare la saponiera, approfittandone per “soccorrere l’uomo morto” …
Lisa sembrò incuriosita e si alzò, dichiarando di voler approfittare dell’interruzione, per una propria esigenza fisiologica …
Io fui colto alla sprovvista e decisamente infastidito da quest’ulteriore turbativa … Diedi un’occhiata alla mia lavatrice per verificare il punto del programma e poi alzai gli occhi incappando ancora una volta nella coppia erotica … Qualcosa era cambiato, ora le due donne erano tranquillamente sedute e mi notarono subito … Io rimasi a guardarle, studiando il loro volto, finalmente in modo frontale … Loro, quasi all’unisono, mi sorrisero, con quella solita aria, un misto tra provocatorio e strafottente … E senza quasi che me ne accorgessi Kitty portò la mano alla bocca e si passò la lingua tra le dita, facendomi notare come stesse leccando via il sangue rimastovi e, contemporaneamente Kathy sollevò la sua di mano facendola scorrere lungo la spallina della canottiera sul seno dove la stoffa tirata evidenziava chiaramente la sagoma del chiodo che ancora infilzava il capezzolo sinistro … Tutta la scena, se possibile, era ancora più intrigante e stimolante di quelle precedenti … Io cominciavo a capire il punto di vista di Billy e mi rendevo conto che negare l’efficacia di quel loro “gioco”, sarebbe stato un gratuito diniego dell’evidenza, un’evidenza “solidamente fisiologica”! …
Kathy e Kitty si alzarono, dirigendosi verso di me, con mio grande disorientamento e terrore … Non avevo niente di minimamente proponibile da dire e sperai che fossero dirette verso la macchinetta delle bibite, ma non era così …
Kathy e Kitty si avvicinarono lentamente e, in un modo plateale, fecero finta di interessarsi alle ceste di biancheria che, poco prima, fungevano da ostacolo per gli altri alla scenetta che mi avevano somministrato … Kathy chiacchierava con l’amica, mentre rigirava uno dei contenitori, nascosto dietro al quale scopriva il capezzolo trafitto e ripeteva il gesto di torsione del chiodo, che io avevo supposto doloroso … Ma dalla sua espressione appariva tutt’altro … Ad ogni giro, si limitava a sorridere, mordendosi impercettibilmente la parte superiore del labbro ed increspando appena i lati del naso … Poi prese la mano di Kitty e se la appoggiò sul chiodo, guidandola con la propria nella ripetizione del gesto … E ancora, con le proprie dita raccolse il sangue e se lo portò alle labbra … E dalle sue labbra, Kitty lo raccoglieva con le proprie …
Questa scena durò pochi secondi, poi con sorprendente disinvoltura, Kitty ricoprì il seno dell’amica e si mosse verso di me …


- Possiamo offrirti qualcosa da bere? … Stiamo andando al distributore …
- Ehm … Chi? … Cosa? … Dici a me? …
- E a chi altro, sennò? …
- Ehm … No! … Ehm, cioè si …
- Sì o no? …
- Sì, sì … Grazie …
- Magari, se mi dici cosa …
- Cosa? …
- Cosa prendi? … Sveglia! …
- Ah, si … Scusa … Ehm … Una Coca … Sì, una Coca …
- Ok, resta pure seduto, te la portiamo al ritorno …
- Molto gentile … Davvero! …

Kathy la seguì, passandomi vicino, col suo solito sorriso … Fin troppo vicino …


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Mentre le due amiche si allontanavano verso i distributori, Billy, Lisa ed il piccolo scocciatore stavano tornando dal bagno, ma io ero ancora intontito dal profumo che Kitty, sfiorandomi, aveva depositato intorno a me … E forse ancor di più, da tutta la situazione e da quella fugace conoscenza … Finché erano rimaste lontane, era solo il loro aspetto ad essere in gioco, ma quando si erano avvicinate, avevo percepito tutta la loro fisicità e il mio stato mentale si era improvvisamente aggravato …
Sentivo che Lisa e Billy scherzavano col bambino e con un signore corpulento dietro di loro, ma ci volle tempo perché riuscissi a tornare dal “luogo” nel quale ero stato sospinto poco prima …


- E’ sicuro di non volere che chiami un’ambulanza, signor Hughes? …
- Chiamami pure Salinger, Billy … No, davvero, ora sto meglio … Deve essere stato, quel dannato hotdog … Non so dire quale però …
- Come sarebbe Salinger …?
- Sai, Billy … Credo di averne trangugiati almeno tre, se non quattro … Io sono fatto così! … Quando mangio, non so tenermi a freno … Credo che sia anche abbastanza evidente …
- Lei è davvero grande, signore! …
- Magari, fossi “grande”, piccolo … Purtroppo invece, sono semplicemente “grosso”, troppo grosso! … E ti assicuro che non è la stessa cosa! … Sappi che grandi ci può rendere solo il Signore, mentre grosso mi son fatto da me! …
- Tommy, smettila di scocciare i signori, vieni qua e sta un po’ fermo … Leggi il tuo fumetto! Che te l’ho comprato a fare, se no? …
- Non importa signora, anzi è stato suo figlio a segnalarci che il signor Hughes si sentiva male in toilette …
- Davvero? … Ma che è successo? …
- Billy, grazie a suo figlio, mi ha trovato e, con un contenitore di ammoniaca messo sotto il naso, mi ha fatto rinvenire … Ero svenuto in bagno, forse a causa di un malessere digestivo … Devo essere grato a suo figlio, ho rischiato di cadere per terra e magari di farmi male davvero …
- Bravo Tommy, mi fa piacere che ti sia reso utile, ma ora lascia stare i signori e vieni a metterti qui seduto per un po’ …
- Sì, mamma …


Stavo assistendo a quella scena, senza quasi capire quel che si diceva … Poco a poco, guardando le labbra dei presenti muoversi e sentendo i suoni delle voci da lontano, cominciai a far mente locale … Mi resi conto che Lisa si era avvicinata a me con un sorriso cordiale e Billy stava indicandomi a quel tale Hughes …
- Si sieda un attimo qui con noi, Salinger, in modo che la possa tenere d’occhio, mentre si riprende … Le posso presentare il mio nuovo amico Art …? … Art, questo è Salinger …
- Piacere, Art Callender …
- Piacere mio, Art, sono Salinger Hughes … Credo di aver letto qualcosa di suo, il nome non mi è nuovo …
- Curioso nome il suo …
- Mio padre me lo affibbiò in onore dell’autore e così, come spesso accade, un cognome si è trasformato in un nome …
- E lei, “The Catcher in the Rye” lo mai ha letto? …
- Da piccolo, per la curiosità, ma non credo di avergli dato molta importanza … In seguito non ho mai trovato il tempo di riprenderlo … Io ho seguito una strada tutt’affatto diversa e mi sono formato per essere un predicatore, ho seguito studi prevalentemente teologici … Anche se questo non giustifica la trascuratezza verso la letteratura … Signora …?
- Lisa Rae, ma può chiamarmi Lisa … Tutti noi finiamo per trascurare qualcosa … In fondo è inevitabile, non crede? …
- E’ un pensiero profondo, Lisa … Ma forse è sprecato nel mio caso, io ho finito per rovinare tutto a causa della gola … Un peccato banale, una ben misera fine per un aspirante teologo … Io ho provato a combattere una battaglia e l’ho persa … E forse con quella battaglia ho perso definitivamente anche la guerra … Oggi sono solo un peccatore, schiavo di un vizio che mi consuma, senza darmi più alcun piacere …
- A mio modo di vedere, lei sta meglio di altri, perché è consapevole del suo problema e questo è un primo passo per poter vincere qualche battaglia … Ed è molto di più di quanto altri possano dire …
- Lisa, lei è una donna saggia … Spero che sia anche una brava preveggente …
- Adesso si sente meglio, Salinger? …
- Sì, Lisa, molto meglio, grazie … Immagino di aver interrotto qualcosa, con la mia involontaria esibizione …
- Eravamo qui ad aiutare Art, deve scrivere un articolo e tutti noi volevamo contribuire …
- A davvero, Art … Le spiace se partecipo? …
- La prego … Eravamo tutti in attesa che Lisa ci esponesse il suo punto di vista …
- Se non sbaglio, Art, si stava dicendo, invece, che sono su posizioni un po’ troppo sopra le righe …
- Non per me, Lisa …
- Né per me … Sia io che Billy, comprendiamo, quello che proponi, tuttavia io sono preoccupato di trovare un punto di equilibrio, che consenta al pubblico generico di afferrare il senso di ciò che affermiamo …
- Il “pubblico generico” è abituato alla “fiction” ormai e ad ogni genere di storie, raccontate nei modi più estremi … Stiamo parlando di una platea smaliziata … Noi non possiamo inventarci niente di più stupefacente di quanto già non gli abbia propinato qualche telefilm di fantascienza o, peggio, una qualunque “situation-comedy” …
- In questo non le si può dare torto, Art …
- Il punto, secondo me, non è più e non è tanto la “stranezza” di quello che proponi … La “differenza” vera la faranno le elaborazioni con cui tratti gli argomenti … Il lavoro vero è quello: mettere insieme i dati in modo logico e coerente, esponendoli spudoratamente alla critica, ma i tuoi critici saranno costretti a loro volta a confrontarsi con le tue tesi e non potranno più ignorarle …
- Va bene, Lisa, ma ora sta a te esporre il seguito del tuo pensiero … Vediamo a cosa ci porta …


