sabato 17 gennaio 2015

La Teoria “Dominio di Scala” - TDS

[The “Scale Domain Theory” -  aka SDT]


Abstract: Ch’io sia dannato, se posso fare a meno di certe frequentazioni ... Ma lo sarò ugualmente, se non lo faccio e allora tanto vale: “FALLO”!! ... Mai frase fu più “pregna” di allusioni ...  Se devo dirla tutta, non mi sono mai premurato di nascondere la mia predilezione per “i facili costumi” (qualunque cosa voglia dire tale espressione); ma oggi, cosa non lo è mai? ... E pertanto, è senza alcuna remora che posso parlare liberamente, della mia “adorata e agognata” cerchia di etère. Tra puttane e puttaniere, si sa, non ci sono veli d’ipocrisia che tengano: ci si conosce troppo a fondo, perché possano stare in piedi ... Tuttavia, come diceva un mio vecchio docente di psicologia clinica: “Non puoi scopare tutto il tempo! ...”. Una frase di cui, per tutta la giovinezza, non ho capito il senso ... Ma ormai, siamo assai maturi e pingui per le fragili illusioni ed i nostri entusiasmi sufficientemente blasé, per dare spazio alla “riflessione”, fra una prestazione e l’altra ... E’ così che, con le mie inalienabili amiche, ci siamo organizzati, un passettino alla volta, in modo da rendere proficui anche gli inevitabili miei “tempi morti” e loro “tempi di raffreddamento” ...  Datosi che, il “bordello” è in pratica prospiciente la mia dimora, le mie ragazze, con un semplice impermeabile addosso, attraversano la strada, per poter trascorrere i loro “intervalli” nel mio ampio giardino, o sotto il mio porticato, sorseggiando un tè, un caffè, o una cosa qualunque; ma sempre, mantenendo fede alla  più classica delle loro definizioni: passeggiando su e giù e chiacchierando fra loro e con me, che le ammiro, anche quando sono “fuori servizio” ... Ed è stato così che, dopo aver nel corso degli anni esaurito argomenti su argomenti, un bel giorno è nata l’idea di scambiarci le nostre idee su qualche libro che leggevamo e, successivamente, di organizzarci per leggere cose simili, di cui poi discutere, durante le nostre escursioni all’ombra del portico ... Era nata la nostra specialissima “Scuola Pronuba Peripatetica” , detta anche “Scuola Etèra del Sacro Diporto”. Ci siamo, da allora, occupati dei più disparati argomenti, nel corso dei seguenti anni e sempre con grande entusiasmo e condivisione di intenti; abbiamo raggiunto un indiscusso affiatamento, già cognito in camera da letto, anche nelle scelte culturali e, in tempi recenti, indirizzato prevalentemente alle scienze fisiche ed astrofisiche; spaziando tra la fisica teorica e l’astronomia, la cosmologia e la teoria quantistica del campo; per farla breve abbiamo maturato la passione per la fisica degli estremi ...  Sembra che le conseguenze siano sfociate in un risultato inatteso, forse anche protervo, che ci ha spinto a formulare una nostra specifica teoria, forse meglio connotabile come “meta-teoria” e che abbiamo voluto identificare, ispirandoci a due dei pilastri della moderna fisica teorica, con il titolo di: Teoria “Dominio di Scala”, ovvero TDS. La si vuole meglio caratterizzabile come “meta-teoria”, in quanto essa poggia le sue basi unicamente su teorie già note e perlopiù ben consolidate. Ci si chiederà, più in generale, quale senso abbia una tale scelta; ebbene ne ha, nella misura in cui, secondo il parere di una delle nostre “Miss Frusta”, la Maitresse Demonia Donjon: ogni teoria seriamente scientifica necessita, ineluttabilmente, di una propria solida coerenza interna, possibilmente associata ad una elegante semplicità matematica; nonché sia imprescindibilmente soggetta ad una feroce ghigliottina sperimentale e/o osservazionale. Di seguito, mi limiterò a stilare un resoconto delle fasi più interessati del dibattito, che ha portato il nostro gruppo di lettura a formulare una tale proposta; senza falsa modestia, sia ben chiaro, ma anche senza alcuna pretesa superimposizione di ruoli: la scienza ha pieno titolo del proprio metodo ed invece il compito di noi profani è assai diverso, perché ci abbiamo messo i nostri soldi e possiamo, quindi, volendo, anche puntare i piedi ... Se lo scienziato è il regista, il grande pubblico è il produttore ... La “libertà di pensiero” è un diritto per entrambi ... Una cosa non è lecita per certo: che chi paga sia escluso dal privilegio di comprendere ciò per cui ha pagato, o peggio ancora, che gli vengano propinate spiegazioni inverosimili ed infantilizzate, all’unico scopo di continuare a spremere soldi: mascherando così l’imbarazzo di teorie incerte, o peggio “fanta-scemifiche” e che siano sconsideratamente complicate, solo per poter foraggiare una nuova casta di sanguisughe. Laddove la scienza non parli più una lingua che si possa capire e discutere, essa si trasforma in una forma di neo-religione, fonte di inevitabili privilegi e solida infrastruttura per una nuova, antica, oppressione ... L’allettante, fasulla e pateticamente consolatoria ricaduta tecnologica non è che una misera mancia, gettata, ostentatamente quanto ingannevolmente, al nuovo servo da un rigenerato e oscuro padrone ... E chi meglio della puttana conosce l’ontologia del prosseneta ...

