sabato 30 gennaio 2010

Un amore che duri nel tempo …

Abstract:
Computer paralleli? … Teoria del Caos? … Paradossi spaziotemporali? … Alterazioni mentali? … Alessitimia o empatia? ...
E’ così difficile districarsi … Nella complessità della vita, in un mondo dai risvolti sempre più “Post-Human” …


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Una donna entra nel locale, ancheggiando, ed attira lo sguardo di uno degli avventori che, sorseggiando il suo drink, la segue fino al tavolo. I suoi occhi penetranti si fissano sul volto di lei e lo scrutano attentamente, poi i due sguardi si incrociano ed un attimo dopo, i due già si scambiano parole sussurrate e sorrisi di complicità …

- …
- Prendi un altro drink? …
- Volentieri, vodka-tonic …
- …
- Ecco qui … Qual è il tuo nome? …
- Fedra … E tu?
- Bellissimo nome, davvero … Io sono Edgard, piacere di conoscerti. Cin …
- Cin …
- Senti, ti andrebbe di continuare la conversazione nel mio attico, con vista sul campidoglio? …
- Non ti sembra di correre troppo? …
- Forse adesso sì, ma alla prova dei fatti vedrai che la velocità sarà quella giusta …
- Ok, ma guai a te, se non è vero …
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ...

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Nella sala del vernissage, una piccola folla circondava il tavolino, sul quale ognuno appoggiava la propria copia del catalogo, per chiedere una dedica personalizzata, all’espositore di turno …
Molti chiedevano chiarimenti, su questo o quel dipinto, su questa o quella serigrafia. Ogni tanto nasceva una piccola discussione sull’impostazione artistica, piuttosto che sulle scelte delle tecniche, intanto il tempo passava ed il gruppetto si andava assottigliando. Verso l’ora di chiusura, quando le persone in attesa erano ormai tutte uscite, una giovane donna, con una borsa a tracolla, si avvicina all’artista, ormai in piedi ed in procinto di recuperare le sue cose per andarsene, si avvicina a lui e, timidamente, accenna al proprio catalogo, scusandosi per essere in ritardo …
- La prego, se sono ancora in tempo …
- Cosa devo scrivere? …
- Quello che preferisce, io mi chiamo Fedra …
- Fedra … Un bellissimo nome … Vediamo … “A Fedra, progenie di un dio e di un re, sorellastra del primo postumano e futura musa dell’ultimo … Con ammirazione … Edgard”
- Grazie, Signor Edgard …
- Spero che la dedica sia di suo gradimento …
- Non capisco perché si riferisca a me come “musa” ed a se stesso come “ultimo postumano” …
- Non sono io a classificarmi in questa “corrente”, ma i miei recensori … Se così dev’essere, voglio essere l’ultimo della specie … Perché questo sarebbe il segno di qualcosa d’altro “in vista” ed io sono per l’emergere di ogni futura nuova specie … Ma nello stesso tempo, credo nell’ispirazione che viene da persone come te, da volti come il tuo, da sguardi come quello che hai adesso, da capelli così, da profumi così, da labbra così …
- La prego …
- Scusami … Ti ho messo in imbarazzo? …
- No … E’ che … Non pensavo di poter ispirare un artista e non voglio che ci si prenda gioco di me!
- Vorresti posare per me? …
- E’ una scusa un po’ datata, non crede? …
- Si come scusa, lo è … Ma se vuoi far parte di un mio lavoro, non garantisco “quale” parte, ecco il mio biglietto da visita. Riceverai un piccolo compenso, io non posso permettermi di più, e se vorrai essermi amica, ne sarò felice …
- Va bene, Signor Edgard, verrò. C’è qualcosa di familiare in Lei, spero di non sbagliarmi …
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ...

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La mattinata vedeva un’alba luminosa, in quel fine febbraio ormai ansioso di primi tepori primaverili e il volo degli uccelli col loro canto era l’unico suono che si poteva udire. Era più presto del solito per mettersi all’opera in giardino, ma l’aria tersa ed il profumo dei primi fiori di nocciolo sembravano invitare all’aperto, a godersi quella pace e quel privilegio.
- Ehi! … Scusi Signore! … Mi scusi, sono qui, dal cancello … Eccomi! …
- Sì, mi dica …
- Sono la sua vicina, abbia pazienza, sono in un guaio … Forse può aiutarmi …
- Se posso, volentieri … Che è successo? …
- Stamattina ho un impegno di lavoro e, proprio adesso mi sono accorta che ho una gomma a terra … Ho provato a sostituirla, ma i bulloni sembrano quasi saldati e … Per quanto abbia fatto forza, non c’è stato verso di smuoverli … Lei … Sarebbe così gentile da darmi un mano? …
- Se sono bloccati, sarà un problema anche per me … Vedo di recuperare qualche attrezzo e poi sono da Lei …
- Grazie … Mi scusi sa, sono nuova da queste parti, non sapevo a chi rivolgermi … Siamo così isolati …
- Non si preoccupi, io ci sono abituato a queste cose e vedrà che ne verremo a capo … Aspetti!...
- …
- Eccomi! E’ già successo anche a me … E’ per via del fatto che li serrano con la “pistola” ad aria compressa e non sempre è facile sbloccarli “a mano” … Per questa ragione mi sono portato degli attrezzi, vedrà che la risolviamo …
- Mi scusi di nuovo; io sono da poco qui, nella villetta più avanti, sull’altro lato della strada, mi chiamo Fedra … Lei è molto gentile …
- Fedra? Un bellissimo nome! Piacere, io sono Edgard, vivo qui da qualche anno …
- E’ un modo strano di conoscersi, spero non mi giudicherà sfacciata …
- No, per niente; in questi posti un po’ fuori mano, capita spesso di aver bisogno dei vicini, per una cosa o per l’altra … Ma lo sa, che lei ha un viso familiare? …
- Non so che dire, vengo da un’altra città …
- Bene, ecco sbloccato il primo …
- Vedo che Lei conosce dei trucchi, non ci avrei mai pensato a fare in quel modo …
- Eccoli tutti qui, docili, docili, ora mettiamo la ruota di scorta …
- Non si disturbi oltre, posso fare da me, adesso …
- Si sporcherebbe tutta, meglio che finisca io, ormai ho le mani sporche …
- Vorrei sdebitarmi in qualche modo … Mi farebbe piacere, se nel pomeriggio venisse da me per il caffè …
- Volentieri, Fedra … Posso chiamarla così? …
- Certamente, Edgard …

Quel pomeriggio Edgard era intento a tagliare l’ultima legna di quel fine inverno, quando dall’altro capo della strada, intravide Fedra che lo osservava assorta, le sorrise e lei subito ricambiò, facendo segno con un gesto, che era l’ora del caffè …

- Permesso? …
- Si accomodi Edgard, entri pure …
- Non doveva disturbarsi, Fedra …
- Nessun disturbo, anzi, sono felice di ricambiare la sua cortesie di stamane … Sa, mi ha tolta dai guai, era un appuntamento importante ed un ritardo sarebbe stato veramente imbarazzante; sa com’è in questi casi …
- Immagino …
- Diceva … Che le ricordo qualcuno? …
- Non esattamente … Non si tratta di qualcun altro … E’ come se Lei mi fosse familiare, per qualche ragione, ma non saprei dire quale …
- Se ci fossimo già incontrati, mi ricorderei senz’altro di Lei … Sono abbastanza fisionomista, tuttavia, in qualche modo è come se la conoscessi da tempo e sono a mio agio, pur frequentandola da così poco …
- Lei, è qui con la famiglia? …
- No, sono sola …
- Anch’io … Curioso … Non trova? …
- Non saprei …
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ... Ma come è possibile? …
- Non lo so, ma il reset è completo!
- Proviamo di nuovo …
- Sì, però dagli più tempo, non è detto che fossero viziati … Diamogli un poco più di tempo!
- Va bene, fai tu una prova. Io devo allontanarmi per un po’ e quando torno, mi fai una relazione …
- D’accordo.

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Nel magazzino non era rimasto più nessuno, l’orario di chiusura era ormai passato ed il proprietario stava anche lui per uscire, quando sua figlia si presentò, in compagnia di un giovane …

- Signor Semino, sono qui per chiederle la mano di sua figlia …
- Eh, come corri … Non so mica, se lei ti vuole …
- Ne abbiamo parlato … Diglielo Fedra …
- Lui dice di volermi bene, pa’ …
- E tu? … Ci credi? …
- E che ne so …
- Ma come che ne sai, stronza!
- Uhe! Dico, bada come parli a mia figlia sai … Aaah, cominciamo bene! … E tu non dici niente? … Ti fai insultare così? …
- Sì, è vero … Sono un po’ stronza …
- Ha visto! Lo dice anche lei …
- A beh! Per essere due scemi, lo siete, sembrate fatti apposta per sposarvi! …
- Allora ci dà il permesso? …
- Neanche per sogno!
- Ma come, non vuoi che ci sposiamo, pa’ … Il mio Edgard ed io?
- Tra qualche mese sarai maggiorenne, allora non potrò più impedirvelo, ma scordatevi di vivere alle nostre spalle … Dovrete lavorare …
- Ma pa’ …
- Niente pa’ … Non attacca!
- Vieni Edgard, andiamocene, ‘sti vecchi non capiscono l’amore …
- Hanno il cuore indurito, dal troppo lavoro … C’hai ragione, Fedra! Facciamogli vedere, che siamo superiori …
- Io non posso vivere senza di te, amore …
- Neanch’io, Fedra … Amore o morte! …
…. ….

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- Minchia che schifezza! Questa è proprio da buttare … Prima che la veda qualcuno!

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Nella saletta a due letti, uno solo dei quali era occupato, la giovane donna giaceva in uno stato di dormiveglia molto leggero, quando fu definitivamente svegliata dall’ingresso di qualcuno nella stanza …
- Buongiorno! Come andiamo oggi, Signorina … Qual è il numero del letto … Ah, sì … Fedra … Signorina Fedra, davvero un bel nome …
- Grazie Dottore … Mi scusi, ero ancora addormentata …
- Come si sente?
- Ho un gran mal di testa …
- E’ abbastanza naturale, ma se pensa di poter resistere, preferirei non darle altri farmaci per il momento, l’emicrania dovrebbe scemare da sé, in breve …
- Speriamo …
- Se così non dovesse essere, tra un paio d’ore chieda pure all’infermiera un analgesico, d’accordo?
- Va bene, Dottore. Quanto pensa che dovrò rimanere, ancora? …
- Se le cose vanno come spero, potrà lasciare nel primo pomeriggio o, al più tardi, questa sera …
- Ma sa, che non mi ricordo più il suo nome … Che smemorata! …
- Non si preoccupi, capita continuamente … Io sono il Dottor Edgard, vede la targhetta sul petto? …
- Già, è vero … Sono anche cieca! …
- Non si butti giù così, pensi che tornerà bellissima come era prima, solo una piccola cicatrice che potrebbe anche donarle un tocco di mistero in più …
- Lei ci scherza! …
- Dico sul serio! … Mi ricordo che da piccolo, coi miei amichetti si discuteva, su dove ciascuno di noi avrebbe voluto avere una cicatrice …
- I maschi! …
- Non le piacciono? …
- Non dico questo …
- Meno male! …
- Perché? …
- Lo dicevo prima, Lei è molto attraente …
- Non mi faccia ridere … Ho le labbra screpolate! …
- L’ha visto anche lei quel film, allora? …
- Sì, mi ha fatto morire … Ma io ho davvero le labbra screpolate …
- Ce l’ha lo stick, o gliene faccio avere uno?
- Dovrebbe essercene uno nel mio nécessaire …
- Eccolo …
- Grazie … Lei è davvero gentile … Devo essere un orrore e Lei mi dice che sono attraente! …
- Vedere una donna appena sveglia, è un momento verità e Lei lo supera a pieni voti, Le assicuro!
- Ora mi confonde, Dottore …
- Se vuole me ne vado …
- No, mi fa piacere parlare con Lei, ma avrà altre visite …
- Oggi, molto poche … Per fortuna … Sta aspettando visite?
- No ... Non credo …
- C’è qualcuno, che viene a prenderla stasera, quando esce? …
- No, ma posso chiamare un taxi …
- Mi permette di accompagnarla a casa?
- Ma perché vuole disturbarsi?
- Non sarebbe un disturbo …
- Sicuro? …
- La prego …
- Va bene …

Quella sera Edgard e Fedra si trovarono all’uscita della Clinica e i due si avviarono verso il parcheggio, ormai quasi vuoto, dove si fermarono qualche attimo ad ammirare la splendida vista sul mare, al tramonto.

- Ti è passato il mal di capo?
- Sì, sto bene adesso, grazie …
- Sei splendida con questa luce sul volto!
- Una sfregiata, senza trucco … Orribile, non guardarmi, che mi vergogno …
- Dove ti ho già vista? …
- Cosa? …
- In certi momenti, mi sembra … Come se …
- Sarà un déjà vu …
- Un mio collega direbbe piuttosto, un Déjà vécu …
- Qual è la differenza?
- Non solo il tuo volto, mi è familiare, ma è come se ti conoscessi, come se sapessi quello che dirai e me lo aspettassi e … Poi succedesse proprio così, come me lo figuravo …
- Edgard …
- Dimmi, Fedra …
- Abbracciami …
- Non chiedo di meglio! … Vieni qui, dolcissima Fedra … Io so di conoscerti … Da sempre, ti desidero!
- Edgard … Edgard … Sì, sì, ora … Anch’io ti riconosco …
…. ….

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- Accidenti! Meglio spegnere ancora … Ora come lo spiego al capo? … Questo è proprio un casino! … Converrà resettare a freddo!...
- Allora … A che punto siamo? …
- Oh! Capo, stavo appunto ripartendo dopo un “cold reset” … Sembra che qualche variabile non venga azzerata …
- Carica capacitiva persistente? …
- Io non direi, sono parametri previsti …
- E che altro? … Attività paranormale, magari … ?
- Non abbiamo ancora fatto girare il sistema oltre la fase iniziale … Non sappiamo in effetti come si comporterebbe. Nemmeno la casistica è tale da fornirci indicazioni significative … Le nostre aspettative sono ancora prodotto della pura previsione teorica.
- Va bene, procedi, io ero solo passato a prendere il mio IperPod, che mi ero dimenticato qui, ne riparliamo al mio ritorno …

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L’Accademia Aeronautica era in festa per la consegna dei brevetti di volo. Tutti i docenti erano schierati ed a turno si incaricavano di effettuare la consegna del titolo e l’abbraccio di rito ai singoli neo piloti.
“Il comandante Tal dei Tali, ora consegna il Brevetto, al Capitano Tizio” e così per ognuno dei duecentocinquanta allievi dell’Accademia, si andava ripetendo il rituale … Ogni volta seguito dagli applausi del pubblico presente, composto, per lo più, da parenti e amici dei convenuti.
Durante una delle consegne, alcuni dei presenti notarono che il Comandante incaricato sussurrava qualcosa all’Allievo insignito del titolo, ma non era poi così strano …

- Edgard, ricordati di passare da me prima di partire …
- Sì, comandante, dammi il tempo di salutare i miei ospiti, poi ti raggiungo nel tuo alloggio …
- Non farti aspettare troppo …
- Agli ordini …

La cerimonia seguì il suo corso e poi ci furono tutti i vari commiati, alcuni dei giovani si ricongiunsero ai famigliari e partirono verso il loro nuovo futuro da Ufficiali e Gentiluomini, altri dovevano fermarsi per continuare il loro master in vista di una vita militare nell’Accademia.
Edgard salutò gli amici che erano venuti ad assistere, dando loro appuntamento per una festa già programmata e si avviò verso uno dei bungalow assegnati agli ufficiali istruttori. Arrivato, senza dare troppo nell’occhio, si avviò verso il retro ed entrò, furtivo dalla porta posteriore …

- Eccomi, Fedra …
- Vieni, sono sotto la doccia …
- Che facciamo?
- Spogliati e vieni qui …
- No, dicevo … Che si fa? … Non possiamo continuare qui, questa cosa si verrebbe a sapere …
- Ne parliamo dopo, ora ho altro per la testa … Vieni o no?...
- Aspetta, mi si è strappato uno degli adesivi della divisa …
- Lascia perdere la divisa, accidenti!
- Eccomi …
- Questa è la prima volta che lo fai da Capitano … Cerca di essere all’altezza …
- Fedra …
- Taci …
- Fedra, non permetterai che qualcosa ci separi, vero? …
- Taci …
- Io ti voglio, niente è più importante di te, Fedra, restiamo uniti, amore …
- Taci …
- Fedra …
- Taci … Sì … Sì, così … Ancora … Oh, Edgard … Edgard … Eeeèhhdgaaàrrdhh … Ahhff ... Ahhff … Uuuuh … Hhhhh ...
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ... Basta, bisogna tornare al tavolo di progetto …
- Capo … Non posso … Attento! … Sono armati … Attento …
- Aaaaah! …
- No, ti prego no, non farlo … Io eseguivo gli ordini … Ti prego no! Fedra … No! … No, noooo! … Aaaaah! …

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Sul pavimento del laboratorio, due ampie chiazze di sangue si stavano seccando, a lato dei due cadaveri, uno dei quali, ancora lasciava sgorgare sangue, dal bordo della lama, dello spadino che ne trafiggeva il cuore. Era lo spadino di una divisa da aviere …
Poco distante Edgard e Fedra si guardavano negli occhi, interrogandosi a lungo, silenziosamente, su quant’era successo … Poi …

- Fedra …
- Sì, Edgard?
- Cosa faremo?
- Non lo so, amore …
- Fedra …
- Sì, Edgard?
- Ci separeranno? …
- Non lo permetterò, amore mio … Non lo permetterò!



