domenica 14 dicembre 2014

BULK

[Add-on: Extension]

Abstract:
A volte, quando le parole non possano più descrivere la realtà, alla quale ci si riferisce, può essere, apparentemente, più semplice prenderne una a prestito, da un qualche contesto del tutto fuori dal "presente seminato", per così dire ... "Bulk" ne è un esempio: meglio non tradurlo, come si fa con molti termini inglesi, per evitare confusione e perché la traduzione non sarebbe di così immediato effetto. Il termine, da noi, si potrebbe intendere, in relazione ad una generica quantità, come "il grosso di ..." tale quantità. Nell'accezione più recente, si utilizza, in fisica teorica, per indicare una "dimensione" superiore, fra le tante oggi ipotizzate, nella quale l'insieme dei possibili universi, identificati come "il multi-verso", "fluttuerebbero", come bolle in una pentola sul fuoco. La cosa particolare, che possiamo osservare, secondo me, è come il contenitore di tutto ciò che esista, secondo la fisica teorica del ventunesimo secolo, sia una parola; una parola, che non significa addirittura niente da sola, che può essere utilizzata solo implicando un contesto. Una tale parola, e nient'altro, sarebbe il contenitore di tutto ciò che esista ... Allora, perché non "Dio"? ... Perché non sarebbe elegante dirlo, da parte di scienziati e perché non sarebbe, scientificamente, abbastanza "fenomenologico", forse ...

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Cosa c'è oltre l'orizzonte?

Il cielo! ...

Cosa c'è oltre il cielo?

Lo spazio cosmico! ...

Cosa c'è oltre lo spazio cosmico?

L'universo! ...

Cosa c'è oltre l'universo?

Altri universi, tanti universi! ...

Cosa c'è oltre tali universi?

Il Bulk! ...

Ah! ...




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Non chiedetemi spiegazioni ... O vi rispondo: Bulk!

===== (sic!)

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Extension

Una delle ultime “teorie scientifiche” suggerisce la possibilità che il Big Bang possa essere sostituito dall’ipotetico collasso di una “stella-4D” (quadridimensionale) nel “Bulk” e che, come conseguenza di tale evento si venga a generare un “universo-3D”, appunto il nostro. 
Non voglio commentare la teoria in sé, che sicuramente poggerà su solide basi matematiche e che certamente esprimerà tutta l’eleganza, che spesso ci viene offerta in sostituzione della buona vecchia e ormai obsolescente “verifica sperimentale”; tuttavia vorrei far presente come venga passata sottotraccia, in questa proposta, l’introduzione leggiadra di una dimensione aggiuntiva in cui, sempre leggiadramente, si  sottintenda l’esistenza di innumerevoli universi “altri”, nonché, apparentemente, queste “presunte stelle 4D”. 
Come se niente fosse, per spiegare un singolo universo, sembra sia necessario che ne esistano infiniti altri: l’idea che su questa strada si incappi in una “Regressio ad infinitum” non sembra sfiorare i nostri eroi; ma non è questo il mio principale dubbio, a proposito di  questo genere di suggestioni. 
Quello che esse mi ispirano è un riflessione, che meglio si introduce con un esempio: partiamo dal racconto fantastico di Edwin Abbott-Abbott, l’arcinoto “Flatlandia”. 
In quel geniale e visionario racconto, si illustra come, un abitante di un eventuale universo 2D (a due dimensioni) si confronterebbe con l’eventuale presenza di un essere 3D (a tre dimensioni: il nostro mondo); ne viene fuori un “conflitto di paradossi” in cui l’impossibilità del “flatlander” di capire inizialmente la terza dimensione spiegata dal “3D-lander”, si contrapporrà in seguito con l’ovvia deduzione che il primo ricava facilmente, una volta superato il primo shock: se ce ne possono essere più di due, allora perché non 4, 5, ecc.? 
A quel punto sarà il “3D-lander” ad essere sconvolto dall’idea, che vi possano essere altre dimensioni di cui egli non possa essere partecipe. 
La questione di fondo è la seguente: se esistesse una “terza dimensione”, allora il “flatlander” ed il “suo mondo” decadrebbero ontologicamente; si trasformerebbero in tappezzeria, ma la stessa cosa accadrebbe al “3D-lander”, se vi fosse un numero di dimensioni superiore a 3! A quel punto, anche per lui verrebbe il momento di considerarsi niente di più, che una decorazione su qualche “piastrella 4D”: essi, entrambi, tragicamente cesserebbero di esistere, in rapporto all’infinita molteplicità, che una nuova dimensione porterebbe con sé ... Per quante “pagine” di libri ci possano essere in tutte le biblioteche e librerie del mondo, nessuna di esse può lontanamente avvicinarsi al “valore ontologico” del più semplice degli oggetti a 3 dimensioni: una pianta, un insetto, un animale, o anche solo una pietra. 
Se questo è vero, allora anche introdurre una dimensione in più al “nostro mondo” non può essere cosa da poco ... E magari, prima di pensare, che la dimensione in più possa spiegare, o meno, il Big Bang, forse dovremmo intenderne le conseguenza ontologiche, per il senso delle nostre teorie in genere ... 
Che senso avrebbero tutte le nostre teorie, tutte le nostre stelle e pianeti, galassie, ammassi, superammassi, ecc., in presenza anche di una sola dimensione in più? ... Tutto il contenuto del nostro universo non sarebbe più significativo di un “decorazione sulle piastrelle” di quel vagheggiato eventuale universo a quattro dimensioni ... Noi non saremmo detentori di una possibile spiegazione veritiera della realtà, più di quanto le “teorie di un flatlander” lo sarebbero dal nostro punto di vista di “3D-landers”!!

Se davvero ci sono altre dimensioni, oltre a quelle che noi esperiamo, allora è meglio lasciare, che le teorie le propongano coloro, che ne abbiano i mezzi.

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