venerdì 27 luglio 2018

Siamo davvero sicuri che la realtà sia reale? …




Abstract: Una riflessione del tutto nuova su alcune cose dette a suo tempo da John Wheeler (*)…



Se nella vita di tutti i giorni, per fare un’ipotesi, spariamo una palla da tennis (o da baseball, per quel che vale) verso una paratia con una fenditura, la palla può fare una di queste due cose: o passa attraverso la fenditura e procede oltre, oppure va a sbattere contro uno dei due lati e rimbalza indietro. Supponiamo ora di modificare la paratia aggiungendo una seconda fenditura, per poi procedere a sparare la nostra palla come nel primo caso. In questa nuova situazione, la palla ha le stesse opzioni di prima, più la possibilità di sbattere contro il divisorio che separa le due fenditure. In ogni caso la nostra palla continua ad essere una palla e continua a rispettare coerentemente le regole della fisica a noi note e le regole del buon senso alle quali siamo abituati: gli oggetti solidi rimangono tali, a prescindere da quanti buchi nel muro noi possiamo fare o non fare ... Ma esiste una situazione simile in cui le cose ovvie che abbiamo appena detto non si verificano affatto; una situazione che sconvolge totalmente le nostre rassicuranti regole di buon senso e persino le altrettanto rassicuranti leggi della fisica tradizionale … Nel corso del tempo è stato fatto di tutto per cercare di spiegare in modo “ragionevole” i fatti di cui stiamo per parlare, ma fino ad oggi ciò si è rivelato impossibile e sembra che lo si possa considerare impossibile anche per il futuro: non siamo di fronte ad una lacuna della  nostra conoscenza scientifica ma ad una pura e semplice, ineludibile aporia.


Esistono ormai infinite verifiche e relative varianti dell’arcinoto esperimento quantistico delle due fenditure; ogni possibile aspetto e variante ha subito prove e controprove, alla ricerca di ogni possibile scappatoia, o di ogni supposto dubbio … Ormai non vi sono più dubbi (praticamente) sul fatto che siamo di fronte ad un “mistero” vero e proprio, a qualcosa che ci mette per la prima volta di fronte ai limiti delle nostre capacità scientifiche.

Non intendo addentrami nei dettagli tecnici dei vari tipi di esperimenti, sia perché non è il mio mestiere, sia perché è facile per chiunqe trovare su internet ogni possibile chiarimento a riguardo. Mi limiterò a dare per scontato quanto ormai di dominio pubblico e a citare l’esempio classico (di cui riporto un’illustrazione di seguito) come paradigma di tutte le successive variati.

Quando si dice che l’esperimento in oggetto ci presenta un “mistero” insoluto, si vuole sintetizzare e semplificare qualcosa che però richiede anche qualche necessaria precisazione.




Che cosa mai può fare una semplice paratia con due fenditure ad una particella materiale per riuscire a trasformarla nella "mistica"  frazione di un fenomeno tipicamente ondulatorio?


Ripartiamo dal nostro esempio “classico” in cui le palle rimangono palle per tutto il tempo e possono essere sempre riconosciute come tali; inoltre esse percorrono una “traiettoria” ben precisa che può essere identificata in ogni momento, dal momento della partenza, lungo tutto il percorso attraverso la fenditura (o meno) e fino al suo punto di arrivo: questo è tipico della fisica classica, quella che si applica alla nostra vita quotidiana e che non cambia mai.
Se invece di palle da tennis, scegliamo di utilizzare particelle subatomiche (come gli elettroni, per esempio) per fare lo stesso tipo di esperimento andremo incontro a qualche sorpresa …
Come vediamo nello schema, ci procuriamo un cannone a elettroni, che consenta di sparare gli stessi uno per uno, o in rapida successione, proprio come una macchina spara palle da tennis per esercitazioni.
Dato che gli elettroni non sono visibili a occhi nudo, ci occorre uno schermo per rilevare il loro arrivo (pensate ai vecchi televisori a tubo catodico che funzionavano esattamente così), nel nostro caso piazzeremo una paratia lungo la loro strada come nel caso precedente. Cosa accade? … Niente! … Se usiamo una paratia con singola fenditura, gli elettroni si comporteranno proprio come le palle da tennis …
Diversa è la situazione non appena introduciamo la paratia con due fenditure … E che sarà mai! … Due buchi invece di uno … possono davvero fare tutta questa differenza ?! …

