sabato 30 gennaio 2010

Un amore che duri nel tempo …

Abstract:
Computer paralleli? … Teoria del Caos? … Paradossi spaziotemporali? … Alterazioni mentali? … Alessitimia o empatia? ...
E’ così difficile districarsi … Nella complessità della vita, in un mondo dai risvolti sempre più “Post-Human” …


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Una donna entra nel locale, ancheggiando, ed attira lo sguardo di uno degli avventori che, sorseggiando il suo drink, la segue fino al tavolo. I suoi occhi penetranti si fissano sul volto di lei e lo scrutano attentamente, poi i due sguardi si incrociano ed un attimo dopo, i due già si scambiano parole sussurrate e sorrisi di complicità …

- …
- Prendi un altro drink? …
- Volentieri, vodka-tonic …
- …
- Ecco qui … Qual è il tuo nome? …
- Fedra … E tu?
- Bellissimo nome, davvero … Io sono Edgard, piacere di conoscerti. Cin …
- Cin …
- Senti, ti andrebbe di continuare la conversazione nel mio attico, con vista sul campidoglio? …
- Non ti sembra di correre troppo? …
- Forse adesso sì, ma alla prova dei fatti vedrai che la velocità sarà quella giusta …
- Ok, ma guai a te, se non è vero …
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ...

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Nella sala del vernissage, una piccola folla circondava il tavolino, sul quale ognuno appoggiava la propria copia del catalogo, per chiedere una dedica personalizzata, all’espositore di turno …
Molti chiedevano chiarimenti, su questo o quel dipinto, su questa o quella serigrafia. Ogni tanto nasceva una piccola discussione sull’impostazione artistica, piuttosto che sulle scelte delle tecniche, intanto il tempo passava ed il gruppetto si andava assottigliando. Verso l’ora di chiusura, quando le persone in attesa erano ormai tutte uscite, una giovane donna, con una borsa a tracolla, si avvicina all’artista, ormai in piedi ed in procinto di recuperare le sue cose per andarsene, si avvicina a lui e, timidamente, accenna al proprio catalogo, scusandosi per essere in ritardo …
- La prego, se sono ancora in tempo …
- Cosa devo scrivere? …
- Quello che preferisce, io mi chiamo Fedra …
- Fedra … Un bellissimo nome … Vediamo … “A Fedra, progenie di un dio e di un re, sorellastra del primo postumano e futura musa dell’ultimo … Con ammirazione … Edgard”
- Grazie, Signor Edgard …
- Spero che la dedica sia di suo gradimento …
- Non capisco perché si riferisca a me come “musa” ed a se stesso come “ultimo postumano” …
- Non sono io a classificarmi in questa “corrente”, ma i miei recensori … Se così dev’essere, voglio essere l’ultimo della specie … Perché questo sarebbe il segno di qualcosa d’altro “in vista” ed io sono per l’emergere di ogni futura nuova specie … Ma nello stesso tempo, credo nell’ispirazione che viene da persone come te, da volti come il tuo, da sguardi come quello che hai adesso, da capelli così, da profumi così, da labbra così …
- La prego …
- Scusami … Ti ho messo in imbarazzo? …
- No … E’ che … Non pensavo di poter ispirare un artista e non voglio che ci si prenda gioco di me!
- Vorresti posare per me? …
- E’ una scusa un po’ datata, non crede? …
- Si come scusa, lo è … Ma se vuoi far parte di un mio lavoro, non garantisco “quale” parte, ecco il mio biglietto da visita. Riceverai un piccolo compenso, io non posso permettermi di più, e se vorrai essermi amica, ne sarò felice …
- Va bene, Signor Edgard, verrò. C’è qualcosa di familiare in Lei, spero di non sbagliarmi …
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ...

