domenica 23 dicembre 2018

Che fenomeno! ... anzi no: che EPIFENOMENO !!!




Siamo solo epifenomeni !!!!! Questa non è (come per altro potrebbe) solo una considerazione filosofica, basata sull’assoluta mancanza di senso del mondo che ci troviamo di fronte, no!
E’ la conseguenza logico/scientifica delle teorie che attualmente descrivono l’universo di cui facciamo parte, in quanto elementi di una fenomenologia generale, che appunto quelle teorie tentano di ricomporre. Possiamo ignorarle, ma cosa ci rimarrebbe in mano in quel caso? … Per coloro che si consolino con le religioni questa può essere la soluzione, ma per gli altri non resta che fare affidamento sul massimo sforzo che le migliori menti umane nel corso dei secoli hanno saputo mettere insieme. Essi, con indubbia saggezza, si sono basati collettivamente sul metodo scientifico e a partire dalle osservazioni, dall’esperienza pratica, dai ragionamenti e dalle simulazioni computerizzate, per giungere alla conclusione che il nostro universo risponda - plausibilmente - a due principali sistemi di leggi: la Relatività e l’insieme delle teorie quantistiche del campo note come Modello Standard, più qualche correzione aggiuntiva per rispondere ai fatti scoperti più di recente, come la Materia Oscura e l’Energia Oscura.




Da queste conoscenze non resta che una conclusione da trarre: Noi – come umani e come cultura, per quanto millenaria - non siamo che accidentali “EPIFENOMENI”, all’interno di un colossale groviglio di altri incidenti, molto più pregnanti e ingombranti, nell’economia globale del cosmo … Del resto, basterebbe prenderci le misure …


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giovedì 18 ottobre 2018

Nothing prevents a beautiful gurl from being intelligent ...

[Nulla impedisce a una bella tosa d'essere intelligente ...]






"I fisici teorici [sic!] un tempo si occupavano di spiegarci ciò che veniva osservato. Oggigiorno sembrano dedicarsi a spiegare perché non riescano a dar conto di ciò che non è mai stato osservato." (S.H.)





"Non si può mentire con la matematica, ma essa può grandemente favorire la mistificazione." (S.H.)




Dr. Sabine Hossenfelder


Le ragazze intelligenti sanno benissimo perché il metodo scientifico consista nell'osservare e replicare i "fenomeni". I "fenomeni da baraccone" invece ... evidentemente no ...



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N.d.T.:
1) Tosa: termine dialettale, genericamente affettuoso, per riferirsi a una giovane donna (i.e.: ragazza).
2) Gurl: Referring to a young lady in generic terms of endearment.
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P.S. En passant, le ragazze intelligenti sono spesso misconosciute. Emmy docet ...

P.S.2 Riflettevo sul fatto che per tradurre in inglese "Fisica teorica" occorra modificare il termine in qualcosa che per noi ha un significato diverso, ovvero si deve tradurre con "Theoretical physics" (Fisica teoretica); questo a me non pare un dettaglio trascurabile, ma un segno del destino. Ammetto che potrebbe anche trattarsi (come spesso si dice negli ambienti "altolocati") di una semplice diversa evoluzione linguistica, ma a me piace pensarla diversamente. Io ho come il sospetto, che dietro al puro fatto linguistico si celi la vera - inconfessabile - ragione: i fisici teorici anglosassoni (specie se made in U.S.A.) sono dei megalomani! ... Essi sono convinti, che la filosofia sia solo una palla al piede e che il compito di fare tutto sia stato ormai ereditato dalla scienza stessa e di conseguenza lo sviluppo delle teorie sia in sé e per sé legato alla riflessione degli scienziati, che ne faranno poi uso; insomma che teorizzare sulla natura delle teorie sia compito, non più per l'Epistemologia e la Filosofia "teoretica", ma per chi studi le teorie scientifiche stesse e ne reclami di conseguenza anche l'eventuale ricostruzione delle fondazioni. Queste nuove fondamenta teoriche non si richiameranno più alla "storia", da cui tutte le teorie sono sorte e quindi agli scopi originari di tale "ricerca", bensì alla matematica ed alla sua presunta coerenza ed eleganza intrinseche. Non so se anche le ragazze saranno d'accordo con me, ma mi piacerebbe.


P.S.3 Ricordo a chi non fosse familiare con i temi filosofici citati sopra, che la ragione per la quale tale distinzione mantiene a tutt'oggi una grande importanza si può riassumere come segue:
La scienza riceve la propria legittimazione dalla filosofia, secondo la mia opinione, per il fatto che di per sé non ne ha: la scienza non è auto-fondante, non può esserlo, né ieri, né oggi, né mai.
La ragione per cui la filosofia invece lo è, sta nel nome stesso: dal gr. philosophía, ovvero ‘amore della sapienza’ (origini circa 1ª  metà sec. XIII). La sete di conoscenza è un istinto connaturato alla curiosità umana e quindi alla sua natura più profonda, ecco cosa intendo per "fondante": noi siamo esseri assetati di sapere e da ciò nasce la ricerca, che è un comportamento ad ampio spettro e globalmente legittimo.
Tale ricerca può svolgersi negli ambiti più disparati: teologico, metafisico, naturalistico, estetico, poetico, alchemico, umanistico, ... a sì ... a volte anche scientifico ...
La scienza non è che un metodo, uno degli ultimi ad essersi manifestato in ordine di tempo, uno dei tanti metodi che l'essere umano può adottare per la sua ricerca, pienamente libera e incontestabilmente legittima. Tutte queste metodologie hanno le stesse radici nella natura umana e perciò sono manifestazioni di un bisogno/amore fondamentale/fondante.
Dalla filosofia sono emerse tutte le conoscenze che oggi vantiamo e la storia di come siamo giunti dove siamo è la storia anche del perché lo abbiamo fatto. Chi si stacca da questa storia può facilmente cadere preda di un delirio di onnipotenza circa la natura della conoscenza: la scienza come "fine".
Chi proponga una scienza in nome della quale l'uomo deve cedere le armi e rassegnarsi a "non capire, ma obbedire [al metodo]" ("Shut up and calculate") ... è il frutto naturale di un tale delirio.
Si risponde spesso a questa contestazione con il presunto immenso successo della meccanica quantistica e amenità affini ... Si elencano i successi e progressi ottenuti con quel modo di pensare ... Senza di esso non avremmo ciò che abbiamo, ecc., ecc.. Stupidaggini!
Non abbiamo niente, non avremo niente: presto o tardi ci arriverà il conto da pagare per aver rinunciato ad essere noi stessi in nome di un mito: tutto ciò che tocchiamo si trasforma in "oro" (tecnologico) ... ma ci dovremmo ricordar anche ... come è andata a finire.
Il mito presso gli antichi non era in grado di spiegare la vera natura dei fenomeni, ma solo le conseguenze che potevano ingenerare per gli uomini e le donne; oggi conosciamo molto bene molti fenomeni, grazie al metodo scientifico, ma abbiamo forse perso la capacità di valutare le conseguenze ... Come direbbe Anassimandro: "... Perché si danno reciprocamente giustizia e ricompensa per la loro ingiustizia in conformità con l'ordinanza del tempo."
Mai filosofo è stato così preveggente e così attuale: la sua concezione dell'infinito come origine di tutto è più che mai adatta alle più recenti scoperte scientifiche: oggi sappiamo che i confini di quello che conoscevamo come uno sconfinato universo si sono dissolte e che potremmo essere immersi in una "infinità di infiniti" ... Ed ecco che Anassimandro ci ritorna alla mente col suo monito: confrontarsi con tale spropositata vastità ci dovrebbe ricordare, come l'unica cosa che conti non può che essere il flusso e riflusso delle compensazioni reciproche ...

