giovedì 8 maggio 2014

Sui Generis


AbstractIl significato di “essere umano come individuo” sembrava perfettamente “nomale”, quando da giovane riflettevo su me stesso e sul significato, che avrei dovuto dare alla mia vita, ma da un po’ di tempo, un bel po’, a questa parte, sempre più spesso mi viene da pensare a quanti siamo: ai 7 miliardi e rotti, che rapidamente crescono verso gli otto, i nove e i dieci, senza che se ne veda la fine ... ed è per questa ragione che, ripensando all’idea di “individualità umane”, trovo non sia più altro, che un goffo “ossimoro” …


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S’ogno o’  s’on d’esto?


… Stavo in piedi sul brullo terreno; accanto a me, su ogni lato, a stretto contatto di gomito, altre presone e, anche accanto a loro, su ogni lato, a stretto contatto … altre persone.  Essendo poco più alto dei miei vicini, ero in grado di vedere abbastanza distante, almeno in alcune direzioni, e perciò potevo scorgere, in lontananza, lo stesso schema ripetersi a perdita d’occhio … Eravamo stretti, ma c’era abbastanza spazio, per respirare agevolmente; tuttavia non era così facile grattarsi: era un po’ che ci provavo, ma senza successo; non riuscivo a piegare il gomito abbastanza, per raggiungere un punto fastidioso della mia schiena …
La mia mente girovagava tra queste ed altre inutili facezie, quando una preoccupazione iniziò a farsi largo, prima sotto forma di fastidioso disagio e, in seguito, sempre più netta, di incombente preoccupazione: se dovessi avere un bisogno fisiologico … cosa faccio? …

Per fortuna, a quel punto, mi sono svegliato.


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E’ più facile prendere un’oca, o una papera?


Io non sono un cosmologo, e di questo mi pento, tuttavia, in quanto essere umano, ho diritto a costruire una mia visione del mondo, una cosmogonia personale e, per farlo, posso, in tutta libertà e senza falsa modestia, servirmi delle conoscenze, che ho acquisito e della totalità del linguaggio corrente, a cui tutti, nel bene e nel male, possiamo e dobbiamo attingere. Non so se mi spiego? …
 
Detto questo, il linguaggio corrente, include necessariamente una certa “fluttuazione”, per così dire, di ciò che si possa intendere con le parole: a differenza dell’uso scientifico del linguaggio, che tende ad essere rigoroso, l’uso corrente presenta inevitabilmente zone grigie, a causa dell’approssimazione e dell’utilizzo sbrigativo di cui tutti, nel quotidiano, siamo vittime.

La mia cosmogonia non può, e nemmeno ambisce, a sottrarsi a questo limite:  è opinabile; ed è questo, che più mi eccita in essa! …

Voi ragazze non dovete considerare questa lezione come fosse tutto oro colato, anzi, mi aspetto i vostri commenti, anche critici, persino polemici e, se necessario, anche aspramente ostili … Senza dimenticare, tuttavia, che foste voi ad insistere, perché raccogliessi questo materiale, in una serie di conferenze; quelle che, appunto oggi, prendono l’avvio …


Tutte voi sapete, perché l’ho ripetuto varie volte, durante il corso di storia della filosofia, che nella mia visione delle cose il tempo non è fra le componenti fondamentali; non nella visione escatologica di quello che chiamiamo, nel senso più ampio, il “mondo”.

Come sia possibile ciò, vi chiederete? … Il tempo fa parte dell’universo in cui anche noi siamo presenti, insieme alle leggi della fisica, ma non è “omnicomprensivo” di tutto ciò che, con la logica e la scienza, noi possiamo trattare: esiste la possibilità, che le stesse componenti apparentemente fondamentali del “nostro” universo siano rivelatrici di “meccanismi”, che siano al lavoro oltre e al di là dell’idea stessa di tempo. In che modo, direte voi? …


Bene! Una delle principali interpretazioni scientifiche delle manifestazioni fisiche che conosciamo ci dice che ogni particella elementare che costituisca il nostro cosmo porti con sé, ineluttabilmente la sua, così definita, anti-particella. Ciò significa che, per esempio, la particella portatrice della carica elettrica, detta elettrone, dovrà, necessariamente, implicare l’esistenza di una “sua” specifica antitesi, definita appunto anti-elettrone e questo vale per tutte ed ognuna delle componenti elementari del mondo fisico, con la sola eccezione (dimostrata) della particella costitutiva di ciò che chiamiamo luce: detta fotone.

Quest’idea si riassume con l’affermazione che il fotone sia, allo stesso tempo, la propria anti-particella.

Quanto detto appartiene all’ambito delle nozioni, più o meno correnti; mentre il fatto meno noto, forse, è il concetto altrettanto fondamentale per cui ogni anti-particella è esattamente equivalente alla particella, che però si muova “indietro” nel tempo!

Come dire che una particella equivale alla propria anti-particella, che ritorni indietro verso il “futuro”!


Sembra assurdo, ma se vogliamo fare un esempio banale, possiamo pensare ad un film, diciamo “Malafemmina”; se lo proiettassimo al contrario, avremo il film “anti-Malafemmina”: ma è, pur sempre, lo stesso film!!
Non sarebbe altrettanto divertente, per noi, come se lo proiettassimo correttamente, ma rimane il fatto che si tratti dello “stesso” film e che l’inversione temporale è un specie di accidente occasionale; noi “spettatori” possiamo concepire solo due soluzioni per questo “oggetto/film”: avanti o indietro nel tempo, ma il proiezionista è assolutamente indifferente a questo aspetto quando, per esempio deve riparare uno strappo. Il “tempo” del film è “interno” al film stesso e non ha senso per chi lo manipoli. Qui finisce la validità del nostro esempio.

Torniamo alla fisica ed al “tempo vero”, quello che non possiamo ignorare e che non conosce proiezionisti: com’è possibile negarlo?


Se ogni particella equivale alla propria anti-particella che viaggi indietro nel tempo, allora è facile ragionare come il fotone (anti-particella di se stesso) percorra il tempo in entrambe i versi contemporaneamente e costantemente: come dire che sia “fermo” e “oscillante”, tra il proprio passato ed il proprio futuro, senza mai “veramente” muoversi! Primo passaggio.


Secondo passaggio: se il tempo non esiste per il fotone, allora non può essere un dato fondamentale “ultimo”: esiste qualcosa a monte del tempo, che tuttavia produca, come effetto, anche, in un universo figlio, il tempo che noi conosciamo.


Terzo passaggio: cosa mai potrà essere, questa soluzione, che permetta la trasformazione della materia, e tuttavia non necessiti del tempo?


Quarto passaggio: come ci suggerisce il fotone, tale possibilità si chiama “oscillazione”. Non un tipo di oscillazione, come quella che vediamo comunemente (e che implica lo scorrere del tempo: onde del mare, onde sonore, onde radio, ecc.), bensì un tipo di oscillazione a “risultante zero”:  se ciò che oscilla non produca effetti irreversibili e se, contemporaneamente non “disperda” energia, ovvero, come dicono i professionisti, non generi entropia, allora abbiamo ottenuto la risposta. E dove si può verificare un tale comportamento?


Qui comincia la parte difficile, una dimostrazione scientifica richiederebbe anche una spiegazione in "termini scientifici",  che, tuttavia non sarebbe nello spirito di queste nostre modeste conversazioni, perciò vi darò solo un breve cenno della questione in termini tecnici e poi cercherò di dilungarmi il più possibile con degli esempi pratici.


