[Attraverso lo specchio]
Abstract:
Quando egli si svegliò quella mattina e si stava preparando a radersi, di fronte allo specchio, uno strano dubbio lo assalì … Avvicinò il volto al vetro e si rese conto, che così facendo, aveva ridotto il tempo richiesto alla luce per riflettere l’immagine del suo volto … “Ridotto il tempo richiesto per vedere me stesso?”, si chiese … “Ma allora, che ne è stato del presente? Quando è, che si svolgono veramente i fatti, che io credevo di stare vivendo ...”, si disse …
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Non so, se qualcuno abbia mai provato, a contare quante volte, nella vita di un uomo, egli si trovi davanti ad uno specchio per radersi … Certo, tutto dipende dall’individuo, per cui prendiamo in considerazione giusto uno che non abbia mai portato la barba … Allora, diciamo pure che si tratti di centinaia di occasioni quotidiane, durante le quali ci si specchia per diversi minuti e si ha tutto il tempo di riflettere sulle più disparate fantasie … Ma quella era la prima volta, in cui egli si stesse rendendo conto di una possibilità, così ovvia, eppure così remota, da non colpire la sua immaginazione che alla veneranda età di cinquantasei anni …
Quando quella mattina, Jack si svegliò e, come al solito, si preparò a radersi, di fonte allo specchio, uno strano dubbio lo assalì … Avvicinò il volto al vetro e si rese conto, che così facendo, aveva ridotto il tempo richiesto alla luce per riflettere l’immagine del suo volto … “Ridotto il tempo richiesto per vedere me stesso?”, si chiese … “Ma allora, che ne è stato del presente? … Quando è, che si svolgono veramente i fatti, che io credevo di stare vivendo …”, si disse …. Ma intanto con la sua mano destra saggiava l’irta peluria, mentre con la sinistra agitava la bomboletta di schiuma … “Il presente, il passato, il futuro … Che importanza possono avere, per me … Come diceva quel piccolo impiegato indù, al tempo della colonizzazione britannica in India: radersi quotidianamente è la base stessa della civiltà! … Chissà che diavolo significa! … E dove l’avrò letto poi …” …
Poco dopo, tornado al tavolo di lavoro, Jack trovò pronta la sua colazione, col giornale del mattino … Mentalmente, ringraziò il buon George, che non gli faceva mai mancare quelle sue piccole ma importanti abitudini, doveva essere passato mentre era sotto la doccia … Quella mattina, sul giornale, non v’era granché d’interessante, non per lui almeno … Si soffermò qualche minuto sulla pagina sportiva, per controllare un dettaglio riguardante la discussione della sera prima con Homer, il responsabile della biblioteca, e fu particolarmente soddisfatto nel notare come avesse ragione, sull’attribuzione del record di fuoricampo …
Stava quasi per mettere via il quotidiano, quando gli cadde lo sguardo su un trafiletto, nella pagina di “Scienza e Tecnologia” … Prima non ci aveva fatto caso, perché l’intera pagina era dedicata all’intervista con un recente premio Nobel in Economia, per il quale non nutriva alcun interesse … Ma quel trafiletto, così ben nascosto, gli sembrò stimolante … Il richiamo preannunciava: “Ai piani alti si vive più a lungo …”; mentre il titoletto sottostante chiariva: “Ennesima conferma per la Teoria di Einstein” …
Un certo James Chou, con i suoi colleghi, recitava l’articolo, avevano utilizzato “orologi ottici” di nuovissima concezione, ancor più precisi dei più noti orologi atomici al cesio, per ottenere una più precisa verifica della “Dilatazione Temporale Gravitazionale”, collegata alla Teoria della Relatività. In seguito a ciò, l’estensore dell’articolo ironizzava sul fatto che, già a 30 centimetri di altezza, più o meno corrispondenti a due gradini, e con l’uso di questo tipo di “orologi”, fosse misurabile un aumento del tempo trascorso … Insomma, chi vivesse in cima ad un grattacielo, risulterebbe costantemente più vecchio di chi invece dimorasse via, via più sotto! … Ovviamente si tratterebbe di una frazione infinitesima di tempo e lo scopo dello studio riguardava tutt’altro tipo di applicazioni, ma a Jack fece di nuovo tornare alla mente la sua riflessione di poco prima, allo specchio …
Un tale orologio ottico costituirebbe un formidabile metodo, per esplorare il significato pratico del nostro concetto di “tempo presente” …
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Mentre Jack così rifletteva, si affacciò il volto pacioso e bonario di George …
- Amico mio, come al solito sei impagabile, non vuoi accomodarti? … C’è ancora del caffè nel bricco, perché non mi fai compagnia? …
- Perchè no, stamattina sembra tutto tranquillo, una tazza di caffè non si rifiuta mai … Che stai leggendo di bello, Jack? …
- Intanto, il nostro amico Homer ci deve una bevuta …
- Ah, si? … Avevi ragione tu, sulla media punti? …
- Ah, ah! …. Nennennne! … Si trattava dei fuoricampo, ricordi, il totale degli Home Run …
- E già, dici bene … Sì, Si … Ero fuori fase … Così, è come dicevi tu? … E a quanto siamo? …
- 73, dannato Barry Bonds e con questo, è a tiro del record assoluto a 755! … Meglio di Babe Ruth, al pari del grande Hank Aaron! …
- Hank Aaron! … Si certo, è lui il detentore …
- Dillo a Homer! … Diglielo, che ci deve pagare da bere a tutti! …
- Senz’altro Jack, lo farò … Era questo che stavi leggendo? … Quella non è la pagina sportiva …
- Infatti, mi ha colpito anche un’altra faccenda … Sai, ci stavo riflettendo già da quando mi sono svegliato, poi mentre mi radevo, la cosa mi è apparsa ancora, sotto un’altra luce … Ora di nuovo trovo quest’articolo sul giornale, che mi riporta sullo stesso argomento …
- Di che si tratta, Jack? …
- Beh, tu sai, George, quanto io mi sia appassionato di scienza, in questi ultimi anni …
- Naturalmente …
- Vedi, quando ci si dedica per tanto tempo ad un determinato argomento, si tende poi a vedere le cose sotto un’altra luce … Intendo, rispetto alle persone comuni … Come dire … Ti cali nella parte, assorbi il modo di ragionare degli specialisti, almeno in parte … Non so se mi spiego, George …
- Credo di sì, quando ci si appassiona … E’ come con lo sport, leggendo i giornali, finisci per metterti a pensare come quelli che scrivono … Magari con la scienza è più difficile, ma se uno si applica, immagino …
- Bravo, vedo che mi hai capito … Io mi sono chiesto tante volte … Ho riflettuto, insomma, sul tempo … Su tutto questo tempo …
- Sì, si … Ti capisco …
- Ma vedi, non è solo … Sì, tu sai cosa intendo … C’è anche dell’altro … Qualcosa di più profondo, che va al di là dei fatti quotidiani … Stamane, per esempio, mi ha colpito questo trafiletto, che spiega come ormai la misura del tempo sia arrivata a distinguere la velocità con cui trascorre il tempo a pochi centimetri di distanza, in funzione della gravità …
- E’ questo che stavi leggendo? …
- Sai, George, chi vive in cima ad un grattacielo, percepisce, per così dire, il tempo che scorre a velocità diversa, rispetto a chi sta al pian terreno …
- E’ vero? …
- Fai contro di vivere nell’Empire State Building di New York … Diciamo, che tu lavori all’ultimo piano e tua moglie al pian terreno, o viceversa per quel che vale, e che la sera poi v’incontriate … Tu saresti più vecchio di lei di 104 miliardesimi di secondo …
- Non è poi molto, fossi in te, non mi preoccuperei …
- Il punto, George, non è la quantità … Ma che il vostro “presente”, non sarebbe mai lo stesso! … Per tutto il tempo durante il quale foste stati separati, il vostro “tempo presente” non corrisponderebbe …
- Che vuol dire questo, Jack …
- Non lo so per certo, George, ma io comincio a pensare che noi non si viva affatto, come comunemente crediamo, nel “presente” … Qualcun altro, o qualcos’altro avviene, di cui noi siamo il prodotto … Il passato! … Noi siamo reperti, George … Temo, che sia questo che noi siamo …
- Non credo di capirti, Jack … Potresti essere più chiaro? …
- Non ne sono certo, George … Vorrei, poterlo essere, ma è ancora tutto un po’ oscuro anche per me … Tuttavia, molte delle cose che ho letto recentemente mi portano a pensare, che nel nostro modo di concepire il tempo vi sia qualcosa di profondamente incompleto …
- Come sarebbe, incompleto? …
- Che cos’è, per te il “presente”? …
- E’ “adesso”! …
- Ok ma prova a descrivere l’evento “adesso” …
- Stiamo prendendo il caffè! …
- Da quanto tempo? …
- Pochi minuti, non saprei …
- Va bene, George, dunque il tuo presente è in realtà un periodo, in questo caso, di qualche minuto … Ma come fai a stabilirne la durata? … Quanto dura questo evento? … E’ sempre lo stesso il tempo, o varia da caso a caso, la durata dell’evento “adesso”? …
- Non ne ho idea, Jack …
- Per avere un senso, il “presente” dovrebbe essere “istantaneo”, non credi? … Altrimenti, se “dura”, pochi o tanti secondi, pochi o tanti minuti, finisce per includere “pezzetti di passato” …
- Huummm! … Dove vuoi arrivare? …
- L’unico modo, George, per distinguere il passato dal presente, consiste nel separare tutto ciò che ha una durata, da ciò che non ne ha …
- Che significa ciò? …
- Un evento, George, per definizione deve essere riconoscibile in quanto tale … Deve perciò essere compiuto, cioè passato … Viceversa, il presente è incompleto, per definizione … Sta avvenendo! … Anzi, più precisamente: sta prendendo forma!
- E allora? …
- Deve esistere una specie di “ambito”, non so che altro termine usare … Dicevo, un “ambito” precedente alla nostra percezione di un qualunque evento, nel quale “qualcosa”, una “nebbia” di “pseudo-particelle”, o qualcosa del genere, si agita …
- Si agita …? …
- Niels Bohr, all’inizio del secolo scorso, immaginò una nuova scienza e ne delineò i tratti, insieme a molti altri … Di fronte all’apparente assurdità di quanto appariva sottendere alla nostra realtà, egli fu l’unico a non dubitare mai di tali conseguenze ed ebbe dire che la realtà, se potessimo attingervi, ci apparirebbe come una nebbia, oscura e caotica … Il mondo delle nostre percezioni non è che una conseguenza di ciò che avviene in quella, o di quella, nebbia …
- Non so se capisco, Jack …
- Scusa, George, stavo pensando ad alta voce … Forse sto parlando di cose poco interessanti, per te …
- Al contrario, Jack, sai che io apprezzo ciò che fai, anche se non ho la tua preparazione …
- Sei un vero amico, George …
- Cosa sarebbe questa ”nebbia” e come c’entra con noi? …
- Secondo Bohr e la sua scuola, a livello subatomico le cose “sono e non sono” allo stesso tempo, ma se quelle stesse cose, vengono “osservate”, allora decadono in modo univoco, cioè prendono le forme da noi conosciute, nel mondo di tutti i giorni, nel cosiddetto mondo classico … Secondo lui, fino a che non vengano “osservate”, le particelle formano una “nebbia caotica” ed è solo nel momento in cui questa nebbia entra in contatto con noi che prende forme familiari … A partire da queste idee, io mi sto formando la convinzione che, una volta percepite e decadute in particelle reali, esse entrino a far parte di un passato sedimentario, di cui noi facciamo parte … Quello che crediamo essere la nostra vita, non è che un ricordo composto da questi sedimenti, noi ed il mondo in cui crediamo di esistere siamo il prodotto del continuo depositarsi di quella nebbia, di cui parlavamo, sui sedimenti precedenti e la nostra vita non che un ricordo di fatti già avvenuti, al di là e al di fuori di noi …
- Padre Jerome, non sarebbe contento di sentire queste cose …
- Sai, che non ci siamo mai frequentati …
- Sì, lo so Jack, ma mi chiedo, se il suo conforto non potrebbe aiutarti a superare questa visione così cupa che hai del mondo …
- Il sole illumina indubbiamente la terra, George, ma la gran parte del cosmo è immersa nel buio più profondo …
- E questo, cosa vorrebbe dire, Jack? …
- Che le consolazioni per l’anima, lasciano il tempo che trovano …
- Forse sono un vecchio sentimentale, Jack … Ora, però devo lasciarti, il dovere mi chiama …
- Ciao, George e grazie della visita …
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George e Jack, non ebbero modo di rivedersi per il resto della giornata, ma verso sera George fece una breve apparizione per chiedere a Jack se avesse bisogno di qualcosa …
All’alba del giorno dopo, un gruppo di persone si recò da Jack ed insieme percorsero un lungo tratto di strada … Giunti a destinazione, Jack si trovò in una spoglia stanza … Sulla parete di fronte all’ingresso campeggiava uno specchio, palesemente un vetro ad una via, sotto al quale c’era un lettino con un supporto esteso all’altezza del braccio …
Jack venne fatto stendere sul lettino, il braccio destro esteso sul supporto ed ivi venne saldamente legato …
Sentì chiaramente, la tenda al di là dello specchio venir tirata e gli fu chiaro che una piccola folla era ora in osservazione … Poco dopo udì gracchiare dall’apposito altoparlante e di seguito una voce lesse la sua sentenza di condanna a morte per iniezione letale … Fu riletta la motivazione e confermato che il Governatore aveva appena negato l’ultimo appello, per una conversione della pena … Ora il suo destino era segnato, gli rimanevano pochi minuti di vita … Da sette a dieci, secondo le statistiche … Jack osservò con la coda dell’occhio l’orologio, mentre sentiva una voce ordinare agli operatori di premere i rispettivi pulsanti che avrebbero pompato i placebo e la dose letale nelle sue vene, lasciando nell’anonimato il responsabile materiale della sua morte …
Jack era rilassato, come se stesse per andare a letto per la notte … Quello che in quel momento lo interessava veramente era una conferma della sua recente convinzione circa l’impossibilità del “presente” … Per quello si ripeteva in continuazione quella frase, che nessuno riusciva a sentire, ma che George, di là dal vetro, riuscì a leggergli sulle labbra, mentre le lancette dell’orologio scorrevano inesorabili …
- Per adesso sono ancora vivo … Per adesso sono ancora vivo …. Il presente non esiste, l’istante della morte è come il rito di passaggio all’equatore sulle navi, o come la festa per l’inizio dell’anno: tutti aspettano e poi festeggiano, ma nessuno si accorge mai di niente, perché si tratta solo di una convenzione, nient’altro che una delle tante illusioni … Io non saprò nulla, finché non sarà già tutto avvenuto e poi non avrà più alcuna importanza … Tutto ciò che conta in “realtà” è solo una nebbia caotica, che lascia dietro di sé una polvere evanescente, che presto si trasformerà in sedimento … Questo siamo noi … Tutti noi … Un residuo del caos che ci precede … Nient’altro che una patina, sullo specchio in cui ci riflettiamo … Per adesso sono ancora vivo …. Per adesso sono ancora vivo …. Per adesso sono ancora vivo …. Per adesso ….
George, dall’altra parte del vetro, assiste alle fasi dell’esecuzione, come sempre impassibile o quasi, ma negli occhi la commozione traspare e viene notata da uno dei giornalisti presenti … Alla richiesta di un commento sul “condannato Elijah”, George risponde che per lui esiste solo il vecchio Jack … Il suo amico Jack, un essere umano da cui ha imparato tanto … Il giornalista, evidentemente deluso, risponde che per i lettori non ha importanza cosa ha imparato da lui, ma che tipo era questo assassino … George, infastidito, risponde che nemmeno lui è importante per i suoi lettori, per questo è costretto a campare scrivendo di altri …
Più tardi, George va nella cella per raccogliere gli effetti del suo “amico” e, fra le altre cose, trova gli appunti di Jack … Distrattamente, li sfoglia ed in fondo trova una nota destinata a lui, in cui Jack gli lascia quel suo piccolo tesoro, dicendo che, finché lo leggerà, egli sarà ancora vivo e l’evento “presente” durerà ancora per entrambi … Che il presente che crediamo di vivere è già come la polvere, che si deposita continuamente sugli oggetti e che diviene sedimento … Il vero “presente” nessuno lo conosce mai, esso è come una nebbia caotica, che per un istante, quando una coscienza si manifesta, prende “forma” e nello stesso tempo diventa polvere e si deposita su altra polvere; il “vero” presente non è che un caotico ribollire di quasi-particelle (qualcosa d’indescrivibile anche con termini esotici come “stringhe”) che non hanno consistenza finché non vengano “osservate”, dopo di ché decadono in “polvere di passato” …
George, ricordati di me, quando ti capita di guardarti allo specchio; ricordati che entrambi non siamo altro che illusioni, non c’è differenza tra noi: proveniamo entrambi da una nebbia e finiamo presto in una polvere sottile, occasionalmente sparsa su qualche mobile, su qualche distratto passante, sul pavimento, o nel vento, per un breve istante …
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giovedì 23 settembre 2010
mercoledì 4 agosto 2010
Non c’è più tempo!
(What if time didn’t exist … ?...)
Abstract:
Quando il Professor Craig disse quella frase:
“… Il tempo non esiste, là fuori … Ma solo nella nostra percezione!”
Io ne fui sconvolto … Quali ne sarebbero state le conseguenze? … Che cosa, in quel caso, vi sarebbe veramente stato … Là fuori …? …
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Mi ricordo il primo giorno di lezione al corso di Filosofia per fisici … Il docente era il Professor Craig, mi pare Wilburn … Sì, ne sono certo Wilburn Craig! Esordì con quell’affermazione perentoria: “Il Tempo non esiste e, se esiste, non è fondamentale … Se voi lo percepite come tale, è perché siete vittime di una “evidente” illusione! …”
Io non riuscivo a credere alle mie orecchie, non perché dubitassi della possibilità di essere vittima di un’illusione (ne ho patite tante! …), bensì per le conseguenze che una tal eventualità comporterebbe … Se fosse effettivamente reale …
Molti anni dopo mi ritrovavo a spiegare gli stessi concetti ai miei studenti, quando mi persi per qualche istante in quel déjà vu …
- Il tempo del nostro quotidiano ci induce a credere ad un passato ormai concluso e definito, ad un presente in divenire e ad un futuro non ancora in essere, ma se appena ci lasciamo alle spalle l’arbitraria concezione newtoniana di un tempo assoluto e ragioniamo in termini di relatività generale, allora ci rendiamo conto che il futuro ed il passato non sono distinguibili e che devono già esistere “là fuori”; mentre il presente è del tutto irrilevante … Nella “fetta” di universo i cui io e voi viviamo questo momento, nel cosiddetto “tempo”, su Alfa Centauri si stanno verificando eventi vecchi di 4,365 circa anni luce! … Badate bene ho detto si stanno verificando!! … Perché noi non potremmo in nessun caso conoscere ciò che riguarda quel sistema in un presunto e assoluto “adesso” … Quello è il futuro ed esiste già in una “fetta di spaziotempo” in cui per noi saranno trascorsi 4,365 circa anni luce … Ed in tutto ciò, questo nostro istante non avrà avuto alcun particolare significato …
Il cestello ruotava sempre più velocemente ed il suono si faceva via, via, più acuto e fastidioso … Forse fu proprio quello stridio insopportabile ad interrompere la concentrazione ipnotica che mi aveva riportato alla mente quel fiotto di pensieri … O fu la voce dell’addetto, che continuava a ripetere, insistentemente …
- Signore … Signore … Scusi, Signore …
- Eh? … Cosa c’è? …
- Lo vuole un caffè? … Sto riavviando la macchinetta dopo la ricarica, faccio qualche caffè di prova, ne gradisce uno? …
- Ah, grazie! … Perché no …
- Prego … Tenga …
- Uhmm … Che buon profumo …
- E’ l’unico vantaggio di questo lavoro di schifo … La macchinetta si ricarica col caffè in chicchi, che poi viene macinato sul momento … Una vera fortuna! …
- Ci conosciamo? …
- La vedo spesso qui al Wash-O-Matic … Come molti single e non solo … Ho notato che legge spesso articoli di Fisica … Sarebbe il mio campo … Se avessi un vero lavoro …
- Piacere, sono Callender, Arthur Callender, Assistente al corso di “Tecnica di Scrittura”, qui vicino, alla UCLA …
- Piacere mio, sono Billy … William J. Kirk … Tuttofare al Wash-O-Matic, laureato alla UCSD, giù a San Diego, in vana attesa di un posto come assistente …
- Grazie del caffè Billy, puoi chiamarmi Art … Anch’io mi sono laureato alla UCSD e poi ho preso un Master in giornalismo scientifico e tecnica narrativa …
- … …
- Signor Billy … Signor Billy …
- Dimmi piccolo, che c’è? …
- Non c’è più la carta in bagno … Non posso asciugarmi le mani …
- Vieni con me piccolino … Rimediamo subito … Scusami Art, sono subito da te …
- Prego … Il dovere innanzitutto …
Mentre pronunciavo quella battuta, abbinata ad un sorriso complice, notai una giovane donna affaccendata con i panni, che scuoteva la testa e allargava le braccia … Risposi con un cenno di circostanza, ma fui quasi subito distratto dalla vista di una coppia in preda ad effusioni … Sembrava che avessero perso qualcosa ognuna nella gola dell’altra e che fossero certe di poterla recuperare a forza di linguate … Ero stato in dubbio per un po’, se fossero due donne o due ferramenta, poi optai per la prima idea … Forse anche a causa di quel loro baciarsi ostentato ed interminabile …
Billy tornò quasi subito e mi notò in quella contemplazione erotica, facendo qualche commento circa il fatto che si trattava di due lesbiche conclamate: Kitty e Kathy, la rossa e la bruna, che si divertivano a torturarlo due volte a settimana, con quelle loro pratiche ineludibili … Disse anche di averci provato un paio di volte, solo per scoprire che lo facevano apposta ad eccitarlo, per poi divertirsi alle sue spalle … Lì per lì non mi sembrò niente di che e cambiai discorso, perdendo anche di vista la scena in oggetto, per parlare con Billy di qualcosa di completamente diverso …
- Hai pubblicato qualcosa, Billy? …
- Poco ed è questo che mi preoccupa … Il tempo passa ed io mi sento sempre più tagliato fuori …
- Vedrò se posso metterti in contatto con qualche mia conoscenza … Io scrivo su alcune riviste scientifiche e forse posso farti assegnare qualche collaborazione … Proprio in questi giorni, per l’appunto, mi hanno rifilato una grana … Mi chiedono un articolo, con un minimo di originalità, che descriva la natura possibilmente non fondamentale del tempo in fisica …
- Favore per favore, permettimi di aiutarti, visto che si tratta del mio campo …
- Magari, Billy … Ad esser sincero, sono abbastanza in difficoltà … L’argomento è fin troppo abusato e trovare qualche spunto originale non sarà facile per me, considerando anche che si tratta di una pubblicazione divulgativa e quindi bisogna stare abbastanza coi piedi per terra …
- Hai già uno schema di massima? …
- Non lo chiamerei uno schema, più che altro ho una vaga idea di quello che voglio evitare e cioè una disquisizione teorica su termini astratti che poi lasciano il tempo che trovano … Vorrei cogliere qualche aspetto inusuale e magari da lì partire per presentare i riferimenti scientifici, del resto credo che ci si aspetti proprio questo da me, altrimenti avrebbero affidato l’articolo a qualcuno come te … Non credi? …
- Speriamo bene, Art … Per il futuro, intendo … Nel frattempo, cerchiamo di buttare giù qualche idea sparsa ed in seguito, tu provvederai a costruirci sopra l’articolo, come meglio credi …
- Ok! … Come la vedi tu la questione? … Sei fra quelli che attribuiscono validità al tempo, oppure no?...
