sabato 17 gennaio 2015

... Secondo il mio punto di vista, terzo il suo ...



Abstract: Supponiamo di vivere secondo l’idea del mondo che avevano i primi Sapiens, oppure i nativi americani, o magari i popoli animisti, o i fedeli di Zoroastro, ecc. ... Che succederebbe? ... Come ci sentiremmo? ... Sarebbe così assurdo, come ci appare di primo acchito? ... O non è forse esattamente, quello che in effetti stiamo, quotidianamente,  facendo? ...



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Quando venne fuori quest’idea, nel nostro piccolo “brain storming” di sceneggiatura, fra lo staff dei “buttala-lì-e-vedi-che-ne-esce”, c’era anche uno dei consulenti esterni, assoldati dalla produzione, per fornirci la consulenza scientifica. In realtà avrebbero dovuto essere due, con specializzazioni diverse, ma uno non si era presentato a causa di un lieto evento in famiglia ...
Lì per lì egli non disse nulla, ma si fece pensieroso; mentre gli altri si scatenavano in battute e controproposte a caso, come di solito si fa sui nuovi spunti, per smaltire rapidamente il grosso delle stupidaggini e convergere poi sui suggerimenti più interessati e solidi ...
Nessuno fece caso al silenzio di Javier, così si chiamava il tizio, per un pezzo, erano troppo impegnati a sparare la propria e demolire quella degli altri ...  Javier Maldacino, sì ... Un ispanico, laureato in Europa, ma già titolare di parecchie pubblicazioni importanti, mi dicono ... In quel momento, tuttavia, per me come per gli altri, la cosa era passata nel dimenticatoio ... C’era in pieno in corso la “tempesta cerebrale” ... Solo un’altra tempesta avrebbe potuto distoglierci ...


- ¡Chupate esta! ... Que hijoputa! ... Chi è stato il primo ad avere quest’ idea? ... Sarà pur venuta in mente a qualcuno, mi piacerebbe proprio saperlo ...


Sentire quell’urlo e vedere il pugno di Javier che si abbatteva sul tavolo fu un attimo ... Seguito dal disastro di bicchierini da caffè e bottigliette d’acqua che saltavano per aria, rovesciandosi poi, disastrosamente, sul materiale di lavoro e sui laptop dei presenti ... La gente saltava da tutte le parti, nel tentativo vano di evitare gli schizzi, salvo poi ritornare sui propri passi per tentare di salvare gadget vari, come cellulari, fogli sparsi, computer e quant’altro ...
Era tutto un coro di accidenti, di ogni genere: “... E che ca ...!”; “... Ma che combini? ... “; “...E stai attento, dannazione!...”; e così via ...
Javier si profondeva in scuse a destra e a manca ... Si prodigava con le salviette, un po’ di qua, un po’ di là ... Chiedeva scuse a tutti, uno per uno, e le ribadiva più volte, come a supplicare clemenza ...

Mentre il poveretto faceva più danni cercando di rimediare, di quanti ne avesse fatti col suo scatto, gli altri erano, tutti di nuovo in coro, a chiedersi da quale pero fosse appena cascato quel tale: “ ... Ma non lo sapevi fin dal principio? ...”; “ ... Che differenza vuoi che faccia essere il primo, o l’ultimo ...”; “... Quello che conta è l’idea, qui non ci sono copyright, le idee sono di tutti noi ...”; “... L’hai letto almeno il tuo contratto, prima di firmarlo? ...”; e così via ...

Solo a quel punto, mi resi conto della situazione precedente e del fatto che Javier era stato a rimuginare per tutto quel tempo, su quel che poi aveva provocato la sua esplosione ... Ciononostante non ne capivo affatto la ragione ...

Mentre così riflettevo la riunione venne sospesa, a causa di una chiamata del produttore che richiedeva la presenza di alcuni di noi per altre urgenze ... E così mi feci carico di invitare Javier a prendere qualcosa al bar, in modo da tranquillizzarlo un po’ e magari riuscire finalmente a capire, che cosa l’avesse fatto reagire in quel modo ...



