Abstract:
mi sono spesso domandato: Qual è la vera essenza ultima della natura umana? ...
Poi però mi sono sempre svegliato ...
«Mai
nella storia come noi la conosciamo, l'uomo è stato come oggi un problema per
se stesso.»
[Max
Scheler]
« [rispetto]
agli animali, che dicono sempre di sì alla realtà ...
l'uomo è colui che può “dire di no”, l'asceta
della vita, l'eterno ”protestante” nei confronti della semplice realtà» [JJvU]
« The idea of death,
the fear of it, haunts the human animal like nothing else; it is a mainspring
of human activity—activity designed largely to avoid the fatality of death, to
overcome it by denying in some way that it is the final destiny for man.» [Ernest Becker]
«Ogni cosa che ci irrita negli altri può guidarci a capire qualcosa di
noi stessi.» [C. G.
Jung]
“...siamo
quello che siamo ...” [MiB II]
Sintesi: è utile la libertà
all’essere umano? ... O non è ormai chiaro, come sia sempre più spesso un peso
insostenibile? ...
Non
è mai stato, fino ad oggi, così difficile decidere la struttura del “racconto”:
avrei voluto mantenere lo stile narrativo solito, con personaggi e situazioni
familiari, più abbordabili ai più ... Ma non sempre ciò è possibile, o
consigliabile, ai fini dei significati che si vogliono veicolare ... Spesso,
anche in passato, autori ben più autorevoli del sottoscritto, hanno ritenuto di
asservire la struttura stessa della narrazione alle necessità dei propri scopi
... Non posso fare a meno, in questa particolare circostanza, di adattarmi al
paradosso di raccontare senza raccontare ... Sembreranno pensieri sparsi e
forse lo sono ... Eppure mai come questa volta sento di poterli collocare sotto
il cappello del titolo che mi ero ripromesso fin dall’inizio di questo lungo
periodo di gestazione ... Non sarà facile, per chi avrà l’ardire di leggere
questa “storia”, trovare la forza di procedere fino in fondo e coglierne il
presunto filo conduttore ... Ma non più difficile di quanto sia stato per me
mettere insieme queste idee e capire, come esse siano effettivamente
una storia ... La mia storia ... La storia di un periodo ostico da vivere,
eppure coerente nel suo apparente vagabondare di palo in frasca, di fischi in
fiaschi, di buchi neri in sentimenti mancati ... Di assurdità in assurdità ... Di mancanza di senso, in mancanza di senso ... Eppure è solo un periodo nella
vita disperata di uno di noi ... NOI ...
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-
Soli, dispersi e disperati ... non è che la metafora della natura umana stessa,
non appena la si riconosca per quello che veramente è: tutti i miti
ai quali ci aggrappiamo non sono che una fitta “nebbia”, che acceca la nostra
vista sulla verità; una verità che non esiste e che tuttavia trova proprio in
ciò la sua morale “ultima” ... Non abbiamo nulla a cui appoggiarci, per restare in
piedi di fronte al mistero, che ci troviamo di fronte e dunque non ci resta che
cadere e rialzarci, finché ne avremo la forza.
-
Quali sono le vere radici della “disperazione”? ... Perché la gente è disposta
a perdere tutto ciò che “comunque ha” pur di andare alla ricerca di qualcosa che
a mala pena intravvede nelle proprie fantasie? ... Cosa “muove” veramente le
persone? ... Qual è il motore immobile, che ci fa agire al di là di ogni
logica? ...
-
La grande illusione che ci ha portato a demolire le “presunte” ipocrisie
borghesi, ci lascia con un pugno di mosche in mano ... Ma si tratta pure di
mosche del tutto inconsistenti: non ci rimane granché, tolta l’ipocrisia
sociale, che ci ha tenuto insieme fino ad oggi ... L’aspirazione alla libertà si è rivelata un
fuoco fatuo ... E dalle sue misere ceneri, non una sgargiante fenice, ma forse
una deprimente società di amorali egocentrici è quello che ci aspetta.
-
La vita è quello che ti accade mentre sei intento a pianificarla! ...
-
Quando costruisci qualcosa, siano oggetti, imprese varie, ecc., tu stai, in
realtà, costruendo SOLO te stesso .. in 4D!
