domenica 29 novembre 2009

Reality Hunter

Una impresa di pulizia ce la doveva mettere tutta per sistemare quel caos. Il gruppo in questione non sapeva decidere da cosa cominciare, quando un finto maggiordomo petulante arrivò dando ordini di qua e di là. Coraggio rimettete in piedi i mobili recuperate tutto ciò che si trova per terra ed accertatevi che non faccia parte dell’arredamento o suppellettili varie il resto nei bidoni, nel dubbio chiedete a me … forza, forza, non abbiamo tutto il giorno! C’è da preparare la festa di stasera …
Come, si chiedevano alcuni degli operai, questi hanno appena finito la festa di ieri e già sono in cantiere per la prossima? Bella la vita, per qualcuno, da queste parti …
Chi sono esattamente? Industriali? E quando si industriano, se sono sempre dietro a festeggiare? Ma mica lavorano loro, questi fanno lavorare gli altri e tanti, ma tanti. Fanno quelle cose in miniatura, ma molto, molto piccole, quasi invisibili. Le chiamano nano cose … siiii, nano cose … Ma cheddici? Nano cosa? Beh, nano qualcosa insomma, ma sono segrete, perché ci sono spie, si dice, che cercano di scoprire quello che loro hanno inventato.
- Aah! Ehi, senta signor coso, maggiordomo, qui c’è un cadavere.
- Oh, santo cielo, ma che mi dice? Dove lo vede un cadavere, lei?
- Qui, sotto questo divano rovesciato, c’è uno disteso per terra.
- Oh, santo cielo! Ma che dice, quello è il padrone di casa, presto mi aiuti a sollevarlo. Su forza , andiamo, portiamolo al piano di sopra, su, su, su, mi aiuti, coraggio giovanotto, si dia da fare …
Il “cadavere” fu svestito e messo a letto dal maggiordomo, che tirò le tende ed uscì, richiudendosi la porta alle spalle.
Dopo qualche ora di intenso lavoro, il salone cominciava a dare segni di una possibile guarigione e verso metà pomeriggio si poteva dire in convalescenza. La festa in programma era, ora, sulla via di riuscire.
Il padrone di casa, nel scendere le scale quella sera, aveva un’aria meno cadaverica di quando era stato portato su quel mattino, ma dentro di se nutriva ancora qualche dubbio sull’argomento, forse a causa dei postumi terrificanti che lo avvolgevano. Ciononostante riuscì a farcela fino in fondo alle scale e a mescolarsi ai primi ospiti arrivati, sperando di passare inosservato.
Presto ne arrivarono molti altri, venne aperto un buffet freddo ed il bar e tutti erano impegnati nell’uno o nell’altro. Nessuno sentì la mancanza dell’ospite della serata, che sperava di farla franca il più a lungo possibile, mentre le aspirine prese facevano effetto.
Ogni tanto, qualche voce stridula echeggiava: “dov’è il padrone di casa, dov’è?”
Ma presto si distraeva con qualcos’altro e nessuno ci ripensava su.
Il tanto sfuggente padrone di casa era un, vergognosamente ricco, industriale, magnate della microelettronica e dei più sofisticati centri di ricerca per le nanotecnologie applicate. Se stava fermo, guadagnava miliardi, se appena si muoveva faceva cifre fuori scala! Ma quando prendeva l’iniziativa sul serio, allora i soldi non erano più la cosa principale, ci voleva una sfida, ogni volta una sfida più estrema, alla ricerca di un limite impossibile.
Quella sera, la festa non lo interessava e, dopo aver schivato ogni possibile incontro, finì per rifugiarsi nella dependance in fondo al suo immenso parco. Da quel silenzio, appena velato dal suono dell’orchestra in lontananza, sperava di ricavare un riposo che fino a quel momento non aveva trovato.
Fu svegliato da una voce conosciuta, ma che lì per lì non poteva inquadrare.
- Vecchio amico, Andry ti ricordi di me? Perché stai qui da solo? Non piace la festa?
- Evgheni? Tu sei Evgheni, ho ragione?
- Si, naturalmente Evgheni, tuo amico, mi fa piacere tu ricordi …
- Cosa ti porta, da queste parti, Evgheni?
- Io venuto trovare te, amico! Io qui per turismo, io venuto trovare amico Andry, io saputo di tuo successo, di tua fortuna, io venuto a chiedere prestito!
- Tutti i soldi che vuoi, amico Evgheni, ciò che è mio …. è tuo, accomodati!
- Io sicuro te dire così, io sicuro, mio amico generoso e si ricorda suo passato e suoi amici veri. Ma io non voglio tuoi soldi, io poco, poco meno ricco di te, ma molto ricco anch’io, no bisogno, tanto petrolio, che mi esce da orecchi e da culo …
- Vecchio Evgheni, sempre il solito burlone, quanto mi manca quel tempo trascorso insieme con le pezze al culo, ora guardati grande e grosso con i “pozzi” al culo …
- Anche tu spiritoso, buontempone e maledettissimo donnaiolo, tu fatto tanti centri, tuo golf trova buca ad ogni tiro?
