sabato 17 gennaio 2015

... Secondo il mio punto di vista, terzo il suo ...



Abstract: Supponiamo di vivere secondo l’idea del mondo che avevano i primi Sapiens, oppure i nativi americani, o magari i popoli animisti, o i fedeli di Zoroastro, ecc. ... Che succederebbe? ... Come ci sentiremmo? ... Sarebbe così assurdo, come ci appare di primo acchito? ... O non è forse esattamente, quello che in effetti stiamo, quotidianamente,  facendo? ...



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Quando venne fuori quest’idea, nel nostro piccolo “brain storming” di sceneggiatura, fra lo staff dei “buttala-lì-e-vedi-che-ne-esce”, c’era anche uno dei consulenti esterni, assoldati dalla produzione, per fornirci la consulenza scientifica. In realtà avrebbero dovuto essere due, con specializzazioni diverse, ma uno non si era presentato a causa di un lieto evento in famiglia ...
Lì per lì egli non disse nulla, ma si fece pensieroso; mentre gli altri si scatenavano in battute e controproposte a caso, come di solito si fa sui nuovi spunti, per smaltire rapidamente il grosso delle stupidaggini e convergere poi sui suggerimenti più interessati e solidi ...
Nessuno fece caso al silenzio di Javier, così si chiamava il tizio, per un pezzo, erano troppo impegnati a sparare la propria e demolire quella degli altri ...  Javier Maldacino, sì ... Un ispanico, laureato in Europa, ma già titolare di parecchie pubblicazioni importanti, mi dicono ... In quel momento, tuttavia, per me come per gli altri, la cosa era passata nel dimenticatoio ... C’era in pieno in corso la “tempesta cerebrale” ... Solo un’altra tempesta avrebbe potuto distoglierci ...


- ¡Chupate esta! ... Que hijoputa! ... Chi è stato il primo ad avere quest’ idea? ... Sarà pur venuta in mente a qualcuno, mi piacerebbe proprio saperlo ...


Sentire quell’urlo e vedere il pugno di Javier che si abbatteva sul tavolo fu un attimo ... Seguito dal disastro di bicchierini da caffè e bottigliette d’acqua che saltavano per aria, rovesciandosi poi, disastrosamente, sul materiale di lavoro e sui laptop dei presenti ... La gente saltava da tutte le parti, nel tentativo vano di evitare gli schizzi, salvo poi ritornare sui propri passi per tentare di salvare gadget vari, come cellulari, fogli sparsi, computer e quant’altro ...
Era tutto un coro di accidenti, di ogni genere: “... E che ca ...!”; “... Ma che combini? ... “; “...E stai attento, dannazione!...”; e così via ...
Javier si profondeva in scuse a destra e a manca ... Si prodigava con le salviette, un po’ di qua, un po’ di là ... Chiedeva scuse a tutti, uno per uno, e le ribadiva più volte, come a supplicare clemenza ...

Mentre il poveretto faceva più danni cercando di rimediare, di quanti ne avesse fatti col suo scatto, gli altri erano, tutti di nuovo in coro, a chiedersi da quale pero fosse appena cascato quel tale: “ ... Ma non lo sapevi fin dal principio? ...”; “ ... Che differenza vuoi che faccia essere il primo, o l’ultimo ...”; “... Quello che conta è l’idea, qui non ci sono copyright, le idee sono di tutti noi ...”; “... L’hai letto almeno il tuo contratto, prima di firmarlo? ...”; e così via ...

Solo a quel punto, mi resi conto della situazione precedente e del fatto che Javier era stato a rimuginare per tutto quel tempo, su quel che poi aveva provocato la sua esplosione ... Ciononostante non ne capivo affatto la ragione ...

Mentre così riflettevo la riunione venne sospesa, a causa di una chiamata del produttore che richiedeva la presenza di alcuni di noi per altre urgenze ... E così mi feci carico di invitare Javier a prendere qualcosa al bar, in modo da tranquillizzarlo un po’ e magari riuscire finalmente a capire, che cosa l’avesse fatto reagire in quel modo ...