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- Allora, Javier, che diavolo ti è preso, poco fa, là dentro? ...
- Non ti dico quanto mi senta in imbarazzo ... E’ stata una reazione istintiva, non mi rendevo conto di essere in pubblico, in quel momento ... E’ difficile spiegarlo, non è una cosa che mi capiti spesso, ovviamente ... Ma nemmeno certe scoperte sono cose da tutti i gironi ...
- Scoperte? ... Di che parli? ...
- Ti sembrerà assurdo, ma poco fa, durante la riunione, mentre voi discutevate animatamente, io non ero affatto distratto, come pensavi, bensì riflettevo su come la vostra ipotesi di lavoro potesse essere intesa anche in un altro senso ...
- Sarebbe? ...
- Non sai quante volte, durante il mio lavoro, mi si sono poste dinnanzi delle questioni che non sono normalmente legate specificamente alla mia attività di studio e lavoro, ma che sono importanti per me in quanto individuo e che il più delle volte metto da parte, per non perdere il filo conduttore, che la mia professionalità m’impone ... Tuttavia, per quanto le respinga, certe questioni rimangono irrisolte e finiscono per ripresentarsi regolarmente e così ho deciso di dedicare una parte del mio tempo libero a scrivere un libretto, per così dire, di appunti filosofici ... Qualcosa che mi serva come traccia per un futuro lavoro di riflessioni generali che, forse in futuro , a qualcuno potrebbe interessare ... Nello stesso tempo questo materiale, una volta messo per iscritto, non interferisce più col mio flusso di pensieri e un questo modo anche il lavoro ci guadagna ...
- E’ un’ottima idea, Javier ... Molti fra le mie conoscenze sostengono che scrivere le cose li aiuta, non solo a liberarsi dei pensieri ricorrenti, ma anche a svilupparli in modi nuovi e inaspettati, trasformandoli da un fastidioso problema in una persino utile risorsa ...
- E’ proprio così, all’inizio io non credevo mi sarei servito di quel materiale; invece a rileggerlo ho trovato, con sorpresa che la cosa è di una notevole utilità ...
- Javier ...
- Cosa? ...
- Me lo vuoi dire a cosa stavi pensando poco fa, quando hai dato di matto, sì, o no? ...
- Ah! ... Scusa, sto divagando ... Ebbene, è chiaro che l’idea di immedesimarsi nel modo di pensare proprio di gente d’altri tempi non è un gran che come trovata, può andare giusto bene come spunto per uno spettacolo, con tutto il rispetto ...
- Si capisce ... Si capisce ...
- Non so quante volte, nel mio ambiente, ho sentito colleghi auto incensarsi e bearsi della grande fortuna di vivere questi nostri tempi, specificamente in quanto scienziati: sono i tempi in cui i più vasti orizzonti che la razza umana abbia conosciuto ci si sono dispiegati innanzi ... Abbiamo la verità ultima a portata di mano ... Sogniamo la “teoria del tutto” dalla mattina alla sera, più ancora che di notte! ... Eppure, io mi sento sempre a disagio di fronte a queste manifestazioni di presunzione: questo tipo di sicurezze le abbiamo già avute in passato e si sono rivelate regolarmente nient’altro che pie illusioni, ogni volta ...
- Ne ho sentito parlare anch’io, Javier ... Ricordi del liceo ...
- Per lo più, ma anche in tempi recenti, c’è chi si è sbilanciato, solo per pentirsene ben presto ... Meglio non fare nomi, anche perché ai tempi nessuno aveva trovato da ridire e col senno di poi non si costruiscono i ponti ...
- Bella metafora, Javier, non la conoscevo ...
- Nemmeno io ... E’ sbocciata inaspettatamente ...
- Ok! ... Ti prego continua, comincia ad interessarmi ... Cosa dicevi a proposito dei colleghi ...
- Non solo, loro, anch’io per la maggior parte del tempo, sono impegnato a risolvere problemi, che debbano contribuire al sapere globale ed alla soluzione degli enigmi, che tutt’ora ci assillano come scienziati ... Ma non disdegno, in una riserva protetta del mio tempo, di occuparmi anche di una visone più personale dei fatti: più filosofica, se vogliamo.
- Come c’entra la nostra sceneggiatura in tutto questo? ...
- Ci stavo arrivando ... Mentre vi ascoltavo “stormeggiare”, in quella stanza, mi chiedevo come avessi fatto a non capire prima le potenzialità della vostra idea ... E più i tuoi colleghi buttavano giù possibili varianti, più io mi rendevo conto che tutte orbitavano intorno ad un fuoco centrale, come dei pianeti intorno ad un sole ...
- Javier, sei peggio di un avvocato; vuoi venire al punto? ...
- Secondo te, oggi come oggi, noi siamo migliori, peggiori, o uguali a coloro che ci hanno preceduto? ...
- In che senso, Javier? ...
- Credi veramente che siamo al vertice dell’evoluzione? ... La crema, frutto di milioni e milioni di anni di progresso genetico e culturale? ...
- Sinceramene non lo so, ma lo sento dire da più parti e quindi non ho motivo di dubitarne ...
- Io, invece, sì! ...
- E tutto questo come salta fuori dal nostro lavoro, Javier? ...
- E’ tutta un pantomima, amico mio ... Non è altro che una grande, mirabolante, pantomima ... Voi pensate che il vostro sia un lavoro di fantasia ... Ma lo è anche la nostra concezione del mondo ...
- E come, Javier? ... Come diceva, per esempio, Platone? ...
- Non sono sicuro di essere d’accordo con lui, io non sono interessato a ciò che si nasconde alla nostra vista, è l’unica nostra possibilità, se non ci basiamo sui fenomeni, resta solo l’arbitrio ... Tuttavia, non ne possiamo fare un’idealizzazione, altrimenti cadiamo nello stesso inganno da cui tentiamo di sottrarci ... No, io penso piuttosto che confidando troppo nella scienza finiremo per farne una “religione” e a quel punto non sarà gran che diversa dalle altre e ci ingannerà non meno delle altre ...
- Puoi spiegarti meglio, Javier? ...
- La nostra conoscenza scientifica, non ci rende né migliori, né superiori agli altri popoli, che ci abbiano preceduto ... Essi avevano una loro certezza ed in base ad essa vivevano la loro vita e gestivano le loro cose: apparentemente ignoravano una quantità di cose che noi oggi conosciamo, ma questo nostro assunto si basa sull’opinione che abbiano di essi e non ha basi scientifiche. Sì, è vero, si moriva di malattie che oggi si possono comunemente curare, per fare un esempio banale, tuttavia questo accade anche oggi e c’è gente che muore per malattie curabilissime, solo a causa della mancanza del denaro sufficiente, o peggio a causa della negligenza di qualcuno, o magari a causa del traffico ...
- E da questo cosa consegue, Javier? ...
- Ci illudiamo di “evolvere”, ma non facciamo che girare in tondo; ecco cosa ne consegue ...
- Non so se capisco ...
- La nostra cosiddetta “evoluzione” non è che illusione, in realtà siamo gli stessi di sempre; non contano le differenze “apparenti”, sono solo giochi di prestigio, minutaglie; quello che conta è che non sappiamo perché siamo qui, cosa ci facciamo, cosa siamo e cosa ci spinge a fare ciò che facciamo ... Ci ritroviamo tutti, prima, o poi, a porci le stesse domande senza risposta ... E per evitare l’ansia che ne deriva, non facciamo che inventarci nuove distrazioni, nuovi gadget, nuove fantasie, o peggio abitudini ...
- Se capisco bene, Javier, tu sostieni che l’intera evoluzione umana sia una sorta di finzione? ... A me pare, invece,  che i suoi effetti non lo siano ... In fondo, abbiamo il progresso e la tecnologia e queste cose sono reali, per quanto ne so ...
- Amico mio, se tutti i gadget di cui siamo ammanniti dal cosiddetto progresso fossero la panacea che ci appare, noi dovremmo da tempo aver risolto anche tutti i nostri problemi individuali, i quali invece, sono sempre lì a torturarci ...
- Continua ...
