venerdì 28 settembre 2018

The vile lie, so-called "Dark Energy" ...

[La vile menzogna, cosiddetta “Energia Oscura” ...]




Abstract: Tutto il nostro discorso ruota intorno alla possibile vile menzogna dell’Energia Oscura, ovvero al dato che non è affatto un mistero ma un fatto noto in gran parte, ma che mina la credibilità della scienza, al punto da dover essere mascherato e reso misterioso, affinché non si debba ammettere, che questa forma di energia indebolisce alle radici l’intera conoscenza scientifica basata sulla termodinamica.


Adatto anche contro la calvizie, sia qui da noi che alcuni degli universi adiacenti.


1. La cEO (cosiddetta Energia Oscura) è in realtà compresa dalla scienza attuale, ma lo si vuole nascondere per le sue conseguenze: si tratta di Energia Negativa, ovvero anti-Gravità, ovvero il possibile anti-bosone del Gravitone.


2. Ammettere chiaramente di conoscere la natura Negativa della cEO significa ammettere che tutta la “fisica classica”, basata sulla termodinamica, è priva di fondamento e sbagliata: se tutte le equazioni della termodinamica appaiono complete e coerenti senza fornire la minima traccia della presunta cEO è evidente che qualcosa non va, come può mai essere possibile ritenere coerente la termodinamica senza nemmeno una traccia nelle equazioni che richiami l’esistenza di una cEO che contribuisce per il 70% alla composizione del nostro universo? E in ogni caso dopo la scoperta dell'esistenza di questa nuova forma di energia, come mai nessuno ha ancora proposto alcun rapporto (i.e.: equazioni) tra due forme così fondamentali di energia? (anche indipendentemente dal nome o dalla natura ultima di tale nuova forma).

3. Sappiamo dalle leggi fondamentali che l’energia non si può né creare né distruggere e sappiamo che il BigBang ha prodotto l’universo attuale a partire da uno stato di altissima densità di energia (positiva) … Allora da dove salta fuori quella negativa? … Alcune teorie alternative propongono che un campo inflattivo abbia preceduto il BigBang, ma anche in questo caso non si spiega come due tipi di energia così incompatibili (positiva e negativa) abbiano potuto convivere nella fase iniziale, o come possano essere emerse da uno stato iniziale comune.

4. L’uso della definizione “Energia Oscura” è un inganno “voluto”, per nascondere il catastrofico impatto che l’esistenza di un’entità NON PREVISTA come l’ENERGIA NEGATIVA (*) può avere su tutta la fisica e sulla credibilità della scienza cosmologica stessa.

5. La cosa peggiore in tutto questo è la definizione della cEO come “costante cosmologica o anche peggio come “energia del vuoto”. Nel primo caso si tratta di un tentativo di coinvolgere Einstein per nascondere – diciamo così - la polvere sotto il tappeto; ovvero usare un valore arbitrario (rinnegato da E. in persona e usato come aggiustamento temporaneo ad hoc e privo di qualunque significato fisico) per far solo finta di spiegare ciò di cui non si sa render conto.
Nel secondo caso, si continua a giocare sull’equivoco di lungo corso, per cui lo spazio e il vuoto sarebbero entità in sé; ovvero tutta la cantilena che vuole subdolamente riproporre il concetto newtoniano di spazio e tempo assoluti come “palcoscenico” (o struttura a priori) nella quale si svolgono gli eventi fisici che la scienza studia. Non esiste alcuna “entità fisica” che possa supportare l’idea di spazio vuoto, di vuoto cosmico, di spazio interstellare, ecc.. Si tratta solo di fumo negli occhi: la scienza non ha una comprensione certa di ciò che pertiene alle sconfinate distanze cosmologiche in cui non è presente la materia in quantità significative e gioca a nascondino continuamente con i vetusti concetti newtoniani mescolati in modo maldestro con quello più recente ma non meno ambiguo di spaziotempo einsteiniano: in entrambi i casi parliamo di concetti puramente matematici, ovvero assunti astratti e puramente teorici, ma decisamente PRIVI di consistenza fisica. Di conseguenza resta priva di risposta la domanda su cosa sia lo “spazio” e su cosa sia il “tempo” in termini di “sostanza” e quindi la scienza è inadempiente ormai da troppo tempo su questo tema.  