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- Allora, Javier, che diavolo ti è preso, poco fa, là dentro? ...
- Non ti dico quanto mi senta in imbarazzo ... E’ stata una reazione istintiva, non mi rendevo conto di essere in pubblico, in quel momento ... E’ difficile spiegarlo, non è una cosa che mi capiti spesso, ovviamente ... Ma nemmeno certe scoperte sono cose da tutti i gironi ...
- Scoperte? ... Di che parli? ...
- Ti sembrerà assurdo, ma poco fa, durante la riunione, mentre voi discutevate animatamente, io non ero affatto distratto, come pensavi, bensì riflettevo su come la vostra ipotesi di lavoro potesse essere intesa anche in un altro senso ...
- Sarebbe? ...
- Non sai quante volte, durante il mio lavoro, mi si sono poste dinnanzi delle questioni che non sono normalmente legate specificamente alla mia attività di studio e lavoro, ma che sono importanti per me in quanto individuo e che il più delle volte metto da parte, per non perdere il filo conduttore, che la mia professionalità m’impone ... Tuttavia, per quanto le respinga, certe questioni rimangono irrisolte e finiscono per ripresentarsi regolarmente e così ho deciso di dedicare una parte del mio tempo libero a scrivere un libretto, per così dire, di appunti filosofici ... Qualcosa che mi serva come traccia per un futuro lavoro di riflessioni generali che, forse in futuro , a qualcuno potrebbe interessare ... Nello stesso tempo questo materiale, una volta messo per iscritto, non interferisce più col mio flusso di pensieri e un questo modo anche il lavoro ci guadagna ...
- E’ un’ottima idea, Javier ... Molti fra le mie conoscenze sostengono che scrivere le cose li aiuta, non solo a liberarsi dei pensieri ricorrenti, ma anche a svilupparli in modi nuovi e inaspettati, trasformandoli da un fastidioso problema in una persino utile risorsa ...
- E’ proprio così, all’inizio io non credevo mi sarei servito di quel materiale; invece a rileggerlo ho trovato, con sorpresa che la cosa è di una notevole utilità ...
- Javier ...
- Cosa? ...
- Me lo vuoi dire a cosa stavi pensando poco fa, quando hai dato di matto, sì, o no? ...
- Ah! ... Scusa, sto divagando ... Ebbene, è chiaro che l’idea di immedesimarsi nel modo di pensare proprio di gente d’altri tempi non è un gran che come trovata, può andare giusto bene come spunto per uno spettacolo, con tutto il rispetto ...
- Si capisce ... Si capisce ...
- Non so quante volte, nel mio ambiente, ho sentito colleghi auto incensarsi e bearsi della grande fortuna di vivere questi nostri tempi, specificamente in quanto scienziati: sono i tempi in cui i più vasti orizzonti che la razza umana abbia conosciuto ci si sono dispiegati innanzi ... Abbiamo la verità ultima a portata di mano ... Sogniamo la “teoria del tutto” dalla mattina alla sera, più ancora che di notte! ... Eppure, io mi sento sempre a disagio di fronte a queste manifestazioni di presunzione: questo tipo di sicurezze le abbiamo già avute in passato e si sono rivelate regolarmente nient’altro che pie illusioni, ogni volta ...
- Ne ho sentito parlare anch’io, Javier ... Ricordi del liceo ...
- Per lo più, ma anche in tempi recenti, c’è chi si è sbilanciato, solo per pentirsene ben presto ... Meglio non fare nomi, anche perché ai tempi nessuno aveva trovato da ridire e col senno di poi non si costruiscono i ponti ...
- Bella metafora, Javier, non la conoscevo ...
- Nemmeno io ... E’ sbocciata inaspettatamente ...
- Ok! ... Ti prego continua, comincia ad interessarmi ... Cosa dicevi a proposito dei colleghi ...
- Non solo, loro, anch’io per la maggior parte del tempo, sono impegnato a risolvere problemi, che debbano contribuire al sapere globale ed alla soluzione degli enigmi, che tutt’ora ci assillano come scienziati ... Ma non disdegno, in una riserva protetta del mio tempo, di occuparmi anche di una visone più personale dei fatti: più filosofica, se vogliamo.
- Come c’entra la nostra sceneggiatura in tutto questo? ...
- Ci stavo arrivando ... Mentre vi ascoltavo “stormeggiare”, in quella stanza, mi chiedevo come avessi fatto a non capire prima le potenzialità della vostra idea ... E più i tuoi colleghi buttavano giù possibili varianti, più io mi rendevo conto che tutte orbitavano intorno ad un fuoco centrale, come dei pianeti intorno ad un sole ...
- Javier, sei peggio di un avvocato; vuoi venire al punto? ...
- Secondo te, oggi come oggi, noi siamo migliori, peggiori, o uguali a coloro che ci hanno preceduto? ...
- In che senso, Javier? ...
- Credi veramente che siamo al vertice dell’evoluzione? ... La crema, frutto di milioni e milioni di anni di progresso genetico e culturale? ...
- Sinceramene non lo so, ma lo sento dire da più parti e quindi non ho motivo di dubitarne ...
- Io, invece, sì! ...
- E tutto questo come salta fuori dal nostro lavoro, Javier? ...
- E’ tutta un pantomima, amico mio ... Non è altro che una grande, mirabolante, pantomima ... Voi pensate che il vostro sia un lavoro di fantasia ... Ma lo è anche la nostra concezione del mondo ...
- E come, Javier? ... Come diceva, per esempio, Platone? ...
- Non sono sicuro di essere d’accordo con lui, io non sono interessato a ciò che si nasconde alla nostra vista, è l’unica nostra possibilità, se non ci basiamo sui fenomeni, resta solo l’arbitrio ... Tuttavia, non ne possiamo fare un’idealizzazione, altrimenti cadiamo nello stesso inganno da cui tentiamo di sottrarci ... No, io penso piuttosto che confidando troppo nella scienza finiremo per farne una “religione” e a quel punto non sarà gran che diversa dalle altre e ci ingannerà non meno delle altre ...
- Puoi spiegarti meglio, Javier? ...
- La nostra conoscenza scientifica, non ci rende né migliori, né superiori agli altri popoli, che ci abbiano preceduto ... Essi avevano una loro certezza ed in base ad essa vivevano la loro vita e gestivano le loro cose: apparentemente ignoravano una quantità di cose che noi oggi conosciamo, ma questo nostro assunto si basa sull’opinione che abbiano di essi e non ha basi scientifiche. Sì, è vero, si moriva di malattie che oggi si possono comunemente curare, per fare un esempio banale, tuttavia questo accade anche oggi e c’è gente che muore per malattie curabilissime, solo a causa della mancanza del denaro sufficiente, o peggio a causa della negligenza di qualcuno, o magari a causa del traffico ...
- E da questo cosa consegue, Javier? ...
- Ci illudiamo di “evolvere”, ma non facciamo che girare in tondo; ecco cosa ne consegue ...
- Non so se capisco ...
- La nostra cosiddetta “evoluzione” non è che illusione, in realtà siamo gli stessi di sempre; non contano le differenze “apparenti”, sono solo giochi di prestigio, minutaglie; quello che conta è che non sappiamo perché siamo qui, cosa ci facciamo, cosa siamo e cosa ci spinge a fare ciò che facciamo ... Ci ritroviamo tutti, prima, o poi, a porci le stesse domande senza risposta ... E per evitare l’ansia che ne deriva, non facciamo che inventarci nuove distrazioni, nuovi gadget, nuove fantasie, o peggio abitudini ...
- Se capisco bene, Javier, tu sostieni che l’intera evoluzione umana sia una sorta di finzione? ... A me pare, invece,  che i suoi effetti non lo siano ... In fondo, abbiamo il progresso e la tecnologia e queste cose sono reali, per quanto ne so ...
- Amico mio, se tutti i gadget di cui siamo ammanniti dal cosiddetto progresso fossero la panacea che ci appare, noi dovremmo da tempo aver risolto anche tutti i nostri problemi individuali, i quali invece, sono sempre lì a torturarci ...
- Continua ...
- Se facciamo riferimento alla scoperta che riguarda il nostro “infimo” posto nell’universo, vediamo come ne ricaviamo la paradossale convinzione che siamo lo stesso importanti, in quanto gli unici ad avere la “coscienza”, “l’autocoscienza” e la capacità di capire l’immensità dell’universo: ma questo non è molto diverso da quello che pensavano “quegli antichi popoli”, “tutti i popoli” in effetti. Ognuna di quelle culture aveva la stessa convinzione, magari basate su premesse diverse ma ugualmente, puramente “consolatorie”: l’unico scopo della “cultura” sia essa mitologica, religiosa, o scientifica è quello di “consolarci” di fronte all’immensità del cosmo, che era ben chiara all’alba della nostra specie, non meno di quanto lo sia oggi! ... Tutta la