- Se facciamo riferimento alla scoperta che riguarda il nostro “infimo” posto nell’universo, vediamo come ne ricaviamo la paradossale convinzione che siamo lo stesso importanti, in quanto gli unici ad avere la “coscienza”, “l’autocoscienza” e la capacità di capire l’immensità dell’universo: ma questo non è molto diverso da quello che pensavano “quegli antichi popoli”, “tutti i popoli” in effetti. Ognuna di quelle culture aveva la stessa convinzione, magari basate su premesse diverse ma ugualmente, puramente “consolatorie”: l’unico scopo della “cultura” sia essa mitologica, religiosa, o scientifica è quello di “consolarci” di fronte all’immensità del cosmo, che era ben chiara all’alba della nostra specie, non meno di quanto lo sia oggi! ... Tutta la cultura umana è un continuo poema dedicato alla natura: al bene che ci elargisce, da un lato, così come al destino che ci riserva ed al mistero della sua inesorabilità, che tanto ci spaventa !!! E’ indifferente se per esorcizzare tale incommensurabili paure ci rivolgiamo ai miti, alle religioni, o alla scienza: si tratta pur sempre di “credenze”! Non esiste “conoscenza oggettiva”, tutto ciò che riteniamo di sapere è ugualmente basato su basi “fragili”, tanto fragili quanto il “poco che in effetti sappiamo”: non solo ieri, ma anche oggi!!! ... Oggi sappiamo solo apparentemente di più di ieri, o dell’altro ieri, o dell’alba dell’uomo stesso: la nostra ignoranza è sempre cresciuta in proporzione ai nuovi orizzonti che ci si aprivano ... Se non immensamente di più !!
Se ci immedesimassimo in uno qualunque dei popoli “antichi” e ne vivessimo la vita culturale, non saremmo né più né meno lontani dalla “verità” di quanto lo siamo normalmente: sarebbe una pantomima, proprio come la nostra vita reale ... “Reale”? ...
- Santo cielo, Javier ... E ‘ di questo che si tratta? ...
- La fisica ce lo insegna: in ultima analisi, tutto quello che succede, a livello fondamentale, non è che “oscillazione” di energia, fra uno stato indefinito e l’altro ... Come tale caotico oscillare ci appaia è frutto della nostra necessità psicologica, “gestaltica”,  come per la nostra percezione visiva è un bisogno di “completare le figure” ... Anche per la nostra mente è un bisogno impellente dare un senso alle cose ... Come succede nel vedere “figure” nelle stelle, o nelle nuvole, ecc.
Dare senso alla nostra vita e all’universo sono solo esigenze psico-fisiologiche, come la fame, la sete, il sesso ... Mai delle “verità” ...
- Com’è possibile? ...
- Il “nostro mondo umano” assomiglia più di quanto si pensi al “resto del mondo”: la terra (e come essa la gran parte dei fenomeni del cosmo) gira e gira, in tondo, perennemente, ma solo in apparenza!!! ... In “verità” (per modo di dire) essa non compie mai un’orbita perfetta, bensì, ogni volta, leggermente spostata in direzione del “tempo futuro” e nella stessa misura anche il sole avanza della stessa quantità nella dimensione temporale; ragion per cui dal nostro punto di vista essa sta appunto solo orbitando intorno la sole!!! ... E’ tutto illusorio: è l’apparente diversità delle nostre vite rispetto  a quelle dei nostri avi, così come lo è l’avanzamento della terra nel suo viaggio cosmico col sole: sono tutti “epifenomeni”, alla base dei quali stanno i fenomeni energetici: quelli elementari, quelli dai quali tutto emerge, quelli che tutto generano ma solo in apparenza, solo sovrastrutturalmente, solo “per finta”; tutto non è che una grande, immensa, pantomima ...
- "Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.";scusa la citazione colta, Javier, ma, a quanto pare, sembra che Shakespeare avesse intuito qualcosa ...
- E’ sempre così, amico mio, l’arte e la scienza sono spesso strade parallele ...
- Ti prego, va avanti, Javier ...
- Noi, individualmente, viviamo di illusioni ed anche collettivamente, la nostra cultura, svolge l’unica funzione di “completare il disegno parziale”, che abbiamo di fronte: quello che avviene sottotraccia, in verità, è “l’evoluzione della specie”, come direbbero i “saputi”; ma ciò che significa in pratica è la “sopravvivenza del più forte” ... La nostra specie è giunta al punto da dover “giustificare” la propria follia devastatrice del pianeta, ormai fuori controllo ... La verità è che sono “tutte scuse”, escamotage per venirne fuori “immacolati” ... La specie è cieca e si batte per la supremazia senza regole e limiti, fino alla fine ...Come per altre specie, altrettanto cieche, quella che era in origine la lotta per la sopravvivenza della specie, si trasforma nella “frenesia alimentare”, metaforicamente parlando, essa in realtà si rivolge a tutte le risorse disponibili fino al loro esaurimento ... O fino alla caduta di un “meteorite giustiziere”, o fino alla morte per cancro del soggetto aggredito ...  Tutte le specie nascono per sopravvivere e muoiono, a seconda dei casi, perché non ci riescono, o perché ci riescono troppo bene!! ...
- E’ possibile, quindi, che alla base dei nostri problemi, in ultima analisi, ci sia il fatto, che noi siamo l’unica specie che non combatte quotidianamente per la propria sopravvivenza fisica? ... Che da troppe cose per scontate? ... Che ha aspettative totalmente assurde? ...
- E’ anche molto peggio! ... La nostra mente e la cultura collettiva che ne risulta a livello di comunità non sono in “controllo”: la nostra specie lo è, la biologia sottostante a ciò che “pensiamo” lo è, l’istinto che disperatamente tentiamo di domare lo è, il DNA che produce tutto quello che siamo, ma che non sa nulla della nostra “coscienza emergente”, lo è! ... Qualunque sia la nostra migliore aspirazione, non controlliamo affatto, né a livello individuale, né a livello di comunità, ciò che la nostra biologia produce: siamo alla mercé delle forze sottostanti; di quel comune, supremo potere che ha dato origine, non solo alla nostra specie, ma anche a tutte le altre; di quel potere che genericamente chiamiamo “vita” ...
- Possibile che ci siamo sbagliati così tanto? ...
- E continueremo a farlo ... La cosiddetta “forza vitale”, che anima tutto ciò che massimamente caratterizza questo pianeta, è qualcosa che sfugge da sempre alla nostra comprensione: ha una storia troppo lunga per essere compresa da noi esseri umani ... E’ la storia della strenua lotta per sopravvivere ad avversità, che il singolo uomo e persino l’intera sua specie nemmeno s’immagina: la lotta per proteggere la vita su questo turbolento pianeta, in mezzo ad un turbolento sistema stellare, in mezzo ad una terrificante moltitudine di stelle turbinanti intorno ad un mostruoso buco nero, in mezzo ad un gruppo di galassie in continua interazione catastrofica, in mezzo ad un cosmo pieno di insidie, che noi uomini e donne ancora nemmeno immaginiamo ... Non sappiamo ancora di cosa si  capace la “vita” ... Nel bene e nel male ... Pur di “sopravvivere” ...
- Mentre mi stupisco delle parole che sento, Javier, non so perché, non mi stupisco affatto del loro significato ... D’altro canto mi domando, se non vi sia una via d’uscita ...
- Non avremo più bisogno di affrontare le “paure collettive”, non appena ci guadagneremo il diritto di far fronte a quelle che scegliamo per noi stessi ... (Come nel mito, laddove l’eroe non accetta più di temere gli Dèi, perché decide di affrontare in prima persona le proprie paure). Solitamente, ogni cosa che attiri la nostra attenzione è una “buona scusa” per evitare di far fronte al nostro ultimo “scopo”: di cosa si tratti nessuno può dirlo ... Anzi solo uno può: colui che sta cercando di evitarlo ...  Non potremo mai capire di cosa si tratti, se non l’affrontiamo e non la possiamo affrontare, se ne abbiamo paura: la vita.  Tutte le distrazioni del mondo congiurano contro di noi: che fortuna! ... Infine, arriverà il nostro momento e non sapremo che pesci pigliare... A quel punto tutta la tecnologia del mondo, non potrà fornirci le risposte...
- Si potrebbe dire, Javier, che il fondo di un bicchiere, non ha sempre la forma di un bicchiere? ...
- Siamo circondati, amico mio, da gente disperata, che affoga i propri dispiaceri nell’alcol e nella droga, ma che non sta poi molto peggio, di chi usi altri metodi per ottenere lo stesso scopo ... Tutti nascondiamo qualcosa e nessuno sembra interessato a capire che cosa ... E proprio per questo finiamo per esserne inseguiti, senza mai giungere a capire da chi, o da cosa ...
- E la speranza?...
- Ricordo un detto popolare: “Chi vive sperando, muore cagando!” ...
- Vagamente tranchant, non credi? ...
- Senza cattiveria, sia chiaro, ma non ci sono scorciatoie: rinunciare alla paura, in cambio dell’ansia, non è un buon affare. La vita arriva senza che nemmeno te l’aspetti e può finire allo stesso modo: ci sarà ben un motivo, se le cose stanno così ...
- Non so immaginare quale, Javier ...
- Non usare l’immaginazione, ti consiglio di ascoltare; gli antichi così facevano ...
- Ora sì, che sono confuso ...
- E’ giunto il momento di un altro giro, amico ...
- Offri tu? ...
- Offro io ...