Improvvisamente il mondo è sottosopra: da una parte entrano elettroni (palle materiali) e dall’altra escono … onde … (ONDE !?! …) … 

ma no dai ! … chi vuoi prendere in giro? …

Ok! … Facciamo un po’ mente locale: dove cazzo sono andate a finire le palle? … da dove spuntano le onde? … che ci avete messo nel vino? …

La paratia con le due fenditure è proprio come quella di prima che ne aveva una sola, non ci sono stranezze di alcun tipo, anche nelle varianti dell’esperimento in cui si usano solo dei laser e degli specchi semi riflettenti, l’unica cosa che caratterizza il caso con le due fenditure è SEMPLICEMENTE il fatto che gli elettroni hanno la possibilità di “scegliere” e quando ciò accada essi … vanno “fuori di testa”.

Ora ci serve introdurre giusto un pizzico di meccanica quantistica: le particelle subatomiche in genere, e gli elettroni in particolare, non possiedono (a differenza degli oggetti “classici”) una traiettoria definita – né definibile – essi percorrono ogni possibile “via disponibile” in tutto l’universo, ma con la condizione che questi percorsi siano probabilisticamente distribuiti in base alla economicità delle distanze da percorrere e quindi ne consegue che per andare dal punto A al punto B un singolo elettrone non ha una singola traiettoria – come la palla da tennis – ma “deve” utilizzarle tutte nelle debite proporzioni e quindi ancora, l’elettrone esiste al momento di partire e al momento in cui arriva, ma dal punto A al punto B … NON SI SA! … Ovvero, in quel mentre, l’universo è pieno di copie del nostro elettrone originario “frazionato” che tentano di soddisfare la cosiddetta “somma sui percorsi” (i.e.: la sommatoria di tutti gli “infiniti” percorsi ammessi fra i due punti). John Wheeler propone di non indagare troppo e considerare lo stato dell’elettrone in quella fase come una “nebbia” … e lo fa per proteggerci! … Perché l’alternativa è ancora più raggelante … ma andiamo per gradi.

Detto questo, come ci aiuta a capire quel che succede nell'esperimento? ... Le due fenditure possono creare problemi che una fenditura non creava? ... Come mai l'elettrone non impazzisce nel primo caso e invece nel secondo sì? ...
C'è ancora una lezione che ci deriva dalla meccanica quantistica: tutte le particelle subatomiche (e forse non solo) presentano una doppia natura (ontologicamente parlando): sono sì particelle ma allo stesso tempo esse sono a tutti gli effetti anche entità ondulatorie … contemporaneamente! … E’ un concetto non facile da assimilare e anche se lo si accetta, non significa che lo si capisca, anzi …
Un esempio per aiutarci: se gettiamo un sasso nell’acqua, provochiamo delle onde concentriche, che poi si diffondono ovunque ad libitum. La pietra è la causa, le onde sono l’effetto, l’acqua è il mezzo, ma ci serve un’altra cosa fondamentale: il tempo. Il tempo determina una separazione tra la causa e l’effetto dal nostro punto di vista, ma resta il fatto che pietra e onde sono una realtà inscindibile, l’una e l’altra non esisterebbero da sole: l’elettrone e il campo elettronico sottostante formano questo tipo di simbiosi, l’uno senza l’altro non esisterebbero. La particella che chiamiamo elettrone è un “fremito” del campo elettronico, che è sempre necessariamente presente in loco anche lui: dove c’è l’elettrone c’è il suo campo e viceversa: INSEPARABILI.