PS. Ci si sente spesso dire che lo “spazio vuoto” sarebbe in realtà pieno di campi, di radiazione, di atomi e particelle varie … Ma ovviamente questa è una non risposta e solleticherebbe una contro domanda del tipo: e allora il tempo di che cosa è pieno? … di fesserie, magari? …
In realtà, affermare che lo spazio sia pieno di cose più meno materiali non è una risposa alla domanda: che cosa è lo spazio. Semmai risponderebbe ad un'altra domanda, ovvero cosa contiene lo spazio … Direi che sono due domande diverse! E meritano due risposte, forse? … No! Sono domande inappropriate entrambe e l’unica risposta sensata è che lo “spazio” non esiste: non esiste come tale, ma solo come pasticcio linguistico … Uno dei tanti, che la scienza sembra volersi tanto coccolare.
Il motivo per cui sosteniamo questo punto di vista è che: a) i concetti newtoniani, oltre ad essere obsoleti, sono stati fin dalle loro origini concetti arbitrari ad hoc e quindi destinati ad essere sostituiti prima o poi sulla base delle osservazioni successive, ma questo non è stato fatto; b) il concetto einsteiniano di spaziotempo (in cui da assoluti, i concetti vengono assimilati – almeno parzialmente - e diventano appunto relativi e astratti) invece è il prodotto di una rivoluzione concettuale vera ma parziale: bisognava eliminare i concetti newtoniani (così assoluti e maledettamente “fisici”), ma non era così facile e in ultima analisi impossibile per quanto riguarda la Relatività Generale; così Einstein ha rinunciato e ne ha fatto un puro concetto geometrico, ovvero privo di “sostanza” … Quella “sostanza ultima” che stiamo ancora cercando … Se mai esiste.
Teorie che pretendono di essere “fondamentali” (che più fondamentali non ce n’é) si basano sui concetti newtoniani di spazio e tempo al punto che diventa impossibile colloquiare con la Relatività … Si stanno arrampicando su tutti gli specchi del mondo pur di trovare un punto di convergenza, ma il guanto di Ethan Hunt non si trova …
Tali teorie propongono lo spazio come “generatore” dell’energia detta appunto “del vuoto”, ma non abbiamo alcuna certezza in proposito e affermazioni così roboanti richiederebbero prove altrettanto roboanti … Ma per quanto tenda l’orecchio … niente di roboante mi par di sentire …
Lo spazio (cosmico, vuoto, o comunque lo si chiami …) non “contiene” le cose di cui si dice, semmai “è” tali cose: finché i cosiddetti esperti non risponderanno alla domanda giusta, non troveranno la risposta giusta.
Il vero paradosso è che se lo spazio è un ente fisico la Relatività Generale crolla (ci sarebbe un “reference frame” privilegiato), se non lo è, ritorniamo alla domanda precedente e non sappiamo più cosa esso sia e come possa mai generare energia (positiva o negativa che sia).

Tuttavia io non sono qui per occuparmi di dettagli (de minimis non curat prato [sic!]) bensì per puntare il dito contro la codardia, se tale è, di chi utilizzi termini vaghi per mascherare la paura di perdere la propria credibilità (e la pagnotta che produce).


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(*) Per un riferimento completo al concetto di ENERGIA NEGATIVA, rimando alla letteratura, ma un breve e semplice richiamo può essere il seguente:
"Negative Energy ... Such a negative energy state is forbidden to exist by the rules of quantum physics, except for a very brief period of time, which explains why such a [particle] pair rapidly annihilates and we do not see a shower of particles and antiparticles coming from empty space.(Quora, Sep 28, 2018).

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Image credit: publicly available
Quote credit: https://www.forbes.com/sites/quora/2018/09/28/in-the-distant-future-all-black-holes-in-the-universe-will-share-the-same-fate/#4aed13b74782.
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mercoledì 26 settembre 2018

Passiamoci sopra …


Abstract:  «Principio degli esseri è l'infinito ... da dove infatti gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo» (Anassimandro, in Simplicio, De physica, 24, 13).





Così come ci può capitare di camminare sopra un insetto, distruggendolo, magari insieme al suo nido e a tutta la sua famiglia, allo stesso modo, qualunque evento nel nostro universo può essere abbastanza sovradimensionato e privo di “coscienza” da disintegrare totalmente altri eventi che accidentalmente possa incrociare. E’ questo il senso profondo del celebre motto di Anassimandro: 
«Principio degli esseri è l'infinito ... da dove infatti gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo» (Anassimandro, in Simplicio, De physica, 24, 13).