Mentre dicevo quelle parole, vidi Lisa alzare lo sguardo, come se il mio invito avesse dovuto cedere il passo a qualcosa di incombente … Non capii subito cosa l’avesse turbata, finché non vidi una lattina di Coca venir depositata sul tavolo di fronte a me, da una mano inanellata e macchiata qua e là di rosso … Ero in preda al più totale imbarazzo, prima ancora di voltarmi, per vedere Kitty, che si era sporta sopra di me, per compiere quel gesto … Balbettai qualcosa di simile ad un grazie e, con pretesa disinvoltura, aprii la lattina, portandola alla bocca … Naturalmente fui vittima della pressione del liquido e me ne rovesciai un bel po’ addosso … Kathy, quella che io “chiamavo” così, ridendo si rivolse genericamente a me …


- Attento cocco a non affogare nella Coca …
- Accidenti che sbadato … Finirà che dovrò lavare anche i panni che ho addosso …
- Art, non sapevo che le conoscessi? …
- Veramente, Billy, si sono solo offerte di portarmi da bere … Non direi che …
- Che ti prende, cocco? … Abbiamo o non abbiamo parlato poco fa … Che vorresti di più? … Conoscere la mia famiglia? … E’ così che mi ringrazi? …
- Non mi fraintenda, signorina … E’ stata gentile a portarmi da bere, ma non ho il piacere di conoscere il suo nome, se non sbaglio …
- Ti accontento subito, cocco, io sono Kitty e la mia amica è Kathy …
- Ma, io credevo …
- Cosa credevi, pensi che mentirei sui nostri nomi …
- No, per carità … Non mi permetterei …
- E vorrei vedere …


Mentre io m’impantanavo in quel ginepraio psicomotorio, tutti gli altri, subornati da Billy, se la stavano ridendo, sotto i baffi … Io, di lì a poco me ne accorsi e, alla fine, ci risi sopra con tutti gli altri … Intanto, anche le due amiche si erano un po’ sciolte e ridendo, anche loro, si misero a sedere sulle lavatrici, accanto al nostro gruppetto di pensatori …

- Art, se hai finito di “bere” … Possiamo riprendere il nostro discorso …
- Scusami, Lisa, vai pure avanti …
- Supponiamo che tu presenti ai tuoi lettori, per cominciare, l’idea dello spaziotempo quadridimensionale, da intendersi come una specie di “ipersolido”. Questa entità, se viene utilizzata come rappresentazione del cosmo sul piano di un foglio, può essere esemplificata come un filone di pane, lungo a piacere, e con le due estremità convergenti in punte arrotondate. I due estremi rappresentano gli ipotetici BigBang e BigCrunch.
- Ipotetici, in quanto noi stiamo per negare sia l’eventuale origine, che l’eventuale fine del cosmo, laddove neghiamo il tempo …
- Esatto! Ma per il momento rappresentiamo nel nostro filone di pane i dati che la scienza ci fornisce … Tuttavia, essendo proprio uno di questi dati a stabilire che spazio e tempo sono elementi dati della metrica e cioè semplici “coordinate” per localizzare gli eventi nel nostro “filone di pane”, non ci resta che analizzare questa nostra idea di spaziotempo, mettendo le “mani in pasta” …
- Quindi, Lisa, tu stai proponendo che il “filone di pane” corrisponda al nostro universo fisico per il lato della larghezza, rinunciando per motivi pratici alla sua tridimensionalità, e quindi per la sua lunghezza esso rappresenta lo stesso universo per tutta la durata di quello che sarebbe il tempo, ma un tempo che in questo esempio non esiste, in quanto si materializza alla stregua dello spazio …
- Più o meno … Dobbiamo affinare il nostro esempio strada facendo, per adattarlo allo scopo … Quello che conta è che noi abbiamo chiara in testa l’idea che il nostro “filone di pane” rappresenta tutto! E’ tutto! Ed è per questo che, osservandolo, non abbiamo modo di individuare passato e presente: il filone può essere visto, indifferentemente, da qualsiasi estremità e, quel che più conta, non v’è modo di stabilire quale sia il “presente”! …
- Lisa, tu hai chiaro in mente, dove stai andando a parare? …
- Sì, Billy, ma non è detto che sia la risposta definitiva, mi basta che alla fine, noi tutti si sia fatto anche un solo passo in avanti …
- Ok, vai per la tua strada, Lisa, a questo punto, voglio proprio conoscere tutta la storia …
- Grazie, Art … Ora, se noi affermiamo che il nostro “filone” è un esempio del nostro cosmo, in cui la cosiddetta metrica è uno spaziotempo quadridimensionale, come identifichiamo un determinato evento? Cioè se volessimo identificare questo momento all’interno del nostro “pane”, come potremmo fare? …
- Diciamo che potremmo tagliare una “fetta di pane”, trasversalmente in cui sarebbe incluso il nostro “presente” e quello di tutto ciò che è simultaneo ad esso nel resto dell’universo …
- E’ un punto di vista apparentemente corretto, Salinger, ma come avrà notato, i nostri due amici scuotono la testa … Forse Billy è il più adatto per chiarire questo punto … Vero? …
- Vede, signor Salinger, il problema è particolarmente evidente grazie a questo esempio, perché non è affatto così semplice tagliare questo nostro “filone di pane” … Per poterlo fare, dobbiamo sottostare alle leggi imposte dalla teoria della Relatività … Voglio dire che non ci è consentito di tagliare il nostro pane trasversalmente come verrebbe istintivo … In realtà, un coltello relativistico ci obbligherebbe a tagliare, una volta individuato il punto in cui ci troviamo noi, secondo delle linee obbligate che, passando per quel punto, seguono una direttrice fissata dalla velocità della luce …
- La velocità della luce? …
- Temo di sì, Salinger …
- Come ci entra? …
- Il problema è che quando noi, qui sulla terra, viviamo il nostro presente, pensiamo che ovunque altrove ci sia un presente simultaneo, in cui altri vivono il loro presente … Tutto questo può anche essere accettato, per convenzione, sul nostro pianeta e magari nei nostri dintorni … Quello che non si può fare è estendere questa idea di simultaneità a tutto l’universo …
- Come sarebbe? …
- Vede Kathy …
- Ehi, io sono Kitty, non facciamo confusione …
- Chiedo scusa … Dicevo, Kitty, ciò che noi possiamo considerare come simultaneo non può essere, astrattamente un presente assoluto, perché in nessun modo tale eventualità sarebbe verificabile e ciò equivale quindi ad una affermazione gratuita …
- Non ho capito niente …
- Ottimo! … Vedi Lisa, questo è un campione dei lettori e questa osservazione dimostra qualcosa, non credi? …
- Ehi, cocco, non sono mica scema …
- No, non è quello che intendevo …
- Vede, signorina …
- Mi chiamo Kitty … “Signora” …
- Vedi, Kitty … A proposito, io sono Lisa …
- Tanto piacere … E lei, è Kathy …
- Ciao, Kathy …
- Ehilà … Come va? …
- Bene, grazie … Dunque, scusa Billy, se t’interrompo … Quello che stiamo cercando di tradurre in parole semplici, per i non addetti ai lavori …
- Ecco, adesso si che mi piaci, Lisa, non addetti ai lavori mi sta bene … Io non lavoro e non sono nemmeno un’addetta …
- Sì, naturalmente … Ecco, stavo dicendo, che per tagliare una fetta del nostro “filone di pane” dobbiamo considerare quegli “avvenimenti” che sono “realisticamente” simultanei e non semplicemente quello che accade, in un presente indicato da un orologio al nostro polso … L’unico modo per collegare gli eventi distanti nel nostro universo è quello di associare eventi che siano “conoscibili” e ciò richiede che la simultaneità non sia “istantanea”, ma vincolata alla massima velocità alla quale può viaggiare una qualsiasi informazione e questa velocità massima è appunto la velocità della luce …
- Scusate se interrompo, ma questo è un punto importante e vorrei sapere, se tutti i presenti lo hanno compreso …
- Io no … Scusate, ma stavo soffiando il naso a Tommy … Potreste spiegarmi perché non possiamo avere un solo presente per tutto l’universo e tagliare la pagnotta semplicemente di traverso …
- Vede, signora …
- Verna, mi chiamo Verna …
- Si … Verna … Come stavo dicendo … Uhmm … Cosa stavo dicendo …
- Ora, se permetti, Lisa, riprendo io
- Dai, Billy, vai avanti tu …
- Allora … Innanzitutto, quello che noi comunemente intendiamo per “presente” nella vita quotidiana, presuppone, badate bene … Intendo dire “inconsapevolmente” presuppone, che gli eventi che arrivano alla nostra attenzione, lo facciano “istantaneamente” … Solo se ci fermiamo a ragionare, ci rendiamo conto che, per esempio, se qualcuno ci saluta dalla luna, noi lo vedremo dopo poco più di un secondo e se lo stesso saluto ci viene dal sole, noi lo sapremo circa otto minuti dopo …
- Davveroooo? …
- Sì, Kathy …
- Io sono Kitty … Vuoi che ti faccia un disegno? …
- Scusami, Kitty … Dicevo, dunque, che più ci allontaniamo dai nostri dintorni, più estreme diventano le divergenze in questione … Un esempio valga per tutti, quello che accade su una stella a 4-5 anni luce dalla terra dovrebbe essere ciò che noi vediamo oggi con i telescopi o ciò che effettivamente succede laggiù in corrispondenza di questo nostro presente e che noi non conosceremo mai, ma che apparterrà al presente dei nostri discendenti tra quattro o cinque anni? …
- Perché guardi me? … E che ne so io! …
- No, Kitty … Dicevo un po’ a tutti … Era una domanda retorica …
- Dai, Billy … Va avanti …
- Naturalmente, Salinger, non voglio affermare che esista una risposta univoca … Ma, ragionevolmente parlando, l’unico tipo di simultaneità, o di presente, che abbia un senso … L’unica fetta del nostro filone di pane che abbia un senso pratico, deve essere tagliata con un’inclinazione tale da includere quegli eventi cosmici, che “possono” materialmente essere conosciuti, ovvero raggiunti in termini di velocità massima, cioè, allo stato delle conoscenze, alla velocità della luce. Se un domani si dimostrerà, che sia possibile trasmettere informazioni a velocità maggiori, ovviamente dovremo rivedere tutta la faccenda …
- Quindi …
- Quindi, l’unico “coltello” che possediamo può tagliare solo fette “inclinate”, a formare un doppio cono, passante per il punto che ci interessa e la cui angolazione é proporzionale alla velocità della luce …
- Cos’è questa storia del doppio cono? …
- Permetti, Billy? …
- Prego, Lisa …
- Vedi Verna, il punto chiave di tutta questa discussione, è proprio il tentativo di spiegare come un universo siffatto, non preveda il tempo come distinto e diverso dallo spazio, bensì il cosiddetto spaziotempo, che perciò stesso prevede, per ogni evento, uno sviluppo sia nel verso del passato, come in quello del futuro … Quindi, il nostro presente è il passato di qualcun altro già adesso, così come per qualche stella lontana noi solo adesso stiamo osservando il presente di qualcun altro … In questo modo presente, passato e futuro non sono che convenzioni del tutto arbitrarie … Per quanto assurdo tutto ciò possa sembrare …
- Mamma mia! …


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Quell’accorata espressione di disappunto, da parte di Verna, fece calare il silenzio per qualche istante, come se ci fosse stata una presa di coscienza, da parte di tutti, che la piega presa dal discorso stesse mietendo le prime vittime … Lisa propose di prendersi una pausa, per procurare del caffè per tutti quanti, poi avrebbe provato a riproporre la questione in termini, auspicabilmente, più abbordabili …
Kitty e Kathy si offrirono di fare da cameriere, dopo che Salinger pretese di offrire per tutto il gruppo … Ognuno si era poi dedicato al proprio bucato, anche le due amiche fecero prima un giro davanti alla loro lavatrice, per poi dirigersi verso i distributori, ma stranamente ripassando davanti a me … Kathy … O era Kitty? … Beh, insomma, quella delle due col chiodo conficcato nella carne, fece in modo di passarmi davanti scoprendo il seno trafitto, ostentatamente … Un po’ come fanno i poliziotti in borghese, per mostrare il distintivo, celato sotto al risvolto della giacca … Lo fece con quel suo sorrisetto malizioso e accentuando al tempo stesso l’ancheggiante incedere …
Dopo che tutti furono ritornati intorno alle fumanti tazze di caffè, si creò un fitto scambio di opinioni fra coloro che si erano aggregati via, via al nostro terzetto iniziale, ognuno aveva perso qualche parte della discussione e cercava di farsi ragguagliare da qualcun altro, che a sua volta mancava di qualche elemento … Lisa mi stava spiegando che non si aspettava una platea di quel genere è che perciò forse era partita volando troppo in alto … Billy suggerì di approfittarne per vedere se si riuscisse a sfruttare quell’inatteso pubblico per testare i nostri argomenti … Io insistetti perché fosse Lisa, comunque, a continuare l’esposizione della sua originaria tesi: dovevo ancora sentire la parte più importante della sua idea …
Brindammo scherzosamente, coi bicchierini di plastica del caffè, per ringraziare il generoso Salinger e poi tutti sembrarono rivolgersi all’unisono verso Lisa, quasi a riconoscerne l’autorità … Quasi a voler sentire ancora un po’ di quell’astrusa favola, che lei sapeva rendere così allettante … Lisa ne sembrò piacevolmente sorpresa e fece un vago gesto come per chiedere se fossero tutti d’accordo a sentire lei … E tutti annuirono …


