giovedì 23 settembre 2010

Through the looking-glass ...

[Attraverso lo specchio]



Abstract:
Quando egli si svegliò quella mattina e si stava preparando a radersi, di fronte allo specchio, uno strano dubbio lo assalì … Avvicinò il volto al vetro e si rese conto, che così facendo, aveva ridotto il tempo richiesto alla luce per riflettere l’immagine del suo volto … “Ridotto il tempo richiesto per vedere me stesso?”, si chiese … “Ma allora, che ne è stato del presente? Quando è, che si svolgono veramente i fatti, che io credevo di stare vivendo ...”, si disse …


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Non so, se qualcuno abbia mai provato, a contare quante volte, nella vita di un uomo, egli si trovi davanti ad uno specchio per radersi … Certo, tutto dipende dall’individuo, per cui prendiamo in considerazione giusto uno che non abbia mai portato la barba … Allora, diciamo pure che si tratti di centinaia di occasioni quotidiane, durante le quali ci si specchia per diversi minuti e si ha tutto il tempo di riflettere sulle più disparate fantasie … Ma quella era la prima volta, in cui egli si stesse rendendo conto di una possibilità, così ovvia, eppure così remota, da non colpire la sua immaginazione che alla veneranda età di cinquantasei anni …
Quando quella mattina, Jack si svegliò e, come al solito, si preparò a radersi, di fonte allo specchio, uno strano dubbio lo assalì … Avvicinò il volto al vetro e si rese conto, che così facendo, aveva ridotto il tempo richiesto alla luce per riflettere l’immagine del suo volto … “Ridotto il tempo richiesto per vedere me stesso?”, si chiese … “Ma allora, che ne è stato del presente? … Quando è, che si svolgono veramente i fatti, che io credevo di stare vivendo …”, si disse …. Ma intanto con la sua mano destra saggiava l’irta peluria, mentre con la sinistra agitava la bomboletta di schiuma … “Il presente, il passato, il futuro … Che importanza possono avere, per me … Come diceva quel piccolo impiegato indù, al tempo della colonizzazione britannica in India: radersi quotidianamente è la base stessa della civiltà! … Chissà che diavolo significa! … E dove l’avrò letto poi …” …
Poco dopo, tornado al tavolo di lavoro, Jack trovò pronta la sua colazione, col giornale del mattino … Mentalmente, ringraziò il buon George, che non gli faceva mai mancare quelle sue piccole ma importanti abitudini, doveva essere passato mentre era sotto la doccia … Quella mattina, sul giornale, non v’era granché d’interessante, non per lui almeno … Si soffermò qualche minuto sulla pagina sportiva, per controllare un dettaglio riguardante la discussione della sera prima con Homer, il responsabile della biblioteca, e fu particolarmente soddisfatto nel notare come avesse ragione, sull’attribuzione del record di fuoricampo …
Stava quasi per mettere via il quotidiano, quando gli cadde lo sguardo su un trafiletto, nella pagina di “Scienza e Tecnologia” … Prima non ci aveva fatto caso, perché l’intera pagina era dedicata all’intervista con un recente premio Nobel in Economia, per il quale non nutriva alcun interesse … Ma quel trafiletto, così ben nascosto, gli sembrò stimolante … Il richiamo preannunciava: “Ai piani alti si vive più a lungo …”; mentre il titoletto sottostante chiariva: “Ennesima conferma per la Teoria di Einstein” …
Un certo James Chou, con i suoi colleghi, recitava l’articolo, avevano utilizzato “orologi ottici” di nuovissima concezione, ancor più precisi dei più noti orologi atomici al cesio, per ottenere una più precisa verifica della “Dilatazione Temporale Gravitazionale”, collegata alla Teoria della Relatività. In seguito a ciò, l’estensore dell’articolo ironizzava sul fatto che, già a 30 centimetri di altezza, più o meno corrispondenti a due gradini, e con l’uso di questo tipo di “orologi”, fosse misurabile un aumento del tempo trascorso … Insomma, chi vivesse in cima ad un grattacielo, risulterebbe costantemente più vecchio di chi invece dimorasse via, via più sotto! … Ovviamente si tratterebbe di una frazione infinitesima di tempo e lo scopo dello studio riguardava tutt’altro tipo di applicazioni, ma a Jack fece di nuovo tornare alla mente la sua riflessione di poco prima, allo specchio …
Un tale orologio ottico costituirebbe un formidabile metodo, per esplorare il significato pratico del nostro concetto di “tempo presente” …