L’infinito qui rappresenta l’ignoto, la totalità delle cose, l’universo stesso in tutta la sua complessità e imperscrutabilità … E’ un tutto talmente sconfinato da “giustificare” – per così dire – che ogni cosa in ultima analisi finisca per risultare infima, trascurabile, equipollente nella sua fragilità ad ogni altra, perché il confronto è sempre con … appunto … l'infinito.

Se possiamo ignorare un moscerino della frutta che, cadendo nel nostro bicchiere, finisca per affogare e ci procuri il semplice disturbo di usare il mignolo per ripescarlo e sbatterlo via lontano, prima di ritornare imperterriti a gustare la bevanda … Beh, che dire? … Sarebbe forse sconveniente pensare, che lo stesso destino ci possa essere riservato laddove una supernova in divenire dovesse sparare fuori un fiotto di raggi gamma, perfettamente collimato con la terra, e provocare l’estinzione della nostra specie? …

Anassimandro avrà riflettuto in questi termini quando ha espresso il suo celebre pensiero, oppure gli saranno bastati esempi più banali e più consoni ai suoi tempi? … Comunque sia, egli ci e è arrivato molto prima e con meno sforzo di noi, che ancora annaspiamo nella convinzione di essere destinati a colonizzare pianeti, sistemi solari, galassie e magari … qualche stronzo multi-verso del cazzo.

La verità, per quanto triste, è che non contiamo un cazzo e che farci certe illusioni non fa che confermarlo: gli antichi avranno avuto tanti difetti, ma sapevano meglio di noi che gli dei sono solo una speciale manica di pazzi, non troppo diversa dagli esseri umani, ma solo ... alloggiati in un posto diverso.


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Image credit: Anaximander, publicly available
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giovedì 20 settembre 2018

Le sorprese non finiscono mai ...


Abstract: Fisica quantistica: “La meccanica quantistica fallisce nel descrivere in modo coerente i sistemi macroscopici”



Quando più agenti usano la meccanica quantistica per predire le rispettive osservazioni, invariabilmente finiranno con risultati incoerenti, secondo un esperimento mentale riportato in Nature Communications.
I risultati suggeriscono che le attuali interpretazioni della teoria quantistica non possono essere estrapolate per descrivere in modo coerente sistemi complessi e macroscopici (abbastanza grandi da essere visibili ad occhio nudo).
La meccanica quantistica può essere utilizzata con successo per descrivere il mondo microscopico, dove le particelle possono esistere "in sovrapposizione" tra stati diversi nello stesso tempo. Tuttavia, per essere universalmente validi, la teoria dovrebbe - in linea di principio - essere in grado di modellare sistemi complessi che includono agenti che stanno a loro volta utilizzando la teoria quantistica. Non è chiaro come riconciliare ciò con il fatto che in laboratorio uno scienziato sperimenterà un singolo valore specifico ogni volta che misurano uno degli stati sovrapposti. Ci sono attualmente molte interpretazioni della meccanica quantistica in grado di fornire una risposta a questa domanda.
Renato Renner e Daniela Frauchiger mostrano che ci sono situazioni che coinvolgono osservatori multipli in cui molte di queste interpretazioni della meccanica quantistica invariabilmente falliscono nel dare una descrizione coerente della realtà. Il loro esperimento mentale coinvolge quattro agenti diversi, ognuno dei quali misura una quantità diversa. Se tutti gli agenti usano la teoria quantistica per modellare ciò che osservano e per predire l'osservazione reciproca (e se assumiamo che ogni osservatore veda un singolo risultato di misurazione), allora il risultato di ciascun osservatore sarà opposto (NdT) a quello che l'altro si sarebbe aspettato.
Questo risultato suggerisce che l'estensione della teoria quantistica per includere i sistemi macroscopici sarà ancora meno agevole di quanto si pensasse in precedenza e necessita di ulteriore sviluppo.


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Alcuni gatti non hanno capito bene i postulati base della Meccanica Quantistica: 
durante l'esperimento delle due fenditure occorre muoversi ... sinuosamente.