Il termine tecnico su cui ragionare è detto “Crossing”, una parola inglese, che sta per incrocio, ma che comporta in questo caso una quantità di matematica e di nozioni altamente astratte, comunque, in fondo, come tutte le parole, porta con sé l’essenza di ciò che l’ha ispirata.


Quando consideriamo il comportamento di una coppia particella anti-paritcella, solitamente ciò che è più importante risulta essere come interagiscano, più correttamente come avvenga la loro “dispersione”: qualsiasi cosa accada alle particelle elementari comporterà un qualche tipo di dispersione, con ciò volendo significare che qualcosa che c’era prima, in un secondo “tempo” presenta cose diverse, la somma delle quali, se computata correttamente “deve” risultare equivalente. Quindi in questa fase il tempo è, ancora, presente!


Uno degli esempi più semplici e tipici di una tale situazione vede la cosiddetta annichilazione di un elettrone e della sua anti-particella, detta positrone. In un tale “evento di dispersione”, affinché non venga violata la regola spiegata poco sopra, occorre che dopo il fattaccio niente vada perduto ed ecco quindi che emerge un fotone ad altissima energia, detto anche “raggio” gamma. Tuttavia tale manifestazione risulta di breve durata e poco dopo dal raggio gamma scaturisce una nuova coppia di particelle diverse, non più elettroni, bensì quark (le componenti interne dei nucleoni, che sono il cuore pulsante di ogni atomo): ciò che viene prodotto, quindi sono una coppia quark e relativo anti-quark ed un surplus di energia “forte”, detto gluone.


Se vediamo le cose dal “nostro punto di vista”, questo è quello che avviene: niente di speciale; queste, ed altre simili dispersioni, sono la regola di quello che avviene nel cosmo, a nostra insaputa, continuamente.


Ricorderete, che abbiamo detto, come ogni processo possa avvenire anche nella direzione opposta del tempo e quindi la stessa cosa appena descritta potrebbe verificarsi nella direzione temporale opposta con le stesse, più o meno, probabilità.


Quinto passaggio: ma a noi non interessa nessuna di queste due possibilità. Quello che “noi vediamo” in termini temporali, in termini di avanti e indietro nel tempo, può avvenire anche in un diverso modo, altrettanto legittimo, se consideriamo un punto di vista astratto, ma assolutamente plausibile: quello del fotone gamma!!!


Abbiamo detto che, tra l’annichilazione della coppia elettronica e la creazione della coppia quarkonica-gluone (o viceversa), si manifesta un’esplosione di energia pura, del tipo “gamma” ( tecnicamente, appunto un fotone-gamma). Un fotone, come sappiamo, è l’anti-particella di se stesso e quindi, sostanzialmente “fermo” nel tempo: cosa “vede” un tale fotone?




Esso, idealmente, “vedrebbe” quella, che abbiamo chiamato “oscillazione a risultante zero”, imperniata su di sé: due universi instabili, “oscillano” continuamente, a perfetta parità di energia, tra uno “stato”, in cui ad esistere sono un elettrone ed un anti-quark, che emette gluoni ed un altro, in cui ad esistere sono un positrone ed un quark. Tale coppia di universi esiste, virtualmente, solo per metà del tempo, come lo concepiamo noi, e perciò in “realtà” essi non possono “esistere nel tempo”, bensì “esistono” solo quando il “ciclo” si completi ed almeno una “oscillazione INTERA” si sia perfezionata.
Il fotone gamma non “vede” il trascorrere del tempo, bensì “due facce della stessa medaglia”, che “oscillano”, senza mai “divenire”: l’energia è conservata, l’informazione è costante, il nulla è qualcosa, o meglio, due mezzi nulla sono qualcosa …

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Questo “Gedankenexperiment” ci insegna come si possa concepire la natura del tempo in termini "effetto", anziché "causa". Come la teoria della relatività ci dice, la “luce” è una costante: io dico, che la luce è un “confine”, tra due “universi complementari”!
 

Ora passiamo alle domande ed io cercherò di rispondere con esempi estremamente elementari e se possibile, terra-terra. Va bene? …


Adesso mi metto comodo e aspetto i vostri spunti; mi raccomando, manteniamo l’ordine e intervenite una alla volta …



(rumori, brusii, chiacchiericcio, ancora rumori)


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(altri rumori, sempre più forti) ...

- Basta schiamazzare, ragazze! … non fate le oche! … Siete, o non siete, anatre? … Oh! .. Salve, Arsenio, come andiamo oggi? …  Portato da mangiare alle mie amichette? … Sì, lo so, lo so … Me lo ripete sempre, che dovrei cercarmi una fidanzata … Ma io, sinceramente, preferisco parlare con loro … C’è un’affinità culturale, mi capisce? … Almeno, abbiamo interessi comuni … Le donne, invece, sono così materiali … Non le dico, l’ultima volta che ho provato a spiegare ad una di loro l’importanza dei raggi cosmici … No, aspetti … Ora le racconto tutta la storia … Non se ne vada … Aspetti! … Ha dimenticato il cesto delle granaglie … Vabbè, allora signorine … (clap, clap) ... Dove eravamo rimasti? …


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Elvira & Lili



Percorrendo la strada che mi porta alla casa di mio fratello Marco, nei dintorni di Lugano, in quella Svizzera a ridosso dell’Italia, dove i contrasti culturali sono più sfumati e la parlata italiana non crea troppi imbarazzi, mi frullavano per la testa una quantità di dubbi sulle parole, scritte, che mi avevano spinto, a questa inattesa trasferta.
La lettera di Marco era stata una completa sorpresa, in ragione del fatto, che fino a quel momento, i nostri scambi erano regolarmente avvenuti via posta elettronica. L’improvvisata di una lettera vecchia maniera, con tanto di carta personalizzata, delicatamente profumata, e stilata con una grafia molto accurata e svolazzante, mi aveva colpito; anche per il contenuto tanto vago quanto pressante, nel volermi presente alla villa di Lugano, al più presto.

La strada è abbastanza comoda e diretta, fino al punto di attraversamento di Bissone, una decina di chilometri dopo il confine di Chiasso.  Fino a quel punto non mi servirà la cartina, potrò continuare a fantasticare, ma dopo devo stare più attento; il tragitto è fatto di stradine tutte uguali e solo un percorso è quello giusto, per la villa in mezzo ai boschi, la casa di Elvira, la moglie un po’ misteriosa di Marco. Devo ricordarmi, come punto di riferimento, la Scuola Americana in Svizzera, così diceva la lettera: da lì, poi, è facile ...



