[The “Scale Domain Theory” - aka
SDT]
Abstract: Ch’io sia
dannato, se posso fare a meno di certe frequentazioni ... Ma lo sarò
ugualmente, se non lo faccio e allora tanto vale: “FALLO”!! ... Mai frase fu
più “pregna” di allusioni ... Se devo
dirla tutta, non mi sono mai premurato di nascondere la mia predilezione per “i
facili costumi” (qualunque
cosa voglia dire tale espressione); ma oggi, cosa non lo è mai? ... E pertanto,
è senza alcuna remora che posso parlare liberamente, della mia “adorata e
agognata” cerchia di etère. Tra puttane e puttaniere, si sa, non ci sono veli d’ipocrisia
che tengano: ci si conosce troppo a fondo, perché possano stare in piedi ...
Tuttavia, come diceva un mio vecchio docente di psicologia clinica: “Non puoi
scopare tutto il tempo! ...”. Una frase di cui, per tutta la giovinezza, non ho
capito il senso ... Ma ormai, siamo assai maturi e pingui per le fragili illusioni
ed i nostri entusiasmi sufficientemente blasé,
per dare spazio alla “riflessione”, fra una prestazione e l’altra ... E’ così
che, con le mie inalienabili amiche,
ci siamo organizzati, un passettino alla volta, in modo da rendere proficui
anche gli inevitabili miei “tempi morti”
e loro “tempi di raffreddamento” ... Datosi che, il “bordello” è in pratica
prospiciente la mia dimora, le mie ragazze,
con un semplice impermeabile addosso, attraversano la strada, per poter trascorrere
i loro “intervalli” nel mio ampio giardino, o sotto il mio porticato,
sorseggiando un tè, un caffè, o una cosa qualunque; ma sempre, mantenendo fede
alla più classica delle loro definizioni:
passeggiando su e giù e
chiacchierando fra loro e con me, che le ammiro, anche quando sono “fuori servizio” ... Ed è stato così che,
dopo aver nel corso degli anni esaurito argomenti su argomenti, un bel giorno è
nata l’idea di scambiarci le nostre idee su qualche libro che leggevamo e,
successivamente, di organizzarci per leggere cose simili, di cui poi discutere,
durante le nostre escursioni all’ombra del portico ... Era nata la nostra
specialissima “Scuola Pronuba Peripatetica” , detta anche “Scuola Etèra del
Sacro Diporto”. Ci siamo, da allora, occupati dei più disparati argomenti, nel
corso dei seguenti anni e sempre con grande entusiasmo e condivisione di
intenti; abbiamo raggiunto un indiscusso affiatamento, già cognito in camera da
letto, anche nelle scelte culturali e, in tempi recenti, indirizzato
prevalentemente alle scienze fisiche ed astrofisiche; spaziando tra la fisica
teorica e l’astronomia, la cosmologia e la teoria quantistica del campo; per
farla breve abbiamo maturato la passione per la fisica degli estremi ... Sembra
che le conseguenze siano sfociate in un risultato inatteso, forse anche
protervo, che ci ha spinto a formulare una nostra specifica teoria, forse meglio connotabile come “meta-teoria”
e che abbiamo voluto identificare, ispirandoci a due dei pilastri della moderna
fisica teorica, con il titolo di: Teoria
“Dominio di Scala”, ovvero TDS. La
si vuole meglio caratterizzabile come “meta-teoria”, in quanto essa poggia
le sue basi unicamente su teorie già note e perlopiù ben consolidate. Ci si chiederà,
più in generale, quale senso abbia una tale scelta; ebbene ne ha, nella misura
in cui, secondo il parere di una delle nostre “Miss Frusta”, la Maitresse Demonia Donjon: ogni teoria seriamente
scientifica necessita, ineluttabilmente, di una propria solida coerenza
interna, possibilmente associata ad una elegante semplicità matematica; nonché sia
imprescindibilmente soggetta ad una feroce ghigliottina sperimentale e/o
osservazionale. Di seguito, mi limiterò a stilare un resoconto delle fasi più
interessati del dibattito, che ha portato il nostro gruppo di lettura a
formulare una tale proposta; senza falsa modestia, sia ben chiaro, ma anche senza
alcuna pretesa superimposizione di ruoli: la scienza ha pieno titolo del
proprio metodo ed invece il compito di noi profani è assai diverso, perché ci
abbiamo messo i nostri soldi e possiamo, quindi, volendo, anche puntare i piedi
... Se lo scienziato è il regista, il grande pubblico è il produttore ... La
“libertà di pensiero” è un diritto per entrambi ... Una cosa non è lecita per
certo: che chi paga sia escluso dal privilegio di comprendere ciò per cui ha
pagato, o peggio ancora, che gli vengano propinate spiegazioni inverosimili ed
infantilizzate, all’unico scopo di continuare a spremere soldi: mascherando così
l’imbarazzo di teorie incerte, o peggio “fanta-scemifiche” e che siano sconsideratamente
complicate, solo per poter foraggiare una nuova casta di sanguisughe. Laddove
la scienza non parli più una lingua che si possa capire e discutere, essa si
trasforma in una forma di neo-religione, fonte di inevitabili privilegi e solida
infrastruttura per una nuova, antica, oppressione ... L’allettante, fasulla e pateticamente
consolatoria ricaduta tecnologica non è che una misera mancia, gettata, ostentatamente
quanto ingannevolmente, al nuovo servo da un rigenerato e oscuro padrone ... E
chi meglio della puttana conosce l’ontologia del prosseneta ...
===
E’ stata Maitresse Demonia Donjon, dalle altre
ragazze [e
non da me, ovviamente]
vezzeggiata solitamente con un più economico “Me-jon”, che in un’interminabile e sfinente pomeriggio d’estate;
mentre io scrutavo una languida piega della sua vestaglia ombreggiare appena il
suo glabro monte di Venere, ad uscirsene, con inusitata verve, a proposito di
un argomento assai ostico per tutti gli altri:
- Ecco, il solito
“Lenny testa-di-cazzo” e le sue fissazioni ... Non si smentisce mai ...
Per la cronaca, devo
dire, che non si può fare il nome della persona in questione in quanto trattasi
di eminente figura pubblica; per altro verso, tuttavia non è da ritenere che si
tratti di un vero insulto, ovvero di una voluta contestazione del di lui
talento scientifico ... Me-jon è la
più accesa sostenitrice del valore assoluto del Lenny in questione, ma spesso
si lascia andare a colorite metafore, quando non ne condivida le conclusioni,
pur associandosi a gran parte delle premesse ... La nostra Me-jon è una delle più assidue lettrici di saggi scientifici, in
partcolar modo per quanto concerne le cosiddette “High-Energy theories” (dette anche UV in
quanto rivolte alla parte, appunto, “alta” dello spettro EM), cioè lo studio del
comportamento dei sistemi ad alta ed altissima energia ...
- Voglio che lo
mettiamo all’ordine del giorno ... Devo potermi sfogare con qualcuno e dire fino
in fondo ciò che penso e mi serve un solido contraddittorio, ragazze ... Quindi
mettete via per un po’ quello che state leggendo e concentriamoci tutte sul
“paradosso dell’osservatore”, anche tu, “cazzo-moscio-sbircia-e-basta”,
vedi di darti una smossa, se vuoi sentire ancora il mio fiato sul collo ...
Ecco, come avrete
capito, l’unico cazzo in circolazione, in quel frangente, era il mio e la
ragione per la quale venivo così rudemente e, all’apparenza
contraddittoriamente, apostrofato deriva dal naturale “ruolo”, che il maschio
incarna con la sua Maitresse: Lei
mena e io strillo, altro che moscio! Quindi la “minaccia” di non “starmi più
col fiato sul collo” é la peggiore fra le possibili, dato il contesto ... Ma Me-jon non diceva sul serio, non
metterebbe mai in atto una tale intimazione, sa di essere l’indiscussa femmina-alfa dell’intero gruppo: il suo era
solo un richiamo all’ordine, ad una decisione presa. E fu così che la “Scuola
Etèra del Sacro Diporto” ebbe i natali e che l’intero gruppo si organizzò, di
volta in volta, intorno ad un tema condiviso; prima con la lettura dei vari
saggi e successivamente col dibattito sui temi salienti, che ne emergevano.
Esaurito questo
dettagliato resoconto delle “origini”, per i passaggi successivi cercherò di
essere molto più conciso e scusate se, nella frenesia della sinteticità, potrò
saltare qualche passaggio di troppo.
==
Che cosa è dunque il
“paradosso dell’osservatore” (più noto come “problema dell’osservatore”)? ... Non sarebbe
compito mio spiegare un problema di tale profondità, ma se non lo facessi
smentirei in primo luogo me stesso, in quanto parte di un’idea di scienza come
valore condiviso e come “Graal Laico”, per il quale occorre battersi a scapito
dell’opposta visione della Scienza come “torre d’avorio”, per una futura progenie di "Morlock” ed “Eloi” ... Cercherò, dunque,
di enunciare, con parole povere, quella che è la nostra modesta comprensione
del fenomeno in oggetto ed un possibile punto di vista, relativo al medesimo e basato
sulla TDS.
Quando si osservi un
fenomeno scientificamente, nella cosiddetta metodologia classica, occorre
predisporre una scena per i fenomeni da osservare ed avere un punto di
osservazione per colui che esegua l’esperimento: per lo più le due cose
risultano indipendenti tra di loro e niente che lo scienziato possa fare
“guardando” potrebbe avere il ben che minimo effetto sull’esito
dell’esperimento. Per esempio se osservo un proiettile che colpisce un pezzo di
legno ed in seguito rifaccio la prova senza guardare, il risultato sarà sempre
lo stesso e mi troverò con due buchi uguali sul ciocco, a parità di “setup”,
ovvero di pre-disposizione dell’esperimento. Questo è vero per tutti i “setup”
classici, ma non è più vero quando si predisponga una verifica del
comportamento delle particelle elementari, ovvero quando, dal mettere alla
prova la “meccanica classica” ed i suoi corpi macroscopici, si passi a testare
particelle che rispondono a modelli tipici della “meccanica quantistica”:
queste minute entità non possono nemmeno essere identificate singolarmente ed
oscillano nell’incertezza intrinseca fra le sembianze di particelle e quelle di
onde, senza mai saper prendere una decisione. Non possiamo mettere alla prova
qualcosa che non sa manifestarsi a noi in modo univoco: cosa mai dovremmo
testare? ... Ecco allora che entra in campo la MQ e ci fornisce un metodo per
impostare esperimenti che altrimenti non avrebbero modo di essere nemmeno
predisposti: occorre in prima istanza decidere cosa osservare e nel far ciò PERDIAMO
automaticamente il diritto di osservare, come eravamo abituati a fare in MC, l’interezza
del fenomeno. Pensate, se per poter misurare la velocità di una palla di
cannone dovessimo rinunciare a saper dove essa si trovi? Oppure, se per sapere
dove si trovi in ogni momento dovessimo rinunciare a sapere a che velocità si
muova? Che cosa ne sarebbe di tutta la dannata balistica militare? E’ questa la
situazione in MQ: un esperimento, se va bene, ci dice che “qualcosa” “forse” si
sta muovendo ad una certa velocità, ma se chiediamo cosa, o dove ci serve un
altro esperimento, diverso dal primo e separato nel tempo e altrettanto
deficitario. E questo è solo l’inizio, non è niente, il vero scombussolamento
salta fuori quando scopriamo, in un tipo di esperimento chiamato delle “due
fenditure”, che le particelle possono passare per due aperture
contemporaneamente e peggio ancora, che il loro comportamento varia, a seconda
che vengano osservate, o meno e persino che se cerchiamo di ingannarle, aprendo
gli occhi “dopo” che abbiano superato l’ostacolo, esse possono tornare indietro
nel tempo per “ridefinire” il loro comportamento, in funzione del “nostro
effettivo atteggiamento osservazionale”!!!!