- Fossi in te, Art, provvederei a sgombrare subito il campo dai pregiudizi che il grande pubblico, in special modo, si porta dietro, dalla propria formazione scolastica …
- Intendi i concetti di spazio e tempo assoluti di tradizione newtoniana …
- Sì, ritengo che, omettendo di chiarire bene queste cose, tutti gli altri discorsi difficilmente attecchiscono …
- … …
- Scusa, Billy …
- Dica, Signor Hughes …
- Hai da cambiarmi questi dieci dollari, per prendere una dose di detersivo? …
- Le faccio vedere la macchinetta per il cambio …
- E’ scarica, Billy, ci ho già provato …
- … …
- Glieli presto io, Billy, poi li potrà restituire a te, quando capita …
- Grazie Signor … ?
- Callender … Arthur Callender …
- Grazie Signor Callender, a buon rendere …
- … …
- Scusa Art ma questo mestiere è fatto così …
- Nessun problema, Billy,figurati … Stavamo dicendo? …
- Ti facevo notare, che il lettore generico si trova spesso in difficoltà di fronte a problemi di fisica teorica come questi … In realtà il concetto di tempo può anche essere considerato valido in termini, come si dice, “locali” … Tu sai che il vero problema non è il tempo nell’ambito del nostro sistema solare, dove, bene o male, ci fa gioco tenercelo così com’è … Il punto vero da evidenziare, secondo me, riguarda il tempo riferito all’intero universo, o comunque ad ampie porzioni del medesimo …
- Già, Billy … Bisognerebbe veicolare l’idea che il tempo, come lo conosciamo nel quotidiano è, appunto, un tempo dell’esperienza umana, dei fatti e del vivere quotidiano e che non può essere applicato pari, pari alla totalità del cosmo …
- Occorre, in ogni caso, Art, almeno accennare al fatto che fu Newton a prendere per acquisiti i concetti di spazio e di tempo assoluti …
- Ed anche che Einstein ne ha dimostrata l’incoerenza, oltre che l’arbitrarietà … Questo, ovviamente, va da sé …
- Il passo successivo, richiede un’introduzione al concetto di spaziotempo einsteiniano … E qui già ci troviamo di fronte al primo ostacolo per il profano …
- Dici bene, Billy, occorre presentare questo argomento in modo non ambiguo fin dall’inizio o va tutto all’aria …
- Art, non credi che il modo migliore sia quello di affondare il colpo subito, senza tanta delicatezza … Diciamo loro subito come stanno le cose e poi con calma, dopo lo shock, gli si spiega il perché le cose devono stare così …
- Terapia d’urto, eh? … Billy, tu suggerisci di introdurre, immediatamente, il concetto di quadridimensionalità del cosmo e la derivante conseguenza di un universo in cui passato e futuro sono già lì, fin dall’inizio, è così? …
- Art, o si accetta un cosmo in evoluzione nel tempo, oppure si deve affrontare la rinuncia al tempo, con tutte le sue conseguenze, per poi valutare quale delle due soluzioni sia meno assurda!!!
- Non posso che darti ragione, Billy, ma mi chiedo se non sia una cura un po’ troppo severa …
- Volevi essere “non banale”, Art … O sbaglio? …
- La prima cosa cui penseranno molti sarà: “La fine del libero arbitrio” … Confondendo fisica con metafisica …
- E sarebbe l’ora … Non credi, Art, che continuare ad “illudersi” sia un vero delitto? …
- Non voglio imbarcarmi in questa discussione, Billy, preferisco sospendere il giudizio …
- Ragazzo “giudizioso”! …
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Billy fu richiamato verso il fondo del locale dalle imprecazioni di qualcuno, che non riusciva ad aprire una delle asciugatrici … Io presi rapidamente nota delle ultime cose dette e quindi le rilessi, fermandomi, a tratti, per riflettere e chiosare, qua e là … Alzando gli occhi dal testo, lanciavo occasionali occhiate al mio bucato e, distrattamente, anche all’ambiente circostante … Fu così, che mi cadde ancora lo sguardo sulla coppia Kitty e Kathy, le quali stavano ancora “assaporandosi”, tal quale dianzi … Mi sembrò strano, perché era trascorso un bel po’ di “tempo” e l’orologio, proprio sopra le loro teste, lo testimoniava … Forse, preso dai miei pensieri, trattenni lo sguardo sulle due donne più del dovuto; sta di fatto che una di loro incrociò il suo sguardo col mio e, da quel momento in poi, il movimento delle sue labbra divenne ancor più eccessivo e la sua lingua prese a dimenarsi ancor più ostentatamente, mostrando un vistoso piercing … Non so perché, ad un certo punto non fui più capace di distrarre lo sguardo e, dal canto suo, la ragazza continuò a fissarmi, alternando maliziose strizzate d’occhio … Poi, come se le due s’intendessero al volo, si scambiarono di lato e a darmi quelle occhiate fu l’altra, la rossa …
Nel frattempo avevo notato le generose canottiere che entrambe indossavano, la notai specialmente nella prima, la bruna, che decisi di chiamare Kathy, e che, avendo un seno minuto, lo lasciava agevolmente intravvedere … Sembrava che si divertissero a fornire quello spettacolino a mio beneficio ed io non sapevo, o non volevo, perdermelo … Mentre riflettevo se era il caso di vergognarsi per quel mio lascivo rimirare, Kitty prese a scostare, più di quanto già non fosse, il bordo della canottiera di Kathy, scoprendo del tutto il seno minuto e mettendo in bella mostra il grosso e ritto capezzolo … Mentre compiva questo gesto, già mi era parso di notare un luccichio di metallo, ma non ne ero certo, fino a quando fu lei, accompagnando il gesto con lo sguardo malizioso, a rigirarsi fra le dita uno strano oggetto con le sembianze di un chiodo … Poteva trattarsi di un gioiello placcato con una punta lunga e acuminata e una testa semisferica … Lo vidi rigirato fra le dita di Kitty, così avevo battezzato la rossa, per un po’, senza capirne la ragione e senza stupirmi più di tanto, dato il ragguardevole numero di orecchini e ferraglie affini che le due sfoggiavano … Poi, d’improvviso, Kitty lo puntò proprio al centro del capezzolo di Kathy e, con un gesto rapido, l’infilzò, da parte a parte … Io trasalii, non aspettandomi niente del genere, ma, mentre un po’ di sangue colava fra le dita di Kitty, quest’ultima, con mio crescente stupore, rigirò con forza il chiodo fra le dita, intorcinando così il piccolo seno, che assunse presto l’aspetto di un panno strizzato … Non vedendo il volto di Kathy, potevo solo immaginarne l’espressione di dolore di lei e, nello stesso tempo, mi chiedevo lo scopo di quella scena, evidentemente a mio beneficio, ma forse, per loro, abituale …
Probabilmente, da un certo punto in poi, devo essere rimasto lì a guardarle, a bocca aperta, se non proprio con le bave alla bocca … Le due donne si trovavano di fronte a me, un po’ nascoste dalla fila centrale delle lavatrici e da vari cestelli appoggiati sopra di esse … Dopo un tempo non definito di quello strano stupore, ebbi l’impressione di essere a mia volta oggetto di attenzione e, come per necessità, spostai lo sguardo verso la mia sinistra e mi resi conto che una non più giovane donna mi stava osservando con occhi un po’ accigliati … Sapevo che non poteva aver visto la scena che mi aveva ipnotizzato, a causa degli ostacoli presenti e perciò doveva essere stata la mia espressione ad averla catturata … Cercai di apparire disinvolto e, con un vago cenno di saluto, richiusi la bocca ed alzai la rivista scientifica che avevo con me, in modo che l’intestazione fosse ben evidente, poi farfugliai qualcosa, come se riflettessi fra me e me …
In quel momento, alle mie spalle sentii la voce di Billy, che nel frattempo si era riavvicinato …
- Hanno fatto il solito giochetto anche con te, vero? …
- Cosa? …
- Ti ho visto poco fa … Come le guardavi … Tale e quale a me, le prime volte …
- Ah! … Si … Curiose, quelle due … Chissà che gli prende …
- Non so che gli prende, ma so per certo che è dannatamente contagioso!...
- Mi sa che qui, con tutte queste distrazioni … Il nostro bel ragionamento sta andando in malora, Billy …
- Scusate se m’intrometto …
Era la donna “non più giovane” di prima; quella che mi guardava in modo strano, mentre io guardavo in modo ancora più strano le due ninfette …
- … Ho sentito, involontariamente, i vostri discorsi di poco fa … Posso suggerirvi un possibile punto di vista alternativo? …
- … Ma prego, si accomodi … E’ la benvenuta! …
- Mi chiamo Lisa, sono un ex docente di matematica, in pensione … Ora mi dedico, a tempo perso, ad approfondire gli studi di gioventù …
- Piacere, Lisa, io sono Art e lui e Billy, ma forse voi vi conoscete già? …
- Sì, Billy lo vedo spesso e posso dire che è sempre stato un gran cavaliere nei miei confronti …
- Grazie,signora, bontà sua …
- Allora, ragazzi … Vogliamo prendere questo “toro” per le corna? …
- A lei la parola, madame …
- Da qualche anno ormai, ho molto tempo per leggere e per riflettere e sono sempre più dell’idea, che le prove scientifiche a disposizione ci portino inesorabilmente verso la conclusione di cui voi parlavate poco fa e, se mai, ben più oltre in quella direzione …
- In che senso, Lisa, vorrebbe specificare …
- Certo, Billy! Vedi, è ormai più di un secolo dalla pubblicazione della teoria della Relatività, eppure nel nostro linguaggio corrente, si continua a parlare come se non esistesse … Si continuano a considerare spazi e tempi assoluti e si continua a ragionare come se tutti i fenomeni si manifestassero su questo arbitrario “palcoscenico” …
- Ne convengo, questo è un serio problema culturale. Tuttavia sappiamo quanto sia difficile applicare la relatività alla vita quotidiana e di conseguenza adattarvi un linguaggio più consono alla realtà così come la vede la scienza odierna … Noi siamo in un certo senso costretti a “vivere” ed esprimerci in termini “classici” …
- Lei dice cose sensate Art; tuttavia, così facendo, accettiamo di imprigionare noi stessi un circolo vizioso, fatto di “allucinazioni classiche”, una vera e propria trappola culturale …
- Lisa, la “visione newtoniana del mondo”, o come diciamo spesso la “visione classica”, è pur sempre coerente, per l’interpretazione dei fenomeni come occorrono sulla superficie del nostro pianeta e, d’altra parte, non è emersa alcuna proposta alternativa concreta …
- Billy, quello che “conviene” non è necessariamente anche la “miglior” soluzione … Come dicevi tu stesso, poco fa, è necessario che, prima o poi, si faccia fronte a tutte le conseguenze che un nuovo concetto comporta, anche se non sono necessariamente gradevoli … Nel caso di specie, se nemmeno a livello di argomentazioni teoriche si fa fronte ai problemi, allora è inutile “ricercare”! …
- Qual è la sua idea sull’impostazione del mio articolo, Lisa?
- Io butterei lì i semplici fatti, come ce li rivela la scienza e le conseguenze che ne derivano, senza nascondere nulla, a rischio di andare incontro al paradosso! Peraltro, se ci fate caso, ormai è pieno in giro per il mondo di scienziati che le sparano grosse e poi si divertono a commentare il botto …
- Questo è vero! Ogni allusione alla “casta” dei teorici delle stringhe è puramente accidentale …
- Non toccare quel tasto, Billy, ne ho già avuto abbastanza per due vite! … La prego Lisa, vada avanti …
- Il primo argomento da introdurre, ovviamente, è lo “spaziotempo”, Questo argomento è la base di tutto e quindi va spiegato bene … Solitamente non lo si fa e quindi il concetto non viene capito nelle sue conseguenze: non consideriamo più un “luogo” ed un “tempo” separati e distinti, ma un cosmo il cui contenuto possa essere “rintracciato”, grazie ad un sistema di coordinate spaziotemporali, appunto. La totalità del cosmo “è”! Lo spaziotempo include passato e futuro e preclude qualsiasi ipotesi di presente!
- E … Dargli da mangiare direttamente topi morti? …
- Lo so Billy, l’ho messa giù dura, ma se non si prendete questa strada, l’articolo non potrà che essere “uno dei tanti” …
- Beh, Lisa, devo dire che, anche dal mio punto di vista, lei ha fatto un bel salto nell’iperspazio! …
- Può essere che tu abbia ragione Art; io me ne sto da troppo in disparte e forse sto perdendo il senso delle cose …
Proprio in quel momento arrivò di nuovo il ragazzino a chiamare Billy, asserendo che c’era un uomo morto in bagno e che non c’era più sapone per lavarsi le mani …
Billy era evidentemente scocciato, ma anche consapevole che la madre del piccolo lo stava osservando e quindi si sforzò di assumere un’aria conciliante e propose al piccolo, ammiccando nel contempo alla sua mamma, di andare insieme a ricaricare la saponiera, approfittandone per “soccorrere l’uomo morto” …
Lisa sembrò incuriosita e si alzò, dichiarando di voler approfittare dell’interruzione, per una propria esigenza fisiologica …
Io fui colto alla sprovvista e decisamente infastidito da quest’ulteriore turbativa … Diedi un’occhiata alla mia lavatrice per verificare il punto del programma e poi alzai gli occhi incappando ancora una volta nella coppia erotica … Qualcosa era cambiato, ora le due donne erano tranquillamente sedute e mi notarono subito … Io rimasi a guardarle, studiando il loro volto, finalmente in modo frontale … Loro, quasi all’unisono, mi sorrisero, con quella solita aria, un misto tra provocatorio e strafottente … E senza quasi che me ne accorgessi Kitty portò la mano alla bocca e si passò la lingua tra le dita, facendomi notare come stesse leccando via il sangue rimastovi e, contemporaneamente Kathy sollevò la sua di mano facendola scorrere lungo la spallina della canottiera sul seno dove la stoffa tirata evidenziava chiaramente la sagoma del chiodo che ancora infilzava il capezzolo sinistro … Tutta la scena, se possibile, era ancora più intrigante e stimolante di quelle precedenti … Io cominciavo a capire il punto di vista di Billy e mi rendevo conto che negare l’efficacia di quel loro “gioco”, sarebbe stato un gratuito diniego dell’evidenza, un’evidenza “solidamente fisiologica”! …
Kathy e Kitty si alzarono, dirigendosi verso di me, con mio grande disorientamento e terrore … Non avevo niente di minimamente proponibile da dire e sperai che fossero dirette verso la macchinetta delle bibite, ma non era così …
Kathy e Kitty si avvicinarono lentamente e, in un modo plateale, fecero finta di interessarsi alle ceste di biancheria che, poco prima, fungevano da ostacolo per gli altri alla scenetta che mi avevano somministrato … Kathy chiacchierava con l’amica, mentre rigirava uno dei contenitori, nascosto dietro al quale scopriva il capezzolo trafitto e ripeteva il gesto di torsione del chiodo, che io avevo supposto doloroso … Ma dalla sua espressione appariva tutt’altro … Ad ogni giro, si limitava a sorridere, mordendosi impercettibilmente la parte superiore del labbro ed increspando appena i lati del naso … Poi prese la mano di Kitty e se la appoggiò sul chiodo, guidandola con la propria nella ripetizione del gesto … E ancora, con le proprie dita raccolse il sangue e se lo portò alle labbra … E dalle sue labbra, Kitty lo raccoglieva con le proprie …
Questa scena durò pochi secondi, poi con sorprendente disinvoltura, Kitty ricoprì il seno dell’amica e si mosse verso di me …
- Possiamo offrirti qualcosa da bere? … Stiamo andando al distributore …
- Ehm … Chi? … Cosa? … Dici a me? …
- E a chi altro, sennò? …
- Ehm … No! … Ehm, cioè si …
- Sì o no? …
- Sì, sì … Grazie …
- Magari, se mi dici cosa …
- Cosa? …
- Cosa prendi? … Sveglia! …
- Ah, si … Scusa … Ehm … Una Coca … Sì, una Coca …
- Ok, resta pure seduto, te la portiamo al ritorno …
- Molto gentile … Davvero! …
Kathy la seguì, passandomi vicino, col suo solito sorriso … Fin troppo vicino …
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Mentre le due amiche si allontanavano verso i distributori, Billy, Lisa ed il piccolo scocciatore stavano tornando dal bagno, ma io ero ancora intontito dal profumo che Kitty, sfiorandomi, aveva depositato intorno a me … E forse ancor di più, da tutta la situazione e da quella fugace conoscenza … Finché erano rimaste lontane, era solo il loro aspetto ad essere in gioco, ma quando si erano avvicinate, avevo percepito tutta la loro fisicità e il mio stato mentale si era improvvisamente aggravato …
Sentivo che Lisa e Billy scherzavano col bambino e con un signore corpulento dietro di loro, ma ci volle tempo perché riuscissi a tornare dal “luogo” nel quale ero stato sospinto poco prima …
- E’ sicuro di non volere che chiami un’ambulanza, signor Hughes? …
- Chiamami pure Salinger, Billy … No, davvero, ora sto meglio … Deve essere stato, quel dannato hotdog … Non so dire quale però …
- Come sarebbe Salinger …?
- Sai, Billy … Credo di averne trangugiati almeno tre, se non quattro … Io sono fatto così! … Quando mangio, non so tenermi a freno … Credo che sia anche abbastanza evidente …
- Lei è davvero grande, signore! …
- Magari, fossi “grande”, piccolo … Purtroppo invece, sono semplicemente “grosso”, troppo grosso! … E ti assicuro che non è la stessa cosa! … Sappi che grandi ci può rendere solo il Signore, mentre grosso mi son fatto da me! …
- Tommy, smettila di scocciare i signori, vieni qua e sta un po’ fermo … Leggi il tuo fumetto! Che te l’ho comprato a fare, se no? …
- Non importa signora, anzi è stato suo figlio a segnalarci che il signor Hughes si sentiva male in toilette …
- Davvero? … Ma che è successo? …
- Billy, grazie a suo figlio, mi ha trovato e, con un contenitore di ammoniaca messo sotto il naso, mi ha fatto rinvenire … Ero svenuto in bagno, forse a causa di un malessere digestivo … Devo essere grato a suo figlio, ho rischiato di cadere per terra e magari di farmi male davvero …
- Bravo Tommy, mi fa piacere che ti sia reso utile, ma ora lascia stare i signori e vieni a metterti qui seduto per un po’ …
- Sì, mamma …
Stavo assistendo a quella scena, senza quasi capire quel che si diceva … Poco a poco, guardando le labbra dei presenti muoversi e sentendo i suoni delle voci da lontano, cominciai a far mente locale … Mi resi conto che Lisa si era avvicinata a me con un sorriso cordiale e Billy stava indicandomi a quel tale Hughes …
- Si sieda un attimo qui con noi, Salinger, in modo che la possa tenere d’occhio, mentre si riprende … Le posso presentare il mio nuovo amico Art …? … Art, questo è Salinger …
- Piacere, Art Callender …
- Piacere mio, Art, sono Salinger Hughes … Credo di aver letto qualcosa di suo, il nome non mi è nuovo …
- Curioso nome il suo …
- Mio padre me lo affibbiò in onore dell’autore e così, come spesso accade, un cognome si è trasformato in un nome …
- E lei, “The Catcher in the Rye” lo mai ha letto? …
- Da piccolo, per la curiosità, ma non credo di avergli dato molta importanza … In seguito non ho mai trovato il tempo di riprenderlo … Io ho seguito una strada tutt’affatto diversa e mi sono formato per essere un predicatore, ho seguito studi prevalentemente teologici … Anche se questo non giustifica la trascuratezza verso la letteratura … Signora …?