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Mentre Jack così rifletteva, si affacciò il volto pacioso e bonario di George …

- Amico mio, come al solito sei impagabile, non vuoi accomodarti? … C’è ancora del caffè nel bricco, perché non mi fai compagnia? …
- Perchè no, stamattina sembra tutto tranquillo, una tazza di caffè non si rifiuta mai … Che stai leggendo di bello, Jack? …
- Intanto, il nostro amico Homer ci deve una bevuta …
- Ah, si? … Avevi ragione tu, sulla media punti? …
- Ah, ah! …. Nennennne! … Si trattava dei fuoricampo, ricordi, il totale degli Home Run …
- E già, dici bene … Sì, Si … Ero fuori fase … Così, è come dicevi tu? … E a quanto siamo? …
- 73, dannato Barry Bonds e con questo, è a tiro del record assoluto a 755! … Meglio di Babe Ruth, al pari del grande Hank Aaron! …
- Hank Aaron! … Si certo, è lui il detentore …
- Dillo a Homer! … Diglielo, che ci deve pagare da bere a tutti! …
- Senz’altro Jack, lo farò … Era questo che stavi leggendo? … Quella non è la pagina sportiva …
- Infatti, mi ha colpito anche un’altra faccenda … Sai, ci stavo riflettendo già da quando mi sono svegliato, poi mentre mi radevo, la cosa mi è apparsa ancora, sotto un’altra luce … Ora di nuovo trovo quest’articolo sul giornale, che mi riporta sullo stesso argomento …
- Di che si tratta, Jack? …
- Beh, tu sai, George, quanto io mi sia appassionato di scienza, in questi ultimi anni …
- Naturalmente …
- Vedi, quando ci si dedica per tanto tempo ad un determinato argomento, si tende poi a vedere le cose sotto un’altra luce … Intendo, rispetto alle persone comuni … Come dire … Ti cali nella parte, assorbi il modo di ragionare degli specialisti, almeno in parte … Non so se mi spiego, George …
- Credo di sì, quando ci si appassiona … E’ come con lo sport, leggendo i giornali, finisci per metterti a pensare come quelli che scrivono … Magari con la scienza è più difficile, ma se uno si applica, immagino …
- Bravo, vedo che mi hai capito … Io mi sono chiesto tante volte … Ho riflettuto, insomma, sul tempo … Su tutto questo tempo …
- Sì, si … Ti capisco …
- Ma vedi, non è solo … Sì, tu sai cosa intendo … C’è anche dell’altro … Qualcosa di più profondo, che va al di là dei fatti quotidiani … Stamane, per esempio, mi ha colpito questo trafiletto, che spiega come ormai la misura del tempo sia arrivata a distinguere la velocità con cui trascorre il tempo a pochi centimetri di distanza, in funzione della gravità …
- E’ questo che stavi leggendo? …
- Sai, George, chi vive in cima ad un grattacielo, percepisce, per così dire, il tempo che scorre a velocità diversa, rispetto a chi sta al pian terreno …
- E’ vero? …
- Fai contro di vivere nell’Empire State Building di New York … Diciamo, che tu lavori all’ultimo piano e tua moglie al pian terreno, o viceversa per quel che vale, e che la sera poi v’incontriate … Tu saresti più vecchio di lei di 104 miliardesimi di secondo …
- Non è poi molto, fossi in te, non mi preoccuperei …
- Il punto, George, non è la quantità … Ma che il vostro “presente”, non sarebbe mai lo stesso! … Per tutto il tempo durante il quale foste stati separati, il vostro “tempo presente” non corrisponderebbe …
- Che vuol dire questo, Jack …
- Non lo so per certo, George, ma io comincio a pensare che noi non si viva affatto, come comunemente crediamo, nel “presente” … Qualcun altro, o qualcos’altro avviene, di cui noi siamo il prodotto … Il passato! … Noi siamo reperti, George … Temo, che sia questo che noi siamo …
- Non credo di capirti, Jack … Potresti essere più chiaro? …
- Non ne sono certo, George … Vorrei, poterlo essere, ma è ancora tutto un po’ oscuro anche per me … Tuttavia, molte delle cose che ho letto recentemente mi portano a pensare, che nel nostro modo di concepire il tempo vi sia qualcosa di profondamente incompleto …
- Come sarebbe, incompleto? …
- Che cos’è, per te il “presente”? …
- E’ “adesso”! …
- Ok ma prova a descrivere l’evento “adesso” …
- Stiamo prendendo il caffè! …
- Da quanto tempo? …
- Pochi minuti, non saprei …
- Va bene, George, dunque il tuo presente è in realtà un periodo, in questo caso, di qualche minuto … Ma come fai a stabilirne la durata? … Quanto dura questo evento? … E’ sempre lo stesso il tempo, o varia da caso a caso, la durata dell’evento “adesso”? …
- Non ne ho idea, Jack …
- Per avere un senso, il “presente” dovrebbe essere “istantaneo”, non credi? … Altrimenti, se “dura”, pochi o tanti secondi, pochi o tanti minuti, finisce per includere “pezzetti di passato” …
- Huummm! … Dove vuoi arrivare? …
- L’unico modo, George, per distinguere il passato dal presente, consiste nel separare tutto ciò che ha una durata, da ciò che non ne ha …
- Che significa ciò? …
- Un evento, George, per definizione deve essere riconoscibile in quanto tale … Deve perciò essere compiuto, cioè passato … Viceversa, il presente è incompleto, per definizione … Sta avvenendo! … Anzi, più precisamente: sta prendendo forma!
- E allora? …
- Deve esistere una specie di “ambito”, non so che altro termine usare … Dicevo, un “ambito” precedente alla nostra percezione di un qualunque evento, nel quale “qualcosa”, una “nebbia” di “pseudo-particelle”, o qualcosa del genere, si agita …
- Si agita …? …
- Niels Bohr, all’inizio del secolo scorso, immaginò una nuova scienza e ne delineò i tratti, insieme a molti altri … Di fronte all’apparente assurdità di quanto appariva sottendere alla nostra realtà, egli fu l’unico a non dubitare mai di tali conseguenze ed ebbe dire che la realtà, se potessimo attingervi, ci apparirebbe come una nebbia, oscura e caotica … Il mondo delle nostre percezioni non è che una conseguenza di ciò che avviene in quella, o di quella, nebbia …
- Non so se capisco, Jack …
- Scusa, George, stavo pensando ad alta voce … Forse sto parlando di cose poco interessanti, per te …
- Al contrario, Jack, sai che io apprezzo ciò che fai, anche se non ho la tua preparazione …
- Sei un vero amico, George …
- Cosa sarebbe questa ”nebbia” e come c’entra con noi? …
- Secondo Bohr e la sua scuola, a livello subatomico le cose “sono e non sono” allo stesso tempo, ma se quelle stesse cose, vengono “osservate”, allora decadono in modo univoco, cioè prendono le forme da noi conosciute, nel mondo di tutti i giorni, nel cosiddetto mondo classico … Secondo lui, fino a che non vengano “osservate”, le particelle formano una “nebbia caotica” ed è solo nel momento in cui questa nebbia entra in contatto con noi che prende forme familiari … A partire da queste idee, io mi sto formando la convinzione che, una volta percepite e decadute in particelle reali, esse entrino a far parte di un passato sedimentario, di cui noi facciamo parte … Quello che crediamo essere la nostra vita, non è che un ricordo composto da questi sedimenti, noi ed il mondo in cui crediamo di esistere siamo il prodotto del continuo depositarsi di quella nebbia, di cui parlavamo, sui sedimenti precedenti e la nostra vita non che un ricordo di fatti già avvenuti, al di là e al di fuori di noi …
- Padre Jerome, non sarebbe contento di sentire queste cose …
- Sai, che non ci siamo mai frequentati …
- Sì, lo so Jack, ma mi chiedo, se il suo conforto non potrebbe aiutarti a superare questa visione così cupa che hai del mondo …
- Il sole illumina indubbiamente la terra, George, ma la gran parte del cosmo è immersa nel buio più profondo …
- E questo, cosa vorrebbe dire, Jack? …
- Che le consolazioni per l’anima, lasciano il tempo che trovano …
- Forse sono un vecchio sentimentale, Jack … Ora, però devo lasciarti, il dovere mi chiama …
- Ciao, George e grazie della visita …


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George e Jack, non ebbero modo di rivedersi per il resto della giornata, ma verso sera George fece una breve apparizione per chiedere a Jack se avesse bisogno di qualcosa …
All’alba del giorno dopo, un gruppo di persone si recò da Jack ed insieme percorsero un lungo tratto di strada … Giunti a destinazione, Jack si trovò in una spoglia stanza … Sulla parete di fronte all’ingresso campeggiava uno specchio, palesemente un vetro ad una via, sotto al quale c’era un lettino con un supporto esteso all’altezza del braccio …
Jack venne fatto stendere sul lettino, il braccio destro esteso sul supporto ed ivi venne saldamente legato …
Sentì chiaramente, la tenda al di là dello specchio venir tirata e gli fu chiaro che una piccola folla era ora in osservazione … Poco dopo udì gracchiare dall’apposito altoparlante e di seguito una voce lesse la sua sentenza di condanna a morte per iniezione letale … Fu riletta la motivazione e confermato che il Governatore aveva appena negato l’ultimo appello, per una conversione della pena … Ora il suo destino era segnato, gli rimanevano pochi minuti di vita … Da sette a dieci, secondo le statistiche … Jack osservò con la coda dell’occhio l’orologio, mentre sentiva una voce ordinare agli operatori di premere i rispettivi pulsanti che avrebbero pompato i placebo e la dose letale nelle sue vene, lasciando nell’anonimato il responsabile materiale della sua morte …
Jack era rilassato, come se stesse per andare a letto per la notte … Quello che in quel momento lo interessava veramente era una conferma della sua recente convinzione circa l’impossibilità del “presente” … Per quello si ripeteva in continuazione quella frase, che nessuno riusciva a sentire, ma che George, di là dal vetro, riuscì a leggergli sulle labbra, mentre le lancette dell’orologio scorrevano inesorabili …
- Per adesso sono ancora vivo … Per adesso sono ancora vivo …. Il presente non esiste, l’istante della morte è come il rito di passaggio all’equatore sulle navi, o come la festa per l’inizio dell’anno: tutti aspettano e poi festeggiano, ma nessuno si accorge mai di niente, perché si tratta solo di una convenzione, nient’altro che una delle tante illusioni … Io non saprò nulla, finché non sarà già tutto avvenuto e poi non avrà più alcuna importanza … Tutto ciò che conta in “realtà” è solo una nebbia caotica, che lascia dietro di sé una polvere evanescente, che presto si trasformerà in sedimento … Questo siamo noi … Tutti noi … Un residuo del caos che ci precede … Nient’altro che una patina, sullo specchio in cui ci riflettiamo … Per adesso sono ancora vivo …. Per adesso sono ancora vivo …. Per adesso sono ancora vivo …. Per adesso ….