Ecco il “problema dell’osservatore”:
come sia possibile che la realtà fisica, i fenomeni naturali, per quanto
limitatamente (sic ?!) al mondo subatomico, siano soggetti all’arbitrio di
un’improbabile scienziato: improbabile in quanto gli scienziati esistono da
qualche secolo, mentre le particelle elementari “scelgono come comportarsi” da almeno
da 14 miliardi di anni !!!
Da questo paradosso
germogliano una quantità di sproloqui, che possono essere puntellati dalla
miglior matematica che l’umanità abbia mai concepito e che potenzialmente possono
essere il frutto del puro genio; o magari della mera vanità ... E’ questo che
fa incazzare la mia adorata Me-jon ...
===
La prima idea che, a
suo tempo, ha ispirato la TDS
proviene da un nostro dibattito sulla natura delle galassie: se le osserviamo
dal nostro pianeta, ciò che vediamo cambia “natura” a seconda del metodo scelto
per farlo; se le guardiamo ad occhio nudo sembrano stelle come le altre, se ci
serviamo di un telescopio, invece, potremo distinguere le stelle dalle
galassie, ma se continuiamo a potenziare l’ingrandimento capiterà che perderemo
di nuovo di vista la struttura galattica e finiremo per vedere di nuovo
nient’altro che stelle!! ... Quest’idea ci porta direttamente al concetto di
frattale ed alla natura universale della legge matematica da cui ognuna delle
figure così generate si manifesti: sembra una contraddizione, ma non lo è!
Proprio il fatto che
la generazione di frattali tramite una comune legge matematica ci appaia simile
e ripetitiva ci dice un fatto importante: le figure di questa natura NON SONO
FOTOCOPIE !!! Si “assomigliano”:
PROPRIO PERCHE’ DIVERSE TRA LORO! Ed è qui che appare necessario introdurre il
concetto di “DOMINIO di SCALA”: ogni “legge/strumento” che generi fotocopie
richiama la presenza di un semplice principio DUPLICATORE (una fotocopiatrice,
una catena di montaggio, una reazione chimica, o nucleare, che producano
molecole identiche, o particelle identiche, ecc.). Quando invece ci troviamo di
fronte ad una “legge/strumento” che inneschi, tramite “iterazione”, la
generazione di entità ripetitive, ma non esattamente identiche, siamo di fronte
all’effetto di variabili che sono presenti in modalità differenti in relazione
alla scala considerata: analizzando una galassia che da lontano sembri una
stella scopriamo come sia composta da stelle vere proprie; mentre se analizziamo
una stella essa ci apparirà composta in tutt’altra foggia, perché la sua
“scala” introduce variabili diverse dalla scala galattica, nella generazione
delle entità particolari in essa presenti. Esistono effettivamente leggi
universali, ma esse si combinano in modi imprevedibili con variabili specifiche
presenti ESCLUSIVAMENTE nel DOMINIO particolare di una DETERMINATA SCALA E SOLO
DI QUELLA!!
E’ questo il motivo
per il quale Me-jon si scatena ogni
volta che legga di uno scienziato che sponsorizzi “una di quelle” teorie, che
si autoproclamano “Teorie del Tutto” (= TdT / ToE) ... Io di queste cose non ne
capisco molto, ma ho scritto questi ultimi paragrafi con molta cura e li ho
fatti controllare da Lei, che, con solo qualche correzione, li ha approvati ...