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E’ stata Maitresse Demonia Donjon, dalle altre ragazze [e non da me, ovviamente] vezzeggiata solitamente con un più economico “Me-jon”, che in un’intermi­nabile e sfinente pomeriggio d’estate; mentre io scrutavo una languida piega della sua vestaglia ombreggiare appena il suo glabro monte di Venere, ad uscirsene, con inusitata verve, a proposito di un argomento assai ostico per tutti gli altri:

- Ecco, il solito “Lenny testa-di-cazzo” e le sue fissazioni ... Non si smentisce mai ...

Per la cronaca, devo dire, che non si può fare il nome della persona in questione in quanto trattasi di eminente figura pubblica; per altro verso, tuttavia non è da ritenere che si tratti di un vero insulto, ovvero di una voluta contestazione del di lui talento scientifico ... Me-jon è la più accesa sostenitrice del valore assoluto del Lenny in questione, ma spesso si lascia andare a colorite metafore, quando non ne condivida le conclusioni, pur associandosi a gran parte delle premesse ... La nostra Me-jon è una delle più assidue lettrici di saggi scientifici, in partcolar modo per quanto concerne le cosiddette “High-Energy theories” (dette anche UV in quanto rivolte alla parte, appunto, “alta” dello spettro EM), cioè lo studio del comportamento dei sistemi ad alta ed altissima energia ...

- Voglio che lo mettiamo all’ordine del giorno ... Devo potermi sfogare con qualcuno e dire fino in fondo ciò che penso e mi serve un solido contraddittorio, ragazze ... Quindi mettete via per un po’ quello che state leggendo e concentriamoci tutte sul “paradosso dell’osservatore”, anche tu, “cazzo-moscio-sbircia-e-basta”, vedi di darti una smossa, se vuoi sentire ancora il mio fiato sul collo ...

Ecco, come avrete capito, l’unico cazzo in circolazione, in quel frangente, era il mio e la ragione per la quale venivo così rudemente e, all’apparenza contraddittoriamente, apostrofato deriva dal naturale “ruolo”, che il maschio incarna con la sua Maitresse: Lei mena e io strillo, altro che moscio! Quindi la “minaccia” di non “starmi più col fiato sul collo” é la peggiore fra le possibili, dato il contesto ... Ma Me-jon non diceva sul serio, non metterebbe mai in atto una tale intimazione, sa di essere l’indiscussa femmina-alfa dell’intero gruppo: il suo era solo un richiamo all’ordine, ad una decisione presa. E fu così che la “Scuola Etèra del Sacro Diporto” ebbe i natali e che l’intero gruppo si organizzò, di volta in volta, intorno ad un tema condiviso; prima con la lettura dei vari saggi e successivamente col dibattito sui temi salienti, che ne emergevano.
Esaurito questo dettagliato resoconto delle “origini”, per i passaggi successivi cercherò di essere molto più conciso e scusate se, nella frenesia della sinteticità, potrò saltare qualche passaggio di troppo.