- Lisa Rae, ma può chiamarmi Lisa … Tutti noi finiamo per trascurare qualcosa … In fondo è inevitabile, non crede? …
- E’ un pensiero profondo, Lisa … Ma forse è sprecato nel mio caso, io ho finito per rovinare tutto a causa della gola … Un peccato banale, una ben misera fine per un aspirante teologo … Io ho provato a combattere una battaglia e l’ho persa … E forse con quella battaglia ho perso definitivamente anche la guerra … Oggi sono solo un peccatore, schiavo di un vizio che mi consuma, senza darmi più alcun piacere …
- A mio modo di vedere, lei sta meglio di altri, perché è consapevole del suo problema e questo è un primo passo per poter vincere qualche battaglia … Ed è molto di più di quanto altri possano dire …
- Lisa, lei è una donna saggia … Spero che sia anche una brava preveggente …
- Adesso si sente meglio, Salinger? …
- Sì, Lisa, molto meglio, grazie … Immagino di aver interrotto qualcosa, con la mia involontaria esibizione …
- Eravamo qui ad aiutare Art, deve scrivere un articolo e tutti noi volevamo contribuire …
- A davvero, Art … Le spiace se partecipo? …
- La prego … Eravamo tutti in attesa che Lisa ci esponesse il suo punto di vista …
- Se non sbaglio, Art, si stava dicendo, invece, che sono su posizioni un po’ troppo sopra le righe …
- Non per me, Lisa …
- Né per me … Sia io che Billy, comprendiamo, quello che proponi, tuttavia io sono preoccupato di trovare un punto di equilibrio, che consenta al pubblico generico di afferrare il senso di ciò che affermiamo …
- Il “pubblico generico” è abituato alla “fiction” ormai e ad ogni genere di storie, raccontate nei modi più estremi … Stiamo parlando di una platea smaliziata … Noi non possiamo inventarci niente di più stupefacente di quanto già non gli abbia propinato qualche telefilm di fantascienza o, peggio, una qualunque “situation-comedy” …
- In questo non le si può dare torto, Art …
- Il punto, secondo me, non è più e non è tanto la “stranezza” di quello che proponi … La “differenza” vera la faranno le elaborazioni con cui tratti gli argomenti … Il lavoro vero è quello: mettere insieme i dati in modo logico e coerente, esponendoli spudoratamente alla critica, ma i tuoi critici saranno costretti a loro volta a confrontarsi con le tue tesi e non potranno più ignorarle …
- Va bene, Lisa, ma ora sta a te esporre il seguito del tuo pensiero … Vediamo a cosa ci porta …
Mentre dicevo quelle parole, vidi Lisa alzare lo sguardo, come se il mio invito avesse dovuto cedere il passo a qualcosa di incombente … Non capii subito cosa l’avesse turbata, finché non vidi una lattina di Coca venir depositata sul tavolo di fronte a me, da una mano inanellata e macchiata qua e là di rosso … Ero in preda al più totale imbarazzo, prima ancora di voltarmi, per vedere Kitty, che si era sporta sopra di me, per compiere quel gesto … Balbettai qualcosa di simile ad un grazie e, con pretesa disinvoltura, aprii la lattina, portandola alla bocca … Naturalmente fui vittima della pressione del liquido e me ne rovesciai un bel po’ addosso … Kathy, quella che io “chiamavo” così, ridendo si rivolse genericamente a me …
- Attento cocco a non affogare nella Coca …
- Accidenti che sbadato … Finirà che dovrò lavare anche i panni che ho addosso …
- Art, non sapevo che le conoscessi? …
- Veramente, Billy, si sono solo offerte di portarmi da bere … Non direi che …
- Che ti prende, cocco? … Abbiamo o non abbiamo parlato poco fa … Che vorresti di più? … Conoscere la mia famiglia? … E’ così che mi ringrazi? …
- Non mi fraintenda, signorina … E’ stata gentile a portarmi da bere, ma non ho il piacere di conoscere il suo nome, se non sbaglio …
- Ti accontento subito, cocco, io sono Kitty e la mia amica è Kathy …
- Ma, io credevo …
- Cosa credevi, pensi che mentirei sui nostri nomi …
- No, per carità … Non mi permetterei …
- E vorrei vedere …
Mentre io m’impantanavo in quel ginepraio psicomotorio, tutti gli altri, subornati da Billy, se la stavano ridendo, sotto i baffi … Io, di lì a poco me ne accorsi e, alla fine, ci risi sopra con tutti gli altri … Intanto, anche le due amiche si erano un po’ sciolte e ridendo, anche loro, si misero a sedere sulle lavatrici, accanto al nostro gruppetto di pensatori …
- Art, se hai finito di “bere” … Possiamo riprendere il nostro discorso …
- Scusami, Lisa, vai pure avanti …
- Supponiamo che tu presenti ai tuoi lettori, per cominciare, l’idea dello spaziotempo quadridimensionale, da intendersi come una specie di “ipersolido”. Questa entità, se viene utilizzata come rappresentazione del cosmo sul piano di un foglio, può essere esemplificata come un filone di pane, lungo a piacere, e con le due estremità convergenti in punte arrotondate. I due estremi rappresentano gli ipotetici BigBang e BigCrunch.
- Ipotetici, in quanto noi stiamo per negare sia l’eventuale origine, che l’eventuale fine del cosmo, laddove neghiamo il tempo …
- Esatto! Ma per il momento rappresentiamo nel nostro filone di pane i dati che la scienza ci fornisce … Tuttavia, essendo proprio uno di questi dati a stabilire che spazio e tempo sono elementi dati della metrica e cioè semplici “coordinate” per localizzare gli eventi nel nostro “filone di pane”, non ci resta che analizzare questa nostra idea di spaziotempo, mettendo le “mani in pasta” …
- Quindi, Lisa, tu stai proponendo che il “filone di pane” corrisponda al nostro universo fisico per il lato della larghezza, rinunciando per motivi pratici alla sua tridimensionalità, e quindi per la sua lunghezza esso rappresenta lo stesso universo per tutta la durata di quello che sarebbe il tempo, ma un tempo che in questo esempio non esiste, in quanto si materializza alla stregua dello spazio …
- Più o meno … Dobbiamo affinare il nostro esempio strada facendo, per adattarlo allo scopo … Quello che conta è che noi abbiamo chiara in testa l’idea che il nostro “filone di pane” rappresenta tutto! E’ tutto! Ed è per questo che, osservandolo, non abbiamo modo di individuare passato e presente: il filone può essere visto, indifferentemente, da qualsiasi estremità e, quel che più conta, non v’è modo di stabilire quale sia il “presente”! …
- Lisa, tu hai chiaro in mente, dove stai andando a parare? …
- Sì, Billy, ma non è detto che sia la risposta definitiva, mi basta che alla fine, noi tutti si sia fatto anche un solo passo in avanti …
- Ok, vai per la tua strada, Lisa, a questo punto, voglio proprio conoscere tutta la storia …
- Grazie, Art … Ora, se noi affermiamo che il nostro “filone” è un esempio del nostro cosmo, in cui la cosiddetta metrica è uno spaziotempo quadridimensionale, come identifichiamo un determinato evento? Cioè se volessimo identificare questo momento all’interno del nostro “pane”, come potremmo fare? …
- Diciamo che potremmo tagliare una “fetta di pane”, trasversalmente in cui sarebbe incluso il nostro “presente” e quello di tutto ciò che è simultaneo ad esso nel resto dell’universo …
- E’ un punto di vista apparentemente corretto, Salinger, ma come avrà notato, i nostri due amici scuotono la testa … Forse Billy è il più adatto per chiarire questo punto … Vero? …
- Vede, signor Salinger, il problema è particolarmente evidente grazie a questo esempio, perché non è affatto così semplice tagliare questo nostro “filone di pane” … Per poterlo fare, dobbiamo sottostare alle leggi imposte dalla teoria della Relatività … Voglio dire che non ci è consentito di tagliare il nostro pane trasversalmente come verrebbe istintivo … In realtà, un coltello relativistico ci obbligherebbe a tagliare, una volta individuato il punto in cui ci troviamo noi, secondo delle linee obbligate che, passando per quel punto, seguono una direttrice fissata dalla velocità della luce …
- La velocità della luce? …
- Temo di sì, Salinger …
- Come ci entra? …
- Il problema è che quando noi, qui sulla terra, viviamo il nostro presente, pensiamo che ovunque altrove ci sia un presente simultaneo, in cui altri vivono il loro presente … Tutto questo può anche essere accettato, per convenzione, sul nostro pianeta e magari nei nostri dintorni … Quello che non si può fare è estendere questa idea di simultaneità a tutto l’universo …
- Come sarebbe? …
- Vede Kathy …
- Ehi, io sono Kitty, non facciamo confusione …
- Chiedo scusa … Dicevo, Kitty, ciò che noi possiamo considerare come simultaneo non può essere, astrattamente un presente assoluto, perché in nessun modo tale eventualità sarebbe verificabile e ciò equivale quindi ad una affermazione gratuita …
- Non ho capito niente …
- Ottimo! … Vedi Lisa, questo è un campione dei lettori e questa osservazione dimostra qualcosa, non credi? …
- Ehi, cocco, non sono mica scema …
- No, non è quello che intendevo …
- Vede, signorina …
- Mi chiamo Kitty … “Signora” …
- Vedi, Kitty … A proposito, io sono Lisa …
- Tanto piacere … E lei, è Kathy …
- Ciao, Kathy …
- Ehilà … Come va? …
- Bene, grazie … Dunque, scusa Billy, se t’interrompo … Quello che stiamo cercando di tradurre in parole semplici, per i non addetti ai lavori …
- Ecco, adesso si che mi piaci, Lisa, non addetti ai lavori mi sta bene … Io non lavoro e non sono nemmeno un’addetta …
- Sì, naturalmente … Ecco, stavo dicendo, che per tagliare una fetta del nostro “filone di pane” dobbiamo considerare quegli “avvenimenti” che sono “realisticamente” simultanei e non semplicemente quello che accade, in un presente indicato da un orologio al nostro polso … L’unico modo per collegare gli eventi distanti nel nostro universo è quello di associare eventi che siano “conoscibili” e ciò richiede che la simultaneità non sia “istantanea”, ma vincolata alla massima velocità alla quale può viaggiare una qualsiasi informazione e questa velocità massima è appunto la velocità della luce …
- Scusate se interrompo, ma questo è un punto importante e vorrei sapere, se tutti i presenti lo hanno compreso …
- Io no … Scusate, ma stavo soffiando il naso a Tommy … Potreste spiegarmi perché non possiamo avere un solo presente per tutto l’universo e tagliare la pagnotta semplicemente di traverso …
- Vede, signora …
- Verna, mi chiamo Verna …
- Si … Verna … Come stavo dicendo … Uhmm … Cosa stavo dicendo …
- Ora, se permetti, Lisa, riprendo io
- Dai, Billy, vai avanti tu …
- Allora … Innanzitutto, quello che noi comunemente intendiamo per “presente” nella vita quotidiana, presuppone, badate bene … Intendo dire “inconsapevolmente” presuppone, che gli eventi che arrivano alla nostra attenzione, lo facciano “istantaneamente” … Solo se ci fermiamo a ragionare, ci rendiamo conto che, per esempio, se qualcuno ci saluta dalla luna, noi lo vedremo dopo poco più di un secondo e se lo stesso saluto ci viene dal sole, noi lo sapremo circa otto minuti dopo …
- Davveroooo? …
- Sì, Kathy …
- Io sono Kitty … Vuoi che ti faccia un disegno? …
- Scusami, Kitty … Dicevo, dunque, che più ci allontaniamo dai nostri dintorni, più estreme diventano le divergenze in questione … Un esempio valga per tutti, quello che accade su una stella a 4-5 anni luce dalla terra dovrebbe essere ciò che noi vediamo oggi con i telescopi o ciò che effettivamente succede laggiù in corrispondenza di questo nostro presente e che noi non conosceremo mai, ma che apparterrà al presente dei nostri discendenti tra quattro o cinque anni? …
- Perché guardi me? … E che ne so io! …
- No, Kitty … Dicevo un po’ a tutti … Era una domanda retorica …
- Dai, Billy … Va avanti …
- Naturalmente, Salinger, non voglio affermare che esista una risposta univoca … Ma, ragionevolmente parlando, l’unico tipo di simultaneità, o di presente, che abbia un senso … L’unica fetta del nostro filone di pane che abbia un senso pratico, deve essere tagliata con un’inclinazione tale da includere quegli eventi cosmici, che “possono” materialmente essere conosciuti, ovvero raggiunti in termini di velocità massima, cioè, allo stato delle conoscenze, alla velocità della luce. Se un domani si dimostrerà, che sia possibile trasmettere informazioni a velocità maggiori, ovviamente dovremo rivedere tutta la faccenda …
- Quindi …
- Quindi, l’unico “coltello” che possediamo può tagliare solo fette “inclinate”, a formare un doppio cono, passante per il punto che ci interessa e la cui angolazione é proporzionale alla velocità della luce …
- Cos’è questa storia del doppio cono? …
- Permetti, Billy? …
- Prego, Lisa …
- Vedi Verna, il punto chiave di tutta questa discussione, è proprio il tentativo di spiegare come un universo siffatto, non preveda il tempo come distinto e diverso dallo spazio, bensì il cosiddetto spaziotempo, che perciò stesso prevede, per ogni evento, uno sviluppo sia nel verso del passato, come in quello del futuro … Quindi, il nostro presente è il passato di qualcun altro già adesso, così come per qualche stella lontana noi solo adesso stiamo osservando il presente di qualcun altro … In questo modo presente, passato e futuro non sono che convenzioni del tutto arbitrarie … Per quanto assurdo tutto ciò possa sembrare …
- Mamma mia! …
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Quell’accorata espressione di disappunto, da parte di Verna, fece calare il silenzio per qualche istante, come se ci fosse stata una presa di coscienza, da parte di tutti, che la piega presa dal discorso stesse mietendo le prime vittime … Lisa propose di prendersi una pausa, per procurare del caffè per tutti quanti, poi avrebbe provato a riproporre la questione in termini, auspicabilmente, più abbordabili …
Kitty e Kathy si offrirono di fare da cameriere, dopo che Salinger pretese di offrire per tutto il gruppo … Ognuno si era poi dedicato al proprio bucato, anche le due amiche fecero prima un giro davanti alla loro lavatrice, per poi dirigersi verso i distributori, ma stranamente ripassando davanti a me … Kathy … O era Kitty? … Beh, insomma, quella delle due col chiodo conficcato nella carne, fece in modo di passarmi davanti scoprendo il seno trafitto, ostentatamente … Un po’ come fanno i poliziotti in borghese, per mostrare il distintivo, celato sotto al risvolto della giacca … Lo fece con quel suo sorrisetto malizioso e accentuando al tempo stesso l’ancheggiante incedere …
Dopo che tutti furono ritornati intorno alle fumanti tazze di caffè, si creò un fitto scambio di opinioni fra coloro che si erano aggregati via, via al nostro terzetto iniziale, ognuno aveva perso qualche parte della discussione e cercava di farsi ragguagliare da qualcun altro, che a sua volta mancava di qualche elemento … Lisa mi stava spiegando che non si aspettava una platea di quel genere è che perciò forse era partita volando troppo in alto … Billy suggerì di approfittarne per vedere se si riuscisse a sfruttare quell’inatteso pubblico per testare i nostri argomenti … Io insistetti perché fosse Lisa, comunque, a continuare l’esposizione della sua originaria tesi: dovevo ancora sentire la parte più importante della sua idea …
Brindammo scherzosamente, coi bicchierini di plastica del caffè, per ringraziare il generoso Salinger e poi tutti sembrarono rivolgersi all’unisono verso Lisa, quasi a riconoscerne l’autorità … Quasi a voler sentire ancora un po’ di quell’astrusa favola, che lei sapeva rendere così allettante … Lisa ne sembrò piacevolmente sorpresa e fece un vago gesto come per chiedere se fossero tutti d’accordo a sentire lei … E tutti annuirono …
- Visto che, strada facendo, il nostro piccolo gruppo si è allargato e si è altresì arricchito di competenze diverse … Sarà il caso che io provi a ripartire, questa volta un po’ più da lontano … Diciamo pure che nessuno sta cercando di stravolgere il senso del mondo che conosciamo, ma che, piuttosto, stiamo cercando di allargarlo, per comprenderne una fetta più grossa, se non proprio l’intero universo … Per far ciò occorre introdurre qualche nuova parola e qualche “strana” nuova idea …
- Scusa se t’interrompo, Lisa, ma perché prima cercavi in tutti i modi di fare a meno del tempo? …
- Vedi, Salinger, non si tratta di “volere”, ma di “costatare” … Nel senso che, qualche volta, per allargare l’orizzonte, bisogna togliere di mezzo qualche cespuglio di troppo …
- Per te, l’idea di “tempo” sarebbe una specie di eccesso di vegetazione? …
- Di nuovo, non l’”idea”, ma il “pregiudizio” … Il tempo, come siamo abituati a considerarlo dopo tanti secoli di storia, si porta dietro troppe “implicazioni” ed è controproducente inglobarlo pari, pari in un ragionamento scientifico … Mi segui? …
- Ok, Lisa, ma perché eliminarlo del tutto? …
- Partendo da una base solida come la teoria della Relatività, ci limitiamo a fare un passo per volta lasciando fuori tutto ciò che non si rende esplicitamente necessario introdurre … Se, ad un certo punto, il tempo si rendesse necessario, non avrò alcun problema a riconsiderarlo, ma stabilendo al contempo una precisa definizione e circoscritta del termine … Per il momento la teoria ci dice che tempo e spazio non sono che semplici metodi metrici atti a recuperare un evento nello spazio quadridimensionale ed in questo senso è più corretto indicarli col neologismo “spaziotempo” …
- E’ questo che intendevi parlando del “filone di pane”, poco fa? …
- Esatto, Verna … Il “pane” in questione è un filone di quelli farciti, con al proprio interno uvetta e canditi vari che rappresentano le galassie, le nebulose, i quasar e tutte le altre entità cosmiche che costellano i cieli …
- E noi? …
- Noi facciamo parte di una di quelle galassie, in un punto qualunque di quel filone di pane, Kitty …
- Io sono Kathy! …
- Scusa, Kathy … Il punto che stavamo cercando di spiegare prima, riguarda il significato che hanno, per noi, gli altri oggetti nel cosmo; parlando del filone, che rapporti esistono tra il nostro e gli altri chicchi d’uvetta o canditi che dir si voglia …
- Puoi ridirlo? …
- Certamente, Kathy … Se noi prendiamo ad esempio della nostra galassia uno qualunque dei chicchi di uvetta e vogliamo capire che relazione esiste con gli altri frutti presenti nel filone, dobbiamo chiederci, prima di tutto se ciò è possibile …
- In che senso, Lisa? …
- Nello stesso senso che avrebbe chiedersi se possiamo parlare ad una persona qualunque … Prima di tutto bisogno capire se è alla portata della nostra voce … Se fosse dall’altra parte del mondo, per esempio, sarebbe impossibile farlo direttamente e quindi si renderebbe necessario ricorrere ad un mezzo, come il telefono, oppure la posta … Ma se non ci rendiamo prima conto delle posizioni relative, rischiamo di parlare al vento … Non credi, Verna? …
- Sì, credo di cominciare a capire cosa intendi …
- Tornando al nostro filone … Tu stai dicendo che per prima cosa occorre capire a che distanza si trovano i chicchi o i canditi, prima di capire se possono comunicare …?
- Certo, Salinger, ma dobbiamo anche trovare il giusto mezzo, per effettuare questa misura, non possiamo usare i metri o i chilometri e dobbiamo considerare che il nostro filone non misura solo spazio, ma anche tempo, almeno per il momento …
- Quale sarebbe, Lisa …?
- Per vari motivi, Kitty, che non è il caso di enumerare adesso, il metodo migliore è utilizzare la velocità della luce … Vi basti sapere che non conosciamo nulla, ad oggi, che possa viaggiare più velocemente e quindi questo è il limite di ogni possibile misura nello spaziotempo …
- Come si fa? …
- Ripartiamo del nostro filone di pane farcito … Scegliamo un chicco di uvetta a rappresentare noi in questo momento e proviamo a chiederci come possiamo tagliare il nostro filone per far si che la nostra “fetta” includa tutto ciò che noi vediamo, direttamente o con gli strumenti, del resto del cosmo … Istintivamente, ci verrebbe da pensare, che la fetta tagliata trasversalmente sia quella che corrisponda al nostro “presente”, ma ciò sarebbe vero solo le informazioni viaggiassero a velocità infinita, cosa contraria alle prove scientifiche che abbiamo …
- Mamma, che state facendo? ...