Era così soddisfatta, che stasera stessa mi riceverà in “studio”, per una seduta ... Adesso non capisco più
niente, son già tutto un invexendo
[1] ...
===
E’ passata una
settimana dall’ultima volta che mi sono “seduto” a scrivere queste note ...
Faccio ancora una certa fatica a poggiare la schiena ... Ma non vorrei lasciar
passare troppo tempo, a rischio di perdere il filo del discorso ...
Stavo, appunto, per
affrontare una prima conclusione riguardo ai discorsi, che molte volte ci siamo
ritrovati a fare con il gruppo:
Le “leggi della
natura” sono, per certi versi, sempre leggi inerenti ad un “Dominio di Scala” specifico:
possono apparirci simili e persino indistinguibili, tuttavia non deve essere
necessariamente così; la ragione essendo, che ad ogni scala possono essere
valide alcune specificità, non trasferibili ad altre scale. Un esempio tipico
di ciò che intendiamo è il meccanismo del volo: tutti conoscono l’universalità
dei principi che lo ispirano, ma spesso si trascura il fatto che alle varie
“scale” emergono specificità non valide universalmente. Vediamo come si libra
in volo un colibrì e capiamo che ciò non sarebbe possibile per un condor [i.e.:
alla sua “scala”], o per un’aquila [i.e.: alla sua “scala”], per non parlare di
uno pterodattilo [i.e.: alla sua “scala”]; le modalità di volo di una libellula
[i.e.: alla sua “scala”] non sono le stesse del pipistrello [i.e.: alla sua
“scala”] e via dicendo: tutte queste “varianti” evidenziano la specificità, che
entra in gioco ad ogni particolare scala, a parità di alcuni principi generali.
Al di là, della precarietà degli esempi suddetti (un limite mio, più che della
teoria), bisogna considerare l’applicabilità dell’idea ai più disparati
contesti e la presenza di sistematiche incongruenze praticamente in tutte le
teorie scientifiche “ufficiali”: NON ESISTE LA POSSIBILITA’ STESSA DI UNA
QUALSIASI TdT ! Le variabili di cui abbiamo parlato non potranno mai entrare in
un “SISTEMA”, ESSE SONO IMPREVEDIBILI E SONO INNUMEREVOLI !!!!! NESSUNA TEORIA
E’ IN GRADO DI PREVEDERLE, PERCHE’ NON ESISTONO “A PRIORI” !!
In tutta la
fenomenologia, qualunque sia il numero delle “dimensioni strutturali” , ne
esiste almeno una che non lo è: il TEMPO! Checché ne possa aver detto, a suo
tempo, Newton: il tempo è una variabile “instabile” di natura locale!
Come facciamo ad
affermare una cosa simile? ...
Quest’idea,
modestamente, l’abbiamo elaborata io e la giovane “rookie” Lexi Lazzarina, perciò posso descriverla, in tutta
scioltezza:
Prendete in
considerazione il “tempo”, come si presenta nell’esperimento sopra citato delle
“due fenditure”. Abbiamo detto come le particelle possano, a dispetto del tempo
trascorso, “ri-strutturare” il loro comportamento passato, per convergere con
il “comportamento dell’osservatore” dopo un certo evento: questo è semplicemente
assurdo, se applichiamo il concetto newtoniano di tempo (ma anche ogni altro
concetto di tempo fin qui noto, per quel che ne so) ...
Infatti, questo
esperimento rientra nel novero degli innumerevoli paradossi della “meccanica
quantistica”.
Ma facciamo ancora un
passo, prima di tentare un’interpretazione.
Considerate ora, le
osservazioni astronomiche: c’è qualcosa di strano in esse che non viene spesso
messo in evidenza. Ed è il fatto che gran parte di quello che sappiamo sul
cosmo e che, così eclatantemente, viene propagandato nei documentari
divulgativi ... è frutto, NON DI OSSERVAZIONI SINGOLE, come per esempio si fa
con la scienza in genere: vedi l’osservazione della crescita di una pianta,
oppure del comportamento di un gruppo di animali, ovvero della traiettoria di
un’orbita di un asteroide ... In cosa, queste metodologie sono così diverse?
