giovedì 18 dicembre 2014

I pensieri sono come le mosche



Abstract:
I “pensieri” sono come le mosche,  i moscerini, o le zanzare, in un pomeriggio, d’un’umida estate … Tenti invano di scacciarli, e non solo d’estate, e non solo con l’umidità … Ecco perché, i “pensieri” sono anche peggio …

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Essi sono fastidiosi; ma non è solo questo … C’è qualcosa di più, in essi, che ce li rende, a tratti, insopportabili: tu provi a fare altro, tu provi a credere di avere sete, o fame, o chissà cosa … Ma loro sono in agguato, sono lì che ti aspettano; pazienti … E tu pensi di averli rimossi e ti rivolti sull’asciugamano; o nel letto; o sul divano … O magari, tragicamente, mentre sei sopra di lei …

Mi sono sempre chiesto cosa li scateni, cos’abbiano in comune certi, i più disparati, argomenti … E’ proprio durante uno di quei “rivoltamenti” notturni, che mi sono deciso a “porre fine ai loro giorni”: NON NE POSSO PIU’! Mi sono detto; voglio andare in fondo alla faccenda.

In quell’occasione, si trattava di una lite condominiale della sera precedente, ma quella volta non ci sono cascato: quando mai mi è fregato qualcosa del fottuto condominio; quando mai ha rappresentato parte della mia vita, al punto di sognarmelo, o peggio da privarmi del sonno stesso? … Ed era stato sempre così, anche in passato, per quanto ricordi. Quella volta, che mi tormentavo per colpa di una multa stupida; oppure quell’altra, quando si era litigato, in casa, per il danno all’auto, provocato da nostra figlia … Sì, ma non sono sempre cose futili … Ora, per esempio me ne viene in mente una, di quelle un po’ più serie … Lei, in un impeto di rabbia, ma lo scoprii solo in seguito, minacciò di andarsene, con nostra figlia e di piantarmi definitivamente … In quel breve lasso di tempo, pochi gironi se ricordo bene, ho passato l’inferno … Mi arrovellavo, mi torturavo, per decidere se fosse colpa mia e dovessi fare io il primo passo; se dovessi evitare quel disastro, se volessi veramente perderla e incasinare stupidamente le nostre tre vite .. Ma questa è tutta un’altra storia … Non credo che faccia parte in questo contesto: arrovellarsi per questioni così importanti è perfettamente lecito; può essere annoverato fra le cose, almeno parzialmente, comprensibili della vita .. No! … No! .. Questo si chiama divagare
Il punto è, che non si possa mettere sullo stesso piano il rischio di una “tragedia” famigliare e la marea di stupidaggini, che spesso affollano la nostra mente, senza un vero motivo e, soprattutto, senza costrutto …
Tornando a bomba ai nostri moscerini, zanzare e mosche! … Non è certo come quando ti mordesse una vipera! … Allora preoccuparsi sarebbe logico; riflettere sul da farsi, provare ansia e preoccupazione, sarebbero pienamente giustificabili e lo sarebbe soprattutto perdere il sonno … Almeno, finché non si arrivi in ospedale! …

Ma quegli insulsi svolazzamenti, quelle mezze punture, quei ronzii, quelle “toccate e fughe” vicino all’orecchio, quelle tentate penetrazioni in bocca, o peggio nel naso … Eeeh, che maledetto schifo! … Che nervi! … E quando non si tratti di insetti, ma di quei “sinuosi sragionamenti”, allora è anche peggio! … Non puoi difenderti; la mente svolazza di qua e di là, senza controllo, toccando ora il petalo di una qualche sciocchezza, ora lo stelo di un apparente problema esistenziale, ora il nettare di un’attrazione fatale … La mente! … Forse non è vero, che ci sia questo abisso, fra le cose serie e quelle fatue: ho idea, che sia proprio questo il punto … La nostra mente tratta tutte le cose insieme, mescolate, alla rinfusa e solo se il “cuore” vi presti, o meno, attenzione, esse ci appaiono serie, importanti, dolorose, o facete … Deve essere così, perché tutta questa distinzione, mentre ti rigiri nel letto, fra tipi di pensieri, io non la colgo … Anzi è proprio in questo, che emerge l’apparente assurdità di tutta la faccenda …