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La Teoria “Dominio di Scala” - TDS

[The “Scale Domain Theory” -  aka SDT]


Abstract: Ch’io sia dannato, se posso fare a meno di certe frequentazioni ... Ma lo sarò ugualmente, se non lo faccio e allora tanto vale: “FALLO”!! ... Mai frase fu più “pregna” di allusioni ...  Se devo dirla tutta, non mi sono mai premurato di nascondere la mia predilezione per “i facili costumi” (qualunque cosa voglia dire tale espressione); ma oggi, cosa non lo è mai? ... E pertanto, è senza alcuna remora che posso parlare liberamente, della mia “adorata e agognata” cerchia di etère. Tra puttane e puttaniere, si sa, non ci sono veli d’ipocrisia che tengano: ci si conosce troppo a fondo, perché possano stare in piedi ... Tuttavia, come diceva un mio vecchio docente di psicologia clinica: “Non puoi scopare tutto il tempo! ...”. Una frase di cui, per tutta la giovinezza, non ho capito il senso ... Ma ormai, siamo assai maturi e pingui per le fragili illusioni ed i nostri entusiasmi sufficientemente blasé, per dare spazio alla “riflessione”, fra una prestazione e l’altra ... E’ così che, con le mie inalienabili amiche, ci siamo organizzati, un passettino alla volta, in modo da rendere proficui anche gli inevitabili miei “tempi morti” e loro “tempi di raffreddamento” ...  Datosi che, il “bordello” è in pratica prospiciente la mia dimora, le mie ragazze, con un semplice impermeabile addosso, attraversano la strada, per poter trascorrere i loro “intervalli” nel mio ampio giardino, o sotto il mio porticato, sorseggiando un tè, un caffè, o una cosa qualunque; ma sempre, mantenendo fede alla  più classica delle loro definizioni: passeggiando su e giù e chiacchierando fra loro e con me, che le ammiro, anche quando sono “fuori servizio” ... Ed è stato così che, dopo aver nel corso degli anni esaurito argomenti su argomenti, un bel giorno è nata l’idea di scambiarci le nostre idee su qualche libro che leggevamo e, successivamente, di organizzarci per leggere cose simili, di cui poi discutere, durante le nostre escursioni all’ombra del portico ... Era nata la nostra specialissima “Scuola Pronuba Peripatetica” , detta anche “Scuola Etèra del Sacro Diporto”. Ci siamo, da allora, occupati dei più disparati argomenti, nel corso dei seguenti anni e sempre con grande entusiasmo e condivisione di intenti; abbiamo raggiunto un indiscusso affiatamento, già cognito in camera da letto, anche nelle scelte culturali e, in tempi recenti, indirizzato prevalentemente alle scienze fisiche ed astrofisiche; spaziando tra la fisica teorica e l’astronomia, la cosmologia e la teoria quantistica del campo; per farla breve abbiamo maturato la passione per la fisica degli estremi ...  Sembra che le conseguenze siano sfociate in un risultato inatteso, forse anche protervo, che ci ha spinto a formulare una nostra specifica teoria, forse meglio connotabile come “meta-teoria” e che abbiamo voluto identificare, ispirandoci a due dei pilastri della moderna fisica teorica, con il titolo di: Teoria “Dominio di Scala”, ovvero TDS. La si vuole meglio caratterizzabile come “meta-teoria”, in quanto essa poggia le sue basi unicamente su teorie già note e perlopiù ben consolidate. Ci si chiederà, più in generale, quale senso abbia una tale scelta; ebbene ne ha, nella misura in cui, secondo il parere di una delle nostre “Miss Frusta”, la Maitresse Demonia Donjon: ogni teoria seriamente scientifica necessita, ineluttabilmente, di una propria solida coerenza interna, possibilmente associata ad una elegante semplicità matematica; nonché sia imprescindibilmente soggetta ad una feroce ghigliottina sperimentale e/o osservazionale. Di seguito, mi limiterò a stilare un resoconto delle fasi più interessati del dibattito, che ha portato il nostro gruppo di lettura a formulare una tale proposta; senza falsa modestia, sia ben chiaro, ma anche senza alcuna pretesa superimposizione di ruoli: la scienza ha pieno titolo del proprio metodo ed invece il compito di noi profani è assai diverso, perché ci abbiamo messo i nostri soldi e possiamo, quindi, volendo, anche puntare i piedi ... Se lo scienziato è il regista, il grande pubblico è il produttore ... La “libertà di pensiero” è un diritto per entrambi ... Una cosa non è lecita per certo: che chi paga sia escluso dal privilegio di comprendere ciò per cui ha pagato, o peggio ancora, che gli vengano propinate spiegazioni inverosimili ed infantilizzate, all’unico scopo di continuare a spremere soldi: mascherando così l’imbarazzo di teorie incerte, o peggio “fanta-scemifiche” e che siano sconsideratamente complicate, solo per poter foraggiare una nuova casta di sanguisughe. Laddove la scienza non parli più una lingua che si possa capire e discutere, essa si trasforma in una forma di neo-religione, fonte di inevitabili privilegi e solida infrastruttura per una nuova, antica, oppressione ... L’allettante, fasulla e pateticamente consolatoria ricaduta tecnologica non è che una misera mancia, gettata, ostentatamente quanto ingannevolmente, al nuovo servo da un rigenerato e oscuro padrone ... E chi meglio della puttana conosce l’ontologia del prosseneta ...