Da dove le cose hanno la loro origine,
Quindi anche la loro distruzione avviene,
Secondo la necessità;
Perché si danno reciprocamente giustizia e ricompensa
Per la loro ingiustizia
In conformità con l'ordinanza del tempo.

E' il cosmo a dirigere i giochi e noi possiamo solo stare lì, attoniti, a contemplarlo e, se siamo appena un po' intelligenti, ad imparare, piuttosto che a pontificare.




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giovedì 11 ottobre 2018

The new Theoretical Ahnenerbe: Founder and CEO Ed Witten - Grand Vizier Leo Susskind




We are the only ones who can discuss our theories. 
Other scientists  don't know our rules and our rituals in depth; they cannot understand or criticize, and if they do they will be mocked and banished. 
Scientific evidence is not necessary in the face of the mathematical elegance of our theoretical formulations: sooner or later the universe will evolve to conform to one of the models predicted by our superb "Landscape".




The five-pointed star, in the emblem of the new guild, conceals the mystic symbols of their typical hermetic stringology: T-I • T-IIA • T-IIB • HO-SO(32) • HE-E8xE8. 
(La stella a cinque punte, nello stemma del nuovo sodalizio, cela i simboli mistici della loro tipica stringologia ermetica: Tipo I SO(32) • Tipo IIA [nonchiral] • Tipo IIB [chiral] • HO-SO(32) [heterotic] • HE-E8xE8 [heterotic])




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PS. These ones too have found a way to say any piece of nonsense without anyone being able to challenge them, and maybe also passing as geniuses.


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Il nuovo "teoretico"(*) Ahnenerbe: fondatore e CEO Ed Witten - Gran Visir Leo Susskind

Noi siamo gli unici a poter discutere le nostre teorie; gli altri scienziati  non conoscono a fondo le nostre regole e i nostri riti, non possono capire, né tanto meno criticare e se lo fanno verranno derisi e messi al bando. Le prove scientifiche non sono necessarie di fronte all’eleganza matematica delle nostre formulazioni teoriche: prima o poi, l’universo si evolverà per conformarsi ad uno dei modelli previsti dal nostro superbo “Landscape”.

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PS. Questi pure hanno trovato il modo di dire qualsiasi assurdità senza che nessuno sia in grado di contraddirli, e magari nel contempo di passare per geni.
(*)  L’uso improprio che i fisici anglofoni fanno del termine “teoretico”, in abito scientifico, è indicativo di una certa superficialità, che li porta inesorabilmente a prendere … “fisici per fiaschici” …


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venerdì 28 settembre 2018

The vile lie, so-called "Dark Energy" ...

[La vile menzogna, cosiddetta “Energia Oscura” ...]




Abstract: Tutto il nostro discorso ruota intorno alla possibile vile menzogna dell’Energia Oscura, ovvero al dato che non è affatto un mistero ma un fatto noto in gran parte, ma che mina la credibilità della scienza, al punto da dover essere mascherato e reso misterioso, affinché non si debba ammettere, che questa forma di energia indebolisce alle radici l’intera conoscenza scientifica basata sulla termodinamica.


Adatto anche contro la calvizie, sia qui da noi che alcuni degli universi adiacenti.


1. La cEO (cosiddetta Energia Oscura) è in realtà compresa dalla scienza attuale, ma lo si vuole nascondere per le sue conseguenze: si tratta di Energia Negativa, ovvero anti-Gravità, ovvero il possibile anti-bosone del Gravitone.


2. Ammettere chiaramente di conoscere la natura Negativa della cEO significa ammettere che tutta la “fisica classica”, basata sulla termodinamica, è priva di fondamento e sbagliata: se tutte le equazioni della termodinamica appaiono complete e coerenti senza fornire la minima traccia della presunta cEO è evidente che qualcosa non va, come può mai essere possibile ritenere coerente la termodinamica senza nemmeno una traccia nelle equazioni che richiami l’esistenza di una cEO che contribuisce per il 70% alla composizione del nostro universo? E in ogni caso dopo la scoperta dell'esistenza di questa nuova forma di energia, come mai nessuno ha ancora proposto alcun rapporto (i.e.: equazioni) tra due forme così fondamentali di energia? (anche indipendentemente dal nome o dalla natura ultima di tale nuova forma).

3. Sappiamo dalle leggi fondamentali che l’energia non si può né creare né distruggere e sappiamo che il BigBang ha prodotto l’universo attuale a partire da uno stato di altissima densità di energia (positiva) … Allora da dove salta fuori quella negativa? … Alcune teorie alternative propongono che un campo inflattivo abbia preceduto il BigBang, ma anche in questo caso non si spiega come due tipi di energia così incompatibili (positiva e negativa) abbiano potuto convivere nella fase iniziale, o come possano essere emerse da uno stato iniziale comune.

4. L’uso della definizione “Energia Oscura” è un inganno “voluto”, per nascondere il catastrofico impatto che l’esistenza di un’entità NON PREVISTA come l’ENERGIA NEGATIVA (*) può avere su tutta la fisica e sulla credibilità della scienza cosmologica stessa.

5. La cosa peggiore in tutto questo è la definizione della cEO come “costante cosmologica o anche peggio come “energia del vuoto”. Nel primo caso si tratta di un tentativo di coinvolgere Einstein per nascondere – diciamo così - la polvere sotto il tappeto; ovvero usare un valore arbitrario (rinnegato da E. in persona e usato come aggiustamento temporaneo ad hoc e privo di qualunque significato fisico) per far solo finta di spiegare ciò di cui non si sa render conto.
Nel secondo caso, si continua a giocare sull’equivoco di lungo corso, per cui lo spazio e il vuoto sarebbero entità in sé; ovvero tutta la cantilena che vuole subdolamente riproporre il concetto newtoniano di spazio e tempo assoluti come “palcoscenico” (o struttura a priori) nella quale si svolgono gli eventi fisici che la scienza studia. Non esiste alcuna “entità fisica” che possa supportare l’idea di spazio vuoto, di vuoto cosmico, di spazio interstellare, ecc.. Si tratta solo di fumo negli occhi: la scienza non ha una comprensione certa di ciò che pertiene alle sconfinate distanze cosmologiche in cui non è presente la materia in quantità significative e gioca a nascondino continuamente con i vetusti concetti newtoniani mescolati in modo maldestro con quello più recente ma non meno ambiguo di spaziotempo einsteiniano: in entrambi i casi parliamo di concetti puramente matematici, ovvero assunti astratti e puramente teorici, ma decisamente PRIVI di consistenza fisica. Di conseguenza resta priva di risposta la domanda su cosa sia lo “spazio” e su cosa sia il “tempo” in termini di “sostanza” e quindi la scienza è inadempiente ormai da troppo tempo su questo tema.  