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Che cosa è dunque il “paradosso dell’osservatore” (più noto come “problema dell’osservatore”)? ... Non sarebbe compito mio spiegare un problema di tale profondità, ma se non lo facessi smentirei in primo luogo me stesso, in quanto parte di un’idea di scienza come valore condiviso e come “Graal Laico”, per il quale occorre battersi a scapito dell’opposta visione della Scienza come “torre d’avorio”,  per una futura progenie di  "Morlock” ed “Eloi” ... Cercherò, dunque, di enunciare, con parole povere, quella che è la nostra modesta comprensione del fenomeno in oggetto ed un possibile punto di vista, relativo al medesimo e basato sulla TDS.
Quando si osservi un fenomeno scientificamente, nella cosiddetta metodologia classica, occorre predisporre una scena per i fenomeni da osservare ed avere un punto di osservazione per colui che esegua l’esperimento: per lo più le due cose risultano indipendenti tra di loro e niente che lo scienziato possa fare “guardando” potrebbe avere il ben che minimo effetto sull’esito dell’esperimento. Per esempio se osservo un proiettile che colpisce un pezzo di legno ed in seguito rifaccio la prova senza guardare, il risultato sarà sempre lo stesso e mi troverò con due buchi uguali sul ciocco, a parità di “setup”, ovvero di pre-disposizione dell’esperimento. Questo è vero per tutti i “setup” classici, ma non è più vero quando si predisponga una verifica del comportamento delle particelle elementari, ovvero quando, dal mettere alla prova la “meccanica classica” ed i suoi corpi macroscopici, si passi a testare particelle che rispondono a modelli tipici della “meccanica quantistica”: queste minute entità non possono nemmeno essere identificate singolarmente ed oscillano nell’incertezza intrinseca fra le sembianze di particelle e quelle di onde, senza mai saper prendere una decisione. Non possiamo mettere alla prova qualcosa che non sa manifestarsi a noi in modo univoco: cosa mai dovremmo testare? ... Ecco allora che entra in campo la MQ e ci fornisce un metodo per impostare esperimenti che altrimenti non avrebbero modo di essere nemmeno predisposti: occorre in prima istanza decidere cosa osservare e nel far ciò PERDIAMO automaticamente il diritto di osservare, come eravamo abituati a fare in MC, l’interezza del fenomeno. Pensate, se per poter misurare la velocità di una palla di cannone dovessimo rinunciare a saper dove essa si trovi? Oppure, se per sapere dove si trovi in ogni momento dovessimo rinunciare a sapere a che velocità si muova? Che cosa ne sarebbe di tutta la dannata balistica militare? E’ questa la situazione in MQ: un esperimento, se va bene, ci dice che “qualcosa” “forse” si sta muovendo ad una certa velocità, ma se chiediamo cosa, o dove ci serve un altro esperimento, diverso dal primo e separato nel tempo e altrettanto deficitario. E questo è solo l’inizio, non è niente, il vero scombussolamento salta fuori quando scopriamo, in un tipo di esperimento chiamato delle “due fenditure”, che le particelle possono passare per due aperture contemporaneamente e peggio ancora, che il loro comportamento varia, a seconda che vengano osservate, o meno e persino che se cerchiamo di ingannarle, aprendo gli occhi “dopo” che abbiano superato l’ostacolo, esse possono tornare indietro nel tempo per “ridefinire” il loro comportamento, in funzione del “nostro effettivo atteggiamento osservazionale”!!!!
Ecco il “problema dell’osservatore”: come sia possibile che la realtà fisica, i fenomeni naturali, per quanto limitatamente (sic ?!) al mondo subatomico, siano soggetti all’arbitrio di un’improbabile scienziato: improbabile in quanto gli scienziati esistono da qualche secolo, mentre le particelle elementari “scelgono come comportarsi” da almeno da 14 miliardi di anni !!!
Da questo paradosso germogliano una quantità di sproloqui, che possono essere puntellati dalla miglior matematica che l’umanità abbia mai concepito e che potenzialmente possono essere il frutto del puro genio; o magari della mera vanità ... E’ questo che fa incazzare la mia adorata Me-jon ...  

