Abstract: Siamo noi liberi d’involarci alla volta di un
vago domani, o inutili buratti, sospesi a lenze d’altrui pensieri?
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Dopo
secoli di dibattito su questo argomento, siamo punto e a capo: perché?
Il
punto di vista scientifico ripropone il tema sotto una nuova inquietante luce,
ma è proprio una novità questa, o ce la raccontavamo soltanto?
Tutto
nasce dagli esperimenti, ormai classici, sebbene recentissimi, ma assolutamente
confermati e riconfermati, in seguito ai quali è possibile dimostrare, come la
nostra mente cosciente prenda decisioni “scontate e prevedibili”, con semplici
metodi sperimentalmente predisposti, sulla base di un metodo puramente
scientifico: siamo apparentemente etero diretti
in ogni aspetto della nostra vita. Scientificamente parlando, non è
possibile attribuire alla mente umana cosciente alcunché di anche solo
vagamente riconducibile al cosiddetto “libero arbitrio” e questo è un fatto!
... Ma è proprio così che stanno le cose? ...
Se
pensiamo, ai risultati suddetti, per il loro puro valore apparente, sembrerebbe
di sì: molto tempo prima che la nostra coscienza prenda una decisione,
qualunque essa sia, dal più banale sollevamento di un braccio, all’azione più
complessa, un preciso segnale elettro-chimico segnala all’elettroencefalografo,
o altro strumento affine, un cosiddetto “potenziale di allerta” e da questo è
possibile ricavare “in anticipo” l’informazione che la coscienza del soggetto
per un tempo incredibilmente lungo, in termini neurologici, ancora non conosce
... Come si può affermare la veridicità
di un qualunque tipo di libero arbitrio in queste condizioni? ... Beh,
decisamente, non si può! ...
Siamo
dunque burattini, in balia di chissà quali impulsi inconsci, oppure abbiamo ancora
la capacità di scegliere come comportarci e, in ultima analisi, la
responsabilità delle nostre azioni? ...
Alcuni
tentano un salvataggio in extremis
della situazione proponendo che l’io cosciente abbia l’ultima parola grazie al
suo potere di veto finale, ma sarebbe solo un accrocchio; c’è chi ipotizza un
vantaggio evolutivo innegabile nella presenza della coscienza nel processo
decisionale, la quale non avrebbe altrimenti alcuna giustificazione evolutiva,
appunto, se non fosse in qualche modo determinante per il risultato finale ...
Anche questa soluzione sembra un accrocchio ad hoc, più che una proposta
valida. Cosa ci resta, allora? ...
Forse,
cambiando interamente paradigma, possiamo intravvedere uno spiraglio ...
Da
cosa nasce la nostra convinzione della centralità dell’io cosciente e del
conseguente processo decisionale volontario? ... Alcuni intravvedono in esso l’eredità storica,
che ha sempre visto l’uomo al centro della “creazione” e di conseguenza al “comando”
delle risorse planetarie, soggetto solo ad una divinità personale da cui deriva
anche il potere dell’uomo sull’uomo e la gerarchia dei sudditi, più o meno
privilegiati. La necessità di mantenere l’ordine globale poggia le sue basi su
capisaldi imprescindibili e la responsabilità delle proprie azioni è uno dei
più importanti fra questi: ne consegue che il libero arbitrio “deve esistere”,
così come la colpa e la punizione di conseguenza. L’alternativa sarebbe l’irresponsabilità,
che non a caso, in alcuni ordinamenti, è privilegio solo del Presidente, o
comunque dell’autorità suprema ... I poveracci , invece, pagheranno sempre per
i propri errori ...
Tuttavia
le cose non stanno così in natura: l’evoluzione è un falso modo di interpretare
la “selezione naturale”. Il motivo è che la selezione naturale è un processo
indiscriminato, violento, privo di qualsiasi morale, in poche parole, selvaggio;
mentre noi umani desideriamo essere “civilizzati” (tutte le volte che sento
questa parola mi viene da ridere, o da piangere, mai da essere serio).
Dove
ci porta tutto questo? Alla necessità di
smettere, una buona volta, di “raccontarcela” ...
Se fossimo
abbastanza svegli, ci renderemmo conto che il libero arbitrio è solo uno dei
tanti miti, costruiti nel corso della storia, per giustificare il controllo da
parte dei pochi sui molti, di volta in volta, possono cambiare i protagonisti,
ma l’ingranaggio è ormai quello da secoli e continuerà ancora, fino a quando si
auto-destabilizzerà. Per quale motivo, nel caso particolare, sappiamo questo?
...