-
Soli, dispersi e disperati ... Se in passato era difficile comunicare tra
individui, in tempi di linguaggio parlato diretto, oggi, con la messaggistica e
con le mail è diventato addirittura un gioco al massacro ... Io me ne accorgo “messaggiando”
con gli amici: è un modo di comunicare, non solo a-emotivo, ma soprattutto
troppo “lasco” !!!!! ... Ognuno può capire quello che gli pare, in assenza dei soliti
“vincoli” immediati, conseguenza della presenza fisica dell’interlocutore ...
Hai voglia di netiquette e stronzate
simili ... Stiamo perdendo il rapporto che era lo scopo ultimo della
comunicazione, ben al di là del significato delle parole ... E’ l’anticamera
dell’alienazione e la necessaria premessa per quella “singolarità” di cui tanto
si parla e che personaggi come Ray Kurzweil considerano altamente “auspicabile”:
il sogno di un’immortalità basata sulla morte ... (dell’essenza stessa della
vita).
-
La sfiga ti perseguita sia che ti impegni al massimo e sia che non fai un cazzo
tutto il tempo: è possibile spiegare gli “incredibili” episodi sfortunati in un
singola giornata all’aria aperta, col fatto che le due cose non sono legate!
Non eviti la sfiga scappando perché ... Ti aspetta da entrambi i lati (ovvero da tutte le direzioni della rosa dei
venti !!)
...
La
storia di Giacobbe che combatte con DIO tutta la notte e si guadagna il suo
rispetto e la storia di Mosé, che non crede fino in fondo nel suo DIO, per una
cosa minore, e perde tutto il mondo che si era conquistato fino ad allora ... E
la storia della depressione di fronte ad una qualsiasi – grande o piccola –
sconfitta ... Perché SEMBRA che niente abbia più senso senza “quella
particolare” situazione che abbiamo perso, o fallito ... Ognuna di queste
situazioni riconduce ad un denominatore comune: l’aspettativa di EQUITA’ da
parte di un presunto DESTINO/FORTUNA, che invece non esiste in quanto tale, ma
è solo frutto della casualità più sfrenata.
Gli
episodi della vita sono solo episodi, senza un particolare significato, senza
una particolare “causalità e/o continuità”: il CASO e le COINCIDENZE ci mettono
in situazioni difficili, perché ci danno l’illusione di un significato, che non
c’è e non può esserci: se così non fosse, dovremmo ammettere, che per
soddisfare una qualche nostra ambizione tutto l’universo dovrebbe muoversi
secondo le nostre personali esigenze; mobilitando le sue intere risorse per
favorire qualcuno di noi in particolare ... E sarebbe ovviamente impossibile
farlo senza sfavorire, iniquamente, qualcun altro, o persino tutti gli altri
...
NON
PUO’ ESSERE PLAUSIBILE!
Lo
è di più la regola della “casualità”: non c’e’ motivo di esaltarsi troppo, né
di deprimersi troppo ... E’ inevitabile un po’ di umore altalenante, dato che i
fatti della vita saranno, occasionalmente, più o meno favorevoli, con un
livello di partenza prefissato e difficilmente modificabile (anche se non in
modo ineluttabile), che può effettivamente apparire penalizzante in alcuni casi
particolari e forse nella maggioranza dei casi, a vantaggio (solo apparente) di
alcune “classi” particolari a seconda delle epoche storiche.
L’apparente
“persecuzione” della sfiga è un tratto che caratterizza certi periodi della
vita di molte persone (a giudicare da ciò che si vede in giro), ma così come
prima non erano particolarmente privilegiati, ora non sono particolarmente
perseguitati: per tutti arrivano momenti apparentemente difficili, ma non è
detto che sia un dato di fatto: è più probabile che lo stesso episodio, vissuto
in un dato memento e con un certo stato d’animo, possa provocare reazioni e
comportamenti molto diversi tra loro (sebbene una certa quantità di episodi
siano innegabilmente “tragici”, è il tipo e l’intensità della reazione ad
essere in discussione e soprattutto una ingiustificata “fissazione”
sull’episodio, che poi non può che portare alla depressione) ...
Ma
resta la domanda su come e perché si “svolgano gli eventi”: su quali siano le
motivazioni, se esistono, del “SISTEMA” (o del DIO, o del DEMONIO, di turno).
A
parte tutto questo, il nostro vissuto è, molto probabilmente, indipendente dal
controllo sugli eventi, a prescindere! Noi non possiamo e non dobbiamo pensare
di poter avere controllo, o anche solo influenza, su di essi:
NOI POSSIAMO SOLO “RISPONDERE”
AGLI EVENTI CHE SI PRESENTANO !!!!!!! ...
E’
questo l’insegnamento delle religioni, quali il buddismo, che consigliano la
via di mezzo e –per esempio- la filosofia cinese delle canne al vento, che si
piegano alla forza ineluttabile che le spinge, come unico modo per non
spezzarsi, ecc.
Il
problema serio in tutto questo discorso è il tentativo – conscio, o più
frequentemente inconscio – di “CONTROLLARE” il mondo: tutti, chi più, o chi
meno, ci caschiamo (alcuni in modo “patologico”, altri in
modi più o meno intensi, o indiretti, ma pur sempre presenti) e tutti proviamo
a credere di meritare qualcosa, o di poter esorcizzare qualche entità per farci
ottenere qualcosa, tramite preghiere o rituali, più o meno superstiziosi.
Ci
sono problemi come conoscere i propri
limiti e non affrontare la realtà come se facesse parte delle nostre
fantasie!!!
Le
nostre fantasie includono tutto, meno che gli altri, i quali ne hanno di
diverse e facilmente inconciliabili!!! ... Finché sono sotto controllo a causa di motivazioni varie (cause di forza
maggiore = interessi primari) ... Allora le cose possono anche passare lisce,
ma se si formano degli intoppi scoppia il casino e vengono fuori
incontrollabilmente le “strutture mentali” e le relative “motivazioni primarie
sottostanti” e questo porta a tutti i casini che conosciamo nelle varie
situazioni sociali, o familiari, che ben conosciamo ...
La
recita della vita, può coprire le vere motivazioni e fantasie solo per brevi
periodi, ma prima o poi tutto deve riemergere dal tappeto delle convenzioni e
delle apparenze ... I “desiderata inconsci” sono il motore vero del
comportamento, il quale può essere mascherato solo momentaneamente, per scopi
opportunistici.
L’individuo
solitario, per parte sua, rischia di affrontare il mondo esterno come se fosse
a casa sua, specialmente perché il diradarsi dei contatti, può fargli perdere
l’abitudine al livello di tensione, che aleggia nella società “normale”, specie
in questi ultimi tempi ... E’ questa la probabile spiegazione dei continui
“incidenti sociali” a cui egli va spesso incontro ...
La
mancanza di allenamento al comune rapportarsi e l’allenamento ai rapporti
improbabili che si vedono in tv, rischia di portarlo ulteriormente su questa
strada inadeguata. Occorre confrontarsi con la realtà così com’è, tenendo sempre
a mente che non é, né può essere sotto il suo controllo ... Le cose vanno come
vanno, lo hanno sempre fatto e continueranno a farlo ... I cosiddetti
“incidenti” non sono tali, bensì sono la normalità; niente di quello che
succede è fuori luogo, mentre le sue
fantasie (e le relative
manifestazioni esteriori di intolleranza verbale!!...) sono solo un lusso da tenere sotto controllo, ogni volta
che la realtà bussi alla porta !!!!
I
fenomeni assurdi che vediamo accadere sono l’ovvia conseguenza del fatto che la
gente “crede di vivere” secondo i canoni comportamentali palesi, mentre essi vivono
sotto la guida delle loro fantasie “inconsce” (o per meglio dire semiconsce, o,
più banalmente, ipocrite) e delle loro pulsioni emotive represse ... Fin quando
c’è l’equilibrio fra le varie componenti mentali, la vita scorre più o meno
tranquilla, ma se qualcosa sbilancia tale equilibrio, allora la mente cade
preda dell’invasione del flusso delle fantasie, fuori controllo.
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-
Se i leoni scrivessero un testo scientifico-filosofico sull’universo ... Essi
lo rappresenterebbero in funzione dei loro bisogni e quindi sarebbe un universo
con la carne al centro di tutto ... E se applicassimo la stessa logica ad altri
animali, od esseri vari, sarebbe lo stesso ... Perché mai dovrebbe essere diverso
per l’uomo? ... Anch’egli non può che rappresentarsi il mondo in funzione dei
propri bisogni e desideri ... Ma, avendo un cervello spropositato, quando i
conti non tornano più, è plausibile che essi creino, nella loro mente, degli “dei”,
ai quali attribuire una volontà diversa e maligna, che li ostacoli nello
sfruttamento di tutto ciò, che fino a quel dato momento, abbia consentito loro
di “vivere la vita nel modo giusto” (e sacrosanto cui hanno diritto !?) ...
-
Costruire una visione del mondo prefissata è come vivere in un universo che ci
mostri solo il passato: è come guidare l’auto guardando verso la strada già
percorsa, ovvero all’indietro; non potendo sapere cosa c’è davanti, siamo
costretti ad estrapolare da quello che ci sia concesso vedere, ma se salta
fuori inopinatamente una curva, è chiaro che l’esperienza passata non ci è di
alcun aiuto, anzi!!! ... Sarebbe proprio l’esperienza a portarci “fuori strada”
...
-
Non c’è nessun rito, o cerimonia, o divinità, che possa rispondere alle
speranze e alle preghiere dell’uomo, equamente ... Per il semplice fatto, che per ogni bonus assegnato a me, qualcun altro ne dovrà essere privato e questo
sarebbe un atto di iniquità ingiustificabile già per un essere umano e, a
maggior ragione, per un ipotetico dio!! ...
-
Quello che possiamo considerare dal punto di vista sia individuale come sociale è il fatto che stiamo su un
pianeta in balia di un universo violento e imprevedibile: tutto quello che di
male ci capiti, non sarebbe che il normale flusso delle cose, mentre tutto ciò
che di bene (apparentemente) ci accadesse, andrebbe considerato del tutto come “grasso
che cola” !!!! ... Il “carpe diem” non andrebbe mai citato senza il seguito del
relativo verso: “quam minimum credula postero" ...[ "cogli l'attimo
... confidando il meno possibile nel domani" (Orazio; Odi 1, 11, 8)] ... Il futuro non esiste! ... Il presente non
va solo colto ma anche “compreso” nella sua intrinseca transitorietà, la quale
non può essere ingannata dalla falsa speranza in un futuro “mendicato”, con
preghiere e rituali ... Se ciò che sei e che hai non ti sta bene, tu perdi,
insieme al futuro, anche il presente. E tuttavia, se anche ti ritrovi un
presente di estrema infelicità, resta la possibilità uscirne, o per lo meno il
tentativo di trasformare la sofferenza presente in una qualche forma di
motivazione, per qualcosa di “diverso”, anche se non necessariamente “migliore”
... La trappola è sempre nel nostro tentativo di esprimere “giudizi” su ciò che
è meglio per noi, o ciò che è peggio, senza averne in realtà i mezzi: NOI NON
POSSIAMO SAPERE CIO’ CHE E’ MEGLIO/PEGGIO PER NOI, PERCHE’ CI MANCANO LE
CONOSCENZE PER FARLO! ...
NOI POSSIAMO SOLO “RISPONDERE”
AGLI EVENTI CHE SI PRESENTANO !!!!!!! ...
E’
questo il gioco: Non siamo vincenti, quando crediamo di vincere e non siamo
perdenti quando crediamo di perdere!
Tutto
è SEMPRE in gioco! ... Non siamo mai all’inizio e non siamo mai alla fine ...
Siamo sempre in gioco, soprattutto quando meno ce lo aspetteremmo!
Nessuno
ha ancora capito cosa sia l’universo e cosa cazzo ci stiamo a fare dentro ...
Forse stiamo tutti guardando nella direzione sbagliata.
- Il “progresso” della scienza, della cultura, della società e quant’altro sono,
per il singolo come il feromone dell’ape regina per la api operaie ... una
scusa per la schiavitù.
Le
antiche “civiltà” dimostrano come, in nome di “presunte conquiste”, migliaia di
individui siano stati schiavizzati e destinati all’asservimento al solo scopo
di raggiungere ipotetici trionfi di un re, o di un popolo, rimanendo spesso e
inconsapevolmente (almeno in parte) coinvolti in ogni genere di atrocità
commesse in nome di quelle stesse conquiste, di quegli stessi trionfi, di
quello stesso “progresso” sociale (si vedano i vari Inca, Aztechi, “conquistadores”
spagnoli, colonizzatori anglosassoni, religioni
varie, imperialisti americani, ecc., ecc.).
Nei
nostri tempi, la dannazione delle nostre generazioni si chiama successo a tutti
i costi, progresso sociale, evoluzione della “specie” ...
Tutto fatto in nome di qualcuno ma a scapito di altri ... E non è affatto chiaro quali siano i ruoli e se tutto ciò sia giustificato ... Se devo basarmi sulla storia ... NON LO E’ MAI! ...
Tutto fatto in nome di qualcuno ma a scapito di altri ... E non è affatto chiaro quali siano i ruoli e se tutto ciò sia giustificato ... Se devo basarmi sulla storia ... NON LO E’ MAI! ...
C’è
qualcuno di noi, che pensi veramente di subire dei torti? ... O che abbia il
coraggio di affermarlo, di fronte alla sorte che riserviamo alle altre specie,
che “dio ha creato per noi” ...?