- Si, certamente, vorrai mica che qualcuna si lamenti, se appena si guarda intorno …
- Tu conosci la vita! Sono sicuro, ma tu godi la vita? Dimmi verità.
- Sempre meno amico, sempre meno; a te non posso certo mentire, tu mi leggi negli occhi e nel cuore, tu sai chi sono e non ti posso nascondere niente.
- Tu dimmi, Andry, tua famiglia, perché tu hai famiglia, vero?
- No, niente famiglia, amico mio, non era la mia strada ed ora non ci credo nemmeno più …
- E tu, Evgheni, la tua famiglia?
- Io oggi non più, mia moglie non più viva, io solo con tutte pollastre che voglio, ma nessuna come il mio amore andato, nessuna mai … noi niente figli, niente fortuna!
- Siamo due ricchissimi poveracci amico mio, due disperati di lusso, che ne dici?
- Tu ragione, come sempre, amico Andry … io pensato tante volte a te, oggi mia gioia di trovare te!
- Evgheni , ti ricordi quando andavamo a caccia? Ti piaceva, quando andavamo dietro ai cinghiali e all’improvviso quelli si voltavano e ti prendeva il terrore di essere aggredito da loro e quante volte si sbagliava la mira e si doveva correre come disperati, ti ricordi amico?
- Certo io ricordo, mi piaceva di più quando mira giusta e cinghiale morto! E poi salsicce e salami.
- Già, l’unica cosa per sentirsi vivi è uccidere, che strana la vita …
- Cosa triste che dici ora, ma vera, forse pensando bene hai ragione, io sento che questa cosa vera e non so se mi piace questo pensiero.
- Io ho, in cassaforte, una tecnologia nuova, molto riservata, amico mio e da, molto tempo, rifletto su questa cosa, senza mai decidere, ma prima poi la decisione prenderà me.
- Tu serio, molto serio, adesso, tu preoccupa me. Ma se vuoi parlare io ascolto e poi tengo per me. Tu libera tuo cuore di questo peso e forse tua decisione verrà e tu sta meglio che adesso.
- Sono sicuro che tu sei l’unica persona per questo compito, ma non voglio scaricati addosso un peso che spetta a me portare.
- Io ascolto, se tu vuoi parla, se non vuoi non parla e noi sta qui in silenzio e fumare sigaro …
- Evgheni, noi possiamo inserire nel corpo umano un po’ di tutto sotto forma di minuscoli, ma infinitamente sofisticati apparecchi, con essi possiamo veicolare farmaci oppure macchine. Questo è quello che comunemente si conosce della nanotecnologia, ma noi siamo avanti con le ricerche di anni e anni rispetto a quanto viene reso pubblico.
- Questo è bene o questo è male?
- Entrambe le cose, amico mio, entrambe le cose, come sempre.
- Io ho molti prototipi segreti che possono essere impiegati nei modi più diversi. In mezzo a tutte queste tecnologie però, ne ho sviluppata una in particolare in grado di raggiungere il cervello col flusso sanguigno e stazionare dove noi vogliamo. Da quel momento la personalità dell’individuo, può essere influenzata in telemetria …
- Che significa questa parola?
- Telemetria? Come telecomandare, come le automobiline, capisci?
- Tu puoi telecomandare persona? Dici vero?
- Si è possibile, con qualche limitazione ma è possibile ….
- Questa cosa terribile! Ma stesso tempo …
- Che vuoi dire?
- Tu sa che voglio dire …
- Non voglio saperlo!
- Ma tu sa!
- Si, maledizione, si che lo so. Qualcuno lo farà prima o poi e se non sarò io, sarà qualcun altro, ma ormai la strada è aperta.
- Tu pensa di produrre e vendere questo?
- Farei un’altra fortuna di cui non ho alcun bisogno! Ho già tutte le richieste che voglio: ho fatto trapelare la notizia e ciò è bastato per ricevere offerte impensabili, solo per cedere l’esclusiva e mantenere la cosa circoscritta. C’è chi ha le idee chiare su come impiegare questa cosa.
- Tu puoi dire me o sono troppo indiscreto?
- Non sei indiscreto, ma mi domando cosa penserai di me dopo?
- Io non giudica te, perché io non vuole essere giudicato, non farei buone riuscita!
- Grande amico mio, quello che questa gente vorrebbe organizzare, grazie al mio “nanochip” è un torneo, un macabro “reality” di caccia all’uomo, teleguidato dai vari detentori dei chip, che si sfiderebbero nel mondo reale, dopo aver selezionato ed “impiantato” ignare vittime, con qualche inganno.
- Tuo peso adesso capisco, non facile da portare, ma forse tu ha scelta?
- No, non c’è più scelta possibile. Io ho chiuso il puzzle prima degli altri, ma tutti pezzi sono ormai a disposizione e chi vuole questa cosa, troverà la strada, in un modo o nell’altro.
- Tu sa chi vuole questa cosa, amico mio?
- Si, è gente come noi, Evgheni, proprio come noi, con tanti soldi e poche prospettive. Forse siamo noi, io e te in un modo o nell’altro.
- Io capisco cosa dici, noi non meglio di loro, per giudicare …
- Già, Evgheni! Come dici tu: noi non meglio di loro.
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