La moglie di Marco!  ... Quell’Elvira! … Non potevo negare, che fosse più che comprensibile, la rapidità con cui, le cose si erano svolte: Marco se l’era sposata, solo poche settimane dopo averla conosciuta. Io gli avevo, sì, consigliato prudenza, ma tra me e me, temevo che avrei fatto lo stesso … Elvira era di una bellezza, che definire sconvolgente, sarebbe stato un blando eufemismo; era molto di più, era una sciabolata nel cervello! … Sì, questo era l’effetto, che faceva agli uomini, che aveva fatto a lui e che poi, aveva fatto anche a me: per Marco, tuttavia, l’effetto doveva essere stato infinitamente amplificato dal fatto, che lei ne ricambiasse l’interesse e, soprattutto, ovviamente, che gli si fosse concessa … Io non so immaginare, cosa ne sarebbe stato di me, se una donna così, mi fosse entrata nel sangue … E farci sesso, è indubbio, che sia il miglior modo, per farsela entrare nel sangue!! …
Eppure, qualcosa di strano c’è stato fin dall’inizio … Ed oggi, è proprio questo, che continua a ritornarmi alla mente: quella strana lettera, il modo mellifluo di presentare le motivazioni, la richiesta insolita di partire subito, quella carta profumata, la scrittura svolazzante e tutte quelle forzature che, all’epoca del matrimonio, avevano quasi obbligato Marco a trasferirsi lontano da me e dalla nostra attività, nella casa della moglie, in un posto che nessuno avrebbe preferito al bel clima e alle comodità, che poteva avere in una qualsiasi delle nostre proprietà …
Elvira aveva accampato varie scuse, insistendo soprattutto sul non poter abbandonare di colpo il suo giro di amicizie, cui era tanto affezionata; come se il fatto non riguardasse in egual misura anche lo stesso Marco, che in più aveva responsabilità in azienda ben più stringenti, mentre il lavoro di Elvira, presso la Scuola Americana, avrebbe potuto, facilmente, permetterle un trasferimento, non lontano da dove si era pensato di sistemarli. Io stesso ero entrato in contatto col rettore della Johns Hopkins University, sede di Bologna, per farle ottenere un posto di prestigio, in linea con quello che svolgeva in Svizzera e persino con migliori prospettive di carriera … Ma no! … La “Signora” aveva le sue priorità; non ci fu verso di convincerla e Marco, terrorizzato all’idea di perderla, dovette cedere e trasferirsi, creandomi una quantità di problemi aziendali, oltreché personali, che ancora oggi continuano a ripercuotersi sul lavoro.
E’ vero, me la sono legata al dito! … Ma, al di là della questione personale, già allora, c’era di più: io non ho mai creduto alle motivazioni di Elvira, allora me ne vergognai un poco, ricordo come mi sentii persino un tantino meschino a pensarlo, ma la mia sensazione era, che lei volesse allontanarlo da me e dal suo ambiente in genere … Certo, si poteva anche pensare, che fossi io a non voler perdere il mio socio e fratello, e che la mia, chiamiamola “gelosia”, fosse in realtà,  il vero problema … Poteva anche essere e fu proprio per questo mio dubbio che, alla fine, smisi di insistere e cedetti alla scelta irrazionale di Marco e di sua moglie.
Era difficile discutere con Elvira, per me intendo: non potevi staccare gli occhi da quel viso e da quel corpo ! … Era in grado di “interferire” costantemente col tuo pensiero; mentre cercavi di mettere insieme le parole, continuavano a presentarsi dei lampi alla mente, che si sovrapponevano e richiamavano la tua attenzione alla sua bocca, costantemente atteggiata ad un sorriso impalpabile, apparentemente provocatorio, ma non abbastanza da indisporre; anzi era quasi remissivo e così il suo sguardo, che non insisteva mai tanto da ispirare sfida, ma cedeva, per poi ricongiungersi al tuo, come per pregarti di perdonarla … Ma di cosa? ... Eppure la perdonavi! ... E quello che stavi per dire, prendeva una brutta piega, scaturiva male, prestava facile il fianco alle sue risposte disarmanti … E quei capelli! … Che scendevano, indifferenti, a coronare gli occhi, scuri e profondi ... Si intravvedevano appena, come da due sottili fessure, quasi li stesse stringendo, per meglio mettere a fuoco l’interlocutore, quasi facesse fatica a vedere bene, quasi ad accentuare quel senso di fragilità e debolezza, che traspariva da tutto il suo atteggiamento … Anche il suo modo di vestire; quei suoi tailleur, spezzati, di taglio molto elegante ma sobrio, i tacchi non troppo alti ma in grado di evidenziale la bellezza tornita delle sue gambe e le mani, le sue mani! ... Perennemente incrociate sul grembo, una sull’altra: c’era qualcosa, in quell’apparente mitezza, una specie di “dichiarazione di pace” alla romana: tengo le mani conserte e rilassate, perché alle me spalle c’è l’esercito più potente del mondo! … E così era, lei appariva pacata, ma tu finivi sempre in braghe di tela … Cosa fosse, a conferirle una tale potenza, a parte la bellezza, che pure non è poco ma in buona misura comune, io non lo sapevo; né lo so, non ancora … Ma spero, anzi forse temo, che in questa occasione, lo potrei scoprire …

Ecco Bissone! … Ora c’è il ponte, per attraversare questo braccio del lago; poi dovrò sfilare a fianco della galleria Grancia e subito dopo iniziano i tornanti su, su verso il paesino omonimo; da lì devo stare attento … Dopo ci dev’essere Carona, circa a due chilometri, e la diramazione, che porta a via Collina D’Oro … Una volta in vista della galleria, meglio rallentare, o mi perdo la stradina che porta alla scuola … Ecco lì, l’imboccatura, non ci devo entrare, o mi perdo! … Ora capisco perché Marco si è raccomandato di controllare i nomi attentamente, è un vero ginepraio … Ma per fortuna vedo che c’è il cartello segnaletico della scuola Americana … Sono salvo!

Non so perché tutto questo pensare a mia cognata, mi ha messo in agitazione; è come se avessi una sorta di timore, all’idea di incontrala, di dover discutere, non so bene di cosa per giunta, con quella donna, con quella divinità incarnata, con quel “risveglio dei sensi” ambulante … E come deambula! … Non ci avevo ancora pensato … Alla sua “vista da tergo” … Meglio definibile come “visione” … Ma perché mai dovrei sentirmi a disagio, poi … Si tratterà sicuramente di qualche nuova fisima muliebre, che Marco vorrà farmi digerire, con l’appoggio di lei, ovviamente … Eppure, non sono del tutto tranquillo …
Ah! … Ecco il portone della villetta, la riconosco, sì, è proprio lei … “villa dei lillà” … I fiori erano la passione della madre; la villetta ne è piena, ma la vecchia signora amava soprattutto le “serenella”, come le chiamava lei, in alternativa al dubbio nome scientifico di “Syringa vulgaris”, o a quello più noto di lillà, che una generazione prima, sua madre, la nonna di Elvira, aveva dato alla casa. Una casata di floricultori, fedeli alle proprie tradizioni … Mi accorsi in quel momento di non sapere nulla dei maschi della famiglia, non ricordo se ne sia mai parlato … Mia madre di qua, mia nonna di là, le sorelle di mia madre questo, l’eredità di mia nonna quello … Chissà cosa facevano nel frattempo i mariti di questa gente …

 - Benvenuto, Roddy, che piacere riaverti qui … Presto abbraccia la tua cognatina …

Ecco questa me l’ero proprio dimenticata … La sua cazzo di mania per i diminutivi … Quanto mi scoccia quando deturpano il mio nome … Eppure non gliel'ho detto mai … Scemo che sono! …