cultura umana è un continuo poema dedicato alla natura: al bene che ci elargisce, da un lato, così come al destino che ci riserva ed al mistero della sua inesorabilità, che tanto ci spaventa !!! E’ indifferente se per esorcizzare tale incommensurabili paure ci rivolgiamo ai miti, alle religioni, o alla scienza: si tratta pur sempre di “credenze”! Non esiste “conoscenza oggettiva”, tutto ciò che riteniamo di sapere è ugualmente basato su basi “fragili”, tanto fragili quanto il “poco che in effetti sappiamo”: non solo ieri, ma anche oggi!!! ... Oggi sappiamo solo apparentemente di più di ieri, o dell’altro ieri, o dell’alba dell’uomo stesso: la nostra ignoranza è sempre cresciuta in proporzione ai nuovi orizzonti che ci si aprivano ... Se non immensamente di più !!
Se ci immedesimassimo in uno qualunque dei popoli “antichi” e ne vivessimo la vita culturale, non saremmo né più né meno lontani dalla “verità” di quanto lo siamo normalmente: sarebbe una pantomima, proprio come la nostra vita reale ... “Reale”? ...
- Santo cielo, Javier ... E ‘ di questo che si tratta? ...
- La fisica ce lo insegna: in ultima analisi, tutto quello che succede, a livello fondamentale, non è che “oscillazione” di energia, fra uno stato indefinito e l’altro ... Come tale caotico oscillare ci appaia è frutto della nostra necessità psicologica, “gestaltica”,  come per la nostra percezione visiva è un bisogno di “completare le figure” ... Anche per la nostra mente è un bisogno impellente dare un senso alle cose ... Come succede nel vedere “figure” nelle stelle, o nelle nuvole, ecc.
Dare senso alla nostra vita e all’universo sono solo esigenze psico-fisiologiche, come la fame, la sete, il sesso ... Mai delle “verità” ...
- Com’è possibile? ...
- Il “nostro mondo umano” assomiglia più di quanto si pensi al “resto del mondo”: la terra (e come essa la gran parte dei fenomeni del cosmo) gira e gira, in tondo, perennemente, ma solo in apparenza!!! ... In “verità” (per modo di dire) essa non compie mai un’orbita perfetta, bensì, ogni volta, leggermente spostata in direzione del “tempo futuro” e nella stessa misura anche il sole avanza della stessa quantità nella dimensione temporale; ragion per cui dal nostro punto di vista essa sta appunto solo orbitando intorno la sole!!! ... E’ tutto illusorio: è l’apparente diversità delle nostre vite rispetto  a quelle dei nostri avi, così come lo è l’avanzamento della terra nel suo viaggio cosmico col sole: sono tutti “epifenomeni”, alla base dei quali stanno i fenomeni energetici: quelli elementari, quelli dai quali tutto emerge, quelli che tutto generano ma solo in apparenza, solo sovrastrutturalmente, solo “per finta”; tutto non è che una grande, immensa, pantomima ...
- "Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.";scusa la citazione colta, Javier, ma, a quanto pare, sembra che Shakespeare avesse intuito qualcosa ...
- E’ sempre così, amico mio, l’arte e la scienza sono spesso strade parallele ...
- Ti prego, va avanti, Javier ...
- Noi, individualmente, viviamo di illusioni ed anche collettivamente, la nostra cultura, svolge l’unica funzione di “completare il disegno parziale”, che abbiamo di fronte: quello che avviene sottotraccia, in verità, è “l’evoluzione della specie”, come direbbero i “saputi”; ma ciò che significa in pratica è la “sopravvivenza del più forte” ... La nostra specie è giunta al punto da dover “giustificare” la propria follia devastatrice del pianeta, ormai fuori controllo ... La verità è che sono “tutte scuse”, escamotage per venirne fuori “immacolati” ... La specie è cieca e si batte per la supremazia senza regole e limiti, fino alla fine ...Come per altre specie, altrettanto cieche, quella che era in origine la lotta per la sopravvivenza della specie, si trasforma nella “frenesia alimentare”, metaforicamente parlando, essa in realtà si rivolge a tutte le risorse disponibili fino al loro esaurimento ... O fino alla caduta di un “meteorite giustiziere”, o fino alla morte per cancro del soggetto aggredito ...  Tutte le specie nascono per sopravvivere e muoiono, a seconda dei casi, perché non ci riescono, o perché ci riescono troppo bene!! ...