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venerdì 22 gennaio 2010

Sulle panchine del parco …

(Quadrilogia di Sara Colletti: Episodio 4)
(questo racconto è, idealmente, successivo ai tre precedenti:
“Trasporti”, “Un episodio nella vita di Sara…” e “Sara’s Sabbatic”)


Abstract:
Un gruppo di donne, le panchine di un parco, i loro figli che si rincorrono, qualche successo e qualche sconfitta ...


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Lasciandosi alle spalle la gigantesca cupola dello IOV (Impianto Operativo Virtually), al centro del complesso degli edifici della Base LREA Europe (Agenzia per le Esplorazioni a Lungo Raggio), un ampio percorso pedonale si sviluppa, dividendosi, in un grande parco, all’interno del quale, inoltrandoci, troviamo campi per ogni tipo di sport, piscine, asili e scuole, centri commerciali, centri multimediali e tutto ciò che può rendere completamente autonoma la Base, per coloro che vi lavorano e vi dimorano e non sempre hanno la possibilità di allontanarsi …
Sara, ogni volta che poteva, percorreva a piedi qualcuno di quei sentieri, con il suo bebè nel marsupio, spesso in compagnia dalla giovane Tata Jane, diretta in qualche angolo del giardino, soleggiato o in ombra, a seconda del clima del momento: quel giorno voleva godersi uno dei primi tepori della primavera incipiente …
Arrivate in prossimità di alcuni edifici bassi, venne loro incontro Sue Ann, salutandole con un gesto della mano …

- Ciao, ragazze, come sta il piccolo principe? …
- Ciao Sue, si è appena svegliato e tra un po’ sarà il momento della poppata … Dov’è Dana? …
- E’ dentro, sta vestendo le nostre principessine … Eccola che esce …
- Ma quante ne sta accompagnando …
- Ci sono anche i figli di Billie, che ci ha avvisato poco fa di essere un po’ in ritardo …
- Ciao Dana … Lo sai che ti vedo bene madre di cinque figli …
- Mio Dio no! … Sarebbe un incubo … Ciao Sara, ciao Jane … M’hanno lasciata sola, con questo piccolo esercito … E tu Sue … Invece di aiutarmi …
- Ho visto che te la cavavi bene Dana, amore …
- Che è successo alle Tate …
- Sono tutte insieme a Billie, nella palestra … Avevano un programma più lungo oggi e sono anche in leggero ritardo, perché la gara finale è rimasta in parità a lungo … Prima di sbloccarsi …
- Sentite, io devo mettermi seduta, per allattare il mio Junior, qui …
- Andiamo al solito posto, allora … Alle altre abbiamo dato appuntamento lì …
- Sara, il marsupio segnala qualcosa …
- Si, l’ho sentito … C’è anche la suoneria a vibrazione, che mi segnala sulla spalla, in codice, il tipo di sensore attivato dal piccolo …
- Cosa ti dice adesso ? …
- Che se l’è fatta addosso …
- Ma questo lo sento anch’io …
- Già …

Da lontano il sibilo cadenzato di un fischietto si avvicinava, accompagnato dal calpestio di una selva di piedi in corsa …

- Guardate chi arriva, donne ….
- Billie! … Che stai facendo ancora? …
- Dov’è il mio amore ? … Fatemi baciare il mio batuffolino … La mamma torna subito … Dana, abbi ancora un po’ di pazienza, porto questi “polli” a fare una sgroppata e poi sono subito da voi …
- Ma che succede, “Conejo”? …
- Questi furbacchioni qui hanno perso contro le mie ragazze e ora pagano pegno, con un bel po’ di giri del parco …
- E tu? …
- A me fa bene un po’ di moto, quindi ne approfitto … La Tata dei miei si era già vestita, mentre uscivamo, tra poco sarà qui … Fatele i complimenti per a vittoria …
- Sbrigati anche tu, Billie! …

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Il tramonto vedeva il sole filtrare coi suoi ultimi raggi tra gli alti alberi del parco, mentre il gruppetto di donne si era sistemato sulle panchine in circolo intorno ad un piccolo spiazzo. La babysitter di Billie si era intanto unita al gruppo, liberando Dana dal suo “incubo” e portando il gruppetto dei più grandicelli a giocare nelle giostre lì vicino, anche Jane la seguì col figlio di Sara in braccio …

- Sara, lo allatterai ancora per molto?
- Gradualmente, sto passando al latte artificiale, ma il contatto col seno, almeno una volta al giorno è meglio mantenerlo per qualche tempo ancora, Sue …
- Pensi davvero che sia così importante? …
- Secondo me, sì! … E’ solo una mia opinione, ma credo che per lui sia una precoce metafora della vita futura …
- In che senso?
- Non sempre dalla vita ricevi ciò che vorresti, ma se la tua ricerca continua, puoi ottenere ciò che desideri …
- Stai palando di te stessa ora, non è vero? …
- Forse hai ragione … Ma in fondo ci assomigliamo tutti …
- Che notizie da Carl? …
- Dopo essere stati lanciati dalla gravità di Giove, ora si stanno avvicinando all’orbita di Saturno, dove verrà sganciata la stazione orbitante, intorno alla luna Encelado, dal resto della spedizione che invece subirà l’effetto fionda, verso il futuro randez-vous con Plutone … A quel punto ci sarà una possibilità per il rientro, tramite gli shuttle della stazione su Titano, ma ancora non ha deciso … Per lui, è il primo viaggio interplanetario vero, sta scoprendo un’infinità di nuove cose, che lo affascinano … E’ stato così anche per noi, quando abbiamo cominciato … Ricordi? …
- Certo, ma noi non avevamo lasciato una famiglia, appena formata, ad attenderci …
- Lui è libero, Sue … Te l’ho già spiegato …
- Ma non mi hai convinta …
- E perché dovrei? …
- Ok, Sara … Non sono affari miei … Io ne ho fatte ben di peggio e fino a non molto tempo fa …
- Ma sì che lo sono, amore … Tu hai diritto di chiedermi tutto quel che vuoi: sei la mia migliore amica e, con Dana, siete la mia unica famiglia … Ma non posso cambiare le cose … Voglio che Carl sia libero, tanto quanto ho voluto questo figlio … Se, e quando, tornerà sarà accolto a braccia aperte …
- In questo tu e Dana siete simili …
- Lo penso anch’io, Sue …
- Già, ma mi stupisce che una come te, una Psicologa clinica, esperta, che conosce l’animo umano come pochi, si trovi in una situazione come questa …
- Ti risulta, che a un dentista non possa mai venire il mal di denti ? …
- … Allora, donne! Che state confabulando voi due? …
- Vieni qui, Dana … Sara mi diceva che Carl è già in rotta verso Saturno dopo il fly-by con Giove, un anno ancora e saranno al lavoro sulla seconda stazione orbitale saturniana. Lui, a quanto pare, non ha ancora deciso, per il rientro col primo shuttle, che parte da Titano verso la Terra … Sara ce l’ha con me perché, su questo punto, l’ho criticato …
- Ha ragione lei … Proprio tu parli, che ti sei sempre fatta i tuoi comodi … Sara non farci caso, è la sua solita mania, di dire agli altri cosa fare …
- Non credere che non abbia i miei dubbi, Dana, ma non ha senso ritornare in continuazione sulle stesse cose … Lascerò che Carl prenda la sua decisione e solo dopo, rifletterò sul da farsi … Per ora, ho tutto quello che mi serve … Poi si vedrà …
- Piuttosto Sara, che dice Carl del piccolo? …
- Si dice incantato, è felice della scelta del nome e mi ha chiesto se assocerò anche il suo cognome al mio ….
- Colletti-Fitzpatrick … Suona bene, vero Sue …
- Ti dirò Dana, è senz’altro un cognome altisonante … E poi gli aprirà molte porte, da adulto … Questo, comunque, è un buon segnale, Sara … Cosa pensi di fare in proposito?
- Il piccolo è già registrato col cognome di entrambi, all’Anagrafe Centrale e potrà decidere da solo, al momento opportuno … Ecco là Billie … Sta arrivando insieme a Mary John … Ragazze, vogliamo cambiare argomento? … Sono stufa di sentire gente che si fa i cavoli miei …
- Ciao Billie, ciao John, stavamo parlando della vita privata di Sara … Vorremmo anche la vostra opinione in proposito …
- Quanto sei stronza, Sue …

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Mary John, arrivando, salutò tutte le amiche e, con un cenno le due ragazze, poco più in là con i bambini, poi prese da parte Sue, per questioni di lavoro, ed insieme si diressero verso la scuola, dove il nipotino di Mary John stava anche lui per uscire … Billie, invece, si era fermata presso le giostre a rotolarsi un po’ con la sua cucciolata, mentre le due Tate si scambiavano occhiate divertite, chiacchierando poco più in là …
- E’ più bambina lei delle sue figlie …
- E se saranno prolifiche come lei … I nostri piani per colonizzare il sistema solare hanno un futuro garantito …
- L’avresti detto, che “prima” era la fidanzata del Comandante Pleeskyn? …
- Sue Ann? …
- Sì! … Poi, un bel giorno, ha cambiato di colpo ed ha cominciato a sfornare figli, uno appresso all’altro …
- Ho sentito qualche pettegolezzo sulla Pleeskyn, ma credevo fossero le solite malignità che si mettono in giro sui capi, magari per invidia o per qualche torto subito da qualcuno …
- Per il resto non lo so, ma per quel che riguarda il sesso, tutto quello che si dice di lei, penso sia solo la punta dell’iceberg …
- Allora, invece che con Sara, avrei dovuto associarmi con lei …
- Ma perché tu …
- Scherzo! … Tutti dicevano che Sara era lesbica ed io ci facevo conto, fra le altre cose naturalmente, invece poi scopro che si fa mettere incinta da uno, che subito dopo si va ad imbarcare nella più lunga missione spaziale mai pianificata …
- In che senso ci “facevi conto” … ?
- Pensavo che, lasciandola fare … Sai cosa intendo … Magari mi sarei aperta qualche porta in più … Invece mi ha sempre aiutata, senza volere niente in cambio … Anzi, mi ha dato anche questo lavoro, a casa sua, che mi consente di stare qui in Europa, senza praticamente spese e con la possibilità di studiare sui testi originali del suo vecchio professore e frequentare la Clinica, oltre che i Corsi qui nella Base …
- Io non avevo mai sentito, invece, voci su Sara …
- Io le ho sentite, dalle mie parti, quando Sara era ancora a Orlando, nella Clinica del Centro Spaziale di Cocoa, in Florida e poi anche a Miami, alla facoltà dove insegnava a noi … Tutti sapevano che si portava a letto una ragazza diversa ogni sera … Ma a dire il vero, non ho mai saputo di “vittime” tra le studentesse … Ripensandoci, credo di essermi fatta io questa convinzione … Non capisco, comunque, come possa essere così diversa, oggi …
- Come mai, secondo te, ha mollato tutto laggiù, per lavorare qui?
- Io sapevo che era qui durante un anno sabbatico e poi non è più tornata in America … Penso che abbia a che fare, tra le altre cose, anche col fatto che ha incontrato Carl Fitzpatrick, il padre di Junior, questo bel batuffolo che ho in braccio …
- Un vero colpo di fulmine … Ma si tratta del figlio di “quel” Fitzpatrick? …
- Sì, l’ex comandante di questa base ed attualmente Generale in pensione e Presidente della Commissione di Controllo Economica …
- Allora, hai nelle mani un personaggio importante …
- Sempre che, suo padre lo voglia …
- Questa, è un po’ cattiva …
- No, ma vedi … Voglio dire che dalla Colletti … Una non si aspetta, che si metta in una situazione del genere … Ti aspetti che sappia gestire la propria vita in modo diverso … Più razionale … Non so …
- E tu Jane? Come mai hai deciso di trasferirti qui? …
- Io ho colto al volo l’occasione, che mi ha dato Sara, di farle da assistente per la riorganizzazione degli scritti del suo mentore Jason Gustav, mi ha fatto ottenere la borsa di studio e mi ha fatto stare a casa sua per fare da Tata al bebè, nel tempo libero … Un combinazione ottimale per me … Qui, in Europa, in questo momento, c’è il vertice della ricerca nel campo della Psichiatria e dell’esplorazione umana a lunga distanza, in America invece sono più concentrati sui sistemi robotizzati, come sai …
- Naturalmente …
- E tu J.J. …?
- Anch’io ho voluto studiare qui, per lo stesso motivo, i miei mi stanno aiutando, ma anche per me un lavoro extra come questo, è una risorsa indispensabile …
- Liu è un cognome cinese, se non sbaglio, ed in Cina, si lavora a progetti con equipaggi umani, vero? …
- Si, esatto, ma io ho fatto domanda per il progetto Virtually e sono passata ai test, così ho potuto venire qui ... Ero affascinata dall’idea …
- Sei nella squadra femminile di Billie? … Come è andata con i maschi? … Li abbiamo visti trottare, prima …
- Sono venuti a sfottere e ci hanno sfidate … Si sentivano sicuri … Ma gli è andata male! Perdendo la scommessa, hanno dovuto correre agli ordini della nostra istruttrice … E poi dovranno pagarci da bere per una settimana! …
- Che polli! …

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Mary John e Sue erano in attesa di fronte alla scuola, osservando, attraverso le vetrate, gli ultimi minuti di lezione dei bambini. La piccola Mary, vicina alla finestra, ogni tanto faceva segno alla nonna, che le rispondeva con ampi gesti delle braccia …

- Questa è la situazione, Sue … Che decidi?
- Non lo so, John … Vorrei pensarci su …
- Da quando in qua, ti serve tempo per prendere una decisione … Se non ti va, dì pure di no …
- Mi stai mettendo all’angolo?
- Era la tua specialità … Non dirmi che ora ti da fastidio, perché tocca a te? … Io ho bisogno di una risposta adesso, perché ci sono una marea di cose che dipendono da questo e se non riesci a decidere una cosa così semplice, non mi dai affidamento per quelle più importanti …
- E a Dana non ci pensi? …
- Io sì e tu? …
- Ma ce l’hai con me o cosa …
- Sto aspettando … Non girarci intorno!
- Cosa dovrei fare, esattamente?
- Abbiamo importanti novità, confermate solo nelle ultime ore. La nuova situazione non consente che l’interim del Generale continui oltre. Si è reso così necessario accelerare i tempi, per il nuovo responsabile della Base e del progetto principale, che abbiamo in piedi e la scelta è caduta su di me …
- Di che si tratta? …
- Lo sai che non posso parlarne, fuori dall’ufficio: è un Livello 6! Lo saprai domattina, alla riunione di presentazione …
- E per quel che mi riguarda?
- L’aspetto formale lo sistemeremo con calma in seguito, in pratica sarai il mio braccio destro operativo, io credo che avrò troppe cose da supervisionare … E, come prima cosa, voglio che porti dentro anche Sara, con prudenza, dalle il tempo di superare questo periodaccio, stalle dietro e non farla comparire direttamente sotto di me, ma prendila come tua collaboratrice e fa in modo che sia sempre presente quando mi serve … Voglio il suo parere sulle questioni importanti, ma senza che, per ora, si senta responsabilizzata più del necessario … Voglio valutarla con calma, sotto questo punto di vista!
- Nient’altro … Boss? …
- Sì, io da oggi sono un tuo superiore, sarà meglio che, se accetti il lavoro, ti abitui all’idea e che ti guardi bene intorno prima di aprire la bocca, da ora in poi, mi sono spiegata, Sue?
- Agli ordini, Signora!
- A proposito … Parlane con Dana, prima di accettare, ma dille da parte mia che ho bisogno di te …
- Ecco tua nipote che esce, arzilla nonnetta …
- Ho solo due anni più di te, non te lo dimenticare, Sue …
- Come avrai fatto a scavalcarmi di grado, mi chiedo …
- Basta guardare per tempo di chi sono i piedi che stai per pestare , se proprio vuoi saperlo …
- Touché …
- Scusami, Sue!
- Va bene John, puoi contare su di me …