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La prima idea che, a suo tempo, ha ispirato la TDS proviene da un nostro dibattito sulla natura delle galassie: se le osserviamo dal nostro pianeta, ciò che vediamo cambia “natura” a seconda del metodo scelto per farlo; se le guardiamo ad occhio nudo sembrano stelle come le altre, se ci serviamo di un telescopio, invece, potremo distinguere le stelle dalle galassie, ma se continuiamo a potenziare l’ingrandimento capiterà che perderemo di nuovo di vista la struttura galattica e finiremo per vedere di nuovo nient’altro che stelle!! ... Quest’idea ci porta direttamente al concetto di frattale ed alla natura universale della legge matematica da cui ognuna delle figure così generate si manifesti: sembra una contraddizione, ma non lo è!
Proprio il fatto che la generazione di frattali tramite una comune legge matematica ci appaia simile e ripetitiva ci dice un fatto importante: le figure di questa natura NON SONO FOTOCOPIE !!! Si “assomigliano”: PROPRIO PERCHE’ DIVERSE TRA LORO! Ed è qui che appare necessario introdurre il concetto di “DOMINIO di SCALA”: ogni “legge/strumento” che generi fotocopie richiama la presenza di un semplice principio DUPLICATORE (una fotocopiatrice, una catena di montaggio, una reazione chimica, o nucleare, che producano molecole identiche, o particelle identiche, ecc.). Quando invece ci troviamo di fronte ad una “legge/strumento” che inneschi, tramite “iterazione”, la generazione di entità ripetitive, ma non esattamente identiche, siamo di fronte all’effetto di variabili che sono presenti in modalità differenti in relazione alla scala considerata: analizzando una galassia che da lontano sembri una stella scopriamo come sia composta da stelle vere proprie; mentre se analizziamo una stella essa ci apparirà composta in tutt’altra foggia, perché la sua “scala” introduce variabili diverse dalla scala galattica, nella generazione delle entità particolari in essa presenti. Esistono effettivamente leggi universali, ma esse si combinano in modi imprevedibili con variabili specifiche presenti ESCLUSIVAMENTE nel DOMINIO particolare di una DETERMINATA SCALA E SOLO DI QUELLA!!
E’ questo il motivo per il quale Me-jon si scatena ogni volta che legga di uno scienziato che sponsorizzi “una di quelle” teorie, che si autoproclamano “Teorie del Tutto” (= TdT / ToE) ... Io di queste cose non ne capisco molto, ma ho scritto questi ultimi paragrafi con molta cura e li ho fatti controllare da Lei, che, con solo qualche correzione, li ha approvati ... Era così soddisfatta, che stasera stessa mi riceverà in “studio”,  per una seduta ... Adesso non capisco più niente, son già tutto un invexendo [1] ...

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E’ passata una settimana dall’ultima volta che mi sono “seduto” a scrivere queste note ... Faccio ancora una certa fatica a poggiare la schiena ... Ma non vorrei lasciar passare troppo tempo, a rischio di perdere il filo del discorso ...

