mercoledì 17 febbraio 2010

Sul fondo della piscina …

Abstract:
In un’estate torrida, uno dei tanti tuffi in acqua, una delle tante nuotate rinfrescanti, uno dei tanti pensieri, che sfiorano la mente, tra una bracciata e l’altra, o forse ... Non proprio uno dei tanti …


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Il caldo in spiaggia non lasciava tregua, l’acqua, invitante, sulla battigia era tiepida, ma più in là sembrava in grado di regalare refrigerio … Meglio tuffarsi e guadagnare in fretta il largo, poi costeggiare le rocce, da lontano, godendosi il fresco, rincorrendo qualche timido pesce, disperdendo qualche piccolo branco, spiando qualche polpo solitario … Poi, più in là, gli scogli lasciano la via ad un fondale di sabbia e la violenza del sole che si riverbera sul fondo, d’improvviso, è quasi accecante e crea, a causa delle increspature della superficie, delle curiose e complesse figure sul fondale; figure ipnotiche, figure magiche, figure evanescenti, che trascinano via i miei pensieri e li spingono di qua e di là, avanti e indietro … E intanto le bracciate si susseguono e l’acqua mi avvolge e mi massaggia ed è un massaggio che non sento solo sulla pelle, ma anche nella testa … Sembra di essere tutt’uno, ormai, con quell’ambiente, amico di quegli esseri curiosi, che non sembrano temere il mio modo rozzo e rumoroso di nuotare, che si muovono agilmente intorno a me e veloci fanno in tempo a soffermarsi, per dare un’occhiata all’intruso e continuare poi nelle loro faccende quotidiane, mentre io vago senza alcuna meta, in quel loro ambiente, solo apparentemente, ovvio …

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Uscendo dall’acqua dopo una lunga nuotata, mi avvio verso il posto che avevo lasciato poco prima, non vedo l’asciugamano, in un primo momento, ma poi riconosco l’amico con cui eravamo venuti in spiaggia e mi accorgo che ha fatto conquiste, come suo solito, e mi fa cenno di raggiungerlo, per fare la mia parte …
Non ho mai capito come ci riesca, ma questa volta ha pescato bene, quindi mi adeguo volentieri. Nonostante la piacevole compagnia, quel pomeriggio, dopo quella nuotata più lunga del solito, vengo sorpreso più volte soprapensiero, dai commenti divertiti della compagnia … Non sapevo cosa rispondere, perché non seguivo un preciso filo di pensieri, era più una sensazione, che si ripresentava alla mente in continuazione. Provavo a calarmi nella conversazione, ma subito dopo, mi perdevo in quello stato d’animo, ancora …
Più tardi quella sera, le nostre nuove conoscenze erano state invitate per un barbecue nel mio giardino ed ancora, mentre gli altri cazzeggiavano, io ero assorto a cuocere le bistecche, come se la cosa richiedesse tutta la mia attenzione, mentre in realtà si trattava di quelle stesse sensazioni, del persistente stato d’animo, preso da qualcosa di troppo vago e sfuggente e che, per essere individuato, mi assorbiva completamente …
Venni chiamato ripetutamente dal mio amico, che doveva reggere tutto il gioco da solo e cominciava a trovarsi a corto di argomenti, io rispondevo che era quasi pronto e continuavo a ripiombare nella mia ricerca meditabonda …
Alla fine non ci fu verso di venirne a capo e decisi di dedicarmi agli ospiti … Meglio una serata tra amici oggi che un mal di testa domani, pensai … Quando non riesci a focalizzare un problema, meglio dormirci sopra e … quella sera si prospettava anche col “contorno” …

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La mattina dopo, ancora mezzo addormentato, girai un po’ per casa, tra il bagno e la cucina e poi decisi che non era il caso di tornare a letto, anche se era molto presto … Il sole, comunque, stava già scaldando l’aria oltre misura e mi sembrò una buona idea, tuffarmi in piscina: mi sarei rinfrescato un po’ ed avrei avuto modo di capire cosa mi stava ancora ronzando in testa …
Dopo qualche veloce bracciata, per sfogarmi un po’, presi il mio ritmo normale e cominciai ad inanellare vasche su vasche, su e giù, senza un particolare motivo, per abitudine … Lentamente il respiro si andava normalizzando e le bracciate divenivano tutte uguali, la testa rimaneva a lungo sott’acqua, con la sola eccezione di una rotazione ogni quattro colpi per prendere aria … Ero parte dell’acqua, tutto il resto non esisteva più, rimanevo con gli occhi sott’acqua per gran parte del tempo e, come altre volte, l’unica vista erano le arabescate figure, che il sole disegnava sul fondo, causate dal leggero moto ondoso sulla superficie dell’acqua e dalla conseguente rifrazione della luce … Erano diversi giorni, che quell’immagine mi tornava continuamente in mente, come se volesse dirmi qualcosa … Ma cosa?
Quei cangianti disegni sul fondo della piscina, non erano proprio degli arabeschi, non so se ci sia un modo per definirli con precisione, sono ombre leggere, filamentose e rotondeggianti, in cui zone più luminose sono inframmezzate da aree più scure, il tutto in continuo, costante cambiamento …
Dove avevo già visto quel tipo di “disegno”, ero certo di essere incappato in qualcosa di simile, in un contesto completamente diverso, ma quale? …
Mentre continuavo ad osservare l’intrecciarsi di quei filamenti, così ripetitivi eppure sempre diversi, vidi un’ombra estranea profilarsi dall’alto e superarmi veloce e poi mentre mi accingevo a virare intravidi due gambe, due belle gambe, a bagno, proprio dove avrei dovuto darmi la spinta per ripartire e così fui costretto a fermarmi d’improvviso per non urtarle …