- Stai buono, Tommy … La mamma è occupata, torna a sederti ancora per un pochino … Scusa, Lisa, continua pure …
- Come dicevo, l’unica possibilità, per tagliare delle fette che corrispondano alla realtà, che effettivamente conosciamo, consiste nel tagliare “fette” con una certa inclinazione che, a partire dal punto in cui ci troviamo, intersechino gli eventi che la velocità della luce ci porta dal passato e che essa porterà, nel verso opposto, nel futuro in cui noi appariremo essere il passato …
- Uhhhwaow! … Che doppio salto mortale, gente! …
- Sì, è vero, Verna … Scusa, ma non c’è alternativa … Se noi vediamo altri, nel passato, a causa della limitatezza della velocità della luce nel trasmettere le informazioni, allora è logico pensare che, a nostra volta, noi apparteniamo al passato di qualche chicco d’uvetta all’altro capo del nostro “filone” … Non credi? …
- Ho qui, la spesa, Lisa, prendo una baguette e magari ci fai vedere in pratica …
Una Verna divertita fornì lo strumento per la piccola dimostrazione … Lisa fece un forellino al centro del filone, ad indicare il nostro presente e poi utilizzò la mia matita per mostrare come, ogni possibile taglio diagonale, passante per quel punto, avrebbe incluso una parte a sinistra ed una a destra del foro nel pane … Spiegò poi come i due lati rappresentassero da una parte, il passato e dall’altra, il futuro … In questo modo, appariva evidente come, l’esistenza del nostro “presente”, implicasse l’esistenza, non solo del passato, ma anche del futuro, “simultaneamente”! …
Tutti rimasero, incantati, a fissare la baguette … Billy ed Io ci scambiammo sguardi d’intesa e di ammirazione per Lisa, ma io ero ancora una volta in trepida attesa di ciò a cui Lisa stava mirando e che non era ancora emerso …
Tommy arrivò inosservato e, nello stupore generale, salì sulle punte dei piedi, afferrò la baguette e ne strappò un pezzo, che poi addentò, voracemente … Tutta l’atmosfera sembrò dissolversi in un chiacchiericcio, sempre più disperso … Tutti erano passati ad occuparsi del proprio bucato, chi doveva passare alla seconda carica, chi estraeva i panni dalle lavatrici per passarli agli essiccatoi … Kitty e Kathy, imperterrite, avevano ripreso a limonare, questa volta ad occhi chiusi, senza più, apparentemente occuparsi di me …
Restammo lì, Lisa ed io, a guardarci, interdetti, mentre anche Billy era stato richiamato dai suoi doveri … Dopo qualche secondo di silenzio, mi scusai con lei, approfittando di quella pausa per una sosta al bagno … Mentre mi allontanavo, vidi Kitty, ovvero la rossa, che si stava dirigendo incontro a Lisa, rimasta a curiosare i miei appunti …
Mi stavo rinfrescando il viso, dando occhiate nello specchio al mio volto grondante, quando nel riflesso notai Kathy affacciarsi alla porta ed entrare decisa, appoggiandosi poi comodamente al muro, le braccia conserte ed ancora una volta la maglietta ben distesa ad evidenziare il contenuto sottostante …
- Il bagno delle donne è quello di fronte …
- Sto bene qui, se non ti dispiace …
- Perché lo fai? …
- Cosa? …
- Lo sai …
- Mi piace come guardi, rende tutto più eccitante …
- Non per me …
- … Ma valà …
- E tu perché lo fai? …
- Ho scelto di avere una sola padrona, che fa di me ciò che vuole … E quando lo fa, io vado in visibilio …
- Vai in … cosa? …
- “Visibilium omnium et invisibilium …”: è latino … Significa oltre a ciò che è visibile ed invisibile, oltre ad ogni altra cosa … E’ questo che provo, quando lei prende il totale controllo e fa di me ciò che vuole …
- Ciò che vuole? …
- Sembri un fottuto pappagallo! … Non sai di cosa parlo, vero? … Non hai mai provato a perdere completamente il controllo su te stesso … No, certo che no! … Ma non sai cosa ti perdi! …
- E’ a quel chiodo, che ti riferisci? … E’ quello, il tuo modo di andare “in … visibilio”? …
- Può trafiggermi con un chiodo, o frustarmi a sangue, oppure penetrarmi con un fallo artificiale … Non importa cosa … Importa solo, che “lei” provi piacere a farlo … Importa che io esista, solo per soddisfare le sue voglie … Anche solo per esibizionismo, come nel tuo caso …
- No, hai ragione … Non so proprio di che diavolo parli …
- Non vorresti estrarre questo chiodo, per piacere … E’ molto doloroso …
- Che centro io? … Perché lo chiedi a me? …
- Kitty dice, che non lo puoi estrarre che tu …
- Voi volete solo divertirvi alle mie spalle, o di Billy, magari …
- Non io, Kitty … E’ lei a decidere …
- Non nel mio caso! …
- E se te lo chiedo io, per me, per piacere? …
- E’ pur sempre una presa in giro …
- Ma lo farai? … Sei sicuro di voler perdere l’occasione di toccarmi e di provare le sensazioni che prova Kitty, mentre lo fa? … Hai mai desiderato di avvicinarti e toccare una lesbica? … Ci sei mai riuscito? … O lo hai solo sognato, toccando te stesso, per consolarti? …
- Forse hai ragione, dovrei usarti come tu cerchi di usare me … Cogliere l’attimo …
- Non m’importa che scusa scegli, è affar tuo … Vorrei solo che mi togliessi questo chiodo e … Te lo puoi tenere … Per ricordo …
Il suo sguardo di sfida, le sue parole provocatorie, o chissà che altro, mi spinsero ad avvicinarmi, mentre in mano avevo ancora una delle salviette di carta, servite ad asciugarmi il volto … Lei scostò ancora la spallina della canottiera, scoprendo il piccolo, mirabile seno, trafitto nettamente al centro del capezzolo e ancora segnato da leggeri rivoli di sangue … Kathy non sorrideva più, la sua espressione era simile a quella che aveva mentre subiva il supplizio da Kathy … Era incredibilmente bella e sensuale, mi resi conto ancora una volta di quanto leggero fosse l’alone di profumo del suo corpo e di quanto tutto ciò che aveva detto fosse vero … Non so perché mi venne in mente quel pensiero, ma mi aiutò ad afferrare la capocchia del chiodo, ma forse fu anche la causa del tremore che, al primo contatto scosse la mia mano, provocando in lei un leggero fremito … Mi scusai … Lei rimase in silenzio ed io iniziai ad estrarre, lentamente … Quasi a voler prolungare quel momento, indefinitamente … Ma non durò abbastanza e presto ebbi l’oggetto fra le dita … Qualche goccia di sangue fuoruscì e rapidamente Kathy la raccolse con un dito, portandoselo alla bocca, per poi leccarlo, con gusto e con dovizia … Io ero ancora in trance e da lassù la vidi ricoprirsi il seno e lentamente riprendere il suo sorriso di sfida … Per poi allontanarsi, ancheggiando, vistosamente e pronunciando poche, distinte parole …
- Ciao, cocco …
Io, intanto, mi vedevo nello specchio del bagno, fisso, con quel chiodo insanguinato in mano, dentro alla salvietta … Come un perfetto … “Cocco” …
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Poco dopo uscii dalla toilette, ancora un po’ stranito, diretto distrattamente verso la macchinetta del caffè, il chiodo stretto fra le dita, dentro la discreta salvietta, senza in fondo sapere perché la stavo conservando quasi come una reliquia … Non c’era una ragione vera e propria e riflettevo ancora sul perché mi ero prestato a quella richiesta … Fra i vari curiosi pensieri, che frullano nella mia mente, riaffiora anche, tra i più improbabili, quello del film Yakuza, di Sydney Pollack ed in particolare quella scena in cui il samurai, incapace di portare a termine la sua missione e fermato dal compiere suicidio rituale, ritiene di fare ammenda e recuperare l’onore perduto, almeno col gesto simbolico del dito tagliato, che poi viene avvolto in una salvietta e consegnato al proprio creditore … Ecco mi sembrò, vagamente che, conservare quel chiodo, fosse qualcosa del genere … Scemenze … Nel contempo, in modo del tutto automatico, avevo inserito la moneta e prelevato un caffè di cui non avevo alcuna necessità, né voglia … Lo stavo rimirando, lo roteavo dentro il piccolo bicchiere, dando sempre nuovo impulso alla schiuma, nel suo spiraleggiare verso il centro … Altri pensieri si sovrapposero, quali erano le priorità, mi venne di pensare … Che cosa volevo veramente? … Kathy mi aveva messo davanti ad una verità, o solo causato una distrazione? … Mi era piaciuto entrare in quel loro piccolo gioco, apparentemente banale, ma in grado di eccitarmi più di quanto volessi ammettere … Quel chiodo lo tenevo perché prolungava la sensazione che mi aveva dato estrarlo … Sentirla fremere, così vicina a me, mi era piaciuto troppo e troppo inaspettatamente … Ma come aveva fatto Kathy a cambiare in modo così agevole il mio stato d’animo? … L’avevo tanto sottovalutata da lontano, quanto efficace era poi stata la sua inaspettata vicinanza … Ora la mia mente si stava di nuovo allontanando verso le implicazioni di quel gorgo in miniatura di schiuma di caffè … Una spirale che ricorda l’uragano che, proveniente dall’atlantico, spazza ogni cosa dalle coste della Florida, ovvero il turbinare interminabile delle galassie trascinate forse dal loro occhio formato dagli immensi buchi neri … In una mano quel chiodo e quel sangue, nell’altra quel caffè e quella schiuma … Dove sta veramente il sé, che la nostra mente racchiude? … Ancora mi chiedo quale ipotesi Lisa ci stava per spiegare, prima d’essere interrotta e tuttavia è Kathy che irrompe continuamente a sparigliare tutte le certezze …
- Ti piace freddo? …
- Cosa? …
- E’ un po’ che lo rigiri, ti piace freddo …
- Ah, Kitty! … No, non ci pensavo proprio, al caffè … Ho appena visto la tua amica …
- Lo so! … L’ho mandata io … Cosa stringi in quella salvietta?
- Anche questo, sai già …
- E’ il modo in cui la tieni, che m’incuriosisce …
- Sì, ci stavo giusto pensando poco fa …
- A cosa? …
- A voi due e a tutta questa storia, che avete messo su …
- Quale storia? …
- Lo sai! …
- Io so quello che mi riguarda, non quello che significa per te … Ma direi che la cosa ti ha fatto effetto e che se potessi, ne vorresti ancora … Ma ti avverto, non puoi! …
- L’ho già chiesto a Kathy … Perché lo fai? …
- Perché posso! …
- Puoi cosa? …
- Fare qualcosa, che altri desiderano soltanto, senza mai azzardarvisi …
- Puoi capire …
- Non mentirti, Art, dimmi la verità … Ti è piaciuto quello che hai fatto? …
- Non posso negarlo … Ma perché hai voluto che lo facessi? …
- Non conosco bene solo le mie pollastre …
- E questo, cosa vorrebbe dire? …
- Tu sei un libro aperto, ti ho visto, mentre ci guardavi slinguettare …
- Cosa? …
- Devo dirlo? …
- Lascia perdere … Dici e non dici, ma credo che tu non stia dicendo niente, Kitty …
- Tu pagheresti, per essere al posto di Kathy …
- E’ questo, che credi? …
- E’ questo, che so! …
Kitty disse queste parole, mentre si girava, allontanandosi con decisione, verso la sua amica, che già stava svuotando una delle macchine …
Io rimasi senza parole e fui contento che se ne fosse andata … Non avrei saputo rispondere … Aveva detto qualcosa che non capivo del tutto … Ma come poteva essere? … Non c’era niente da capire, c’era solo da negare … Ma se lei fosse rimasta … Non sarei stato in grado di negare …
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Salinger era spuntato, poco dopo, alle mie spalle, interrompendo quel miserevole giro di pensieri; sembrava ansioso di scusarsi, per dovermi chiedere ancora degli spiccioli, questa volta per l’ammorbidente …
Glieli diedi senza tanti convenevoli, ma lui rimase lì … Mi guardava, come a volermi parlare, ma senza sapere come avviare la conversazione … Io, da principio ero infastidito, principalmente per la figura che avevo fatto poco prima … Ci guardammo imbarazzati e poi finalmente il ghiaccio fu rotto …
- Sai, Art, ho visto che parlavi con quelle due ragazze, forse meglio dire donne …
- Decisamente …
- Le ho notate spesso … Sono sicure di se stesse … Non temono “quello che sono” … Provo un po’ d’invidia per loro …
- In che senso, Sal? …
- Mi chiedo cosa sarebbe stato se io, ai miei tempi, avessi trovato il coraggio che vedo in loro oggi …
- Forse non è coraggio ma solo incoscienza …
- Forse va bene lo stesso …
- Stai cercando di dirmi qualcosa? …
- Ogni tanto, mi riscopro a fare le stesse considerazioni … Ripenso al tempo in cui credevo che, certe scelte di vita, comportassero la rinuncia a ciò che la mia fede indicava come “peccato” … Io credevo veramente che la fede mi avrebbe guarito da certe mie “tendenze” … Ma più andavo avanti e più cose imparavo, più sentivo il peso della rinuncia … Quelle due ragazze, forse sono un po’ folli, nel manifestare il loro modo di essere, ma mi ricordano che le mie “rinunce” hanno fatto danni ben peggiori …
- Tutti noi facciamo calcoli sbagliati in gioventù, le cui conseguenze sono notevoli, non credo che quelle due facciano testo …
- Ne convengo, Art … Tuttavia …
- Non credere però, Sal … Voglio dire che ne sono stato turbato anch’io, qualcosa d’indefinito, una sensazione fisica … Niente di circostanziale …
- E’ questo il punto … Mi sono rivisto alla loro età quando respingevo l’idea stessa di essere attratto dai miei compagni … La consideravo una “tentazione”, un male, che avrei potuto evitare dedicandomi alle cose “più serie” cui volevo dedicarmi “da grande” … Quando poi mi sono trovato ad insegnare proprio a quei giovani che avevo respinto anni prima e di fronte alle loro “provocanti” libere manifestazioni … Tutte le mie difese sono crollate …
- Dici provocanti, come se pensassi che fossero intenzionalmente dirette a te, Sal …
- Forse non lo erano all’inizio, ma io devo essermi tradito, con gli sguardi o con gli atteggiamenti inconsapevoli, chissà … Sta di fatto che alcuni di loro hanno preso a farsi sempre più sfacciati … Le loro effusioni erano sempre più palesemente dirette a mio beneficio … Arrivarono persino a fare battute allusive, intese a manifestare la loro “eventuale disponibilità” … Ed io non ero più in grado di sottrarmi … In poco tempo mi resi conto di essere privo di difese …
- Credi si siano accorti di questa tua fragilità? …
- Assolutamente, Art! Se vi fossero stati dubbi, in ogni caso, i fatti successivi li hanno dissipati del tutto …
- Che accadde, Sal? …
- Uno di loro finse di dovermi chiedere aiuto per una ricerca e con quella scusa si presentò a casa mia … Io, stupidamente, avevo dato pubblicamente il mio indirizzo, a inizio anno, per chi avesse voluto consigli spirituali … Quella sera si presentarono insieme, lui ed il suo compagno … Non seppi respingerli subito ed una volta entrati, il loro gioco sottile finì per intrappolarmi …
- Immagino, che nella trappola, tu ci fossi dentro già da un pezzo …
- Infatti! … Loro avevano capito con chi avevano a che fare; io invece, allora non sapevo niente del me stesso, che quella sera sarebbe emerso … Credimi, Art, non sto accampando scuse … Erano due minorenni, la responsabilità è solo mia … Ma io, quella sera, ero totalmente in balia delle loro malizie … Non solo mi lasciai trascinare in ogni genere di rapporto che veniva loro in mente, ma la cosa peggiore è che m’innamorai di uno dei due … Era la prima volta, che ero me stesso in quel senso: era il mio “vero” primo amore! …
- Saltarono tutti i tuoi schemi mentali, immagino …
- Fui tanto incosciente durante quelle poche ore, quanto devastato per il resto della nottata … Il mattino dopo mi diedi malato … Ma sapevo che prima o poi sarei dovuto tornare a lezione e questo mi faceva impazzire …
- Che successe poi? …
- Quando tornai a scuola, ero completamente paranoico … Ero certo che avessero già spifferato tutto in giro e, ad ogni sguardo, vedevo risate di scherno e commenti sarcastici alle mie spalle … Quello che non ti ho detto ancora e che durante quella serata disgraziata, avevamo finito per bere molto, io per farmi coraggio, loro per divertirsi di più … Tutto quel bere mi aveva del tutto liberato dei freni ed avevo confessato, proprio a quei due, tutto me stesso … Compreso il mio neonato amore per quello di loro che mi ricordava un mio coetaneo e da cui avrei voluto essere posseduto passivamente … Ero in balia di estranei, di due ragazzotti che stavano nella mia classe e a cui avrei dovuto insegnare precetti morali! …
- Terrificante! …
- Mi sbagliavo! Seppi poi che non avevano fiatato … Ma, in seguito, in occasione dei compiti in classe, iniziarono a farmi visita prospettandomi altre prestazioni in cambio di qualche “aiutino” … Naturalmente, mi dissero, nessuno avrebbe saputo di “noi”, finché i loro voti fossero stati soddisfacenti … Tutto questo avvenne gradatamente e dopo avermi dato corda nella mia sciocca speranza che ci fosse una simpatia reciproca …
- Altro che sciocca … Col senno di poi …
- Tu non puoi immaginare, cosa era quel sesso per me … Se mi fosse costato la vita sul momento, l’avrei fatto lo stesso! … Tutto quello che mi succedeva in quei giorni, era come in un mondo di favola … Non mi sembrava vero, al punto da negare la realtà, pur di continuare a viverlo … Quei due sapevano di avermi in mano e si sentivano in una botte di ferro … Io, dopo un po’, iniziai a rivedere la realtà, quando dovevo pagare il conto … Fu l’ingiustizia che perpetravo verso i loro compagni a tormentarmi di più, all’inizio … In seguito, mi resi, gradualmente conto della loro avidità … Infine, li udii ridere di me, alle mie spalle e fui immensamente mortificato dai loro commenti crudeli sulla mia sessualità … Ripiombai tristemente e rabbiosamente nella realtà …
- Quanto andò avanti la storia? …
- In tutto, alcuni mesi, considera che i primi approcci erano stati molto diluiti nel tempo … Il periodo di vera e propria “attività”, in pratica, durò solo poche settimane … La loro immaturità fece sì che, ben presto, si tradissero, per un falso senso di sicurezza nella mia posizione di “incastrato” …
- Se non altro, questo è abbastanza tipico …
- Il mio “accecamento” lo fu altrettanto … Tipico di un reale “innamoramento” … Io non so spiegare in altri termini quei pochi giorni in cui non ragionavo ed ero pronto a tutto per quella relazione … Quando finalmente tornai in me, ritenni che nessuna punizione potesse riscattarmi e che avrei dovuto rinunciare per sempre all’insegnamento, in modo da non trovarmi mai più nelle condizioni di corrompere dei giovani … In fondo, erano stati quelli gli ideali per cui in origine avevo rinunciato ad essere me stesso, tanto valeva portarli avanti, per quanto possibile, dopo quell’infelice parentesi …
- Hai, così, imputato a te stesso colpe non solo tue …
- Le colpe, forse, ma le responsabilità erano solo mie! … L’ignoranza che avevo dimostrato, riguardo a me stesso e alle mie emozioni, era stata la causa di un danno arrecato a dei giovani … Tutto il contrario di ciò per cui mi ero impegnato negli anni … Decisi così di terminare l’anno scolastico alla bene meglio, adducendo motivi di lavoro e di famiglia per non vedere più i due ragazzi … Predisposi tutto in modo che l’anno successivo fosse previsto il mio trasferimento ad altra sede, mantenendo la cosa riservata e l’anno dopo, prima ancora di iniziare, mi ritirai definitivamente dall’insegnamento … Da allora, il mio unico vizio è il cibo, almeno così, visto che non so evitare il male, mi limito a far del male solo a me stesso …
- Sono pochi quelli così severi verso se stessi, eppure tu, da quel che dici, avresti più d’una attenuante … Il fatto è che sei stato giudice e giuria di te stesso e non ti sei nemmeno procurato un avvocato difensore … Forse prima di applicarti la pena, avresti dovuto sentire uno psicologo …
- Se fossi cattolico, avrei potuto trovare conforto nella confessione, di cui lo psicologo non è che il surrogato laico … Nel mio caso la strada sarebbe stata la pubblica confessione, ma è proprio questo che non saprei fare … E’ proprio in questo, che quelle due donne mi hanno turbato … La verità ci appare spesso davanti agli occhi … Chiaramente, limpidamente, dannatamente …
- E tu, Sal, non hai visto quello che ho visto io! … Forse hai ragione … La verità su noi stessi non chiede commenti; è lì davanti a noi, sempre … Quando decidiamo di vederla! …
- Ehi, Lisa … Vuoi bere qualcosa? …
- … Ma voi due, non volevate riprendere il nostro discorso? …
- Assolutamente, Lisa, io devo assolutamente chiederti alcune cose e sono sicuro che anche Sal ci tenga a sentirne il seguito … Aspettavamo solo, che Billy si liberasse … Ah, eccolo … Ehilà, Billy, ci raggiungi? …
- Sono subito da voi, cominciate pure …
Io, Salinger e Lisa ci dirigemmo verso la mia, improvvisata “scrivania”, all’altro capo della sala e, nel frattempo, Lisa ci diceva della curiosa situazione di Verna, la mamma di Tommy, che le aveva raccontato di come si fosse ritrovata da sola, dopo che il marito si era incamminato sulla strada dell’RCS, nota comunemente come Ri-attribuzione Chirurgica di Sesso ed aveva quindi deciso di seguire “l’uomo” dei suoi sogni … Sal ed io ci scambiammo uno sguardo interrogativo, quasi a domandarci, se stavamo pensando alla stessa cosa, ma poi fu chiaro di sì ed entrambi scuotemmo la testa … Quando pensi di aver visto e sentito le cose più strane, vivi solo per essere smentito …
Io, in realtà, ero anche, personalmente interessato, a cosa si erano dette Lisa e Kitty, che avevo intravisto chiacchierare poco prima … Ero curioso di sapere se per caso le avesse raccontato qualcosa dei giochi e dei discorsi fatti con me, ma non volevo mettere in guardia Lisa, così feci qualche allusione circa la possibilità che le cose “strane” da raccontare non fossero ancora finite …
Lisa si fece una risata e disse che, in effetti, il caso di Kathy e Kitty era per certi versi anche più curioso dell’altro …
- Non so se faccio bene a parlarne, ma, in fondo, se l’hanno detto ad un’estranea come me, significa che non lo tengono come un segreto …
- Assolutamente d’accordo, Lisa … Non credi anche tu, Sal? …
- A rigor di logica …
- Quelle due ragazze, beh, dico ragazze, perché potrei essere la loro madre … Delle due sembra che Kitty sia un po’ la leader … Parlandole, comunque, emerge che è una giovane molto intelligente, anche preparata, per quella che è la mia esperienza … Tuttavia, ha dato segni di una qualche insicurezza, credo anzi che si sia rivolta a me, sperando in un consiglio, magari indirettamente …
- A che proposito, Lisa? …
- Non so tu, Art, ma la mia prima impressione era stata che entrambe sapessero esattamente il fatto loro, che fossero decise e persino un poco arroganti …