Non
giudicare è un buon primo passo per iniziare a capire la realtà che ci troviamo
a dover affrontare: non credo che possiamo considerarci responsabili di tutti i
guai del mondo, sarebbe un modo per passare da un eccesso all’altro; tuttavia
non possiamo nemmeno lavarcene le mani ... Quello che comporta questo
ragionamento è, in prima battuta, che fregando gli altri noi finiamo
regolarmente per fregare noi stessi: non esiste alcun “successo personale”, che
valga la pena; non esiste alcun “progresso”, che valga la pena; non esiste
alcuna “evoluzione della specie”, che valga la pena...
Quando
andiamo nel bagno di un nostro ospite è buona regola lasciare tutto in ordine,
come quando siamo entrati ... Se lo troviamo sporco, non è compito nostro fare
le pulizie, ma se lo troviamo pulito è buona norma comportarsi bene, per
ricambiare l’ospitalità ricevuta ... Questo pianeta è coma la casa di cui siamo
ospiti temporanei e come lo lasceremo sarà l’unico indice di quello che siamo
...
Non
credo che dovremmo preoccuparci di quello che pensino i nostri cosiddetti
leader, né di quello che fanno ... Alla fine, ognuno risponde in base ai propri
mezzi ed unicamente a se stesso ... Per il breve tempo che gli è concesso ...
Noi non capiremo mai l’universo, per quanto sia piacevole provarci ... E’
troppo al di là dei nostri mezzi, ma possiamo scegliere se lasciare il segno
come ospiti educati, o ... sozzoni del cazzo ...
-
Come capita sempre più spesso di vedere sui social e in TV, la gente si “filma a
tutti i costi”: non è più nemmeno importante ottenere un qualche successo, da
mostrare con orgoglio, ma va bene anche una figuraccia penosa ... La
“disperazione” ormai è tale che pur di “apparire” sui vari (+ o - social) media
va bene tutto: siamo ridotti alla stupidità
di massa con piena gratificazione!
Questa
situazione non può che portare a una deriva inarrestabile, man mano che la
frantumazione e proliferazione sociale cresce: siamo sempre più vicini ad essere
nient’altro che “copie a basso costo“ e senza valore di noi stessi: la
percezione “inconscia” di questo stato di cose, ci porta sempre più a “disperare”
di trovare un senso alla nostra vita e quindi al crescente desiderio di
ammassarci, per poi tentare di ri-emergere, nei modi più inconsulti dalla massa
stessa: accettando la logica dei “social” fino all’estremo e, per contro, fino
al ridicolo! ...
La
nostra esistenza è ormai nient’altro che questo: uscire dall’anonimato “purché
sia”! ... Siamo decisamente DISPERATI! ... Eppure è come una dipendenza da droga:
non si arresta più: da ogni scemo, ne spuntano cento e poi mille e via dicendo
... Non è più solo una moda da ragazzini, sta infettando tutte le classi di età
e di ceto ... Fare a gare a chi è più imbecille, fa ormai tendenza ...
E’
perfettamente comprensibile, se, semplicemente, prendiamo in considerazione i
modelli di riferimento: quando questi siano, come sono, l’alternativa fra le
ipocrisie imposte dalla famiglia e dalla religione e le filosofie dello sballo
a tutti i costi, allora non c’è via di scampo ... Questa realtà l’abbiamo di
fronte!
E’
ormai solo l’individuo a potersi ribellare, come dice il filosofo J. J. von Uexküll:
« [rispetto] agli
animali, che dicono sempre di sì alla realtà ... l'uomo è colui che può “dire di no”, l'asceta
della vita, l'eterno ”protestante” nei confronti della semplice realtà».
Ma
se posso aggiungere a quanto sopra anche una considerazione personale: Prima di
applicare una regola al mondo, dobbiamo trovare la forza di applicarla a noi
stessi; non possiamo prescindere dall’equilibrio del nostro ecosistema mentale,
prima di ogni altra considerazione. Serve a questo scopo un’ulteriore citazione,
da un altro grande maestro, C. G. Jung: «Ogni
cosa che ci irrita negli altri può guidarci a capire qualcosa di noi stessi.»
===
-
Ricordo, ai tempi della scuola, tempi difficili per tutti, quando sentivo
discorsi a proposito di come cambiare il mondo e c’erano quelli che urlavano a
favore della libertà contro quelli che gridavano a favore di una nuova
ideologia e ... “io tra di voi, che non parlo mai, capisco la vostra intesa ...”
