domenica 29 novembre 2009

Spazio, ultima frontiera …

La missione su Marte è prevista in due fasi, due spedizioni in sequenza. La prima porterà sul pianeta il laboratorio chimico e la seconda, dopo vari mesi, la seguirà col modulo residenziale e l’equipaggio, che si fermerà per un anno sul pianeta. Il primo modulo automatico, arrivato su Marte, inizierà autonomamente a produrre l’energia per la sopravvivenza ed il combustibile per il ritorno: l’ossigeno e l’idrogeno saranno estratti dal ghiaccio presente sul pianeta stesso.
La prima partenza è prevista per domani e sarà sul pianeta rosso tra sei mesi circa; otto mesi più tardi partirà l’equipaggio con la seconda missione che arriverà su Marte quando il modulo automatico avrà già prodotto il combustibile sufficiente per un eventuale ritorno anticipato, ovvero l’ossigeno per gran parte della sosta prevista.
Qui Daniel Sebastian, per la KNN, da Huston, vi da appuntamento a domani sera per assistere al lift-off.
Daniel segnala al tecnico di tagliare il collegamento e, consegnato il microfono, richiama a sé il P.R. della NASA. Senta, detto fra noi, quanto è il rischio di questa missione per l’equipaggio?
L’uomo storce il volto in una smorfia eloquente e solo dopo essere stato rassicurato che la cosa rimarrà tra loro, risponde a Daniel con una espressione sconsolata, affermando che le chances sono meno di quelle che, più di mezzo secolo prima, avevano avuto quelli dell’Apollo 11, che erano già assai scarse. Tuttavia tutto quanto era umanamente possibile fare, per rendere sicuro il viaggio, era stato fatto e la quota di rischio era quella ineliminabile da un’impresa mai tentata prima e immensamente complessa.

Ellen, dalla regia, a stento tratteneva un ghigno cinico, strizzando l'occhio al suo assistente, che, scuotendo la testa, spingeva un paio di cursori e si sdraiava sulla poltrona, allungando le sue interminabili gambe e sovrapponendo gli enormi piedi, formato valigia ...