- Buongiorno! …
- Ehilà! … Sei sparito … Ho aspettato un po’, pensando che tornassi … Poi ho deciso di cercarti …
- Beh, sapevo che, con questo caldo, non avrei più dormito, così mi sono infilato qui …
- Ti piace nuotare, vero?
- Mi rilassa …
- Cosa ti preoccupa?
- Niente, perché? …
- Ieri, sei stato “assente” per gran parte del tempo, anche se poi, ti sei ripreso nel finale e … Adesso?
- Sì, hai ragione … Devi scusarmi, ho qualcosa per la testa, che non riesco a mettere a fuoco e fino a che non ci arrivo … Sai com’è …
- Non credo, ma … E’ così importante?
- Non lo so, perché non ho ancora centrato il problema …
- E … Ti capita spesso? …
- Credo che capiti a molti matematici e non solo … Per esempio, quando ancora praticavo arti marziali, avevamo un maestro giapponese, che, girando per le strade della città, d’improvviso si fermava, in preda a chissà quale impulso; quindi si metteva in posizione di difesa e poi sferrava un attacco contro un nemico immaginario, subito dopo, si riaggiustava il vestito e riprendeva a camminare, come se niente fosse …
- Bella storia … Allora, tu sei un insegnate di matematica? …
- Non proprio, anche se lo faccio, occasionalmente … Io mi occupo di matematica applicata ai giochi …
- Li costruisci o li progetti? …
- Che cosa?
- I giochi …
- No, guarda che si tratta di applicazioni scientifiche …
- Come? …
- Si applicano modelli per analizzare situazioni di conflitto e cercare soluzioni competitive e/o cooperative, valutando le conseguenze delle interazioni fra soggetti …
- Ah! … Ho capito … Allora, che si fa? …
- Recuperiamo gli altri due e facciamo colazione … Che ne dici? …
- Sì, dai … Ho una gran fame …

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Quella giornata passò, come tante altre: facemmo ancora qualcosa insieme, poi verso sera, ognuno fu ripreso dalle proprie diverse faccende ed io tornai a casa … Il caldo toglieva la voglia e la forza di dedicarsi a qualsiasi attività e l’acqua della piscina sembrava, ancora una volta, l’unica speranza di salvezza …
Accesi poche luci esterne, una delle quali sopra la piscina, e mi tuffai … Aaaah! … Ecco il paradiso che cos’è! … Tutta la “pressione” di quel caldo umido, che poco prima mi affliggeva, era scomparsa e, d’improvviso, la mente non soffriva più ed il corpo poteva agire, libero dalla spossatezza, che mi aveva oppresso fin lì, e nuotavo, nuotavo, nuotavo …
Abituato com’ero a quella distanza precisa, una vasca dopo l’altra, non ero distratto nemmeno dalle virate, era tutto automatico e ritmico, un ritmo battuto dal respiro e dalle bracciate ed a scadenze fisse un giro su me stesso, una spinta contro il bordo e via, altre bracciate, altri respiri intercalati e altre bracciate … Dopo un tempo indefinibile, ogni cosa era sparita dalla mia mente e per lunghi tratti chiudevo gli occhi, ascoltando solo l’aria, entrare e riempire i polmoni e poi lentamente uscire, in un gorgoglio di bolle …
Anche con quella poca luce, sul fondo della piscina, ritornavano alla mia attenzione quelle figure e mi dicevano qualcosa ed io mi chiedevo cosa … Cosa? … Cosa? …
Un’immagine sul fondo di una piscina, ombre leggere e trasparenti, prodotte da forme inesistenti, semplici sfumature di luce, deviata da una lente mobile ed elastica … Una lente dinamica, ma pur sempre una lente. L’acqua mossa dalla brezza e dal mio passaggio, si solleva e si abbassa, formando piccole onde e la luce che le attraversa percorre distanze leggermente diverse per arrivare al fondo e cambia direzione a seconda di come colpisce la superficie dell’acqua ed è proprio la tridimensionalità della superficie a generare il disegno evanescente sul fondo ed a produrre, nelle due dimensioni del pavimento, una rappresentazione di quella piccola differenza di profondità … Sì, deve essere proprio questo il punto … Un mondo bidimensionale, che ne rappresenta direttamente un altro, che invece è tridimensionale e questo processo potrebbe … Anzi, deve poter essere reversibile! Chissà se allora, il nostro universo potrebbe essere la proiezione tridimensionale di un “orizzonte degli eventi” a due dimensioni … Ma questa, è un’altra storia …