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La mattinata vedeva un’alba luminosa, in quel fine febbraio ormai ansioso di primi tepori primaverili e il volo degli uccelli col loro canto era l’unico suono che si poteva udire. Era più presto del solito per mettersi all’opera in giardino, ma l’aria tersa ed il profumo dei primi fiori di nocciolo sembravano invitare all’aperto, a godersi quella pace e quel privilegio.
- Ehi! … Scusi Signore! … Mi scusi, sono qui, dal cancello … Eccomi! …
- Sì, mi dica …
- Sono la sua vicina, abbia pazienza, sono in un guaio … Forse può aiutarmi …
- Se posso, volentieri … Che è successo? …
- Stamattina ho un impegno di lavoro e, proprio adesso mi sono accorta che ho una gomma a terra … Ho provato a sostituirla, ma i bulloni sembrano quasi saldati e … Per quanto abbia fatto forza, non c’è stato verso di smuoverli … Lei … Sarebbe così gentile da darmi un mano? …
- Se sono bloccati, sarà un problema anche per me … Vedo di recuperare qualche attrezzo e poi sono da Lei …
- Grazie … Mi scusi sa, sono nuova da queste parti, non sapevo a chi rivolgermi … Siamo così isolati …
- Non si preoccupi, io ci sono abituato a queste cose e vedrà che ne verremo a capo … Aspetti!...
- …
- Eccomi! E’ già successo anche a me … E’ per via del fatto che li serrano con la “pistola” ad aria compressa e non sempre è facile sbloccarli “a mano” … Per questa ragione mi sono portato degli attrezzi, vedrà che la risolviamo …
- Mi scusi di nuovo; io sono da poco qui, nella villetta più avanti, sull’altro lato della strada, mi chiamo Fedra … Lei è molto gentile …
- Fedra? Un bellissimo nome! Piacere, io sono Edgard, vivo qui da qualche anno …
- E’ un modo strano di conoscersi, spero non mi giudicherà sfacciata …
- No, per niente; in questi posti un po’ fuori mano, capita spesso di aver bisogno dei vicini, per una cosa o per l’altra … Ma lo sa, che lei ha un viso familiare? …
- Non so che dire, vengo da un’altra città …
- Bene, ecco sbloccato il primo …
- Vedo che Lei conosce dei trucchi, non ci avrei mai pensato a fare in quel modo …
- Eccoli tutti qui, docili, docili, ora mettiamo la ruota di scorta …
- Non si disturbi oltre, posso fare da me, adesso …
- Si sporcherebbe tutta, meglio che finisca io, ormai ho le mani sporche …
- Vorrei sdebitarmi in qualche modo … Mi farebbe piacere, se nel pomeriggio venisse da me per il caffè …
- Volentieri, Fedra … Posso chiamarla così? …
- Certamente, Edgard …

Quel pomeriggio Edgard era intento a tagliare l’ultima legna di quel fine inverno, quando dall’altro capo della strada, intravide Fedra che lo osservava assorta, le sorrise e lei subito ricambiò, facendo segno con un gesto, che era l’ora del caffè …

- Permesso? …
- Si accomodi Edgard, entri pure …
- Non doveva disturbarsi, Fedra …
- Nessun disturbo, anzi, sono felice di ricambiare la sua cortesie di stamane … Sa, mi ha tolta dai guai, era un appuntamento importante ed un ritardo sarebbe stato veramente imbarazzante; sa com’è in questi casi …
- Immagino …
- Diceva … Che le ricordo qualcuno? …
- Non esattamente … Non si tratta di qualcun altro … E’ come se Lei mi fosse familiare, per qualche ragione, ma non saprei dire quale …
- Se ci fossimo già incontrati, mi ricorderei senz’altro di Lei … Sono abbastanza fisionomista, tuttavia, in qualche modo è come se la conoscessi da tempo e sono a mio agio, pur frequentandola da così poco …
- Lei, è qui con la famiglia? …
- No, sono sola …
- Anch’io … Curioso … Non trova? …
- Non saprei …
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ... Ma come è possibile? …
- Non lo so, ma il reset è completo!
- Proviamo di nuovo …
- Sì, però dagli più tempo, non è detto che fossero viziati … Diamogli un poco più di tempo!
- Va bene, fai tu una prova. Io devo allontanarmi per un po’ e quando torno, mi fai una relazione …
- D’accordo.

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Nel magazzino non era rimasto più nessuno, l’orario di chiusura era ormai passato ed il proprietario stava anche lui per uscire, quando sua figlia si presentò, in compagnia di un giovane …

- Signor Semino, sono qui per chiederle la mano di sua figlia …
- Eh, come corri … Non so mica, se lei ti vuole …
- Ne abbiamo parlato … Diglielo Fedra …
- Lui dice di volermi bene, pa’ …
- E tu? … Ci credi? …
- E che ne so …
- Ma come che ne sai, stronza!
- Uhe! Dico, bada come parli a mia figlia sai … Aaah, cominciamo bene! … E tu non dici niente? … Ti fai insultare così? …
- Sì, è vero … Sono un po’ stronza …
- Ha visto! Lo dice anche lei …
- A beh! Per essere due scemi, lo siete, sembrate fatti apposta per sposarvi! …
- Allora ci dà il permesso? …
- Neanche per sogno!
- Ma come, non vuoi che ci sposiamo, pa’ … Il mio Edgard ed io?
- Tra qualche mese sarai maggiorenne, allora non potrò più impedirvelo, ma scordatevi di vivere alle nostre spalle … Dovrete lavorare …
- Ma pa’ …
- Niente pa’ … Non attacca!
- Vieni Edgard, andiamocene, ‘sti vecchi non capiscono l’amore …
- Hanno il cuore indurito, dal troppo lavoro … C’hai ragione, Fedra! Facciamogli vedere, che siamo superiori …
- Io non posso vivere senza di te, amore …
- Neanch’io, Fedra … Amore o morte! …
…. ….