- Visto che, strada facendo, il nostro piccolo gruppo si è allargato e si è altresì arricchito di competenze diverse … Sarà il caso che io provi a ripartire, questa volta un po’ più da lontano … Diciamo pure che nessuno sta cercando di stravolgere il senso del mondo che conosciamo, ma che, piuttosto, stiamo cercando di allargarlo, per comprenderne una fetta più grossa, se non proprio l’intero universo … Per far ciò occorre introdurre qualche nuova parola e qualche “strana” nuova idea …
- Scusa se t’interrompo, Lisa, ma perché prima cercavi in tutti i modi di fare a meno del tempo? …
- Vedi, Salinger, non si tratta di “volere”, ma di “costatare” … Nel senso che, qualche volta, per allargare l’orizzonte, bisogna togliere di mezzo qualche cespuglio di troppo …
- Per te, l’idea di “tempo” sarebbe una specie di eccesso di vegetazione? …
- Di nuovo, non l’”idea”, ma il “pregiudizio” … Il tempo, come siamo abituati a considerarlo dopo tanti secoli di storia, si porta dietro troppe “implicazioni” ed è controproducente inglobarlo pari, pari in un ragionamento scientifico … Mi segui? …
- Ok, Lisa, ma perché eliminarlo del tutto? …
- Partendo da una base solida come la teoria della Relatività, ci limitiamo a fare un passo per volta lasciando fuori tutto ciò che non si rende esplicitamente necessario introdurre … Se, ad un certo punto, il tempo si rendesse necessario, non avrò alcun problema a riconsiderarlo, ma stabilendo al contempo una precisa definizione e circoscritta del termine … Per il momento la teoria ci dice che tempo e spazio non sono che semplici metodi metrici atti a recuperare un evento nello spazio quadridimensionale ed in questo senso è più corretto indicarli col neologismo “spaziotempo” …
- E’ questo che intendevi parlando del “filone di pane”, poco fa? …
- Esatto, Verna … Il “pane” in questione è un filone di quelli farciti, con al proprio interno uvetta e canditi vari che rappresentano le galassie, le nebulose, i quasar e tutte le altre entità cosmiche che costellano i cieli …
- E noi? …
- Noi facciamo parte di una di quelle galassie, in un punto qualunque di quel filone di pane, Kitty …
- Io sono Kathy! …
- Scusa, Kathy … Il punto che stavamo cercando di spiegare prima, riguarda il significato che hanno, per noi, gli altri oggetti nel cosmo; parlando del filone, che rapporti esistono tra il nostro e gli altri chicchi d’uvetta o canditi che dir si voglia …
- Puoi ridirlo? …
- Certamente, Kathy … Se noi prendiamo ad esempio della nostra galassia uno qualunque dei chicchi di uvetta e vogliamo capire che relazione esiste con gli altri frutti presenti nel filone, dobbiamo chiederci, prima di tutto se ciò è possibile …
- In che senso, Lisa? …
- Nello stesso senso che avrebbe chiedersi se possiamo parlare ad una persona qualunque … Prima di tutto bisogno capire se è alla portata della nostra voce … Se fosse dall’altra parte del mondo, per esempio, sarebbe impossibile farlo direttamente e quindi si renderebbe necessario ricorrere ad un mezzo, come il telefono, oppure la posta … Ma se non ci rendiamo prima conto delle posizioni relative, rischiamo di parlare al vento … Non credi, Verna? …
- Sì, credo di cominciare a capire cosa intendi …
- Tornando al nostro filone … Tu stai dicendo che per prima cosa occorre capire a che distanza si trovano i chicchi o i canditi, prima di capire se possono comunicare …?
- Certo, Salinger, ma dobbiamo anche trovare il giusto mezzo, per effettuare questa misura, non possiamo usare i metri o i chilometri e dobbiamo considerare che il nostro filone non misura solo spazio, ma anche tempo, almeno per il momento …
- Quale sarebbe, Lisa …?
- Per vari motivi, Kitty, che non è il caso di enumerare adesso, il metodo migliore è utilizzare la velocità della luce … Vi basti sapere che non conosciamo nulla, ad oggi, che possa viaggiare più velocemente e quindi questo è il limite di ogni possibile misura nello spaziotempo …
- Come si fa? …
- Ripartiamo del nostro filone di pane farcito … Scegliamo un chicco di uvetta a rappresentare noi in questo momento e proviamo a chiederci come possiamo tagliare il nostro filone per far si che la nostra “fetta” includa tutto ciò che noi vediamo, direttamente o con gli strumenti, del resto del cosmo … Istintivamente, ci verrebbe da pensare, che la fetta tagliata trasversalmente sia quella che corrisponda al nostro “presente”, ma ciò sarebbe vero solo le informazioni viaggiassero a velocità infinita, cosa contraria alle prove scientifiche che abbiamo …
- Mamma, che state facendo? ...
- Stai buono, Tommy … La mamma è occupata, torna a sederti ancora per un pochino … Scusa, Lisa, continua pure …
- Come dicevo, l’unica possibilità, per tagliare delle fette che corrispondano alla realtà, che effettivamente conosciamo, consiste nel tagliare “fette” con una certa inclinazione che, a partire dal punto in cui ci troviamo, intersechino gli eventi che la velocità della luce ci porta dal passato e che essa porterà, nel verso opposto, nel futuro in cui noi appariremo essere il passato …
- Uhhhwaow! … Che doppio salto mortale, gente! …
- Sì, è vero, Verna … Scusa, ma non c’è alternativa … Se noi vediamo altri, nel passato, a causa della limitatezza della velocità della luce nel trasmettere le informazioni, allora è logico pensare che, a nostra volta, noi apparteniamo al passato di qualche chicco d’uvetta all’altro capo del nostro “filone” … Non credi? …
- Ho qui, la spesa, Lisa, prendo una baguette e magari ci fai vedere in pratica …


Una Verna divertita fornì lo strumento per la piccola dimostrazione … Lisa fece un forellino al centro del filone, ad indicare il nostro presente e poi utilizzò la mia matita per mostrare come, ogni possibile taglio diagonale, passante per quel punto, avrebbe incluso una parte a sinistra ed una a destra del foro nel pane … Spiegò poi come i due lati rappresentassero da una parte, il passato e dall’altra, il futuro … In questo modo, appariva evidente come, l’esistenza del nostro “presente”, implicasse l’esistenza, non solo del passato, ma anche del futuro, “simultaneamente”! …
Tutti rimasero, incantati, a fissare la baguette … Billy ed Io ci scambiammo sguardi d’intesa e di ammirazione per Lisa, ma io ero ancora una volta in trepida attesa di ciò a cui Lisa stava mirando e che non era ancora emerso …
Tommy arrivò inosservato e, nello stupore generale, salì sulle punte dei piedi, afferrò la baguette e ne strappò un pezzo, che poi addentò, voracemente … Tutta l’atmosfera sembrò dissolversi in un chiacchiericcio, sempre più disperso … Tutti erano passati ad occuparsi del proprio bucato, chi doveva passare alla seconda carica, chi estraeva i panni dalle lavatrici per passarli agli essiccatoi … Kitty e Kathy, imperterrite, avevano ripreso a limonare, questa volta ad occhi chiusi, senza più, apparentemente occuparsi di me …
Restammo lì, Lisa ed io, a guardarci, interdetti, mentre anche Billy era stato richiamato dai suoi doveri … Dopo qualche secondo di silenzio, mi scusai con lei, approfittando di quella pausa per una sosta al bagno … Mentre mi allontanavo, vidi Kitty, ovvero la rossa, che si stava dirigendo incontro a Lisa, rimasta a curiosare i miei appunti …
Mi stavo rinfrescando il viso, dando occhiate nello specchio al mio volto grondante, quando nel riflesso notai Kathy affacciarsi alla porta ed entrare decisa, appoggiandosi poi comodamente al muro, le braccia conserte ed ancora una volta la maglietta ben distesa ad evidenziare il contenuto sottostante …

- Il bagno delle donne è quello di fronte …
- Sto bene qui, se non ti dispiace …
- Perché lo fai? …
- Cosa? …
- Lo sai …
- Mi piace come guardi, rende tutto più eccitante …
- Non per me …
- … Ma valà …
- E tu perché lo fai? …
- Ho scelto di avere una sola padrona, che fa di me ciò che vuole … E quando lo fa, io vado in visibilio …
- Vai in … cosa? …
- “Visibilium omnium et invisibilium …”: è latino … Significa oltre a ciò che è visibile ed invisibile, oltre ad ogni altra cosa … E’ questo che provo, quando lei prende il totale controllo e fa di me ciò che vuole …
- Ciò che vuole? …
- Sembri un fottuto pappagallo! … Non sai di cosa parlo, vero? … Non hai mai provato a perdere completamente il controllo su te stesso … No, certo che no! … Ma non sai cosa ti perdi! …
- E’ a quel chiodo, che ti riferisci? … E’ quello, il tuo modo di andare “in … visibilio”? …
- Può trafiggermi con un chiodo, o frustarmi a sangue, oppure penetrarmi con un fallo artificiale … Non importa cosa … Importa solo, che “lei” provi piacere a farlo … Importa che io esista, solo per soddisfare le sue voglie … Anche solo per esibizionismo, come nel tuo caso …
- No, hai ragione … Non so proprio di che diavolo parli …
- Non vorresti estrarre questo chiodo, per piacere … E’ molto doloroso …
- Che centro io? … Perché lo chiedi a me? …
- Kitty dice, che non lo puoi estrarre che tu …
- Voi volete solo divertirvi alle mie spalle, o di Billy, magari …
- Non io, Kitty … E’ lei a decidere …
- Non nel mio caso! …
- E se te lo chiedo io, per me, per piacere? …
- E’ pur sempre una presa in giro …
- Ma lo farai? … Sei sicuro di voler perdere l’occasione di toccarmi e di provare le sensazioni che prova Kitty, mentre lo fa? … Hai mai desiderato di avvicinarti e toccare una lesbica? … Ci sei mai riuscito? … O lo hai solo sognato, toccando te stesso, per consolarti? …
- Forse hai ragione, dovrei usarti come tu cerchi di usare me … Cogliere l’attimo …
- Non m’importa che scusa scegli, è affar tuo … Vorrei solo che mi togliessi questo chiodo e … Te lo puoi tenere … Per ricordo …

Il suo sguardo di sfida, le sue parole provocatorie, o chissà che altro, mi spinsero ad avvicinarmi, mentre in mano avevo ancora una delle salviette di carta, servite ad asciugarmi il volto … Lei scostò ancora la spallina della canottiera, scoprendo il piccolo, mirabile seno, trafitto nettamente al centro del capezzolo e ancora segnato da leggeri rivoli di sangue … Kathy non sorrideva più, la sua espressione era simile a quella che aveva mentre subiva il supplizio da Kathy … Era incredibilmente bella e sensuale, mi resi conto ancora una volta di quanto leggero fosse l’alone di profumo del suo corpo e di quanto tutto ciò che aveva detto fosse vero … Non so perché mi venne in mente quel pensiero, ma mi aiutò ad afferrare la capocchia del chiodo, ma forse fu anche la causa del tremore che, al primo contatto scosse la mia mano, provocando in lei un leggero fremito … Mi scusai … Lei rimase in silenzio ed io iniziai ad estrarre, lentamente … Quasi a voler prolungare quel momento, indefinitamente … Ma non durò abbastanza e presto ebbi l’oggetto fra le dita … Qualche goccia di sangue fuoruscì e rapidamente Kathy la raccolse con un dito, portandoselo alla bocca, per poi leccarlo, con gusto e con dovizia … Io ero ancora in trance e da lassù la vidi ricoprirsi il seno e lentamente riprendere il suo sorriso di sfida … Per poi allontanarsi, ancheggiando, vistosamente e pronunciando poche, distinte parole …

- Ciao, cocco …

Io, intanto, mi vedevo nello specchio del bagno, fisso, con quel chiodo insanguinato in mano, dentro alla salvietta … Come un perfetto … “Cocco” …


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Poco dopo uscii dalla toilette, ancora un po’ stranito, diretto distrattamente verso la macchinetta del caffè, il chiodo stretto fra le dita, dentro la discreta salvietta, senza in fondo sapere perché la stavo conservando quasi come una reliquia … Non c’era una ragione vera e propria e riflettevo ancora sul perché mi ero prestato a quella richiesta … Fra i vari curiosi pensieri, che frullano nella mia mente, riaffiora anche, tra i più improbabili, quello del film Yakuza, di Sydney Pollack ed in particolare quella scena in cui il samurai, incapace di portare a termine la sua missione e fermato dal compiere suicidio rituale, ritiene di fare ammenda e recuperare l’onore perduto, almeno col gesto simbolico del dito tagliato, che poi viene avvolto in una salvietta e consegnato al proprio creditore … Ecco mi sembrò, vagamente che, conservare quel chiodo, fosse qualcosa del genere … Scemenze … Nel contempo, in modo del tutto automatico, avevo inserito la moneta e prelevato un caffè di cui non avevo alcuna necessità, né voglia … Lo stavo rimirando, lo roteavo dentro il piccolo bicchiere, dando sempre nuovo impulso alla schiuma, nel suo spiraleggiare verso il centro … Altri pensieri si sovrapposero, quali erano le priorità, mi venne di pensare … Che cosa volevo veramente? … Kathy mi aveva messo davanti ad una verità, o solo causato una distrazione? … Mi era piaciuto entrare in quel loro piccolo gioco, apparentemente banale, ma in grado di eccitarmi più di quanto volessi ammettere … Quel chiodo lo tenevo perché prolungava la sensazione che mi aveva dato estrarlo … Sentirla fremere, così vicina a me, mi era piaciuto troppo e troppo inaspettatamente … Ma come aveva fatto Kathy a cambiare in modo così agevole il mio stato d’animo? … L’avevo tanto sottovalutata da lontano, quanto efficace era poi stata la sua inaspettata vicinanza … Ora la mia mente si stava di nuovo allontanando verso le implicazioni di quel gorgo in miniatura di schiuma di caffè … Una spirale che ricorda l’uragano che, proveniente dall’atlantico, spazza ogni cosa dalle coste della Florida, ovvero il turbinare interminabile delle galassie trascinate forse dal loro occhio formato dagli immensi buchi neri … In una mano quel chiodo e quel sangue, nell’altra quel caffè e quella schiuma … Dove sta veramente il sé, che la nostra mente racchiude? … Ancora mi chiedo quale ipotesi Lisa ci stava per spiegare, prima d’essere interrotta e tuttavia è Kathy che irrompe continuamente a sparigliare tutte le certezze …

- Ti piace freddo? …
- Cosa? …
- E’ un po’ che lo rigiri, ti piace freddo …
- Ah, Kitty! … No, non ci pensavo proprio, al caffè … Ho appena visto la tua amica …
- Lo so! … L’ho mandata io … Cosa stringi in quella salvietta?
- Anche questo, sai già …
- E’ il modo in cui la tieni, che m’incuriosisce …
- Sì, ci stavo giusto pensando poco fa …
- A cosa? …
- A voi due e a tutta questa storia, che avete messo su …
- Quale storia? …
- Lo sai! …
- Io so quello che mi riguarda, non quello che significa per te … Ma direi che la cosa ti ha fatto effetto e che se potessi, ne vorresti ancora … Ma ti avverto, non puoi! …
- L’ho già chiesto a Kathy … Perché lo fai? …
- Perché posso! …
- Puoi cosa? …
- Fare qualcosa, che altri desiderano soltanto, senza mai azzardarvisi …
- Puoi capire …
- Non mentirti, Art, dimmi la verità … Ti è piaciuto quello che hai fatto? …
- Non posso negarlo … Ma perché hai voluto che lo facessi? …
- Non conosco bene solo le mie pollastre …
- E questo, cosa vorrebbe dire? …
- Tu sei un libro aperto, ti ho visto, mentre ci guardavi slinguettare …
- Cosa? …
- Devo dirlo? …
- Lascia perdere … Dici e non dici, ma credo che tu non stia dicendo niente, Kitty …
- Tu pagheresti, per essere al posto di Kathy …
- E’ questo, che credi? …
- E’ questo, che so! …

Kitty disse queste parole, mentre si girava, allontanandosi con decisione, verso la sua amica, che già stava svuotando una delle macchine …
Io rimasi senza parole e fui contento che se ne fosse andata … Non avrei saputo rispondere … Aveva detto qualcosa che non capivo del tutto … Ma come poteva essere? … Non c’era niente da capire, c’era solo da negare … Ma se lei fosse rimasta … Non sarei stato in grado di negare …


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Salinger era spuntato, poco dopo, alle mie spalle, interrompendo quel miserevole giro di pensieri; sembrava ansioso di scusarsi, per dovermi chiedere ancora degli spiccioli, questa volta per l’ammorbidente …
Glieli diedi senza tanti convenevoli, ma lui rimase lì … Mi guardava, come a volermi parlare, ma senza sapere come avviare la conversazione … Io, da principio ero infastidito, principalmente per la figura che avevo fatto poco prima … Ci guardammo imbarazzati e poi finalmente il ghiaccio fu rotto …

- Sai, Art, ho visto che parlavi con quelle due ragazze, forse meglio dire donne …
- Decisamente …
- Le ho notate spesso … Sono sicure di se stesse … Non temono “quello che sono” … Provo un po’ d’invidia per loro …
- In che senso, Sal? …
- Mi chiedo cosa sarebbe stato se io, ai miei tempi, avessi trovato il coraggio che vedo in loro oggi …
- Forse non è coraggio ma solo incoscienza …
- Forse va bene lo stesso …
- Stai cercando di dirmi qualcosa? …
- Ogni tanto, mi riscopro a fare le stesse considerazioni … Ripenso al tempo in cui credevo che, certe scelte di vita, comportassero la rinuncia a ciò che la mia fede indicava come “peccato” … Io credevo veramente che la fede mi avrebbe guarito da certe mie “tendenze” … Ma più andavo avanti e più cose imparavo, più sentivo il peso della rinuncia … Quelle due ragazze, forse sono un po’ folli, nel manifestare il loro modo di essere, ma mi ricordano che le mie “rinunce” hanno fatto danni ben peggiori …
- Tutti noi facciamo calcoli sbagliati in gioventù, le cui conseguenze sono notevoli, non credo che quelle due facciano testo …
- Ne convengo, Art … Tuttavia …
- Non credere però, Sal … Voglio dire che ne sono stato turbato anch’io, qualcosa d’indefinito, una sensazione fisica … Niente di circostanziale …
- E’ questo il punto … Mi sono rivisto alla loro età quando respingevo l’idea stessa di essere attratto dai miei compagni … La consideravo una “tentazione”, un male, che avrei potuto evitare dedicandomi alle cose “più serie” cui volevo dedicarmi “da grande” … Quando poi mi sono trovato ad insegnare proprio a quei giovani che avevo respinto anni prima e di fronte alle loro “provocanti” libere manifestazioni … Tutte le mie difese sono crollate …
- Dici provocanti, come se pensassi che fossero intenzionalmente dirette a te, Sal …
- Forse non lo erano all’inizio, ma io devo essermi tradito, con gli sguardi o con gli atteggiamenti inconsapevoli, chissà … Sta di fatto che alcuni di loro hanno preso a farsi sempre più sfacciati … Le loro effusioni erano sempre più palesemente dirette a mio beneficio … Arrivarono persino a fare battute allusive, intese a manifestare la loro “eventuale disponibilità” … Ed io non ero più in grado di sottrarmi … In poco tempo mi resi conto di essere privo di difese …
- Credi si siano accorti di questa tua fragilità? …
- Assolutamente, Art! Se vi fossero stati dubbi, in ogni caso, i fatti successivi li hanno dissipati del tutto …
- Che accadde, Sal? …
- Uno di loro finse di dovermi chiedere aiuto per una ricerca e con quella scusa si presentò a casa mia … Io, stupidamente, avevo dato pubblicamente il mio indirizzo, a inizio anno, per chi avesse voluto consigli spirituali … Quella sera si presentarono insieme, lui ed il suo compagno … Non seppi respingerli subito ed una volta entrati, il loro gioco sottile finì per intrappolarmi …
- Immagino, che nella trappola, tu ci fossi dentro già da un pezzo …
- Infatti! … Loro avevano capito con chi avevano a che fare; io invece, allora non sapevo niente del me stesso, che quella sera sarebbe emerso … Credimi, Art, non sto accampando scuse … Erano due minorenni, la responsabilità è solo mia … Ma io, quella sera, ero totalmente in balia delle loro malizie … Non solo mi lasciai trascinare in ogni genere di rapporto che veniva loro in mente, ma la cosa peggiore è che m’innamorai di uno dei due … Era la prima volta, che ero me stesso in quel senso: era il mio “vero” primo amore! …
- Saltarono tutti i tuoi schemi mentali, immagino …
- Fui tanto incosciente durante quelle poche ore, quanto devastato per il resto della nottata … Il mattino dopo mi diedi malato … Ma sapevo che prima o poi sarei dovuto tornare a lezione e questo mi faceva impazzire …
- Che successe poi? …
- Quando tornai a scuola, ero completamente paranoico … Ero certo che avessero già spifferato tutto in giro e, ad ogni sguardo, vedevo risate di scherno e commenti sarcastici alle mie spalle … Quello che non ti ho detto ancora e che durante quella serata disgraziata, avevamo finito per bere molto, io per farmi coraggio, loro per divertirsi di più … Tutto quel bere mi aveva del tutto liberato dei freni ed avevo confessato, proprio a quei due, tutto me stesso … Compreso il mio neonato amore per quello di loro che mi ricordava un mio coetaneo e da cui avrei voluto essere posseduto passivamente … Ero in balia di estranei, di due ragazzotti che stavano nella mia classe e a cui avrei dovuto insegnare precetti morali! …
- Terrificante! …
- Mi sbagliavo! Seppi poi che non avevano fiatato … Ma, in seguito, in occasione dei compiti in classe, iniziarono a farmi visita prospettandomi altre prestazioni in cambio di qualche “aiutino” … Naturalmente, mi dissero, nessuno avrebbe saputo di “noi”, finché i loro voti fossero stati soddisfacenti … Tutto questo avvenne gradatamente e dopo avermi dato corda nella mia sciocca speranza che ci fosse una simpatia reciproca …
- Altro che sciocca … Col senno di poi …
- Tu non puoi immaginare, cosa era quel sesso per me … Se mi fosse costato la vita sul momento, l’avrei fatto lo stesso! … Tutto quello che mi succedeva in quei giorni, era come in un mondo di favola … Non mi sembrava vero, al punto da negare la realtà, pur di continuare a viverlo … Quei due sapevano di avermi in mano e si sentivano in una botte di ferro … Io, dopo un po’, iniziai a rivedere la realtà, quando dovevo pagare il conto … Fu l’ingiustizia che perpetravo verso i loro compagni a tormentarmi di più, all’inizio … In seguito, mi resi, gradualmente conto della loro avidità … Infine, li udii ridere di me, alle mie spalle e fui immensamente mortificato dai loro commenti crudeli sulla mia sessualità … Ripiombai tristemente e rabbiosamente nella realtà …
- Quanto andò avanti la storia? …
- In tutto, alcuni mesi, considera che i primi approcci erano stati molto diluiti nel tempo … Il periodo di vera e propria “attività”, in pratica, durò solo poche settimane … La loro immaturità fece sì che, ben presto, si tradissero, per un falso senso di sicurezza nella mia posizione di “incastrato” …
- Se non altro, questo è abbastanza tipico …
- Il mio “accecamento” lo fu altrettanto … Tipico di un reale “innamoramento” … Io non so spiegare in altri termini quei pochi giorni in cui non ragionavo ed ero pronto a tutto per quella relazione … Quando finalmente tornai in me, ritenni che nessuna punizione potesse riscattarmi e che avrei dovuto rinunciare per sempre all’insegnamento, in modo da non trovarmi mai più nelle condizioni di corrompere dei giovani … In fondo, erano stati quelli gli ideali per cui in origine avevo rinunciato ad essere me stesso, tanto valeva portarli avanti, per quanto possibile, dopo quell’infelice parentesi …
- Hai, così, imputato a te stesso colpe non solo tue …
- Le colpe, forse, ma le responsabilità erano solo mie! … L’ignoranza che avevo dimostrato, riguardo a me stesso e alle mie emozioni, era stata la causa di un danno arrecato a dei giovani … Tutto il contrario di ciò per cui mi ero impegnato negli anni … Decisi così di terminare l’anno scolastico alla bene meglio, adducendo motivi di lavoro e di famiglia per non vedere più i due ragazzi … Predisposi tutto in modo che l’anno successivo fosse previsto il mio trasferimento ad altra sede, mantenendo la cosa riservata e l’anno dopo, prima ancora di iniziare, mi ritirai definitivamente dall’insegnamento … Da allora, il mio unico vizio è il cibo, almeno così, visto che non so evitare il male, mi limito a far del male solo a me stesso …
- Sono pochi quelli così severi verso se stessi, eppure tu, da quel che dici, avresti più d’una attenuante … Il fatto è che sei stato giudice e giuria di te stesso e non ti sei nemmeno procurato un avvocato difensore … Forse prima di applicarti la pena, avresti dovuto sentire uno psicologo …
- Se fossi cattolico, avrei potuto trovare conforto nella confessione, di cui lo psicologo non è che il surrogato laico … Nel mio caso la strada sarebbe stata la pubblica confessione, ma è proprio questo che non saprei fare … E’ proprio in questo, che quelle due donne mi hanno turbato … La verità ci appare spesso davanti agli occhi … Chiaramente, limpidamente, dannatamente …
- E tu, Sal, non hai visto quello che ho visto io! … Forse hai ragione … La verità su noi stessi non chiede commenti; è lì davanti a noi, sempre … Quando decidiamo di vederla! …
- Ehi, Lisa … Vuoi bere qualcosa? …
- … Ma voi due, non volevate riprendere il nostro discorso? …
- Assolutamente, Lisa, io devo assolutamente chiederti alcune cose e sono sicuro che anche Sal ci tenga a sentirne il seguito … Aspettavamo solo, che Billy si liberasse … Ah, eccolo … Ehilà, Billy, ci raggiungi? …
- Sono subito da voi, cominciate pure …
Io, Salinger e Lisa ci dirigemmo verso la mia, improvvisata “scrivania”, all’altro capo della sala e, nel frattempo, Lisa ci diceva della curiosa situazione di Verna, la mamma di Tommy, che le aveva raccontato di come si fosse ritrovata da sola, dopo che il marito si era incamminato sulla strada dell’RCS, nota comunemente come Ri-attribuzione Chirurgica di Sesso ed aveva quindi deciso di seguire “l’uomo” dei suoi sogni … Sal ed io ci scambiammo uno sguardo interrogativo, quasi a domandarci, se stavamo pensando alla stessa cosa, ma poi fu chiaro di sì ed entrambi scuotemmo la testa … Quando pensi di aver visto e sentito le cose più strane, vivi solo per essere smentito …
Io, in realtà, ero anche, personalmente interessato, a cosa si erano dette Lisa e Kitty, che avevo intravisto chiacchierare poco prima … Ero curioso di sapere se per caso le avesse raccontato qualcosa dei giochi e dei discorsi fatti con me, ma non volevo mettere in guardia Lisa, così feci qualche allusione circa la possibilità che le cose “strane” da raccontare non fossero ancora finite …
Lisa si fece una risata e disse che, in effetti, il caso di Kathy e Kitty era per certi versi anche più curioso dell’altro …