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E’ stata Maitresse Demonia Donjon, dalle altre ragazze [e non da me, ovviamente] vezzeggiata solitamente con un più economico “Me-jon”, che in un’intermi­nabile e sfinente pomeriggio d’estate; mentre io scrutavo una languida piega della sua vestaglia ombreggiare appena il suo glabro monte di Venere, ad uscirsene, con inusitata verve, a proposito di un argomento assai ostico per tutti gli altri:

- Ecco, il solito “Lenny testa-di-cazzo” e le sue fissazioni ... Non si smentisce mai ...

Per la cronaca, devo dire, che non si può fare il nome della persona in questione in quanto trattasi di eminente figura pubblica; per altro verso, tuttavia non è da ritenere che si tratti di un vero insulto, ovvero di una voluta contestazione del di lui talento scientifico ... Me-jon è la più accesa sostenitrice del valore assoluto del Lenny in questione, ma spesso si lascia andare a colorite metafore, quando non ne condivida le conclusioni, pur associandosi a gran parte delle premesse ... La nostra Me-jon è una delle più assidue lettrici di saggi scientifici, in partcolar modo per quanto concerne le cosiddette “High-Energy theories” (dette anche UV in quanto rivolte alla parte, appunto, “alta” dello spettro EM), cioè lo studio del comportamento dei sistemi ad alta ed altissima energia ...

- Voglio che lo mettiamo all’ordine del giorno ... Devo potermi sfogare con qualcuno e dire fino in fondo ciò che penso e mi serve un solido contraddittorio, ragazze ... Quindi mettete via per un po’ quello che state leggendo e concentriamoci tutte sul “paradosso dell’osservatore”, anche tu, “cazzo-moscio-sbircia-e-basta”, vedi di darti una smossa, se vuoi sentire ancora il mio fiato sul collo ...

Ecco, come avrete capito, l’unico cazzo in circolazione, in quel frangente, era il mio e la ragione per la quale venivo così rudemente e, all’apparenza contraddittoriamente, apostrofato deriva dal naturale “ruolo”, che il maschio incarna con la sua Maitresse: Lei mena e io strillo, altro che moscio! Quindi la “minaccia” di non “starmi più col fiato sul collo” é la peggiore fra le possibili, dato il contesto ... Ma Me-jon non diceva sul serio, non metterebbe mai in atto una tale intimazione, sa di essere l’indiscussa femmina-alfa dell’intero gruppo: il suo era solo un richiamo all’ordine, ad una decisione presa. E fu così che la “Scuola Etèra del Sacro Diporto” ebbe i natali e che l’intero gruppo si organizzò, di volta in volta, intorno ad un tema condiviso; prima con la lettura dei vari saggi e successivamente col dibattito sui temi salienti, che ne emergevano.
Esaurito questo dettagliato resoconto delle “origini”, per i passaggi successivi cercherò di essere molto più conciso e scusate se, nella frenesia della sinteticità, potrò saltare qualche passaggio di troppo.

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Che cosa è dunque il “paradosso dell’osservatore” (più noto come “problema dell’osservatore”)? ... Non sarebbe compito mio spiegare un problema di tale profondità, ma se non lo facessi smentirei in primo luogo me stesso, in quanto parte di un’idea di scienza come valore condiviso e come “Graal Laico”, per il quale occorre battersi a scapito dell’opposta visione della Scienza come “torre d’avorio”,  per una futura progenie di  "Morlock” ed “Eloi” ... Cercherò, dunque, di enunciare, con parole povere, quella che è la nostra modesta comprensione del fenomeno in oggetto ed un possibile punto di vista, relativo al medesimo e basato sulla TDS.
Quando si osservi un fenomeno scientificamente, nella cosiddetta metodologia classica, occorre predisporre una scena per i fenomeni da osservare ed avere un punto di osservazione per colui che esegua l’esperimento: per lo più le due cose risultano indipendenti tra di loro e niente che lo scienziato possa fare “guardando” potrebbe avere il ben che minimo effetto sull’esito dell’esperimento. Per esempio se osservo un proiettile che colpisce un pezzo di legno ed in seguito rifaccio la prova senza guardare, il risultato sarà sempre lo stesso e mi troverò con due buchi uguali sul ciocco, a parità di “setup”, ovvero di pre-disposizione dell’esperimento. Questo è vero per tutti i “setup” classici, ma non è più vero quando si predisponga una verifica del comportamento delle particelle elementari, ovvero quando, dal mettere alla prova la “meccanica classica” ed i suoi corpi macroscopici, si passi a testare particelle che rispondono a modelli tipici della “meccanica quantistica”: queste minute entità non possono nemmeno essere identificate singolarmente ed oscillano nell’incertezza intrinseca fra le sembianze di particelle e quelle di onde, senza mai saper prendere una decisione. Non possiamo mettere alla prova qualcosa che non sa manifestarsi a noi in modo univoco: cosa mai dovremmo testare? ... Ecco allora che entra in campo la MQ e ci fornisce un metodo per impostare esperimenti che altrimenti non avrebbero modo di essere nemmeno predisposti: occorre in prima istanza decidere cosa osservare e nel far ciò PERDIAMO automaticamente il diritto di osservare, come eravamo abituati a fare in MC, l’interezza del fenomeno. Pensate, se per poter misurare la velocità di una palla di cannone dovessimo rinunciare a saper dove essa si trovi? Oppure, se per sapere dove si trovi in ogni momento dovessimo rinunciare a sapere a che velocità si muova? Che cosa ne sarebbe di tutta la dannata balistica militare? E’ questa la situazione in MQ: un esperimento, se va bene, ci dice che “qualcosa” “forse” si sta muovendo ad una certa velocità, ma se chiediamo cosa, o dove ci serve un altro esperimento, diverso dal primo e separato nel tempo e altrettanto deficitario. E questo è solo l’inizio, non è niente, il vero scombussolamento salta fuori quando scopriamo, in un tipo di esperimento chiamato delle “due fenditure”, che le particelle possono passare per due aperture contemporaneamente e peggio ancora, che il loro comportamento varia, a seconda che vengano osservate, o meno e persino che se cerchiamo di ingannarle, aprendo gli occhi “dopo” che abbiano superato l’ostacolo, esse possono tornare indietro nel tempo per “ridefinire” il loro comportamento, in funzione del “nostro effettivo atteggiamento osservazionale”!!!!
Ecco il “problema dell’osservatore”: come sia possibile che la realtà fisica, i fenomeni naturali, per quanto limitatamente (sic ?!) al mondo subatomico, siano soggetti all’arbitrio di un’improbabile scienziato: improbabile in quanto gli scienziati esistono da qualche secolo, mentre le particelle elementari “scelgono come comportarsi” da almeno da 14 miliardi di anni !!!
Da questo paradosso germogliano una quantità di sproloqui, che possono essere puntellati dalla miglior matematica che l’umanità abbia mai concepito e che potenzialmente possono essere il frutto del puro genio; o magari della mera vanità ... E’ questo che fa incazzare la mia adorata Me-jon ...  