PS. La Meccanica Quantistica, così come l’ormai cinquantennale Collezione di Racconti di Fantasia sulle cosiddette “Stringhe” (Stringhe varie, Superstringhe e brane, M-Theory, Landscape, ecc., ecc., ecc., ecc. …), non è affatto una teoria nel senso storico del termine, in effetti io personalmente ne conosco almeno 16 varianti e ce ne saranno sicuramente altre, che di volta in volta saltano fuori per fornire spiegazioni di questa o quella situazione sperimentale. L’estrema complessità matematica rende assai ostico e tremendamente dispendioso per chiunque affrontare l’impresa di contrastare scientificamente l’ “ossessione quantistica” che aleggia intorno a queste metodologie. Nessuno vuol mettere in dubbio i risultati e le verifiche sperimentali su cui esse sono solidamente ancorate, la questione è un’altra: sono teorie o … mitologie?
Che cos’é una teoria, ai fini di una possibilità di accertamento che sia praticabile per la comunità scientifica? Come base della scienza si richiede che tutta la comunità possa ripetere le verifiche di coerenza teorica, nonché gli esperimenti e le osservazioni relative.
Se una “coalizione di credenti” - sostenuta da enormi mezzi economici e corrispondenti disponibilità di “manodopera” presso la comunità degli studenti – si impone in questo modo al resto della comunità scientifica, sarà sempre più difficile per gli altri fornire le argomentazioni a contrasto, sia per mancanza di risorse economiche e umane, sia per l’impossibilità di dedicare intere carriere a scapito dei propri interessi personali al semplice compito di controllare il lavoro altrui. La conseguenza è che la “coalizione dei credenti” finisce per aver campo libero nella sua “predicazione” presso le masse inermi.

Per quel che mi riguarda, al punto in cui siamo, una teoria è scientifica se - e solo se - essa sia in grado di fornire le argomentazioni (previsioni, ecc.) che la possano convalidare ovvero falsificare, fornendo così alla comunità scientifica gli strumenti per una “rapida” possibilità di legittimo contrasto. Se non arriveremo a questo tipo di convergenza sui comportamenti, prima o poi, il mondo della scienza si trasformerà in un circo a “n” piste, sulle quali ogni clown potrà fare la parte del gigante e ogni gigante potrà sfigurare in mezzo ai clown.


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Se c'è una cosa che mi fa impazzire ... 
è l'ineluttabilità di certi luoghi comuni.


PS2. Esiste una seconda possibilità, di fronte a questo dilagare di “teorie” (teorie?) sempre più fantasiose, per non dire deliranti? … In effetti ci sarebbe un consiglio che mi sentirei di dare a chi ritiene che a capire certe sofisticatissime idee possano essere solo gli specialisti e magari i super specialisti monomandatari …
Ricordo, durante una lezione su argomenti di meccanica quantistica, uno dei più rispettati professori universitari americani, sostenere che la materia non potesse essere affrontata né con metafore, né con esempi, ma solo con lo studio delle basi matematiche uniche in grado di spiegare le ragioni per cui le cose stanno come sostiene la teoria e che nessuno possa invece “ridurre” tali concetti nei termini discorsivi della mentalità classica. Non si tratta qui di negare la necessità di appositi linguaggi per trattare materie molto complesse, ma semmai di chiedersi se tali “linguaggi” debbano diventare fine a se stessi; ovvero se debbano servire per censurare chi non parli quella particolare “lingua” dal poter commentare o criticare le teorie in questione. Se una teoria non è in grado di produrre risultati comprensibili in termini del nostro linguaggio corrente, allora legittimamente ci si dovrebbe chiedere perché finanziarli con “soldi classici” …
Scherzi a parte, il mio dubbio è che quando la scienza è troppo ”avanti” rispetto alla società, essa – volente o nolente – si sottrae ad ogni controllo ed alle conseguenze che scoperte incomprensibili ai più potrebbero comportare. Tutto questo è già successo (energia atomica ad uso militare, armi biologiche ecc.) e continua a succedere (armi super sofisticate e segrete, manipolazioni genetiche incontrollate, ecc.) e con questi chiari di luna è destino che vi sarà un’inevitabile “accelerazione” in questo senso: sempre più pochi avranno sempre più incontrollabile potere di mettere nei guai tutti gli altri, con la solita scusa di un mitico “progresso” …

Quando gli scienziati accetteranno di avere i loro stipendi – o i loro finanziamenti -  pagati in valuta del “Landscape”, o in soldi “probabilisticamente” in corso legale, o magari accetteranno come buoni danari in “sovrapposizione di pagamento” tra molti fornitori che li reclamino … Beh, allora potremo anche accettare la validità scientifica delle loro idee, ma fino a quel giorno abbiamo il legittimo dubbio che alcuni di loro ci stiano prendendo per il culo.