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- Minchia che schifezza! Questa è proprio da buttare … Prima che la veda qualcuno!

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Nella saletta a due letti, uno solo dei quali era occupato, la giovane donna giaceva in uno stato di dormiveglia molto leggero, quando fu definitivamente svegliata dall’ingresso di qualcuno nella stanza …
- Buongiorno! Come andiamo oggi, Signorina … Qual è il numero del letto … Ah, sì … Fedra … Signorina Fedra, davvero un bel nome …
- Grazie Dottore … Mi scusi, ero ancora addormentata …
- Come si sente?
- Ho un gran mal di testa …
- E’ abbastanza naturale, ma se pensa di poter resistere, preferirei non darle altri farmaci per il momento, l’emicrania dovrebbe scemare da sé, in breve …
- Speriamo …
- Se così non dovesse essere, tra un paio d’ore chieda pure all’infermiera un analgesico, d’accordo?
- Va bene, Dottore. Quanto pensa che dovrò rimanere, ancora? …
- Se le cose vanno come spero, potrà lasciare nel primo pomeriggio o, al più tardi, questa sera …
- Ma sa, che non mi ricordo più il suo nome … Che smemorata! …
- Non si preoccupi, capita continuamente … Io sono il Dottor Edgard, vede la targhetta sul petto? …
- Già, è vero … Sono anche cieca! …
- Non si butti giù così, pensi che tornerà bellissima come era prima, solo una piccola cicatrice che potrebbe anche donarle un tocco di mistero in più …
- Lei ci scherza! …
- Dico sul serio! … Mi ricordo che da piccolo, coi miei amichetti si discuteva, su dove ciascuno di noi avrebbe voluto avere una cicatrice …
- I maschi! …
- Non le piacciono? …
- Non dico questo …
- Meno male! …
- Perché? …
- Lo dicevo prima, Lei è molto attraente …
- Non mi faccia ridere … Ho le labbra screpolate! …
- L’ha visto anche lei quel film, allora? …
- Sì, mi ha fatto morire … Ma io ho davvero le labbra screpolate …
- Ce l’ha lo stick, o gliene faccio avere uno?
- Dovrebbe essercene uno nel mio nécessaire …
- Eccolo …
- Grazie … Lei è davvero gentile … Devo essere un orrore e Lei mi dice che sono attraente! …
- Vedere una donna appena sveglia, è un momento verità e Lei lo supera a pieni voti, Le assicuro!
- Ora mi confonde, Dottore …
- Se vuole me ne vado …
- No, mi fa piacere parlare con Lei, ma avrà altre visite …
- Oggi, molto poche … Per fortuna … Sta aspettando visite?
- No ... Non credo …
- C’è qualcuno, che viene a prenderla stasera, quando esce? …
- No, ma posso chiamare un taxi …
- Mi permette di accompagnarla a casa?
- Ma perché vuole disturbarsi?
- Non sarebbe un disturbo …
- Sicuro? …
- La prego …
- Va bene …

Quella sera Edgard e Fedra si trovarono all’uscita della Clinica e i due si avviarono verso il parcheggio, ormai quasi vuoto, dove si fermarono qualche attimo ad ammirare la splendida vista sul mare, al tramonto.

- Ti è passato il mal di capo?
- Sì, sto bene adesso, grazie …
- Sei splendida con questa luce sul volto!
- Una sfregiata, senza trucco … Orribile, non guardarmi, che mi vergogno …
- Dove ti ho già vista? …
- Cosa? …
- In certi momenti, mi sembra … Come se …
- Sarà un déjà vu …
- Un mio collega direbbe piuttosto, un Déjà vécu …
- Qual è la differenza?
- Non solo il tuo volto, mi è familiare, ma è come se ti conoscessi, come se sapessi quello che dirai e me lo aspettassi e … Poi succedesse proprio così, come me lo figuravo …
- Edgard …
- Dimmi, Fedra …
- Abbracciami …
- Non chiedo di meglio! … Vieni qui, dolcissima Fedra … Io so di conoscerti … Da sempre, ti desidero!
- Edgard … Edgard … Sì, sì, ora … Anch’io ti riconosco …
…. ….