- Carissima Elvira, spero di non essere capitato a Lilliput, con tutti questi diminutivi e il fatto che siamo vicini al “Swissminiatur”, c’è rischio di confondersi …
- Sempre polemico e pungente, il mio bel Rodolfo … Almeno lascia che ti chiami Rod e tu puoi chiamarmi Elvy, sai che ho preso il vizio dei diminutivi dai miei amici americani … Vieni qui, ti decidi ad abbracciarmi … O no? …
- Felice di ritrovarti, Elvy, sei sempre incantevole … Ma come mai il mio fratellone non si vede? …
- Devi scusarci, in questo momento si trova sotto la doccia, ci stavamo mettendo in ghingheri per riceverti degnamente, ma lui è un tale puntiglioso che finisce sempre per metterci una vita …
- Mio fratello; puntiglioso? … Mi devo proprio essere perso qualcosa … Credevo di conoscerlo, ma questa è nuova …
- Ora la sua vita non è più quella di uno scapolo impenitente … Lui, ha messo la testa a posto; forse anche tu dovresti pensare al tuo futuro, con la persona adatta, in grado di consigliarti per il meglio … Sai cosa intendo? …

La presi come una minaccia, perché ne aveva tutta l’aria e, nel contempo, sentivo la droga penetrarmi dentro, lentamente, ma inesorabilmente … Lei, mi stava già facendo effetto … Ero inebriato dal suo, appena percettibile, profumo; dalla sua, quasi invisibile, sfumatura di trucco; dal perenne, quasi leonardiano, sorriso; dal contatto, quasi occasionale, del suo seno; dalla trasparenza, quasi non voluta, del suo copri-costume: da tutto ciò ero già predestinato a soccombere, senza sapere a cosa … Ma certo a qualcosa …

- Vieni, entriamo … Mentre tuo fratello si prepara, voglio approfittarne per parlare un po’ con te … A tu per tu … Noi due soli …

Se quella di prima era una minaccia, quest’ultima frase, sembrava già la prima fase dell’esecuzione … La vedevo, mentre mi prendeva sottobraccio e mi accompagnava sotto la veranda della piscina … Mentre io mi sedevo, al posto assegnatomi e lei si accomodava di fronte … E poi accavallava le gambe e s’imbronciava perché una scarpetta ribelle si sfilava dal suo piede e finiva in terra … Ed io continuavo a vedere tutto e non volevo perdermi niente di quello che facesse … Perché lo faceva così bene, con così tanta eleganza, perché lei, splendeva … in una sola parola:  “splendeva” …
Io non saprei quanto tempo rimasi intontito a guardarla, ma ci sarei rimasto per l’eternità se, a un certo punto, lei non avesse interrotto il silenzio …

- Lili sarà qui a momenti, se vogliamo parlare un poco noi due, meglio cominciare, non credi? …
- Lili? … Chi sarebbe questa Lili? …
- Ah! .. Che sciocca, tu non lo sai ancora …
- Non so, cosa? …
- Tuo fratello, negli ultimi tempi, preferisce essere chiamato così … Un vezzo se vuoi … Ma accontentalo, altrimenti si fa permaloso …
- Scusa, ma Lili è un nome femminile anche in Svizzera, o sbaglio? …
- No, non sbagli, affatto … E’ proprio come dici …
- Eh! … E allora? …
- Allora cosa? …
- Perché ha cambiato nome, intanto … E poi perché scegliersi un nome da donna …
- Lili è un nome che ricorre in famiglia, da parte mia intendo … Ero in dubbio se scegliere Serenella, oppure Lili, in effetti … Ma poi ho pensato che avrei finito per usare il diminutivo e “Nella”, non mi sarebbe piaciuto, così abbiamo deciso insieme che Lili era la soluzione più pratica … Non trovi anche tu? …
- … … …
- Ah, già … Non ho risposto, alla prima domanda … Che sciocca … Ti chiedevi perché avesse deciso di cambiare nome …
- Eh … Ehhh … Sì, sì … appunto …
- Beh, devi sapere … Caro Rod … Che tuo fratello, nel suo profondo, è sempre stato, intimamente, incerto … Dubbioso, oserei dire, circa le cose sue più intime … Non osava parlarne, ma dentro di sé, era tormentato da pulsioni, che non riteneva di dover esprimere, per timore, vergogna e chissà quali e quanti altri sentimenti inconfessati …
- Cohhh … Cohhh … Cosa mi dici? …
- Non sono cose, che sia facile dire al proprio fratello, sai? …
- Nooo? …
- No, decisamente no … E’ stato difficile per me, tirargliele fuori … Percepivo la sua intima sofferenza e così ho fatto tutto il possibile per aiutarlo … E’ servita molta pazienza, calma, incoraggiamento e passione da parte mia per guidarlo alla presa di coscienza e conseguente liberazione della sua natura profonda e nascosta per tutto questo tempo …
- Natura nascosta … Mio fratello … Ci conosciamo bene noi due, cosa mai può avermi nascosto? …
- Non lo faceva consapevolmente … Non poteva affrontare certi discorsi con chi non poteva capirli … Solo una donna riconosce certi segnali e può, non senza difficoltà, permettere loro di emergere alla superficie, di manifestarsi pienamente e senza badare alle conseguenze …
- Conseguenze … Qua … Quali conseguenze? …
- Ora non devi fraintendermi, Lili è felice, come non lo è mai stata prima …
- Stata? … Che significa “stata”, com’è che improvvisamente ne parli al femminile? … Perché continui a chiamarla Lili … Il suo nome è Marco, non vorrai farmi credere che, all’improvviso,  abbia cambiato sponda? … Figurati se me la bevo …
- Caro il mio Roddy … Io sono solo una donna, una modesta donna e non potrei mai far fare a chicchessia ciò che non volesse fare, ma cerco di prepararti alla sorpresa che avrai tra poco; rassicurandoti nel contempo che tutto ciò avviene in famiglia, nella serenità e con tutto l’amore che si richieda … E che tuo fratello è sempre stato al centro delle mie preoccupazioni e della massima mia cura per renderlo felice … Tu non avresti potuto prenderti cura di lui, meglio di così … E devi cercare di non ferirlo, ora che lo vedrai dopo tanto tempo; è molto importante che tu non ferisca, involontariamente s’intende, la sua nuova sensibilità …
- Io sono senza parole … Non so se ho capito bene e mi spaventa il solo pensiero di ciò che penso … Stai cercando di farmi credere che mio fratello, di punto in bianco, ha cambiato sesso? …
- No! … Non ancora … O meglio, non credo, che si arriverà a questo …
- Che significa, allora? … Mi sta girando la testa …
- Lili ha fatto una scelta di vita, col mio appoggio, s’intende, ma di sua iniziativa e piena, spontanea, volontà … E’ il suo ruolo ad essere cambiato, sostanzialmente, ed anche con qualche conseguenza estetica non trascurabile …
- E’ diventato una qualche specie di travestito? … Ma non ci credo! …
- Non fa la “vita”, se è questo che sottintendi … E’ la sua vita interiore ad essere cambiata, ma lui la vive all’interno della sua famiglia, la vive con me, che ne condivido ogni necessità … Ha il mio pieno appoggio e perciò non ha bisogno di cercare altrove …
- Mi stai dicendo, che siccome non deve fare la puttana, non dovrei prendermela troppo? …
- Stai forzatamente svilendo tutto … Non è così! … Lili, questa cosa la sta vivendo come il momento più esaltante di tutta la sua vita … Per lei, la vera vita è iniziata solo da quando può esprimere la propria femminilità; quella che per tanti anni ha dovuto reprimere …
- Non riesco a crederci … E tu in tutto questo che parte hai avuto? … Non sarà, forse, stata tutta una tua idea? … Non l’avrai plagiato? …
- Ma per chi mi hai preso? … Guardami, ti sembro in grado di fare tutto quello che mi attribuisci? …
- E’ proprio perché ti guardo che mi sembra possibilissimo … Tutto questo ed altro …
- Davvero, è così poca la considerazione che hai di tuo fratello? …