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La mattina dopo il campanello squillò per svegliarmi ed io mi ritrovai accovacciato su uno dei lettini al bordo della piscina e non sapevo da che parte andare per rispondere alla chiamata … Era meglio andare al cancello ed aprire direttamente o rientrare e sentire chi fosse dal citofono … Dove avevo lasciato i vestiti, quello sembrava l’elemento dirimente, visto che non avevo niente addosso …
Recuperato lo stato di veglia, andai ad aprire … Era Selma, la mia recente conoscenza …
- Sto andando a fare un giro … Vieni? …
- Non è un po’ presto? … Dammi solo qualche minuto … Ma cosa ci fai da queste parti a quest’ora? …
- Io abito a cento metri da qui, la penultima traversa, là in alto …
- Ma da quando … ?
- Da prima che tu arrivassi qui … Io ci vivo da dieci anni …
- Ma non lo sapevo …
- Te l’ho detto ieri, ma tu ascolti poco … Forse ho scelto la persona sbagliata per questa passeggiata, avevo voglia di parlare con qualcuno, ma …
- Ieri sera, credo di aver inquadrato il mio problema, non ho più quella idea ossessiva che mi gira in testa, prometto di ascoltarti senza più remore … Ma che c’è, mi sembri un po’ giù …
- Lo sono …
- Ok, andiamo …
- Ti va se usciamo dalla strada, verso gli scogli …
- Certo … E’ successo qualcosa? …
- Vuoi dire a parte incontrare uno, che mi porta a letto e non si ricorda neanche chi sono e quello che ci siamo detti …?
- Ti ho già chiesto scusa …
- Ma non sei solo tu … Anche tu … E’ come se fossi trasparente, un fantasma che nessuno vede, ma che può vedere tutto … Senza riuscire ad afferrare niente …
- A parte me, c’è stato qualcun altro che ti ha delusa? …
- Qualche giorno fa, io ed alcune amiche, abbiamo invitato dei colleghi a casa mia per una cena e un po’ di festa … C’era uno che mi piaceva, sai … Una delle amiche lo sapeva che ci stavo dietro a questo tipo e così gli aveva chiesto di venire da me quella sera …
- Non è andata bene? …
- Aspetta! … Mentre ero lì che facevo da padrona di casa, servendo da bere a tutti e organizzando la cena ho perso di vista la situazione per un po’ e pensavo, chissà, staranno parlando, curiosando in giro …
- Invece?...
- Dopo un po’ che non vedevo né lei, né lui … Mi sono insospettita, non capivo … Non erano con gli altri e in casa mia c’è un solo bagno, fuori non c’erano … Poi, mi accorgo che la porta della mia camera era chiusa … Vado a vedere e … Li trovo sul mio letto, che si strofinano …
- Il tipo che ti piaceva e la tua amica? …
- Sì, capisci? … Sono andata su tutte le furie e li ho sbattuti tutti fuori … Ero fuori di me, non so come mi sono trattenuta dal metterle le mani addosso …
- Che amica, accidenti! …
- Tu cosa avresti fatto?
- Non lo so, davvero … Però ti capisco … Mi spiace averti dato, l’impressione sbagliata in questi giorni, rincarando involontariamente la dose …
- Adesso capisci perché, ci sono rimasta male anche con te …
- Io non immaginavo … Davvero mi dispiace, quando Miki ci ha presentati, sono stato contento che abbia scelto l’altra ragazza, una volta tanto a me è toccata quella che preferivo …
- Lo dici per consolarmi …
- No, lo giuro, è vero …
- Non l’hai dimostrato, io non ci credo tanto alla storia dell’idea fissa …
- Lo so, sembra una scemenza …
- Esatto!
- Io sono fatto così, non so che dirti …
- … E chi non lo è …

Camminammo sulla scogliera a lungo, senza parlare troppo … Poi il sole cominciò a farsi sentire e allora cercammo riparo all’ombra di una roccia più grande, lambita appena più in basso dal mare … Lì c’era ancora un po’ di fresco, ancora per qualche tempo, prima che la fuga dal caldo diventasse impossibile …

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Gli avvenimenti sovrapposti di quei giorni e la stagione vacanziera in corso, mi avevano creato non poche distrazioni, ma finalmente avevo potuto rintracciare una vecchia conoscenza e fissare un incontro per discutere la faccenda che mi stava perseguitando. Non era il caso di parlarne con estranei o anche colleghi, prima di avere l’opinione di un esperto che godesse della mia fiducia …
Il mio vecchio professore di Fisica era la persona adatta, tante volte avevamo scambiato idee, le più bizzarre e senza timori reverenziali, né ipocrisie di sorta. L’appuntamento era in uno dei bar vicini alla sua Facoltà, in cui eravamo soliti vederci in passato …
- Ciao Professore, come stai? …
- Caro Toni, come te la passi, è un pezzo che non ci vediamo …
- Non sento la mancanza della grande città, ma della tua compagnia sì …
- Cosa ti porta da queste parti?
- Ho un’idea da un po’ di tempo, che vorrei discutere, perché ancora non riesco a valutarne tutte le implicazioni …
- Di che si tratta?
- Interferometria …
- Cosa, in particolare …
- Figure d’interferenza … Variazioni di intensità luminosa …
- Cos’hai in mente?
- Hai presente il fondo di una piscina in una giornata di sole, o anche un fondale marino sabbioso?
- Certamente …
- Le figure proiettate sul fondo, rappresentano fedelmente, sul piano, il motivo tridimensionale presente sulla superficie dell’acqua, non è così? …
- Senza dubbio …
- In linea di principio, sarebbe possibile utilizzare le variazioni di intensità luminosa di un’ipotetica “istantanea” presa sul fondo per ricostruire gli avvallamenti ed i picchi della corrispondente superficie ondulata, dico bene?
- In linea di principio … Ma per fare una operazione del genere, la luce comune non è adatta, occorre una “luce coerente”, un laser … Sì, si potrebbe fare … Ma a che servirebbe? …
- Seguimi ancora … E’ corretto affermare che, rispettando la regola che hai appena indicato, e cioè utilizzando un sistema di laser, a partire da una immagine bidimensionale, si possano ricavare rappresentazioni con una “dimensione” in più?
- E allora? …
- Cosa succederebbe, se partissimo da una superficie tridimensionale ed applicassimo lo stesso principio … Potremmo, anche qui, ottenere rappresentazioni con una dimensione in più, cioè quadridimensionali?...
- Cioè, stando al tuo esempio della piscina, a partire dal moto ondoso, ottenere la rappresentazione di ciò che ha prodotto il moto stesso … Diciamo, ricostruire, una traccia quadridimensionale del nuotatore che ha prodotto quelle onde? …
- Qualcosa del genere … Potrebbe aprirci le porte alla comprensione delle dimensioni superiori, ammesso che esistano, o perlomeno al possibile aspetto della striscia temporale di un evento …
- Il problema è, che una delle precondizioni per questo tipo di attività consiste nell’assenza di movimento, non siamo ancora in grado di produrre “ologrammi” di entità in movimento …
- Si può rimediare? …
- Forse con un laser ad impulsi super-rapidi e con una variazione sistematica di orientamento del raggio laser di riferimento, per memorizzare più figure sulla stessa lastra olografica … Uhmmm … Sì, forse è possibile … Uhmmm … Mi piacerebbe vedere il risultato di un tale esperimento …
- Chi potrebbe disporre dell’attrezzatura necessaria? …
- Solo i militari, eventualmente …