... Mai versi di poeta, dedicati alle pene d’amore, hanno calzato meglio sui
fatti della politica: non c’è niente di peggio per combattere una schiavitù che
tentare di sostituirla con un'altra ... Erano questi i pensieri personali che
frullavano nella mia testa, mentre sentivo i predicatori di estrema sinistra
che si scagliavano contro quelli di media sinistra i quali guardavano con
sospetto ogni posizione che fosse non abbastanza discostata dal centro da non
destare sospetti di essere adiacente alla destra ... E tuttavia a quel tempo
ero intimorito dai miei stessi pensieri, poiché avrebbero potuto alienarmi la
solidarietà dei compagni che avevo scelto ... Era pur sempre paura ... Era pur
sempre mancanza di libertà ... In nome della libertà? ...
Oggi
vedo le cose da una prospettiva diversa, non che mi penta di qualcosa che abbia
fatto, o non fatto, allora ... E’ piuttosto, che considero ogni ideologia come
un male non meno che la sua antitesi ... Per dirla diversamente, il danno non è
da attribuirsi alla solo ideologia, buona o cattiva che la si consideri, bensì
all’accoppiata che formano insieme un’ideologia e l’anti-ideologia che vi si
oppone ... Proprio come nel mondo delle scienze fisiche: la simmetria è data
dagli opposti che si neutralizzano finché rimangono uniti, ma se accade, che
una delle sue metà prevalga, allora si ha una rottura dell’equilibrio e lo scatenamento
delle forze opposte. Per questa ed altre ragioni ho come il sospetto che l’unica
difesa contro l’ideologia
(ovvero la relativa anti-ideologia) sia il “metodo” di pensiero: sviluppare un metodo di pensiero “proprio”
è l’unica medicina contro l’infezione malefica dell’accoppiata ideologia / anti-ideologia.
Lo
scopo non è mai avere tutte le risposte, ma affinare la capacità di “ragionare
su tutte le possibilità”, a modo proprio e questo trova la sua necessità nel
fatto certo che non sapremo mai come stanno le cose!!!! ...
PERCHE’
LE COSE “NON STANNO” ... MA CONTINUAMENTE “DIVENGONO” !!!!!!
La
ricerca della “verità” non è che una delle tante, inutili chimere, una delle tante,
inutili distrazioni, uno dei tanti, inutili miti ... L’universo e i suoi
segreti sono e saranno permanentemente sfuggenti ... E perciò è inutile
arzigogolare sui dettagli, perché servirà sempre una nuova spiegazione, un
nuovo capitolo da aggiungere, un qualche upgrade da fare ... Se il mondo non
finisce mai, anche le spiegazioni si dovranno sempre adeguare, in un perenne
inseguimento, per il quale l’unica cosa che conti è il “metodo” di lavoro, il
modo in cui si ragiona, la tecnica corretta, per ricavare le proprie
spiegazioni sui fatti che vediamo e che possono essere facilmente manomessi in
mille modi dai preconcetti interessati, degli altri, o persino di noi stessi
quando indulgiamo nell’ovvio... Non c’è
nessuna “verità da rivelare”, né alcun profeta da seguire; c’è solo da
applicare le regole migliori per poter dare un senso – se non alle cose del
mondo – almeno al proprio posto in esso ...
Ci
sono difficoltà nella vita quotidiano che sembrano sopraffarci oltre ogni
misura e possibilità di ricorrere alla ragione e così pensiamo subito all’alcol,
od altro surrogato ... Se questo vi aiuta, niente da dire ... Non è affar mio
come ognuno scelga di suicidarsi .. Se invece riusciamo a ribellarci al male
che aggiungiamo da noi a quello che ci sia stato riservato dal fato, allora
esiste la possibilità di affinare un metodo: il nostro personale, individuale,
esclusivo METODO! Quello che
col duro lavoro della nostra inestimabile mente abbiamo la possibilità di
sviluppare, nell’arco della nostra intera esistenza!
Possiamo
lamentarci finché vogliamo e banalizzare l’antica saggezza dei motti come: “Non tutto il male viene per nuocere ...”.
Ma in essi possiamo trovare facili risposte a difficili domande e profonde
intuizioni, che non hanno un equivalente nel linguaggio scientifico, o più in
generale in quello corrente ...