PS. Ci si sente spesso dire che lo “spazio vuoto” sarebbe in realtà pieno di campi, di radiazione, di atomi e particelle varie … Ma ovviamente questa è una non risposta e solleticherebbe una contro domanda del tipo: e allora il tempo di che cosa è pieno? … di fesserie, magari? …
In realtà, affermare che lo spazio sia pieno di cose più meno materiali non è una risposa alla domanda: che cosa è lo spazio. Semmai risponderebbe ad un'altra domanda, ovvero cosa contiene lo spazio … Direi che sono due domande diverse! E meritano due risposte, forse? … No! Sono domande inappropriate entrambe e l’unica risposta sensata è che lo “spazio” non esiste: non esiste come tale, ma solo come pasticcio linguistico … Uno dei tanti, che la scienza sembra volersi tanto coccolare.
Il motivo per cui sosteniamo questo punto di vista è che: a) i concetti newtoniani, oltre ad essere obsoleti, sono stati fin dalle loro origini concetti arbitrari ad hoc e quindi destinati ad essere sostituiti prima o poi sulla base delle osservazioni successive, ma questo non è stato fatto; b) il concetto einsteiniano di spaziotempo (in cui da assoluti, i concetti vengono assimilati – almeno parzialmente - e diventano appunto relativi e astratti) invece è il prodotto di una rivoluzione concettuale vera ma parziale: bisognava eliminare i concetti newtoniani (così assoluti e maledettamente “fisici”), ma non era così facile e in ultima analisi impossibile per quanto riguarda la Relatività Generale; così Einstein ha rinunciato e ne ha fatto un puro concetto geometrico, ovvero privo di “sostanza” … Quella “sostanza ultima” che stiamo ancora cercando … Se mai esiste.
Teorie che pretendono di essere “fondamentali” (che più fondamentali non ce n’é) si basano sui concetti newtoniani di spazio e tempo al punto che diventa impossibile colloquiare con la Relatività … Si stanno arrampicando su tutti gli specchi del mondo pur di trovare un punto di convergenza, ma il guanto di Ethan Hunt non si trova …
Tali teorie propongono lo spazio come “generatore” dell’energia detta appunto “del vuoto”, ma non abbiamo alcuna certezza in proposito e affermazioni così roboanti richiederebbero prove altrettanto roboanti … Ma per quanto tenda l’orecchio … niente di roboante mi par di sentire …
Lo spazio (cosmico, vuoto, o comunque lo si chiami …) non “contiene” le cose di cui si dice, semmai “è” tali cose: finché i cosiddetti esperti non risponderanno alla domanda giusta, non troveranno la risposta giusta.
Il vero paradosso è che se lo spazio è un ente fisico la Relatività Generale crolla (ci sarebbe un “reference frame” privilegiato), se non lo è, ritorniamo alla domanda precedente e non sappiamo più cosa esso sia e come possa mai generare energia (positiva o negativa che sia).

Tuttavia io non sono qui per occuparmi di dettagli (de minimis non curat prato [sic!]) bensì per puntare il dito contro la codardia, se tale è, di chi utilizzi termini vaghi per mascherare la paura di perdere la propria credibilità (e la pagnotta che produce).


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(*) Per un riferimento completo al concetto di ENERGIA NEGATIVA, rimando alla letteratura, ma un breve e semplice richiamo può essere il seguente:
"Negative Energy ... Such a negative energy state is forbidden to exist by the rules of quantum physics, except for a very brief period of time, which explains why such a [particle] pair rapidly annihilates and we do not see a shower of particles and antiparticles coming from empty space.(Quora, Sep 28, 2018).

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Quote credit: https://www.forbes.com/sites/quora/2018/09/28/in-the-distant-future-all-black-holes-in-the-universe-will-share-the-same-fate/#4aed13b74782.
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mercoledì 26 settembre 2018

Passiamoci sopra …


Abstract:  «Principio degli esseri è l'infinito ... da dove infatti gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo» (Anassimandro, in Simplicio, De physica, 24, 13).





Così come ci può capitare di camminare sopra un insetto, distruggendolo, magari insieme al suo nido e a tutta la sua famiglia, allo stesso modo, qualunque evento nel nostro universo può essere abbastanza sovradimensionato e privo di “coscienza” da disintegrare totalmente altri eventi che accidentalmente possa incrociare. E’ questo il senso profondo del celebre motto di Anassimandro: 
«Principio degli esseri è l'infinito ... da dove infatti gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo» (Anassimandro, in Simplicio, De physica, 24, 13).

L’infinito qui rappresenta l’ignoto, la totalità delle cose, l’universo stesso in tutta la sua complessità e imperscrutabilità … E’ un tutto talmente sconfinato da “giustificare” – per così dire – che ogni cosa in ultima analisi finisca per risultare infima, trascurabile, equipollente nella sua fragilità ad ogni altra, perché il confronto è sempre con … appunto … l'infinito.

Se possiamo ignorare un moscerino della frutta che, cadendo nel nostro bicchiere, finisca per affogare e ci procuri il semplice disturbo di usare il mignolo per ripescarlo e sbatterlo via lontano, prima di ritornare imperterriti a gustare la bevanda … Beh, che dire? … Sarebbe forse sconveniente pensare, che lo stesso destino ci possa essere riservato laddove una supernova in divenire dovesse sparare fuori un fiotto di raggi gamma, perfettamente collimato con la terra, e provocare l’estinzione della nostra specie? …

Anassimandro avrà riflettuto in questi termini quando ha espresso il suo celebre pensiero, oppure gli saranno bastati esempi più banali e più consoni ai suoi tempi? … Comunque sia, egli ci e è arrivato molto prima e con meno sforzo di noi, che ancora annaspiamo nella convinzione di essere destinati a colonizzare pianeti, sistemi solari, galassie e magari … qualche stronzo multi-verso del cazzo.

La verità, per quanto triste, è che non contiamo un cazzo e che farci certe illusioni non fa che confermarlo: gli antichi avranno avuto tanti difetti, ma sapevano meglio di noi che gli dei sono solo una speciale manica di pazzi, non troppo diversa dagli esseri umani, ma solo ... alloggiati in un posto diverso.


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giovedì 20 settembre 2018

Le sorprese non finiscono mai ...


Abstract: Fisica quantistica: “La meccanica quantistica fallisce nel descrivere in modo coerente i sistemi macroscopici”



Quando più agenti usano la meccanica quantistica per predire le rispettive osservazioni, invariabilmente finiranno con risultati incoerenti, secondo un esperimento mentale riportato in Nature Communications.
I risultati suggeriscono che le attuali interpretazioni della teoria quantistica non possono essere estrapolate per descrivere in modo coerente sistemi complessi e macroscopici (abbastanza grandi da essere visibili ad occhio nudo).
La meccanica quantistica può essere utilizzata con successo per descrivere il mondo microscopico, dove le particelle possono esistere "in sovrapposizione" tra stati diversi nello stesso tempo. Tuttavia, per essere universalmente validi, la teoria dovrebbe - in linea di principio - essere in grado di modellare sistemi complessi che includono agenti che stanno a loro volta utilizzando la teoria quantistica. Non è chiaro come riconciliare ciò con il fatto che in laboratorio uno scienziato sperimenterà un singolo valore specifico ogni volta che misurano uno degli stati sovrapposti. Ci sono attualmente molte interpretazioni della meccanica quantistica in grado di fornire una risposta a questa domanda.
Renato Renner e Daniela Frauchiger mostrano che ci sono situazioni che coinvolgono osservatori multipli in cui molte di queste interpretazioni della meccanica quantistica invariabilmente falliscono nel dare una descrizione coerente della realtà. Il loro esperimento mentale coinvolge quattro agenti diversi, ognuno dei quali misura una quantità diversa. Se tutti gli agenti usano la teoria quantistica per modellare ciò che osservano e per predire l'osservazione reciproca (e se assumiamo che ogni osservatore veda un singolo risultato di misurazione), allora il risultato di ciascun osservatore sarà opposto (NdT) a quello che l'altro si sarebbe aspettato.
Questo risultato suggerisce che l'estensione della teoria quantistica per includere i sistemi macroscopici sarà ancora meno agevole di quanto si pensasse in precedenza e necessita di ulteriore sviluppo.