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Quando si tratta di militari, il mio amico Miki, il Maggiore Michael J. Pfebbs dell’aviazione degli Stati Uniti, attualmente in servizio sugli AWACS/E-3, presso il NAS di Sigonella, è il mio ineguagliabile punto di riferimento e, in questa specifica connessione, non potrebbe esserci aggancio migliore. Miki è un vero amico e, anche se non violerebbe mai una consegna, nemmeno da ubriaco, molte cose ho potute sapere o intuire parlando con lui, cose che, magari sono di dominio pubblico, ma in forme variamente celate o mascherate o anche solo imprecise … Da tutti i nostri discorsi, mi ero infine fatto l’idea che a bordo di quei velivoli da sorveglianza aerea, vi fossero attrezzature avanzatissime per i rilevamenti sul terreno di operazioni ed altre che erano “assai più che avanzatissime” … Ma di queste cose non se ne è mai potuto parlare, pena, come dice sempre Miki, “dovermi sparare” … Tuttavia, ciò che non viene detto, non è sufficiente a nascondere tutto, specie delle ragionevoli deduzioni … Ed io avevo idea che le tecnologie di rilevamento RADAR-Doppler e LASER, fossero il banco di continue sperimentazioni e sviluppi e che quello che se ne sa ufficialmente, specie grazie alle sonde che la NASA manda nel sistema solare ad esplorare la superficie dei pianeti e dei loro satelliti, è solo la punta di uno sconfinato iceberg …
Fu così che mi decisi a parlare con l’amico Pfebbs e confidargli la mia idea, suggerendo la possibilità che presso le strutture militari USA, si potesse pianificare una sperimentazione …
Miki, dapprima si fece una gran risata, poi ci ripensò su e volle sapere se c’era qualche seria possibilità di estrapolare informazioni “leggendo” il moto ondoso via Olografia LASER. Io gli confermai che si trattava di una ipotesi altamente speculativa e che per gli americani di solito questo non è un freno, anzi spesso ne incentiva l’interesse …
Il mio amico sembrò a lungo meditabondo; mentre io, solo a quel punto, mi resi conto che avevo forse sopravvalutato le possibilità di un Maggiore dell’Aviazione USA, rispetto progetti così evanescenti e per giunta proposti da un perfetto “signor nessuno” …

- Devo fare qualche telefonata e parlare con una persona. Dammi un paio di giorni, perché non so se trovo in servizio quelli che sto cercando … Ti richiamo io, appena ci sono notizie … Meglio non perdere tempo, Ok?
- Va bene … Non c’è problema … Credi che ci sia qualche possibilità? …
- Non chiedermi niente adesso, non saprei che dire … ok? …
- Ok!

Passarono alcuni giorni ed io mi ero completamente perso, assorto del tutto, in una serie di calcoli e di ricerche di precedenti sull’argomento interferometria … Avevo passato anche un paio di notti sul mio terminale a provare e riprovare diverse soluzioni, basate su tecniche conosciute o anche solo presentate a livello di pure ipotesi, ma c’era sempre qualche aspetto incompleto, qualcosa che non si incastrava …

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Arrivarono con un elicottero all’alba, nel campo vicino alla mia villetta; Miki scese correndo verso di me, che guardavo dal muretto di confine senza parole …

- Hai cinque minuti per impacchettare quello che ti serve e venire con noi …
- Dove? …
- Portati tutto quello di cui hai bisogno: per qualche settimana non potrai tornare … Non posso dirti di più, ma hai ottenuto l’occasione che cercavi … Abbiamo il permesso di atterraggio tecnico su questo campo per non più di cinque minuti, tra un po’ potrebbero esserci troppi testimoni, quindi … Sbrigati!! …
Non ci credevo ancora, quando, trafelato e confuso, uscii di casa con un borsone e la camicia fuori dai pantaloni per abbordare l’elicottero … Prima ancora che lo sportello fosse richiuso, il velivolo era oltre la cima degli alberi e si allontanava seguito dal vociare di alcuni mattinieri joggers …