George, dall’altra parte del vetro, assiste alle fasi dell’esecuzione, come sempre impassibile o quasi, ma negli occhi la commozione traspare e viene notata da uno dei giornalisti presenti … Alla richiesta di un commento sul “condannato Elijah”, George risponde che per lui esiste solo il vecchio Jack … Il suo amico Jack, un essere umano da cui ha imparato tanto … Il giornalista, evidentemente deluso, risponde che per i lettori non ha importanza cosa ha imparato da lui, ma che tipo era questo assassino … George, infastidito, risponde che nemmeno lui è importante per i suoi lettori, per questo è costretto a campare scrivendo di altri …
Più tardi, George va nella cella per raccogliere gli effetti del suo “amico” e, fra le altre cose, trova gli appunti di Jack … Distrattamente, li sfoglia ed in fondo trova una nota destinata a lui, in cui Jack gli lascia quel suo piccolo tesoro, dicendo che, finché lo leggerà, egli sarà ancora vivo e l’evento “presente” durerà ancora per entrambi … Che il presente che crediamo di vivere è già come la polvere, che si deposita continuamente sugli oggetti e che diviene sedimento … Il vero “presente” nessuno lo conosce mai, esso è come una nebbia caotica, che per un istante, quando una coscienza si manifesta, prende “forma” e nello stesso tempo diventa polvere e si deposita su altra polvere; il “vero” presente non è che un caotico ribollire di quasi-particelle (qualcosa d’indescrivibile anche con termini esotici come “stringhe”) che non hanno consistenza finché non vengano “osservate”, dopo di ché decadono in “polvere di passato” …
George, ricordati di me, quando ti capita di guardarti allo specchio; ricordati che entrambi non siamo altro che illusioni, non c’è differenza tra noi: proveniamo entrambi da una nebbia e finiamo presto in una polvere sottile, occasionalmente sparsa su qualche mobile, su qualche distratto passante, sul pavimento, o nel vento, per un breve istante …



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