==

Nel frattempo Dana e Sara erano rimaste sole a parlare, ridendo alla scena messa su da di Billie con la sua cucciolata. Parlavano fitto, fitto ed animatamente …

- …
- Non devi mettere in croce Sue, per colpa mia, Dana … Te lo ripeto, so cavarmela e non è il caso di preoccuparsi …
- Non mi piace vederti così … Non sorridi più, sei sempre seria e con la testa altrove … Come fai a chiedermi di non preoccuparmi per te … Io e te, Sara, ci siamo sempre aiutate, no? … Perché questa volta dovrebbe essere diverso …
- E’ diverso perché una decisione è stata presa, abbiamo davanti un bel po’ di tempo, prima che qualcosa la possa cambiare e non voglio ritornarci sopra in continuazione …
- Io lo so bene, quello che stai passando, pensi che non lo capisca? …
- Tu sei quella che lo può capire meglio … Siamo uguali, in queste cose, io e te …
- Io ne sono uscita, grazie a te …
- Ora, non puoi fare altro che far finta di niente, se vuoi aiutarmi e ti assicuro che se avrò bisogno del tuo aiuto per qualcosa, te lo chiederò …
- Sei sicura?
- Certo …
- Sara … E’ vero che Sue si è lamentata di me? … Che ti ha detto?
- Che la trascuri, che sei troppo preoccupata per me …
- E’ vero …
- Non voglio che Sue ci vada di mezzo … Dana, non vorrai incasinare la vostra situazione, proprio adesso, che state per avere un figlio tutto vostro …
- Non lo so, Sara, ma forse hai ragione, questa cosa mi sta scombussolando … Tu mi capisci al volo, come sempre … Forse, credo di preoccuparmi per te e invece penso a me e a cosa sarei se Sue cambiasse idea … Io e … Questa gravidanza … Non so se ho fatto bene …
- Avete già due figlie adottive … Perché una inseminazione artificiale ti preoccupa tanto?
- Magari lo sapessi, non sono mai stata incinta prima, né mi era mai passato per la testa di poterlo essere fino a poco tempo fa … Poi, s’è presa questa decisione un po’ d’impulso e naturalmente la gravidanza è toccata a me …
- Questa è una vecchia storia, Dana … Quello che ti mette in subbuglio è abbastanza nella natura delle cose, mentre il fatto che la spunti sempre Sue, è nella natura del tuo carattere … Come lo sarebbe del mio …
- Siamo due sfigate, insomma …
- Lo pensi veramente? …
- Non lo so, Sara … Sai che certe volte ripenso a quando Sue mi teneva al guinzaglio, mentre se la spassava con le altre e quasi … Non so come dire … Non che stessi bene allora …
- Una specie di nostalgia? …
- E’ da pazzi, vero Sara?
- Non esistono i pazzi, Dana … Se esistessero, ne faremmo parte tutti, chi più, chi meno …
- Tu stai soffrendo per Carl, vero? …
- Naturalmente …
- Lo sapevi che questo ti poteva succedere … Lo hai sempre saputo, vero? …
- Era nel conto, fra le possibilità … Carl ha quasi dieci anni meno di me, ci sono esperienze che legittimamente ognuno di noi vuole fare, senza che questo debba escludere sentimenti contrastati e magari aspettative paradossali … Io credo che non vorrei essere giudicata sui miei sentimenti e non voglio giudicare lui …
- Ma ne vale la pena … Dico per te? …
- Non lo so, Dana … Sta proprio qui il punto … Se alla fine conterò ancora per lui, ne sarà valsa la pena … Tu mi capisci vero?
- Certamente, Sara, ma non avrei mai pensato a te in questo modo … Credevo di essere l’unica tanto squinternata in circolazione …
- Neanch’io mi sarei immaginata in questo ruolo, prima di conoscerti …
- Dici sul serio? …
- Sue mi ha fatto scoprire cose di me stessa che non conoscevo, ne sono stata quasi accecata e per molto tempo ho vissuto in una specie di ossessione … Quando con fatica ne sono venuta fuori, ho cominciato a capire di essere molto più simile a te di quanto immaginassi e di quanto fossi disposta ad ammettere … Conoscere se stessi è un processo, che richiede tutta la vita …
- Allora non c’è modo di stare tranquille …
- Vuoi la mia ricetta, Dana? …
- Se non è uno scherzo …
- Dobbiamo “sempre” stare tranquille, amore!
- Spiegati, Sara …
- Non siamo in grado di prevedere le conseguenze delle nostre scelte, ma in ogni caso le dovremo affrontare ed il più delle volte ci coglieranno di sorpresa … E’ importante essere in sintonia … Conoscere le proprie priorità razionali e quelle innate e fare in modo che convergano … Quanto più sia possibile … Ecco perché lo definisco un “processo” … E’ un continuo raffinamento della conoscenza di sé, che ci permette di far fronte ai fatti della vita con la necessaria tranquillità, o calma, se preferisci … La mancanza di tale conoscenza, fa sì che ci si “illuda” di poter fare scelte puramente razionali, o magari puramente istintive … Questo tipo di illusione è alla base di un senso di sicurezza aleatorio, che può crollare all’improvviso, trascinando con sé l’equilibrio psichico della personalità prevalente in un individuo …
- Personalità prevalente? …
- Siamo tutti un po’ “picchiatelli”, in realtà … Tutti possiamo “sviluppare” alterazioni della personalità, fino alla comparsa di personalità multiple … Proprio perché sono già presenti in noi, in forma quiescente … A scatenarle può essere una varietà di possibili traumi, ma può essere anche l’insostenibilità di un “io”, come dicevo prima, troppo scompensato, in un senso o nell’altro …
- E’ questa filosofia, che ti ha portato sulla strada che hai scelto, Sara?
- In parte sì, ma c’è anche il fatto che una persona, con la quale riuscire ad essere in accordo, non la si trova sullo scaffale del supermercato, a tutte le ore del giorno e della notte … Carl è arrivato inatteso, dandomi un aiuto insperato, facendomi sentire di nuovo me stessa, la me stessa che credevo di aver smarrito, ridando profondità la mia vita; pretendere che risolvesse tutti i miei problemi, sarebbe stato assurdo … Ma nello stesso tempo, abbiamo fatto una scelta che può unirci … Forse non subito, o forse per niente … Non posso essere io a deciderlo e forse neanche lui … Mi capisci, Dana?
- Penso di sì … Solo che vorrei avere le idee chiare, come le hai tu …
- Tu hai l’istinto, che ti guida bene … Ma forse dovresti guardare a te stessa con più attenzione …
- Dici che mi sottovaluto?
- Questo devi deciderlo tu …

Sara e Dana sorridevano a Billie, che intanto si avvicinava con la corte rumorosa dei suoi piccoli e dietro a lei le due Tate … Il gruppo, ora riunito intorno ai bambini ed alle loro disparate e reiterate richieste, ritrovava anche Sue e Mary John col nipote, che arrivavano a passo lento … Era una giornata atipica, con tutti quegli intoppi e ritardi, decisero quindi che non era il caso di trattenersi oltre per la solita chiacchierata, ognuna di loro aveva qualcosa da sbrigare, non rimase loro che salutarsi e rinviare tutto al giorno dopo …
Le donne si avviarono all’uscita del parco opposta, in direzione delle abitazioni del personale della Base, passando per uno dei Centri Multimediali, dove, su uno dei megaschermi, scorrevano le notizie H24 del servizio pubblico. Proprio mentre sopraggiungevano, il notiziario stava annunciando l’avvenuto “fly-by” del modulo automatico Pluto 16 da Saturno verso l’orbita di Nettuno, spiegando che, al momento del randez-vouz previsto, in realtà, in quella posizione particolare ed in quel particolare momento, sarebbe transitato Plutone che, nella sua eccentrica orbita appunto, una volta ogni 248 anni, si avvicina a noi e per 20 anni mantiene un’orbita interna a quella di Nettuno …

- Vieni qui, Sara … Stanno parlando del tuo ragazzo! …
- Guarda … guarda … Zia Sara, c’è un video dell’equipaggio e c’è anche Carl, che saluta …
- Venite tutte qui … Guardalo, con la barba lunga … Non lo si riconosce, quasi … E’ lui … Sì, sì …
- Sara, l’hai già vista questa registrazione? …
- No, non credo … Questa deve essere stata fatta in occasione del distacco del modulo orbitale EnceladoX dal cargo Train2Pluto che sta proseguendo la sua strada … No, lo vedo per la prima volta … Ma guardalo lì, come si diverte con quegli altri matti …
- Ehi! Sara, ma chi è quella bonona che fa capriole vicino a lui …
- Datti una calmata Sue, è troppo lontana per puntarla … Comunque, dato che è una bionda, si tratta del secondo pilota, le altre sono tutte brune …
- Accidenti Sara, che le hai passate tutte allo scanner/PET, prima della partenza? …
- Spiritosona … Non credi che mentre ne valutavo l’idoneità, abbia avuto anche il tempo di notare il colore dei capelli? …
- Sì, sì … Ma ti dev’essere rimasto impresso per benino … Direi …
- Ma senti questa … Tu sei quella che ha notato che è “bonona”, da un po’ più di otto unità astronomiche di distanza …
- Ma sentite queste due come si beccano … Che c’è in palio? …
- Niente, niente … Mi piace solo punzecchiare in po’ la mia amica del cuore … Vero Sara …
- Sì, sì, ma attenta ai morsi …

Le notizie intanto scorrevano veloci, su altri argomenti di attualità … E le amiche si salutarono, dirette ognuna per la propria strada …

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Tutti i giorni al parco della Base, su quelle panchine in circolo, proprio in mezzo al grande parco, quel gruppo di donne si raccoglieva, a fine giornata, per ritrovarsi unite, sempre più unite, come negli anni erano state e come nel tempo avevano imparato ad essere … Prima Sue e Mary John, alla scuola piloti-astronauti della Federazione Inter-Americana e col tempo attorno a quel nucleo si erano aggiunte le altre, ognuna legata da proprie motivazioni, ma ognuna intenzionata a proteggere quell’amicizia da tutto ciò che l’avrebbe potuta vanificare … Molti fatti della vita, avevano diviso, alcune di loro, per periodi, più o meno lunghi; a volte le distanze le avevano separate per milioni di chilometri … Ma quando l’occasione si presentava di convergere su un progetto, ognuna di loro pensava alle altre e a ricreare quella magia che si manifestava quando erano insieme …
Anche quella sera di primavera, mentre il tramonto continuava a presentarsi in ritardo crescente, la riunione era in corso e Mary John teneva banco, con notizie molto stimolanti …

- Come vi dicevo, la mia nomina formale a Contrammiraglio è stata formalizzata oggi, contestualmente al passaggio di consegne al comando della Base dal Generale Fitzpatrick alla sottoscritta. Io e lui avevamo concordato già da giorni, che in questa occasione avremmo decretato la fine del segreto militare sulla recente scoperta di una civiltà, paragonabile alla nostra, nel sistema stellare Luyten a poco più di 12 anni luce da noi … Al più presto, avvieremo un complesso progetto di esplorazioni, ma quello che costituirà la vera differenza rispetto al passato sarà la possibilità che questa civiltà aliena sia in grado di “ricevere” le nostre sonde ed il messaggio in esse contenuto per la costruzione delle apparecchiature adatte ad aprire il primo canale bidirezionale di esplorazione …
- Sue, non dici niente, ti sei fatta scavalcare in grado … Non è da te …
- Ti sbagli! E’ stata ristabilita la normalità delle cose: la più vecchia fra di noi, adesso è anche la più alta in grado …
- Che dici John, ora potremo venire a lamentarci da te, quando Sue fa la prepotente? …
- Per questo basta che vi fate furbe …
- Sentiamo il resto, gente … Dai John, vai avanti …
- Dopo la grande delusione che fece seguito alla "tragedia" di Epsilon Eridani, volevamo evitare altre delusioni cocenti e così il segreto è stato mantenuto fino a che non siamo stati certi che la situazione su Luyten B, il secondo dei pianeti orbitanti quella stella, fosse più tranquillizzante. In effetti sembra che lì ci siano popolazioni organizzate socialmente e politicamente, con una tecnologia vicina alla nostra, anche se inferiore. Probabilmente, col nostro aiuto, potrebbero raggiungere il livello necessario per i nostri scopi, ci preoccupa non poco, invece il loro livello primitivo di organizzazione politica …
- In che senso, John? Che tipo di regime politico conoscono? …
- Per quello che riusciamo finora a decifrare delle loro comunicazioni, sembrerebbero forme di governo simili alle democrazie terrestri di un paio di secoli fa o poco più: le cosiddette democrazie egualitarie …
- Sarebbe?
- All’epoca si diceva “una testa un voto”, stando a significare che ognuno aveva il diritto di voto uguale agli altri per definizione, s’intende laddove il sistema era effettivamente in vigore …
- Ma come era possibile? Il voto, in assenza del principio di responsabilità, doveva generare il caos …
- Non hai tutti i torti, Jane, ma all’epoca erano convinti che quella fosse la forma di governo più avanzata e … In qualche misura, era vero, se consideri che, in alcune altre nazioni, esistevano regimi dittatoriali di varia natura …
- Sono cose che ricordo anch’io di aver letto nel Corso di Storia delle Dottrine Politiche, ma non ho mai veramente capito come si potesse decidere qualcosa di sensato in quel modo …
- Ti dirò J.J., è proprio il dubbio che abbiamo noi, rispetto a queste società aliene … Temiamo che prima di decidere quale atteggiamento tenere nei nostri confronti, andranno incontro ad interminabili ed inconcludenti dibattiti, col rischio di innescare lotte intestine o addirittura guerre tra diverse fazioni … Proprio quello che succedeva qui da noi nel passato …
- Voi due, che avete studi freschi, quando è stato che abbiamo abbandonato quel sistema qui da noi …
- A metà del ventunesimo secolo credo, Billie … Che dici, J.J.? Ti ricordi una data più precisa, tu? …
- Non è stata una cosa rapida, Jane, per quel che ricordo, in effetti, i primi provvedimenti furono presi nel periodo che dici tu, ma ci vollero due decenni prima che la forma definitiva fosse applicata ed altrettanti perché si diffondesse alle principali Federazioni di Stati …
- Mio nonno mi ha raccontato, quando nella Federazione Inter-Americana dell’epoca fu indetta la prima elezione a “suffragio ponderale” … Ancora non tutti erano d’accordo e per molto tempo vi furono recriminazioni a riguardo, ma i risultati dettero ragione a chi si era battuto per questa innovazione e l’incredibile miglioramento della qualità della vita nel mondo che da allora abbiamo conosciuto e la fine della conflittualità armata ci hanno portato a non riuscire nemmeno a concepire i regimi precedenti ed a provare un certo imbarazzo nel doverli affrontare in questa occasione …
- Tuo nonno, Mary John, ti ha mai detto cosa preferiva lui, che ha conosciuto i due sistemi? …
- Billie, amore, Lui diceva che sarebbe stata la fine delle culture locali e dell’iniziativa individuale e che non sapeva se in cambio, si sarebbe ottenuto qualcosa che valesse tale perdita … Oggi sappiamo che quel prezzo è stato in parte pagato, ma che in cambio abbiamo ottenuto una maggiore equità sociale ed uno sviluppo più ordinato che ha salvato il nostro pianeta dallo sfruttamento selvaggio e ci ha consentito di organizzare l’esplorazione spaziale su basi planetarie … Anche tua nonna, Sue, diceva che mio nonno era troppo pessimista, ti ricordi, che discussioni facevano quando ci vedevamo, durante le vacanze …
- E chi se lo dimentica … Urlavano come due matti e nessuno capiva perché se la prendessero tanto … Mia nonna, per farlo arrabbiare, gli dava sempre del retrogrado maschilista …
- Che vuol dire “maschilista” …
- Che dici J.J. … Ah! Già tu sei madrelingua cinese … Beh! Non so come si diceva da voi, ma secoli fa esisteva una forma di discriminazione basata sul genere e per la quale le donne venivano discriminate sul lavoro e nella società in genere, rispetto agli uomini …
- Ah? … Veramente non lo sapevo proprio, nemmeno in cinese … Ma veramente, mi sembra che le donne abbiano la leadership incontrastata in innumerevoli campi, oggi …
- La tua, J.J., è una generazione fortunata, ma in passato non è stato sempre così …
- Che cosa ci vedi di tanto fortunato, Dana, in questa situazione ?…
- Sara!? …
- Era un mito quello di allora ed è un mito questo di adesso …
- Si può sapere cosa intendi con questa affermazione?
- Scusate, non volevo interrompere la discussione, era solo un’idea occasionale, espressa ad alta voce …
- Ormai l’hai detta, cerca di farci capire meglio …
- Mi avete fatto venire in mente, quanto le donne siano sotto pressione oggi, paradossalmente, rispetto ad un passato tanto dimenticato quanto terribile per molte generazioni . Un passato che ci vedeva oppresse ed un presente in cui siamo noi stesse ad opprimerci …
- Non mi dire che rimpiangi quel passato …
- No, Sue, non sto dicendo questo … Rifletto più in generale sulla tendenza storica a mitizzare le categorie astratte di uomo e donna, che non porta a nulla di buono, né ai singoli uomini, né alle singole donne … Ma, non credo che sia una discussione da panchine nel parco, forse ne farò argomento di un prossimo articolo su “Psychological Review” … Ti prego, Mary John, riprendi pure il discorso …
- E chi se lo ricorda più …
- Gente! …. Sara ha abbattuto un Contrammiraglio! ….
- Che ne dite di festeggiare John, offrendole la cena al ristorante …
- Ottima idea … Io ci sto!
- Anch’io …
- Billie … Vai a prendere tuo marito … Sara, telefona a Ewan ed Elvira, se possono venire anche loro. E voi babysitter, questa sera siete di corvée … Al lavoro!
- Viva la Contrammiraglio Mary John Atwater! ….
- Viva, John!
- Viva! …