Proprio in quel momento, prima che potessi rispondere alla domanda, una vocina fessa arrivò dalle scale, seguita da un ticchettio di tacchi a spillo e, subito dopo, dallo scorcio di due gambe fasciate a rete … Gambe niente male! … Ma io ero in preda ad una improvvisa  paura di quello che avrei scoperto nell’istante successivo … Non potevo evitarlo … Non c’era niente che potessi fare … Elvira non era tipo da false minacce … Non avrei mai più rivisto mio fratello … E non sapevo cosa avrei avuto in cambio: era questo a terrorizzarmi, a darmi una fitta allo stomaco e una strana vertigine al cervello …


- Rodolfo, fratello adorato! … Ti prego abbracciami, fammi assaporare la gioia che mi da rivederti, dopo tanto tempo …
- Marco! … Sono senza parole … Che mi combini, Marco! …
- Lili, ti prego … Elvira ti avrà certo detto, che così voglio essere chiamata … Fammi godere questa gioia, senza remore, ti prego …
- Come vuoi, Lili … Come vuoi …


Quell’abbraccio era la cosa più difficile che avessi mai dovuto affrontare nella vita: non sapevo cosa fare e come fare; non sapevo se dovevo stringere, poco o tanto; non sapevo se dovevo baciare o non farlo;  non sapevo che effetto mi avrebbe dovuto fare, né se mi avrebbe procurato un effetto imprevisto, o peggio indesiderato … Non sapevo più niente e nemmeno avevo riconosciuto il mio fratellone, dietro quella “mise”, anche se sapevo chi vi fosse dietro, ma mi era allo stesso tempo estranea ed intima … Non avrei mai immaginato di dover sperimentare uno stato d’animo simile ... La prima impressione, vedendolo/la entrare nella stanza, era quella di una “donna” dall’aspetto gradevole; per niente simile a certi travestiti appariscenti e un po’ ridicoli, che si trovano sui media, anzi … Aveva una vestitino chiaro, a minigonna, un poco demodé, ma indossato dignitosamente, la borsetta al braccio e la camicetta scura, con i primi bottoni slacciati a mostrare un delicato décolleté … Non avevo percepito niente di ridicolo in lui … cioè lei … Sì, insomma, quel che sia … Ma l’imbarazzo era evidente, appena separati, da quell’abbraccio … Non sapevo che dire, memore della predica di Elvira e della supplica di Marco … Lili … Accidenti! …

- Io me ne sto zitto … Parla tu, Lili … Vorrei sentire tutta la storia da te, questa volta … Con parole tue … Se non ti dispiace … Perché, permettimi di dirlo, io non ho ancora capito e non so se sono in grado di farlo … Perdonami …
- Va bene, ma prima sediamoci … Tutti comodi e ci prendiamoci un bel tè … Come una qualunque famiglia che si riunisce … Scusa solo una cosa, prima … Elvira, guarda un po’ ero scesa con la borsa perché volevo chiederti se si abbina bene al vestito, che ne dici? …
- Sì, cara è perfetta, ma non so se stasera andremo fuori … Tuo fratello ha lavorato tutto il giorno e poi s’è fatto questo bel viaggetto, forse preferisce riposarsi … Magari usciamo domani …


Fino a quel momento non mi era nemmeno balenata l’idea di dover andare fuori, in pubblico, con quelle due … Sì, insomma, con quella “situazione” … Stavo per avere una crisi … “Isterica” … Per fortuna erano arrivate, in aiuto, quelle ultime parole di Elvira, che raccolsi al volo …


- Parole sante, cognata, sono davvero a pezzi … E’ stata una giornataccia e non sarei di grande compagnia per stasera, domani è decisamente un’idea migliore, se non ti dispiace, Lili …
- Come potrei, negarti qualcosa, tesoro … Dopo questo bel regalo che mi hai fatto …
- Ah! … A proposito di regali … Vi avevo portato qualcosa, ma … A questo punto … Non so se ho avuto una bella idea …
- Cosa mi hai portato fratellone? …
- Ora, mi sento proprio uno stupido … Non avrei mai pensato … Sì, insomma, mi ricordavo che volevi tanto avere una giacca originale dei piloti da combattimento … Uno dei ragazzi l’ha recuperato in America dietro mia richiesta … Ma dubito che ti interessi ancora …
- Ma che dici? … Lo voglio vedere immediatamente! .. Subito, subito … Ti prego, ti prego …
- E’ nella mia valigia, quella più grande … Prendila pure …

In quel frangente, per un momento, ho intravisto di nuovo lo sguardo allegro del mio fratello, quello vero … Ma è stato solo un lampo, ed ecco che, un attimo dopo, si mette il giaccone lanoso e si atteggia a pin-up, scoprendosi la spalla e piegando le ginocchia … No, non devo farmi illusioni, meglio farsene una ragione e anche in fretta …
Mentre la mia mente si disperava e il mio sangue ribolliva … Sentivo che qualcosa mancava alla percezione di quel momento, qualcosa, ma cosa …
Ed ecco, quegli occhi, semichiusi, come chi non veda bene, ma taglienti come una lama … Cosa stesse pensando … Non so cosa pagherei per saperlo! … E ancora quelle sue mani conserte, quella posa, che non poteva essere casuale … Non dopo tante volte che la notavo … E’ come se quelle dita volessero darmi un messaggio, come se volessero suggerirmi il predominio della mano che sta sopra, come sia totalmente in grado di controllare quella che sta sotto e come questa soggiaccia e partecipi, allo stesso tempo, alla sua condizione … Quelle mani mi stanno dicendo: “io sono al comando e nessuno può farci niente” … Ma quel che è peggio, è quello che leggo sul suo viso e nel suo silenzio: “te l’avevo detto …” …
Mentre mi chiedevo se almeno stessi indovinando i suoi pensieri, Elvira mi sorprese ancora una volta …

- Scusatemi, ma è meglio che mi vesta, con qualcosa di più adatto, anch’io e poi desidero lasciarvi un po’ da soli, voi due fratelli, perché possiate spiegarvi, senza la mia ingombrante presenza …

Quella sua “uscita” era tanto educata e gentile nella forma, quanto terrificante nella percezione che ne avevo io, fin dentro le ossa … Intanto che Marco, Lili e l’accidente … Si sbaciucchiava e ringraziava la sua “dolce metà” … Io pensavo alla sicurezza, che Elvira stava sfoggiando il quel momento … Terrificante! … Mi stava facendo capire, che non le serviva essere presente per controllare la situazione … Ce l’aveva scritto in faccia, mentre mi teneva d’occhio, da dietro le spalle della “sua” Lili e mentre poi si allontanava, sempre tenendo gli occhi su di me, ma sciorinando paroline di miele al suo “tesoro più prezioso” …
Ora eravamo soli, io e “Marco” … Io, con lo sguardo, lo cercavo ... Lui, accuratamente, mi evitava e balbettava e cazzeggiava con quel giaccone, che già mi ero pentito di avergli regalato …