- Lo dici a me! …
- Come? …
- No, niente … Va pura avanti …
- Devo dire che mi ha avvicinato, accennando alle cose che abbiamo discusso e chiedendomi d’acchito se le considerassi davvero importanti … Lei pensava che si trattasse di una specie di gioco di società, anche per darsi un tono da intellettuali … Ha persino utilizzato il termine “surrogato”, cadendo nel suo stesso tranello …
- Che vuoi dire, Lisa? …
- Beh, era evidente che voleva provocarmi per sondare la mia disponibilità, ma cosa sia surrogato di cosa … E’ una lama a doppio taglio …
- … Ma perché, lei che intendeva, secondo te? …
- Vedi, Sal, per i giovani, è tutto più semplice … Molti non sono ancora stati disillusi, credono solo di esserlo, non sanno che durerà per tutta la vita …
- Sei amara …
- Non più di tanto, Art, credimi, non più di tanto … Comunque sia, dopo le prime schermaglie, Kitty ha cominciato a parlare del suo rapporto con l’amica e del fatto che un po’ tutti hanno l’impressione che fra le due ci sia un rapporto di sudditanza in cui Kathy fa la parte sottomessa …
- In effetti, è quello che è apparso evidente anche a me, vedendole …
- Senza dubbio, Art, è evidente a tutti … Tuttavia, secondo Kitty, la questione, che in origine nasce proprio con queste caratteristiche, sembra stia subendo un’evoluzione a suo dire preoccupante …
- Beh, meno male che c’è qualcosa che anche loro considerano preoccupante, Lisa …
- No, Art, non “loro”, solo lei, solo Kitty … E’ proprio questo, a quanto pare, il problema …
- Non ti seguo più, Lisa …
- Mi spiego, meglio, Sal, è previsto che sia Kitty a, diciamo, “dominare” Kathy … E’ Kitty, che fa la parte maschile, in modo sistematico, nei loro rapporti, ma non solo, è lei che le somministra le cosiddette “punizioni”, a cui Kathy è avvezza ed è sempre lei che la costringe ad umiliarsi, a volte con persone estranee … Tuttavia e sempre di più, recentemente, si è accorta che non è mai abbastanza e che Kathy si aspetta sempre più durezza da parte sua … Kitty ha la sensazione che la cosa le sfugga di mano e che alla fin fine è Kathy a comandare il gioco … E’ preoccupata che la direzione che stanno prendendo sia totalmente fuori controllo … Per usare le sue parole, Kitty teme che il legame con la sua attuale amica abbia tutte le caratteristiche di una “Folie à deux”, sempre più estrema e nella quale Kathy è già completamente immersa, mentre lei tenta disperatamente di trattenerla …
- Non ci posso credere …
- Nemmeno io …
- Come mai, ragazzi? … Non è poi così strano …
- Non parliamo di cose strane, Lisa … Per oggi, siamo a posto così …
- Credevo v’interessasse …
- Ha ragione, Art, siamo stati noi a fare i curiosi, in fondo …
- Scusa, Lisa, era solo una sciocchezza … Ti prego, dicci cosa le hai consigliato tu …
- Niente di speciale, in fondo … Ho solo detto che, se veramente pensava di trovarsi in una situazione patologica era forse opportuno sentire uno psicologo, ma se si trattava solo di un timore o magri di qualche forma di stanchezza per una partner un po’ troppo ossessiva, forse avrebbe dovuto “diversificare” e spingere la sua amica a fare lo stesso … Se non altro ciò avrebbe contribuito a sparigliare un po’ le carte e mettere in luce le motivazioni di entrambe …
- Perbacco, Lisa, con un consulente come te, non vedo a che servano i professionisti …
- Sono d’accordo con Art, Lisa … Mi pare un consiglio saggio e di ottima fattura diplomatica …
- Grazie, Sal, detto da un educatore, fa piacere …
- Io non sono più tale, Lisa …
- Nemmeno io, se è per questo …
- Non siate modesti … Educare è una vocazione e chi c’è nato, ci rimane …
- Ben gentile, Art …
- Allora, Lisa, ecco che arriva Billy … Vogliamo parlare di cose “serie” …
- Non vedo l’ora, Art …
- No dovevi dirlo, Lisa … Se non sbaglio, anche tu dubiti, come Art, che il tempo esista …
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Mentre riprendevo il posto alla mia scrivania-lavatrice, Lisa e Sal, si accomodarono su una piccola panca, appositamente avvicinata alla mia postazione … Anche Billy era arrivato, sistemandosi su una delle macchine … Tutti gli altri apparivano distratti dal proprio bucato e per noi era finalmente tornata l’atmosfera adatta a proseguire la discussione, senza troppe digressioni …
Lisa mi fece notare un paio di sviste nei miei appunti ed io ne convenni, provvedendo a risistemare le cose … Ne approfittai per sottolineare quelli che erano gli aspetti per me interessanti del suo ragionamento, pregandola di parlarmene …
- Lisa, secondo il tuo pratico esempio con la baguette, dovremmo considerare l’universo come un’entità completa non solo spazialmente ma anche temporalmente e quindi si svilupperebbe quadridimensionalmente, includendo passato e presente allo stesso modo in cui sono incluse le altre tre dimensioni … Non ci sarebbe differenza tra destra e sinistra da un lato e passato e futuro dall’altro … Tuttavia non ci hai terminato di spiegare come questa descrizione si possa conciliare con la sensazione comune dello scorrere del tempo e del moto degli oggetti …
- Devi capire, Art, che con la platea precedente, una spiegazione del genere sarebbe stata piuttosto difficoltosa … Naturalmente, quello che sto per dire non ha il carattere non dico di una teoria, ma nemmeno di ipotesi, si tratta di semplici congetture … Congetture che, tuttavia, tentano di far confluire logicamente quelli che sono i dati scientifici a disposizione …
- Qui nessuno è un professionista del ramo, Lisa, siamo solo un gruppo di amici che ragiona su informazioni di pubblico dominio …
- Ok … Chiarito questo punto, vi dirò cosa penso io … Tu hai giustamente osservato, poco fa, che uno dei dubbi più evidenti, che emergono di fronte ad una proposta “senza tempo”, riguarda il “moto” … Il problema del moto è stato, fin dagli albori della ricerca filosofico-scientifica, uno dei più ostici … L’idea che propongo io, con termini dei tempi nostri, era stata avanzata, a suo modo, da Parmenide ed esposta nei famosi paradossi di Zenone, alcuni dei quali diretti a confutare appunto il moto … Questo mi serve solo per evidenziare un concetto che è apparso intrinsecamente paradossale già dai primordi: l’idea stessa di “moto” ci appare assurda ed inspiegabile … I paradossi di cui dicevo sono stati risolti in tempi relativamente recenti, ma solo dal punto di vista delle immagini esemplificative ed in termini matematici … Ma i dubbi in quanto tali permangono …
- Non ti seguo, Lisa …
- Devi pensare, Sal, che esiste un legame indissolubile tra l’idea di moto e le idee di spazio e tempo assoluti … Il primo si spiega solo se si accettano gli altri due, ma noi sappiamo da Einstein che le cose non stanno così … Se accettiamo il tempo assoluto, d’altra parte, andiamo incontro all’impossibilità di spiegare il nostro cosmo … Einstein ci dice che tempo e spazio sono prodotti, insieme a tutto il resto nel BigBang … Anche così, il tempo viene ad avere una natura privilegiata … Secondo me, il BigBang, se anche esistesse, non sarebbe in alcun modo un evento speciale …
- Ti prego, Lisa, dacci la tua spiegazione subito, semmai ci sarà tempo dopo per chiarire i dubbi di tutti noi …
- Va bene, Art … Faccio un salto in avanti … Se accettiamo il cosmo del nostro esempio, la baguette per capirci, per spiegare l’apparente esistenza del tempo, io penso ad un concetto già presente nella fisica dei quanti e che mi piace chiamare: “Onda di Probabilità” … Questa idea può apparire un escamotage, una specie di “tempo surrogato”, ma non è così! L’Onda di Probabilità spazza attraverso l’intero cosmo in modo casuale e caotico, come un’Onda di Solitone, molto nota in fisica, o come l’Onda di Tsunami, che tante vittime ha provocato nell’oceano indiano, in tempi recenti …
- Questo è già più appetibile, ma come funziona? …
- Sal, tu avrai visto le animazioni, che spiegano questi tipi di maremoto e nelle quali ad un improvviso innalzamento dell’acqua, corrisponde la creazione di un profondissimo avvallamento …
- Sì, certo, come tutte le onde, hanno una cresta ed un incavo della stessa dimensione …
- Perfetto! … Ora considera che questo fenomeno sia la sintesi di due elementi: l’energia del maremoto che si scarica nell’acqua e la direzione, in altre parole l’informazione di tale scarica di energia …
- In che senso, “informazione”? …
- Non può esserci alcuna energia senza la proprietà spaziale indicante una direzione: energia ed informazione sono due facce di una stessa medaglia … Lo Tsunami si limita a spingere verso l’alto o verso il basso il volume della colonna d’acqua direttamente sovrastante … Tutto il resto non è che il risultato della restante massa d’acqua che funge da “smorzatore” dell’impulso iniziale … Ecco, questa è una similitudine di quello che avviene nel nostro cosmo finito ma illimitato in cui la sola presenza di una quantità di energia limitata, provoca un’onda di probabilità il cui picco può essere paragonato al nostro concetto precedente di “fetta” e che può produrre, in esseri come noi a tre dimensioni, l’illusione del trascorrere del tempo …
- Ok, Lisa, ma perché sostieni che questa spiegazione non sia da considerare un “surrogato di tempo”? …
- Semplice, Art … Le caratteristiche fondamentali del concetto di tempo classico sono: la sua direzionalità irreversibile ed il suo legame intrinseco con l’entropia … La mia onda di probabilità, non le ammette entrambe … L’onda di probabilità si muove in modo del tutto casuale in seguito alla semplice risonanza e non conosce quindi direzionalità, in quanto tutti gli “eventi-cosmo” vengono illuminati in modo indifferente e del tutto occasionale: non c’è alcuna evoluzione, non ci sono inizi, né fini, per cui l’entropia cresce e decresce in continuazione … La risonanza dell’onda di probabilità non è prodotta in conseguenza di un qualche confine che faccia da ostacolo, bensì in conseguenza della quantità limitata di energia, rispetto alla vastità del cosmo stesso e che ne causa lo “sbatacchiamento” continuo …
- Io mi sono perso, scusate …
- Non ti preoccupare, Sal, è perfettamente comprensibile … Abbiamo saltato un bel po’ di passaggi intermedi … Avevo bisogno di capire, dove Lisa stesse andando a parare, prima che ci lasciassimo distrarre dai dettagli … Avremo tempo di riparlarne quando avrò consegnato il mio articolo, che ne dici … Ora che ci conosciamo, potremmo anche organizzare una serata per ridiscutere tutta la faccenda nei dettagli …
- Perché no! … Tu ci stai Lisa? …
- Se non vi annoiano i vecchi …
- Non ne vedo … Qualcun altro ne vede? …
- Nessuno di noi crede più nel tempo … Cosa sono i vecchi, dunque? …
- … (gran risate di tutti) …
Tutto intorno, quelle risate improvvise attirarono gli sguardi incuriositi degli altri … Un brusio di voci si sovrappose quasi a commentare quell’allegria, mentre da fuori, una voce più forte di tutte, sembrava mescolarsi ai suoni della lavanderia …
- HotDog! … HotDog! … HotDog! … I migliori della città … Non perdetevi i più saporiti HotDog in città … Buona giornata Signore! … Le preparo un HotDog? … Lei sì che se ne intende, vedrà che mi ringrazierà, Signore … Senape dolce, o senape forte? … Ecco a Lei, Signore, solo cinque dollari e cinquanta …
- Ecco qua, tenga pure il resto …
- Grazie, Signore, molto generoso …
- Senta, posso farle una domanda? … E’ solo una curiosità ma visto che lei lavora qui chissà da quanto …
- Dica pure, Signore, io so tutto su questo quartiere, lavoro in questo punto esatto da vent’anni, giorno più, giorno meno …
- Vedo quella curiosa scritta semidistrutta e quel negozio dall’aria abbandonata … Sembra che sia inutilizzato da molto tempo …
- Lei si riferisce alla “famosa” lavanderia automatica Wash-O-Matic …
- Perché famosa? …
- Ricordo ancora quando fu inaugurata … Si tratta del più fulmineo fallimento della storia … Non ci ho mai visto entrare nessuno … In poche settimane smisero addirittura di aprire il locale e da allora gli unici rumori che si sentono, sono probabilmente causati dai topi …
- Strano, in questa zona nessuno lava i panni? …
- Vanno tutti pochi isolati più avanti nelle lavanderie cinesi, che fanno un ottimo lavoro per pochi dollari … Non avrebbero mai dovuto metterla in questo posto, per cominciare …
- Uhmmm! … Lo sa che questo HotDog è davvero saporito? …
- Questa è la stagione giusta …
- Non mi dica, che anche lei legge Chandler? …
- No, mi spiace non conosco questo tale … Di che si tratta? …
- In un suo romanzo, sostiene che i migliori HotDog si trovano allo Yankee Stadium a fine stagione, perché sono rimasti nel pentolone a bollire per tutto l’inverno ed hanno assorbito completamente gli aromi sciolti nel brodo di cottura …
- Beh, il suo amico non sbaglia, questo è uno dei segreti, io ci aggiungo una mia ricetta speciale di aromi … Dia retta a me! ... E se ne faccia un altro …
- Mi faccia guardare, che ore sono … Uhm! … Niente da fare, si è fatto troppo tardi … Non c’è più tempo!
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Abstract:
Quando il Professor Craig disse quella frase:
“… Il tempo non esiste, là fuori … Ma solo nella nostra percezione!”
Io ne fui sconvolto … Quali ne sarebbero state le conseguenze? … Che cosa, in quel caso, vi sarebbe veramente stato … Là fuori …? …
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Mi ricordo il primo giorno di lezione al corso di Filosofia per fisici … Il docente era il Professor Craig, mi pare Wilburn … Sì, ne sono certo Wilburn Craig! Esordì con quell’affermazione perentoria: “Il Tempo non esiste e, se esiste, non è fondamentale … Se voi lo percepite come tale, è perché siete vittime di una “evidente” illusione! …”
Io non riuscivo a credere alle mie orecchie, non perché dubitassi della possibilità di essere vittima di un’illusione (ne ho patite tante! …), bensì per le conseguenze che una tal eventualità comporterebbe … Se fosse effettivamente reale …
Molti anni dopo mi ritrovavo a spiegare gli stessi concetti ai miei studenti, quando mi persi per qualche istante in quel déjà vu …
- Il tempo del nostro quotidiano ci induce a credere ad un passato ormai concluso e definito, ad un presente in divenire e ad un futuro non ancora in essere, ma se appena ci lasciamo alle spalle l’arbitraria concezione newtoniana di un tempo assoluto e ragioniamo in termini di relatività generale, allora ci rendiamo conto che il futuro ed il passato non sono distinguibili e che devono già esistere “là fuori”; mentre il presente è del tutto irrilevante … Nella “fetta” di universo i cui io e voi viviamo questo momento, nel cosiddetto “tempo”, su Alfa Centauri si stanno verificando eventi vecchi di 4,365 circa anni luce! … Badate bene ho detto si stanno verificando!! … Perché noi non potremmo in nessun caso conoscere ciò che riguarda quel sistema in un presunto e assoluto “adesso” … Quello è il futuro ed esiste già in una “fetta di spaziotempo” in cui per noi saranno trascorsi 4,365 circa anni luce … Ed in tutto ciò, questo nostro istante non avrà avuto alcun particolare significato …
Il cestello ruotava sempre più velocemente ed il suono si faceva via, via, più acuto e fastidioso … Forse fu proprio quello stridio insopportabile ad interrompere la concentrazione ipnotica che mi aveva riportato alla mente quel fiotto di pensieri … O fu la voce dell’addetto, che continuava a ripetere, insistentemente …
- Signore … Signore … Scusi, Signore …
- Eh? … Cosa c’è? …
- Lo vuole un caffè? … Sto riavviando la macchinetta dopo la ricarica, faccio qualche caffè di prova, ne gradisce uno? …
- Ah, grazie! … Perché no …
- Prego … Tenga …
- Uhmm … Che buon profumo …
- E’ l’unico vantaggio di questo lavoro di schifo … La macchinetta si ricarica col caffè in chicchi, che poi viene macinato sul momento … Una vera fortuna! …
- Ci conosciamo? …
- La vedo spesso qui al Wash-O-Matic … Come molti single e non solo … Ho notato che legge spesso articoli di Fisica … Sarebbe il mio campo … Se avessi un vero lavoro …
- Piacere, sono Callender, Arthur Callender, Assistente al corso di “Tecnica di Scrittura”, qui vicino, alla UCLA …
- Piacere mio, sono Billy … William J. Kirk … Tuttofare al Wash-O-Matic, laureato alla UCSD, giù a San Diego, in vana attesa di un posto come assistente …
- Grazie del caffè Billy, puoi chiamarmi Art … Anch’io mi sono laureato alla UCSD e poi ho preso un Master in giornalismo scientifico e tecnica narrativa …
- … …
- Signor Billy … Signor Billy …
- Dimmi piccolo, che c’è? …
- Non c’è più la carta in bagno … Non posso asciugarmi le mani …
- Vieni con me piccolino … Rimediamo subito … Scusami Art, sono subito da te …
- Prego … Il dovere innanzitutto …
Mentre pronunciavo quella battuta, abbinata ad un sorriso complice, notai una giovane donna affaccendata con i panni, che scuoteva la testa e allargava le braccia … Risposi con un cenno di circostanza, ma fui quasi subito distratto dalla vista di una coppia in preda ad effusioni … Sembrava che avessero perso qualcosa ognuna nella gola dell’altra e che fossero certe di poterla recuperare a forza di linguate … Ero stato in dubbio per un po’, se fossero due donne o due ferramenta, poi optai per la prima idea … Forse anche a causa di quel loro baciarsi ostentato ed interminabile …
Billy tornò quasi subito e mi notò in quella contemplazione erotica, facendo qualche commento circa il fatto che si trattava di due lesbiche conclamate: Kitty e Kathy, la rossa e la bruna, che si divertivano a torturarlo due volte a settimana, con quelle loro pratiche ineludibili … Disse anche di averci provato un paio di volte, solo per scoprire che lo facevano apposta ad eccitarlo, per poi divertirsi alle sue spalle … Lì per lì non mi sembrò niente di che e cambiai discorso, perdendo anche di vista la scena in oggetto, per parlare con Billy di qualcosa di completamente diverso …
- Hai pubblicato qualcosa, Billy? …
- Poco ed è questo che mi preoccupa … Il tempo passa ed io mi sento sempre più tagliato fuori …
- Vedrò se posso metterti in contatto con qualche mia conoscenza … Io scrivo su alcune riviste scientifiche e forse posso farti assegnare qualche collaborazione … Proprio in questi giorni, per l’appunto, mi hanno rifilato una grana … Mi chiedono un articolo, con un minimo di originalità, che descriva la natura possibilmente non fondamentale del tempo in fisica …
- Favore per favore, permettimi di aiutarti, visto che si tratta del mio campo …
- Magari, Billy … Ad esser sincero, sono abbastanza in difficoltà … L’argomento è fin troppo abusato e trovare qualche spunto originale non sarà facile per me, considerando anche che si tratta di una pubblicazione divulgativa e quindi bisogna stare abbastanza coi piedi per terra …
- Hai già uno schema di massima? …
- Non lo chiamerei uno schema, più che altro ho una vaga idea di quello che voglio evitare e cioè una disquisizione teorica su termini astratti che poi lasciano il tempo che trovano … Vorrei cogliere qualche aspetto inusuale e magari da lì partire per presentare i riferimenti scientifici, del resto credo che ci si aspetti proprio questo da me, altrimenti avrebbero affidato l’articolo a qualcuno come te … Non credi? …
- Speriamo bene, Art … Per il futuro, intendo … Nel frattempo, cerchiamo di buttare giù qualche idea sparsa ed in seguito, tu provvederai a costruirci sopra l’articolo, come meglio credi …
- Ok! … Come la vedi tu la questione? … Sei fra quelli che attribuiscono validità al tempo, oppure no?...
- Fossi in te, Art, provvederei a sgombrare subito il campo dai pregiudizi che il grande pubblico, in special modo, si porta dietro, dalla propria formazione scolastica …
- Intendi i concetti di spazio e tempo assoluti di tradizione newtoniana …
- Sì, ritengo che, omettendo di chiarire bene queste cose, tutti gli altri discorsi difficilmente attecchiscono …
- … …
- Scusa, Billy …
- Dica, Signor Hughes …
- Hai da cambiarmi questi dieci dollari, per prendere una dose di detersivo? …
- Le faccio vedere la macchinetta per il cambio …
- E’ scarica, Billy, ci ho già provato …
- … …
- Glieli presto io, Billy, poi li potrà restituire a te, quando capita …
- Grazie Signor … ?
- Callender … Arthur Callender …
- Grazie Signor Callender, a buon rendere …
- … …
- Scusa Art ma questo mestiere è fatto così …
- Nessun problema, Billy,figurati … Stavamo dicendo? …
- Ti facevo notare, che il lettore generico si trova spesso in difficoltà di fronte a problemi di fisica teorica come questi … In realtà il concetto di tempo può anche essere considerato valido in termini, come si dice, “locali” … Tu sai che il vero problema non è il tempo nell’ambito del nostro sistema solare, dove, bene o male, ci fa gioco tenercelo così com’è … Il punto vero da evidenziare, secondo me, riguarda il tempo riferito all’intero universo, o comunque ad ampie porzioni del medesimo …
- Già, Billy … Bisognerebbe veicolare l’idea che il tempo, come lo conosciamo nel quotidiano è, appunto, un tempo dell’esperienza umana, dei fatti e del vivere quotidiano e che non può essere applicato pari, pari alla totalità del cosmo …
- Occorre, in ogni caso, Art, almeno accennare al fatto che fu Newton a prendere per acquisiti i concetti di spazio e di tempo assoluti …
- Ed anche che Einstein ne ha dimostrata l’incoerenza, oltre che l’arbitrarietà … Questo, ovviamente, va da sé …
- Il passo successivo, richiede un’introduzione al concetto di spaziotempo einsteiniano … E qui già ci troviamo di fronte al primo ostacolo per il profano …
- Dici bene, Billy, occorre presentare questo argomento in modo non ambiguo fin dall’inizio o va tutto all’aria …
- Art, non credi che il modo migliore sia quello di affondare il colpo subito, senza tanta delicatezza … Diciamo loro subito come stanno le cose e poi con calma, dopo lo shock, gli si spiega il perché le cose devono stare così …
- Terapia d’urto, eh? … Billy, tu suggerisci di introdurre, immediatamente, il concetto di quadridimensionalità del cosmo e la derivante conseguenza di un universo in cui passato e futuro sono già lì, fin dall’inizio, è così? …
- Art, o si accetta un cosmo in evoluzione nel tempo, oppure si deve affrontare la rinuncia al tempo, con tutte le sue conseguenze, per poi valutare quale delle due soluzioni sia meno assurda!!!