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La prima idea che, a suo tempo, ha ispirato la TDS proviene da un nostro dibattito sulla natura delle galassie: se le osserviamo dal nostro pianeta, ciò che vediamo cambia “natura” a seconda del metodo scelto per farlo; se le guardiamo ad occhio nudo sembrano stelle come le altre, se ci serviamo di un telescopio, invece, potremo distinguere le stelle dalle galassie, ma se continuiamo a potenziare l’ingrandimento capiterà che perderemo di nuovo di vista la struttura galattica e finiremo per vedere di nuovo nient’altro che stelle!! ... Quest’idea ci porta direttamente al concetto di frattale ed alla natura universale della legge matematica da cui ognuna delle figure così generate si manifesti: sembra una contraddizione, ma non lo è!
Proprio il fatto che la generazione di frattali tramite una comune legge matematica ci appaia simile e ripetitiva ci dice un fatto importante: le figure di questa natura NON SONO FOTOCOPIE !!! Si “assomigliano”: PROPRIO PERCHE’ DIVERSE TRA LORO! Ed è qui che appare necessario introdurre il concetto di “DOMINIO di SCALA”: ogni “legge/strumento” che generi fotocopie richiama la presenza di un semplice principio DUPLICATORE (una fotocopiatrice, una catena di montaggio, una reazione chimica, o nucleare, che producano molecole identiche, o particelle identiche, ecc.). Quando invece ci troviamo di fronte ad una “legge/strumento” che inneschi, tramite “iterazione”, la generazione di entità ripetitive, ma non esattamente identiche, siamo di fronte all’effetto di variabili che sono presenti in modalità differenti in relazione alla scala considerata: analizzando una galassia che da lontano sembri una stella scopriamo come sia composta da stelle vere proprie; mentre se analizziamo una stella essa ci apparirà composta in tutt’altra foggia, perché la sua “scala” introduce variabili diverse dalla scala galattica, nella generazione delle entità particolari in essa presenti. Esistono effettivamente leggi universali, ma esse si combinano in modi imprevedibili con variabili specifiche presenti ESCLUSIVAMENTE nel DOMINIO particolare di una DETERMINATA SCALA E SOLO DI QUELLA!!
E’ questo il motivo per il quale Me-jon si scatena ogni volta che legga di uno scienziato che sponsorizzi “una di quelle” teorie, che si autoproclamano “Teorie del Tutto” (= TdT / ToE) ... Io di queste cose non ne capisco molto, ma ho scritto questi ultimi paragrafi con molta cura e li ho fatti controllare da Lei, che, con solo qualche correzione, li ha approvati ... Era così soddisfatta, che stasera stessa mi riceverà in “studio”,  per una seduta ... Adesso non capisco più niente, son già tutto un invexendo [1] ...

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E’ passata una settimana dall’ultima volta che mi sono “seduto” a scrivere queste note ... Faccio ancora una certa fatica a poggiare la schiena ... Ma non vorrei lasciar passare troppo tempo, a rischio di perdere il filo del discorso ...