Fine prima parte

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Seconda parte

Era una cosa che avevo visto solo nei film, prelevato da casa, senza preavviso, con destinazione ignota, ma pensandoci bene stavo per avere quello che volevo, presumibilmente …
Dopo alcuni minuti di volo, prima ancora che mi capacitassi di tutto quello che avevo intorno,fummo depositati sulla pista dell’aeroporto militare nella Base USA di Sigonella, a poche decine di metri da un C130 coi motori accesi già sul tracciato di decollo.
Io e Miki dovemmo correre verso il velivolo, che già stava aumentando il numero di giri delle possenti eliche ed anche questa volta, appena fummo a bordo e mentre lo sportello veniva chiuso, il potente mezzo stava avviandosi sulla pista. Avevo appena serrato la cintura, quando mi sentii premere con forza contro il sedile ed ebbi la tipica sensazione conseguente al decollo … Ero in viaggio verso la mia fortuna, forse, ma che ne sarebbe stato di me se il mio si fosse rivelato un flop? … Certo, se avevano messo su tutto quell’ambaradan, significava che qualcuno lo aveva approvato e quindi presumeva che la mia idea non fosse del tutto campata in aria … Sebbene i militari … Si sa …
Miki sedeva di fronte a me e mi fissava, in silenzio … Sul volo c’erano diverse altre persone e lui mi fece segno che non dovevo fiatare; evidentemente la mia presenza, così conciato, era già abbastanza “rumorosa”, senza bisogno che aprissi bocca …
Il volo fu lungo e scomodo e io non l’avevo fatta ancora, prima di uscire, e la trattenevo a fatica, ma non osavo fiatare … Miki dopo alcune ore di mie smorfie, dovette capirlo, perché si alzò e mi disse che potevo sgranchirmi le gambe, indicandomi nel contempo la ritirata …
Verso mezzogiorno, al mio orologio, venne aperto un vano e ognuno di noi si alzò per prendere un cestino preconfezionato con alcune cibarie e mentre mi chinavo anch’io per prendere il sacchetto dallo scomparto notai, fuori dal parabrezza della cabina di pilotaggio,il braccio snodato che risaliva fino alla cisterna che stava rifornendo di carburante il nostro C130, Miki, dietro di me, mi sussurrò che stavamo superando la costa degli Stati Uniti in quel momento e che, senza soste, eravamo diretti verso l’interno, dove noi saremmo stati depositati in un luogo non definito, abbandonando quella compagnia che avrebbe proseguito verso una base dall’altro capo del paese. Guardai Miki insistentemente, sperando che avrebbe proseguito, dicendomi quale fosse la nostra destinazione, ma lui, non se ne dette per inteso …
Il volo fu ancora molto lungo e snervante e quando ormai ero deciso a dormire per calmare la mia ansia, si fece sentire la voce del Comandante …

- Salt Lake City now crossing. 45 minutes to first destination Groom Lake, Nevada. Please get ready for landing and disembark …

“Cazzo!” Pensai … “Groom Lake!” … Pensai … “La Base Nellis dell’USAF! Dannazione! … Sto andando verso Area 51! … Non ci posso creeedere!!! …” Miki dovette leggere i miei pensieri dall’espressione del mio viso perché, scuotendo la testa, mi fece capire che mi stavo facendo notare.
Il tempo che restava lo passai con lo stomaco sottosopra e la testa che turbinava … Non riuscivo a crederci già prima, a quello che mi capitava, figurarsi adesso! … Ma intanto l’aereo stava perdendo quota rapidamente e si capiva bene che il pilota non era per niente “civile”, perché fece un paio di virate da rollercosater ed una picchiata da brividi … E così fummo sulla pista in un attimo, ma, stranamente dalla parte sbagliata, per un aeroporto normale, infatti finimmo all’estremo lontano rispetto alle costruzioni della base … In mezzo al fottuto deserto!!! …
Fummo sbarcati rapidamente in quel nulla e l’aereo ripartì in un lampo, lasciandoci lì, come due salami …

- Che storia è questa? … Non potevano lasciarci vicino ad un gate, come tutti i voli che si rispettino? …
- Tu che dici? …
- C’è un motivo, vero …
- Sì! …
- Lasciami indovinare … Non mi faranno vedere niente di questa base, è così? …
- Puoi scommetterci … Ecco che arriva la navetta … Senza finestrini …
- Addio agli omini verdi …
- Grigi, sono grigi, dannazione, lo sanno tutti, che sono grigi …
- Tu li hai visti? …
- Sono vivo … Tu che dici? ….
- Tutto chiaro!

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Quando scendemmo dalla navetta, eravamo in un ampio ambiente chiuso e completamente vuoto … Da lontano si avvicinò un militare … Un tenente … Aveva in mano un notebook. Appena fu vicino a noi consegnò la pennetta elettronica a Miki che, senza esitazioni, appose la sua firma in più punti, poi il Tenente gli porse un “biometric scanner” e Miki appoggiò la mano per farsi rilevare le impronte della mano destra. Fatto questo i due guardarono me, senza fiatare ed il tenente cambiò “pagina” e mi porse la pennetta … Miki mi disse che era l’impegnativa di segretezza e che, firmando, avrei accettato il segreto militare per qualsiasi cosa avessi visto, sentito e persino odorato in quella base ed inoltre mi impegnavo a non rivelare o utilizzare in qualsiasi modo eventuali risultati del lavoro fatto in quella sede, indipendentemente dal paese in cui mi sarei trovato in futuro … Capii che a quel punto c’era poco da scegliere e firmai, fornendo anche le mie impronte … Il tenente si riprese il notebook e sparì da dove era venuto, lasciandoci lì, come due salami …
Una seconda navetta senza finestrini venne a prelevarci dopo pochi minuti e non ho la più pallida idea di dove fummo portati; so solo che percorremmo degli ambienti chiusi, si capiva dal rimbombo, per una quindicina di minuti, con delle soste per la presumibile apertura di porte stagne o frangi fuoco o simili …
Finalmente ebbi l’impressione che fossimo arrivati, perché il mezzo fece una manovra per avvicinare il portello a qualcosa e quando si fu fermato, il portello si aprì di fronte ad una porta chiusa, a fianco della quale era visibile una torretta per il controllo biometrico del palmo e delle impronte e fu così che entrambi fummo ammessi nel nuovo ambiente.
Fui deluso, in un primo momento, nel notare che mi trovavo in una struttura di prova con una “comune” vasca per il collaudo degli scafi ed in genere della dinamica dei fluidi … Certo questa sembrava decisamente superiore a quelle che avevo conosciuto in passato … Ed era decisamente molto più grande e complessa, come conformazione e dotazione … Molte delle attrezzature erano “incamiciate” e la vasca era accessibile da tutte le direzioni … Ed aveva tutte pareti trasparenti … “Accidenti! Che popò di vasca!...”
Mentre ero lì che mi stupivo di ogni nuovo aspetto che andavo scoprendo, alle nostre spalle arrivò un colonnello …