- Non posso che darti ragione, Billy, ma mi chiedo se non sia una cura un po’ troppo severa …
- Volevi essere “non banale”, Art … O sbaglio? …
- La prima cosa cui penseranno molti sarà: “La fine del libero arbitrio” … Confondendo fisica con metafisica …
- E sarebbe l’ora … Non credi, Art, che continuare ad “illudersi” sia un vero delitto? …
- Non voglio imbarcarmi in questa discussione, Billy, preferisco sospendere il giudizio …
- Ragazzo “giudizioso”! …
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Billy fu richiamato verso il fondo del locale dalle imprecazioni di qualcuno, che non riusciva ad aprire una delle asciugatrici … Io presi rapidamente nota delle ultime cose dette e quindi le rilessi, fermandomi, a tratti, per riflettere e chiosare, qua e là … Alzando gli occhi dal testo, lanciavo occasionali occhiate al mio bucato e, distrattamente, anche all’ambiente circostante … Fu così, che mi cadde ancora lo sguardo sulla coppia Kitty e Kathy, le quali stavano ancora “assaporandosi”, tal quale dianzi … Mi sembrò strano, perché era trascorso un bel po’ di “tempo” e l’orologio, proprio sopra le loro teste, lo testimoniava … Forse, preso dai miei pensieri, trattenni lo sguardo sulle due donne più del dovuto; sta di fatto che una di loro incrociò il suo sguardo col mio e, da quel momento in poi, il movimento delle sue labbra divenne ancor più eccessivo e la sua lingua prese a dimenarsi ancor più ostentatamente, mostrando un vistoso piercing … Non so perché, ad un certo punto non fui più capace di distrarre lo sguardo e, dal canto suo, la ragazza continuò a fissarmi, alternando maliziose strizzate d’occhio … Poi, come se le due s’intendessero al volo, si scambiarono di lato e a darmi quelle occhiate fu l’altra, la rossa …
Nel frattempo avevo notato le generose canottiere che entrambe indossavano, la notai specialmente nella prima, la bruna, che decisi di chiamare Kathy, e che, avendo un seno minuto, lo lasciava agevolmente intravvedere … Sembrava che si divertissero a fornire quello spettacolino a mio beneficio ed io non sapevo, o non volevo, perdermelo … Mentre riflettevo se era il caso di vergognarsi per quel mio lascivo rimirare, Kitty prese a scostare, più di quanto già non fosse, il bordo della canottiera di Kathy, scoprendo del tutto il seno minuto e mettendo in bella mostra il grosso e ritto capezzolo … Mentre compiva questo gesto, già mi era parso di notare un luccichio di metallo, ma non ne ero certo, fino a quando fu lei, accompagnando il gesto con lo sguardo malizioso, a rigirarsi fra le dita uno strano oggetto con le sembianze di un chiodo … Poteva trattarsi di un gioiello placcato con una punta lunga e acuminata e una testa semisferica … Lo vidi rigirato fra le dita di Kitty, così avevo battezzato la rossa, per un po’, senza capirne la ragione e senza stupirmi più di tanto, dato il ragguardevole numero di orecchini e ferraglie affini che le due sfoggiavano … Poi, d’improvviso, Kitty lo puntò proprio al centro del capezzolo di Kathy e, con un gesto rapido, l’infilzò, da parte a parte … Io trasalii, non aspettandomi niente del genere, ma, mentre un po’ di sangue colava fra le dita di Kitty, quest’ultima, con mio crescente stupore, rigirò con forza il chiodo fra le dita, intorcinando così il piccolo seno, che assunse presto l’aspetto di un panno strizzato … Non vedendo il volto di Kathy, potevo solo immaginarne l’espressione di dolore di lei e, nello stesso tempo, mi chiedevo lo scopo di quella scena, evidentemente a mio beneficio, ma forse, per loro, abituale …
Probabilmente, da un certo punto in poi, devo essere rimasto lì a guardarle, a bocca aperta, se non proprio con le bave alla bocca … Le due donne si trovavano di fronte a me, un po’ nascoste dalla fila centrale delle lavatrici e da vari cestelli appoggiati sopra di esse … Dopo un tempo non definito di quello strano stupore, ebbi l’impressione di essere a mia volta oggetto di attenzione e, come per necessità, spostai lo sguardo verso la mia sinistra e mi resi conto che una non più giovane donna mi stava osservando con occhi un po’ accigliati … Sapevo che non poteva aver visto la scena che mi aveva ipnotizzato, a causa degli ostacoli presenti e perciò doveva essere stata la mia espressione ad averla catturata … Cercai di apparire disinvolto e, con un vago cenno di saluto, richiusi la bocca ed alzai la rivista scientifica che avevo con me, in modo che l’intestazione fosse ben evidente, poi farfugliai qualcosa, come se riflettessi fra me e me …
In quel momento, alle mie spalle sentii la voce di Billy, che nel frattempo si era riavvicinato …
- Hanno fatto il solito giochetto anche con te, vero? …
- Cosa? …
- Ti ho visto poco fa … Come le guardavi … Tale e quale a me, le prime volte …
- Ah! … Si … Curiose, quelle due … Chissà che gli prende …
- Non so che gli prende, ma so per certo che è dannatamente contagioso!...
- Mi sa che qui, con tutte queste distrazioni … Il nostro bel ragionamento sta andando in malora, Billy …
- Scusate se m’intrometto …
Era la donna “non più giovane” di prima; quella che mi guardava in modo strano, mentre io guardavo in modo ancora più strano le due ninfette …
- … Ho sentito, involontariamente, i vostri discorsi di poco fa … Posso suggerirvi un possibile punto di vista alternativo? …
- … Ma prego, si accomodi … E’ la benvenuta! …
- Mi chiamo Lisa, sono un ex docente di matematica, in pensione … Ora mi dedico, a tempo perso, ad approfondire gli studi di gioventù …
- Piacere, Lisa, io sono Art e lui e Billy, ma forse voi vi conoscete già? …
- Sì, Billy lo vedo spesso e posso dire che è sempre stato un gran cavaliere nei miei confronti …
- Grazie,signora, bontà sua …
- Allora, ragazzi … Vogliamo prendere questo “toro” per le corna? …
- A lei la parola, madame …
- Da qualche anno ormai, ho molto tempo per leggere e per riflettere e sono sempre più dell’idea, che le prove scientifiche a disposizione ci portino inesorabilmente verso la conclusione di cui voi parlavate poco fa e, se mai, ben più oltre in quella direzione …
- In che senso, Lisa, vorrebbe specificare …
- Certo, Billy! Vedi, è ormai più di un secolo dalla pubblicazione della teoria della Relatività, eppure nel nostro linguaggio corrente, si continua a parlare come se non esistesse … Si continuano a considerare spazi e tempi assoluti e si continua a ragionare come se tutti i fenomeni si manifestassero su questo arbitrario “palcoscenico” …
- Ne convengo, questo è un serio problema culturale. Tuttavia sappiamo quanto sia difficile applicare la relatività alla vita quotidiana e di conseguenza adattarvi un linguaggio più consono alla realtà così come la vede la scienza odierna … Noi siamo in un certo senso costretti a “vivere” ed esprimerci in termini “classici” …
- Lei dice cose sensate Art; tuttavia, così facendo, accettiamo di imprigionare noi stessi un circolo vizioso, fatto di “allucinazioni classiche”, una vera e propria trappola culturale …
- Lisa, la “visione newtoniana del mondo”, o come diciamo spesso la “visione classica”, è pur sempre coerente, per l’interpretazione dei fenomeni come occorrono sulla superficie del nostro pianeta e, d’altra parte, non è emersa alcuna proposta alternativa concreta …
- Billy, quello che “conviene” non è necessariamente anche la “miglior” soluzione … Come dicevi tu stesso, poco fa, è necessario che, prima o poi, si faccia fronte a tutte le conseguenze che un nuovo concetto comporta, anche se non sono necessariamente gradevoli … Nel caso di specie, se nemmeno a livello di argomentazioni teoriche si fa fronte ai problemi, allora è inutile “ricercare”! …
- Qual è la sua idea sull’impostazione del mio articolo, Lisa?
- Io butterei lì i semplici fatti, come ce li rivela la scienza e le conseguenze che ne derivano, senza nascondere nulla, a rischio di andare incontro al paradosso! Peraltro, se ci fate caso, ormai è pieno in giro per il mondo di scienziati che le sparano grosse e poi si divertono a commentare il botto …
- Questo è vero! Ogni allusione alla “casta” dei teorici delle stringhe è puramente accidentale …
- Non toccare quel tasto, Billy, ne ho già avuto abbastanza per due vite! … La prego Lisa, vada avanti …
- Il primo argomento da introdurre, ovviamente, è lo “spaziotempo”, Questo argomento è la base di tutto e quindi va spiegato bene … Solitamente non lo si fa e quindi il concetto non viene capito nelle sue conseguenze: non consideriamo più un “luogo” ed un “tempo” separati e distinti, ma un cosmo il cui contenuto possa essere “rintracciato”, grazie ad un sistema di coordinate spaziotemporali, appunto. La totalità del cosmo “è”! Lo spaziotempo include passato e futuro e preclude qualsiasi ipotesi di presente!
- E … Dargli da mangiare direttamente topi morti? …
- Lo so Billy, l’ho messa giù dura, ma se non si prendete questa strada, l’articolo non potrà che essere “uno dei tanti” …
- Beh, Lisa, devo dire che, anche dal mio punto di vista, lei ha fatto un bel salto nell’iperspazio! …
- Può essere che tu abbia ragione Art; io me ne sto da troppo in disparte e forse sto perdendo il senso delle cose …
Proprio in quel momento arrivò di nuovo il ragazzino a chiamare Billy, asserendo che c’era un uomo morto in bagno e che non c’era più sapone per lavarsi le mani …
Billy era evidentemente scocciato, ma anche consapevole che la madre del piccolo lo stava osservando e quindi si sforzò di assumere un’aria conciliante e propose al piccolo, ammiccando nel contempo alla sua mamma, di andare insieme a ricaricare la saponiera, approfittandone per “soccorrere l’uomo morto” …
Lisa sembrò incuriosita e si alzò, dichiarando di voler approfittare dell’interruzione, per una propria esigenza fisiologica …
Io fui colto alla sprovvista e decisamente infastidito da quest’ulteriore turbativa … Diedi un’occhiata alla mia lavatrice per verificare il punto del programma e poi alzai gli occhi incappando ancora una volta nella coppia erotica … Qualcosa era cambiato, ora le due donne erano tranquillamente sedute e mi notarono subito … Io rimasi a guardarle, studiando il loro volto, finalmente in modo frontale … Loro, quasi all’unisono, mi sorrisero, con quella solita aria, un misto tra provocatorio e strafottente … E senza quasi che me ne accorgessi Kitty portò la mano alla bocca e si passò la lingua tra le dita, facendomi notare come stesse leccando via il sangue rimastovi e, contemporaneamente Kathy sollevò la sua di mano facendola scorrere lungo la spallina della canottiera sul seno dove la stoffa tirata evidenziava chiaramente la sagoma del chiodo che ancora infilzava il capezzolo sinistro … Tutta la scena, se possibile, era ancora più intrigante e stimolante di quelle precedenti … Io cominciavo a capire il punto di vista di Billy e mi rendevo conto che negare l’efficacia di quel loro “gioco”, sarebbe stato un gratuito diniego dell’evidenza, un’evidenza “solidamente fisiologica”! …
Kathy e Kitty si alzarono, dirigendosi verso di me, con mio grande disorientamento e terrore … Non avevo niente di minimamente proponibile da dire e sperai che fossero dirette verso la macchinetta delle bibite, ma non era così …
Kathy e Kitty si avvicinarono lentamente e, in un modo plateale, fecero finta di interessarsi alle ceste di biancheria che, poco prima, fungevano da ostacolo per gli altri alla scenetta che mi avevano somministrato … Kathy chiacchierava con l’amica, mentre rigirava uno dei contenitori, nascosto dietro al quale scopriva il capezzolo trafitto e ripeteva il gesto di torsione del chiodo, che io avevo supposto doloroso … Ma dalla sua espressione appariva tutt’altro … Ad ogni giro, si limitava a sorridere, mordendosi impercettibilmente la parte superiore del labbro ed increspando appena i lati del naso … Poi prese la mano di Kitty e se la appoggiò sul chiodo, guidandola con la propria nella ripetizione del gesto … E ancora, con le proprie dita raccolse il sangue e se lo portò alle labbra … E dalle sue labbra, Kitty lo raccoglieva con le proprie …
Questa scena durò pochi secondi, poi con sorprendente disinvoltura, Kitty ricoprì il seno dell’amica e si mosse verso di me …
- Possiamo offrirti qualcosa da bere? … Stiamo andando al distributore …
- Ehm … Chi? … Cosa? … Dici a me? …
- E a chi altro, sennò? …
- Ehm … No! … Ehm, cioè si …
- Sì o no? …
- Sì, sì … Grazie …
- Magari, se mi dici cosa …
- Cosa? …
- Cosa prendi? … Sveglia! …
- Ah, si … Scusa … Ehm … Una Coca … Sì, una Coca …
- Ok, resta pure seduto, te la portiamo al ritorno …
- Molto gentile … Davvero! …
Kathy la seguì, passandomi vicino, col suo solito sorriso … Fin troppo vicino …
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Mentre le due amiche si allontanavano verso i distributori, Billy, Lisa ed il piccolo scocciatore stavano tornando dal bagno, ma io ero ancora intontito dal profumo che Kitty, sfiorandomi, aveva depositato intorno a me … E forse ancor di più, da tutta la situazione e da quella fugace conoscenza … Finché erano rimaste lontane, era solo il loro aspetto ad essere in gioco, ma quando si erano avvicinate, avevo percepito tutta la loro fisicità e il mio stato mentale si era improvvisamente aggravato …
Sentivo che Lisa e Billy scherzavano col bambino e con un signore corpulento dietro di loro, ma ci volle tempo perché riuscissi a tornare dal “luogo” nel quale ero stato sospinto poco prima …
- E’ sicuro di non volere che chiami un’ambulanza, signor Hughes? …
- Chiamami pure Salinger, Billy … No, davvero, ora sto meglio … Deve essere stato, quel dannato hotdog … Non so dire quale però …
- Come sarebbe Salinger …?
- Sai, Billy … Credo di averne trangugiati almeno tre, se non quattro … Io sono fatto così! … Quando mangio, non so tenermi a freno … Credo che sia anche abbastanza evidente …
- Lei è davvero grande, signore! …
- Magari, fossi “grande”, piccolo … Purtroppo invece, sono semplicemente “grosso”, troppo grosso! … E ti assicuro che non è la stessa cosa! … Sappi che grandi ci può rendere solo il Signore, mentre grosso mi son fatto da me! …
- Tommy, smettila di scocciare i signori, vieni qua e sta un po’ fermo … Leggi il tuo fumetto! Che te l’ho comprato a fare, se no? …
- Non importa signora, anzi è stato suo figlio a segnalarci che il signor Hughes si sentiva male in toilette …
- Davvero? … Ma che è successo? …
- Billy, grazie a suo figlio, mi ha trovato e, con un contenitore di ammoniaca messo sotto il naso, mi ha fatto rinvenire … Ero svenuto in bagno, forse a causa di un malessere digestivo … Devo essere grato a suo figlio, ho rischiato di cadere per terra e magari di farmi male davvero …
- Bravo Tommy, mi fa piacere che ti sia reso utile, ma ora lascia stare i signori e vieni a metterti qui seduto per un po’ …
- Sì, mamma …
Stavo assistendo a quella scena, senza quasi capire quel che si diceva … Poco a poco, guardando le labbra dei presenti muoversi e sentendo i suoni delle voci da lontano, cominciai a far mente locale … Mi resi conto che Lisa si era avvicinata a me con un sorriso cordiale e Billy stava indicandomi a quel tale Hughes …
- Si sieda un attimo qui con noi, Salinger, in modo che la possa tenere d’occhio, mentre si riprende … Le posso presentare il mio nuovo amico Art …? … Art, questo è Salinger …
- Piacere, Art Callender …
- Piacere mio, Art, sono Salinger Hughes … Credo di aver letto qualcosa di suo, il nome non mi è nuovo …
- Curioso nome il suo …
- Mio padre me lo affibbiò in onore dell’autore e così, come spesso accade, un cognome si è trasformato in un nome …
- E lei, “The Catcher in the Rye” lo mai ha letto? …
- Da piccolo, per la curiosità, ma non credo di avergli dato molta importanza … In seguito non ho mai trovato il tempo di riprenderlo … Io ho seguito una strada tutt’affatto diversa e mi sono formato per essere un predicatore, ho seguito studi prevalentemente teologici … Anche se questo non giustifica la trascuratezza verso la letteratura … Signora …?
- Lisa Rae, ma può chiamarmi Lisa … Tutti noi finiamo per trascurare qualcosa … In fondo è inevitabile, non crede? …
- E’ un pensiero profondo, Lisa … Ma forse è sprecato nel mio caso, io ho finito per rovinare tutto a causa della gola … Un peccato banale, una ben misera fine per un aspirante teologo … Io ho provato a combattere una battaglia e l’ho persa … E forse con quella battaglia ho perso definitivamente anche la guerra … Oggi sono solo un peccatore, schiavo di un vizio che mi consuma, senza darmi più alcun piacere …
- A mio modo di vedere, lei sta meglio di altri, perché è consapevole del suo problema e questo è un primo passo per poter vincere qualche battaglia … Ed è molto di più di quanto altri possano dire …
- Lisa, lei è una donna saggia … Spero che sia anche una brava preveggente …
- Adesso si sente meglio, Salinger? …
- Sì, Lisa, molto meglio, grazie … Immagino di aver interrotto qualcosa, con la mia involontaria esibizione …
- Eravamo qui ad aiutare Art, deve scrivere un articolo e tutti noi volevamo contribuire …
- A davvero, Art … Le spiace se partecipo? …
- La prego … Eravamo tutti in attesa che Lisa ci esponesse il suo punto di vista …
- Se non sbaglio, Art, si stava dicendo, invece, che sono su posizioni un po’ troppo sopra le righe …
- Non per me, Lisa …
- Né per me … Sia io che Billy, comprendiamo, quello che proponi, tuttavia io sono preoccupato di trovare un punto di equilibrio, che consenta al pubblico generico di afferrare il senso di ciò che affermiamo …
- Il “pubblico generico” è abituato alla “fiction” ormai e ad ogni genere di storie, raccontate nei modi più estremi … Stiamo parlando di una platea smaliziata … Noi non possiamo inventarci niente di più stupefacente di quanto già non gli abbia propinato qualche telefilm di fantascienza o, peggio, una qualunque “situation-comedy” …
- In questo non le si può dare torto, Art …
- Il punto, secondo me, non è più e non è tanto la “stranezza” di quello che proponi … La “differenza” vera la faranno le elaborazioni con cui tratti gli argomenti … Il lavoro vero è quello: mettere insieme i dati in modo logico e coerente, esponendoli spudoratamente alla critica, ma i tuoi critici saranno costretti a loro volta a confrontarsi con le tue tesi e non potranno più ignorarle …
- Va bene, Lisa, ma ora sta a te esporre il seguito del tuo pensiero … Vediamo a cosa ci porta …
Mentre dicevo quelle parole, vidi Lisa alzare lo sguardo, come se il mio invito avesse dovuto cedere il passo a qualcosa di incombente … Non capii subito cosa l’avesse turbata, finché non vidi una lattina di Coca venir depositata sul tavolo di fronte a me, da una mano inanellata e macchiata qua e là di rosso … Ero in preda al più totale imbarazzo, prima ancora di voltarmi, per vedere Kitty, che si era sporta sopra di me, per compiere quel gesto … Balbettai qualcosa di simile ad un grazie e, con pretesa disinvoltura, aprii la lattina, portandola alla bocca … Naturalmente fui vittima della pressione del liquido e me ne rovesciai un bel po’ addosso … Kathy, quella che io “chiamavo” così, ridendo si rivolse genericamente a me …
- Attento cocco a non affogare nella Coca …
- Accidenti che sbadato … Finirà che dovrò lavare anche i panni che ho addosso …
- Art, non sapevo che le conoscessi? …
- Veramente, Billy, si sono solo offerte di portarmi da bere … Non direi che …
- Che ti prende, cocco? … Abbiamo o non abbiamo parlato poco fa … Che vorresti di più? … Conoscere la mia famiglia? … E’ così che mi ringrazi? …
- Non mi fraintenda, signorina … E’ stata gentile a portarmi da bere, ma non ho il piacere di conoscere il suo nome, se non sbaglio …
- Ti accontento subito, cocco, io sono Kitty e la mia amica è Kathy …
- Ma, io credevo …
- Cosa credevi, pensi che mentirei sui nostri nomi …
- No, per carità … Non mi permetterei …
- E vorrei vedere …
Mentre io m’impantanavo in quel ginepraio psicomotorio, tutti gli altri, subornati da Billy, se la stavano ridendo, sotto i baffi … Io, di lì a poco me ne accorsi e, alla fine, ci risi sopra con tutti gli altri … Intanto, anche le due amiche si erano un po’ sciolte e ridendo, anche loro, si misero a sedere sulle lavatrici, accanto al nostro gruppetto di pensatori …
- Art, se hai finito di “bere” … Possiamo riprendere il nostro discorso …
- Scusami, Lisa, vai pure avanti …
- Supponiamo che tu presenti ai tuoi lettori, per cominciare, l’idea dello spaziotempo quadridimensionale, da intendersi come una specie di “ipersolido”. Questa entità, se viene utilizzata come rappresentazione del cosmo sul piano di un foglio, può essere esemplificata come un filone di pane, lungo a piacere, e con le due estremità convergenti in punte arrotondate. I due estremi rappresentano gli ipotetici BigBang e BigCrunch.