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I giorni trascorrevano nell’agitazione delle grandi novità sopraggiunte, spesso gli incontri al parco vedevano le assenze facilmente comprensibili di Mary John e di Sue … Le altre si vedevano lo stesso ed era anche l’occasione per sentire al videotelefono le loro amiche assenti e sentire come stavano e qualche notizia di prima mano …
Durante una di quelle serate Sue era arrivata un po’ prima di Sara e l’aveva aspettata, prendendo il sole, sdraiata sull’erba. All’arrivo di Sara, Jane era stata spedita con il bebè a fare un giro e Sue assunse un atteggiamento serio e concentrato …

- Devo parlarti Sara …
- Anch’io devo dirti qualcosa e stavo cercando l’occasione da qualche giorno … Dì pure tu, comunque …
- Senti … Io e John ti vorremmo nella nostra squadra di punta, per il grosso lavoro che abbiamo di fronte …
- Aspetta Sue … Se è questo che devi dirmi, forse è meglio che parli prima io …
- Che vuoi dire? …
- Io torno in America, a casa mia, Sue. E’ una decisione presa, volevo parlarne prima con te, perché tu lo dicessi a Dana nel modo migliore …
- Ma che stai dicendo, Sara? Non puoi mollare tutto così … Sei tu ad avere aperto le porte della Base a tutte noi, perché ora che abbiamo raggiunto questo risultato e c’è tanto da fare, ti fai da parte?
- Io ero qui per portare a termine l’impegno preso col mio amico e mentore Gustav, ora la pubblicazione della sua opera postuma è giunta al termine ed io voglio dedicarmi alla pubblicazione dei miei lavori che sono rimasti indietro, inoltre ho continue richieste dalla mia università per tornare ad insegnare in Florida, dove in fondo appartengo …
- C’entra Carl, in qualche modo?
- Sì, anche questo ha il suo peso: Carl non tornerà col prossimo shuttle, ha deciso di partecipare alla seconda fase del progetto di stazione orbitale su Encelado, ma era un scelta abbastanza logica, viste le premesse …
- Ma che c’entra la logica, non capisco perché lo difendi …
- Per la stessa ragione per cui Dana difende te, ogni volta che io ti critico …
- Non hai intenzione di ripensarci vero? …
- No, Sue; ritornerò insieme a Ewan ed Elvira, che terminano il loro stage qui, a fine mese …
- Cosa accidenti racconto a John …
- Dille, che ce la farà benissimo e che sono fiera di lei …
- Sara … Sono convinta, che stai perdendo una grande occasione …
- Le uniche occasioni, Sue cara, sono dentro di noi …



==

martedì 12 gennaio 2010

…… Humanitas

Abstract:
Alcuni casi "umani" visti da occhi "alieni" ...
In 4 Episodi:
"Mr. Jones and I",
"The Rosepit Crash",
"The Experiment",
"The Dust Ghost"


==
Episodio 1: Mr. Jones and I


……
Ci siamo detti addio a parole
E io sono morta mille volte
Tu te ne torni da lei
Ed io me ne torno nel
Buio, buio, buio, buio, buiooooo oh, oh, oh …

Quella voce rotta risuonava tra le mura del laido vicolo, pieno di bidoni rovesciati e sacchi di spazzatura sparsi ovunque. La ragazza canticchiava quel motivo e nel contempo, barcollando seguiva un percorso tra ogni genere di detriti … Arrivata all’altezza di un portoncino sopraelevato, si sedette sui gradini e trasse, da una borsetta minuta, una cannuccia, un accendino ed un pezzo di stagnola che, srotolato, rivelò la presenza di alcuni grumi bianchi … Dopo aver scaldato la sostanza, la donna ne aspirò i vapori con la sua cannuccia e poi si abbandonò al’indietro, riprendendo a canticchiare …

……
Ed io ripenso a noi
Ti amo così tanto
Ma non è abbastanza
A te piace sniffarla ed a me invece fumarla
E la vita è come una cannuccia
Ed io non sono che una monetina che rotola su per queste pareti …
…..
Ed io ripenso a noi …

La pur flebile voce pervenne all’orecchio di due agenti di passaggio; i due, incuriositi, decisero di verificare, avviandosi nel vicolo. Arrivati al portoncino videro la ragazza riversa sulla corta scala, che bofonchiava ormai, in modo sconnesso. In terra la borsetta aperta, la cannuccia, l’accendino e la stagnola furono sufficienti a far loro capire di che si trattava … I due si scambiarono uno sguardo d’intesa ed una risata sarcastica, uno dei due raccolse la borsa e frugò dentro, estraendone un documento lacero …

- Si tratta di una certa Emi Whitehouse … Di Highbury Road, che ci farà da queste parti … ? Meglio portarla dentro, che dici James … ?
- Io ho voglia di darle una bella lezione prima, sei d’accordo Lisa?
- Naturalmente, sennò ce la ritroviamo ancora domani, tra i piedi …

I due si accanirono a calci, pugni e manganellate; la ragazza che era quasi svenuta, riusciva solo a rantolare, gesticolando in modo incoerente, nel vano tentativo di difendersi …
Dopo essersi ben sfogati, i due raccolsero quello che restava della loro povera vittima e la trascinarono verso l’auto di servizio.
Arrivati alla stazione di polizia, la ragazza cominciava a riprendersi ed a percepire i dolori causati dal pestaggio, questo la spingeva a lamentarsi, dando l’impressione a tutti gli altri di essersi ammattita …
Il sergente in servizio alla ricezione, non ne poteva più di quel continuo disturbo …

- Levatemela di qui e sbattetela in una cella, altrimenti non si riesce più a lavorare in quest’ufficio …

Due agenti prelevarono Emi e la spinsero verso le celle, lì venne prelevata dal custode e rinchiusa in una delle camere di sicurezza individuali …

- Stattene buona o sarà peggio per te …
- Voi bastardi, mi avete riempita di botte … Maledetti! Sono tutta un dolore …
- Ti sarai rotta le ossa rotolando da qualche scalinata dopo esserti fumata qualche porcheria, puttana schifosa …
- Procurami una dose e ti faccio un servizio gratis …
- Non mi interessa!
- Ti prego! Farò qualsiasi cosa ti piaccia …
- Prima fai il lavoro e poi vedrò di procurarti qualcosa …
- Va bene, va bene … Vieni qui, presto …

Attraverso le sbarre Emi fece quello che doveva, quasi senza pensare … Tutto quello che le serviva era di farsi, ormai, oltre al dolore per le botte, cominciava ad essere in crisi … Finito il lavoro Emi chiese il suo premio, insistentemente, ma il custode, rimettendosi a posto i pantaloni, le disse di starsene buona e non creare problemi se non voleva altre manganellate …
Emi, disperata, si buttò sulla branda, piangendo e picchiando i pugni contro il muro. Cominciava a sentirsi male dentro e fu presto preda di spasmi e dolori lancinanti … Non riuscendo a sopportare il dolore presto ricominciò ad urlare.

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Il custode tornò poco dopo, minacciando e imprecando, già da lontano. Arrivato davanti alle sbarre vide con disgusto che Emi aveva fatto i sui bisogni proprio vicino alla porta. Il custode era furibondo e si sfogò pestando col manganello sulle sbarre …

- Adesso vengo dentro e ti rompo le ossa … Te la faccio mangiare, quella schifezza che hai fatto!
- Bastardo, sei un ladro … Io ho fatto la mia parte, dammi la roba … Io sto male! …
- Mi hai preso per un fottuto spacciatore, forse? …
- Voi ce l’avete la roba … Io lo so … Perché non vuoi darmela? …

Emi singhiozzava e insultava, poi urlava di dolore, bestemmiava, insultava e singhiozzava … Il custode si era scocciato e andò a parlare col sergente, perché se non era in arresto quella puttana se la doveva riprendere o venire lui a pulire … Ci fu una animata discussione fra i due, poi il sergente fece chiamare gli agenti che avevano fermato Emi e volle sapere se c’erano accuse a carico della donna. Si concluse che non c’erano elementi per trattenerla, così il sergente ordinò loro di “liberarsene” da qualche parte, magari lontano dal loro settore …
Emi venne caricata a forza sull’auto di servizio, non senza altre botte, più o meno mascherate …
I due raggiunsero il limite della loro zona e poi scaricarono la donna in mezzo alle immondizie di una traversa isolata e, prima di allontanarsi, furono altri pugni a calci …
Emi svenne ancora una volta e rimase lì, in mezzo a sacchi maleodoranti, randagi che rovistavano nei rifiuti e qualche ratto che sfrecciava verso qualche nascondiglio …

==

Lei cantava davanti al suo pubblico e loro l’amavano e applaudivano quei versi tristi, quelle note jazzate, quella voce sofferta e melodiosa …

….
Vogliamo la stessa cosa là dove si giace insieme
Per il resto io la vedo diversamente
La vedo diversamente da dove sto andando
Oh, sei di nuovo qui, ma questo non è un dibattito
Scusa se mi volto altrove
La tua faccia mi è famigliare
Ma questo non ti garantisce il posto
Nel mio letto … nel mio letto … da ba da dee dee … nel mio letto …


Emi si inchinava, per ringraziare e sorrideva felice, lanciando baci a tutti, con ampi gesti delle braccia ... Ma qualcosa disturbava la serenità del momento, era come un fastidio, che si faceva sempre più indiscreto e la allontanava dal suo palco e si trasformava in dolore intenso e odore insopportabile e quel palco somigliava sempre più ad un vicolo fetido …
Gli occhi pesti, lasciavano appena filtrare un filo di luce sfuocata, non riusciva a pensare, percepiva appena delle voci lì vicino, da qualche parte …

- Guarda che schifo, questa feccia umana, inquina le strade peggio dell’immondizia …
- Chissà perché non se li porta via la polizia e li butta in discarica …
- Ehi, guarda un po’ lì c’è una borsetta, guardaci dentro …
- Solo cianfrusaglie … Ti serve l’accendino? …
- No butta via tutto e andiamocene …
- Aspetta … Non è male la tipa … Guarda se arriva qualcuno …
- Va bene, ma sbrigati!

Emi nel frattempo era svenuta di nuovo e, almeno quell’ultimo insulto, non si accorse di subirlo …
Non appena i due si allontanarono, da una delle finestre si affacciò una vecchia, urlando di smetterla con quel chiasso e gettò dell’acqua sporca giù di sotto … Un po’ di quell’acqua sferzò il viso di Emi riportandola per qualche secondo dai suoi sogni, ancora una volta, alla squallida realtà di quel posto, ma ancora non c’era la forza per restare cosciente e la donna richiuse quasi subito gli occhi …
Il pubblico applaudiva ancora e ancora e chiedeva a gran voce altra musica, altri sogni da condividere con lei e la sua voce incantevole …

….
Vorrei poter dire che non ho rimpianti
E nessun residuo emotivo
Mentre ci diamo il bacio dell’addio il sole si spegne
Così siamo solo storia
E l’ombra mi ricopre
Il cielo lassù è una fiamma che solo gli amanti intravvedono
Le mie lacrime si asciugano da sé

Lui se ne va via
Mentre il sole tramonta
E Lui si porta via la mia giornata, ma sono ormai cresciuta
E mi sta bene così,
In questa penombra di un blu intenso
Le mie lacrime si asciugano da sé …

Ancora una canzone, ancora una … Il pubblico era sempre lì, a darle gioia in cambio di gioia. Emi non chiedeva di più, avrebbe dato loro ciò che volevano … Non sarebbe mai più scesa da quel palco … O forse sì! Qualcosa era piombato su di lei, sulla sua faccia tumefatta e sulle sue costole doloranti … Era pesante …

- Dove l’hai buttato quel sacco?
- Lì, in mezzo agli altri, che t’importa ?...
- C’è qualcuno … L’hai buttato addosso a qualcuno, non vedi?
- Che importa … Se non è morto, se lo toglierà di dosso quando gli passa la sbronza …
- Ma sì! Che città di merda, non vale la pena di stupirsi più di niente ormai …
- Dai sbrigati che siamo in ritardo …

Annaspando con le braccia, finalmente Emi si tolse di dosso quel sacco e, ancora frastornata, tentò di alzarsi, appoggiandosi ad un cassonetto lì vicino … Non sentiva più gli applausi del pubblico, né le sue richieste di bis … Era piegata in due e non riusciva a raddrizzarsi del tutto … Non le riusciva di capire cosa le facesse male: il dolore sembrava distribuito in tutto il corpo. Le ginocchia cedettero di nuovo ed Emi finì per terra ancora una volta, riprovò ad alzarsi e rimase mezza accovacciata.
Proprio in quel momento altra gente passava per il vicolo e lei sentì distintamente una voce femminile …

- Guarda lì che schifo! Quella donna sta facendo i suoi bisogni per la strada … E’ un’indecenza!
- Lascia stare cara, ignorala! E’ la cosa migliore, questa gente non ha alcuna dignità, vivono come animali … Andiamocene via!

Emi era rimasta in quella posizione, semisvenuta e non ci volle molto perché cadesse ancora per terra, distesa, incosciente … Un gatto passò rasente al suo corpo e si strusciò un paio di volte contro di lei, poi non sembrò più interessato e si allontanò, alla ricerca incerta di qualche altro odore, o forse di miglior compagnia …

==

….
Perché io desidero di non aver mai giocato?
Oddio, che disastro abbiamo fatto!
Ed ora siamo all’ultimo atto
L’amore è una partita perdente …

Suonato dall’orchestra
L’amore è una mano perdente …
Più di quanto io possa reggere
L’amore è una mano perdente …
….