- Che ne pensa? … Potrà andar bene per sviluppare la sua idea? …
- Sì … Direi di sì …
- Piacere di conoscerla Signor Toni Palermo … Perdoni il mio italiano, sono nato a Brooklyn, ma è tanto che non ci torno e che non parlo coi parenti … Io sono il Colonnello Joseph Lapaglia e sono felice di accoglierla qui alla nostra Base Nellis … Appena possibile le presenterò il resto del personale e subito dopo i nostri ospiti …
- Cosa? …
- Alieni … Sto parlando degli alieni … He … He … He… Ci piace scherzarci su, prima che ce lo chiedano i nostri ospiti …
- He … Divertente …
- Allora, Signor Palermo, ha bisogno di qualcosa, dopo il lungo viaggio? … Le verrà assegnato un alloggio in comune col mio amico Michael, ma ho voluto vederla subito, per fare conoscenza e per sapere se c’è qualche esigenza particolare che possiamo esaudire …
- Grazie, ho solo bisogno di riprendermi da tutto questo sballottamento, dormire un po’ e poi sarò pronto e a Sua disposizione …
- Sì, certo, capisco … Ok Mike, fai tu gli onori di casa … E spiega al tuo amico le limitazioni di movimento imposte dalla Sicurezza … Ecco a voi i “passi visitatori” con i quali potrete circolare liberamente, lungo i percorsi indicati dal colore del vostro tesserino. Tutto il resto della struttura è interdetto e “off limits” … Mi raccomando eeeeh! ….
- Roger, Signore! …
- Sì, roger anch’io …

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La predisposizione dell’esperimento prese una settimana abbondante e fu possibile superare i colli di bottiglia in cui ero incappato, grazie alla eccelsa professionalità degli scienziati civili e militari di cui disponeva la struttura e soprattutto all’incredibile disponibilità di mezzi e “know how” sconosciuto. Quando infine anche le lastre olografiche giunsero da un non meglio identificato “reparto produzione”, eravamo pronti a calibrare il sistema ed infine a varare i test veri e propri.
Da quel momento in poi mi fu detto che, né io, né Michael, potevamo più accedere all’impianto e che avremmo dovuto seguire la fase di sperimentazione dal centro di controllo distaccato, dove erano sistemati i terminali di rete interna, a cui facevano capo tutti i flussi di dati. Anche il Colonnello Lapaglia seguiva, con noi, le cose da quella postazione, perciò finii per pensare che fosse tutto normale …
La calibrazione si rivelò l’aspetto più critico di tutta la faccenda, i tentativi falliti si ripeterono per giorni: il sistema non voleva saperne di produrre dati significativi. Sembrava che il problema fosse originato dalla necessità di intercettare immagini in movimento, cosa del tutto impossibile, peraltro, nel mondo della scienza “civile” a tutt’oggi.
Il laser impiegato, avrebbe dovuto “freddare” il movimento delle onde in vasca, simulando un soggetto statico al momento della “istantanea” olografica. Alla fine si capì che il problema era proprio la calibrazione degli impulsi di questo laser e, finalmente, riuscimmo ad avere la prima lastra utile …
A questo punto il Colonnello Lapaglia se ne uscì con una affermazione che mi lasciò perplesso, perché, secondo lui, prima di poter visualizzare il contenuto della lastra con l’apparecchio di riproduzione, la lastra doveva passare un “bagno di fissaggio”, non meglio identificato, che richiedeva di rimandare tutto al giorno dopo a causa di problemi di schedulazione lavori presso il famoso “reparto produzione” … il Colonnello suggerì pertanto di continuare a produrre nuove lastre con varianti dell’esperimento, rimandando la visione del materiale ad un momento successivo …
Fui molto deluso dalla circostanza, ma non è che dai militari mi aspettassi elasticità mentale, anzi quell’intoppo burocratico appariva poca cosa, rispetto al filare liscio delle cose fino a quel momento …
La mattina dopo mi fu comunicato che il “reparto produzione” non era riuscito a mettere in lavorazione le lastre e che la giornata sarebbe stata dedicata interamente a sviluppare tutte le varianti possibili delle “riprese” sulla superficie della piscina, che era prenotata per altre attività per il giorno dopo e quindi avrebbe visto lo smantellamento dell’esperimento nel tardo pomeriggio …
Mi fu permesso di seguire le attività dal solito centro di controllo, ma senza poter interferire in nessuna delle attività svolte; mentre Miki, quel giorno, aveva dovuto partecipare ad una teleconferenza con il suo gruppo in Italia, perciò non lo avevo più visto fino a sera …
L’ultimo giorno previsto per il mio soggiorno alla base venni tenuto in attesa nell’anticamera dell’ufficio del Colonnello per parecchio tempo, mentre si svolgeva un via vai di personale, il più disparato … Più tardi mi raggiunse Miki e rimanemmo ancora in attesa, finché, finalmente, il Colonnello ci fece entrare …
- Michael, Signor Palermo … Ho ricevuto il risultato del nostro lavoro e purtroppo devo dire che, nonostante le nostre aspettative fossero alte, abbiamo fatto un buco nell’acqua, almeno dal nostro punto di vista … La sua idea rimane brillante e sostanzialmente giusta, ma dal nostro punto di vista si tratta solo di un costoso videogioco, un salatissimo effetto speciale, un altro Esperimento Filadelfia … La nostra struttura non può finanziare ricerca a scopi commerciali e questo purtroppo sarebbe l’unico impiego possibile per la sua idea, ma temo che non potrà sfruttarla, sia perché la nostra tecnologia laser rimarrà riservata per almeno dieci anni, sia perché Lei ha sottoscritto il patto si segretezza che non le permette di comunicare all’esterno questo tipo di informazioni. Mi dispiace, ma per quel che vale le faccio i miei complimenti per l’ingegnoso spunto …
- Grazie, mi consolerò pensando a questa straordinaria esperienza …
- Se in futuro questa scoperta dovesse trovare una non prevedibile applicazione, si farà il possibile per coinvolgerla nel progetto …
- Coraggio Toni, abbiamo ottenuto molto più di quello che avrei immaginato quando me ne hai parlato la prima volta …
- Grazie Miki, sono d’accordo … Tutto sommato due settimane fa, ci avrei messo la firma per fare questa esperienza …
- Bene signori, ora andiamo nel laboratorio qui a fianco, a vederci questo esosissimo effetto speciale …