Stavo, appunto, per affrontare una prima conclusione riguardo ai discorsi, che molte volte ci siamo ritrovati a fare con il gruppo: 
Le “leggi della natura” sono, per certi versi, sempre leggi inerenti ad un “Dominio di Scala” specifico: possono apparirci simili e persino indistinguibili, tuttavia non deve essere necessariamente così; la ragione essendo, che ad ogni scala possono essere valide alcune specificità, non trasferibili ad altre scale. Un esempio tipico di ciò che intendiamo è il meccanismo del volo: tutti conoscono l’universalità dei principi che lo ispirano, ma spesso si trascura il fatto che alle varie “scale” emergono specificità non valide universalmente. Vediamo come si libra in volo un colibrì e capiamo che ciò non sarebbe possibile per un condor [i.e.: alla sua “scala”], o per un’aquila [i.e.: alla sua “scala”], per non parlare di uno pterodattilo [i.e.: alla sua “scala”]; le modalità di volo di una libellula [i.e.: alla sua “scala”] non sono le stesse del pipistrello [i.e.: alla sua “scala”] e via dicendo: tutte queste “varianti” evidenziano la specificità, che entra in gioco ad ogni particolare scala, a parità di alcuni principi generali. Al di là, della precarietà degli esempi suddetti (un limite mio, più che della teoria), bisogna considerare l’applicabilità dell’idea ai più disparati contesti e la presenza di sistematiche incongruenze praticamente in tutte le teorie scientifiche “ufficiali”: NON ESISTE LA POSSIBILITA’ STESSA DI UNA QUALSIASI TdT ! Le variabili di cui abbiamo parlato non potranno mai entrare in un “SISTEMA”, ESSE SONO IMPREVEDIBILI E SONO INNUMEREVOLI !!!!! NESSUNA TEORIA E’ IN GRADO DI PREVEDERLE, PERCHE’ NON ESISTONO “A PRIORI” !!
In tutta la fenomenologia, qualunque sia il numero delle “dimensioni strutturali” , ne esiste almeno una che non lo è: il TEMPO! Checché ne possa aver detto, a suo tempo, Newton: il tempo è una variabile “instabile” di natura locale!
Come facciamo ad affermare una cosa simile? ...
Quest’idea, modestamente, l’abbiamo elaborata io e la giovane “rookie” Lexi Lazzarina, perciò posso descriverla, in tutta scioltezza:
Prendete in considerazione il “tempo”, come si presenta nell’esperimento sopra citato delle “due fenditure”. Abbiamo detto come le particelle possano, a dispetto del tempo trascorso, “ri-strutturare” il loro comportamento passato, per convergere con il “comportamento dell’osservatore” dopo un certo evento: questo è semplicemente assurdo, se applichiamo il concetto newtoniano di tempo (ma anche ogni altro concetto di tempo fin qui noto, per quel che ne so) ...
Infatti, questo esperimento rientra nel novero degli innumerevoli paradossi della “meccanica quantistica”.
Ma facciamo ancora un passo, prima di tentare un’interpretazione.
Considerate ora, le osservazioni astronomiche: c’è qualcosa di strano in esse che non viene spesso messo in evidenza. Ed è il fatto che gran parte di quello che sappiamo sul cosmo e che, così eclatantemente, viene propagandato nei documentari divulgativi ... è frutto, NON DI OSSERVAZIONI SINGOLE, come per esempio si fa con la scienza in genere: vedi l’osservazione della crescita di una pianta, oppure del comportamento di un gruppo di animali, ovvero della traiettoria di un’orbita di un asteroide ... In cosa, queste metodologie sono così diverse? ... Nel caso dell’astronomia e della  cosmologia NON E’ POSSIBILE OSSERVARE LE STRUTTURE A GRANDE SCALA IN “TEMPO REALE” !!! Perché tale tempo non è alla nostra portata !!! ... Le nostre osservazioni cosmologiche/astronomiche devono essere “RICOSTRUITE”, a partire dalle “istantanee” costituite da “oggetti” diversi, i quali messi opportunamente insieme, come in un film, fotogramma per fotogramma, ci danno l’idea di come i vari oggetti in questione si siano comportati in passato e si comporteranno in futuro ... Ma è davvero così? ... Lo è e non lo è! ... Noi possiamo “dedurre” le struttura presenti nel cosmo, ma NON POSSIAMO OSSERVARLE !!! Strettamente parlando... E questo significa che non stiamo facendo scienza proprio, proprio come andrebbe fatta ... In verità, in verità vi dico ... Che questo metodo lascia la porta aperta al cosiddetto paradosso del “cervello di Boltzman”: se applichiamo a questa situazione il metodo noto come “Rasoio di Occam”, risulta evidente che un universo così vasto da non poter essere, per la gran parte, osservato “in divenire”, bensì solo dedotto da “osservazioni statiche”, è più probabilmente frutto di “un cervello opportunamente predisposto” e che si immagini tutto”, anziché di un tale spreco di effettive risorse energetiche per produrlo materialmente ...