Sì, il suo pubblico l’ascoltava … L’applaudiva … L’adorava … Ed Emi cantava per loro, per tutti loro e forse anche per quell’ombra, che attraverso i suoi occhi pesti, poteva solo intravvedere … Ora si sentiva sollevare e credeva che qualcuno le parlasse dolcemente all’orecchio … Forse le stava dicendo di non preoccuparsi, che sarebbe stata curata, che era al sicuro … Credeva di non sentire più quel repellente fetore di prima e forse c’era un profumo di fresco e di pulito e qualcosa di morbido … Credeva … Ora si sarebbe dedicata di nuovo al suo pubblico … O forse, avrebbe dormito un po’, solo un poco, prima di cantare ancora …

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- Svegliati, Emi … Ora devi cominciare a mangiare qualcosa …
- Ehm … Che roba è? …
- Brodo vegetale caldo … Coraggio, bevi un po’ di questo … Ti farà bene …
- Ma tu chi sei? Dove sono? …
- Mi chiamo Jones e sei nel mio piccolo monolocale … Ti ho trovata svenuta per strada, coperta di sangue e abrasioni varie … Hai qualche costola incrinata, diversi lividi e una forte debilitazione generale … Hai bisogno di nutrirti!
- Hai da fumare? …
- Scordatelo … Ti fa male!
- Ma chi sei? … Un fottuto genitore vagante …
- No! Sono solo un amico … E mi pare che tu non ne abbia tanti da sprecare …
- Ho bisogno di farmi …
- Se mangi qualcosa, dopo ci penso io a questo …

Emi sembrò arrendersi, per il momento, e sorseggiò il brodo che Jones le porgeva un cucchiaio alla volta; forse allettata dalla prospettiva di avere una “dose” dopo …
Jones insistette per farle terminare l’intera tazza di brodo; mentre mangiava contro voglia, Emi iniziò a guardarsi intorno … Era in un ambiente unico con un angolo cottura, un tavolo con sedie, una porta che dava su un bagno, dov’erano appesi alcuni indumenti ed infine il letto in cui si trovava lei, ma … Emi si toccò sotto le coperte, poi guardò verso il bagno e riconobbe i sui vestiti stesi ad asciugare …

- Ehi! … dico! … Ma io sono nuda … Quelli sono i miei vestiti … Chi mi ha messo a letto? …
- Io, sono solo qui … Quando ti ho trovata eri in uno stato pietoso, ferita e sporca, col rischio di infezioni … Ho dovuto toglierti i vestiti sporchi e bagnati per lavarli e poi lavare e curare le ferite … Sono due giorni che dormi qui …
- Cosaaa? … Tu mi hai messo le mani addosso …
- Non avrei dovuto? …
- Che ne so … Ora dammi qualcosa da fumare … Hai detto che hai della roba, cos’è?
- Calma, calma … Devi smetterla di drogarti … Ti stai rovinando …
- Che cavolo vuoi, si può sapere? …
- Ti farò delle iniezioni di un aminoacido, si chiama L-tirosina, ti aiuterà a fare a meno di quella roba che prendi, starai meglio in poco tempo e forse … Potrai ricominciare …
- Ricominciare che? La vita è uno schifo per la gente come me … Ricominciare a far cosa …
- A cantare, per esempio … Mi piace come canti, io non ne capisco niente, ma ti ho sentita in quel vicolo … E qualche volta, hai canticchiato nel sonno … La tua voce mi piace … E le tue canzoni tristi sono molto belle …
- Davvero? … E tu non mi hai mai sentito, quando non sono fatta! …
- No! Non ancora … Ma mi piacerebbe … Emi …
- Non ce la faccio a vivere, signor Jones … E’ troppo dura! …
- Mi permetterai di aiutarti Emi? … E‘ stato bello prendersi cura di te …
- Perché no! … Ne ho passate tante … Se tu riuscirai a togliermi dai guai per un po’, non potrà certo nuocermi …

…..
Lassù nel letto, sto col mio ex ragazzo,
Si agita in me, ma non mi da gioia,
Pensando a lui che ci sta dando dentro e a quel mio campanello che squilla
Così corre via per raggiungere le sue pollastre e sono scocciata
Dice che da sposati non sarà un cazzone
Ma non ce ne sarà più per lui non più
Ho pianto per lui sul pavimento della cucina
Mi sono ingannata
Ma lo sapevo che sarebbe successo
Te l’avevo detto che sono incasinata
Lo sai che non valgo niente
… Te l’avevo detto che sono incasinata; sì, lo sai … che non valgo niente …
....

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Trascorsero diversi giorni in quella stanza, ma per lo più Emi dormiva, ancora dolorante e debilitata e non si preoccupava di niente, perché Jones provvedeva a tutto. Era anche vero quanto lui le aveva detto, sentiva sempre meno bisogno di farsi e la compagnia gentile del suo ospite la faceva sentire rilassata e contenta di quella soluzione … Almeno finché non si fosse sentita meglio … Quel tipo era strano, ma sembrava innocuo, niente in confronto alla feccia che si trovava spesso intorno … Avrebbe voluto chiedere qualcosa al Signor Jones, ogni volta che lui la svegliava per mangiare qualcosa o per prendere le medicine, Lei ci ripensava e poi, per un motivo o l’altro finivano per parlare d’altro e lei se ne dimenticava …
Così trascorse una settimana e forse più ed Emi stava decisamente meglio, ora poteva stare in piedi senza fatica e riusciva a girare un po’ per casa, per rendersi utile aveva cominciato a lavare le stoviglie e rassettare qua e là la cameretta … Era curioso che ci fossero così pochi piatti da lavare e, pensandoci bene, non aveva mai visto mangiare il signor Jones … Dubitò che se ne privasse per nutrire lei, ma poi scacciò quel pensiero come assurdo … Però … non c’erano né fotografie, né alcuna delle cose superflue che di solito adornano le case … Era un tipo davvero strano … Ma Emi non ci pensò per molto, dopo un po’ di quella attività fisica sentì il bisogno di sdraiarsi e non passò molto che si addormentò …
Ancora qualche giorno dopo, mentre mangiava il cibo preparato, come al solito da Jones, Emi fece qualcuna di quelle domande che si era posta in quei giorni, ma sembrò che Jones non fosse interessato a rispondere e si limitò a cambiare discorso …

- Emi, bisognerebbe che tu cominciassi a uscire un po’ per prendere aria e fare un poco di moto, sarà meglio che per le prime volte io ti accompagni, per evitare che ti possa trovare sola se ti sentissi male …
- Sei gentile Jones, ma perché ti preoccupi tanto … Ormai penso di potermela cavare da sola …
- Ancora qualche giorno, vorrei seguirti, poi se vorrai andare, sarai libera … Dammi retta, voglio che tu possa guarire del tutto … Mi piace fare le cose per bene …
- Va bene, dopo tutto quello che hai fatto per me, seguirò il tuo consiglio … Allora usciamo? …
- Eccomi …

I due lasciarono l’abitazione ed Emi si trovò all’esterno per la prima volta da molto tempo, quasi non lo credeva possibile … Finalmente … Il sole, la gente, perfino il traffico … Sembrava tutto eccitante e si sentiva bene a fianco del suo generoso nuovo amico … Emi e Jones parlavano di tutto quello che incontravano e continuavano a camminare spediti, cercando di ritrovare tutte quelle piccole cose che le erano mancate in tutti quei giorni. Ora stava bene, non sentiva più dolore, né altri bisogni … Qualsiasi cosa Jones le avesse fatto, aveva fatto effetto … Chissà se sarebbe durata, ma intanto era meglio godersi quello stato di grazia …
La passeggiata le diede ancor più energie e con Jones si fermarono in vari posti, dove incontrò anche qualche amico e tutti le chiedevano dove fosse sparita o le dicevano che aveva un ottimo aspetto … Così, allegra e spensierata Emi passò un magnifico pomeriggio e avrebbe voluto fare ancora cose, mentre calava la sera e i due avevano percorso molta strada, non sapevano neanche quanta … Emi si chiese dove fossero, ad un certo punto e Jones, con un’espressione improvvisamente triste disse …

- Qui è dove ti ho trovata … In quella traversa, là in mezzo a quei bidoni …
- Ma io, qui non ci ero mai venuta prima, come ci sarò finita? …
- Non ti ricordi proprio più niente?
- Solo ombre … Ombre che mi facevano male … E tanto bisogno di farmi che mi oscurava la mente … Non ho niente in testa prima di quando mi sono svegliata in casa tua …

Il buio era calato e sotto le poche luci ancora integre, di quello squallido posto, i due cercavano di ricostruire gli avvenimenti di qualche giorno prima …
Proprio quando si accingevano a lasciare il vicolo, improvvisamente si trovarono di fronte due agenti … Emi ebbe un flash … Era proprio quella la coppia che l’aveva arrestata e pestata … La paura nel riconoscerli le fece fare un balzo indietro, nascondendosi dietro a Jones, al quale sussurrò che erano loro i principali responsabili del pestaggio che aveva subito … Jones le disse di non preoccuparsi e di allontanarsi in fretta e poi tentò di frapporsi tra lei e gli agenti, che avevano estratto i loro manganelli …

- Guarda chi si rivede! La maledetta puttana! … Quella che ci ha fatto prendere un cicchetto dal sergente e che ha fatto i suoi bisogni per terra come un animale … Sei voluta tornare a tutti i costi da queste parti, vero? … Ora ti facciamo passare la voglia di frequentare quartieri civilizzati! … Qui non c’è posto per bestie come te …
- Signori agenti, io mi chiamo Jones, vi prego di non insultare la signorina, che non sta facendo niente di male …
- E tu? Chi cazzo sei, pollo? … Vuoi una lezione anche tu? … Vuoi passare la notte in cella … Eh? … Eh? … Ti accontentiamo subito, se proprio cerchi rogna …
- Signori, vi prego, voi siete dei poliziotti, i tutori dell’ordine, mi appello al vostro senso civico …
- Ora te lo do io il senso civico, ruffiano da strapazzo …

Mentre Jones discuteva con gli agenti, Emi terrorizzata, aveva seguito il suo consiglio, scappando di corsa il più lontano possibile, senza neanche avere la minima idea di dove stesse andando, ma continuò a camminare, piangendo, ancora scossa per quell’incontro che l’aveva riportata, all’improvviso, nella sua realtà brutale e spietata … E continuò a camminare … A Camminare ancora …
Senza sapere come, Emi si ritrovò, quasi all’alba, davanti alla casa di Jones e solo allora si accorse di aver camminato tutta la notte, in preda al terrore ed alla disperazione e capì che non avrebbe potuto entrare, perché era senza chiavi e fu così, che le tornò in mente lui … Che cosa gli poteva essere successo? … Provò a suonare alla porta, ma nessuno rispondeva … Insistette parecchio perché voleva credere che ne fosse uscito meglio di lei e fosse tornato a casa tranquillamente, ma non era così … Jones non c’era e quindi c’era il rischio che, per salvarla, fosse finito lui nei guai … Si accorse in quel momento che quel piccolo monolocale era stata la sua casa per molti giorni e che ora non aveva altro posto dove andare e neppure voglia di farlo, in quella stanza si era trovata bene per la prima volta in molti anni … Aveva ricevuto cure ed attenzioni, senza dover dare niente in cambio … Forse ora poteva fare qualcosa per quello strano amico improvvisato, forse poteva controllare al distretto di polizia se fosse stato arrestato … Magari era meglio controllare nel vicolo, potevano averlo picchiato e lasciato lì, come avevano fatto a lei … Sì, quello almeno lo poteva fare per quel tipo strano, ma gentile …
Emi scroccò un passaggio, su un mezzo pubblico e si ritrovò nella zona della città dove erano stati poco prima. Con molta circospezione girò intorno parecchio, per essere sicura che non ci fossero i fottuti agenti in giro … Poi, cautamente, si avviò nel vicolo …
Inizialmente non sembrava esserci nulla, ma mentre si inoltrava per la stradina iniziò a trovare brandelli di vestiti, poi una scarpa e poi … Emi inorridiva ad ogni passo e man mano che trovava “cose”, passò tutta la scala dei sentimenti umani … Dietro ad un cassonetto infine trovò … La parte principale del “corpo” e, separata, la “testa” … Era proprio lui, il Signor Jones, o meglio quello che restava di un automa umanoide, ridotto in mille pezzi … Emi si accovacciò su quella testa, con un occhio elettronico che pendeva fuori dall’orbita … Provare sentimenti umani per una macchina forse era assurdo, ma Emi ricordava che quella macchina era stata l’unica a provare pietà per lei, quando era nell’abisso più profondo della sua vita ed era una pietà che non l’aveva umiliata, anzi … Emi non sapeva cosa fare o pensare … Le venne in mente che Jones apprezzava la sua voce e le sue canzoni …

….
Tu non vali la lista degli ospiti
Più una di quelle là che tu baci … di tutte quelle là
Non puoi continuare a mentire a te stesso in questo modo … a te stesso ...
Non posso credere che te la sia giocata così
….
Nessuno può mettersi tra me e il mio uomo
Perché ci siamo solo io e il signor Jones … io e il signor Jones ...
….
…. Me and Mr. Jones …..


(fine episodio 1)

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Episodio 2: The Rosepit Crash

Ai confini tra le due ex grandi regioni federali americane, oggi riunite nella Grande Federazione d’America, si trova la cittadina di Rosepit, un luogo lontano dalle grandi arterie di comunicazione e solitamente abitato da gente che ama vivere a contatto con la natura e ricavare, dalla povera terra di questi luoghi, le risorse per vivere. Ormai, nel mondo, poche comunità provvedevano individualmente al proprio sostentamento, ricavando cibo materiale dalla terra, ma altrettanto nutrimento spirituale … A Rosepit si rifugiarono, storicamente, molte comunità religiose ed anche laiche, che rifiutavano la corsa al progresso ed alle nuove tecnologie, spesso vissuta nel resto del mondo a scapito dell’approfondimento della conoscenza individuale e della vita di comunità. Rosepit era, insomma, uno dei luoghi dove si realizzava l’antico sogno, di molti, di una vita in pace con se stessi e con la natura ed in quest’ottica, in alcuni periodi dell’anno, venivano organizzati soggiorni turistici, per coloro che, vivendo nel caos del mondo esterno, volevano allontanarsi dallo stress delle loro vite, per un periodo di riflessione e relax.
In una nebbiosa notte di tardo autunno, pochi notarono la traccia luminosa che, perforando le basse nubi, era giunta in pochi istanti a filo delle cime degli alberi, di un boschetto rado, a qualche decina di metri da una fattoria, dove un insonne vecchio contadino, si stava riscaldando con le braci ancora accese del suo camino … L’uomo non capiva bene cosa stesse accadendo, inizialmente, ma, dopo il primo passaggio del misterioso oggetto, ve ne fu un altro ed un altro ancora, fu così che si rese conto che si trattava di una qualche specie di aeromobile in seria difficoltà, che stava tentando di evitare uno schianto catastrofico … L’anziano decise di vedere meglio la scena e, coprendosi con la prima cosa che trovò per casa, se ne uscì all’aperto, cercando di cogliere la nuova posizione della traccia lucente … Ed eccola! … Che da lontano, ripercorrendo quella strana traiettoria imprevedibile, si dirigeva ancora verso il suo campo di granturco …

- E’ troppo basso, non può farcela, maledizione! … Finirà per devastare il mio campo! …

Il vecchio fu facile profeta, purtroppo per lui, e l’apparecchio, per evitare l’impatto frontale violento, azzardò una disperata impennata finale, che fece atterrare il velivolo circolare di pancia, spianando completamente il campo …
L’uomo ebbe l’idea di rientrare in casa e recuperare un vecchio estintore, che teneva in cantina e con quello corse per i campi nel tentativo, un po’ naif, di spegnere l’incendio, che stava avvolgendo quel curioso mezzo di trasporto, che ricordava i famosi “UFO”, di antica memoria …