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Alcuni gatti non hanno capito bene i postulati base della Meccanica Quantistica: 
durante l'esperimento delle due fenditure occorre muoversi ... sinuosamente.




PS. La Meccanica Quantistica, così come l’ormai cinquantennale Collezione di Racconti di Fantasia sulle cosiddette “Stringhe” (Stringhe varie, Superstringhe e brane, M-Theory, Landscape, ecc., ecc., ecc., ecc. …), non è affatto una teoria nel senso storico del termine, in effetti io personalmente ne conosco almeno 16 varianti e ce ne saranno sicuramente altre, che di volta in volta saltano fuori per fornire spiegazioni di questa o quella situazione sperimentale. L’estrema complessità matematica rende assai ostico e tremendamente dispendioso per chiunque affrontare l’impresa di contrastare scientificamente l’ “ossessione quantistica” che aleggia intorno a queste metodologie. Nessuno vuol mettere in dubbio i risultati e le verifiche sperimentali su cui esse sono solidamente ancorate, la questione è un’altra: sono teorie o … mitologie?
Che cos’é una teoria, ai fini di una possibilità di accertamento che sia praticabile per la comunità scientifica? Come base della scienza si richiede che tutta la comunità possa ripetere le verifiche di coerenza teorica, nonché gli esperimenti e le osservazioni relative.
Se una “coalizione di credenti” - sostenuta da enormi mezzi economici e corrispondenti disponibilità di “manodopera” presso la comunità degli studenti – si impone in questo modo al resto della comunità scientifica, sarà sempre più difficile per gli altri fornire le argomentazioni a contrasto, sia per mancanza di risorse economiche e umane, sia per l’impossibilità di dedicare intere carriere a scapito dei propri interessi personali al semplice compito di controllare il lavoro altrui. La conseguenza è che la “coalizione dei credenti” finisce per aver campo libero nella sua “predicazione” presso le masse inermi.

Per quel che mi riguarda, al punto in cui siamo, una teoria è scientifica se - e solo se - essa sia in grado di fornire le argomentazioni (previsioni, ecc.) che la possano convalidare ovvero falsificare, fornendo così alla comunità scientifica gli strumenti per una “rapida” possibilità di legittimo contrasto. Se non arriveremo a questo tipo di convergenza sui comportamenti, prima o poi, il mondo della scienza si trasformerà in un circo a “n” piste, sulle quali ogni clown potrà fare la parte del gigante e ogni gigante potrà sfigurare in mezzo ai clown.


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Se c'è una cosa che mi fa impazzire ... 
è l'ineluttabilità di certi luoghi comuni.


PS2. Esiste una seconda possibilità, di fronte a questo dilagare di “teorie” (teorie?) sempre più fantasiose, per non dire deliranti? … In effetti ci sarebbe un consiglio che mi sentirei di dare a chi ritiene che a capire certe sofisticatissime idee possano essere solo gli specialisti e magari i super specialisti monomandatari …
Ricordo, durante una lezione su argomenti di meccanica quantistica, uno dei più rispettati professori universitari americani, sostenere che la materia non potesse essere affrontata né con metafore, né con esempi, ma solo con lo studio delle basi matematiche uniche in grado di spiegare le ragioni per cui le cose stanno come sostiene la teoria e che nessuno possa invece “ridurre” tali concetti nei termini discorsivi della mentalità classica. Non si tratta qui di negare la necessità di appositi linguaggi per trattare materie molto complesse, ma semmai di chiedersi se tali “linguaggi” debbano diventare fine a se stessi; ovvero se debbano servire per censurare chi non parli quella particolare “lingua” dal poter commentare o criticare le teorie in questione. Se una teoria non è in grado di produrre risultati comprensibili in termini del nostro linguaggio corrente, allora legittimamente ci si dovrebbe chiedere perché finanziarli con “soldi classici” …
Scherzi a parte, il mio dubbio è che quando la scienza è troppo ”avanti” rispetto alla società, essa – volente o nolente – si sottrae ad ogni controllo ed alle conseguenze che scoperte incomprensibili ai più potrebbero comportare. Tutto questo è già successo (energia atomica ad uso militare, armi biologiche ecc.) e continua a succedere (armi super sofisticate e segrete, manipolazioni genetiche incontrollate, ecc.) e con questi chiari di luna è destino che vi sarà un’inevitabile “accelerazione” in questo senso: sempre più pochi avranno sempre più incontrollabile potere di mettere nei guai tutti gli altri, con la solita scusa di un mitico “progresso” …

Quando gli scienziati accetteranno di avere i loro stipendi – o i loro finanziamenti -  pagati in valuta del “Landscape”, o in soldi “probabilisticamente” in corso legale, o magari accetteranno come buoni danari in “sovrapposizione di pagamento” tra molti fornitori che li reclamino … Beh, allora potremo anche accettare la validità scientifica delle loro idee, ma fino a quel giorno abbiamo il legittimo dubbio che alcuni di loro ci stiano prendendo per il culo.

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La Matematica sarà il linguaggio del futuro, forse, o forse potrebbe 
rivelarsi una nuova fonte di discriminazioni ... meglio pensarci per tempo.



PS3: Questo mio punto di vista è palesemente “debole”, cioè soggetto alla facile critica per la quale nessuno può fermare o mettere in discussione il “progresso” e la “libertà” di ricerca e scoperta scientifica … ma è proprio qui che casca l’asino … Se siete così sicuri di voler lasciare mano libera a chi per definizione si è già sottratto ad ogni possibile controllo teorico per via della estrema astrazione dei linguaggi … buona fortuna … perché è solo quella che vi potrà forse salvare, io preferisco trovare conforto nella caducità dell'esistenza umana.

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Credit: Nature Communications, 19/9/2018 (Libera traduzione dall'originale di R. Renner e D. Frauchiger)
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martedì 18 settembre 2018

Do Theoretical Physicists Dream Of Abstract Sheep? ...