Ma siamo ancora fermi … Perché la singola fenditura non crea problemi e la doppia sì? … Pensate un momento all’acqua che fluisce da una fenditura dopo l’urto del sasso … Essa passa oltre e procede da quel punto in poi come onda concentrica; ma se mettiamo due fenditure allora le cose cambiano e i due gruppi di onde concentriche che passano si scontreranno tra di loro e formeranno quelle che si chiamano frange di interferenza, ovvero le pance e le gobbe si sommeranno/sottrarranno in modo da creare un nuovo tipo di onda molto più complesso, appunto una frangia di interferenza, ovvero onde armoniche o composite. E’ proprio quello che accade quando poniamo le due fenditure sul percorso del nostro elettrone, il quale avendo con sé anche il suo alter ego “ondulatorio”, appena supera le due fenditure provocherà lo stesso tipo di interferenza “con se stesso” che si osserva nel caso dell’acqua. Quello che viene proiettato sullo schermo è il risultato dell’autointerferenza della parte ondulatoria dell’elettrone che non è più tale a questo punto ma una miriade di ipotesi di sé alla ricerca del percorso verso cui è destinato ma che lo vede nella fase “nebbiosa” (come direbbe Wheeler) della sua esistenza … La cosa che fa “impazzire” l’elettrone è la necessità di fare una “scelta” univoca, mentre non è … univocamente “se stesso”.

Fin qui non sembra poi la fine del mondo, ma stiamo solo introducendo le basi per il ragionamento successivo: a fronte delle innumerevoli critiche e obiezioni che l’esperimento originale ricevette, vi furono altrettante variazione introdotte per cercare di definire il senso che ne consegue. Una di queste variazioni ha permesso di verificare come anche se si sparano gli elettroni uno per uno (magari introducendo intervalli di tempo notevoli) si ottiene sullo schermo di arrivo una figura di interferenza globale, come se tutti fossero partiti insieme e questo fa sorgere il dubbio di come possano i singoli elettroni avere contezza di quello che abbiano fatto i precursori, per poter poi formare una figura di interferenza comune … ed è qui che rientra in gioco il tempo. Per avere questo tipo di informazione gli elettroni dovrebbero poter viaggiare avanti e indietro nel tempo e solo così l’informazione di interferenza potrebbe formare una frangia coerente.
Ecco ciò che Wheeler voleva scongiurare: piuttosto che rinunciare alla coerenza causale e al tempo unidirezionale cui siamo abituati egli ci suggerisce di rinunciare alla “realtà” per un breve lasso di tempo, quello che intercorre tra il punto A e il punto B, per poi ripristinarla all’arrivo dell’elettrone sullo schermo: in quel lasso di tempo, l’elettrone è “indefinito” e la realtà è momentaneamente … sospesa … 

Ma è ora che viene il bello ... per non dire il brutto! ...


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Se noi possiamo “sospendere” la realtà, poco o molto che sia, allora la realtà non conta più niente: ma questo la meccanica quantistica ce lo dice chiaramente anche in molti altri contesti … L’unica occasione in cui possiamo "conoscere qualcosa", ci dice,  è quando eseguiamo un esperimento e limitatamente ad esso ... per il resto, nulla ci è dato di sapere.

Per come la vedo io, forse lo scienziato può assumere l'atteggiamento suggerito da Wheeler, ma il filosofo no. Il filosofo ha un solo modo per non tradire la sua "missione", la sua scelta di vita oltre che di pensiero: osservare e imparare. Non altro! ... Non adattare le cose ai propri desideri, non cambiare il mondo, non interpretarlo, non mettere ordine ... Non è interferire la sua ragion d'essere, ma appunto capire, per quanto possibile ... e non oltre.

Il sottile velo che noi chiamiamo “realtà”, tende a strapparsi ogni volta che ci troviamo di fronte a paradossi inconciliabili e quello della “natura duale” dell’elettrone è uno dei più irriducibili: questa volta i trucchi non funzionano e il velo si è definitivamente danneggiato … Schiere di rattoppatori si agitano per il mondo a tentare di ricucire strappi minori qua e là, ma il danno è strutturale e progressivo e le toppe alla lunga non reggeranno.
C'era stato detto, già in tempi antichi, che la nostra visione del mondo era simile alle ombre in movimento proiettate sulle pareti da un fuoco e che la realtà si svolgeva altrove e noi ce la siamo bevuta; abbiamo cercato per secoli di pervenire a quella cosiddetta “realtà vera” attraverso lo studio intensivo dei dati “oggettivi” e infine eccoci qui … a scoprire che anche quella presunta  verace “realtà” non era a sua volta che l’ennesimo trucco di ombre … Ma allora? … A cosa dobbiamo credere? … Cosa dobbiamo fare? … In cosa consiste la conoscenza? …