... Nel caso dell’astronomia e della
cosmologia NON E’ POSSIBILE OSSERVARE LE STRUTTURE A GRANDE SCALA IN
“TEMPO REALE” !!! Perché tale tempo non è alla nostra portata !!! ... Le nostre
osservazioni cosmologiche/astronomiche devono essere “RICOSTRUITE”, a partire dalle “istantanee” costituite da
“oggetti” diversi, i quali messi opportunamente insieme, come in un film,
fotogramma per fotogramma, ci danno l’idea di come i vari oggetti in questione
si siano comportati in passato e si comporteranno in futuro ... Ma è davvero
così? ... Lo è e non lo è! ... Noi possiamo “dedurre” le struttura presenti nel
cosmo, ma NON POSSIAMO OSSERVARLE !!! Strettamente parlando... E questo
significa che non stiamo facendo scienza proprio, proprio come andrebbe fatta
... In verità, in verità vi dico ... Che questo metodo lascia la porta aperta
al cosiddetto paradosso del “cervello di Boltzman”: se applichiamo a questa
situazione il metodo noto come “Rasoio di Occam”, risulta evidente che un
universo così vasto da non poter essere, per la gran parte, osservato “in
divenire”, bensì solo dedotto da “osservazioni statiche”, è più probabilmente
frutto di “un cervello opportunamente predisposto” e che si immagini tutto”,
anziché di un tale spreco di effettive risorse energetiche per produrlo
materialmente ...
Non voglio dilungarmi
in troppi dettagli: non è questa la sede per spiegare tutti i casi che abbiamo
riveduto e riconsiderato per giungere ai pochi esempi che vi ho esposto in
queste pagine ... Questa è solo un’infarinatura, che spero stimoli il vostro
interesse e se ci sarò riuscito, avrò ottenuto lo scopo ...
Ora non ci resta che
tirare le somme e proporre un’interpretazione basata su TDS.
Dal “nostro” punto di
vista il “tempo alla scala subatomica” ed il “tempo alla scala cosmologica” si
presentano come i due estremi di un unico paradosso: da un lato abbiamo un
“tempo” che scorre troppo in fretta per poter dire da che parte esso “vada” e
perciò non “esperibile”; dall’altro abbiamo un “tempo” che è quasi-fermo e che perciò a sua volta risulta altrettanto non “esperibile”: in
mezzo c’è il “nostro tempo”, che però ci crea problemi, quando tentiamo di utilizzarlo per mettere a confronto i due
estremi di cui sopra.
E’ indiscutibile che a
noi umani, il tempo appaia come una dimensione universalmente valida in ogni
frangente, ma noi umani non siamo il metro ideale per giudicare; alcuni esempi:
il sole e la terra sono legati dalla gravità, ma il “segnale” che “lega”
questi due corpi celesti, e che si
estende per circa 150 milioni di km, “esiste” in un “presente” suddiviso in 480
diversi secondi ... Quale di questi 480 secondi (o 4800 decimi di secondo, o quello
che preferiate usare come unità di misura) sarebbe il vero e proprio “tempo
presente“? ... Non esiste nell’universo un vero riferimento a ciò che noi
chiamiamo “presente”, per il semplice fatto che non può esistere (dopo
Einstein) il concetto di “simultaneità”: la distanza fra il sole e la terra è
la risultante “composta” di spazio e tempo, in cui ci sono 480 “presenti”
diversi, i quali a loro volta sono una sorta di “mattoni” costituenti un
“corpo” dinamico, non rigido ma, per così dire, “snodato”, che in ultima
analisi “trasmette” il “segnale gravitazionale”, che in questo modo tiene
legata la terra al sole (Einstein descrive questo stesso effetto, come
curvatura geometrica dello spaziotempo).