Non voglio dilungarmi in troppi dettagli: non è questa la sede per spiegare tutti i casi che abbiamo riveduto e riconsiderato per giungere ai pochi esempi che vi ho esposto in queste pagine ... Questa è solo un’infarinatura, che spero stimoli il vostro interesse e se ci sarò riuscito, avrò ottenuto lo scopo ...
Ora non ci resta che tirare le somme e proporre un’interpretazione basata su TDS.
Dal “nostro” punto di vista il “tempo alla scala subatomica” ed il “tempo alla scala cosmologica” si presentano come i due estremi di un unico paradosso: da un lato abbiamo un “tempo” che scorre troppo in fretta per poter dire da che parte esso “vada” e perciò non “esperibile”; dall’altro abbiamo un “tempo”  che è quasi-fermo  e che perciò a sua volta  risulta altrettanto non “esperibile”: in mezzo c’è il “nostro tempo”, che però ci crea problemi, quando tentiamo di  utilizzarlo per mettere a confronto i due estremi di cui sopra.
E’ indiscutibile che a noi umani, il tempo appaia come una dimensione universalmente valida in ogni frangente, ma noi umani non siamo il metro ideale per giudicare; alcuni esempi: il sole e la terra sono legati dalla gravità, ma il “segnale” che “lega” questi  due corpi celesti, e che si estende per circa 150 milioni di km, “esiste” in un “presente” suddiviso in 480 diversi secondi ... Quale di questi 480 secondi (o 4800 decimi di secondo, o quello che preferiate usare come unità di misura) sarebbe il vero e proprio “tempo presente“? ... Non esiste nell’universo un vero riferimento a ciò che noi chiamiamo “presente”, per il semplice fatto che non può esistere (dopo Einstein) il concetto di “simultaneità”: la distanza fra il sole e la terra è la risultante “composta” di spazio e tempo, in cui ci sono 480 “presenti” diversi, i quali a loro volta sono una sorta di “mattoni” costituenti un “corpo” dinamico, non rigido ma, per così dire, “snodato”, che in ultima analisi “trasmette” il “segnale gravitazionale”, che in questo modo tiene legata la terra al sole (Einstein descrive questo stesso effetto, come curvatura geometrica dello spaziotempo). Il tempo non è quindi assoluto, bensì la risultante delle proprietà locali (densità di energia nelle sue varie forme). Detto questo, per parte del “nostro cortile di casa”; proviamo ora ad applicare la stessa logica, ma un poco più in grande: la nostra Terra, e con essa l’intero sistema solare, è legata gravitazionalmente al buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, la Via Lattea. Se applichiamo lo stesso calcolo, magari senza usare troppi numeri e riassumendo un po’, ci rendiamo conto che per “comunicare” al nostro sistema l’attrazione di gravità, al buco nero centrale occorrono 27.000 anni-luce; c’è da chiedersi: cosa facciamo nel frattempo? ...
Non è così, in realtà, perché la struttura della galassia è “deformata” dalla gravità in modo da creare una sorta di smisurato “pozzo” in cui i corpi celesti, continuamente, “precipitano” e tuttavia è anche vero, che tale “deformazione” non può essere “estesa” alle grandi distanze istantaneamente, ma sempre rispettando il limite della velocità della luce e quindi ritorniamo al problema di prima: se il buco nero centrale dovesse sparire di colpo, alle parti esterne della galassia, al sole e a noi, occorrerebbero 27.000 anni per accorgersene ... Ma che senso ha: non viene spontanea anche a voi, questa domanda?
Quale struttura, a noi nota, potrebbe stare in piedi se, per costruirla, ci volessero, non dico 27.00 anni, ma anche solo 200? ... Nessuno rimarrebbe vivo abbastanza, per confermarne l’esistenza ... Non ci sarebbe modo di considerarla unitariamente: il “tempo presente” è un concetto estremamente ambiguo, eppure per la nostra mente è essenziale.
A questo punto torniamo al concetto di Dominio di Scala: non siamo ancora al punto di poter spiegare tutto con questo principio, ma con esso disponiamo di uno strumento in più, per analizzare la realtà fenomenologica.
La “scala” di una galassia è troppo “grande” per noi, sia in termini spaziali che temporali: non potremmo mai “capire” il concetto di galassia se esistesse solo la nostra. Sappiamo che esistono le galassie e come sono fatte a partire dall’invenzione dei telescopi: tuttavia, l’abbiamo già sottolineato, se ingrandiamo troppo, perdiamo di nuovo “di vista” la galassia e ci ritroviamo a guadare le sue stelle ... Cosa succede? ... Come si può studiare una “galassia” in dettaglio se non ha “dettagli” da poter osservare? ... Sarebbe lo stesso se cercassimo di studiare il corpo umano ingrandendo una sua parte sotto il microscopio elettronico ... Tutte le cosiddette “strutture” svaniscono appena le osserviamo da “troppo” vicino ... E’ come se la loro identità si manifestasse solo in un preciso “ambito”: né troppo da vicino, né troppo da lontano: ecco che cosa è il “Dominio” ed il perché è circoscritto in termini di “Scala”. C’è solo una ben precisa “Scala” (un ambito descritto tra un minimo ed un massimo) all’interno della quale un insieme strutturale e/o dinamico si manifesta in un enclave, da noi nominato “Dominio”.