Stavo, appunto, per affrontare una prima conclusione riguardo ai discorsi, che molte volte ci siamo ritrovati a fare con il gruppo: 
Le “leggi della natura” sono, per certi versi, sempre leggi inerenti ad un “Dominio di Scala” specifico: possono apparirci simili e persino indistinguibili, tuttavia non deve essere necessariamente così; la ragione essendo, che ad ogni scala possono essere valide alcune specificità, non trasferibili ad altre scale. Un esempio tipico di ciò che intendiamo è il meccanismo del volo: tutti conoscono l’universalità dei principi che lo ispirano, ma spesso si trascura il fatto che alle varie “scale” emergono specificità non valide universalmente. Vediamo come si libra in volo un colibrì e capiamo che ciò non sarebbe possibile per un condor [i.e.: alla sua “scala”], o per un’aquila [i.e.: alla sua “scala”], per non parlare di uno pterodattilo [i.e.: alla sua “scala”]; le modalità di volo di una libellula [i.e.: alla sua “scala”] non sono le stesse del pipistrello [i.e.: alla sua “scala”] e via dicendo: tutte queste “varianti” evidenziano la specificità, che entra in gioco ad ogni particolare scala, a parità di alcuni principi generali. Al di là, della precarietà degli esempi suddetti (un limite mio, più che della teoria), bisogna considerare l’applicabilità dell’idea ai più disparati contesti e la presenza di sistematiche incongruenze praticamente in tutte le teorie scientifiche “ufficiali”: NON ESISTE LA POSSIBILITA’ STESSA DI UNA QUALSIASI TdT ! Le variabili di cui abbiamo parlato non potranno mai entrare in un “SISTEMA”, ESSE SONO IMPREVEDIBILI E SONO INNUMEREVOLI !!!!! NESSUNA TEORIA E’ IN GRADO DI PREVEDERLE, PERCHE’ NON ESISTONO “A PRIORI” !!
In tutta la fenomenologia, qualunque sia il numero delle “dimensioni strutturali” , ne esiste almeno una che non lo è: il TEMPO! Checché ne possa aver detto, a suo tempo, Newton: il tempo è una variabile “instabile” di natura locale!
Come facciamo ad affermare una cosa simile? ...
Quest’idea, modestamente, l’abbiamo elaborata io e la giovane “rookie” Lexi Lazzarina, perciò posso descriverla, in tutta scioltezza:
Prendete in considerazione il “tempo”, come si presenta nell’esperimento sopra citato delle “due fenditure”. Abbiamo detto come le particelle possano, a dispetto del tempo trascorso, “ri-strutturare” il loro comportamento passato, per convergere con il “comportamento dell’osservatore” dopo un certo evento: questo è semplicemente assurdo, se applichiamo il concetto newtoniano di tempo (ma anche ogni altro concetto di tempo fin qui noto, per quel che ne so) ...
Infatti, questo esperimento rientra nel novero degli innumerevoli paradossi della “meccanica quantistica”.
Ma facciamo ancora un passo, prima di tentare un’interpretazione.
Considerate ora, le osservazioni astronomiche: c’è qualcosa di strano in esse che non viene spesso messo in evidenza. Ed è il fatto che gran parte di quello che sappiamo sul cosmo e che, così eclatantemente, viene propagandato nei documentari divulgativi ... è frutto, NON DI OSSERVAZIONI SINGOLE, come per esempio si fa con la scienza in genere: vedi l’osservazione della crescita di una pianta, oppure del comportamento di un gruppo di animali, ovvero della traiettoria di un’orbita di un asteroide ... In cosa, queste metodologie sono così diverse? ... Nel caso dell’astronomia e della  cosmologia NON E’ POSSIBILE OSSERVARE LE STRUTTURE A GRANDE SCALA IN “TEMPO REALE” !!! Perché tale tempo non è alla nostra portata !!! ... Le nostre osservazioni cosmologiche/astronomiche devono essere “RICOSTRUITE”, a partire dalle “istantanee” costituite da “oggetti” diversi, i quali messi opportunamente insieme, come in un film, fotogramma per fotogramma, ci danno l’idea di come i vari oggetti in questione si siano comportati in passato e si comporteranno in futuro ... Ma è davvero così? ... Lo è e non lo è! ... Noi possiamo “dedurre” le struttura presenti nel cosmo, ma NON POSSIAMO OSSERVARLE !!! Strettamente parlando... E questo significa che non stiamo facendo scienza proprio, proprio come andrebbe fatta ... In verità, in verità vi dico ... Che questo metodo lascia la porta aperta al cosiddetto paradosso del “cervello di Boltzman”: se applichiamo a questa situazione il metodo noto come “Rasoio di Occam”, risulta evidente che un universo così vasto da non poter essere, per la gran parte, osservato “in divenire”, bensì solo dedotto da “osservazioni statiche”, è più probabilmente frutto di “un cervello opportunamente predisposto” e che si immagini tutto”, anziché di un tale spreco di effettive risorse energetiche per produrlo materialmente ...
Non voglio dilungarmi in troppi dettagli: non è questa la sede per spiegare tutti i casi che abbiamo riveduto e riconsiderato per giungere ai pochi esempi che vi ho esposto in queste pagine ... Questa è solo un’infarinatura, che spero stimoli il vostro interesse e se ci sarò riuscito, avrò ottenuto lo scopo ...
Ora non ci resta che tirare le somme e proporre un’interpretazione basata su TDS.
Dal “nostro” punto di vista il “tempo alla scala subatomica” ed il “tempo alla scala cosmologica” si presentano come i due estremi di un unico paradosso: da un lato abbiamo un “tempo” che scorre troppo in fretta per poter dire da che parte esso “vada” e perciò non “esperibile”; dall’altro abbiamo un “tempo”  che è quasi-fermo  e che perciò a sua volta  risulta altrettanto non “esperibile”: in mezzo c’è il “nostro tempo”, che però ci crea problemi, quando tentiamo di  utilizzarlo per mettere a confronto i due estremi di cui sopra.
E’ indiscutibile che a noi umani, il tempo appaia come una dimensione universalmente valida in ogni frangente, ma noi umani non siamo il metro ideale per giudicare; alcuni esempi: il sole e la terra sono legati dalla gravità, ma il “segnale” che “lega” questi  due corpi celesti, e che si estende per circa 150 milioni di km, “esiste” in un “presente” suddiviso in 480 diversi secondi ... Quale di questi 480 secondi (o 4800 decimi di secondo, o quello che preferiate usare come unità di misura) sarebbe il vero e proprio “tempo presente“? ... Non esiste nell’universo un vero riferimento a ciò che noi chiamiamo “presente”, per il semplice fatto che non può esistere (dopo Einstein) il concetto di “simultaneità”: la distanza fra il sole e la terra è la risultante “composta” di spazio e tempo, in cui ci sono 480 “presenti” diversi, i quali a loro volta sono una sorta di “mattoni” costituenti un “corpo” dinamico, non rigido ma, per così dire, “snodato”, che in ultima analisi “trasmette” il “segnale gravitazionale”, che in questo modo tiene legata la terra al sole (Einstein descrive questo stesso effetto, come curvatura geometrica dello spaziotempo). Il tempo non è quindi assoluto, bensì la risultante delle proprietà locali (densità di energia nelle sue varie forme). Detto questo, per parte del “nostro cortile di casa”; proviamo ora ad applicare la stessa logica, ma un poco più in grande: la nostra Terra, e con essa l’intero sistema solare, è legata gravitazionalmente al buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, la Via Lattea. Se applichiamo lo stesso calcolo, magari senza usare troppi numeri e riassumendo un po’, ci rendiamo conto che per “comunicare” al nostro sistema l’attrazione di gravità, al buco nero centrale occorrono 27.000 anni-luce; c’è da chiedersi: cosa facciamo nel frattempo? ...