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La Matematica sarà il linguaggio del futuro, forse, o forse potrebbe 
rivelarsi una nuova fonte di discriminazioni ... meglio pensarci per tempo.



PS3: Questo mio punto di vista è palesemente “debole”, cioè soggetto alla facile critica per la quale nessuno può fermare o mettere in discussione il “progresso” e la “libertà” di ricerca e scoperta scientifica … ma è proprio qui che casca l’asino … Se siete così sicuri di voler lasciare mano libera a chi per definizione si è già sottratto ad ogni possibile controllo teorico per via della estrema astrazione dei linguaggi … buona fortuna … perché è solo quella che vi potrà forse salvare, io preferisco trovare conforto nella caducità dell'esistenza umana.

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Credit: Nature Communications, 19/9/2018 (Libera traduzione dall'originale di R. Renner e D. Frauchiger)
Image credits: publicly available
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martedì 18 settembre 2018

Do Theoretical Physicists Dream Of Abstract Sheep? ...


[… Ma i fisici teorici … sognano di pecore astratte? …]





Sommario: Ci sono teorie sempre più mirabolanti negli ambienti della fisica teorica e ogni giorno ne vengono proposte di nuove ancor più “spinte” … C’è solo un problema comune a tutte: esse non sono in grado di dirci più alcunché sulla realtà e anzi spesso aspirano a proporne una – o molte – del tutto propria …




Sono sempre stato affascinato dalla mentalità scientifica, pur non essendo particolarmente dotato nei suoi fondamentali. Ammiro quindi coloro che vi sono portati e che grazie ai loro studi sono pervenuti a padroneggiare le tecniche e i metodi necessari per svolgere professionalmente tale attività.
A me non è rimasto e non rimane che dedicarmi a letture amene sull’argomento, proposte dai vari divulgatori scientifici. Per lo meno questo è quello che ho fatto per molti anni e faccio ancora volentieri … Tuttavia, nel corso del tempo, ho maturato una certa familiarità con gli argomenti in oggetto e, sebbene questa cultura non abbia fatto di me uno scienziato nemmeno lontanamente, penso di aver colto alcuni aspetti “collaterali” – per così dire – di quell’ambiente che mi disturbano un poco e che non sembrano purtroppo stimolare i suddetti mediatori, nella loro ansia di compiacere l’intervistato di turno, o la teoria a cui si sono affezionati.
Tutto ciò non mi sembra affatto nello spirito che dovrebbe muovere la scienza, a partire, se vogliamo, già dai suoi primi passi … D’altra parte per profani come me non è facile entrare in contatto con le “fonti” dirette e quindi non mi resta che buttare giù qualche appunto sui dubbi che mi tengono sveglio la notte …