Aggirandosi intorno ai rottami, il vecchio vide che si erano verificate diverse fratture nello scafo e ad un tratto inciampò in quello che appariva come un cadavere, ma non certo di un essere umano … Sembrava un bambino, ma deforme ed era ricoperto da una specie di pelle tutta dello stesso colore, forse una tuta spaziale … La cosa più impressionante era quella testa enorme, con occhi altrettanto sproporzionati! …
Proseguendo incontrò un altro di quei cadaveri e mentre si sincerava che fosse effettivamente inerte, sentì un lamento, o così gli sembrò … Ce n‘era un altro e questa volta apparentemente vivo!
Che cosa poteva fare si chiedeva … Lasciarlo lì in mezzo agli altri ed a quei rottami poteva essergli fatale … Se lo avessero trovato i “governativi” sarebbe finito in mano a qualche struttura segreta, che ne avrebbe fatto una cavia … Non poteva permetterlo, quell’essere era una creatura sicuramente pensante ed andava protetta finché, almeno, non fosse stata in grado di decidere da sola …
Le ferite non erano gravi, per fortuna, ma era difficile stabilire cosa potesse curarle e cosa invece no; intanto dentro alla sua casa, il calore del ravvivato caminetto avrebbe contribuito a tenere al caldo il ferito.
Dopo aver lavato e fasciato tutto ciò che lo richiedeva, anche con l’aiuto della moglie, che nel frattempo si era svegliata, il contadino si mise in contatto con alcuni dei suoi più fidati amici, convocandoli per una riunione importantissima e segretissima …
La loro comunità religiosa era una delle tante che, liberamente ed indipendentemente, svolgevano la loro attività nel curioso crogiuolo di Rosepit e proprio come le altre anche questa comunità faceva dell’assistenza a chiunque fosse in difficoltà l’attività principale. Quando il gruppetto si fu riunito, venne chiesto a tutti di considerare ogni parola detta in quell’incontro come assolutamente riservata e subito dopo il vecchio contadino rivelò agli altri il suo recente segreto.
Dopo aver visitato l’alieno, che giaceva privo si sensi sul letto della camera che una volta era stata dei figli della coppia ospite, il gruppetto si riunì per decidere il da farsi … Tutti concordavano che non si poteva lasciare la “creatura” nelle mani degli “esterni” che sarebbero presto giunti in paese per “occuparsi” dell’evento straordinario appena accaduto.
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Il giorno dopo il campo del vecchio contadino era invaso da stampa, polizia e soprattutto militari di ogni corpo e c’erano anche strani personaggi in nero, non meglio identificati. Tutta l’area era circondata dal cordone di sicurezza e chiunque tentasse di oltrepassarlo veniva immediatamente fermato ed interrogato, rischiando accuse pesanti contro la sicurezza nazionale … Prima ancora che il vecchio se ne rendesse conto tutti i cadaveri alieni erano spariti, senza che nessuno, a parte lui, li avesse potuti vedere.
Tutto il materiale sparso per il campo, insieme con il relitto bruciato del disco volante era stato rimosso nella notte e quando erano giunti i giornalisti era pronta la versione ufficiale di un meteorite, esploso nel contatto col suolo: nessuno se l’era bevuta tra i presenti, ma non era rimasta la minima prova a confutazione … O quasi …
Il vecchio e il suo gruppo avevano seguito con attenzione ogni sviluppo degli avvenimenti e quanto avevano visto li aveva convinti della giustezza della loro decisione della sera prima.
- Ve l’avevo detto che avrebbero fatto sparire tutto, prima che arrivassero altri testimoni e avete sentito quello che hanno detto a chi affermava di aver visto un velivolo, gli hanno fatto capire che rischiavano denunce per procurato allarme …
- E vero! Assolutamente incredibile come abbiano fatto sparire quel coso senza lasciare traccia … Noi faremmo meglio ad andarcene prima di destare l’interesse di qualcuno …
- Sono d’accordo, meglio levare le tende da qui, con tutte queste telecamere, rischiamo di essere tirati in ballo inopinatamente …
Il gruppo si mosse rapidamente ed in modo circospetto per abbandonare la scena e, dopo qualche giro vizioso in città, per accertarsi di non essere stati seguiti, si recarono nella casa, un po’ più isolata, di uno di loro … Entrati nella casetta, furono accolti dalla moglie del loro amico che, trafelata li apostrofò, lamentando di essere stata lasciata sola con quell’essere …
- Si è ripreso ed io ho sentito un rumore, come un lamento, ho avuto paura, ero qui da sola e non sapevo cosa avrei potuto fare … Che vi è venuto in mente di andarvene tutti lasciandomi sola con quel … Quella cosa? …
- E dov’è adesso?
- Dove volete che sia … Io ho chiuso a chiave la porta della camera e stavo per venirvi a cercare …
- Ma perché dovrebbe farti del male, e solo una povera vittima di un incidente di volo che noi abbiamo amorevolmente salvato …
- E’ vero non possiamo che aspettarci gratitudine, dal nostro beneficiato … Sarà meglio aprire quella porta e vedere come sta …
Il gruppetto si affacciò alla porta della stanza timidamente, cercando poi il loro ospite ovunque, perché era sparito dal letto e trovandolo poi in un angolo in mezzo alle bende che si era in parte sfilato, rimanendone però imprigionato …
- Che sta facendo? …
- Sembra essersi intrappolato con le bende, forse non ne aveva mai viste prima …
- Ma … E’ già guarito … Guardate! Non perde più quel liquido verde che hanno loro …
- Ecco perché non capisce lo scopo delle bende, forse loro hanno dei metodi per guarire a noi sconosciuti …
Improvvisamente l’alieno si rese conto della presenza degli uomini nella stanza e con un balzo fulmineo saltò sul letto emettendo un suono a metà tra un grido ed un lamento, anche il gruppetto a quel punto si spaventò e tutti uscirono dalla stanza per poi riaffacciarsi cautamente …
- Avete visto che salto incredibile …
- Dobbiamo averlo spaventato, poverino … Si trova in un mondo sconosciuto ed è appena scampato ad un incidente che ha ucciso tutti i suoi … E’ solo e sperduto … Come possiamo aiutarlo …?
- Forse avrà fame … Proviamo a dargli del cibo, anzi meglio prima di tutto acqua … Sarà assetato!
- Che ne sappiamo che la nostra acqua e il nostro cibo non siano veleno per lui … O lei … A proposito cosa sarà? …
- Non hai visto mentre lo curavate, di che sesso sia? …
- Non penserai che abbiamo guardato proprio lì ….? E poi chi ti dice che abbiano organi riproduttivi come i nostri …
- Insomma lo sai o non lo sai?
- Ma certo che no! Non vedi che ha ancora la sua tuta di protezione addosso … Noi abbiamo solo pulito le ferite e poi messo quelle bende …
- Silenzio! State zitti …
- Perché? Che ti prende …
- Silenzio, vi dico! Lasciate parlare lui …
- Ma che dici? Non sta parlando … Non fa niente … Proprio niente …
- Se fate tutti silenzio e vi concentrate su di lui, capirete cosa voglio dire … E’ una specie di telepatia … Lasciamolo parlare, poi confronteremo quello che abbiamo creduto di sentire, per vedere se ho ragione …
Il gruppo di amici seguì quel consiglio e per diversi minuti stettero in silenzio, guardando fisso in volto l’alieno … Tutti ebbero la sensazione di ricevere delle idee che non erano proprie e quando quella sensazione si concluse si ritirarono nella stanza accanto per discuterne tra loro …
- Cosa avete capito voi? … Io ho l’impressione che voglia qualcosa che ha perso nell’incidente, forse ne ha bisogno per curarsi o per alimentarsi … Sembrava che fosse la cosa più importante per lui in assoluto …
- A me è sembrato che dicesse qualcosa a proposito di comunicare … Ho bisogno di comunicare … Ho bisogno, ho bisogno … Si forse cercava di dire che voleva comunicarci i suoi bisogni …
- Tu hai visto qualcosa quando l’hai trovato accanto a lui? …
- Beh … Era pieno di rottami … Non è facile ricordare qualcosa in particolare, senza sapere di cosa stiamo parlando … Forse dovremmo chiederlo a lui …
- E come? …
- Ma se lui comunica con noi … Forse allo stesso modo lui può capirci, se ci concentriamo tutti sulla stessa domanda …
- Possiamo provare, dobbiamo chiedere tutti che cosa gli serve e ripetere la stessa domanda un po’ di volte e poi aspettare la risposta in silenzio … Che ne dite? …
- Facciamo così!
Tutti quanti rientrarono nella stanza e si misero di fronte all’essere; ognuno di loro pensò intensamente la domanda che avevano concordato per diversi secondi e quindi ripeterono la stessa domanda ad alta voce, per poi restare in silenziosa attesa …
Di nuovo, dopo parecchi minuti, uscirono tutti per confrontarsi …
- Ma si può sapere cosa vuole … Io non capisco … Vuole comunicare … E perché non comunica allora? …
- Ma no! … Vuole qualcosa … Uno strumento, che gli serve per comunicare … Io l’ho capita così …
- Deve essere così, magari nella nostra lingua non esiste la parola per quella cosa che gli serve per comunicare … Ma è nostro dovere aiutarlo e perciò dovremmo cercare di scoprire cosa è stato trovato vicino ai corpi, sicuramente dovrà esserci la cosa che lui vuole così insistentemente …
- Io credo di aver capito che quello che cerca si farà riconoscere, quando lo troveremo … Qualcosa del genere …
- Sì, sì … Anch’io ho capito una cosa del genere … Che si riconosce quando la vedi …
- Allora, non ci resta che cercare e dobbiamo agire subito, perché i “governativi” sono ancora qui e questo significa che il “materiale” sequestrato è ancora nei paraggi e forse riusciremo a penetrare il loro quartier generale e trovare quello che ci interessa …
- E’ una cosa pericolosa da farsi, amici …
- E’ un nostro ospite, dobbiamo andare fino in fondo, amici …
- Allora è meglio darsi da fare, potremmo non aver molto tempo, prima che decidano di partire portandosi via tutto …
La piccola squadra di amici si mosse rapidamente su quel terreno che a loro era tanto familiare, quanto sconosciuto ai “forestieri” che lo avevano momentaneamente occupato … Ognuno di loro aveva il compito di “visitare” uno degli alloggiamenti provvisori messi su nel cortile esterno dell’Ufficio dello Sceriffo. C’erano delle guardie, ma esistevano vari trucchi a loro sconosciuti per muoversi in quella zona, passando inosservati. Ognuno dei contadini del gruppo riuscì a penetrare ed aveva il compito di controllare uno o più ambienti ed anche quelli di chi non fosse riuscito a penetrare. Infatti ci fu un po’ di trambusto quando uno di loro fu individuato e fermato, ma questo facilitò il compito degli altri …
Dopo un paio d’ore erano quasi tutti tornati al punto d’incontro, tranne quello che avevano preso. Si guardarono tutti in volto e quello di loro che aveva trovato qualcosa lo esibì con soddisfazione dicendo di averlo capito subito, appena lo aveva visto che era quello che cercavano: il resto erano tutti rottami, mentre quello aveva l’aspetto di un kit da spalla … Tutti furono d’accordo che probabilmente era così e che vedendolo faceva venir loro in mente quanto era stato loro “detto” dall’alieno. A questo punto il gruppo si sarebbe diviso: due di loro si sarebbero occupati di verificare la situazione del loro amico arrestato, gli altri sarebbero tornati dal loro ospite per verificare se l’oggetto trovato fosse effettivamente quanto egli desiderasse …
Arrivati alla casa, trovarono di nuovo la moglie che ospitava l’alieno in subbuglio perché l’essere si era agitato per tutto il tempo, ripetendo all’infinito quel suo sibilo e spaventandola a morte. Dopo aver tranquillizzato la donna il gruppo di amici mostrò l’oggetto recuperato al loro ospite e questi sembrò riconoscerlo ed averne un bisogno disperato … Lo indossò immediatamente e si diresse verso la terrazza della villetta. La notte era ormai calata e la luna splendeva in cielo, proprio sopra le loro teste …
L’alieno armeggiò per qualche minuto con gli strani accessori che aveva estratto da una specie di tasca di quello che appariva come uno zaino di sopravvivenza. Si era messo una maschera, forse stava respirando qualche miscela più adatta a lui, pensarono i contadini, soddisfatti per aver fatto qualcosa che aveva salvato la vita a quell’essere …
- Vedete adesso può respirare quello che gli serve, probabilmente è un filtro che adatta la nostra atmosfera ai suoi bisogni …
- Dev’essere così, ma cosa starà facendo adesso, con quegli altri apparecchi che maneggia … ?
- Sembra interessato alla Luna … Che ci sia qualche relazione? …
- Guardate! Ora sta puntando quel coso proprio verso la Luna … Emette della luce …
- E’ un laser … E’ una luce laser … Forse sta comunicando con qualcuno …
- Vuoi dire che potrebbe non essere stata la sola astronave presente, quella che è precipitata l’altra notte? …
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Poco distante, in una delle postazioni allestite nel cortile dell’Ufficio dello Sceriffo, alcuni militari erano intenti a rilevare diversi parametri sui loro monitor …
- Signor Colonnello, abbiamo ricevuto alcuni segnali anomali …
- Di che si tratta Sergente?
- Sembra che, dall’orbita lunare, emergano anomalie radar … Ma quello che è veramente strano è che sono stati individuati segnali laser partenti dalla terra e diretti proprio verso il punto in cui, in precedenza tali anomalie si erano verificate …
- Si direbbe un qualche tipo di comunicazione …
- E possibile signore, ma apparentemente è tutto rientrato, in questo momento non abbiamo più riscontri …
- Ok, resta allerta … Io vado a riferire …
- Signore! … Signore, altre anomalie … Qualcosa emerge da dietro la Luna … Sono decine, centinaia di oggetti …
- Allarme! A tutte le postazioni … Allarme rosso … Passatemi subito il quartier generale …
- E’ in linea Signore!
- Qui è la postazione militare presso la città di Rosepit … Abbiamo un riscontro anomalo dall’orbita lunare, concentrate la vostra attenzione sulla direttrice Luna-Terra, possibile minaccia! Ripeto, possibile minaccia proveniente dalla direttrice Luna-Terra, mettersi in osservazione …

In pochi secondi l’allarme fu diramato in tutto il mondo, fra gli addetti militari e le aviazioni di tutto il mondo ordinarono ai loro aerei di levarsi in volo …
La minaccia aliena che l’umanità aveva sempre temuto si stava avverando, ma il mondo non sembrava pronto, vista la tecnologia aliena, quell’ultimo e tutti gli altri dischi volanti catturati negli anni, se le loro armi erano allo stesso livello d’avanzamento sarebbe stata la fine per la Terra …
Improvvisamente, tutti i radar in osservazione sulla direttrice di arrivo degli UFO, segnalarono il disperdersi degli aggressori: tutti i dischi si sparpagliarono puntando, evidentemente, all’attacco contemporaneo sul maggior numero di fronti possibile … Non era possibile organizzare una difesa in quelle circostanze, l’aviazione di tutti i paesi doveva rincorrere per il mondo i mezzi del nemico … Fu il caos …

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Mentre i quartieri generali in tutto il mondo erano alla disperata ricerca dei punti di attacco, per inviare le forze di difesa, molti dischi già sfrecciavano nei cieli di quasi tutte le nazioni del pianeta … La gente ora poteva vedere i famosi UFO dappertutto ed anche le televisioni furono presto invase di immagini degli alieni invasori … Tuttavia, in questa prima fase, gli invasori sembravano studiarci per poi forse attaccare nel punto più debole, una volta individuato …
Ovunque era il panico … La disperazione … La follia di massa, che spingeva la gente a scappare senza sapere dove ed a compiere ogni genere di follia.
I militari, spesso, tentavano di colpire i dischi volanti, ma senza la benché minima possibilità di riuscita: erano troppo veloci e scattanti, in grado di compiere manovre inimmaginabili per i velivoli terrestri …

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Mentre tutto ciò sconvolgeva il mondo, in una notte senza Luna, a Rosepit, uno di quei dischi volanti era fermo, nascosto in mezzo ad un campo di granturco e con un portellone aperto, ai piedi del quale, un gruppetto di contadini era in piedi di fronte ad un gruppetto di alieni … Sembrava che non succedesse niente … Tutti si guardavano … Uno degli alieni si allontanò dal gruppo dei contadini e, zoppicando, si diresse verso il mezzo spaziale, aiutato da altri due di quegli esseri … Prima di scomparire dentro quello strano apparecchio, si voltò ancora una volta verso i contadini, che risposero con un gesto della mano.
Gli altri alieni sembrarono capire quel segno e lo fecero a loro volta, poi rientrarono anche loro, il portellone si richiuse e l’UFO si alzò, in perfetto silenzio, puntando verso il cielo fino a scomparire. In quel preciso momento, in tutto il mondo, tutti i dischi volanti cambiarono direzione e puntarono verso il cielo, allontanandosi, velocemente dalla Terra … Tutti gli aerei militari in volo si trovarono, improvvisamente senza più un nemico da combattere e girarono parecchio a vuoto, prima che arrivassero a tutti gli ordini di rientrare alle rispettive basi … L’allarme era finito, senza spiegazioni, così come era cominciato …

Ma un gruppo di contadini a Rosepit, stava tornando a casa in preda ad un animato dibattito …
- Tu cos’hai capito? … Io stavo lì ad aspettare, ma non riuscivo ad individuare le parole …
- Non credo che le parole fossero importanti … Erano lì di fronte a noi, senza ostilità … Ed erano venuti a riprendere il loro compagno sopravvissuto … Sicuramente il loro modo di ringraziare sarà molto diverso dal nostro, ma alla fine hanno capito, che per noi può bastare un semplice gesto della mano …


Fine episodio 2

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Episodio 3: The Experiment

Quando entrarono nell’atrio della Clinica, Luisella e Demetrio erano un po’ intimoriti, non si vedeva il solito via vai tipico dei comuni ospedali … Era tutto estremamente asettico e deserto, con quelle strisce colorate sul pavimento, che ti dicono quale percorso seguire, per poter andare esattamente dove ti si dice di andare …
Appena arrivati al banco della ricezione, una severa impiegata in camice bianco, chiese i loro estremi e, dopo aver controllato sul computer, assegnò loro il numero di stanza ed il colore da seguire: il verde.
La coppia avanzò incerta e, più di una volta, Luisella sembrò indugiare, con Demetrio che ogni volta la sosteneva, rassicurandola di essere sempre in tempo a rinunciare a tutto e tornarsene a casa … Ma la donna scuoteva sempre la testa e si diceva convinta di voler andare avanti …

- Sarà, amore, ma mi sembra che tu qualche dubbio te lo porti ancora dentro …
- Davvero, non ho alcun dubbio, ho solo un po’ di paura, ma è normale, devo solo farmi coraggio …
- Questa è stata una decisione presa insieme, ma in qualunque momento puoi decidere di rinunciare, senza preoccuparti di niente, amore …
- Andiamo avanti, portami là, ti prego …

I due proseguirono sulla traccia verde fino alla stanza loro assegnata e si sedettero in attesa di essere chiamati, nella elegante saletta non c’era nessun altro … Dopo alcuni minuti, un’altra coppia lasciò la stanza e fu detto loro che sarebbero stati chiamati a momenti …
I due si scambiarono poche parole e proprio mentre Luisella confermava per l’ennesima volta di essere assolutamente decisa a proseguire, furono chiamati ad entrare …

- Voi siete i Signori Rossi-Fujiama … Dico bene? …
- Esatto!
- Siete certi di voler andare avanti? Io devo sapere, prima di rivelarvi ulteriori informazioni, se siete convinti a procedere e si rende necessario sottoporvi la firma di un consenso informato.
- Te la senti amore? …
- Firma prima tu …

Fu così che la coppia firmò il consenso che li avrebbe impegnati definitivamente, da quel momento in poi non si poteva più tornare indietro! Ritirando i fogli firmati, il Dottore volle essere rassicurante …

- Io capisco la vostra tensione, ma vi prego di rilassarvi, non c’è motivo di preoccuparsi … Voi sapete bene che, la scienza ha sempre avuto bisogno di persone coraggiose, pronte ad affrontare in anteprima le innovazioni proposte dalla medicina … Questo caso non è diverso! State per concepire un figlio, che avrà certamente qualcosa di più e di meglio rispetto a tutti gli altri … Questo sarà un bene non solo per lui, ma anche per tutti quanti noi …
- Lei non può dirci, che cosa sia questo “qualcosa”? …
- Lei sa, caro signore, che questa è, purtroppo, una delle condizioni più severe, dell’accordo da voi sottoscritto … Le nostre ricerche sono segrete, proprio perché appetite da ogni genere di organizzazioni e stati: chi arriverà per primo su questa strada, non solo ricaverà immensi guadagni, ma potrà condizionare molte delle scelte future di tutti …
- Hanno accettato in molti fino ad oggi?
- Quasi tutti quelli che ci hanno contattati, si sono poi decisi ad andare avanti, proprio come voi … Del resto i vantaggi sono notevoli , non solo per l’aspetto economico, che prevede la considerevole somma che sapete e per la gratuità di tutti gli studi, università compresa, per i nuovi nati, ma anche perché le garanzie sulla salute dei figli così concepiti sono assolute e prospettano per loro vite sane e con prestazioni ben al di sopra della media …
- Questa è una previsione, ma qual’è il margine di rischio? …
- Noi seguiremo il feto, dal concepimento alla nascita e oltre, perciò in nessun caso uno sviluppo anomalo potrebbe sfuggirci … Vostro figlio sarà sano, anzi sanissimo ed il suo organismo sarà in grado di produrre sostanze organiche adatte a curare anche gli altri …
- Questo non farà di loro delle cavie da laboratorio?
- Siamo in un paese libero, chi potrebbe imporgli qualcosa? I loro diritti saranno gli stessi vostri e miei, potranno decidere del loro futuro in piena libertà … Inoltre, se una o più coppie di questi esseri, decidesse di procreare, la loro prole aumenterebbe ulteriormente le caratteristiche dei genitori, avviando una nuova evoluzione della nostra specie … Ma questo, al momento, non è nei nostri piani, forse lo sarà in una futura fase due, quando potremo ricavare dati certi dal risultato di questo primo studio. L’unico impegno che chiediamo a voi ed a loro, nel corso della loro vita, è quello di poterli monitorare clinicamente due volte all’anno: servirà a diagnosticare precocemente ogni potenziale malattia e a costruire un database per i nostri futuri sviluppi …
- Quale sarà la procedura?
- Verrete ricoverati in questa clinica, a partire da oggi stesso e sottoposti ad una serie di analisi, molto più approfondite di quella preliminare, che avete dovuto superare, ma questa volta, lo scopo sarà quello di ottimizzare le modifiche genetiche delle vostre rispettive cellule riproduttive, in funzione dello scopo che ci prefiggiamo e delle potenzialità di partenza delle medesime. Appena completate queste ricerche, vi sottoporremo al prelievo di cellule, dalle quali poi si potrà procedere alle correzioni genetiche effettive e quindi alla fecondazione artificiale e, per ultimo, all’inseminazione intrauterina … Da quel momento in poi, verrete seguiti, stando all’esterno, con una tabella di controlli in DayHospital, fino al momento del parto, che avverrà nuovamente qui, con un ricovero di alcuni gironi prima e dopo …
- Noi siamo pronti …

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Così come la coppia Rossi-Fujiama, molte altre partecipavano al progetto e quando fu il momento del parto, alcune di queste ebbero modo di incontrarsi e di conoscersi e di scambiarsi opinioni e perplessità. Ma, alla fine, nessuno era veramente riuscito a mettere insieme informazioni sicure, ciò che si diceva, rimaneva nell’ambito del “si dice”, o del “sembrerebbe”, oppure del tipo “ho un amico, che conosce qualcuno …”: nulla, insomma, di sostanziale …
Demetrio, si portava dentro, anche lui, tanti dubbi e fu tranquillizzato appena un po’ quando il parto risultò assolutamente perfetto ed il figlio suo e di Luisella si rivelò un bellissimo maschio, in perfetta saluto e ben superiore al peso medio. Egli dovette partire per lavoro poco dopo l’avvenimento, era stato trasferito ad una sede distaccata per seguire, come giornalista, una serie di voci che circolavano nella capitale della Grande Federazione Continentale. Quando giunse alla sede distaccata del giornale, fu assegnato al suo nuovo collega di lavoro per ricostruire da quel poco che si sapeva, una storia coerente …

- Ciao sono Demetrio …
- Piacere René … Ti do il benvenuto alla nostra sede capitolina e spero riusciremo a cavare il ragno dal buco in tempi brevi, perché qui mi stanno col fiato sul collo da un pezzo ormai …
- Puoi farmi un riassunto di quanto sappiamo, ad oggi, su questa faccenda? …
- Ecco vedi, il punto è proprio questo … Sapere, non sappiamo niente, ma in compenso, c’è un continuo filtrare di voci … Forse una qualche “gola profonda” che sta alimentando questo stato di cose, ma probabilmente è terrorizzato al punto di non osare di più … Questo ci mette in una posizione impossibile, perché non abbiamo punti certi da cui partire, niente riferimenti, niente di circostanziale … Solo la voce relativa a un terrificante piano per lo sviluppo di un nuovo metodo di combattimento per le future generazioni di soldati …
- Ma non c’è nessuna guerra in vista, a che servono soluzioni come questa? …
- Questo è uno degli aspetti cruciali … Quando si prepara un esercito, è probabile che si stia pianificando una guerra …
- Quindi stiamo parlando di una strategia complessiva per cambiare gli assetti istituzionali attuali?
- Questa, Demetrio, è una delle ipotesi …
- Ma si sa qualcosa su questa nuova metodologia di combattimento, o di figura militare? …
- Per ora sappiamo solo che sarebbe assolutamente rivoluzionaria e in qualche modo inimmaginabile …
- Come pensi che dovremmo muoverci René?
- Io ti consiglierei di rileggere tutto il materiale del dossier, magari tu noti qualcosa che ci è finora sfuggito, poi ci rivediamo per fare il punto e pianificare i prossimi passi …
- D’accordo …

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Quella sera, come ogni altra, Demetrio telefonò a sua moglie e principalmente parlarono del loro bebè, che stava crescendo meravigliosamente, sempre notevolmente avanti a tutte le tabelle di crescita che Luisella aveva consultato e cosa che era stata confermata anche dal loro pediatra …
Demetrio si dispose alla lettura dell’incartamento che si era scaricato sul suo portatile ed ora in albergo aveva continuato a ripercorrere, una raccolta di articoli e resoconti di telefonate o colloqui registrati, qualche mail ed alcuni siti che riportavano voci varie sull’argomento … La faccenda appariva piuttosto fumosa e Demetrio disperava di venirne a capo, leggeva e rileggeva quel materiale sperando di scovare qualcosa che gli fosse sfuggita … Ma niente! Ripercorse il giro di tutti i siti governativi che potessero avere relazioni dirette o indirette con le attività militari, prima concentrandosi su notizie recenti e poi provò a percorrere a ritroso la ricerca su quegli stessi portali … Ma niente! Tuttavia alcuni articoli sembravano alludere alla possibilità di concepire un tipo di soldato che avesse la guerra e la vittoria della medesima come motivazione primaria … Non era certo di capire cosa ciò potesse comportare in pratica, ma si segnò quello come argomento da sottoporre al suo collega René, nella riunione del giorno dopo … Ma per farcela avrebbe dovuto prima dormire un po’, non si era accorto del passare del tempo e mentre si stupiva notando che la sveglia segnava le quattro del mattino, il sonno lo colse inesorabilmente …

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La mattina dopo Demetrio e René fecero una rapida colazione insieme, iniziando la loro riunione prima ancora di entrare in ufficio e l’argomento dell’animata discussione fu proprio il suggerimento che era venuto in mente la sera prima a Demetrio …
- Questa cosa io l’avevo già sentita in contesti diversi senza collegarla però ai fatti in oggetto, ora che me lo hai fatto notare tu in questa connessione, mi appare tutto sotto una nuova luce … E’ possibile che i militari possano voler indurre nei soggetti da mandare in guerra una qualche forma di modificazione comportamentale, forse agendo con farmaci o droghe o forse perfino con la privazione di qualche droga di cui verrebbero resi dipendenti … Magari lavorandoseli già in età molto precoce … Insomma concentrandosi sulle ricerche mediche e farmacologiche … Che ne dici, Demetrio? …
- E perché no, genetiche, René? …
- E’ anche possibile, ma questo sarebbe logisticamente molto più complesso da realizzare e richiederebbe tempi lunghi, anzi lunghissimi …
- Perché tu sai qualcosa di quando questi progetti hanno avuto origine? …
- No, per la verità Demetrio, non ne ho la più pallida idea, …
- Sarà meglio mettere in piedi una ricerca sistematica, su tutta la letteratura militare degli ultimi 5-10 anni, per essere in grado di individuare eventuali fasi iniziali di idee che possano condurre in questa direzione … E sarebbe meglio includere anche i siti “alternativi”, anche i più pazzoidi, ci possono fornire degli indizi, dato che a volte sfuggono ai controlli sistematici … Coraggio, René! Stiliamo una scaletta dei compiti per ciascuno di noi e mettiamoci sotto …

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Quella sera Demetrio ebbe la sorpresa di una video telefonata con la moglie ed il figlioletto, ne fu felice e venne così anche a sapere come il piccolo fosse, a due mesi, già a quasi 7 kili e 60 cm di lunghezza, ben al di sopra della media percentile pediatrica … Demetrio, non poteva che esserne orgoglioso e felice, del resto era nelle previsioni, che il bimbo sarebbe stato precoce e questa non era che la conferma di fatti a suo tempo annunciati … Luisella gli raccontava che il bebè la sorprendeva sotto molti altri aspetti e che l’unica cosa penosa in quel periodo era la sua mancanza … I due continuarono a poi a parlare, mentre Luisella allattava la sua creatura e Demetrio seguiva la scena commosso …

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Ci furono mesi di ricerche inconcludenti da parte dei due giornalisti e duri scontri col direttore del giornale per la mancanza di risultati ed in diverse occasioni furono lì, lì per dover abbandonare il caso … Demetrio avrebbe gradito quella soluzione perché soffriva la lontananza dalla famiglia e fare il pendolare risultava troppo oneroso e stressante. René, invece, si era dato da fare per ottenere ancora tempo e non mandare sprecato tutto il lavoro di ricerca fatto fino a quel punto … Era vero che non avevano ancora una traccia precisa da seguire, ma ora lui sentiva di essere vicino a qualcosa, qualcosa di importante che valeva la pena indagare fino in fondo …

Demetrio viveva gli sviluppi di quell’inchiesta con un crescente disagio … Non c’erano ormai dubbi sul fatto che l’indirizzo delle indagini dovesse puntare decisamente su possibili interventi di natura oscura sulla fisiologia e psicologia dei militari del futuro. Che cosa stava loro sfuggendo? … Era ancora più grave il piano strategico in corso o si stavano sbagliando del tutto?
Una delle tante sere che trascorrevano insieme a cena Demetrio e René trovarono una correlazione strana tra fatti apparentemente slegati: feroci aggressioni che si verificavano con frequenza inusitata in varie città e aumento di casi psichiatrici che richiedevano il ricovero in manicomio criminale. La correlazione associava questi eventi con località che vedevano arruolamenti sperimentali dell’esercito: sembrava evidente che alcuni di quegli efferati crimini, se non tutti, potessero essere conseguenza di esperimenti dall’esito tragicamente negativo … Ora occorreva approfondire questa strada, andando a visitare i luoghi dove questi individui era rinchiusi e tentare di intervistarli o comunque raccogliere informazioni dirette su di loro. Come al solito i due colleghi si divisero gli incarichi e Demetrio ne approfittò per avvicinarsi alla sua zona di residenza durante quella fase …

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Tornato a casa Demetrio si godette qualche giorno coi suoi cari prima di dedicarsi al lavoro e la gioia di quel ritorno fu ancor più grande nel vedere il suo frugoletto già svezzato e ben pasciuto, a quattro mesi e mezzo scarsi era già 70 centimetri, la madre ne era orgogliosa e Demetrio con lei … Finalmente tutti i dubbi della loro scelta si erano fugati ed i controlli periodici ne erano una ulteriore conferma.
Demetrio rifletteva sul miracolo che la scienza stava facendo per lui e sua moglie e paradossalmente lo associò con il male che la biologia poteva invece generare quando indirizzata a fini distorti, come nella sua inchiesta era emerso …
Dopo qualche giorno di relax e con le rinnovate energie che la presenza della moglie gli procuravano, Demetrio si dedicò, di buona lena, a visitare il più vicino dei manicomi criminali che gli erano toccati. Trovò molta diffidenza nel personale e scarsa collaborazione, ma fu presto chiaro che le persone del suo elenco erano considerate estremamente pericolose e confinate in speciali spazi isolati, sia dai “malati comuni”, sia tra di loro e quando volle sapere perché, emerse che quello di isolarli era l’unico modo per mantenerli in vita e per salvaguardare tutti gli altri … Uno dei dottori, senza dare troppo nell’occhio, gli fece capire che aveva qualcosa per lui, ma che non voleva pubblicizzare troppo la cosa … Fecero in modo di trovarsi, poco dopo, in uno degli uffici, senza che gli altri li notassero e fu a quel punto che il dottore gli mostrò un filmato nel quale due dei soggetti apparivano nello stesso ambiente, incidentalmente … Demetrio vide una delle più feroci aggressioni reciproche che ricordasse: i due si erano saltati direttamente al collo come animali e solo grazie alla equivalente aggressività di entrambi, gli attacchi fallirono, dando il tempo al personale di intervenire in massa e isolarli di nuovo …
Demetrio uscì sconvolto da quella visione e da tutto ciò che aveva visto e comunicò subito la sua scoperta a René, che a sua volta ne rimase impressionato, anche se le sue visite lo avevano in parte preparato ad aspettarsi qualcosa del genere, ma non certo fino a quel punto …
Nonostante gli spettacolari progressi di quell’ultimo periodo Demetrio e René, non ebbero ulteriori successi e l’inchiesta si arenò nuovamente, con il direttore che decretò la fine dell’incarico e destinò i due ad altri lavori, più pressanti … Tuttavia, i due si accordarono per seguire, ciascuno nella sua zona, tutto quanto potesse richiamarsi all’argomento: non volevano buttare via tutto quel lavoro e si ripromisero di incontrasi periodicamente, magari con le rispettive famiglie, per riprendere gli eventuali sviluppi …