- Insomma! … Ti siedi, o ti faccio sedere io? …
- Chemmodi! … Non ti riconosco più, Roddy …
- Chiamami ancora così e ti mollo un paio di ceffoni … E ora siediti e vedi di fare quello che ti ha detto tua moglie: spiegati! … Con parole tue, se ne hai ancora …
- Uffa! … Ma sei venuto qui per criticare, o cosa? …
- O cosa, direi … Visto che fino a mezz’ora fa, io credevo di avere un fratello e, di punto in bianco mi ritrovo con … Non so che cosa …
- E’ questo che pensi? … E dillo! … Non hai forse il coraggio di usare le parole che ti vengono in mente? … Non osi dire quello che pensi solo perché sono tuo fratello … Altrimenti, sapresti cosa dire … Vero, che lo sapresti? … E allora dillo! … Dillo! … Dillo! …
- Il ceffone è in arrivo …
- Scusa … Scusami, Roddy … Ehem … Rodolfo … Anzi, Dolfo … Te lo ricordi quando ti chiamavo Dolfo e tu mi rispondevi chiamandomi “Arco” … Io non capivo, perché non era un diminutivo … E allora tu rispondevi, che non si devono storpiare i nomi senza il permesso del titolare … Così dicevi , ci vuole il consenso del “titolare del nome” … Invece, Elvira, fa come i suoi colleghi americani: abbrevia tutto … Persino le abbreviazioni, qualche volta … Oddio, se mi sentisse! …
- Cosa “se ti sentisse” … Che fine hanno fatto le tue palle? … Hai anche paura di fare una battuta su di lei … Non posso crederci … Io la denuncio per circonvenzione d’incapace … Tu sei completamente rincoglionito, fratello mio, non posso far finta di niente …
- No! … No, ti prego … Non fare niente! … Ti supplico! … Aspetta, aspetta che io ti spieghi … Non costringermi a scegliere fra te e lei, perché io sceglierei lei e fra noi due finirebbe tutto … Non devi mettermi con le spalle al muro … Non, farlo Rodolfo, ti supplico …
- Che ti è successo, fratello mio? …
- Volevi sapere che fine hanno fatto le mie palle? … Ecco che fine hanno fatto …

Nel dire questo e prima che io possa fare alcunché per fermarlo, Lili si solleva la gonna e si sfila le mutandine di pizzo, esponendo qualcosa che non capisco, ma che non è nemmeno quello che ci si potrebbe aspettare … E rimango senza parole …


- Non dare la colpa a lei … Ti giuro, non è così … Sono io, che ho fatto questa scelta … Devi credermi, devi cercare di capire …
- Che ci fai con quell’affare addosso, credevo si usasse per fare qualche stronzo gioco erotico, ma … Ma tu … Tu stavi per uscire … In quel momento eri convinto di andare a cena fuori … E ti portavi quel coso? …
- E’ un modello da passeggio, molto semplice e comodo, non come quello che porto in casa … Sai quello è molto più costrittivo, mentre per questa occasione, Elvira voleva che stessi più comoda possibile … Del resto saremmo stati solo noi tre …
- Ma di che parli? … Non mi dirai che te ne vai in giro così conciato tutto il tempo? … Con quel coso addosso? …
- Si chiama “chastity belt” e non è una brutta malattia … Puoi anche chiamarla cintura di castità, se vuoi … Comunque sia è stata una mia scelta e lo faccio solo perché la mia Elvira non si debba sentire in imbarazzo con le sue amiche …
- Imbarazzo? … Lei in imbarazzo? …
- Tutti i mariti delle sue amiche la portano … Io ero l’unico a non farlo e lei era oggetto di pettegolezzi, ma non mi diceva niente … Non sai come soffriva, finché non ho scoperto che il motivo ero io … Le sue amiche dicevano che mi lasciava troppa libertà e tante altre cattiverie su quello che gli uomini fanno se non li tieni controllati …
- E’ questo che dicevano le sue amiche? … Nientemeno! …
- Non fare del sarcasmo sai … E’ del tutto fuori luogo …
- Lili, tu non sai quanto mi sento fuori luogo io, in questo momento …
- Insomma, quando ho saputo quello che si diceva in giro, ho voluto a tutti i costi che Elvira prendesse tutti i provvedimenti che riteneva opportuni per recuperare il prestigio che le spettava nel suo ambiente …
- E quel lucchetto, quindi, te lo puoi levare solo quando fate sesso …
- Scherzi? … Elvira è lesbica … Odia fare sesso con gli uomini, a meno che non sia necessario …
- E che cosa fate allora … Dico voi due … Siete o non siete sposati? … Che razza di relazione avete, allora … Non sto capendo più niente … E perché ti ha sposato se è lesbica? …
- Sai, ci sono tante cose che si devono fare e non è sempre possibile fare ciò che si vorrebbe … Elvira doveva fare un buon matrimonio, perché così vuole la tradizione familiare e ha sposato me perché ero il meno peggio che abbia trovato … Me lo ha confessato quasi subito, dicendo che sarebbe stata felice di rimanere con me, se io avessi accettato determinate pratiche, alle quali era abituata e che non avrebbe mai potuto abbandonare … L’alternativa era il divorzio.


- Avresti dovuto fare subito le carte necessarie; io ti avrei consigliato un avvocato coi fiocchi e ti saresti liberato della pazza in un batter d’occhio …
- Tu non capisci! … Io non avrei potuto vivere un istante senza di lei … Come puoi solo pensare che l’avrei lasciata andare … Non dirlo nemmeno per scherzo, Rodolfo …
- Ma questo! … Come siete arrivati a questo? …
- Forse tu trovi tutto strano perché siamo stati lontani tanto a lungo … Io, vedi, sono felice … Te lo giuro … Elvira ha la sua vita e si da tanto da fare per sostituirmi in tutto … E’ lei che fa tutto il lavoro, sai … Tu credevi che fossi io ad occuparmi degli affari, ma al di là di qualche firma io non mi occupo più dell’azienda da anni … Non so nemmeno più di cosa ci stiamo occupando … Io vivo sotto l’ala di Elvira, come fanno tutti i mariti casalinghi del suo gruppo …
- Che razza di gruppo sarebbe? …
- Tra di loro si chiamano solo “le sorelle di sopra” … Non so bene cosa voglia dire … Quando loro si riuniscono, lo fanno in una sala prenotata, oppure se si capita insieme ai mariti in una delle nostre case, ci fanno andare in cucina a occuparci delle nostre cose, mentre loro parlano di affari … E’ raro che ci capiti di sentire qualche frase, qua e là, mentre portiamo loro da bere, o qualche spuntino extra pasto … Non amano tenerci al corrente delle cose di cui si occupano: noi mariti dobbiamo solo fare la calzetta ci ripetono scherzando … Tu pensa, che una volta all’anno facciamo la gara a chi finisce per prima il maglione da regalare a Natale … E’ divertente … L’anno prima di questo Natale passato ho vinto io … Dovevi vedere le feste che mi ha fatto mia moglie … Era così felice, quella sera è rimasta con me, tutto il tempo; sai aveva un appuntamento per uscire, ma l’ha rinviato, per stare con me … Io ero estasiata …
- Lili … Io non posso credere a quello che sento … Non trovo le parole … Ho paura di ferirti, ma tu non immagini quello che mi passa per le mente in questo momento …
- No, ti prego Rodolfo, non dirmi a cosa stai pensando … Io ho bisogno di questo, ti ripeto che sono felice e qualsiasi cosa dovesse distruggere questa felicità distruggerebbe me … Elvira è la mia vita … Se fai qualcosa contro di lei, la fai contro di me … So che ci sono gli affari di mezzo … Io non voglio occuparmi di questo: tu dovrai trattare con lei, dovrai proteggere legittimamente, i tuoi interessi, ma dei miei se ne occupa lei …
- Ma stai scherzando? …
- No! … Sto vivendo la mia vita … Spero che tu saprai vivere la tua altrettanto pienamente e che tu possa conoscere la felicità, come la conosco io.
- Sei certo di volere questo, Marco? …
- Sì, fratello mio … Sì! … Fai questo per me … E avrai salvato la nostra famiglia …