Io non ho risposte prêt-à-porter, ho solo riflessioni personali che ognuno può condividere o meno, ma che comunque non pretendono - né potrebbero - mettere fine ai dubbi e alle domande.
Quello che mi prefiggo io è di non accettare che altri, coi loro patetici mezzucci, mi dicano che le cose vanno bene e che basti “perseverare” per giungere infine alla meta … Quale sarebbe la meta? … In cosa dobbiamo perseverare? … Chi è che avrebbe il diritto di dirci quali cose sono “reali” e quali no? …

La “realtà” si è frantumata e non può essere rimessa insieme nemmeno con la supercolla … Dobbiamo uscire dalla caverna delle ombre danzanti, ma non solo per scoprire come anche il sole proietti ombre e siamo noi stessi a causarle; dobbiamo uscire per affrontare le nostre paure e i rischi che il mondo ci riserva e che tali paure in parte giustificano. Il messaggio che ci viene dal nostro amico elettrone è che l’intero universo risponde al nostro richiamo e noi non possiamo evitare di rispondere al suo: l’universo ci appare immenso eppure esso vibra come una corda di piano ogni volta che un singolo elettrone si sposti dal punto A al punto B … e poi si riposa, fino alla prossima vibrazione.
Non c’è dunque da stupirsi se lo stesso Wheeler abbia anche suggerito l’idea che esista un unico elettrone nell’intero universo e che quelle che rileviamo sperimentalmente siano le sue manifestazioni occasionali … ma egli si spinge anche oltre quando propone che l’antiparticella dell’elettrone (anche nota come “positrone”) non sia altro, in effetti, che il percorso dell’elettrone stesso “a ritroso nel tempo” … E voi pensate davvero, che ci sia ancora qualche speranza di salvare la “realtà”? …

Il tempo a cui tanto siamo affezionati, che ci culla amorevolmente dalla nascita alla tomba, che ci rassicura con la sua inesorabile e univoca progressione, non è che il parco giochi del capriccioso elettrone cosmico, il quale se ne va su e giù istantaneamente per gli eoni, allegro e spensierato, come le ridicole astronavi della fantascienza dozzinale … Ma siamo proprio sicuri di sapere ancora cosa sia dozzinale e cosa no? …


Un giorno o l’altro, la marea incontenibile del caos primigenio proromperà attraverso il logoro velo di quella impotente realtà a cui abbiamo affidato le nostre sicurezze e spazzerà via tutto, come un terrificante tsunami, non lasciando che macerie e forse qualche spaesato sopravvissuto, attonito e sperduto … Ma questo è già successo, il fatto è, che l’unico testimone dell'accaduto era una delle tante occasionali ipostasi dell’elettrone, che casualmente bighellonava da quelle parti e che non ci ha fatto poi tanto caso.




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P.S. Il tempo, lo spazio, i corpi celesti, le persone, le piante, le auto, le case, le montagne, le spiagge e così via dicendo … non sono che manifestazioni culturali della modalità mnemonica degli esseri senzienti, di noialtri, insomma … ma tutto ciò non costituisce una speciale “realtà” della quale ci dobbiamo servire per “inquadrare” la natura e l’universo, eppure l’abbiamo fatto, fino ad ora, e questo ci ha messo fuori strada, fino ad ora. Se vogliamo comprendere davvero e andare oltre i paradossi terrificanti in cui siamo incappati, occorre fare meno ricorso alla memoria e meno alla volontà di controllo per concentrarsi su ciò che abbiamo di fronte e che si compone egualmente di ciò che appare evidente e di ciò che non appare affatto ma che è lì e conta quanto tutto il resto … La realtà no, non è reale! … Tranne che per chi la metta insieme nella propria mente e ne faccia uso come di una droga. La realtà non serve …  a nessun “altro”.