L’individuo
è un elemento secondario di un processo noto come selezione naturale, alla base
del quale risiede la specie e che procede, dalla notte dei tempi, con l’unico
scopo di sopravvivere, proteggersi dalle specie concorrenti e riprodursi. In
quanto parte di un processo, l’individuo segue lo schema principale, adattandosi
alle circostanze ambientali e temporali che si trova ad affrontare: il suo “parco”
decisionale genetico è predisposto a questo scopo e nessuna “educazione al
mondo” cambierà mai questa impostazione, salvo un possibile futuro “step”
evoluzionistico (quanto detesto questa parola, ma è ormai nel linguaggio
corrente ... e sia ...), che però non ha niente a che vedere con i desiderata
dell’uomo, inteso individualmente. Se questo “step” ci sarà, non saremo noi a
deciderlo, bensì la “specie-homo” che ci governa da sempre e sempre lo farà: se
siamo quello che siamo è perché apparteniamo ad essa e da essa “siamo decisi”; quello che ci accade, pensateci, il più delle
volte ci coglie di sorpresa, ci travolge, ci spaventa ... E più cerchiamo di
pianificare il futuro, più ne siamo spiazzati ... Perché? ... La partita si
gioca altrove, non è tanto una questione di secondi che intercorrano tra il
potenziale di attenzione e la nostra consapevolezza di aver deciso: è ben
altro! ... Noi non solo non decidiamo affatto, ma addirittura “veniamo decisi altrove”,
sempre! ... Se le cose stanno così, allora tutto ciò che pensiamo che senso ha?
... Ha senso proprio in quanto fornisce ad ogni individuo il vantaggio
selettivo tipico della nostra specie, è come il sensore termico delle vipere e
relativo universo percettivo; è come il sonar dei pipistrelli e il relativo
universo percettivo; è come l’uomo e la sua immaginazione e il relativo
universo percettivo: una fantasia al servizio della sua sopravvivenza in un
ambiente ostile, con tutte le gratificazioni utili a spingerlo avanti verso la
meta originale della nostra specie; verso la conservazione della propria
salute, del proprio territorio e della possibilità di riprodursi ad esclusivo
vantaggio della “specie”.
E’
dunque la “specie-homo” il fulcro di tutto? ... No di certo, anch’essa, a sua
volta, non è altro che un processo, in mezzo ad altri, sulla superficie di
questo pianeta, il quale offre specifiche condizioni, atte alla sopravvivenza
funzionale di quelle specie che vi si adattino. A sua volta il pianeta è il
prodotto di una nube di gas in contrazione che nel corso del tempo ha generato
la stella che ci ospita e che nel corso della sua esistenza ha permesso la
formazione di un disco di polveri dal quale si sono nel tempo formati i pianeti
e che, presto o tardi, terminerà il suo ciclo per confluire nel cosmo che lo ha
generato e, in ultima analisi, riformerà quel tutto, del quale, in debita
proporzione, anche noi facciamo parte ... Nessuno è a capo di tutto; nessuno
dispone, ma tutti possono partecipare ... Ecco perché il libero arbitrio è
soltanto arbitrio a ruota libera ...
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- Naturalmente non scriverò
mai questo articolo, sarebbe subito cestinato e forse farebbero anche bene ...
Chi sono io, in fondo, per pontificare sull’argomento? ...
- Per me sei un dio ...
Specie se torni a letto ancora per un po’ e ci dai dentro come poco fa ...
- Ma non ti è bastato? ...
Ne vorresti ancora? ... Sei proprio incontentabile! ...
- Lo sai che quando facciamo
il fine settimana è una tortura infinita ... Si sta in piedi tutto il tempo, si
corre di qua e di là per quasi dieci ore ... Ti rendi conto? ...
- E va bene, ti accontento,
ma poi basta, eh? ...
- D’accordo, va bene ...
Concentratati sui talloni, bisogna che
li massaggi a fondo ... Guarda lì che pelle spessa che si è formata, sembra la
suola di uno scarpone ...
- Devi tenerli a bagno a
lungo, così si ammorbidiscono bene e puoi raschiare via bene la pelle secca ...
- Ho troppo sonno per stare
delle ore coi piedi a mollo e poi chi fa le faccende ... Eh ... Chi le fa? ...
Tu sei sempre lì a scrivere articoli che nessuno legge ... E per cosa? ... Per
il giornale parrocchiale ... Quelli neanche li leggono i tuoi articoli ...
Quanti te ne hanno già respinti? ... Dai quanti? ...
- Fino ad oggi? ...
- Sì, fino ad oggi ... Perché,
domani cambierebbe tutto? ...
- Beh, non credo ...
Comunque fino ad oggi compreso ... Li hanno cestinati tutti ... Credo ... Sì,
sì, proprio tutti ...
- E che li scrivi a fare,
allora? ...
- Dove c’è una volontà, c’è
una via ...
- Di chi è questa? ...
- Samuel Smiles, uno
scozzese ...
- Quindi, pensi di
continuare a scrivere? ...
- No, penso che in futuro andrò
al circolo delle bocce, a farmi degli amici e magari a parlare solo del più e
del meno ...
- E faresti bene, nonno ...
Hai la tua pensione, hai una nipote, che ti fa tutti i lavori e ti cucina
meglio che al ristorante ... Che vuoi di più dalla vita? ...
- Vorrei che ti lavassi i piedi,
prima di farti fare i massaggi ...
- Scusa nonno; tu sei la mia salvezza ... La prossima volta me
lo ricorderò ... Ora non ce la farei proprio; neanche volendo ...
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