Non avrei preso tanto sul serio questi discorsi, forse, se non avessi visto Lili pronunciarle con le lacrime agli occhi … Era sicuramente sincero e quel che è peggio, dal mio punto di vista, consapevole … Avevo perso Marco ma se non avessi esaudito quella richiesta avrei perso anche Lili e infine mio fratello …
Ora tenevo Lili fra le mie braccia e la sentivo piangere, non provavo più l’imbarazzo di poco prima e mi veniva quasi naturale l’idea che stavo consolando una sorella acquisita … Forse, sto cominciando, davvero, a farmene una ragione …
Ecco che, appena finito un imbarazzo, ne salta fuori un altro … Stando in questa posizione sento qualcosa di insolito a contatto delle mie costole … A giudicare dalla consistenza non sembrano posticce … Ma che dico! … Ora ci manca solo che mi metta a discutere di tette con mia sorella …

- Allora … Ma come siete carini così abbracciati … Su, su … Tesoro … Lili salta su e vai in cucina a preparare una bella cenetta … E’ ora che io e Rodolfo si facciano un po’ di discorsi seri … E tu lo sai che non son cose per te, amore mio … Dico bene, Rod? …

Io annuivo, senza neanche rendermene conto … Sapevo di non avere alcun controllo su quella situazione … Lili mi aveva messo con le spalle al muro e sua moglie lo sapeva bene … In quelle poche parole, Elvira aveva sintetizzato alla perfezione, ciò che io e mio fratello avevamo discusso in più di tre quarti d’ora … Adesso mi è chiaro, che lei sapeva già, ciò che ora anch’io so: che le cose da quel momento in poi sarebbero andate, ancor più speditamente,  proprio come lei aveva previsto e pianificato … Io ero, allo stesso tempo, preoccupato ed estasiato … Quella donna non finisce mai di stupirmi … E ancora non so, che progetti abbia su di me … Ma questo non lo verrò a sapere da lei, lo scoprirò, quasi certamente,  troppo tardi e mio malgrado … Per ora mi devo concentrare su quello che non capisco di Lili e del loro rapporto … E’ veramente sconcertante, oltre ogni misura … Sarò forse un neo-bigotto, ma credevo di conoscere, almeno un po’, la vita … Quanto mi sbagliavo! … E cosa ancora mi aspetta? …
Eccole lì … Elvira che si palpa il sedere di mio fratello mentre le bisbiglia qualcosa all’orecchio … E lui, che si gongola di quel trattamento e annuisce e ridacchia, felice come una pasqua … Chissà che gli sta dicendo …

- Adesso vai … Di corsa in cucina e vedi di far le cose per bene … Abbiamo un ospite di risguardo e non voglio far brutte figure … Vai, vai coniglietta … Eccoci qui, caro cognato … E’ venuto il momento anche per noi due, di fare sul serio …
- Se è una minaccia … Ti avverto che sono disarmato …
- No, no .. Ti prego … Non metterti sulla difensiva … Lo so che stai pensando tutto il male possibile di me … E non te ne faccio una colpa, credimi … Ti dico solo che sbagli … Non ci si può fare un’idea, in generale intendo, se prima non si conoscono tutti i fatti … La questione è questa: tu vuoi conoscere i fatti? … O sei di quelli, che sanno tutto … “al priore di Anzio” …

Quella citazione di Totò, in bocca ad una svizzera mezza americana, per l’ennesima volta, mi getta nello sconforto: non ho ancora capito niente! … Non è possibile che sia così “erudita”! …