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(*) John Archibald Wheeler, American physicist (1911 – 2008).
Image credit: https://en.wikipedia.org/wiki/Double-slit_experiment
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mercoledì 25 luglio 2018

Un “rigurgito” … in tutti i sensi …

[ulteriori riflessioni su: l’IO IPERTROFICO]



Abstract: Recentemente un articolo scientifico, sull’argomento del “microbioma” (i.e.: flora e fauna intestinale) e dei suoi rapporti col nostro cervello, ha suscitato in me alcune riflessioni ulteriori sul tema già abbondantemente sviscerato dell’IO IPERTROFICO; una breve citazione ci potrà aiutare ad introdurre l’argomento.



… “Ma l'intestino non solo ascolta. Risponde, anche! … Stomaco, intestino tenue e crasso (e altro ancora) ricevono segnali dal cervello. Ma l'intestino non sta solo ascoltando, sta anche rispondendo.I microbi all'interno del nostro stomaco e dell'intestino aiutano ad abbattere il cibo. Quei microbi fanno la loro … “cacca”; quei prodotti di scarto che possono essi stessi servire come messaggeri chimici. Queste molecole di rifiuti possono innescare una cascata di segnali in tutto il resto del corpo. Alcuni dialoghi microbici inducono cellule di rivestimento dello stomaco a inviare messaggi di testo chimici al sistema immunitario. Questo può proteggerci dall'infezione. Alcuni microbi sparano segnali molecolari sul nervo vago. Altri pompano messaggi - ormoni - nel flusso sanguigno, da cui viaggiano nel cervello. Questi ormoni possono influenzare tutto, dalle abilità della memoria all'umore. Gli scienziati non hanno sempre saputo delle chiacchiere tra il cervello e l'intestino. Il suo ruolo ha cominciato a emergere quando hanno iniziato a scavare nella … beh … “cacca” - appunto - dei microbi.” … [from  Bethany Brookshire,  June 7, 2018 ]



L’articolo prosegue sulla falsariga che abbiamo appena visto ed è molto interessante di per sé, ma non può non sottolineare quanto già detto a suo tempo sul ruolo pericoloso della deriva IPERTROFICA del nostro IO, sia individualmente, che nella sua ancor più dannosa aggregazione sociale.





Quanti universi pensiamo di dover distruggere (immettendo irresponsabilmente nel nostro organismo - polmoni, stomaco, o intestino che si voglia - veleni tremendi ... col fumo, con l'alcol, con gli alcaloidi e via dicendo...), per dare al nostro straripante “io” qualche momento di ebbrezza, o qualche occasionale gratificazione? … E se poi non ci dovesse ancora bastare, o se ci venisse a noia tutto quanto ... c'è sempre l'estrema ratio del suicidio ... in fondo, la vita è solo "cosa" nostra, o no? ...


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PS.  Ancora una citazione (con alcune sottolineature mie personali) ci può aiutare a trarre liberamente ognuno le proprie conclusioni:



" ... ora che è noto che il microbioma cambia in risposta allo stress, il loro campo di lavori sta cercando di capire i processi "effettivi" in base ai quali il microbioma intestinale altera il cervello. Mazmanian ha sollevato la questione se tali interazioni batteriologiche potrebbero essere utilizzate per creare terapie per l'autismo e altre condizioni di salute mentale. Il bioma dell'intestino potrebbe essere usato per trattare condizioni cerebrali come l'autismo che oggi rimangono in gran parte non trattabili? Ciò pone la domanda su quante condizioni viste come condizioni puramente neurologiche possano effettivamente derivare da cambiamenti nel bioma intestinale? Impressionanti primi segnali di successo si stanno già verificando con Sarkiz Mazmanian che afferma di aver già alleviato alcuni degli effetti dell'autismo. "Nel mio laboratorio, siamo stati in grado di alterare alcuni dei sintomi associati all'autismo, come i comportamenti ripetitivi, nei topi alimentando loro specifiche specie batteriche. Questi batteri modulano quelle molecole nell'intestino e nel sangue che colpiscono il sistema nervoso ". Egli pensa che il bioma sia in comunicazione con il cervello attraverso una delle tre vie seguenti: Una è il nervo vago che è essenzialmente la linea del tronco che connette la rete nervosa dei nervi con il cervello; la seconda è attraverso apposite cellule immunitarie formate nell'intestino e circolanti nel cervello; la terza via - e forse la più probabile - è la produzione di metaboliti molecolari nell'intestino che poi circolano attraverso il flusso sanguigno nel cervello. Abbiamo dimostrato, per esempio, che un metabolita prodotto dai batteri intestinali è sufficiente a causare anormalità comportamentali associate all'autismo e all'ansia, quando venga iniettato in topi sani. Ciò suggerisce che le molecole microbiche possono connettere l'intestino al cervello attraverso il sistema circolatorio … 
Quindi la connessione mente-corpo assume una significato empirico più profondo, mentre vediamo prove che il bioma dell'intestino, non solo può, ma di fatto manipola la funzione di base dei nostri stati d'animo e delle funzioni mentali. Le nostre cellule mitocondriali scambiano DNA avanti e indietro routinariamente, cambiando - sia nel bene che nel male - il funzionamento del nostro corpo e della nostra mente; mentre tale occasionale batterio naturale potrà essere la nostra prossima (esente da resistenze) generazione  di antibiotici. 
Di fronte a queste scoperte, la visione monolitica di noi stessi sembra cedere il passo a una visione più composita (specie se a confronto dell'io ipertrofico!!! - NdT) di chi e cosa siamo come esseri.
Forse potrebbe essere più esatto vedere i nostri sé biologici come una rete simbiotica di entità viventi, proprio come troviamo nelle altre ecologie del mondo macroscopico.
Certamente, la scienza sta rivelando che i segreti per una vita migliore, più lunga e più sana sembrano giacere profondamente annidati nei trilioni di cellule e piccoli, rigogliosi esseri che sono in noi e costantemente ci colonizzano.  ... ..."  [from  Bethany Brookshire,  June 7, 2018 ]

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Io non so se esista un modo più esplicito e più scientificamente autorevole di mettere in chiaro come il concentrarsi sull’io e le sue presunte esigenze, sia da parte degli individui che della società tutta, sia alla base della vera e propria follia incontrollata che caratterizza le società umane:
NOI NON STIAMO EVOLVENDO, NE’ PROGREDENDO! …
NOI CI STIAMO SOLO ILLUDENDO! …
E LA TRISTE E TRAGICA, INEVITABILE CONSEGUENZA E’ CHE
TUTTO QUESTO STA DISTRUGGENDO NON SOLO IL "NOSTRO UNIVERSO", MA MILIONI, MILIARDI DI ALTRI …

Gli esseri umani si arrovellano per capire come funzioni l’Universo con la scienza, i telescopi, i satelliti, gli acceleratori di particelle e via dicendo, ma non ci riescono, gli manca sempre qualcosa per concludere … Perché mai ciò accade e si ripete continuamente? …



Chiediamoci piuttosto, quanti universi dobbiamo ancora calpestare, per soddisfare la curiosità idiota del nostro io fuori controllo …

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Quote & Image credits:  
- https://www.sciencenewsforstudents.org/ 
- https://www.circusbazaar.com/the-microbiome/&gt
https://dovesipuoparlarediognicosa.blogspot.com/
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Per un'approfondita comprensione di questa nota vi rimando alla trattazione principale dell'argomento, su questo stesso blog, in data 27 Giugno 2018 : 

   
L’IO IPERTROFICO, ovvero una breve storia di come siamo giunti ad essere “noi stessi” …

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giovedì 5 luglio 2018

L'Europa ... Questa sconosciuta ...




Ripartiamo dalle origini, se vogliamo discuterne, meglio prima risanare i vecchi sospesi ...


La Croce di S. Giorgio a perenne ricordo della conquista di Gerusalemme e relativa liberazione del Santo Sepolcro ad opera dei crociati guidati da Guglielmo Embriaco (Gerusalemme, 1099), che divennero poi i famosi Templari.


Serenissima Repubblica di Genova, c. 1218-1797.  Repubblica Ligure, 1797-1805 e 1814.