- Ipotetici, in quanto noi stiamo per negare sia l’eventuale origine, che l’eventuale fine del cosmo, laddove neghiamo il tempo …
- Esatto! Ma per il momento rappresentiamo nel nostro filone di pane i dati che la scienza ci fornisce … Tuttavia, essendo proprio uno di questi dati a stabilire che spazio e tempo sono elementi dati della metrica e cioè semplici “coordinate” per localizzare gli eventi nel nostro “filone di pane”, non ci resta che analizzare questa nostra idea di spaziotempo, mettendo le “mani in pasta” …
- Quindi, Lisa, tu stai proponendo che il “filone di pane” corrisponda al nostro universo fisico per il lato della larghezza, rinunciando per motivi pratici alla sua tridimensionalità, e quindi per la sua lunghezza esso rappresenta lo stesso universo per tutta la durata di quello che sarebbe il tempo, ma un tempo che in questo esempio non esiste, in quanto si materializza alla stregua dello spazio …
- Più o meno … Dobbiamo affinare il nostro esempio strada facendo, per adattarlo allo scopo … Quello che conta è che noi abbiamo chiara in testa l’idea che il nostro “filone di pane” rappresenta tutto! E’ tutto! Ed è per questo che, osservandolo, non abbiamo modo di individuare passato e presente: il filone può essere visto, indifferentemente, da qualsiasi estremità e, quel che più conta, non v’è modo di stabilire quale sia il “presente”! …
- Lisa, tu hai chiaro in mente, dove stai andando a parare? …
- Sì, Billy, ma non è detto che sia la risposta definitiva, mi basta che alla fine, noi tutti si sia fatto anche un solo passo in avanti …
- Ok, vai per la tua strada, Lisa, a questo punto, voglio proprio conoscere tutta la storia …
- Grazie, Art … Ora, se noi affermiamo che il nostro “filone” è un esempio del nostro cosmo, in cui la cosiddetta metrica è uno spaziotempo quadridimensionale, come identifichiamo un determinato evento? Cioè se volessimo identificare questo momento all’interno del nostro “pane”, come potremmo fare? …
- Diciamo che potremmo tagliare una “fetta di pane”, trasversalmente in cui sarebbe incluso il nostro “presente” e quello di tutto ciò che è simultaneo ad esso nel resto dell’universo …
- E’ un punto di vista apparentemente corretto, Salinger, ma come avrà notato, i nostri due amici scuotono la testa … Forse Billy è il più adatto per chiarire questo punto … Vero? …
- Vede, signor Salinger, il problema è particolarmente evidente grazie a questo esempio, perché non è affatto così semplice tagliare questo nostro “filone di pane” … Per poterlo fare, dobbiamo sottostare alle leggi imposte dalla teoria della Relatività … Voglio dire che non ci è consentito di tagliare il nostro pane trasversalmente come verrebbe istintivo … In realtà, un coltello relativistico ci obbligherebbe a tagliare, una volta individuato il punto in cui ci troviamo noi, secondo delle linee obbligate che, passando per quel punto, seguono una direttrice fissata dalla velocità della luce …
- La velocità della luce? …
- Temo di sì, Salinger …
- Come ci entra? …
- Il problema è che quando noi, qui sulla terra, viviamo il nostro presente, pensiamo che ovunque altrove ci sia un presente simultaneo, in cui altri vivono il loro presente … Tutto questo può anche essere accettato, per convenzione, sul nostro pianeta e magari nei nostri dintorni … Quello che non si può fare è estendere questa idea di simultaneità a tutto l’universo …
- Come sarebbe? …
- Vede Kathy …
- Ehi, io sono Kitty, non facciamo confusione …
- Chiedo scusa … Dicevo, Kitty, ciò che noi possiamo considerare come simultaneo non può essere, astrattamente un presente assoluto, perché in nessun modo tale eventualità sarebbe verificabile e ciò equivale quindi ad una affermazione gratuita …
- Non ho capito niente …
- Ottimo! … Vedi Lisa, questo è un campione dei lettori e questa osservazione dimostra qualcosa, non credi? …
- Ehi, cocco, non sono mica scema …
- No, non è quello che intendevo …
- Vede, signorina …
- Mi chiamo Kitty … “Signora” …
- Vedi, Kitty … A proposito, io sono Lisa …
- Tanto piacere … E lei, è Kathy …
- Ciao, Kathy …
- Ehilà … Come va? …
- Bene, grazie … Dunque, scusa Billy, se t’interrompo … Quello che stiamo cercando di tradurre in parole semplici, per i non addetti ai lavori …
- Ecco, adesso si che mi piaci, Lisa, non addetti ai lavori mi sta bene … Io non lavoro e non sono nemmeno un’addetta …
- Sì, naturalmente … Ecco, stavo dicendo, che per tagliare una fetta del nostro “filone di pane” dobbiamo considerare quegli “avvenimenti” che sono “realisticamente” simultanei e non semplicemente quello che accade, in un presente indicato da un orologio al nostro polso … L’unico modo per collegare gli eventi distanti nel nostro universo è quello di associare eventi che siano “conoscibili” e ciò richiede che la simultaneità non sia “istantanea”, ma vincolata alla massima velocità alla quale può viaggiare una qualsiasi informazione e questa velocità massima è appunto la velocità della luce …
- Scusate se interrompo, ma questo è un punto importante e vorrei sapere, se tutti i presenti lo hanno compreso …
- Io no … Scusate, ma stavo soffiando il naso a Tommy … Potreste spiegarmi perché non possiamo avere un solo presente per tutto l’universo e tagliare la pagnotta semplicemente di traverso …
- Vede, signora …
- Verna, mi chiamo Verna …
- Si … Verna … Come stavo dicendo … Uhmm … Cosa stavo dicendo …
- Ora, se permetti, Lisa, riprendo io
- Dai, Billy, vai avanti tu …
- Allora … Innanzitutto, quello che noi comunemente intendiamo per “presente” nella vita quotidiana, presuppone, badate bene … Intendo dire “inconsapevolmente” presuppone, che gli eventi che arrivano alla nostra attenzione, lo facciano “istantaneamente” … Solo se ci fermiamo a ragionare, ci rendiamo conto che, per esempio, se qualcuno ci saluta dalla luna, noi lo vedremo dopo poco più di un secondo e se lo stesso saluto ci viene dal sole, noi lo sapremo circa otto minuti dopo …
- Davveroooo? …
- Sì, Kathy …
- Io sono Kitty … Vuoi che ti faccia un disegno? …
- Scusami, Kitty … Dicevo, dunque, che più ci allontaniamo dai nostri dintorni, più estreme diventano le divergenze in questione … Un esempio valga per tutti, quello che accade su una stella a 4-5 anni luce dalla terra dovrebbe essere ciò che noi vediamo oggi con i telescopi o ciò che effettivamente succede laggiù in corrispondenza di questo nostro presente e che noi non conosceremo mai, ma che apparterrà al presente dei nostri discendenti tra quattro o cinque anni? …
- Perché guardi me? … E che ne so io! …
- No, Kitty … Dicevo un po’ a tutti … Era una domanda retorica …
- Dai, Billy … Va avanti …
- Naturalmente, Salinger, non voglio affermare che esista una risposta univoca … Ma, ragionevolmente parlando, l’unico tipo di simultaneità, o di presente, che abbia un senso … L’unica fetta del nostro filone di pane che abbia un senso pratico, deve essere tagliata con un’inclinazione tale da includere quegli eventi cosmici, che “possono” materialmente essere conosciuti, ovvero raggiunti in termini di velocità massima, cioè, allo stato delle conoscenze, alla velocità della luce. Se un domani si dimostrerà, che sia possibile trasmettere informazioni a velocità maggiori, ovviamente dovremo rivedere tutta la faccenda …
- Quindi …
- Quindi, l’unico “coltello” che possediamo può tagliare solo fette “inclinate”, a formare un doppio cono, passante per il punto che ci interessa e la cui angolazione é proporzionale alla velocità della luce …
- Cos’è questa storia del doppio cono? …
- Permetti, Billy? …
- Prego, Lisa …
- Vedi Verna, il punto chiave di tutta questa discussione, è proprio il tentativo di spiegare come un universo siffatto, non preveda il tempo come distinto e diverso dallo spazio, bensì il cosiddetto spaziotempo, che perciò stesso prevede, per ogni evento, uno sviluppo sia nel verso del passato, come in quello del futuro … Quindi, il nostro presente è il passato di qualcun altro già adesso, così come per qualche stella lontana noi solo adesso stiamo osservando il presente di qualcun altro … In questo modo presente, passato e futuro non sono che convenzioni del tutto arbitrarie … Per quanto assurdo tutto ciò possa sembrare …
- Mamma mia! …
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Quell’accorata espressione di disappunto, da parte di Verna, fece calare il silenzio per qualche istante, come se ci fosse stata una presa di coscienza, da parte di tutti, che la piega presa dal discorso stesse mietendo le prime vittime … Lisa propose di prendersi una pausa, per procurare del caffè per tutti quanti, poi avrebbe provato a riproporre la questione in termini, auspicabilmente, più abbordabili …
Kitty e Kathy si offrirono di fare da cameriere, dopo che Salinger pretese di offrire per tutto il gruppo … Ognuno si era poi dedicato al proprio bucato, anche le due amiche fecero prima un giro davanti alla loro lavatrice, per poi dirigersi verso i distributori, ma stranamente ripassando davanti a me … Kathy … O era Kitty? … Beh, insomma, quella delle due col chiodo conficcato nella carne, fece in modo di passarmi davanti scoprendo il seno trafitto, ostentatamente … Un po’ come fanno i poliziotti in borghese, per mostrare il distintivo, celato sotto al risvolto della giacca … Lo fece con quel suo sorrisetto malizioso e accentuando al tempo stesso l’ancheggiante incedere …
Dopo che tutti furono ritornati intorno alle fumanti tazze di caffè, si creò un fitto scambio di opinioni fra coloro che si erano aggregati via, via al nostro terzetto iniziale, ognuno aveva perso qualche parte della discussione e cercava di farsi ragguagliare da qualcun altro, che a sua volta mancava di qualche elemento … Lisa mi stava spiegando che non si aspettava una platea di quel genere è che perciò forse era partita volando troppo in alto … Billy suggerì di approfittarne per vedere se si riuscisse a sfruttare quell’inatteso pubblico per testare i nostri argomenti … Io insistetti perché fosse Lisa, comunque, a continuare l’esposizione della sua originaria tesi: dovevo ancora sentire la parte più importante della sua idea …
Brindammo scherzosamente, coi bicchierini di plastica del caffè, per ringraziare il generoso Salinger e poi tutti sembrarono rivolgersi all’unisono verso Lisa, quasi a riconoscerne l’autorità … Quasi a voler sentire ancora un po’ di quell’astrusa favola, che lei sapeva rendere così allettante … Lisa ne sembrò piacevolmente sorpresa e fece un vago gesto come per chiedere se fossero tutti d’accordo a sentire lei … E tutti annuirono …
- Visto che, strada facendo, il nostro piccolo gruppo si è allargato e si è altresì arricchito di competenze diverse … Sarà il caso che io provi a ripartire, questa volta un po’ più da lontano … Diciamo pure che nessuno sta cercando di stravolgere il senso del mondo che conosciamo, ma che, piuttosto, stiamo cercando di allargarlo, per comprenderne una fetta più grossa, se non proprio l’intero universo … Per far ciò occorre introdurre qualche nuova parola e qualche “strana” nuova idea …
- Scusa se t’interrompo, Lisa, ma perché prima cercavi in tutti i modi di fare a meno del tempo? …
- Vedi, Salinger, non si tratta di “volere”, ma di “costatare” … Nel senso che, qualche volta, per allargare l’orizzonte, bisogna togliere di mezzo qualche cespuglio di troppo …
- Per te, l’idea di “tempo” sarebbe una specie di eccesso di vegetazione? …
- Di nuovo, non l’”idea”, ma il “pregiudizio” … Il tempo, come siamo abituati a considerarlo dopo tanti secoli di storia, si porta dietro troppe “implicazioni” ed è controproducente inglobarlo pari, pari in un ragionamento scientifico … Mi segui? …
- Ok, Lisa, ma perché eliminarlo del tutto? …
- Partendo da una base solida come la teoria della Relatività, ci limitiamo a fare un passo per volta lasciando fuori tutto ciò che non si rende esplicitamente necessario introdurre … Se, ad un certo punto, il tempo si rendesse necessario, non avrò alcun problema a riconsiderarlo, ma stabilendo al contempo una precisa definizione e circoscritta del termine … Per il momento la teoria ci dice che tempo e spazio non sono che semplici metodi metrici atti a recuperare un evento nello spazio quadridimensionale ed in questo senso è più corretto indicarli col neologismo “spaziotempo” …
- E’ questo che intendevi parlando del “filone di pane”, poco fa? …
- Esatto, Verna … Il “pane” in questione è un filone di quelli farciti, con al proprio interno uvetta e canditi vari che rappresentano le galassie, le nebulose, i quasar e tutte le altre entità cosmiche che costellano i cieli …
- E noi? …
- Noi facciamo parte di una di quelle galassie, in un punto qualunque di quel filone di pane, Kitty …
- Io sono Kathy! …
- Scusa, Kathy … Il punto che stavamo cercando di spiegare prima, riguarda il significato che hanno, per noi, gli altri oggetti nel cosmo; parlando del filone, che rapporti esistono tra il nostro e gli altri chicchi d’uvetta o canditi che dir si voglia …
- Puoi ridirlo? …
- Certamente, Kathy … Se noi prendiamo ad esempio della nostra galassia uno qualunque dei chicchi di uvetta e vogliamo capire che relazione esiste con gli altri frutti presenti nel filone, dobbiamo chiederci, prima di tutto se ciò è possibile …
- In che senso, Lisa? …
- Nello stesso senso che avrebbe chiedersi se possiamo parlare ad una persona qualunque … Prima di tutto bisogno capire se è alla portata della nostra voce … Se fosse dall’altra parte del mondo, per esempio, sarebbe impossibile farlo direttamente e quindi si renderebbe necessario ricorrere ad un mezzo, come il telefono, oppure la posta … Ma se non ci rendiamo prima conto delle posizioni relative, rischiamo di parlare al vento … Non credi, Verna? …
- Sì, credo di cominciare a capire cosa intendi …
- Tornando al nostro filone … Tu stai dicendo che per prima cosa occorre capire a che distanza si trovano i chicchi o i canditi, prima di capire se possono comunicare …?
- Certo, Salinger, ma dobbiamo anche trovare il giusto mezzo, per effettuare questa misura, non possiamo usare i metri o i chilometri e dobbiamo considerare che il nostro filone non misura solo spazio, ma anche tempo, almeno per il momento …
- Quale sarebbe, Lisa …?
- Per vari motivi, Kitty, che non è il caso di enumerare adesso, il metodo migliore è utilizzare la velocità della luce … Vi basti sapere che non conosciamo nulla, ad oggi, che possa viaggiare più velocemente e quindi questo è il limite di ogni possibile misura nello spaziotempo …
- Come si fa? …
- Ripartiamo del nostro filone di pane farcito … Scegliamo un chicco di uvetta a rappresentare noi in questo momento e proviamo a chiederci come possiamo tagliare il nostro filone per far si che la nostra “fetta” includa tutto ciò che noi vediamo, direttamente o con gli strumenti, del resto del cosmo … Istintivamente, ci verrebbe da pensare, che la fetta tagliata trasversalmente sia quella che corrisponda al nostro “presente”, ma ciò sarebbe vero solo le informazioni viaggiassero a velocità infinita, cosa contraria alle prove scientifiche che abbiamo …
- Mamma, che state facendo? ...
- Stai buono, Tommy … La mamma è occupata, torna a sederti ancora per un pochino … Scusa, Lisa, continua pure …
- Come dicevo, l’unica possibilità, per tagliare delle fette che corrispondano alla realtà, che effettivamente conosciamo, consiste nel tagliare “fette” con una certa inclinazione che, a partire dal punto in cui ci troviamo, intersechino gli eventi che la velocità della luce ci porta dal passato e che essa porterà, nel verso opposto, nel futuro in cui noi appariremo essere il passato …
- Uhhhwaow! … Che doppio salto mortale, gente! …
- Sì, è vero, Verna … Scusa, ma non c’è alternativa … Se noi vediamo altri, nel passato, a causa della limitatezza della velocità della luce nel trasmettere le informazioni, allora è logico pensare che, a nostra volta, noi apparteniamo al passato di qualche chicco d’uvetta all’altro capo del nostro “filone” … Non credi? …
- Ho qui, la spesa, Lisa, prendo una baguette e magari ci fai vedere in pratica …
Una Verna divertita fornì lo strumento per la piccola dimostrazione … Lisa fece un forellino al centro del filone, ad indicare il nostro presente e poi utilizzò la mia matita per mostrare come, ogni possibile taglio diagonale, passante per quel punto, avrebbe incluso una parte a sinistra ed una a destra del foro nel pane … Spiegò poi come i due lati rappresentassero da una parte, il passato e dall’altra, il futuro … In questo modo, appariva evidente come, l’esistenza del nostro “presente”, implicasse l’esistenza, non solo del passato, ma anche del futuro, “simultaneamente”! …
Tutti rimasero, incantati, a fissare la baguette … Billy ed Io ci scambiammo sguardi d’intesa e di ammirazione per Lisa, ma io ero ancora una volta in trepida attesa di ciò a cui Lisa stava mirando e che non era ancora emerso …
Tommy arrivò inosservato e, nello stupore generale, salì sulle punte dei piedi, afferrò la baguette e ne strappò un pezzo, che poi addentò, voracemente … Tutta l’atmosfera sembrò dissolversi in un chiacchiericcio, sempre più disperso … Tutti erano passati ad occuparsi del proprio bucato, chi doveva passare alla seconda carica, chi estraeva i panni dalle lavatrici per passarli agli essiccatoi … Kitty e Kathy, imperterrite, avevano ripreso a limonare, questa volta ad occhi chiusi, senza più, apparentemente occuparsi di me …
Restammo lì, Lisa ed io, a guardarci, interdetti, mentre anche Billy era stato richiamato dai suoi doveri … Dopo qualche secondo di silenzio, mi scusai con lei, approfittando di quella pausa per una sosta al bagno … Mentre mi allontanavo, vidi Kitty, ovvero la rossa, che si stava dirigendo incontro a Lisa, rimasta a curiosare i miei appunti …
Mi stavo rinfrescando il viso, dando occhiate nello specchio al mio volto grondante, quando nel riflesso notai Kathy affacciarsi alla porta ed entrare decisa, appoggiandosi poi comodamente al muro, le braccia conserte ed ancora una volta la maglietta ben distesa ad evidenziare il contenuto sottostante …
- Il bagno delle donne è quello di fronte …
- Sto bene qui, se non ti dispiace …
- Perché lo fai? …
- Cosa? …
- Lo sai …
- Mi piace come guardi, rende tutto più eccitante …
- Non per me …
- … Ma valà …
- E tu perché lo fai? …
- Ho scelto di avere una sola padrona, che fa di me ciò che vuole … E quando lo fa, io vado in visibilio …
- Vai in … cosa? …
- “Visibilium omnium et invisibilium …”: è latino … Significa oltre a ciò che è visibile ed invisibile, oltre ad ogni altra cosa … E’ questo che provo, quando lei prende il totale controllo e fa di me ciò che vuole …
- Ciò che vuole? …
- Sembri un fottuto pappagallo! … Non sai di cosa parlo, vero? … Non hai mai provato a perdere completamente il controllo su te stesso … No, certo che no! … Ma non sai cosa ti perdi! …
- E’ a quel chiodo, che ti riferisci? … E’ quello, il tuo modo di andare “in … visibilio”? …
- Può trafiggermi con un chiodo, o frustarmi a sangue, oppure penetrarmi con un fallo artificiale … Non importa cosa … Importa solo, che “lei” provi piacere a farlo … Importa che io esista, solo per soddisfare le sue voglie … Anche solo per esibizionismo, come nel tuo caso …
- No, hai ragione … Non so proprio di che diavolo parli …
- Non vorresti estrarre questo chiodo, per piacere … E’ molto doloroso …
- Che centro io? … Perché lo chiedi a me? …
- Kitty dice, che non lo puoi estrarre che tu …
- Voi volete solo divertirvi alle mie spalle, o di Billy, magari …
- Non io, Kitty … E’ lei a decidere …
- Non nel mio caso! …
- E se te lo chiedo io, per me, per piacere? …
- E’ pur sempre una presa in giro …
- Ma lo farai? … Sei sicuro di voler perdere l’occasione di toccarmi e di provare le sensazioni che prova Kitty, mentre lo fa? … Hai mai desiderato di avvicinarti e toccare una lesbica? … Ci sei mai riuscito? … O lo hai solo sognato, toccando te stesso, per consolarti? …
- Forse hai ragione, dovrei usarti come tu cerchi di usare me … Cogliere l’attimo …
- Non m’importa che scusa scegli, è affar tuo … Vorrei solo che mi togliessi questo chiodo e … Te lo puoi tenere … Per ricordo …
Il suo sguardo di sfida, le sue parole provocatorie, o chissà che altro, mi spinsero ad avvicinarmi, mentre in mano avevo ancora una delle salviette di carta, servite ad asciugarmi il volto … Lei scostò ancora la spallina della canottiera, scoprendo il piccolo, mirabile seno, trafitto nettamente al centro del capezzolo e ancora segnato da leggeri rivoli di sangue … Kathy non sorrideva più, la sua espressione era simile a quella che aveva mentre subiva il supplizio da Kathy … Era incredibilmente bella e sensuale, mi resi conto ancora una volta di quanto leggero fosse l’alone di profumo del suo corpo e di quanto tutto ciò che aveva detto fosse vero … Non so perché mi venne in mente quel pensiero, ma mi aiutò ad afferrare la capocchia del chiodo, ma forse fu anche la causa del tremore che, al primo contatto scosse la mia mano, provocando in lei un leggero fremito … Mi scusai … Lei rimase in silenzio ed io iniziai ad estrarre, lentamente … Quasi a voler prolungare quel momento, indefinitamente … Ma non durò abbastanza e presto ebbi l’oggetto fra le dita … Qualche goccia di sangue fuoruscì e rapidamente Kathy la raccolse con un dito, portandoselo alla bocca, per poi leccarlo, con gusto e con dovizia … Io ero ancora in trance e da lassù la vidi ricoprirsi il seno e lentamente riprendere il suo sorriso di sfida … Per poi allontanarsi, ancheggiando, vistosamente e pronunciando poche, distinte parole …
- Ciao, cocco …
Io, intanto, mi vedevo nello specchio del bagno, fisso, con quel chiodo insanguinato in mano, dentro alla salvietta … Come un perfetto … “Cocco” …
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Poco dopo uscii dalla toilette, ancora un po’ stranito, diretto distrattamente verso la macchinetta del caffè, il chiodo stretto fra le dita, dentro la discreta salvietta, senza in fondo sapere perché la stavo conservando quasi come una reliquia … Non c’era una ragione vera e propria e riflettevo ancora sul perché mi ero prestato a quella richiesta … Fra i vari curiosi pensieri, che frullano nella mia mente, riaffiora anche, tra i più improbabili, quello del film Yakuza, di Sydney Pollack ed in particolare quella scena in cui il samurai, incapace di portare a termine la sua missione e fermato dal compiere suicidio rituale, ritiene di fare ammenda e recuperare l’onore perduto, almeno col gesto simbolico del dito tagliato, che poi viene avvolto in una salvietta e consegnato al proprio creditore … Ecco mi sembrò, vagamente che, conservare quel chiodo, fosse qualcosa del genere … Scemenze … Nel contempo, in modo del tutto automatico, avevo inserito la moneta e prelevato un caffè di cui non avevo alcuna necessità, né voglia … Lo stavo rimirando, lo roteavo dentro il piccolo bicchiere, dando sempre nuovo impulso alla schiuma, nel suo spiraleggiare verso il centro … Altri pensieri si sovrapposero, quali erano le priorità, mi venne di pensare … Che cosa volevo veramente? … Kathy mi aveva messo davanti ad una verità, o solo causato una distrazione? … Mi era piaciuto entrare in quel loro piccolo gioco, apparentemente banale, ma in grado di eccitarmi più di quanto volessi ammettere … Quel chiodo lo tenevo perché prolungava la sensazione che mi aveva dato estrarlo … Sentirla fremere, così vicina a me, mi era piaciuto troppo e troppo inaspettatamente … Ma come aveva fatto Kathy a cambiare in modo così agevole il mio stato d’animo? … L’avevo tanto sottovalutata da lontano, quanto efficace era poi stata la sua inaspettata vicinanza … Ora la mia mente si stava di nuovo allontanando verso le implicazioni di quel gorgo in miniatura di schiuma di caffè … Una spirale che ricorda l’uragano che, proveniente dall’atlantico, spazza ogni cosa dalle coste della Florida, ovvero il turbinare interminabile delle galassie trascinate forse dal loro occhio formato dagli immensi buchi neri … In una mano quel chiodo e quel sangue, nell’altra quel caffè e quella schiuma … Dove sta veramente il sé, che la nostra mente racchiude? … Ancora mi chiedo quale ipotesi Lisa ci stava per spiegare, prima d’essere interrotta e tuttavia è Kathy che irrompe continuamente a sparigliare tutte le certezze …
- Ti piace freddo? …
- Cosa? …
- E’ un po’ che lo rigiri, ti piace freddo …
- Ah, Kitty! … No, non ci pensavo proprio, al caffè … Ho appena visto la tua amica …
- Lo so! … L’ho mandata io … Cosa stringi in quella salvietta?