Tempo fa, se non sbaglio, durante uno dei corsi tenuti alle “serali” dell’università in cui lavoro, si era tenuta una lezione di Neuropsichiatria divulgativa; a tenerla era uno dei luminari del campo, un neurobiologo sperimentale. Se ho capito bene, il docente sosteneva la tesi, secondo la quale i circuiti neuronali del cervello, per certi versi lavorano come un computer, per quanto complesso lo si voglia descrivere. Quello che egli intendeva rappresentarci era l’idea che tali “circuiti”, nella nostra mente, “lavorano” meccanicamente, insensibilmente, per così dire, sui “pensieri”; li elaborano, li catalogano, li confrontano e li memorizzano, continuamente. In questa fase, egli sottolineava, non “serve” al cervello, come al computer teoricamente, “caricare” il tutto con caratteristiche emotive: si tratta invece di pura elaborazione, allo scopo di riconoscimento, catalogazione e memorizzazione del materiale “percepito”; senza questa fase non sarebbe possibile “pensare”, perché non ci sarebbe il “di cui” … Solo in una seconda fase, il nostro cervello, una volta che abbia “confrontato” un elemento dell’ambiente esterno con il “bagaglio culturale” già archiviato in memoria, sarà in grado di attribuirgli un “carattere emotivo” e quindi un sentimento in grado di raggiungere la nostra coscienza e provocare le nostre reazioni …

E’ possibile, che questa idea possa spiegare, almeno in parte, la situazione di cui dicevamo: il fastidioso e continuo “mormorio” di sottofondo, che a volte ci perseguita ? … Gli indizi dicono di sì. Soprattutto il carattere “neutro”, privo di emozione, che quel “rumore di fondo mentale” sembra manifestare. Ecco, forse ciò che ci mette così tanto a disagio, nei noiosi pomeriggi e afosi, d’estate, nelle insopportabili ore di attesa, quando non riusciamo prender sonno, nelle torride calure estive, mentre prendiamo il sole in spiaggia, forse quella “cosa” non è altro, che il nostro modo di “interpretare” quel “rumore di fondo”, quel lavoro costante e vitale per la nostra sopravvivenza, che il cervello deve svolgere per poter “disporre” del materiale di base col quale “costruire il mondo” in cui viviamo. Non quello solido, fatto di muri e di automobili, di ostacoli e di cose materiali in genere, bensì quello “culturale”, quello che “riconosciamo” grazie alla memoria, quello che, per noi, ha un “significato”; quello che amiamo, oppure odiamo, quello che il nostro “cuore” solamente è in grado di apprezzare. E quando dico cuore, uso ovviamente una metafora, perché il cuore è solo un muscolo; un muscolo che si contrae e pompa più o meno sangue a seconda degli impulsi generati da varie parti del cervello, molto più profonde di quelle che generino il pensiero; parti che risalgono alle origini ancestrali; parti che ci sono ignote, o inconsce, se vogliamo; parti come l’Amigdala, le ghiandole endocrine e via enumerando … Ve ne vorrei citare altre, ma quel giorno, al corso serale, non ho preso appunti …


Quello che ora ricordo chiaramente, e con disagio,  è una delle più sorprendenti affermazioni emerse in quella serata, piena di affermazioni sorprendenti: il circuito che incanala i pensieri, nel nostro cervello è uno ed uno solo ed è lo stesso circuito, che genera sia il pensiero, che le fantasie ed i sogni … Non possiamo distinguere tra di essi, in modo razionale … 
E’ di nuovo compito del “cuore”, o forse, perché no,  delle frattaglie [1], saperne cogliere il senso



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Ref.
[1] Totò cerca moglie - A. DeCurtis,  1950.

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