Il tempo non è quindi assoluto, bensì la risultante delle proprietà locali
(densità di energia nelle sue varie forme). Detto questo, per parte del “nostro
cortile di casa”; proviamo ora ad applicare la stessa logica, ma un poco più in
grande: la nostra Terra, e con essa l’intero sistema solare, è legata gravitazionalmente
al buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, la Via Lattea. Se
applichiamo lo stesso calcolo, magari senza usare troppi numeri e riassumendo
un po’, ci rendiamo conto che per “comunicare” al nostro sistema l’attrazione
di gravità, al buco nero centrale occorrono 27.000 anni-luce; c’è da chiedersi:
cosa facciamo nel frattempo? ...
Non è così, in
realtà, perché la struttura della galassia è “deformata” dalla gravità in modo
da creare una sorta di smisurato “pozzo” in cui i corpi celesti, continuamente,
“precipitano” e tuttavia è anche vero, che tale “deformazione” non può essere “estesa”
alle grandi distanze istantaneamente, ma sempre rispettando il limite della
velocità della luce e quindi ritorniamo al problema di prima: se il buco nero
centrale dovesse sparire di colpo, alle parti esterne della galassia, al sole e
a noi, occorrerebbero 27.000 anni per accorgersene ... Ma che senso ha: non
viene spontanea anche a voi, questa domanda?
Quale struttura, a
noi nota, potrebbe stare in piedi se, per costruirla, ci volessero, non dico
27.00 anni, ma anche solo 200? ... Nessuno rimarrebbe vivo abbastanza, per
confermarne l’esistenza ... Non ci sarebbe modo di considerarla unitariamente:
il “tempo presente” è un concetto estremamente ambiguo, eppure per la nostra
mente è essenziale.
A questo punto
torniamo al concetto di Dominio di
Scala: non siamo ancora al punto di poter spiegare tutto con questo
principio, ma con esso disponiamo di uno strumento in più, per analizzare la
realtà fenomenologica.
La “scala” di una
galassia è troppo “grande” per noi, sia in termini spaziali che temporali: non
potremmo mai “capire” il concetto di galassia se esistesse solo la nostra.
Sappiamo che esistono le galassie e come sono fatte a partire dall’invenzione dei
telescopi: tuttavia, l’abbiamo già sottolineato, se ingrandiamo troppo,
perdiamo di nuovo “di vista” la galassia e ci ritroviamo a guadare le sue
stelle ... Cosa succede? ... Come si può studiare una “galassia” in dettaglio
se non ha “dettagli” da poter osservare? ... Sarebbe lo stesso se cercassimo di
studiare il corpo umano ingrandendo una sua parte sotto il microscopio
elettronico ... Tutte le cosiddette “strutture” svaniscono appena le osserviamo
da “troppo” vicino ... E’ come se la loro identità si manifestasse solo in un
preciso “ambito”: né troppo da vicino, né troppo da lontano: ecco che cosa è il
“Dominio” ed il perché è
circoscritto in termini di “Scala”.
C’è solo una ben precisa “Scala”
(un ambito descritto tra un minimo ed un massimo) all’interno della quale un
insieme strutturale e/o dinamico si manifesta in un enclave, da noi nominato “Dominio”.
Esempio 1: una
galassia è comprensibile, come tale, entro una “distanza” abbastanza “piccola”
da distinguerla da una comune stella e abbastanza grande da non trovarcisi dentro;
per le stesse ragioni è possibile acquisire il senso della sua “completezza
temporale”. Ci vogliono milioni, se non miliardi di anni, affinché una galassia
completi la sua formazione e quindi nessun umano, né l’umanità intera, ne
potrebbe mai testimoniare l’unitarietà; a meno che essa non si sia già formata
in tempi e luoghi lontani ... E’ questo insieme di scale spaziali e temporale a
“costituire” il dominio specifico grazie al quale si può manifestare l’oggetto
“galassia”.
Esempio 2: il fatto,
che gli esperimenti “quantistici” risultino talmente insoliti, denuncia la
natura peculiare dello spazio e del tempo a quelle particolari “scale”: l’osservatore
influenza col suo comportamento, non solo l’esito dell’esperimento, ma anche il
“comportamento” a ritroso nel tempo delle particelle? ... Ma di quale tempo
stiamo parlando? ... A noi appare che ci sia un’azione indietro nel tempo di
entità che non conosciamo abbastanza per poterle ingabbiare: la “scala” alla
quale le particelle elementari si, per così dire, “esprimono” (o se volete
s’inverano) è “al di fuori” della nostra comprensione, come la galassia in cui
siamo posizionati: per poterla identificare ci dobbiamo porre “alla giusta
distanza”, non solo e non tanto in termini di spazio (come per osservare le
galassie altre dalla nostra), quanto in termini di “Dominio”. Le particelle elementari sono la manifestazione di
un “Dominio di Scala” molto,
ma molto, diverso dal nostro: per cominciare, a livello subatomico ogni
particella può manifestarsi nell’universo solo in presenza della sua
anti-particella, la quale, naturalmente, viaggia “indietro nel tempo”!!!! E
questo non può essere trascurato, quando si affermi che un esperimento si
svolga in un dato “lasso di tempo”: il tempo di chi? ... Il tempo della
particella, il tempo dell’anti-particella, oppure il nostro tempo? ...
E’ evidente, che il “nostro
tempo”, di per sé, non centra per niente; ma acquista importanza tramite lo
“strumento” che utilizziamo per sondare il “setup” – in genere un fotone a
medio-alta energia, che esiste a partire dal “nostro tempo” ed in conseguenza
dell’esperimento viene ad interferire (scatter), alla scala delle particelle
elementari, sia con una direzione del tempo, sia con quella opposta, in quanto,
a quella scala, le due cose non sono distinguibili !!!
In questo modo il
“nostro tempo” non può che interagire col
setup sperimentale, al punto da alterarne lo sviluppo in termini di particelle
e di anti-particelle, cioè in termini di “tempo” e di “anti-tempo”.
Detto altrimenti, la
nostra “sonda”, alla scala in questione, rileva che non solo il tempo non è
assoluto, ma non è nemmeno “vincolato”, come invece lo è alla “nostra scala” ed
ecco perché a noi si presentano delle incongruenze.
Il “mondo subatomico”
è detentore di specificità – spazio-temporali - tipiche del proprio “DOMINIO di SCALA”: tali
specificità si manifestano nel “nostro
tempo” lineare e mono-direzionale”, appunto, come paradossi.
Miss Lexi è
totalmente d’accordo, ma non posso dirvi come stia manifestando il suo consenso
...
===
Siamo consapevoli di
non aver fornito un quadro completo della nostra teoria; forse dovremmo parlare,
più modestamente, di semplice ipotesi ... Non ne facciamo una questione
terminologica ... Chiamatela come volete, per noi conta la sostanza ... E
speriamo di avervi trasmesso i sensi della nostra passione per la scienza;
senza tuttavia lasciare, che essa ci intimorisca; azzardando un po’, proprio
perché noi, profane/i, non abbiamo niente da perdere ... Non cerchiamo la verità,
né l’immortalità, ma la semplicità ... La migliore, tra tutte le forme di
eleganza ...
Ok, Lexi ... Grazie,
cara ...Ora sciacquati bene ... Mentre io ti preparo un buon caffè ...
===
References:
[1] Invexéndo: [pron.: inve – je –
ndo; con “j” strisciata, alla francese
, come in “jean”, o “jetée”] - (Dizionario
Genovese-Italiano) ... dicesi invexendo di quella confusione e tumulto
di pensieri che producesi nella mente dall' affollarsi d'idee, di cure che sopraggiungano
insieme, ad occupare l'animo, o a perturbarlo ...
===
===
===========================
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