Ci
sono problemi che tutte le civiltà hanno già affrontato, senza poterli
risolvere, ma lasciandoci in eredità un patrimonio di esperienze, qualche
vittoria e tante sconfitte, di cui non dovremmo fare a meno: l’illusione di
saperne più di loro su certe faccende è proprio questo .. un’illusione.
Esistono domande senza risposta, alle quali non possiamo tuttavia sottrarci e
che ci inseguiranno per l’intera nostra vita e magari di quella dei nostri figli
.. Riflettere bene sul come e sul perché, antiche saggezze ci abbiano lasciato
certi consigli può essere utile ancora oggi e ciò ci dovrebbe suggerire che
anche la nostra esperienza possa essere fonte di tale atteggiamento e di simili
spunti culturali da proporre alle future generazioni, affinché all’occorrenza
sappiano di non essere soli nell’affrontare certi ostacoli.
Cosa
vuoi fare della tua vita? ... Chi vuoi essere? ... NOI SIAMO QUELLO CHE SIAMO! ... Non va inteso come un invito
alla rassegnazione, bensì come un incentivo a fare tutto quello che puoi fare
per essere migliore di come il “destino” ti vorrebbe, ma con la consapevolezza
di non essere “colpevole” per tuoi limiti “oggettivi” ... Non c’è nulla per cui disperarti, così come
non c’è gran che di cui compiacersi ... Questo perché esistono solo due grandi “peccati” da cui guardarsi: la disperazione (apelpisìa) e la protervia (hybris) ... Tutto il resto è ...
noia (anía / plí̱xi̱) ... La più pericolosa di tutti.
E’
questo il compito più difficile: NON
ENTRARE A FAR PARTE DELLA PROPRIA NOIA!
Se
sembra assurdo, è proprio quello che è: quando si affronta la vita, essa ci
scaglia contro ogni risorsa in grado di distruggerci e l’arma più potente è la
noia ed è anche quella che più spesso finisce per tagliarci le gambe.
Io
vi sto raccontando una storia, niente di più che una delle tante storie che a
suo tempo mi sono state raccontate, che ho letto, o che ho vissuto ... Passare
attraverso la disperazione, la rabbia, l’orgoglio, la paura, il compiacimento
... Tutte queste cose non sono niente, finché non giunge il momento di
affrontare la noia ... Lei ti attacca da tutti i lati contemporaneamente e non
ti da scampo ... Eppure, è anche questa una battaglia da affrontare, come fosse
uno dei tanti problemi che ci si parano davanti, niente di più, niente di meno!
Fin qui, quello che so io ... Ma sono sicuro, che altri aggiungeranno nuovi
capitoli a questo interminabile cammino ...
===
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Quando inizialmente mi sono posto il
problema della solitudine, ovviamente, concepivo tale stato in rapporto
con ciò che solitamente intendiamo con l’idea di mondo: “essere soli al mondo”
è un po’ quello che tutti, immagino, intendano al sentir parlare di solitudine.
Tuttavia, oggi come oggi, con la vastità della cultura, che gli esseri umani
condividono, il caso assume tutta un'altra consistenza: la nostra solitudine si
è smisuratamente ampliata, raggiungendo dimensioni cosmologiche terrificanti;
non siamo più soli in un “mondo” grande sì, ma pur sempre circoscritto al
pianeta, invece dobbiamo fare i conti con un universo spaventosamente grande e
pure in espansione accelerata e forse anche ci tocca fare i conti con una
quantità di universi alieni, incalcolabile ... Da una semplice solitudine pur
sempre a portata di comprensione, si passa ad un solitudine sconfinata e fuori
controllo, una solitudine che ci toglie il fiato al di là di ogni immaginazione
e senza la più pallida speranza di comprensione ... D’istinto si può essere spinti a considerare
la religione come unico rifugio di fronte a tanto sgomento ma sarebbe come
darsi all’alcol dopo una delusione d’amore, o come saltare nella brace per
evitare la padella ... Se la solitudine è un dramma che proviene da noi, è solo
in noi stessi che potremo trovare la soluzione ... Il punto è che la
solitudine non ha affatto a che fare con
le dimensioni fisiche, bensì con lo spazio interno alla nostra mente: ci sentiamo
soli quando si forma il vuoto intorno al nostro io e ciò accade quando il
nostro io diventa troppo grande, persino più grande di quel cosmo che tanto ci
spaventa ... Ci sono ovunque compagni in grado di cancellare la nostra
sensazione di solitudine, a patto che il nostro io diventi abbastanza piccolo
da far arretrare l’orizzonte della nostra visuale abbastanza, da poter vedere
ciò che abbiamo intorno ... Un io che disprezza le piccole cose finirà per
disprezzare, presto, o tardi, anche quelle medie e poi quelle grandi e poi
tutto quanto e rinchiudersi nell’autocompiacimento, ovvero sarà talmente esteso
da occupare tutto l’orizzonte. Un io siffatto non può che sentirsi solo, non
avendo la capacità di considerare nessuna cosa e nessuna persona abbastanza importante
da potersi considerare “di compagnia” ...