- E’ possibile, quindi, che alla base dei nostri problemi, in ultima analisi, ci sia il fatto, che noi siamo l’unica specie che non combatte quotidianamente per la propria sopravvivenza fisica? ... Che da troppe cose per scontate? ... Che ha aspettative totalmente assurde? ...
- E’ anche molto peggio! ... La nostra mente e la cultura collettiva che ne risulta a livello di comunità non sono in “controllo”: la nostra specie lo è, la biologia sottostante a ciò che “pensiamo” lo è, l’istinto che disperatamente tentiamo di domare lo è, il DNA che produce tutto quello che siamo, ma che non sa nulla della nostra “coscienza emergente”, lo è! ... Qualunque sia la nostra migliore aspirazione, non controlliamo affatto, né a livello individuale, né a livello di comunità, ciò che la nostra biologia produce: siamo alla mercé delle forze sottostanti; di quel comune, supremo potere che ha dato origine, non solo alla nostra specie, ma anche a tutte le altre; di quel potere che genericamente chiamiamo “vita” ...
- Possibile che ci siamo sbagliati così tanto? ...
- E continueremo a farlo ... La cosiddetta “forza vitale”, che anima tutto ciò che massimamente caratterizza questo pianeta, è qualcosa che sfugge da sempre alla nostra comprensione: ha una storia troppo lunga per essere compresa da noi esseri umani ... E’ la storia della strenua lotta per sopravvivere ad avversità, che il singolo uomo e persino l’intera sua specie nemmeno s’immagina: la lotta per proteggere la vita su questo turbolento pianeta, in mezzo ad un turbolento sistema stellare, in mezzo ad una terrificante moltitudine di stelle turbinanti intorno ad un mostruoso buco nero, in mezzo ad un gruppo di galassie in continua interazione catastrofica, in mezzo ad un cosmo pieno di insidie, che noi uomini e donne ancora nemmeno immaginiamo ... Non sappiamo ancora di cosa si  capace la “vita” ... Nel bene e nel male ... Pur di “sopravvivere” ...
- Mentre mi stupisco delle parole che sento, Javier, non so perché, non mi stupisco affatto del loro significato ... D’altro canto mi domando, se non vi sia una via d’uscita ...
- Non avremo più bisogno di affrontare le “paure collettive”, non appena ci guadagneremo il diritto di far fronte a quelle che scegliamo per noi stessi ... (Come nel mito, laddove l’eroe non accetta più di temere gli Dèi, perché decide di affrontare in prima persona le proprie paure). Solitamente, ogni cosa che attiri la nostra attenzione è una “buona scusa” per evitare di far fronte al nostro ultimo “scopo”: di cosa si tratti nessuno può dirlo ... Anzi solo uno può: colui che sta cercando di evitarlo ...  Non potremo mai capire di cosa si tratti, se non l’affrontiamo e non la possiamo affrontare, se ne abbiamo paura: la vita.  Tutte le distrazioni del mondo congiurano contro di noi: che fortuna! ... Infine, arriverà il nostro momento e non sapremo che pesci pigliare... A quel punto tutta la tecnologia del mondo, non potrà fornirci le risposte...
- Si potrebbe dire, Javier, che il fondo di un bicchiere, non ha sempre la forma di un bicchiere? ...
- Siamo circondati, amico mio, da gente disperata, che affoga i propri dispiaceri nell’alcol e nella droga, ma che non sta poi molto peggio, di chi usi altri metodi per ottenere lo stesso scopo ... Tutti nascondiamo qualcosa e nessuno sembra interessato a capire che cosa ... E proprio per questo finiamo per esserne inseguiti, senza mai giungere a capire da chi, o da cosa ...
- E la speranza?...
- Ricordo un detto popolare: “Chi vive sperando, muore cagando!” ...
- Vagamente tranchant, non credi? ...
- Senza cattiveria, sia chiaro, ma non ci sono scorciatoie: rinunciare alla paura, in cambio dell’ansia, non è un buon affare. La vita arriva senza che nemmeno te l’aspetti e può finire allo stesso modo: ci sarà ben un motivo, se le cose stanno così ...
- Non so immaginare quale, Javier ...
- Non usare l’immaginazione, ti consiglio di ascoltare; gli antichi così facevano ...
- Ora sì, che sono confuso ...
- E’ giunto il momento di un altro giro, amico ...
- Offri tu? ...
- Offro io ...


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