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- Accidenti! Meglio spegnere ancora … Ora come lo spiego al capo? … Questo è proprio un casino! … Converrà resettare a freddo!...
- Allora … A che punto siamo? …
- Oh! Capo, stavo appunto ripartendo dopo un “cold reset” … Sembra che qualche variabile non venga azzerata …
- Carica capacitiva persistente? …
- Io non direi, sono parametri previsti …
- E che altro? … Attività paranormale, magari … ?
- Non abbiamo ancora fatto girare il sistema oltre la fase iniziale … Non sappiamo in effetti come si comporterebbe. Nemmeno la casistica è tale da fornirci indicazioni significative … Le nostre aspettative sono ancora prodotto della pura previsione teorica.
- Va bene, procedi, io ero solo passato a prendere il mio IperPod, che mi ero dimenticato qui, ne riparliamo al mio ritorno …

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L’Accademia Aeronautica era in festa per la consegna dei brevetti di volo. Tutti i docenti erano schierati ed a turno si incaricavano di effettuare la consegna del titolo e l’abbraccio di rito ai singoli neo piloti.
“Il comandante Tal dei Tali, ora consegna il Brevetto, al Capitano Tizio” e così per ognuno dei duecentocinquanta allievi dell’Accademia, si andava ripetendo il rituale … Ogni volta seguito dagli applausi del pubblico presente, composto, per lo più, da parenti e amici dei convenuti.
Durante una delle consegne, alcuni dei presenti notarono che il Comandante incaricato sussurrava qualcosa all’Allievo insignito del titolo, ma non era poi così strano …

- Edgard, ricordati di passare da me prima di partire …
- Sì, comandante, dammi il tempo di salutare i miei ospiti, poi ti raggiungo nel tuo alloggio …
- Non farti aspettare troppo …
- Agli ordini …

La cerimonia seguì il suo corso e poi ci furono tutti i vari commiati, alcuni dei giovani si ricongiunsero ai famigliari e partirono verso il loro nuovo futuro da Ufficiali e Gentiluomini, altri dovevano fermarsi per continuare il loro master in vista di una vita militare nell’Accademia.
Edgard salutò gli amici che erano venuti ad assistere, dando loro appuntamento per una festa già programmata e si avviò verso uno dei bungalow assegnati agli ufficiali istruttori. Arrivato, senza dare troppo nell’occhio, si avviò verso il retro ed entrò, furtivo dalla porta posteriore …

- Eccomi, Fedra …
- Vieni, sono sotto la doccia …
- Che facciamo?
- Spogliati e vieni qui …
- No, dicevo … Che si fa? … Non possiamo continuare qui, questa cosa si verrebbe a sapere …
- Ne parliamo dopo, ora ho altro per la testa … Vieni o no?...
- Aspetta, mi si è strappato uno degli adesivi della divisa …
- Lascia perdere la divisa, accidenti!
- Eccomi …
- Questa è la prima volta che lo fai da Capitano … Cerca di essere all’altezza …
- Fedra …
- Taci …
- Fedra, non permetterai che qualcosa ci separi, vero? …
- Taci …
- Io ti voglio, niente è più importante di te, Fedra, restiamo uniti, amore …
- Taci …
- Fedra …
- Taci … Sì … Sì, così … Ancora … Oh, Edgard … Edgard … Eeeèhhdgaaàrrdhh … Ahhff ... Ahhff … Uuuuh … Hhhhh ...
…. ….

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- Stooop! … Ok, spegnilo! ... Basta, bisogna tornare al tavolo di progetto …
- Capo … Non posso … Attento! … Sono armati … Attento …
- Aaaaah! …
- No, ti prego no, non farlo … Io eseguivo gli ordini … Ti prego no! Fedra … No! … No, noooo! … Aaaaah! …

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Sul pavimento del laboratorio, due ampie chiazze di sangue si stavano seccando, a lato dei due cadaveri, uno dei quali, ancora lasciava sgorgare sangue, dal bordo della lama, dello spadino che ne trafiggeva il cuore. Era lo spadino di una divisa da aviere …
Poco distante Edgard e Fedra si guardavano negli occhi, interrogandosi a lungo, silenziosamente, su quant’era successo … Poi …

- Fedra …
- Sì, Edgard?
- Cosa faremo?
- Non lo so, amore …
- Fedra …
- Sì, Edgard?
- Ci separeranno? …
- Non lo permetterò, amore mio … Non lo permetterò!



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