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Nel corso dei successivi anni, Demetrio e René si incontrarono varie volte, come previsto, ma della loro inchiesta non c’era molto da dire. Nella sostanza, mentre le voci correvano ancora e non si trattava di ricorsi delle vecchie chiacchiere, c'erano sempre nuovi spunti, assai vaghi, ma insistenti. Tuttavia, il lavoro su questioni più contingenti, distraeva l’interesse dell’opinione pubblica e quindi del direttore del loro giornale …
Demetrio ebbe modo in quegli anni di incontrare casualmente altri genitori con figli come il suo e tutti erano felici e sorpresi della loro precocità, anche se stranamente ognuno di essi sembrava sviluppare in modo eccezionale aspetti diversi della personalità. Il figlio di Demetrio tendeva a prendere la leadership, ogni volta che si trovava in un gruppo di altri ragazzini, fin dai primi anni di socializzazione; altri, di cui aveva sentito parlare, avevano abilità nel campo dei giochi, o della musica, o una mentalità matematica, piuttosto che tecnica, ma tutti emergevano presto in qualcosa. Non ci si poteva certo lamentare di figli così … Luisella però da qualcosa era tormentata, non sentiva in suo figlio, quel calore che avrebbe voluto e trovava disdicevole che, di tutti gli esami a cui era regolarmente sottoposto, alla famiglia non fossero dati resoconti dettagliati, bensì vaghe rassicurazioni sul fatto che tutto procedesse bene … A Demetrio tutto ciò appariva un po’ eccessivo, lui vedeva suo figlio crescere bene e riuscire meglio degli altri in tutto ciò che decideva di fare e questo per un padre era molto più di quanto ci si potesse attendere da un figlio …

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Un bel giorno, erano ormai passati molti anni, da quando avevano smesso di ritrovarsi per la loro antica inchiesta, Demetrio ricevette una chiamata da René, che lo invitava ad andare da lui … C’erano delle novità, poteva valere la pena riprendere l’inchiesta …
Secondo quanto diceva René, non solo erano riprese alcune inspiegabili aggressioni, anche mortali, ma non si trovava traccia sui luoghi dei crimini e le aggressioni vedevano asportazioni di tessuti effettuate palesemente con i denti …
- Demetrio, abbiamo a che fare con gente che tenta di nutrirsi delle proprie vittime: là fuori ci sono dei fottuti cannibali, in circolazione! …
- René … Non potrebbe trattarsi, più banalmente, di un comportamento rituale, tipico dei killer seriali? …
- Non credi che se fosse così la carne la sputerebbe? … Se uno mangia carne umana, seriale o non seriale, per me è un dannato cannibale …
- Dove si sono verificati questi casi, René?
- Io ho raccolto alcune notizie certe, mentre altre sono solo soffiate, senza dettagli … Comunque, eccoti l’elenco …
- C’è un caso anche dalle mie parti, accidenti! …
- Sì e, se noti, i primi sono sporadici; poi, arrivando ai giorni nostri, sembrano incrementare e c’è un'altra cosa Demetrio, una cosa che non ti ho ancora detto …
- Cioè …
- Una delle salme sottoposte ad autopsia ha rivelato un dettaglio inquietante …
- Beh … ?
- La dentatura …
- La dentatura … E allora … ?
- E’ sicuramente di un minorenne … molto, molto giovane, purtroppo non sono riuscito ad avere altri rapporti per un confronto …
- Un minorenne? Molto, molto giovane? … Che vorrebbe dire …
- Hai mai sentito di un serial killer minorenne? …
- Non saprei …
- Io ho verificato, non risulta, ci sono state sì, occasioni del tutto particolari in cui minorenni hanno fatto stragi con armi automatiche, ma solo in circostanze singole, ma non come nel caso del serial killer, che pianifica omicidi in successione e a sangue freddo: questa è una prerogativa di menti che elaborano il loro delirio, per tempi molto più lunghi …
- Dove vuoi arrivare …
- Le vittime …
- Ma insomma René, ti devo strappare ogni parola di bocca … Che ti prende? …
- Una almeno, forse due, per quel che sono riuscito a sapere, era una giovane madre ed il figlio è sparito … introvabile …
- Beh, sarà stato rapito dall’assasino …
- L’impronta dentale, dice una cosa diversa … E’ stato trovato il dentista di famiglia e recuperata l’impronta del figlio … Corrisponderebbe ai morsi trovati sulla madre …
- Ma … Ma … Cosa mi stai dicendo …
- Non so come, ma immagino che, in qualche modo, i militari hanno in corso un progetto per sviluppare dei soldati super-aggressivi e che qualcosa gli sta sfuggendo di mano, ancora una volta …
- Ma come pensi che avrebbero potuto convincere la gente a lasciarli sperimentare sui figli? …
- Non glielo avrebbero detto, Demetrio … Sicuramente sono ignari, ecco il perché delle vittime fra le madri …

Demetrio fu colto dal terrore e schizzò fuori dalla porta come un fulmine … Il viaggio verso casa, fu un incubo e rischiò diverse volte di causare incidenti … Dentro di sé ripercorreva quegli anni e tutti gli episodi convergevano verso il suo terribile sospetto … Arrivato in città, si trovò nel traffico dell’ora di punta e come se non bastasse tutte le telefonate fatte sul cellulare della moglie erano senza risposta … L’ansia lo stava divorando, ad un certo punto si decise a lasciare l’auto e cercare di evitare il traffico, salendo in metropolitana … La stazione più vicina a casa sua era, tuttavia, a non meno di un quarto d’ora di cammino e per Demetrio, quell’ultimo tratto fu terribile … Ma finalmente arrivò a casa ed entrò urlando il nome di Luisella … Per tutta la casa, sempre più spaventato … Nessuno … Nessuno … Salì le scale per controllare in camera da letto …
- Luisella! … Luisella … Amore …
- Ciao, caro … Come mai sei qui? … Credevo ti trattenessi fuori città ancora un paio di giorni …
- Perché non rispondevi al telefono, amore? … Ero disperato, ti chiamo da ore …
- L’avevo spento, stanotte non sono riuscita a dormire, perciò ho preso un sonnifero e ho staccato il telefono, approfittando che nostro figlio è fuori con un suo amico, sai Rico, quello che conobbe durante le visite semestrali in clinica …
- Dannazione! … Che paura ho avuto …
- Non ti sembra di esagerare … Ci siamo parlati ieri sera e più tardi ti avrei chiamato io …
- No, non è questo, Luisella … E’ che …
- Cosa? …
- Ho avuto una terribile idea … Come ti è sembrato il nostro David, ultimamente? …
- Come al solito … Ma di che stai parlando, Demetrio? …
- Questa storia dei delitti irrisolti, mi sta mettendo sottosopra … Devo essere stanco anch’io … Non so cosa mi è preso oggi, ma ero terrorizzato dagli ultimi sviluppi di questa tremenda faccenda …
- Perché non me ne parli … Ti farà stare meglio parlarne …
- Ora che sono qui mi sembra tutto così assurdo … La sola idea è ridicola … Ma ho temuto per te, le ultime vittime sembra siano madri di giovani killer, scomparsi nel nulla …
- Va beh! Ma che centriamo noi … Voglio dire, di madri ce ne sono parecchie in giro … Perché ti sei preoccupato per me …
- Dev’essere stato il modo nel quale René mi ha presentato gli ultimi fatti, credo di essere stato suggestionato dalle strane coincidenze di alcuni dei fatti …
- Dai, racconta …
- Ma cos’è questo profumino che sento? …
- Sono i sali da bagno … Cretino … Cosa vuoi che sia …
- E questa sottoveste … Lo sai che … O sarà forse questa luce che filtra dalla finestra sui tuoi occhi … Non sei poi da buttare, mogliettina mia …
- Sono ancora mezza addormentata … Smettila, dai …
- Meglio! ... Sarà più facile approfittare di te …
- Nooooo … Potrebbe arrivare Davide …
- Mica gli salterà in mente di venire qui … Andrà dritto in cucina, semmai … Su, su, fai la brava … Non sai quello che ho passato oggi … Ho bisogno di te, in questo momento più che mai, tesoro mio …
- DAVIDE! RICO! … Che fate qui? … Uscite subito … Mio Dio! Che ci fai con quell’ascia … No, Noooo … Aaaah! ….

L’ascia descrisse un arco nell’aria e, nel tempo che ci volle a Demetrio per girarsi e per capire di cosa parlasse Luisella, era già penetrata nella sua schiena, trapassandola, per penetrare nel cuore della moglie, seguita un attimo dopo dal colpo vibrato da Rico e poi ancora altri colpi, devastanti e il sangue che inondava le lenzuola e schizzava ovunque …
Poco dopo i due iniziarono ad addentare la carne … Era una fame insaziabile la loro, dovevano uccidere per nutrirsi, ma il loro appetito era scarso … scarso e frequente …

Fine episodio 3

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Episodio 4 (ultimo): The Dust Ghost


Non so se voi lettori lo sappiate, che la Luna è ricoperta da un sottile strato di polvere, più o meno spesso, a seconda dei luoghi e che questa è polvere impalpabile ed immota, in assenza di atmosfera. Ogni tanto, tuttavia, una qualche roccia colpisce la superficie lunare e ne solleva un po’, tanta o poca, dipende dalla grandezza del proiettile … Quello che pochi, davvero pochi, sanno è che questa polvere, così sollevata e che impiega un tempo lunghissimo a ricadere, per la scarsa gravità lunare, questa polvere, dicevo, manifesta, finché è in volo, proprietà molto speciali … Essa ingenera una forma di consapevolezza, uno “Spirito della Polvere”, che, per tutta la durata della ricaduta, esiste ed è in grado di riferire fatti e storie, di cui la Luna stessa è stata “testimone” …
Ma per la Luna non esiste il tempo e noi, che ascoltiamo questa storia, non possiamo sapere “quando” sia collocabile … E forse crederci, ci farà sembrare un po‘ ”lunatici” … Ma, attenti, perché il non crederci sarebbe poco saggio … C’è la possibilità, che ci venga dischiusa una finestra sul nostro futuro, e che noi si possa evitare così errori non ancora commessi …
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In quel tempo, l’umanità cresceva ogni giorno più generosa e attenta al bene altrui. Tutti si prodigavano, tutti facevano il bene del prossimo, tutti amavano senza tregua … Il paradiso in terra sembrava a portata di mano …
Un giorno ci fu una catastrofe, essa colpì un popolo e subito tutti gli altri tralasciarono qualunque attività per soccorrere le persone colpite e ben presto tutto fu risistemato e coloro che così erano stati aiutatati volevano a loro volta restituire il bene ricevuto e, spinti da questo anelito, percorsero il mondo, in lungo e in largo, in cerca di qualcuno da beneficiare … E fu così che beneficio, dopo beneficio, ogni popolo che riceveva del bene, si dedicava a fare, a sua volta, il bene di altri e presto nel mondo non ci fu più alcun popolo in difficoltà: tutti vivevano nel decoro e tutti si dedicavano a fare del bene, rinunciando ad accumulare ricchezze, essendo la generosità verso gli altri, l’unica ricchezza ambita …
Presto ci si pose il problema di come fare altro bene, non essendoci più alcuno in stato di indigenza o di bisogno … Come risolvere il dilemma? Si pensò che, se fra gli esseri umani, nessuno più richiedeva aiuti, allora forse era il momento di sollevare dalle sofferenze i migliori amici dell’uomo e così tutti si dedicarono a rendere decorosa la vita degli animali domestici … In tutto il mondo, le persone si occupavano dei loro animali domestici ed anche di quelli senza padrone e, presto, la vita di queste bestiole, migliorò enormemente, persino gli animali da macello furono presto protetti e la macellazione fu definitivamente abolita.
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Il mondo era un posto migliore dopo queste conquiste e non solo gli uomini, ma anche gli animali domestici, cosi affrancati, vollero dedicarsi a fare del bene … Ma a chi? … Il problema si poneva di nuovo, chi bisognava aiutare? L’idea prese piede che occorresse mettere in sicurezza tutti gli animali in via di estinzione e così gli uomini ed i loro amici domestici si prodigarono per salvaguardare la vita di tutti gli animali in via di estinzione … L’impresa non era facile, ma con l’impegno indefesso di uomini e animali domestici, una per volta, tutte le specie a rischio furono prima salvate e successivamente, messe in sicurezza … Non appena questo risultato fu raggiunto, anche gli ex-animali in via di estinzione vollero unirsi all’umanità ed ai suoi animali domestici per fare del bene e restituire la benevolenza ricevuta … Ma a chi? Il problema si riproponeva ancora … Che fare? Fu così che, anche l’ultimo tabù, fu abbattuto: non rimaneva che fare del bene al più infimo degli esseri, fino a quel momento relegato nelle fogne, si decise di fare del bene ai topi, aiutandoli ad uscire dal fetore delle cloache e tornare a vivere in pace sotto il sole …
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I topi furono aiutati, generosamente, da tutte le specie che si erano liberate prima di loro, con grande generosità e presto anche i topi vollero essere generosi e fare del bene, in cambio di quello ricevuto, ed era una specie già molto diffusa, ma il loro nuovo status, rese loro più facile crescere come specie e diffondersi sempre di più, cercando di fare atti di generosità ovunque nel mondo …
C’era però il problema di nutrirli … Erano tanti, tantissimi, non si potevano affamare e quindi era loro concesso di nutrirsi liberamente, ovunque e questo portò presto le riserve alimentari della terra ad esaurirsi, lasciando senza cibo tutti gli altri …
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In mancanza di altro cibo i topi si adattarono a cacciare altri animali ed una volta che non trovarono più animali si nutrirono di esseri umani … E quando furono finiti anche quelli … Non restò ai topi che nutrirsi di altri topi …
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La sottospecie che si trasformò in cannibale per prima, ebbe il sopravvento sugli altri topi, portandoli all’estinzione, ma poi dovettero combattersi ed uccidersi tra di loro per poter continuare a nutrirsi … Presto il numero dei topi si ridusse drasticamente, i pochi esemplari rimasti erano topi enormi, con grandi riserve di grasso, per potersi sostentare durante gli agguati, nel tentativo di catturare altri topi …
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Molto durò quell’ultima fase, ma presto sul pianeta rimasero solo due topi giganteschi, a caccia l’uno dell’altro … Tanti furono i tentativi reciproci di catturarsi, ma in diversi casi, l’uno o l’altro riusciva a sfuggire alla trappola e prepararsi al prossimo attacco …
Ma un giorno, non ci fu scampo per uno di loro, fu catturato, ucciso e divorato … E così, l’ultimo topo, approdò al suo ultimo pasto ….
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Ora non rimaneva che un solo topo e nessun altro cibo sulla terra … Era solo una questione di tempo e le riserve di grasso di quel topo si sarebbero esaurite … Ma ci volle un tempo lunghissimo, la scorte erano abbondanti e tutto quel tempo il topo lo trascorse nell’ozio, perché non poteva cacciare e questo fece durare le sue scorte anche più a lungo …
Tuttavia, il tempo venne quando il corpo del topo esaurì le scorte e cominciò a consumarsi … In ultima analisi il corpo iniziò a divorare se stesso, fino a quando non rimase più nulla da consumare …
La secca pelle intorno alle ossa venne presto lacerata e spazzata del vento ed in seguito anche le ossa si sgretolarono e del topo non vi fu più traccia …
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La terra ora era ormai un deserto privo di vita, finalmente libera dalla peggiore delle piaghe, che l’avesse potuta colpire … Si era estinto il peggiore dei flagelli … Non v’era più alcuna traccia di ... ... Humanitas


Fine episodio 4 (ultimo)


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