mercoledì 8 aprile 2015

Una critica al racconto: Libero arbitrio e altri disturbi intestinali



Abstract: ho ricevuto un’analisi critica del mio racconto sul libero arbitrio e ho deciso di pubblicarla; in conseguenza del suo indubbio interesse e della sua perfetta attinenza, con l’idea dell’autore alla base del medesimo.


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Una delle sensazioni più forti che si provino, in quanto esseri pensanti, è la sensazione di oppressione, o più precisamente, l’idea di essere in una prigione, senza vie d’uscita; una possibile prova di quanto spiegato nel racconto: noi “non possiamo uscire dalla gabbia” in cui ci sentiamo relegati proprio perché l’ipotetico “contatto” tra noi e la natura che osserviamo "là fuori" è piuttosto aleatorio e ci lascia con la bocca asciutta ogni volta ... ogni volta che ci illudiamo di “agire sul mondo” ... il "mondo", invece, è inesorabilmente e provocatoriamente "là fuori" e si fa beffe di noi, continuamente. Perché? ...

Forse perché non è veramente "là fuori", o magari perché “noi” non siamo veramente “qua dentro” ...  
I due apparenti mondi sembrano, una volta, distinti ed un'altra, fusi insieme, ma, di caso in caso, sembrano cambiare tra l’una e l’altra possibilità ... (viene in mente il dualismo onda/particella e simili).
Ci domandiamo, occasionalmente, se il “mondo-là-fuori” sia rea­le, o se non sia un’invenzione della nostra mente; altre volte abbiamo il dubbio contrario: è la realtà strabordante a farci temere, che la nostra mente sia solo un ammasso di inutili fantasie, che si dissolvono alla prima occasione, sia essa un'improvvisa morte, o una qualsiasi disillusione, o fallimento ...

Noi diveniamo gradualmente consapevoli di non essere in grado di agi­re efficacemente sul “mondo-là-fuori” e con orrore finiamo per dover accettare tale ineluttabilità “sconvolgente”. Questa con­vinzione crescente ci provoca un sempre maggior disagio e finisce per “obbligarci” a prendere coscienza dell’apparen­te “dualismo” di cui sopra: solo apparente, in quanto non è “oggettivamente” tale.
Il senso di “separazione” è conseguen­za del nostro “sistema di credenze”, più di quanto non sia reale: siamo abituati a credere di essere i “soggetti” in tutta la nostra situazione esistenziale, ma non è così; noi “veniamo vissuti”, apparteniamo alla vita, non ne siamo veramente i protago­nisti; tuttavia siamo nella condizione di credere il contrario ... almeno per un “variabile” lasso (diffe­rente da persona a per­sona) di quella vita.

Quando prendiamo coscienza della nostra “impotenza” rispetto ai fatti della vita, andiamo gradual­men­te incontro al senso di paura da perdita di controllo e cominciamo a dubitare dell’una o dell’altra cosa. Questo è solo il punto di vista della “nostra” mente (diverso da persona a persona e da momento a momento); la spiegazione oggettiva è invece, che il processo mentale è “solo” l’espressione emergente del sottostante processo neuro-fisiologico, il quale produce le condizioni indispensabili al manifestarsi del “fenomeno” (ovvero il processo) più noto come “pensiero”. Esso ha una funzione pratica (in termini evolutivi), che consiste nell’elaborazione di “scenari” atti a migliorare l’efficienza operativa degli organismi che ne siano dotati: un “danno collaterale” di tale efficienza è quella che noi esaltiamo e onoriamo e mitizziamo col nome di “immaginazione”.
L’immaginazione è la gran cosa, che ci appare essere, solo nel contesto della nostra “costruzione mentale” (espressione del condizionamento storico sociale/culturale), mentre “oggettivamente” è proprio quella collezione di inutili fantasie, che molto spesso temiamo essere.
In contrasto con quanto detto, si potrebbe osservare, che quelle presunte “inutili fantasie” hanno cambiato il mondo e conquistato la più vasta conoscenza dell’universo di sempre, tramite soprattutto la “nostra” scienza ... ma sarà proprio vero? ...

Che ne sarebbe di tutta la “nostra scienza” se, improvvisamente, un asteroide (o cometa, o altro) piombasse sulla terra, estinguendo del tutto, o quasi, la vita su di essa, come è già accaduto, in più occasioni, nella storia del nostro pianeta? ...
Saremmo ancora tanto sicuri delle “grandi conquiste”, di cui tanto ci vantiamo oggi, dopo solo qualche migliaia di anni di vita della nostra cultura? ... Cosa avrebbero dovuto “dire” i dinosauri, che hanno resistito e dominato il pianeta ben più a lungo di noi? ...
E’ troppo presto per noi, per poter affermare che il mondo ci appartenga e che lo abbiamo conquistato grazie alle nostre “menti super-evolute” ...  Le cose non stanno così: questa è solo una delle tante “rappresentazioni mentali” auto-compiaciute, che caratterizzano la struttura della mente umana: non è solo l’individuo a formarsi tali complessi psicologici razionalizzanti, anche i gruppi sociali, i popoli, l’intera umanità possono, anzi necessitano di farlo.

Il fine di tali “strutture psicologiche” è sempre lo stesso: convincerci della realtà di ciò che ci spinge ad agire e della nostra stessa “mente”: ma è un’illusione, individuale, collettiva, di massa, o persino globale ... Proprio come suggerisce il racconto. La mente è una funzione del cervello, come la visione è una funzione dell’occhio, o l’udito è una funzione dell’orecchio: assai più sofisticata, all’apparenza, ma se il vostro cibo non fosse sempre disponibile sugli scaffali del supermercato locale, forse vi verrebbe in mente che per procacciarlo occorrono proprio queste “funzioni” e perdereste meno tempo ad “immaginare” come farvi del male, inventando nuovi, inutili problemi ... La natura ce ne fornisce e ce ne fornirà sempre ... quanti ne vogliamo ...

Attenzione!! ... Tutto ciò non è inteso a ridicolizzare alcunché: né i sogni e le speranze individuali, né la cultura in genere, né la scienza e i suoi successi, né le filosofie e la saggezza che portano, o le religioni e la consolazione che esse possano elargire, né altro che dir si voglia ... Si può ugualmente, dare il valore che si desideri ai frutti del pensiero umano, ma è più corretto farlo nel giusto contesto e nei limiti che, presto o tardi, ci troveremo a dover affrontare. Non solo come individui, o come famiglie, o come nazioni ... un giorno toccherà all’intera umanità fare i conti con le proprie illusioni ...




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