Esempio 1: una galassia è comprensibile, come tale, entro una “distanza” abbastanza “piccola” da distinguerla da una comune stella e abbastanza grande da non trovarcisi dentro; per le stesse ragioni è possibile acquisire il senso della sua “completezza temporale”. Ci vogliono milioni, se non miliardi di anni, affinché una galassia completi la sua formazione e quindi nessun umano, né l’umanità intera, ne potrebbe mai testimoniare l’unitarietà; a meno che essa non si sia già formata in tempi e luoghi lontani ... E’ questo insieme di scale spaziali e temporale a “costituire” il dominio specifico grazie al quale si può manifestare l’oggetto “galassia”.
Esempio 2: il fatto, che gli esperimenti “quantistici” risultino talmente insoliti, denuncia la natura peculiare dello spazio e del tempo a quelle particolari “scale”: l’osservatore influenza col suo comportamento, non solo l’esito dell’esperimento, ma anche il “comportamento” a ritroso nel tempo delle particelle? ... Ma di quale tempo stiamo parlando? ... A noi appare che ci sia un’azione indietro nel tempo di entità che non conosciamo abbastanza per poterle ingabbiare: la “scala” alla quale le particelle elementari si, per così dire, “esprimono” (o se volete s’inverano) è “al di fuori” della nostra comprensione, come la galassia in cui siamo posizionati: per poterla identificare ci dobbiamo porre “alla giusta distanza”, non solo e non tanto in termini di spazio (come per osservare le galassie altre dalla nostra), quanto in termini di “Dominio”. Le particelle elementari sono la manifestazione di un “Dominio di Scala” molto, ma molto, diverso dal nostro: per cominciare, a livello subatomico ogni particella può manifestarsi nell’universo solo in presenza della sua anti-particella, la quale, naturalmente, viaggia “indietro nel tempo”!!!! E questo non può essere trascurato, quando si affermi che un esperimento si svolga in un dato “lasso di tempo”: il tempo di chi? ... Il tempo della particella, il tempo dell’anti-particella, oppure il nostro tempo? ...
E’ evidente, che il “nostro tempo”, di per sé, non centra per niente; ma acquista importanza tramite lo “strumento” che utilizziamo per sondare il “setup” – in genere un fotone a medio-alta energia, che esiste a partire dal “nostro tempo” ed in conseguenza dell’esperimento viene ad interferire (scatter), alla scala delle particelle elementari, sia con una direzione del tempo, sia con quella opposta, in quanto, a quella scala, le due cose non sono distinguibili !!!
In questo modo il “nostro tempo”  non può che interagire col setup sperimentale, al punto da alterarne lo sviluppo in termini di particelle e di anti-particelle, cioè in termini di “tempo” e di “anti-tempo”.
Detto altrimenti, la nostra “sonda”, alla scala in questione, rileva che non solo il tempo non è assoluto, ma non è nemmeno “vincolato”, come invece lo è alla “nostra scala” ed ecco perché a noi si presentano delle incongruenze.
Il “mondo subatomico” è detentore di specificità – spazio-temporali - tipiche del proprio “DOMINIO di SCALA”: tali specificità si manifestano  nel “nostro tempo” lineare e mono-direzionale”, appunto, come paradossi.
Miss Lexi è totalmente d’accordo, ma non posso dirvi come stia manifestando il suo consenso ...

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Siamo consapevoli di non aver fornito un quadro completo della nostra teoria; forse dovremmo parlare, più modestamente, di semplice ipotesi ... Non ne facciamo una questione terminologica ... Chiamatela come volete, per noi conta la sostanza ... E speriamo di avervi trasmesso i sensi della nostra passione per la scienza; senza tuttavia lasciare, che essa ci intimorisca; azzardando un po’, proprio perché noi, profane/i, non abbiamo niente da perdere ... Non cerchiamo la verità, né l’immortalità, ma la semplicità ... La migliore, tra tutte le forme di eleganza ...

Ok, Lexi ... Grazie, cara ...Ora sciacquati bene ... Mentre io ti preparo un buon caffè ...


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References:
[1] Invexéndo: [pron.: inve – je – ndo; con “j” strisciata, alla francese , come in “jean”, o “jetée”] - (Dizionario Genovese-Italiano)  ... dicesi invexendo di quella confusione e tumulto di pensieri che producesi nella mente dall' affollarsi d'idee, di cure che sopraggiungano insieme, ad occupare l'animo, o a perturbarlo ...


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