Finalmente potevo vedere il frutto del mio ingegno e dei soldi americani … Quello che vidi era esattamente quanto descritto dal Colonnello … Tutta una serie di ologrammi, che non facevano altro che ricostruire la sequenza di sagome in negativo, variamente disposte, che avevano prodotto l’onda … Se non avessi saputo come erano state ottenute, le avrei anch’io considerate poco più che degli effetti speciali. L’unico aspetto originale sembrava essere la ricostruzione temporale delle traiettorie, ma si trattava di ben poca cosa a fronte dell’eventuale investimento per lo sviluppo di quella tecnologia …
Io e Miki fummo imbarcati su uno dei voli “civili” che quella sera riportavano a casa i componenti non militari del personale della base e con esso arrivammo a Salt Lake City dove trovammo subito un altro volo per New York …

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Alla base Nellis, nel frattempo, si svolgeva una scena assolutamente TOP SECRET …
Il Colonnello Lapaglia ed il suo Attendente erano nella sala della vasca a supervisionare alcune operazioni …
- Tenente, in questo contenitore devono essere inserite entrambe le buste, quindi è essenziale verificare che le stampigliature indichino correttamente il destinatario, in modo che quando arriverò al Pentagono domattina, il materiale mi venga consegnato senza disguidi …
- Tutto è stato controllato e verificato con cura da me personalmente. Come vede sul materiale effettivo abbiamo la stampigliatura “TOP SECRET”, seguita dal suo nome e, più in basso, la clausola “FOR YOUR EYES ONLY”, di massima sicurezza … Mentre il materiale che abbiamo mostrato ai nostri due ospiti è contenuto in questa seconda busta con la descrizione “Materiale dimostrativo”.
- Bene, faccia un controllo anche sul mio bagaglio e naturalmente non dimentichi il suo …
- Senz’altro Signore, mi permette di farle una domanda? …
- Dica …
- Perché portare qui quel civile, poteva tutto esser fatto senza di lui, una volta che ci era stata comunicata la sua idea …
- Noi dovevamo sapere, accertare direttamente, quanto ne sapesse ed anzi dargli qualcosa per stanarlo e stimolarlo a dire tutto ciò che sapeva, mi capisce? … Ora, spendendo poco o nulla di ciò che sappiamo noi, siamo certi che lui non ha nulla di più di quanto ci ha detto ed inoltre lo abbiamo incastrato con la sottoscrizione, insomma è del tutto neutralizzato e noi ci ritroviamo con la più grande scoperta scientifico-militare degli ultimi decenni ed a saperlo siamo davvero in pochi … Questo significa promozione per entrambi ed un lavoro assicurato a Washington …
- Pensa che queste lastre susciteranno interesse al Pentagono? …
- Mi creda, quello che abbiamo fatto vedere al nostro ospite sarà pure un gioco, ma quello che lui non ha potuto vedere e che ci portiamo dentro questa busta, ci mette avanti agli altri di decenni nel teatro di guerra ed anche in ogni attività di intelligence in mare … Non solo il sistema è in grado di tracciare il percorso di un natante in superficie o in immersione, ma può darci le immagini dettagliate della struttura e del contenuto del vascello in questione, evidenziando eventuali difetti e punti deboli e questo è solo l’inizio … Questa tecnologia ha ampi margini di miglioramento in ambito militare a patto che rimanga segreta …
- Ci sono anche i due ingegneri civili che hanno lavorato con noi da considerare …
- Anche loro hanno un brillante futuro assicurato, nell’ambito dello sviluppo di questa tecnologia e si possono scordare la libertà di movimento che avevano prima, glielo garantisco io …

Purtroppo non sappiamo, non essendoci stati testimoni, se i fatti ed il dettaglio dei dialoghi, si siano svolti proprio così, ma è facile supporlo … Parola più, parola meno …