===
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Secondo una teoria sociologica (ispirata a sua volta
al lavoro di Ernest Becker del 1973):
Tutto
ciò che l'umanità abbia mai compiuto oltre la sopravvivenza di base è stato
motivato da una paura fondamentale e irriducibile della non-esistenza (potremmo
anche dire “la condanna a morte che tutti ci accomuna”).
La
nostra concezione di noi stessi e la nostra autostima, più in generale, sono
semplicemente una sorta di “buffer” (cuscinetto, polmone) contro l'ansia che consegue
al riconoscimento, che noi, noi tutti, ineluttabilmente, si “cesserà di esistere”.
La
cultura non è altro, che un enorme “illusione condivisa” atta a mitigare la
paura dell’ignoto e, in ultima analisi, della morte.
Così,
ci piace immaginare che le nostre beneamate opere d'arte siano senza tempo, ovvero
attribuire inestimabile valore al lignaggio famigliare e alla nostra prole, nel
tentativo di proiettarci oltre la morte.
Ci
consoliamo nei nostri sistemi di valori e nelle strutture che ne derivano; che
sia attraverso concezioni di parentela
biologica, identità nazionale / politica, fede religiosa, o altro che dir si voglia
...
In
ciò è inclusa la “fede” nel valore intrinseco del garantire il futuro dell'umanità
attraverso il “progresso” scientifico.
Indiscutibilmente,
gran parte della vita dell’occidentale moderno è dedicata, più o meno consapevolmente,
ad evitare la morte ... I vari eufemismi e frasi fatte in occasione di un lutto,
l'intero settore delle pompe funebri, che non ha altro scopo se non rimuovere
la morte dal corso ordinario della vita e dalla casa, per scaricarla sul tumulo
cimiteriale, o nel crematorio: NOI ci
serviamo dell’artificio, per evitare, A
NOI STESSI, una realtà ineluttabilmente brutale.
In
breve, tutto ciò che abbiamo mai fatto e che mai faremo, finisce per essere
unicamente motivato dal nostro terrore esistenziale di fronte alla morte, dalla
mancanza di un protocollo accettabile per capirla e, in ultima analisi, farvi
fronte senza farcela addosso ... Qualcosa che in tempi antichi invece era un
dato accuratamente definito e finalizzato, in termini culturali, politici e
religiosi e che proprio per questo era in grado di “gestire l’ansia”, a
prescindere dagli ansiolitici ... Purtroppo anche allora, quello che mancava
era la comprensione “individuale” delle ragioni e dei metodi per affrontare l’indesiderata
fine. Ciò a cui, tristemente, questo stato di cose ci ha portato è l’auspicio a
cui molti si risolvono, ovvero di poter morire “nel proprio letto”, “nel sonno”,
o, se proprio non se ne può fare a meno, sotto i ferri dell’ultimo “intervento
salvavita” ...
Una
vita spesa nell’ansia di evitare la morte, nei fatti come nei discorsi è la
consolazione dell’uomo “sapiente” dei giorni nostri, rispetto ai miti che
spingevano in passato i nostri avi a cercare la morte gloriosa, o per lo meno
decente ... Come al solito non possiamo
fare a meno di esagerare: L’UNICA COSA
CHE MUOIA VERAMENTE E’ IL NOSTRO SMISURATO EGO! ... Checché ne dicano i
buddisti, quella è l’unica cosa che va perduta (forse in uno sbuffo puzzolente),
tutto il resto si ricicla nella polvere, o nella cenere e comunque nello stesso
universo di cui sempre facemmo parte e al quale sempre apparterremo ... La
nostra natura materiale sopravvive in eterno, le nostre fantasie no! ... Un po’
come il vapore sopravvive sempre nel ciclo dell’acqua, mentre le forme delle
nuvole, per quanto straordinarie e pompose, no ... Quelle svaniscono in uno
sbuffo, o in un soffio di vento ... come una scorreggia ...
... come una scorreggia ...
... come una scorreggia ...
... ... eggia ...eggia ...eggia ... a ... a ... a ...
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