- “Daniel, mi senti?” Era Ellen, che lo chiamava sull’auricolare. “Daniel, fallo parlare ancora, ma adesso sposta la discussione, su quella tale Jane, la o il Comandante della missione che dir si voglia. Mi serve un po’ di pepe su questa storia, dobbiamo usarla come trama di riserva per l’approfondimento in seconda serata: il materiale scarseggia …”
- “Si, si … Caro Ezechiele, Le piacerebbe partecipare al nostro talk show del venerdì, in prima serata? Sa, ci piacerebbe approfondire i rapporti, un po’ burrascosi a quanto pare, tra le due agenzie spaziali … E se fosse nostro ospite, cosa potrebbe dirci in via ufficiale e cosa le piacerebbe svelarci, in via ufficiosa? Le prometto di farle trovare in trasmissione alcuni volti molto noti dello spettacolo, anzi se vuole farmi qualche nome, fra quelli che più la stimolano … vedrò cosa posso fare. In cambio le chiedo qualche anticipazione super riservata, da cucinare in salsa piccante … eh? Che mi dice, Ezechiele, possiamo continuare il discorso al bar della base, se vuoi …”
- “Ehm, io veramente, non saprei … “ Ezechiele si sentiva come Titti nei pensieri del gatto Silvestro, tuttavia non voleva perdersi i vantaggi di giocare a … chi gestisce meglio chi … un gioco al quale un P.R. di professione non poteva sottrarsi, alla lunga, senza perdere terreno. “Ok, però ti avverto, se giochi sporco con me, ti faccio perdere il passi e ti scateno contro i mastini della sicurezza ogni volta che mostri il naso da queste parti …”
- “Si, certo come no! Guarda tremo di paura al solo pensiero. Ma ora dimmi, la conosci questa Jane? Come sarebbe … voglio dire, cosa sarebbe … ehm, sai cosa voglio dire! Dai dimmi cosa ne pensi tu di tutta la faccenda, si insomma questa fesseria degli “intergender”, questi Europei così pomposi su questioni che il mondo non potrà accettare chissà ancora per quanti decenni a venire. Dimmi la tua, Ezechiele! Dimmi tutto quello che non diresti mai davanti ad un microfono, caro Ezy …
Ezechiele voleva giocarsi le sue carte, correndo qualche rischio, se necessario, che comunque non sarebbe stato evitabile, dovendo trattare con quelle sanguisughe mediatiche. Del resto il malumore dell’Agenzia Americana doveva filtrare in qualche modo, anche se non era previsto alcun dissenso ufficiale. Così fece il suo discorso a Daniel, fingendosi sedotto delle sue profferte ed accettando il gioco dei malintesi e delle mezze frasi, a intercalare con il di cui protocollare. La storia è in questi termini, caro Danny …
Jane, il comandante della missione su Marte è il primo “intergender” a raggiungere un grado così elevato nell’EUAF (ndr. European Union AirForce, i.e.: Aviazione Unione Europea ). La polemica nasce perché la legge europea che istituisce, formalmente in tutta l’Unione, l’”intergender” è recentissima ed è passata in mezzo a mille polemiche e contrasti, ma, cosa più problematica, non è ancora in vigore nulla del genere negli USA, che tuttavia, hanno dovuto accettare l’assegnazione del comando della missione ad un individuo di un “genere” non inquadrabile nei ranghi militari attuali USA, che forniscono gli equipaggi alla NASA.
Gli “intergender” Europei godono di alcuni privilegi speciali (terzo genere/non definito/autodefinito), associati a maggiori doveri per quanto riguarda la disciplina di pubblica sicurezza, ma per il resto le loro carriere devono essere valutate con la massima trasparenza, onde evitare discriminazioni, già viste in passato, in relazione alle identità sessuali. Ma per gli americani è stata una pillola indigesta e fu denunciata come una forzatura della “vecchia” Europa, per imporre oltreoceano i propri modelli culturali. Alla fine è prevalso il “sentimento” e, visto che gli europei finanziavano il 50% dell’impresa ed avevano un solo membro nell’equipaggio, faceva gioco, dissero le malelingue, che ve ne fosse uno per ogni sesso ….
- “Danny, nulla di quello che hai sentito è stato pronunciato dalle mie labbra, siamo d’accordo?” così terminava la lunga “confidenza” di Ezy a Danny.
- “Ellen? Hai registrato tutto? … Ricevo una convinta conferma nel mio auricolare, vuoi che te lo passi per sentire da te?
- “Iena! Guai a te se mi metti in mezzo! Lo sai che noi possiamo raggiungere chiunque ed in qualunque luogo, non troverai rifugio alcuno, ti staremo col fiato sul collo, fino a che non sarai finito.” Ezechiele sembrava crederci nel dirlo, in fondo era … vox populi!
- “Ezy, ti prometto che non passerai guai per causa nostra, ma adesso andiamoci a bere qualcosa, vuoi?”
- “Ti hanno mai detto, Danny, che hai occhi turchesi, da Circasso?”
- “Ezy, ti hanno mai detto, va a dar via il ….lo ?”
- “Si, ma mi sono sempre rifiutato, Danny bello ….”
Ellen si era divertita per tutta la durata di quella farsa, alla fine poi si era alzata e, con una finta mossa di lotta, aveva stretto il collo del gigante Cyrus, assistente alla regia e suo fratello acquisito. "Finisci tu! Vado a sdraiarmi un poco nel caravan, se non chiudo subito gli occhi finisce che vado a sbattere. Amore, se telefona mio marito, digli che ci si ferma in post-produzione fino a lavoro ultimato. Anzi, se tu non ne hai voglia me la posso vedere da sola, prenditi pure la serata. Ciao, ciao, fratellino, piccino, carino, sonnellino, sonnellino … "
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La tempesta di sabbia cominciava a perdere forza e il pericolo che la sua "copertura" finisse presto era concreto, Anip decise di rientrare subito al riparo della base sotterranea ...
Il “millepiedi” correva veloce sul terreno accidentato adattandosi attivamente al profilo imprevedibile del deserto marziano, in lontananza rapide si avvicinavano le guglie imponenti di uno dei tanti crateri antichi, così caratteristici di quel paesaggio arido e monocromatico. Anip sapeva che ad attenderla all’approdo c’era il comandante supremo in persona, l’anziano Esor, già da tempo in viaggio attraverso la rete sotterranea di trasporto e proveniente dal centro di controllo e comando di Alba Patera (come la chiamano i “terrestri”), molto più a sud di Arcadia Planitia, dove Anip aveva scorrazzato per tutti quei giorni in perlustrazione.
La veloce vettura si avvicinava rapidamente alla ripida parete di roccia e quasi si aveva l’impressione che a quella velocità avrebbe finito per schiantarsi contro di essa, ma proprio nell’istante di un possibile impatto, con una impercettibile vibrazione il mezzo attraversava il falso ostacolo olografico e penetrava all’interno del vano sotterraneo. Immediatamente dopo una vera porta di pietra si richiudeva, ripristinando all’esterno l’impenetrabile parete.
Al rientro era necessario seguire un'attenta procedura per eliminare la rossa polvere che ricopriva ogni cosa e si infiltrava ovunque. Una volta eseguita questa procedura era possibile entrare in un ambiente più interno con una atmosfera condizionata dove Anip e gli altri potevano togliersi i supporti vitali usati all’esterno.
Esor si avvicinava in lontananza, proprio mentre Anip si stava rifocillando e forniva il suo rapporto alla responsabile capoposto, per ottenere la necessaria manutenzione delle sue attrezzature e la turnazione del personale.
- “Esor! Sono onorata che tu sia venuto personalmente a raccogliere il mio rapporto.”
- “Amica Anip, questi sono gli unici spostamenti che mi sono concessi, all’interno e mai all’esterno dove le mie forze non sono più all’altezza. Come hai trovato il sito?”
- “Tutto secondo le previsioni. Il mezzo terrestre è qui ed è già in funzione secondo i loro piani. Ciò significa, che all’arrivo della prossima missione, avranno le risorse necessarie per iniziare le esplorazioni. Questo, come sai, non è per noi una minaccia immediata, data la distanza del loro sito dalle nostre principali aree di attività. Tuttavia insisto a sostenere che dovremmo scoraggiare da subito questa impresa, prima che si trasformi in una testa di ponte per la possibile invasione di quella civiltà aggressiva e violenta. Esor so che tu sei di parere opposto, insieme alla maggioranza del consiglio dei saggi, perciò scusa il mio sfogo …
- “No, no, no! Tu sei il nostro braccio e agisci per nostro conto, nonostante le tue idee e questo ti fa grande nel nostro pensiero: hai diritto a ribadirle e noi il dovere di ricordarle. Seguiremo il nostro progetto in attesa delle reazioni dei “terricoli”, poi si vedrà: le tue idee, sono condivise da altri e tutto si può discutere. Torna alle tue attività, io riferirò al consiglio del nostro colloquio.”
Esor era già ripartito verso il quartiere di Alba Patera e Anip si preparava di nuovo all’uscita, non appena fosse calata l’oscurità: nessuna attività veniva effettuata all’esterno senza camuffamenti ovvero con la protezione della notte marziana, nessuno doveva conoscere le vita segreta del loro pianeta.