- Non so se faccio bene a parlarne, ma, in fondo, se l’hanno detto ad un’estranea come me, significa che non lo tengono come un segreto …
- Assolutamente d’accordo, Lisa … Non credi anche tu, Sal? …
- A rigor di logica …
- Quelle due ragazze, beh, dico ragazze, perché potrei essere la loro madre … Delle due sembra che Kitty sia un po’ la leader … Parlandole, comunque, emerge che è una giovane molto intelligente, anche preparata, per quella che è la mia esperienza … Tuttavia, ha dato segni di una qualche insicurezza, credo anzi che si sia rivolta a me, sperando in un consiglio, magari indirettamente …
- A che proposito, Lisa? …
- Non so tu, Art, ma la mia prima impressione era stata che entrambe sapessero esattamente il fatto loro, che fossero decise e persino un poco arroganti …
- Lo dici a me! …
- Come? …
- No, niente … Va pura avanti …
- Devo dire che mi ha avvicinato, accennando alle cose che abbiamo discusso e chiedendomi d’acchito se le considerassi davvero importanti … Lei pensava che si trattasse di una specie di gioco di società, anche per darsi un tono da intellettuali … Ha persino utilizzato il termine “surrogato”, cadendo nel suo stesso tranello …
- Che vuoi dire, Lisa? …
- Beh, era evidente che voleva provocarmi per sondare la mia disponibilità, ma cosa sia surrogato di cosa … E’ una lama a doppio taglio …
- … Ma perché, lei che intendeva, secondo te? …
- Vedi, Sal, per i giovani, è tutto più semplice … Molti non sono ancora stati disillusi, credono solo di esserlo, non sanno che durerà per tutta la vita …
- Sei amara …
- Non più di tanto, Art, credimi, non più di tanto … Comunque sia, dopo le prime schermaglie, Kitty ha cominciato a parlare del suo rapporto con l’amica e del fatto che un po’ tutti hanno l’impressione che fra le due ci sia un rapporto di sudditanza in cui Kathy fa la parte sottomessa …
- In effetti, è quello che è apparso evidente anche a me, vedendole …
- Senza dubbio, Art, è evidente a tutti … Tuttavia, secondo Kitty, la questione, che in origine nasce proprio con queste caratteristiche, sembra stia subendo un’evoluzione a suo dire preoccupante …
- Beh, meno male che c’è qualcosa che anche loro considerano preoccupante, Lisa …
- No, Art, non “loro”, solo lei, solo Kitty … E’ proprio questo, a quanto pare, il problema …
- Non ti seguo più, Lisa …
- Mi spiego, meglio, Sal, è previsto che sia Kitty a, diciamo, “dominare” Kathy … E’ Kitty, che fa la parte maschile, in modo sistematico, nei loro rapporti, ma non solo, è lei che le somministra le cosiddette “punizioni”, a cui Kathy è avvezza ed è sempre lei che la costringe ad umiliarsi, a volte con persone estranee … Tuttavia e sempre di più, recentemente, si è accorta che non è mai abbastanza e che Kathy si aspetta sempre più durezza da parte sua … Kitty ha la sensazione che la cosa le sfugga di mano e che alla fin fine è Kathy a comandare il gioco … E’ preoccupata che la direzione che stanno prendendo sia totalmente fuori controllo … Per usare le sue parole, Kitty teme che il legame con la sua attuale amica abbia tutte le caratteristiche di una “Folie à deux”, sempre più estrema e nella quale Kathy è già completamente immersa, mentre lei tenta disperatamente di trattenerla …
- Non ci posso credere …
- Nemmeno io …
- Come mai, ragazzi? … Non è poi così strano …
- Non parliamo di cose strane, Lisa … Per oggi, siamo a posto così …
- Credevo v’interessasse …
- Ha ragione, Art, siamo stati noi a fare i curiosi, in fondo …
- Scusa, Lisa, era solo una sciocchezza … Ti prego, dicci cosa le hai consigliato tu …
- Niente di speciale, in fondo … Ho solo detto che, se veramente pensava di trovarsi in una situazione patologica era forse opportuno sentire uno psicologo, ma se si trattava solo di un timore o magri di qualche forma di stanchezza per una partner un po’ troppo ossessiva, forse avrebbe dovuto “diversificare” e spingere la sua amica a fare lo stesso … Se non altro ciò avrebbe contribuito a sparigliare un po’ le carte e mettere in luce le motivazioni di entrambe …
- Perbacco, Lisa, con un consulente come te, non vedo a che servano i professionisti …
- Sono d’accordo con Art, Lisa … Mi pare un consiglio saggio e di ottima fattura diplomatica …
- Grazie, Sal, detto da un educatore, fa piacere …
- Io non sono più tale, Lisa …
- Nemmeno io, se è per questo …
- Non siate modesti … Educare è una vocazione e chi c’è nato, ci rimane …
- Ben gentile, Art …
- Allora, Lisa, ecco che arriva Billy … Vogliamo parlare di cose “serie” …
- Non vedo l’ora, Art …
- No dovevi dirlo, Lisa … Se non sbaglio, anche tu dubiti, come Art, che il tempo esista …


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Mentre riprendevo il posto alla mia scrivania-lavatrice, Lisa e Sal, si accomodarono su una piccola panca, appositamente avvicinata alla mia postazione … Anche Billy era arrivato, sistemandosi su una delle macchine … Tutti gli altri apparivano distratti dal proprio bucato e per noi era finalmente tornata l’atmosfera adatta a proseguire la discussione, senza troppe digressioni …
Lisa mi fece notare un paio di sviste nei miei appunti ed io ne convenni, provvedendo a risistemare le cose … Ne approfittai per sottolineare quelli che erano gli aspetti per me interessanti del suo ragionamento, pregandola di parlarmene …