[… Ma i fisici teorici … sognano di pecore astratte? …]





Sommario: Ci sono teorie sempre più mirabolanti negli ambienti della fisica teorica e ogni giorno ne vengono proposte di nuove ancor più “spinte” … C’è solo un problema comune a tutte: esse non sono in grado di dirci più alcunché sulla realtà e anzi spesso aspirano a proporne una – o molte – del tutto propria …




Sono sempre stato affascinato dalla mentalità scientifica, pur non essendo particolarmente dotato nei suoi fondamentali. Ammiro quindi coloro che vi sono portati e che grazie ai loro studi sono pervenuti a padroneggiare le tecniche e i metodi necessari per svolgere professionalmente tale attività.
A me non è rimasto e non rimane che dedicarmi a letture amene sull’argomento, proposte dai vari divulgatori scientifici. Per lo meno questo è quello che ho fatto per molti anni e faccio ancora volentieri … Tuttavia, nel corso del tempo, ho maturato una certa familiarità con gli argomenti in oggetto e, sebbene questa cultura non abbia fatto di me uno scienziato nemmeno lontanamente, penso di aver colto alcuni aspetti “collaterali” – per così dire – di quell’ambiente che mi disturbano un poco e che non sembrano purtroppo stimolare i suddetti mediatori, nella loro ansia di compiacere l’intervistato di turno, o la teoria a cui si sono affezionati.
Tutto ciò non mi sembra affatto nello spirito che dovrebbe muovere la scienza, a partire, se vogliamo, già dai suoi primi passi … D’altra parte per profani come me non è facile entrare in contatto con le “fonti” dirette e quindi non mi resta che buttare giù qualche appunto sui dubbi che mi tengono sveglio la notte …

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Per non tirarla tanto per le lunghe mi limiterò a citare solo l’ultimo esempio della serie ed è quello che riguarda la possibilità che per spiegare un mondo (il nostro universo) bisogna tirarne in ballo una miriade di altri (gli anglosassoni usano addirittura l’espressione googolplex; cioè 1 seguito da 100 zeri).
La questione non è, come potrebbe sembrare, se questi altri universi esistano o meno, bensì se la loro esistenza di per sé possa spiegare alcunché: se non ne posso spiegare 1, avendone aggiunti 100 mi ritroverei con 101 spiegazioni di meno … Se poi ne aggiungo un googolplex … annegherei nell’ignoranza per l’eternità, mi viene da pensare … Ma loro (i fisici teorici) no. Loro ritengono che avendo tanti, tantissimi universi in circolazione diventerebbe statisticamente plausibile ognuno di essi, per quanto strampalato (e il nostro a modo suo lo è!) possa essere.
Allora se ne deve dedurre che un universo così speciale (a causa delle sue peculiarità fisiche nonché biologiche) non sembra avere una spiegazione scientifica, ma se ce ne sono un’infinità allora è tutto chiaro e i dubbi cadono.
Spesso, quegli stessi “teorici” ci dicono come non sia possibile comprendere le leggi che governano il mondo subatomico con la logica del mondo macroscopico e che esistono invece nuove leggi e nuove logiche – molto più fondamentali – con le quali non solo si può accedere al quel tipo di ambiente, ma a causa delle quali siamo anche tenuti a riconsiderare tutte le nostre conoscenze e in particolar modo la natura dell’universo, la sua storia e le sue origini. Tale metodologia è riconducibile alla meccanica quantistica, alle teorie quantistiche dei campi e in ultima analisi al cosiddetto “Landascape” della teoria M e correlate varianti basate sulle “stringhe”. Tutto ciò si può condensare in un modo di pensare massimamente “astratto”, basato quindi sul pensiero matematico più avanzato.
Senza voler sottovalutare il lavoro che c’è dietro a tutto quanto così brevemente accennato, a me preme notare come “alla fine della fiera” per quanto si disprezzi il modo di pensare “classico”, che è poi quello di tutti i giorni, tutti finiscono, prima o poi, per andare a sbattere lì … E questo vorrà pur dire qualcosa.
Intanto, a furia di ”tirarsela da astratti”, a qualcuno gireranno i coglioni e i cordoni della borsa potrebbero serrarsi e questo risolverebbe di colpo la maggior parte dei “googolplex” problemi, applicando la sana legge darwiniana che sopravvive il più adatto … E guardate che certe cose sembrano lontane, ma poi avvengono inopinatamente …
L’idea che certe teorie saltino fuori solo dalla necessità degli scienziati di pubblicare, pubblicare, pubblicare (per la pagnotta) … Non mi sembra poi tanto peregrina.
Comunque sia, ciò che mi preme, è piuttosto il fatto che troppa spocchia “astrattista”, secondo me, può portare fuori strada alla grande.

Alcuni scienziati, per tutta la vita, guardano con sufficienza, se non disprezzo, alla filosofia, ma quando finiscono in un cul-de-sac improvvisamente si scoprono filosofi … Ma il fatto è che a quel punto non sono che filosofi da strapazzo: a ognuno il proprio mestiere!

La filosofia se ci insegna qualcosa … ce la insegna a tutti: amore per la sapienza [di ϕιλο- «filo-» e σοϕία «sapienza»] e non ci vuole una laurea per questo.



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PS. Ed eccovi una chicca, en passant, la intitolerò: "Il topo di Schrödinger".



Come tutti – più o meno - sanno, la Meccanica Quantistica ci spiega che a livello sperimentale ogni osservazione di un ente microscopico inevitabilmente altera l’oggetto della nostra osservazione e causa quindi l’mpossibilità di ripetere la stessa osservazione in seguito: l’oggetto non sarà più lì! … E quindi potremo tutt’al più fare una nuova osservazione, su qualcosa di completamente diverso.
Tutto ciò è ampiamente dimostrato da infiniti esperimenti e verifiche di ogni tipo ed è proprio per questo che la suddetta metodologia è così affermata e affidabile.
Quello che ai nostri giorni qualcuno ha deciso di verificare è decisamente malizioso: se quanto detto è vero - come finora ci siamo convinti che sia - e se non c’è modo di fare due volte la “stessa” misura per controprova, non si potrebbe aggirare l’ostacolo e sottoporre ad esperimento ... lo sperimentatore? …
Supponiamo di eseguire un classico esperimento in cui uno scienziato compia l’osservazione di una particella e che parallelamente un secondo scienziato (magari di nascosto …) si mettesse ad osservare il primo sperimentatore mentre compie la sua osservazione e contemporaneamente di straforo osservasse anche i dettagli del suo esperimento …
Cosa mai potrebbe capitare? …

Il primo osservatore non farebbe che ripetere un esperimento dall’esito scontato, come è ovvio …
Ma il secondo osservatore nel registrare tutto il procedimento e focalizzandosi su ciò che viene osservato dal primo osservatore … potrebbe vedere la stessa cosa del primo (duplicando surrettiziamente l’esperimento) oppure no? …

La meccanica quantistica potrebbe convivere con una tale contraddizione? … O troverebbe il modo di imporre una “censura”, come quella che (in ambito diverso) impedisce di osservare una “singolarità nuda”, mascherandola in un “buco nero”? …

Vi lascio nel dubbio per ora … ma ne riparleremo.


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Image credit:1) publicly available // 2) Felix the Cat vs. Mickey Mouse (by MarcosPower1996 - https://www.deviantart.com/marcospower1996/art/Felix-the-Cat-vs-Mickey-Mouse-287359432)
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mercoledì 29 agosto 2018

Fatti più in là ...


AbstractIl problema di tutte le teorie scientifiche in campo cosmologico, di cui si sta discutendo al giorno d’oggi, è sempre lo stesso: cos'è lo spazio? (il tempo / lo spaziotempo: a seconda se sono diversi, se sono simili, o se sono un tutt'uno.)





Proviamo a semplificare limitandoci allo spazio: come potrà mai essere “spiegato”, se alla fine di tutti i discorsi c’è poi sempre lui … Una inspiegabile “distanza” fra punti, stringhe, spin, volumi e quant’altro? …
L’unica via d’uscita – per ora – è quella che mi sono “inventato” io!!!