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Per non tirarla tanto per le lunghe mi limiterò a citare solo l’ultimo esempio della serie ed è quello che riguarda la possibilità che per spiegare un mondo (il nostro universo) bisogna tirarne in ballo una miriade di altri (gli anglosassoni usano addirittura l’espressione googolplex; cioè 1 seguito da 100 zeri).
La questione non è, come potrebbe sembrare, se questi altri universi esistano o meno, bensì se la loro esistenza di per sé possa spiegare alcunché: se non ne posso spiegare 1, avendone aggiunti 100 mi ritroverei con 101 spiegazioni di meno … Se poi ne aggiungo un googolplex … annegherei nell’ignoranza per l’eternità, mi viene da pensare … Ma loro (i fisici teorici) no. Loro ritengono che avendo tanti, tantissimi universi in circolazione diventerebbe statisticamente plausibile ognuno di essi, per quanto strampalato (e il nostro a modo suo lo è!) possa essere.
Allora se ne deve dedurre che un universo così speciale (a causa delle sue peculiarità fisiche nonché biologiche) non sembra avere una spiegazione scientifica, ma se ce ne sono un’infinità allora è tutto chiaro e i dubbi cadono.
Spesso, quegli stessi “teorici” ci dicono come non sia possibile comprendere le leggi che governano il mondo subatomico con la logica del mondo macroscopico e che esistono invece nuove leggi e nuove logiche – molto più fondamentali – con le quali non solo si può accedere al quel tipo di ambiente, ma a causa delle quali siamo anche tenuti a riconsiderare tutte le nostre conoscenze e in particolar modo la natura dell’universo, la sua storia e le sue origini. Tale metodologia è riconducibile alla meccanica quantistica, alle teorie quantistiche dei campi e in ultima analisi al cosiddetto “Landascape” della teoria M e correlate varianti basate sulle “stringhe”. Tutto ciò si può condensare in un modo di pensare massimamente “astratto”, basato quindi sul pensiero matematico più avanzato.
Senza voler sottovalutare il lavoro che c’è dietro a tutto quanto così brevemente accennato, a me preme notare come “alla fine della fiera” per quanto si disprezzi il modo di pensare “classico”, che è poi quello di tutti i giorni, tutti finiscono, prima o poi, per andare a sbattere lì … E questo vorrà pur dire qualcosa.
Intanto, a furia di ”tirarsela da astratti”, a qualcuno gireranno i coglioni e i cordoni della borsa potrebbero serrarsi e questo risolverebbe di colpo la maggior parte dei “googolplex” problemi, applicando la sana legge darwiniana che sopravvive il più adatto … E guardate che certe cose sembrano lontane, ma poi avvengono inopinatamente …
L’idea che certe teorie saltino fuori solo dalla necessità degli scienziati di pubblicare, pubblicare, pubblicare (per la pagnotta) … Non mi sembra poi tanto peregrina.
Comunque sia, ciò che mi preme, è piuttosto il fatto che troppa spocchia “astrattista”, secondo me, può portare fuori strada alla grande.

Alcuni scienziati, per tutta la vita, guardano con sufficienza, se non disprezzo, alla filosofia, ma quando finiscono in un cul-de-sac improvvisamente si scoprono filosofi … Ma il fatto è che a quel punto non sono che filosofi da strapazzo: a ognuno il proprio mestiere!

La filosofia se ci insegna qualcosa … ce la insegna a tutti: amore per la sapienza [di ϕιλο- «filo-» e σοϕία «sapienza»] e non ci vuole una laurea per questo.



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PS. Ed eccovi una chicca, en passant, la intitolerò: "Il topo di Schrödinger".



Come tutti – più o meno - sanno, la Meccanica Quantistica ci spiega che a livello sperimentale ogni osservazione di un ente microscopico inevitabilmente altera l’oggetto della nostra osservazione e causa quindi l’mpossibilità di ripetere la stessa osservazione in seguito: l’oggetto non sarà più lì! … E quindi potremo tutt’al più fare una nuova osservazione, su qualcosa di completamente diverso.
Tutto ciò è ampiamente dimostrato da infiniti esperimenti e verifiche di ogni tipo ed è proprio per questo che la suddetta metodologia è così affermata e affidabile.
Quello che ai nostri giorni qualcuno ha deciso di verificare è decisamente malizioso: se quanto detto è vero - come finora ci siamo convinti che sia - e se non c’è modo di fare due volte la “stessa” misura per controprova, non si potrebbe aggirare l’ostacolo e sottoporre ad esperimento ... lo sperimentatore? …
Supponiamo di eseguire un classico esperimento in cui uno scienziato compia l’osservazione di una particella e che parallelamente un secondo scienziato (magari di nascosto …) si mettesse ad osservare il primo sperimentatore mentre compie la sua osservazione e contemporaneamente di straforo osservasse anche i dettagli del suo esperimento …
Cosa mai potrebbe capitare? …

Il primo osservatore non farebbe che ripetere un esperimento dall’esito scontato, come è ovvio …
Ma il secondo osservatore nel registrare tutto il procedimento e focalizzandosi su ciò che viene osservato dal primo osservatore … potrebbe vedere la stessa cosa del primo (duplicando surrettiziamente l’esperimento) oppure no? …

La meccanica quantistica potrebbe convivere con una tale contraddizione? … O troverebbe il modo di imporre una “censura”, come quella che (in ambito diverso) impedisce di osservare una “singolarità nuda”, mascherandola in un “buco nero”? …

Vi lascio nel dubbio per ora … ma ne riparleremo.


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Image credit:1) publicly available // 2) Felix the Cat vs. Mickey Mouse (by MarcosPower1996 - https://www.deviantart.com/marcospower1996/art/Felix-the-Cat-vs-Mickey-Mouse-287359432)
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