La simbologia del Salvifico vessillo della vera croce, come Jacopo da Varagine indicò la croce di San Giorgio, determinò nel medioevo, per i pellegrinaggi armati, l'appellativo di crociati. La Croce di San Giorgio venne quindi scelta come simbolo dei pellegrini che si recavano presso i luoghi santi del Cristianesimo e che dopo il 1095, anno di conquista di Gerusalemme da parte dei Turchi selgiuchidi, mossi in gran parte da spirito sincero di missione, decisero di prendere la croce ed armarsi per liberare la terra ove nacque e visse Gesù Cristo, in risposta ai ripetuti attacchi subiti dai Turchi, decisi, soverchiati gli Arabi, a spingersi alla conquista dell'impero Bizantino. Tra di essi Guglielmo Embrìaco Testadimaglio (*).


Gonfalone della città di Genova, a Palazzo Tursi.


L'uso del vessillo da parte dei genovesi, invece, pare risalire ad epoche remote, quando l'esercito bizantino stanziava nella città, e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata in omaggio nella piccola chiesa di San Giorgio, ma è di sicuro attestato nel 1096.

Nel 1190 Londra e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero dai numerosi attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annualeCol tempo quell'usanza venne persa, ma il vessillo candido con la croce rossa al centro è rimasto e tutt'ora rimane l'insegna nazionale dell'Inghilterra, campeggiando anche al centro del famoso Union Jack del Regno Unito attuale.








Oggi però il sindaco della Superba … si è rivolto a Sua Maestà la Regina Elisabetta II, sovrana d'Inghilterra, rivendicando il pagamento degli arretrati dell'affitto per l'utilizzo della bandiera bianco-crociata negli ultimi 247 anni.

Siamo genovesi mica per niente ... Era ora di cominciare a ricordarselo !!


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(*) Guglielmo Embriaco (Latin Guillermus Embriacus, Genoese Ghigærmo de ri Embrieghi, English William the Drunkard; born c. 1040), was a Genoese merchant and military leader who came to the assistance of the Crusader States in the aftermath of the First Crusade.

Nelle diverse rappresentazioni, Guglielmo Embrìaco appare reggere in mano il Sacro Catino, frutto di conquista nelle crociate e attualmente conservato nel Museo della Cattedrale di San Lorenzo a Genova.


Embriaco was probably born in the late 1030s, but did not gain fame until he and his brother Primo di Castello landed at Jaffa in June 1099 with a squadron of galleys: two, according to the Annales of Caffaro di Rustico, and six or nine according to Raymond of Aguilers. The expedition was a private undertaking. He and Primo initially marched south towards Ascalon, but an Egyptian army forced them to march inland towards the Siege of Jerusalem, then in progress. The lumber from their dismantled ships was converted into siege towers which were instrumental in the successful taking of the city on 15 July. It was there that Embriaco earned his sobriquet Caputmallei or Testadimaglio, meaning "mallet head".



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Images & quotes credits: 
- Ivan Francese - ilgiornale.it - 5/07/2018
https://www.amezena.net 
https://en.wikipedia.org/wiki/Flag_of_England.
Gonfalone tursi © edgardo genova
https://lasuperba.altervista.org/la-bandiera.html
http://www.lionsclubembriaco.com/chi-era-g-embriaco/
- https://en.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Embriaco
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domenica 1 luglio 2018

Un quanto di presa per il culo …




Io ho solo una domanda per coloro che considerano la Meccanica Quantistica più "fondamentale" della fisica classica: 



quando predisponete il vostro famoso esperimento delle due fenditure … perché non usate fenditure quantistiche e anche schermi quantistici, generatori di particelle quantistici, tavoli di lavoro quantistici, schermi quantistici, tazze di caffè quantistiche, blocchi di appunti (o PC) quantistici, pantaloni quantistici, scarpe quantistiche, mutande quantistiche, deodoranti quantistici, pasticche di LSD quantistiche, pubblicazioni quantistiche e magari – una buona volta – finanziamenti quantistici ? …


In fondo, la prosopopea dello scienziato quantistico è simile a quella di quel famoso recordman paracadutista, il quale durante uno dei suoi lanci, con grande stupore, sentì il suo paracadute profferire le seguenti parole:

“Tu sarai pure un grande campione, un vero fenomeno, ma questa volta io … non so se mi spiego …"






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Image credit: publicly available
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