Lo spazio NON ESISTE, quello che chiamiamo tale, facendone un mito con una sua indipendenza, è un falso proprio come il concetto di “nulla” (nothingness, niente, o quel che sia): invece di “spazio” bisogna utilizzare un concetto meno ambiguo, ovvero “distanza”, laddove si parli unicamente di “distanza fra due entità fisiche”, sempre e comunque e mai di aleatorie “distanze” tout-court.
Per misurare le distanze quindi serve un qualche tipo di “riferimento metrico materiale” (Es.: il pavimento, il ripiano di un mobile, un’altra distanza già nota e definita in termini di unità di misura accertate: la distanza di Plutone in unità astronomiche ne sarebbe un esempio).

Lo spazio a questo punto diventa solo la versione “utilitaristica” della distanza: tra il frigo e il lavello c’è una distanza di 70 cm e quindi ci posso mettere la lavastoviglie!! Ecco un esempio della differenza tra i due concetti.
In tutti gli altri casi, in cui non dobbiamo piazzare dei mobili, non ci serve affatto parlare di spazio, semmai di distanze relative agli “oggetti” da collocare IN SENSO ASTRATTO!!!

Fra la Terra e il Sole ci sono circa 150.000.000 di Km, perché noi abbiamo già misurato i km su strada!!!  E ciò ci da un senso di realismo, ma NON E’ AFFATTO POSSIBILE RIEMPIRE QUESTA DISTANZA CON DEI FRIGORIFERI !!!!
E questo, non perché non ne abbiamo abbastanza, ma perché ciò – se anche fosse praticabile - ALTEREREBBE L’INTERO SISTEMA IN MODO CATASTROFICO, INSOSTENIBILE, e in ultima analisi IMPRATICABILE.

Quindi NON SI PUO’ ASSOLUTAMENTE PARLARE DI “SPAZIO” – in termini astronomici - senza finire per confondersi le idee addosso!!!

Le “distanze” astronomiche le può percorrere la “luce”, in certe condizioni, ma per poter considerare possibile il viaggio di altre “cose materiali” ci vuole molta cautela, dato che gli unici manufatti umani hanno percorso solo quantità infinitesimali di tali distanze e che anche i corpi celesti (asteroidi, planetesimi, ecc.) non sembrano poter fare troppe piroette (UFO esclusi).

Esistono troppe lacune sul “contenuto” dell’universo per poter parlare delle distanza cosmiche in termini troppo “famigliari”: le “distanze” siderali è meglio che rimangano tali, per evitare che spunti fuori una nuova mitologia del tipo “spazio”, troppo tristemente simile all’altrettanto debordante e demenziale definizione di “vuoto/nulla”, dai tremendi e inopinati utilizzi.

L’universo non è affatto emerso dal nulla; così come l’energia oscura non è l’energia intrinseca dello “spazio vuoto”: NON ESISTE IL NULLA (è un banale “qui pro quo” linguistico ingigantito da qualche scienziato in preda all’ “alcol”) e NON ESISTE LO SPAZIO VUOTO (a prescindere dai più o meno diffusi “campi” che gli vengono legittimamente attribuiti; il problema è diverso: parliamo di “densità di energia” ma anche di “stato” dell’energia stessa; parliamo di “transizioni di fase” e quindi di “modalità” di manifestazione dell’energia, la quale sola è fenomenologicamente un dato fisico, studiabile e quindi scientificamente accettabile).

Il fatto poi di volerla chiamare “energia oscura” è solo un eufemismo per non dire “non lo so”; ma nella sostanza non si può scappare dal dato di fatto che, se vale la “prima legge della termodinamica” (in qualunque forma matematica la si voglia prendere in considerazione, i.e.: “simmetria temporale”), allora l’universo non è altro che questo: ENERGIA IN CONTINUA TRASFORMAZIONE.

Di conseguenza lo “spazio” NON PUO’ essere “QUANTIZZATO” !!!  Perché? … Provate a quantizzare la noia, oppure il bel tempo, o magari perché no … il nulla! … Si possono quantizzare le fantasie? …

Io un’idea ce l’avrei pure, ma non è meno arbitraria di altre: diciamo di  considerare il “gravitone” come unità di misura cosmologica e che tutte le distanze siano misurate tramite esso, cui attribuiamo un valore (temporaneo - con dei ben definiti limiti spaziotemporali) basato su qualche valore della lunghezza d’onda elettromagnetica (in attesa di tempi migliori per una teoria della gravità quantistica). Questo sistema ci risparmierebbe di continuare a parlare dell’universo come di un posto dove ogni scienziato un po’ alticcio (o anche semplici predicatori posticci) possa collocare “vuoti mitologici”, “azioni spettrali varie”, “lacci per le scarpe multiformi”, “tende multidimensionali ekpyrotiche”, “derive monetarie sui generis” ed altre “panzane mistichegianti” del genere.

E’ vero, come dicono alcuni, che non c’è motivo di limitare la fantasia … l’universo, il multiverso e il capoverso, in fondo, ce lo consentono … c’è tanto SPAZIO la fuori …


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Image credit, excerpt from: http://www.spreafotografia.it/photo-30949-fatti-pi-in-l-.html
Quote credit: "Fatti più in là" by Renzo Arbore, 1978.
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domenica 19 agosto 2018

Scusa se mi fermo, ma mi si sono slacciate le ... stringhe ...



In a nutshell, it's hard to make a superstring theory with positive energy and yet the accelerating expansion of the universe demands it. If one theory is completely accurate it means that a key aspect of the other is wrong. And, on the face of it, things look bad for superstring theory. ... Thus, dark energy is probably true, while superstring theory still remains only a conjecture. (CNN, 20/8/2018)



C'è un sacco di gente "disperata" in giro, specie in America, dove si sono ormai talmente appassionati all'argomento da premurarsi di intervistare fior di cosmologi, per spiegare come mai una teoria, che preveda non meno di 10500 diverse possibili versioni/varianti, non sia in grado di trovare una spiegazione plausibile per il valore sperimentalmente accertato di Energia Oscura presente nel nostro (reale) universo ... 






Dobbiamo stare vicini ai nostri fratelli negli USA, potrebbero scoppiare in lacrime a causa di questa grave delusione ... E noi non vogliamo che piangano ... Non è vero? 





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Quote credit: https://edition.cnn.com/2018/08/17/opinions/superstrings-dark-energy-opinion-lincoln/index.html
Image credit: liberamente tradotto dall'originale c/o:  https://www.hablandodeciencia.com/articulos/2012/11/09/especial-pregunta-a-hdcque-son-la-materia-y-la-energia-oscuras/
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mercoledì 1 agosto 2018

“… tengo famiglia …”




Abstract: Si dice che Colombo abbia sconcertato i suoi “nobili” esaminatori alla corte del Re di Spagna, sfidandoli a mettere in piedi un uovo e che, non riuscendoci in nessun modo, essi si siano poi adombrati, quando lui per farlo lo ha scheggiato … Vero o falso che sia l’aneddoto, è pur vero che per ingannare qualcuno basta distrarre sua l’attenzione divagando su cose irrilevanti: la cosiddetta “Teoria del Tutto” ne è un “classico” (o quantistico!) esempio …






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Tutto ciò che abbiamo intorno punta in una direzione eppure la maggior parte di noi non sembra accorgersene: ricordate la storia di Colombo? … A quanto pare tutti sapevano, ai suoi tempi che la terra fosse rotonda e persino la sua circonferenza con buona approssimazione (Eratostene di Cirene, Cirene, 276 a.C. circa) e su questo le idee confuse le aveva proprio lui, Colombo (che sbagliava e di grosso il calcolo di tale circonferenza!!), e tuttavia mentre gli altri “non volevano vedere” (i.e.: trarne le dovute conseguenza) … lui, sì!
Oggi siamo in una situazione simile: tutti sanno ormai che esistono alcuni problemi scientifici insolubili (o inesorabilmente paradossali, se volete), ma ognuno guarda altrove e pensa ad altro (“… tengo famiglia …”) …

Io, invece, amo i para-dossi (e anche, da quando presi la patente,  le “para-cunette”, a dire il vero …) e quindi mi lancerò col para-cadute fra due para-dossi, infilandomi in una di queste para-cunette con sensualità e desiderio.

