giovedì 18 dicembre 2014

“E Lei, in che cosa crede?”


Abstract: Domanda tipica dei ”credenti” (in genere “Cristiani di tipo WASP/Creazionisti, ecc.), per mettere sulla difensiva l’avversario: se si risponde (se “credi” in qualcosa, perché non in dio), si presta il fianco ai credenti fanatici; se si dice no (credi in niente/ateo e senza dio), allora si è AGGREDIBILE, COME “NEMICO PUBBLICO” DEI VALORI CONDIVISI. Occorre contestare la domanda alla radice in modo efficace e diretto, per non cadere nella trappola, alcuni esempi:



1.Le rispondo, se prima Lei mi dice come distingue la credenza in dio da quella negli alieni, o nei folletti, ecc., ecc..


2.Io “credo” fermamente di non poter mai “limitarmi a credere” !! Ergo, prima di “credere” in alcunché, pongo tutte le domande necessarie e, fino ad ora, questo è stato più che sufficiente a mantenermi in una posizione di “proattivo distacco”, sia verso le religioni in genere, sia verso molti altri aspetti dell’esperienza comune; ivi inclusa, più spesso di quanto si creda, la scienza stessa. Non “credo” altresì, che sia necessario trovare risposte a problemi inesistenti, o vagamente futuribili, ovvero puramente ipotetici: “credere”, dal mio punto di vista, è solo un “verbo generico” ed una comoda alternativa/sinonimo, per esempio, per “ipotizzare”.


3.La domanda è, al tempo stesso, scorretta ed impropria: scorretta perché è chiaramente manipolatoria, un sofisma, nel quale una parte della risposta è implicita e quindi “obbliga”, chi risponda, a schierarsi inconsapevolmente, in un ambito, che si dia per scontato gli appartenga; impropria nella misura in cui chi la ponga esige dal ricevente un’opinione, che egli non sia tenuto, necessariamente ad avere. Chi “crede” può essere tentato, in buona, o cattiva “fede”, di considerare la propria “credenza” come un dato universale e quindi tenderà a coinvolgere, tutti, in una semplice questione tra un dio ed un altro (Egli vs. Miscredenti), ovvero tra un dio e un “non-dio” (Egli vs. Atei). Questo, per cominciare denota una buona dose di egocentrismo, per non dire di megalomania; chi si opponga al credente non deve poter avere, a propria “difesa”, solo quelle tesi, che il credente gli conceda, né, tantomeno, dev’essere considerato come si trovasse “sotto accusa” e necessitasse un qualche tipo di “autodifesa” (o magari, perché no, autodafé …). Nel rispondere a domande tendenziose, come quella in oggetto, è da considerare che esse siano, quindi, entrambe le cose: scorrette ed improprie!! Detto questo, una risposta alla domanda, per quanto posta male, può essere organizzata, a partire proprio dal pregiudizio, che essa evidenzi nel proponente. Chi lo dice che si debba, per forza, credere in “qualcosa”, oppure nel “suo opposto”, ovvero “a niente”? L’idea che, a tutti i costi, si debba “credere in qualcosa”, altrimenti si è dei reietti, è una manifestazione di puro “razzismo culturale”: non una cosa da poco, in effetti, è la forma più profonda di razzismo, che esista; in quanto essa tenti di “annullare alla radice” ogni forma di pensiero, di cui non si sappia, o si capisca, nulla (per voluta ignoranza e/o paura) e a cui non si abbia la lucidità di mente sufficiente per accedere. Premesso, necessariamente tutto questo; la posizione del sottoscritto, e sono sicuro anche di molti altri, non ha affatto a che vedere con la “ristretta cultura” espressa dalla domanda: una religione vale l’altra ed è persino un po’ patetico (oltreché incredibilmente tragico), che alcune delle peggiori guerre si siano combattute in nome dello “stesso dio”. Affermo, che non ho alcuna necessità di distinguere tra i monoteismi e non considero l’ateismo molto distante da essi: la ragione di ciò sta nel fatto, che per quel che mi riguardi, alla base delle religioni non c’è Dio, ma la “credenza in Dio”, che è cosa ben diversa! Chi neghi l’esistenza di dio, sia esso uno, o trino, o tanti, non fa che occuparsi dell’argomento con la stessa mentalità del suo antagonista “fedele”: l’ateo “crede”, che dio non esista; con lo stesso tipo di atteggiamento, che porta il “fedele” a confutarlo; con la stessa “credenza”! Noi non possiamo esprimere opinioni, se non sui “fenomeni” e quindi l’unico modo per sostenere l’esistenza “dei non fenomeni” è appunto “crederci” (non è, necessariamente, una citazione da X-files!); ma questo vale tanto per le divinità, come per gli alieni, come per le favole, come per gli asini che volano … E’ un atto della “propria” volontà (e guai se non fosse così! … chiedetelo pure al parroco!) ed per questo degno del massimo rispetto; almeno finché non venga “spacciato” per qualcosa di fenomenologico; perché allora si arreca offesa a chi, pur non avendo questo tipo di volontà, sia disposto, per ragioni proprie, a rispettare la convivenza civile ma nello stesso tempo a non farsi mettere i piedi in testa; come notoriamente, il passato insegna, tendono a fare quelli che, in base alle loro “credenze”, imprigionano, torturano, danno fuoco a chi preferisca “vivere con gli occhi aperti”. In poche parole questa risposta articolata è uno dei modi di confutare, non tanto quello che la domanda “sembra” sollecitare, bensì la malafede con la quale è posta ed anche il bagaglio d’ignoranza, che v’è implicita.


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NdA. Questo, in origine, era solo un appunto; per un eventuale dialogo. Ne ho fatto un’estrapolazione, per dare l’idea di come nascano, a volte, gli spunti. Non credo ne avrò più bisogno come previsto, ma ho voluto pubblicarlo lo stesso, autonomamente, perché lo ritengo un interessante “spaccato” della mia personale “devianza”. Ai tempi di Bruno, non l’avrei fatto e questo fa di me anche un vile … Che volete, nessuno è prefetto!




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