- Lisa, secondo il tuo pratico esempio con la baguette, dovremmo considerare l’universo come un’entità completa non solo spazialmente ma anche temporalmente e quindi si svilupperebbe quadridimensionalmente, includendo passato e presente allo stesso modo in cui sono incluse le altre tre dimensioni … Non ci sarebbe differenza tra destra e sinistra da un lato e passato e futuro dall’altro … Tuttavia non ci hai terminato di spiegare come questa descrizione si possa conciliare con la sensazione comune dello scorrere del tempo e del moto degli oggetti …
- Devi capire, Art, che con la platea precedente, una spiegazione del genere sarebbe stata piuttosto difficoltosa … Naturalmente, quello che sto per dire non ha il carattere non dico di una teoria, ma nemmeno di ipotesi, si tratta di semplici congetture … Congetture che, tuttavia, tentano di far confluire logicamente quelli che sono i dati scientifici a disposizione …
- Qui nessuno è un professionista del ramo, Lisa, siamo solo un gruppo di amici che ragiona su informazioni di pubblico dominio …
- Ok … Chiarito questo punto, vi dirò cosa penso io … Tu hai giustamente osservato, poco fa, che uno dei dubbi più evidenti, che emergono di fronte ad una proposta “senza tempo”, riguarda il “moto” … Il problema del moto è stato, fin dagli albori della ricerca filosofico-scientifica, uno dei più ostici … L’idea che propongo io, con termini dei tempi nostri, era stata avanzata, a suo modo, da Parmenide ed esposta nei famosi paradossi di Zenone, alcuni dei quali diretti a confutare appunto il moto … Questo mi serve solo per evidenziare un concetto che è apparso intrinsecamente paradossale già dai primordi: l’idea stessa di “moto” ci appare assurda ed inspiegabile … I paradossi di cui dicevo sono stati risolti in tempi relativamente recenti, ma solo dal punto di vista delle immagini esemplificative ed in termini matematici … Ma i dubbi in quanto tali permangono …
- Non ti seguo, Lisa …
- Devi pensare, Sal, che esiste un legame indissolubile tra l’idea di moto e le idee di spazio e tempo assoluti … Il primo si spiega solo se si accettano gli altri due, ma noi sappiamo da Einstein che le cose non stanno così … Se accettiamo il tempo assoluto, d’altra parte, andiamo incontro all’impossibilità di spiegare il nostro cosmo … Einstein ci dice che tempo e spazio sono prodotti, insieme a tutto il resto nel BigBang … Anche così, il tempo viene ad avere una natura privilegiata … Secondo me, il BigBang, se anche esistesse, non sarebbe in alcun modo un evento speciale …
- Ti prego, Lisa, dacci la tua spiegazione subito, semmai ci sarà tempo dopo per chiarire i dubbi di tutti noi …
- Va bene, Art … Faccio un salto in avanti … Se accettiamo il cosmo del nostro esempio, la baguette per capirci, per spiegare l’apparente esistenza del tempo, io penso ad un concetto già presente nella fisica dei quanti e che mi piace chiamare: “Onda di Probabilità” … Questa idea può apparire un escamotage, una specie di “tempo surrogato”, ma non è così! L’Onda di Probabilità spazza attraverso l’intero cosmo in modo casuale e caotico, come un’Onda di Solitone, molto nota in fisica, o come l’Onda di Tsunami, che tante vittime ha provocato nell’oceano indiano, in tempi recenti …
- Questo è già più appetibile, ma come funziona? …
- Sal, tu avrai visto le animazioni, che spiegano questi tipi di maremoto e nelle quali ad un improvviso innalzamento dell’acqua, corrisponde la creazione di un profondissimo avvallamento …
- Sì, certo, come tutte le onde, hanno una cresta ed un incavo della stessa dimensione …
- Perfetto! … Ora considera che questo fenomeno sia la sintesi di due elementi: l’energia del maremoto che si scarica nell’acqua e la direzione, in altre parole l’informazione di tale scarica di energia …
- In che senso, “informazione”? …
- Non può esserci alcuna energia senza la proprietà spaziale indicante una direzione: energia ed informazione sono due facce di una stessa medaglia … Lo Tsunami si limita a spingere verso l’alto o verso il basso il volume della colonna d’acqua direttamente sovrastante … Tutto il resto non è che il risultato della restante massa d’acqua che funge da “smorzatore” dell’impulso iniziale … Ecco, questa è una similitudine di quello che avviene nel nostro cosmo finito ma illimitato in cui la sola presenza di una quantità di energia limitata, provoca un’onda di probabilità il cui picco può essere paragonato al nostro concetto precedente di “fetta” e che può produrre, in esseri come noi a tre dimensioni, l’illusione del trascorrere del tempo …
- Ok, Lisa, ma perché sostieni che questa spiegazione non sia da considerare un “surrogato di tempo”? …
- Semplice, Art … Le caratteristiche fondamentali del concetto di tempo classico sono: la sua direzionalità irreversibile ed il suo legame intrinseco con l’entropia … La mia onda di probabilità, non le ammette entrambe … L’onda di probabilità si muove in modo del tutto casuale in seguito alla semplice risonanza e non conosce quindi direzionalità, in quanto tutti gli “eventi-cosmo” vengono illuminati in modo indifferente e del tutto occasionale: non c’è alcuna evoluzione, non ci sono inizi, né fini, per cui l’entropia cresce e decresce in continuazione … La risonanza dell’onda di probabilità non è prodotta in conseguenza di un qualche confine che faccia da ostacolo, bensì in conseguenza della quantità limitata di energia, rispetto alla vastità del cosmo stesso e che ne causa lo “sbatacchiamento” continuo …
- Io mi sono perso, scusate …
- Non ti preoccupare, Sal, è perfettamente comprensibile … Abbiamo saltato un bel po’ di passaggi intermedi … Avevo bisogno di capire, dove Lisa stesse andando a parare, prima che ci lasciassimo distrarre dai dettagli … Avremo tempo di riparlarne quando avrò consegnato il mio articolo, che ne dici … Ora che ci conosciamo, potremmo anche organizzare una serata per ridiscutere tutta la faccenda nei dettagli …
- Perché no! … Tu ci stai Lisa? …
- Se non vi annoiano i vecchi …
- Non ne vedo … Qualcun altro ne vede? …
- Nessuno di noi crede più nel tempo … Cosa sono i vecchi, dunque? …
- … (gran risate di tutti) …


Tutto intorno, quelle risate improvvise attirarono gli sguardi incuriositi degli altri … Un brusio di voci si sovrappose quasi a commentare quell’allegria, mentre da fuori, una voce più forte di tutte, sembrava mescolarsi ai suoni della lavanderia …

- HotDog! … HotDog! … HotDog! … I migliori della città … Non perdetevi i più saporiti HotDog in città … Buona giornata Signore! … Le preparo un HotDog? … Lei sì che se ne intende, vedrà che mi ringrazierà, Signore … Senape dolce, o senape forte? … Ecco a Lei, Signore, solo cinque dollari e cinquanta …
- Ecco qua, tenga pure il resto …
- Grazie, Signore, molto generoso …
- Senta, posso farle una domanda? … E’ solo una curiosità ma visto che lei lavora qui chissà da quanto …
- Dica pure, Signore, io so tutto su questo quartiere, lavoro in questo punto esatto da vent’anni, giorno più, giorno meno …
- Vedo quella curiosa scritta semidistrutta e quel negozio dall’aria abbandonata … Sembra che sia inutilizzato da molto tempo …
- Lei si riferisce alla “famosa” lavanderia automatica Wash-O-Matic …
- Perché famosa? …
- Ricordo ancora quando fu inaugurata … Si tratta del più fulmineo fallimento della storia … Non ci ho mai visto entrare nessuno … In poche settimane smisero addirittura di aprire il locale e da allora gli unici rumori che si sentono, sono probabilmente causati dai topi …
- Strano, in questa zona nessuno lava i panni? …
- Vanno tutti pochi isolati più avanti nelle lavanderie cinesi, che fanno un ottimo lavoro per pochi dollari … Non avrebbero mai dovuto metterla in questo posto, per cominciare …
- Uhmmm! … Lo sa che questo HotDog è davvero saporito? …
- Questa è la stagione giusta …
- Non mi dica, che anche lei legge Chandler? …
- No, mi spiace non conosco questo tale … Di che si tratta? …
- In un suo romanzo, sostiene che i migliori HotDog si trovano allo Yankee Stadium a fine stagione, perché sono rimasti nel pentolone a bollire per tutto l’inverno ed hanno assorbito completamente gli aromi sciolti nel brodo di cottura …
- Beh, il suo amico non sbaglia, questo è uno dei segreti, io ci aggiungo una mia ricetta speciale di aromi … Dia retta a me! ... E se ne faccia un altro …
- Mi faccia guardare, che ore sono … Uhm! … Niente da fare, si è fatto troppo tardi … Non c’è più tempo!




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