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L’arrivo della seconda spedizione su Marte era avvenuto senza difficoltà e tutte le operazioni di messa in sicurezza erano state effettuate. Il comandante Jane autorizzò l’uscita sul suolo marziano.
- “E’ in nome dell’intera umanità ed in spirito di pace che questo primo passo viene compiuto.” Così dicendo Jane saltò giù dalla scaletta, toccando per prima il nuovo mondo.
Tutto il team era sbarcato ed il primo atto fu l’alzabandiera, proprio come cinquant’anni prima, solo che questa volta le bandiere erano due …
Mentre il gruppo si dirigeva verso il modulo laboratorio, atterrato otto mesi prima poco lontano e già caratterizzato da una inconfondibile colorazione rosso mattone, nell’interfono una voce colse tutti di sorpresa:
- “Santo cielo! cosa è mai quello? Guardate, guardate laggiù, quell’oggetto che si avvicina è … è …”
- “Huston, stiamo osservando qualcosa di inaspettato, cosa mai può essere? Huston, Huston …”
- “Qui, Huston. Cambiate frequenza, usate Tango, passate a Tango! Tango! Tango!”
- “Ok, Huston. Jane a tutti, immediato, esecutivo, passare a frequenza Tango. Ripeto: esecutivo, immediato, su Tango, adesso! Date conferma, immediato! Tango! @#££R,%%!! XRW$$!! …”

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Anip osservava il gruppo, bardato dalle ingombranti tute pressurizzate, di cui i “terricoli” non potevano fare a meno, mentre si avvicinava rapidamente a loro col suo “millepiedi”. Notò l’agitazione che li aveva colti nell’individuare la sua presenza e subito dopo il blocco stupito che li aveva ghiacciati sul posto. Ma la missione di Anip era precisa in ogni dettaglio ed ella si apprestava a portarla a termine velocemente. Si avvicinò alla navetta appena atterrata e con il suo laser incise i simboli concordati sulla bianca superficie, poi fulmineamente come era arrivata ripartì per sparire nella nube di sabbia che l’aveva nascosta fino a poco prima.
Mentre ancora l’immagine misteriosa permaneva sulla retina dei suoi occhi, Jane riuscì finalmente a muoversi e tornò sui suoi passi fino al modulo di comando che li aveva portati fin lì e cercò di capire il senso di quei segni, di quel messaggio inciso dal misterioso essere appena sparito nella polvere …
Fece fatica a capire, per un tempo lunghissimo, tanto che si ritrovò affiancata da tutti gli altri che nel frattempo si erano scrollati di dosso lo stupore paralizzante di poco prima. E così tutti si erano impegnati a decifrare quei segni senza dire nulla e senza capire quello che era così ovvio per i loro occhi e non solo …
Nessuno si era reso conto di avere la microtelecamera sul casco e quello che loro vedevano e non stavano capendo, dopo qualche decina di minuti sarebbe stato letto e capito, da Huston, da Ellen, da Cyrus e da tutto il mondo, in diretta:

YANKE G O HOM

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NdA. C'è una evidente incongruenza temporale. Me ne scuso facendo appello alla libertà narrativa, per dare efficacia al particolare momento nella storia e alle sue volute allusioni, altrimenti impossibili.
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