Dichiarazione di intenti: se è vero che la Relatività Generale produce il paradosso della cosiddetta “singolarità” quando si tenti di spingere le sue equazioni ai limiti delle più estreme iper-energie e se è vero che la Meccanica Quantistica/QFT incappino in insormontabili paradossi alle “basse energie” (i.e.: quelle di ordine quotidiano e macroscopico) e se è vero che - in tutte le possibili varianti - le teorie di “stringhe” non sanno in che universo andare a sbattere, allora questo è pane per i miei denti … evidentemente non per i loro.

La “singolarità” non è affatto uno spauracchio, né la fine del mondo: è solo la fine di un ragionamento e l’inizio di un altro. L’impossibilità di descrivere la realtà quotidiana con le tecniche quantistiche e di stabilire quale sia esattamente il “vuoto” in cui collocare il nostro universo, in mezzo ai 10500 “vuoti” possibili, secondo il “panorama” della “M-theory”, non ci deve spaventare ... a sua volta, non si tratta che di un cambio di prospettiva, necessario in presenza di un cambio di contesto. Quello che non serve a niente (ma serve a “qualcuno”) è la ricerca della mitologica “Teoria del Tutto”: non appena smetti di correre dietro ai miti, trovi quello che è possibile trovare: le cose come stanno.


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Le cose come stanno


Quello che dal nostro punto di vista è piuttosto evidente è che le spiegazioni sono complete “sempre” e che non è necessario andare avanti a tutti i costi e in eterno … quando fermarsi allora? … Nemmeno il dubbio sul “fermarsi” è il punto vero …
Ogni cultura, ogni mitologia, ogni filosofia, ogni scienza … può e deve essere completa se decidiamo di servircene, ma se viviamo nell’ansia e nell’insicurezza di ciò che vogliamo … non lo sarà mai!
Quello che ci serve non è il progresso, o la ricerca permanente di qualcos’altro di più e sempre di più … questo è solo il risultato di un disagio mentale, non di una spinta sana, o dalla curiosità di conoscere …
Come posso affermare ciò? … Se per andare avanti, devi lasciare indietro qualcuno, allora non sei civile, sei solo egoista e se lo sei, allora hai un problema mentale.
La domanda è: dove vogliamo arrivare e a quale prezzo? … Quando è il caso di fermarsi e quali le motivazioni ammesse? …
La risposta è “senza freni” e “lo spettacolo deve continuare a tutti i costi”? … ok … Vorrò proprio vedere questi stupidi dove vogliono arrivare (*).

Partiamo da un caso banale: lo specchio concavo che molti hanno nel bagno produce riflessi di luce incredibilmente strani, le forme di luce vengono deformate e si accavallano, cambiando direzione, concentrandosi in modo da sembrare più intense nei punti di cambio traiettoria … Ecco, questi sono esempi sui generis di “buco nero”. I raggi di luce che deviano dal loro naturale percorso in linea retta per cause inaspettate ci suggeriscono come la fine di qualcosa per motivi non conosciuti sia pur sempre “naturale” e spiegabile senza invocare catastrofiche singolarità: le cose “cambiano” continuamente; le cose “sono” il cambiamento in se stesso; le cose cambiano anche quando non cambiano (se non altro perché viaggiano comunque nel tempo!!!); le cose sono o non sono - in un certo modo - a seconda della distanza alla quale si trovi l’osservatore …
Un esempio per tutti: le galassie sono un oggetto, o non lo sono? Sono un insieme di oggetti, ok, ma sono concepibili come un oggetto a loro volta? … E’ possibile afferrare una galassia, come si afferra una mela (mutatis muntandis in termini di proporzioni relative)?
All’inverso, se noi potessimo ridurre le nostre proporzioni (come nel noto film di fantascienza “Viaggio allucinante”) e utilizzare un apposito mezzo miniaturizzato, potremmo navigare attraverso le fibre della mela come faremmo con un’astronave attraverso le stelle di una galassia? … Hanno senso pratico questi paragoni? … La realtà dipende dalla distanza dalla quale osserviamo gli oggetti, o dai mezzi tecnici (telescopi, microscopi, ecc.) che utilizziamo per effettuarle? … Le cose sono, infine, come sono di per sé, o dipendono da come, o da dove le si osservi? …

Noi spesso dimentichiamo, nel fare certi discorsi, che non è possibile ragionare di osservazioni senza avere chiaro in mente chi compia tali osservazioni, ovvero noi stessi: nessuna osservazione ha senso se non teniamo presente innanzitutto le nostre dimensioni; ovvero l’influenza – o meno – che le nostre dimensioni e potenziale invasività possano avere sull’esito di tali osservazioni: entrare nella mela senza pensarci su potrebbe danneggiarla … entrare nella galassia senza pensarci su potrebbe danneggiare noi …

Le galassie esistono solo perché nella nostra mente hanno un senso in termini di categoria mnemonica, nessun altro essere - che non fosse simile a noi – avrebbe motivo di “pensare” che esse esistano e che siano qualcosa di diverso da un mucchio di stelle confuse in mezzo ad altre (in fondo è stato così per gli umani per molto tempo, mitologa a parte). Lo stesso dicasi per gli ammassi di galassie e per gli altri tipi di agglomerati stellari … Potremmo dire di più: se noi fossimo entità particolari - con una sensibilità specifica per la materia oscura – non degneremmo della minima attenzione né stelle né agglomerati delle medesime, per quanto vistosi … Non li noteremmo nemmeno se avessimo dei telescopi costruiti allo scopo: non sarebbero che una misera frazione di un insignificante 5% della totalità del cosmo … robetta da lasciare come mancia ai camerieri (nobile categoria di cui ho fatto occasionalmente parte anch’io).

