martedì 18 settembre 2018

Do Theoretical Physicists Dream Of Abstract Sheep? ...


[… Ma i fisici teorici … sognano di pecore astratte? …]





Sommario: Ci sono teorie sempre più mirabolanti negli ambienti della fisica teorica e ogni giorno ne vengono proposte di nuove ancor più “spinte” … C’è solo un problema comune a tutte: esse non sono in grado di dirci più alcunché sulla realtà e anzi spesso aspirano a proporne una – o molte – del tutto propria …




Sono sempre stato affascinato dalla mentalità scientifica, pur non essendo particolarmente dotato nei suoi fondamentali. Ammiro quindi coloro che vi sono portati e che grazie ai loro studi sono pervenuti a padroneggiare le tecniche e i metodi necessari per svolgere professionalmente tale attività.
A me non è rimasto e non rimane che dedicarmi a letture amene sull’argomento, proposte dai vari divulgatori scientifici. Per lo meno questo è quello che ho fatto per molti anni e faccio ancora volentieri … Tuttavia, nel corso del tempo, ho maturato una certa familiarità con gli argomenti in oggetto e, sebbene questa cultura non abbia fatto di me uno scienziato nemmeno lontanamente, penso di aver colto alcuni aspetti “collaterali” – per così dire – di quell’ambiente che mi disturbano un poco e che non sembrano purtroppo stimolare i suddetti mediatori, nella loro ansia di compiacere l’intervistato di turno, o la teoria a cui si sono affezionati.
Tutto ciò non mi sembra affatto nello spirito che dovrebbe muovere la scienza, a partire, se vogliamo, già dai suoi primi passi … D’altra parte per profani come me non è facile entrare in contatto con le “fonti” dirette e quindi non mi resta che buttare giù qualche appunto sui dubbi che mi tengono sveglio la notte …

===


Per non tirarla tanto per le lunghe mi limiterò a citare solo l’ultimo esempio della serie ed è quello che riguarda la possibilità che per spiegare un mondo (il nostro universo) bisogna tirarne in ballo una miriade di altri (gli anglosassoni usano addirittura l’espressione googolplex; cioè 1 seguito da 100 zeri).
La questione non è, come potrebbe sembrare, se questi altri universi esistano o meno, bensì se la loro esistenza di per sé possa spiegare alcunché: se non ne posso spiegare 1, avendone aggiunti 100 mi ritroverei con 101 spiegazioni di meno … Se poi ne aggiungo un googolplex … annegherei nell’ignoranza per l’eternità, mi viene da pensare … Ma loro (i fisici teorici) no. Loro ritengono che avendo tanti, tantissimi universi in circolazione diventerebbe statisticamente plausibile ognuno di essi, per quanto strampalato (e il nostro a modo suo lo è!) possa essere.
Allora se ne deve dedurre che un universo così speciale (a causa delle sue peculiarità fisiche nonché biologiche) non sembra avere una spiegazione scientifica, ma se ce ne sono un’infinità allora è tutto chiaro e i dubbi cadono.
Spesso, quegli stessi “teorici” ci dicono come non sia possibile comprendere le leggi che governano il mondo subatomico con la logica del mondo macroscopico e che esistono invece nuove leggi e nuove logiche – molto più fondamentali – con le quali non solo si può accedere al quel tipo di ambiente, ma a causa delle quali siamo anche tenuti a riconsiderare tutte le nostre conoscenze e in particolar modo la natura dell’universo, la sua storia e le sue origini. Tale metodologia è riconducibile alla meccanica quantistica, alle teorie quantistiche dei campi e in ultima analisi al cosiddetto “Landascape” della teoria M e correlate varianti basate sulle “stringhe”. Tutto ciò si può condensare in un modo di pensare massimamente “astratto”, basato quindi sul pensiero matematico più avanzato.
Senza voler sottovalutare il lavoro che c’è dietro a tutto quanto così brevemente accennato, a me preme notare come “alla fine della fiera” per quanto si disprezzi il modo di pensare “classico”, che è poi quello di tutti i giorni, tutti finiscono, prima o poi, per andare a sbattere lì … E questo vorrà pur dire qualcosa.
Intanto, a furia di ”tirarsela da astratti”, a qualcuno gireranno i coglioni e i cordoni della borsa potrebbero serrarsi e questo risolverebbe di colpo la maggior parte dei “googolplex” problemi, applicando la sana legge darwiniana che sopravvive il più adatto … E guardate che certe cose sembrano lontane, ma poi avvengono inopinatamente …
L’idea che certe teorie saltino fuori solo dalla necessità degli scienziati di pubblicare, pubblicare, pubblicare (per la pagnotta) … Non mi sembra poi tanto peregrina.
Comunque sia, ciò che mi preme, è piuttosto il fatto che troppa spocchia “astrattista”, secondo me, può portare fuori strada alla grande.

Alcuni scienziati, per tutta la vita, guardano con sufficienza, se non disprezzo, alla filosofia, ma quando finiscono in un cul-de-sac improvvisamente si scoprono filosofi … Ma il fatto è che a quel punto non sono che filosofi da strapazzo: a ognuno il proprio mestiere!

La filosofia se ci insegna qualcosa … ce la insegna a tutti: amore per la sapienza [di ϕιλο- «filo-» e σοϕία «sapienza»] e non ci vuole una laurea per questo.



===
===

PS. Ed eccovi una chicca, en passant, la intitolerò: "Il topo di Schrödinger".



Come tutti – più o meno - sanno, la Meccanica Quantistica ci spiega che a livello sperimentale ogni osservazione di un ente microscopico inevitabilmente altera l’oggetto della nostra osservazione e causa quindi l’mpossibilità di ripetere la stessa osservazione in seguito: l’oggetto non sarà più lì! … E quindi potremo tutt’al più fare una nuova osservazione, su qualcosa di completamente diverso.
Tutto ciò è ampiamente dimostrato da infiniti esperimenti e verifiche di ogni tipo ed è proprio per questo che la suddetta metodologia è così affermata e affidabile.
Quello che ai nostri giorni qualcuno ha deciso di verificare è decisamente malizioso: se quanto detto è vero - come finora ci siamo convinti che sia - e se non c’è modo di fare due volte la “stessa” misura per controprova, non si potrebbe aggirare l’ostacolo e sottoporre ad esperimento ... lo sperimentatore? …
Supponiamo di eseguire un classico esperimento in cui uno scienziato compia l’osservazione di una particella e che parallelamente un secondo scienziato (magari di nascosto …) si mettesse ad osservare il primo sperimentatore mentre compie la sua osservazione e contemporaneamente di straforo osservasse anche i dettagli del suo esperimento …
Cosa mai potrebbe capitare? …

Il primo osservatore non farebbe che ripetere un esperimento dall’esito scontato, come è ovvio …
Ma il secondo osservatore nel registrare tutto il procedimento e focalizzandosi su ciò che viene osservato dal primo osservatore … potrebbe vedere la stessa cosa del primo (duplicando surrettiziamente l’esperimento) oppure no? …

La meccanica quantistica potrebbe convivere con una tale contraddizione? … O troverebbe il modo di imporre una “censura”, come quella che (in ambito diverso) impedisce di osservare una “singolarità nuda”, mascherandola in un “buco nero”? …

Vi lascio nel dubbio per ora … ma ne riparleremo.


===


===
Image credit:1) publicly available // 2) Felix the Cat vs. Mickey Mouse (by MarcosPower1996 - https://www.deviantart.com/marcospower1996/art/Felix-the-Cat-vs-Mickey-Mouse-287359432)
===
===

Nessun commento: