Abstract: Domanda tipica dei ”credenti” (in genere “Cristiani di tipo
WASP/Creazionisti, ecc.), per mettere sulla difensiva l’avversario: se si
risponde sì (se “credi” in qualcosa, perché non in dio), si presta il
fianco ai credenti fanatici; se si dice no (credi in niente/ateo e senza dio),
allora si è AGGREDIBILE, COME “NEMICO PUBBLICO” DEI VALORI CONDIVISI. Occorre
contestare la domanda alla radice in modo efficace e diretto, per non cadere
nella trappola, alcuni esempi:
1.Le rispondo, se prima Lei
mi dice come distingue la credenza in dio da quella negli alieni, o nei
folletti, ecc., ecc..
2.Io “credo” fermamente di
non poter mai “limitarmi a credere” !! Ergo, prima di “credere” in alcunché,
pongo tutte le domande necessarie e, fino ad ora, questo è stato più che sufficiente
a mantenermi in una posizione di “proattivo distacco”, sia verso le
religioni in genere, sia verso molti altri aspetti dell’esperienza comune; ivi
inclusa, più spesso di quanto si creda, la scienza stessa. Non “credo” altresì,
che sia necessario trovare risposte a problemi inesistenti, o vagamente
futuribili, ovvero puramente ipotetici: “credere”, dal mio punto di vista, è solo
un “verbo generico” ed una
comoda alternativa/sinonimo, per esempio, per “ipotizzare”.
3.La domanda è, al tempo stesso,
scorretta ed impropria: scorretta perché è chiaramente manipolatoria, un
sofisma, nel quale una parte della risposta è implicita e quindi “obbliga”, chi
risponda, a schierarsi inconsapevolmente, in un ambito, che si dia per scontato
gli appartenga; impropria nella misura in cui chi la ponga esige dal ricevente
un’opinione, che egli non sia tenuto, necessariamente ad avere. Chi “crede” può
essere tentato, in buona, o cattiva “fede”, di considerare la propria “credenza”
come un dato universale e quindi tenderà a coinvolgere, tutti, in una semplice
questione tra un dio ed un altro (Egli vs. Miscredenti), ovvero tra un dio e un
“non-dio” (Egli vs. Atei). Questo, per cominciare denota una buona dose di
egocentrismo, per non dire di megalomania; chi si opponga al credente non deve poter
avere, a propria “difesa”, solo quelle tesi, che il credente gli conceda, né,
tantomeno, dev’essere considerato come si trovasse “sotto accusa” e
necessitasse un qualche tipo di “autodifesa” (o magari, perché no, autodafé
…). Nel rispondere a domande tendenziose, come quella in oggetto, è da considerare che esse siano, quindi,
entrambe le cose: scorrette ed improprie!! Detto questo, una risposta
alla domanda, per quanto posta male, può essere organizzata, a partire proprio
dal pregiudizio, che essa evidenzi nel proponente. Chi lo dice che si debba,
per forza, credere in “qualcosa”, oppure nel “suo opposto”, ovvero “a niente”?
L’idea che, a tutti i costi, si debba “credere in qualcosa”, altrimenti si è
dei reietti, è una manifestazione di puro “razzismo
culturale”: non una cosa da poco, in effetti, è la forma più profonda
di razzismo, che esista; in quanto essa tenti di “annullare alla radice” ogni
forma di pensiero, di cui non si sappia, o si capisca, nulla (per voluta
ignoranza e/o paura) e a cui non si abbia la lucidità di mente sufficiente per
accedere. Premesso, necessariamente tutto questo; la posizione del
sottoscritto, e sono sicuro anche di molti altri, non ha affatto a che vedere
con la “ristretta cultura” espressa dalla domanda: una religione vale l’altra
ed è persino un po’ patetico (oltreché incredibilmente tragico), che alcune delle
peggiori guerre si siano combattute in nome dello “stesso dio”. Affermo, che
non ho alcuna necessità di distinguere tra i monoteismi e non considero l’ateismo
molto distante da essi: la ragione di ciò sta nel fatto, che per quel che mi
riguardi, alla base delle religioni non c’è Dio, ma la “credenza in Dio”, che è cosa ben diversa! Chi neghi l’esistenza
di dio, sia esso uno, o trino, o tanti, non fa che occuparsi dell’argomento con
la stessa mentalità del suo antagonista “fedele”: l’ateo “crede”, che dio non
esista; con lo stesso tipo di atteggiamento, che porta il “fedele” a confutarlo;
con la stessa “credenza”! Noi non possiamo esprimere opinioni, se non sui “fenomeni”
e quindi l’unico modo per sostenere l’esistenza “dei non fenomeni” è appunto “crederci”
(non è, necessariamente, una citazione da X-files!); ma questo vale tanto per le divinità, come
per gli alieni, come per le favole, come per gli asini che volano … E’ un atto
della “propria” volontà (e guai se non fosse così! … chiedetelo pure al
parroco!) ed per questo degno del massimo rispetto; almeno finché non venga “spacciato”
per qualcosa di fenomenologico; perché allora si arreca offesa a chi, pur non avendo
questo tipo di volontà, sia disposto, per ragioni proprie, a rispettare la
convivenza civile ma nello stesso tempo a non farsi mettere i piedi in testa;
come notoriamente, il passato insegna, tendono a fare quelli che, in base alle
loro “credenze”, imprigionano, torturano, danno fuoco a chi preferisca “vivere
con gli occhi aperti”. In poche parole questa risposta articolata è uno dei
modi di confutare, non tanto quello che la domanda “sembra” sollecitare, bensì
la malafede con la quale è posta ed anche il bagaglio d’ignoranza, che v’è
implicita.
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NdA.
Questo, in origine, era solo un appunto; per un eventuale dialogo. Ne ho fatto
un’estrapolazione, per dare l’idea di come nascano, a volte, gli spunti. Non
credo ne avrò più bisogno come previsto, ma ho voluto pubblicarlo lo stesso, autonomamente,
perché lo ritengo un interessante “spaccato” della mia personale “devianza”. Ai
tempi di Bruno, non l’avrei fatto e questo fa di me anche un vile … Che volete,
nessuno è prefetto!
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