Se poi noi fossimo entità sensibili solo all’energia oscura, potremmo dare un calcio anche alla materia oscura e fregarcene anche di lei, mentre della materia ordinaria non avremmo probabilmente neanche sentito parlare …

Vediamo di spiegare come, nel caso particolare della “singolarità”, possiamo superare il paradosso: esistono, allo stato delle nostre conoscenze, tante singolarità quanti sono i buchi neri nell’universo e in più va aggiunta quella che potrebbe aver preceduto il BigBang. Secondo una mia ipotesi provocatoria (in quanto sfidante dei paradossi professionale) la spiegazione naturale e non contraddittoria di tutte queste apparenti entità è che si tratti invero di una singola entità e che non sia altro che il “confine” dell’universo stesso: la sua “fine” e il suo “inizio” allo stesso tempo, un “punto” adimensionale se visto come “inizio” e una “bolla” illimitata se visto come “fine”.
Il motivo per il quale le considero tutte quante come una sola entità è che esse, se ci fate caso, non possono che avere le stesse coordinate spaziotemporali “universali” (i.e.: 0,0,0,0) … Una ragione aggiuntiva è che trattandosi di entità al di “fuori” dello spaziotempo corrente non possono che essere “indistinguibili” e in un'unica “postazione”. Questo paradosso è solo apparente e solo se lo si pensa come esterno al nostro universo, ma il paradosso svanisce se lo si considera come il “contorno esterno” del nostro universo: in effetti noi – l’universo - stiamo “all’interno” della singolarità che ci ha generato e che ci sostiene.
Tutti coloro che hanno avuto modo di vedere la mappa della Radiazione Cosmica di Fondo (CMB, di cui internet è prodigo dispensatore), possono facilmente farsi un’idea di ciò che si intenda: la mappa in questione è il “confine” del nostro cielo osservabile, se noi avessimo occhiali speciali atti all’uopo poteremmo vedere la CMB come uno sfondo dietro ogni altra cosa del nostro firmamento stellato. Al di là del cielo, ci sarebbe – c’è - la CMB, come un’immensa sfera … Ma curiosamente quella sfera sarebbe di dimensioni risibili rispetto al nostro universo attuale … Ciononostante la vedremmo tutto intorno ad un cielo immenso … E cosa ci sarebbe oltre? …
Paradossalmente qualcosa di ancora più incredibilmente piccolo, i primi momenti del cosmo … e ancora dietro … Un singolo “punto”, privo di dimensione eppure in grado di circondare l’universo intero … Ciò sembra proprio un … paradosso! … Già … Rieccoci coi paradossi.
Come fa un “punto” a circondare i circa 78 miliardi di anni-luce (minimo) del diametro del nostro universo? … Può.
Un punto adimensionale non è un punto particolarmente piccolo, né uno piccolissimo … Semplicemente, NON RISPONDE ad alcuna forma di misurazione e può quindi essere tanto piccolo, quanto grande, quanto immenso, senza scandalo alcuno. A dire il vero potrebbe anche essere … “infinito”, o meglio ancora “eterno”, o forse entrambe le cose.

Quando si parli di misure, non bisogna confonderle con ciò che misura non è! … E il concetto (spaziale) di infinito e il suo omologo (temporale) di eterno si sottraggono entrambi ad ogni tipo misura, ma non per questo sono necessariamente idee misticheggianti. L’unica spiegazione “globale” che possiamo dare all’universo (uno, trino, o multi che sia!!) è quella che non richieda a sua volta una spiegazione e che non sia puramente metafisica (o teologica): per far questo dobbiamo a un certo punto introdurre il “concetto astratto” in grado di farlo.

Definiamo come “eterno” un universo che inglobi e spieghi il tempo stesso e che non lasci alcuno “spazio” al di fuori di sé e quindi sia anche in certo modo “infinito”, pur mantenendo coerenza fenomenologica: al momento della singolarità il tempo e lo spazio, insieme all’energia subiscono una “transizione di fase” (cambio di “stato” istantaneo: come quando l’acqua da liquida, ghiacciando, diventi solida; o come quando la rottura spontanea della simmetria elettro-debole provochi l’alterazione del campo di Higgs e l’acquisizione della massa nelle particelle elementari) e ripartono con una nuova “storia”, in cui partecipino tutte le componenti della storia precedente, ma con ruoli e proporzioni rimescolati: nulla si perde, nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto rientra in gioco come la prima volta, con nuove regole casualmente riscritte.
Non è nemmeno il caso di parlare di inizio e fine veri e propri, perché la “transizione di fase” è un evento privo di cause specifiche e del tutto accidentale: quello che ci deve stupire semmai è la regolarità che riscontriamo nel nostro universo e la sua durata, probabilmente è un caso più unico che raro, nel rincorrersi degli eoni … O forse è la nostra ingenua visione del tempo, che ci fa percepire il medesimo in modo ingannevole … chissà? …

Nel caso, apparentemente diverso dei misteriosi innumerevoli “vuoti” di cui varie teorie si preoccupano (“universo inflazionario”, “M-theory”, ecc.), si pensa che l’unica via d’uscita sia la possibile esistenza del cosiddetto “multiverso” … E io dico: che razza di spiegazione sarebbe? … A cosa serve? … E con essa, dove si vuole arrivare? …
Spostare il problema altrove è solo un modo per tirare a campare (“… tengo famiglia …”), nient’altro.
Nessuno vuol negare la possibilità che esistano altre dimensioni, né che vi siano diverse “sacche di vuoti” (con diversi valori) sparse in giro (con uno o tanti corrispondenti universi, magari paralleli … paralleli a cosa poi! …) …
Ma la mia domanda è: esse spiegherebbero qualcosa di noi stessi e del nostro universo? … Non credo proprio!  Sposterebbero solo il problema e ci renderebbero ancora più insignificanti (cosa che ormai siamo già, senza bisogno di infierire!) … Se anche tali “vuoti” multipli esistessero e generassero universi multipli (in qualunque variante si possa immaginare) questo non escluderebbe la necessità di individuare una qualche – seppur più ampia o amplissima - totalità e come chiamarla se non “universale” … forse “super-universale”? … o “Luigi”? … o “iperbole”? … o magari “sarchiapone”? … Qualunque nome va bene, ma per alcuni non dovrà mai essere … “universo”!

Naturalmente, una volta ammessa la possibilità (che comunque non è dimostrata e dovrebbe invece esserlo per essere scienza) di questi universi “altri”, il passo verso il delirio puro e semplice è breve e in giro (internet, ecc.) se ne trovano abbondanti esempi. La realtà invece vuole che questi ipotetici universi multipli non possano comunicare proprio e ciò a causa della loro stessa natura intrinseca: così come non potremo mai scambiare esperienze con galassie lontane, ancor meno lo potremo con universi collocati in dimensioni diverse … Sarebbe più facile, metaforicamente parlando, scambiare conversazioni col Paperino (o chi per lui) dei fumetti … Con le dimensioni non si scherza, eppure ci sono molti “comici” (oh, pardon, fisici …) in giro che lo fanno.

Il vero problema non è quale sia la teoria giusta, o quanti universi vogliamo avere a disposizione per dire cazzate, bensì cosa noi vogliamo … E allora, cosa vogliamo … ?!

Ci diamo tante arie come società, perché pensiamo di conoscere l’universo come nessun altra civiltà prima di noi … ma non è vero! …
Chi ci ha preceduto, nella maggio parte dei casi, ha saputo fermarsi ad apprezzare qualcosa, a trovare il senso alla parte di mondo in cui aveva deciso di vivere e magari di provare a costruire il “proprio” mondo.
Se vogliamo sperare di esserne all’altezza e forse migliorare davvero in qualcosa rispetto a chi ci ha preceduti, forse dovremmo trovare il modo di organizzarci in comunità che non debbano ammazzarsi a vicenda per tirare avanti e magari questa volta … anche di riuscirci.


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Image credit: Work by William Hogarth (publicly available)
(*) Quote: "Pasquale" by Antonio De Curtis.
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