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Io e Miki dovemmo cambiare aereo ancora un paio di volte, prima di arrivare a Catania, da dove Miki prese una navetta per Sigonella ed io la corriera per andare a casa … Ci salutammo stanchi per il viaggio e dubbiosi per tutto il resto … Avevamo parlato fino all’esaurimento di quello che era stato e di quello che avrebbe potuto essere e all’arrivo non c’era davvero più niente da dire … Ci demmo appuntamento alla prossima licenza di Miki, che il giorno dopo andava in missione, sul suo mastodonte, nei mari del sud …
Io arrivai a casa tardi quella sera, accesi le luci esterne e rimasi non so per quanto tempo ad osservare i giochi di luce sul fondo della piscina …
Forse una bella nuotata mi avrebbe aiutato a chiarire la confusione che intanto si era impossessata della mia mente, sentivo di non aver giocato bene tutte le mani … Forse ero stato troppo ingenuo a credere a tutto ciò che mi era stato detto, forse ero entrato in un gioco più grande di me e ne ero uscito con un pugno di mosche … Tanti forse e niente “arrosto” … Ecco perché nuotare mi sembrò l’unica soluzione praticabile e così nuotai, nuotai … nuotai …
Presto mi ritrovai nel solito stato d’animo rilassato e tutt’uno con l’acqua … Ora non c’erano più misteriosi pensieri a perseguitarmi, perché sapevo che non c’era alcun mistero sul fondo della piscina … Era tutto chiaro si trattava al massimo di effetti speciali, l’ennesima futilità, un’altra prova, se ve ne fosse bisogno dell’Anicca predicata dal Budda, l’impermanenza come diremmo noi … (o anche “Panta Rei Os Potamòs”, se Eraclito fosse più famoso di Baggio o Richard Gere …) … Forse quello che vedo sul fondo è davvero l’ologramma di qualcosa, anzi no! Non l’ologramma, ma la rappresentazione diretta, il filmato della realtà che siamo: ombre di qualcosa che non esiste …

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La mattina dopo, all’alba, fui svegliato dal primo raggio di sole che spuntava tra le foglie degli alberi del giardino, ero sulla sdraio al bordo della piscina … Qualunque cosa avessi fatto la notte prima, mi aveva schiarito le idee e non volevo più ritornare sull’argomento …
Mi accorsi, improvvisamente, che era domenica mattina e mi venne un’idea strana …
Davanti al cancello di Selma, tentennai un po’, ma infine suonai il campanello … Per un tempo interminabile sembrò che non ci fosse nessuno in casa, ma la cosa era improbabile … Comunque poteva semplicemente trattarsi di sonno arretrato e lentezza a svegliarsi presto di domenica … Meglio non insistere, sarebbe stato scortese … Se non usciva, meglio andarsene … Rimasi lì in dubbio se suonare ancora e poi decisi di no, sarei passato un’altra volta ad un’ora più normale …
Mentre stavo per allontanarmi sentii la sua voce stentata e lamentosa chiedere …
- Chi è, a quest’ora, accidenti! … Chi è? …
- Ciao … Eihlà …
- Ti sembra l’ora …
- Finché c’è ancora fresco, vieni a fare una passeggiata? …
- Sei matto? … Non ci penso proprio …
- Va beh! Ci vado da solo, ciao …
- … Aspetta! … Entra, ti faccio un caffè, se non l’hai già preso …
- E’ un po’ che non ci vediamo, come te la passi?
- Perché sei venuto? …
- Mi devi una passeggiata sugli scogli, ricordi?
- Non mi va di scherzare …
- Voglio parlare …
- Sì … Parlare …
- Andiamo, vestiti, sennò si fa tardi e arriva il caldo …
- Te lo ricordi ancora come mi chiamo? …
- Selma … Te l’ha dato tua madre tedesca, immagino …
- No mio padre siciliano … E’ il diminutivo di Anselma …
- Non ci avevo pensato … Ma certo, Anselma!
- Dai andiamo, sono pronta …

Camminammo sulla scogliera per un lungo tratto, fermandoci qua e là e scambiando qualche frase occasionale … Poche per la verità … Lentamente le alte pareti a strapiombo sul mare lasciavano spazio a scogli bassi ed a tratti sabbiosi qua e là … Proseguendo arrivammo ad una piccola baia nascosta e solitaria, con una morbida spiaggia, lambita da un mare quasi immobile … Selma si sedette vicino all’acqua e mi fece segno di mettermi accanto … Parlammo un po’, a qual punto, e poi ci sdraiammo al sole, che cominciava a farsi sentire, ma non ancora in modo fastidioso … Quella pace ebbe la meglio sulla nostra levata precoce … Credo che avessimo le mani unite, ma non potrei giurarlo … Le ore stavano passando, senza che noi se ne fosse ormai coscienti … Fu il calore di metà mattinata a risvegliarci e le parole di Selma ad indicare le novità impellenti …
- Guarda lì, siamo in compagnia, è bello vedere come si guardano …
- Chi? … Ah, ma quante sono … Siamo circondati da coppiette … Eh già, questa è la loro spiaggetta … Forse dovremmo andarcene e lasciarli in pace …
- Non so cosa darei, per essere come loro …
- E’ una parola per noi, bisognerebbe chiudere gli occhi per riuscirci …
- E perché no! Forse dovremmo …
- Cosa? …
- Forse dovremmo proprio provare a chiudere gli occhi e “… guardarci, come si guardano loro” ... ...


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Fine seconda e ultima parte



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