Non è così, in realtà, perché la struttura della galassia è “deformata” dalla gravità in modo da creare una sorta di smisurato “pozzo” in cui i corpi celesti, continuamente, “precipitano” e tuttavia è anche vero, che tale “deformazione” non può essere “estesa” alle grandi distanze istantaneamente, ma sempre rispettando il limite della velocità della luce e quindi ritorniamo al problema di prima: se il buco nero centrale dovesse sparire di colpo, alle parti esterne della galassia, al sole e a noi, occorrerebbero 27.000 anni per accorgersene ... Ma che senso ha: non viene spontanea anche a voi, questa domanda?
Quale struttura, a noi nota, potrebbe stare in piedi se, per costruirla, ci volessero, non dico 27.00 anni, ma anche solo 200? ... Nessuno rimarrebbe vivo abbastanza, per confermarne l’esistenza ... Non ci sarebbe modo di considerarla unitariamente: il “tempo presente” è un concetto estremamente ambiguo, eppure per la nostra mente è essenziale.
A questo punto torniamo al concetto di Dominio di Scala: non siamo ancora al punto di poter spiegare tutto con questo principio, ma con esso disponiamo di uno strumento in più, per analizzare la realtà fenomenologica.
La “scala” di una galassia è troppo “grande” per noi, sia in termini spaziali che temporali: non potremmo mai “capire” il concetto di galassia se esistesse solo la nostra. Sappiamo che esistono le galassie e come sono fatte a partire dall’invenzione dei telescopi: tuttavia, l’abbiamo già sottolineato, se ingrandiamo troppo, perdiamo di nuovo “di vista” la galassia e ci ritroviamo a guadare le sue stelle ... Cosa succede? ... Come si può studiare una “galassia” in dettaglio se non ha “dettagli” da poter osservare? ... Sarebbe lo stesso se cercassimo di studiare il corpo umano ingrandendo una sua parte sotto il microscopio elettronico ... Tutte le cosiddette “strutture” svaniscono appena le osserviamo da “troppo” vicino ... E’ come se la loro identità si manifestasse solo in un preciso “ambito”: né troppo da vicino, né troppo da lontano: ecco che cosa è il “Dominio” ed il perché è circoscritto in termini di “Scala”. C’è solo una ben precisa “Scala” (un ambito descritto tra un minimo ed un massimo) all’interno della quale un insieme strutturale e/o dinamico si manifesta in un enclave, da noi nominato “Dominio”.
Esempio 1: una galassia è comprensibile, come tale, entro una “distanza” abbastanza “piccola” da distinguerla da una comune stella e abbastanza grande da non trovarcisi dentro; per le stesse ragioni è possibile acquisire il senso della sua “completezza temporale”. Ci vogliono milioni, se non miliardi di anni, affinché una galassia completi la sua formazione e quindi nessun umano, né l’umanità intera, ne potrebbe mai testimoniare l’unitarietà; a meno che essa non si sia già formata in tempi e luoghi lontani ... E’ questo insieme di scale spaziali e temporale a “costituire” il dominio specifico grazie al quale si può manifestare l’oggetto “galassia”.
Esempio 2: il fatto, che gli esperimenti “quantistici” risultino talmente insoliti, denuncia la natura peculiare dello spazio e del tempo a quelle particolari “scale”: l’osservatore influenza col suo comportamento, non solo l’esito dell’esperimento, ma anche il “comportamento” a ritroso nel tempo delle particelle? ... Ma di quale tempo stiamo parlando? ... A noi appare che ci sia un’azione indietro nel tempo di entità che non conosciamo abbastanza per poterle ingabbiare: la “scala” alla quale le particelle elementari si, per così dire, “esprimono” (o se volete s’inverano) è “al di fuori” della nostra comprensione, come la galassia in cui siamo posizionati: per poterla identificare ci dobbiamo porre “alla giusta distanza”, non solo e non tanto in termini di spazio (come per osservare le galassie altre dalla nostra), quanto in termini di “Dominio”. Le particelle elementari sono la manifestazione di un “Dominio di Scala” molto, ma molto, diverso dal nostro: per cominciare, a livello subatomico ogni particella può manifestarsi nell’universo solo in presenza della sua anti-particella, la quale, naturalmente, viaggia “indietro nel tempo”!!!! E questo non può essere trascurato, quando si affermi che un esperimento si svolga in un dato “lasso di tempo”: il tempo di chi? ... Il tempo della particella, il tempo dell’anti-particella, oppure il nostro tempo? ...
E’ evidente, che il “nostro tempo”, di per sé, non centra per niente; ma acquista importanza tramite lo “strumento” che utilizziamo per sondare il “setup” – in genere un fotone a medio-alta energia, che esiste a partire dal “nostro tempo” ed in conseguenza dell’esperimento viene ad interferire (scatter), alla scala delle particelle elementari, sia con una direzione del tempo, sia con quella opposta, in quanto, a quella scala, le due cose non sono distinguibili !!!
In questo modo il “nostro tempo”  non può che interagire col setup sperimentale, al punto da alterarne lo sviluppo in termini di particelle e di anti-particelle, cioè in termini di “tempo” e di “anti-tempo”.
Detto altrimenti, la nostra “sonda”, alla scala in questione, rileva che non solo il tempo non è assoluto, ma non è nemmeno “vincolato”, come invece lo è alla “nostra scala” ed ecco perché a noi si presentano delle incongruenze.
Il “mondo subatomico” è detentore di specificità – spazio-temporali - tipiche del proprio “DOMINIO di SCALA”: tali specificità si manifestano  nel “nostro tempo” lineare e mono-direzionale”, appunto, come paradossi.
Miss Lexi è totalmente d’accordo, ma non posso dirvi come stia manifestando il suo consenso ...

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Siamo consapevoli di non aver fornito un quadro completo della nostra teoria; forse dovremmo parlare, più modestamente, di semplice ipotesi ... Non ne facciamo una questione terminologica ... Chiamatela come volete, per noi conta la sostanza ... E speriamo di avervi trasmesso i sensi della nostra passione per la scienza; senza tuttavia lasciare, che essa ci intimorisca; azzardando un po’, proprio perché noi, profane/i, non abbiamo niente da perdere ... Non cerchiamo la verità, né l’immortalità, ma la semplicità ... La migliore, tra tutte le forme di eleganza ...

Ok, Lexi ... Grazie, cara ...Ora sciacquati bene ... Mentre io ti preparo un buon caffè ...


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References:
[1] Invexéndo: [pron.: inve – je – ndo; con “j” strisciata, alla francese , come in “jean”, o “jetée”] - (Dizionario Genovese-Italiano)  ... dicesi invexendo di quella confusione e tumulto di pensieri che producesi nella mente dall' affollarsi d'idee, di cure che sopraggiungano insieme, ad occupare l'animo, o a perturbarlo ...


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