- Cosa dici? …
- Non dirmi che non conosci questa battuta … Dai, non ci credo …
- Sono io, che non ci credo … Una svizzera che cita Totò, la dovevo ancora sentire …
- Sei pieno di pregiudizi … Confessa! … Dopo cena ti faccio vedere la mia collezione di DVD del Principe …
- Questa cosa mi suona famigliare … In modo preoccupante …
- Ecco il pregiudizio che rispunta …
- Meglio che torniamo a noi … Ci sono cose che vorrei capire … Lili non ha fatto che confondermi le idee …
- Parla, non chiedo di meglio, che dissipare i tuoi dubbi …
- Cos’è questa storia che saresti lesbica …
- Dritto al punto! …
- Se vuoi, ci giriamo un po’ intorno …
- Non serve … Sarò sincera con te, come lo sono stata con tuo fratello, a suo tempo …
- Vuoi dire che lo ha sempre saputo? …
- Naturalmente … Non ho mai ingannato tuo fratello, se è questo che ti tormenta … Non ne avevo alcun bisogno! … Anzi, qualunque cosa gli avessi detto, non avrebbe fatto la minima differenza … Perciò gli ho detto la verità fin dall’inizio e lui ha accettato le mie condizioni e le mie motivazioni …
- Ma gli hai fatto credere di amarlo …
- No! … Non prima di sposarci: lui sapeva quello che faceva … L’ha sempre saputo ed ha accettato consapevolmente un matrimonio di interessi da parte mia …
- Scherzi? …
- Chiedilo a lei … Te lo confermerà, se già non l’ha fatto …
- Come siete arrivati a questo punto, perché lo costringi a mettersi quel coso sui genitali … Perché deve essere umiliato in questo modo assurdo …
- Calma, calma … Non mettere troppa carne al fuoco … Non ci corre dietro nessuno …
- Scusa, scusa … Ma sono rimasto sconvolto da quello che ho visto … E dice che lo costringi a indossare sta cosa sempre e che non ha rapporti con te …
- Posso? …
- Vai avanti …
- Non è facile spiegare anni di abitudini che si susseguono e che coinvolgono non solo i miei rapporti con Lili, ma anche la mia vita privata al di fuori del matrimonio … Io sono, quello che sono, Lili mi ha accettato, e ha imparato a conoscere tutti i dettagli della mia vita intima; non gli ho mai nascosto nulla e ha potuto scoprire cose che io non intendo rivelare a te, questo lo capisci, vero? …
- Certo, non posso aspettarmi dettagli intimi e personali … ma non capisco cosa c’entrino …
- C’entrano perché Lili si è fatta coinvolgere, più di quanto io pensassi possibile, non solo dalle mie pratiche ma anche da quelle delle mie partner abituali e persino di quelle occasionali … E’ rimasto affascinato dalle pratiche più disparate, alcune che non conoscevo me le ha suggerite lei, chiedendomi se volevo imporgliele …
- Ma cos’è, una forma di masochismo? …
- Solo in parte … E’ più una conseguenza del ruolo, che si è andata ritagliando … Io sono me stessa, per me i limiti sono parte integrante del mio carattere … Per Lili, invece, i confini sono difficili a riconoscere, a volte non si rende conto di andare in direzioni prive di sbocco e pericolose … Ho avuto paura per lei, quando si sottoponeva a diete impossibili per essere in forma come gli altri mariti, oppure voleva essere frustato tanto da poter esibire più segni di quanti ne avessero gli altri … E così via … Non sai, quante discussioni, per cercare di spiegargli che non era necessario arrivare sempre al limite, che certe pratiche possono anche andare bene se fatte qualche volta, o in alternativa ad altre, ma non sempre e tutte insieme …
- E come spieghi allora quelle cinture, o come si chiamano? …
- E’ una storia lunga … All’inizio io ero un po’ pignola sul controllo della sessualità maschile e ne facevo una questione di principio … Non potevo prevedere gli sviluppi successivi ed ero molto severa con la prassi che i maschi dovessero indossare la gabbietta ed esibirla in pubblico, s’intende solo nelle nostre riunioni, non certo altrove …
- Ti riferisci alle “sorelle” …
- Sì, quando dico in pubblico, intendo nel nostro cerchio ristretto … Almeno per certi aspetti personali … Non per quanto riguarda, l’abbigliamento … Quello è stato il punto di svolta … Quando siamo arrivati qui, subito dopo il matrimonio … Lili, che ancora era Marco, si è resa conto, ben presto che nel mio giro i mariti erano sempre assenti … Io avevo chiesto alle sorelle di darmi un po’ di tempo prima di affrontare la situazione e loro evitavano di far capire a tuo fratello come stavano le cose … I loro mariti venivano spacciati per amiche di un club di cucito e altre banalità del genere … Tutto per darmi il tempo di far capire le cose a Marco in modo graduale … Lui aveva capito solo che i nostri rapporti lo avrebbero confinato ad un ruolo sottomesso e a questo era rassegnato …
- Sapeva già, che non avreste avuto una vita sessuale, vera? …
- Sapeva che sono, fondamentalmente, lesbica e che mi aveva avuto una ed una sola volta … E capiva che questo non sarebbe cambiato mai: aveva accettato la parte più difficile e capiva bene che tutto ciò imponeva uno stile di vita particolare … Si trattava solo di farlo aderire ad uno stile di vita che già era stato adottato da tempo nel nostro gruppo e che, in fondo, gli altri nostri mariti accettavano di buon grado … Nessuno di loro ha mai subito imposizioni, te lo garantisco, hanno tutti scelto di stare alle nostre regole per poter avere le mogli che si sono scelti … Marco stava seguendo il percorso già intrapreso da altri prima di lui … Io volevo che si assuefacesse all’idea in modo graduale … Ecco perché dovevo assolutamente allontanarlo da te e dal suo ambiente …
- Questo me lo sentivo, ma non ho avuto il coraggio di dirtelo allora … Ero convinto di essere troppo egoista …
- Invece no! … Eri solo un buon fratello … L’egoista ero io in quel caso … Ma come dite voi maschietti:  “in amore e in guerra …”
- “Tutto vale …”. Non ho dubbi che tu sia sincera … Ma certo sei anche cinica …
- Non voglio accampare scuse, non è nel mio carattere … Ma vorrei che tu accettassi, se può esserti almeno un po’ di consolazione, quello che sto per dirti …
- E’ una cosa importante? …
- Lo è per me, Rod …
- Ti ascolto …
- Io non amavo Marco … Ho colto un’opportunità e di questo parleremo in seguito … Oggi però, le cose sono diverse …
- Sarebbe a dire? …
- Oggi io amo Lili, la considero quasi come una sposa … E’ vero che non abbiamo rapporti nel senso che intendi tu … E non ti dirò più di questo, perché non sono affari tuoi … Tuttavia abbiamo una vita intima, intensa e soddisfacente per entrambi … Io ho anche delle amanti e mi concedo degli extra e Lili lo sa … Se questo ti disturba, sinceramente me ne frego! … Tu faresti un torto a tuo fratello, se non credessi a quello che ti diciamo per partito preso … Ora, starai qui qualche giorno e, se ti fa piacere, potrai tornare ogni volta che vuoi in futuro, sei libero di vedere da te come viviamo … Controlla bene e confronta il nostro menage con quello di qualunque altra famiglia … Poi un giorno mi dirai dove hai trovato più armonia e gioia quotidiana … Dove avrai trovato le risse e i dissapori … E dove avrai visto l’ingordigia prevalere su tutto il resto …
- Beh, ma chi sono io per giudicarvi … Non intendo certo sottoporvi a screening … Io posso solo preoccuparmi che mio fratello non si trovi in situazioni pericolose per la tua salute …
- Qui sei il benvenuto, ci puoi tornare col vostro medico di famiglia, se vuoi e anche con l’avvocato ... Non ci sono preclusioni … Anzi, il motivo dell’invito è partito da me …
- Come dici … Credevo che Marco avesse …
- L'ho incoraggiato io, quando mi sono resa conto che non mostrava più alcun interesse per l’azienda di famiglia e stava delegando tutto a me … Tu avresti potuto pensare, legittimamente, che stessi plagiando tuo fratello per motivi subdoli … Ma più tardi ti relazionerò dettagliatamente circa tutte le attività che ho svolte ultimamente e, se vorrai subentrerò a tutti gli effetti, altrimenti potremo concordare insieme i termini della mia liquidazione … Ovvero della nostra, mia e di Lili, in modo che io possa provvedere autonomamente per il futuro a darle la vita che desidera …
- Non vuoi niente più di questo e vuoi occuparti di Marco, affinché possa continuare a vivere come Lili …
- Ti stupisce così tanto? … Sei deluso, perché pensavi che fossi solo a caccia di una dote? …
- Qualcosa del genere …
- Se vuoi seduco anche te, ti trasformo in una femminuccia e ti porto via tutto … Va meglio così? …
- Non ne saresti forse capace? …
- Sono sicura di sì! … Ma lo farò? …
- E’ pronta la cena … Venite a tavola, gioie della mia vita … Venite a gustare i manicaretti della vostra Lili …

Questa sera, dopo aver perso mio fratello, sento … Che corro il rischio di perdere anche me stesso …


(dedicato a Elvira, la mia imperscrutabile cognata, che ha schiuso una porta, oltre la quale mi è rimasto il desiderio di curiosare)



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Il  Circolo  Estremo   (Vita dēfraudātrix; itaque defraudamus vitam)



(incipit)



Billi aveva fatto male i conti, pensando di farcela, a completare il sopralluogo e poi percorrere i venti chilometri da Enego a Bassano dove, presso il commissariato, si sarebbe tenuta una breve conferenza stampa; per divulgare le circostanze del fatto. Tra una sosta più lunga del previsto al ponte Valgàdena e l’imprevista impervietà delle carreggiate, tutte tornanti, che aveva trovato, i tempi si erano dilatati parecchio e ancora c’era da trovare un maledetto posteggio … Accidenti! … Siamo già fuori di venti minuti … Ecco, ecco la mia salvezza: un benefattore se ne sta andando e io mi ci ficco … Merda! … Quello ha il contrassegno della stampa … Sta vedere, che è già tutto finito …



... in corso d'opera ...



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il futuro è incerto, forse ci sarà un seguito ...

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