- Anche questo, sai già …
- E’ il modo in cui la tieni, che m’incuriosisce …
- Sì, ci stavo giusto pensando poco fa …
- A cosa? …
- A voi due e a tutta questa storia, che avete messo su …
- Quale storia? …
- Lo sai! …
- Io so quello che mi riguarda, non quello che significa per te … Ma direi che la cosa ti ha fatto effetto e che se potessi, ne vorresti ancora … Ma ti avverto, non puoi! …
- L’ho già chiesto a Kathy … Perché lo fai? …
- Perché posso! …
- Puoi cosa? …
- Fare qualcosa, che altri desiderano soltanto, senza mai azzardarvisi …
- Puoi capire …
- Non mentirti, Art, dimmi la verità … Ti è piaciuto quello che hai fatto? …
- Non posso negarlo … Ma perché hai voluto che lo facessi? …
- Non conosco bene solo le mie pollastre …
- E questo, cosa vorrebbe dire? …
- Tu sei un libro aperto, ti ho visto, mentre ci guardavi slinguettare …
- Cosa? …
- Devo dirlo? …
- Lascia perdere … Dici e non dici, ma credo che tu non stia dicendo niente, Kitty …
- Tu pagheresti, per essere al posto di Kathy …
- E’ questo, che credi? …
- E’ questo, che so! …
Kitty disse queste parole, mentre si girava, allontanandosi con decisione, verso la sua amica, che già stava svuotando una delle macchine …
Io rimasi senza parole e fui contento che se ne fosse andata … Non avrei saputo rispondere … Aveva detto qualcosa che non capivo del tutto … Ma come poteva essere? … Non c’era niente da capire, c’era solo da negare … Ma se lei fosse rimasta … Non sarei stato in grado di negare …
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Salinger era spuntato, poco dopo, alle mie spalle, interrompendo quel miserevole giro di pensieri; sembrava ansioso di scusarsi, per dovermi chiedere ancora degli spiccioli, questa volta per l’ammorbidente …
Glieli diedi senza tanti convenevoli, ma lui rimase lì … Mi guardava, come a volermi parlare, ma senza sapere come avviare la conversazione … Io, da principio ero infastidito, principalmente per la figura che avevo fatto poco prima … Ci guardammo imbarazzati e poi finalmente il ghiaccio fu rotto …
- Sai, Art, ho visto che parlavi con quelle due ragazze, forse meglio dire donne …
- Decisamente …
- Le ho notate spesso … Sono sicure di se stesse … Non temono “quello che sono” … Provo un po’ d’invidia per loro …
- In che senso, Sal? …
- Mi chiedo cosa sarebbe stato se io, ai miei tempi, avessi trovato il coraggio che vedo in loro oggi …
- Forse non è coraggio ma solo incoscienza …
- Forse va bene lo stesso …
- Stai cercando di dirmi qualcosa? …
- Ogni tanto, mi riscopro a fare le stesse considerazioni … Ripenso al tempo in cui credevo che, certe scelte di vita, comportassero la rinuncia a ciò che la mia fede indicava come “peccato” … Io credevo veramente che la fede mi avrebbe guarito da certe mie “tendenze” … Ma più andavo avanti e più cose imparavo, più sentivo il peso della rinuncia … Quelle due ragazze, forse sono un po’ folli, nel manifestare il loro modo di essere, ma mi ricordano che le mie “rinunce” hanno fatto danni ben peggiori …
- Tutti noi facciamo calcoli sbagliati in gioventù, le cui conseguenze sono notevoli, non credo che quelle due facciano testo …
- Ne convengo, Art … Tuttavia …
- Non credere però, Sal … Voglio dire che ne sono stato turbato anch’io, qualcosa d’indefinito, una sensazione fisica … Niente di circostanziale …
- E’ questo il punto … Mi sono rivisto alla loro età quando respingevo l’idea stessa di essere attratto dai miei compagni … La consideravo una “tentazione”, un male, che avrei potuto evitare dedicandomi alle cose “più serie” cui volevo dedicarmi “da grande” … Quando poi mi sono trovato ad insegnare proprio a quei giovani che avevo respinto anni prima e di fronte alle loro “provocanti” libere manifestazioni … Tutte le mie difese sono crollate …
- Dici provocanti, come se pensassi che fossero intenzionalmente dirette a te, Sal …
- Forse non lo erano all’inizio, ma io devo essermi tradito, con gli sguardi o con gli atteggiamenti inconsapevoli, chissà … Sta di fatto che alcuni di loro hanno preso a farsi sempre più sfacciati … Le loro effusioni erano sempre più palesemente dirette a mio beneficio … Arrivarono persino a fare battute allusive, intese a manifestare la loro “eventuale disponibilità” … Ed io non ero più in grado di sottrarmi … In poco tempo mi resi conto di essere privo di difese …
- Credi si siano accorti di questa tua fragilità? …
- Assolutamente, Art! Se vi fossero stati dubbi, in ogni caso, i fatti successivi li hanno dissipati del tutto …
- Che accadde, Sal? …
- Uno di loro finse di dovermi chiedere aiuto per una ricerca e con quella scusa si presentò a casa mia … Io, stupidamente, avevo dato pubblicamente il mio indirizzo, a inizio anno, per chi avesse voluto consigli spirituali … Quella sera si presentarono insieme, lui ed il suo compagno … Non seppi respingerli subito ed una volta entrati, il loro gioco sottile finì per intrappolarmi …
- Immagino, che nella trappola, tu ci fossi dentro già da un pezzo …
- Infatti! … Loro avevano capito con chi avevano a che fare; io invece, allora non sapevo niente del me stesso, che quella sera sarebbe emerso … Credimi, Art, non sto accampando scuse … Erano due minorenni, la responsabilità è solo mia … Ma io, quella sera, ero totalmente in balia delle loro malizie … Non solo mi lasciai trascinare in ogni genere di rapporto che veniva loro in mente, ma la cosa peggiore è che m’innamorai di uno dei due … Era la prima volta, che ero me stesso in quel senso: era il mio “vero” primo amore! …
- Saltarono tutti i tuoi schemi mentali, immagino …
- Fui tanto incosciente durante quelle poche ore, quanto devastato per il resto della nottata … Il mattino dopo mi diedi malato … Ma sapevo che prima o poi sarei dovuto tornare a lezione e questo mi faceva impazzire …
- Che successe poi? …
- Quando tornai a scuola, ero completamente paranoico … Ero certo che avessero già spifferato tutto in giro e, ad ogni sguardo, vedevo risate di scherno e commenti sarcastici alle mie spalle … Quello che non ti ho detto ancora e che durante quella serata disgraziata, avevamo finito per bere molto, io per farmi coraggio, loro per divertirsi di più … Tutto quel bere mi aveva del tutto liberato dei freni ed avevo confessato, proprio a quei due, tutto me stesso … Compreso il mio neonato amore per quello di loro che mi ricordava un mio coetaneo e da cui avrei voluto essere posseduto passivamente … Ero in balia di estranei, di due ragazzotti che stavano nella mia classe e a cui avrei dovuto insegnare precetti morali! …
- Terrificante! …
- Mi sbagliavo! Seppi poi che non avevano fiatato … Ma, in seguito, in occasione dei compiti in classe, iniziarono a farmi visita prospettandomi altre prestazioni in cambio di qualche “aiutino” … Naturalmente, mi dissero, nessuno avrebbe saputo di “noi”, finché i loro voti fossero stati soddisfacenti … Tutto questo avvenne gradatamente e dopo avermi dato corda nella mia sciocca speranza che ci fosse una simpatia reciproca …
- Altro che sciocca … Col senno di poi …
- Tu non puoi immaginare, cosa era quel sesso per me … Se mi fosse costato la vita sul momento, l’avrei fatto lo stesso! … Tutto quello che mi succedeva in quei giorni, era come in un mondo di favola … Non mi sembrava vero, al punto da negare la realtà, pur di continuare a viverlo … Quei due sapevano di avermi in mano e si sentivano in una botte di ferro … Io, dopo un po’, iniziai a rivedere la realtà, quando dovevo pagare il conto … Fu l’ingiustizia che perpetravo verso i loro compagni a tormentarmi di più, all’inizio … In seguito, mi resi, gradualmente conto della loro avidità … Infine, li udii ridere di me, alle mie spalle e fui immensamente mortificato dai loro commenti crudeli sulla mia sessualità … Ripiombai tristemente e rabbiosamente nella realtà …
- Quanto andò avanti la storia? …
- In tutto, alcuni mesi, considera che i primi approcci erano stati molto diluiti nel tempo … Il periodo di vera e propria “attività”, in pratica, durò solo poche settimane … La loro immaturità fece sì che, ben presto, si tradissero, per un falso senso di sicurezza nella mia posizione di “incastrato” …
- Se non altro, questo è abbastanza tipico …
- Il mio “accecamento” lo fu altrettanto … Tipico di un reale “innamoramento” … Io non so spiegare in altri termini quei pochi giorni in cui non ragionavo ed ero pronto a tutto per quella relazione … Quando finalmente tornai in me, ritenni che nessuna punizione potesse riscattarmi e che avrei dovuto rinunciare per sempre all’insegnamento, in modo da non trovarmi mai più nelle condizioni di corrompere dei giovani … In fondo, erano stati quelli gli ideali per cui in origine avevo rinunciato ad essere me stesso, tanto valeva portarli avanti, per quanto possibile, dopo quell’infelice parentesi …
- Hai, così, imputato a te stesso colpe non solo tue …
- Le colpe, forse, ma le responsabilità erano solo mie! … L’ignoranza che avevo dimostrato, riguardo a me stesso e alle mie emozioni, era stata la causa di un danno arrecato a dei giovani … Tutto il contrario di ciò per cui mi ero impegnato negli anni … Decisi così di terminare l’anno scolastico alla bene meglio, adducendo motivi di lavoro e di famiglia per non vedere più i due ragazzi … Predisposi tutto in modo che l’anno successivo fosse previsto il mio trasferimento ad altra sede, mantenendo la cosa riservata e l’anno dopo, prima ancora di iniziare, mi ritirai definitivamente dall’insegnamento … Da allora, il mio unico vizio è il cibo, almeno così, visto che non so evitare il male, mi limito a far del male solo a me stesso …
- Sono pochi quelli così severi verso se stessi, eppure tu, da quel che dici, avresti più d’una attenuante … Il fatto è che sei stato giudice e giuria di te stesso e non ti sei nemmeno procurato un avvocato difensore … Forse prima di applicarti la pena, avresti dovuto sentire uno psicologo …
- Se fossi cattolico, avrei potuto trovare conforto nella confessione, di cui lo psicologo non è che il surrogato laico … Nel mio caso la strada sarebbe stata la pubblica confessione, ma è proprio questo che non saprei fare … E’ proprio in questo, che quelle due donne mi hanno turbato … La verità ci appare spesso davanti agli occhi … Chiaramente, limpidamente, dannatamente …
- E tu, Sal, non hai visto quello che ho visto io! … Forse hai ragione … La verità su noi stessi non chiede commenti; è lì davanti a noi, sempre … Quando decidiamo di vederla! …
- Ehi, Lisa … Vuoi bere qualcosa? …
- … Ma voi due, non volevate riprendere il nostro discorso? …
- Assolutamente, Lisa, io devo assolutamente chiederti alcune cose e sono sicuro che anche Sal ci tenga a sentirne il seguito … Aspettavamo solo, che Billy si liberasse … Ah, eccolo … Ehilà, Billy, ci raggiungi? …
- Sono subito da voi, cominciate pure …
Io, Salinger e Lisa ci dirigemmo verso la mia, improvvisata “scrivania”, all’altro capo della sala e, nel frattempo, Lisa ci diceva della curiosa situazione di Verna, la mamma di Tommy, che le aveva raccontato di come si fosse ritrovata da sola, dopo che il marito si era incamminato sulla strada dell’RCS, nota comunemente come Ri-attribuzione Chirurgica di Sesso ed aveva quindi deciso di seguire “l’uomo” dei suoi sogni … Sal ed io ci scambiammo uno sguardo interrogativo, quasi a domandarci, se stavamo pensando alla stessa cosa, ma poi fu chiaro di sì ed entrambi scuotemmo la testa … Quando pensi di aver visto e sentito le cose più strane, vivi solo per essere smentito …
Io, in realtà, ero anche, personalmente interessato, a cosa si erano dette Lisa e Kitty, che avevo intravisto chiacchierare poco prima … Ero curioso di sapere se per caso le avesse raccontato qualcosa dei giochi e dei discorsi fatti con me, ma non volevo mettere in guardia Lisa, così feci qualche allusione circa la possibilità che le cose “strane” da raccontare non fossero ancora finite …
Lisa si fece una risata e disse che, in effetti, il caso di Kathy e Kitty era per certi versi anche più curioso dell’altro …
- Non so se faccio bene a parlarne, ma, in fondo, se l’hanno detto ad un’estranea come me, significa che non lo tengono come un segreto …
- Assolutamente d’accordo, Lisa … Non credi anche tu, Sal? …
- A rigor di logica …
- Quelle due ragazze, beh, dico ragazze, perché potrei essere la loro madre … Delle due sembra che Kitty sia un po’ la leader … Parlandole, comunque, emerge che è una giovane molto intelligente, anche preparata, per quella che è la mia esperienza … Tuttavia, ha dato segni di una qualche insicurezza, credo anzi che si sia rivolta a me, sperando in un consiglio, magari indirettamente …
- A che proposito, Lisa? …
- Non so tu, Art, ma la mia prima impressione era stata che entrambe sapessero esattamente il fatto loro, che fossero decise e persino un poco arroganti …
- Lo dici a me! …
- Come? …
- No, niente … Va pura avanti …
- Devo dire che mi ha avvicinato, accennando alle cose che abbiamo discusso e chiedendomi d’acchito se le considerassi davvero importanti … Lei pensava che si trattasse di una specie di gioco di società, anche per darsi un tono da intellettuali … Ha persino utilizzato il termine “surrogato”, cadendo nel suo stesso tranello …
- Che vuoi dire, Lisa? …
- Beh, era evidente che voleva provocarmi per sondare la mia disponibilità, ma cosa sia surrogato di cosa … E’ una lama a doppio taglio …
- … Ma perché, lei che intendeva, secondo te? …
- Vedi, Sal, per i giovani, è tutto più semplice … Molti non sono ancora stati disillusi, credono solo di esserlo, non sanno che durerà per tutta la vita …
- Sei amara …
- Non più di tanto, Art, credimi, non più di tanto … Comunque sia, dopo le prime schermaglie, Kitty ha cominciato a parlare del suo rapporto con l’amica e del fatto che un po’ tutti hanno l’impressione che fra le due ci sia un rapporto di sudditanza in cui Kathy fa la parte sottomessa …
- In effetti, è quello che è apparso evidente anche a me, vedendole …
- Senza dubbio, Art, è evidente a tutti … Tuttavia, secondo Kitty, la questione, che in origine nasce proprio con queste caratteristiche, sembra stia subendo un’evoluzione a suo dire preoccupante …
- Beh, meno male che c’è qualcosa che anche loro considerano preoccupante, Lisa …
- No, Art, non “loro”, solo lei, solo Kitty … E’ proprio questo, a quanto pare, il problema …
- Non ti seguo più, Lisa …
- Mi spiego, meglio, Sal, è previsto che sia Kitty a, diciamo, “dominare” Kathy … E’ Kitty, che fa la parte maschile, in modo sistematico, nei loro rapporti, ma non solo, è lei che le somministra le cosiddette “punizioni”, a cui Kathy è avvezza ed è sempre lei che la costringe ad umiliarsi, a volte con persone estranee … Tuttavia e sempre di più, recentemente, si è accorta che non è mai abbastanza e che Kathy si aspetta sempre più durezza da parte sua … Kitty ha la sensazione che la cosa le sfugga di mano e che alla fin fine è Kathy a comandare il gioco … E’ preoccupata che la direzione che stanno prendendo sia totalmente fuori controllo … Per usare le sue parole, Kitty teme che il legame con la sua attuale amica abbia tutte le caratteristiche di una “Folie à deux”, sempre più estrema e nella quale Kathy è già completamente immersa, mentre lei tenta disperatamente di trattenerla …
- Non ci posso credere …
- Nemmeno io …
- Come mai, ragazzi? … Non è poi così strano …
- Non parliamo di cose strane, Lisa … Per oggi, siamo a posto così …
- Credevo v’interessasse …
- Ha ragione, Art, siamo stati noi a fare i curiosi, in fondo …
- Scusa, Lisa, era solo una sciocchezza … Ti prego, dicci cosa le hai consigliato tu …
- Niente di speciale, in fondo … Ho solo detto che, se veramente pensava di trovarsi in una situazione patologica era forse opportuno sentire uno psicologo, ma se si trattava solo di un timore o magri di qualche forma di stanchezza per una partner un po’ troppo ossessiva, forse avrebbe dovuto “diversificare” e spingere la sua amica a fare lo stesso … Se non altro ciò avrebbe contribuito a sparigliare un po’ le carte e mettere in luce le motivazioni di entrambe …
- Perbacco, Lisa, con un consulente come te, non vedo a che servano i professionisti …
- Sono d’accordo con Art, Lisa … Mi pare un consiglio saggio e di ottima fattura diplomatica …
- Grazie, Sal, detto da un educatore, fa piacere …
- Io non sono più tale, Lisa …
- Nemmeno io, se è per questo …
- Non siate modesti … Educare è una vocazione e chi c’è nato, ci rimane …
- Ben gentile, Art …
- Allora, Lisa, ecco che arriva Billy … Vogliamo parlare di cose “serie” …
- Non vedo l’ora, Art …
- No dovevi dirlo, Lisa … Se non sbaglio, anche tu dubiti, come Art, che il tempo esista …
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Mentre riprendevo il posto alla mia scrivania-lavatrice, Lisa e Sal, si accomodarono su una piccola panca, appositamente avvicinata alla mia postazione … Anche Billy era arrivato, sistemandosi su una delle macchine … Tutti gli altri apparivano distratti dal proprio bucato e per noi era finalmente tornata l’atmosfera adatta a proseguire la discussione, senza troppe digressioni …
Lisa mi fece notare un paio di sviste nei miei appunti ed io ne convenni, provvedendo a risistemare le cose … Ne approfittai per sottolineare quelli che erano gli aspetti per me interessanti del suo ragionamento, pregandola di parlarmene …
- Lisa, secondo il tuo pratico esempio con la baguette, dovremmo considerare l’universo come un’entità completa non solo spazialmente ma anche temporalmente e quindi si svilupperebbe quadridimensionalmente, includendo passato e presente allo stesso modo in cui sono incluse le altre tre dimensioni … Non ci sarebbe differenza tra destra e sinistra da un lato e passato e futuro dall’altro … Tuttavia non ci hai terminato di spiegare come questa descrizione si possa conciliare con la sensazione comune dello scorrere del tempo e del moto degli oggetti …
- Devi capire, Art, che con la platea precedente, una spiegazione del genere sarebbe stata piuttosto difficoltosa … Naturalmente, quello che sto per dire non ha il carattere non dico di una teoria, ma nemmeno di ipotesi, si tratta di semplici congetture … Congetture che, tuttavia, tentano di far confluire logicamente quelli che sono i dati scientifici a disposizione …
- Qui nessuno è un professionista del ramo, Lisa, siamo solo un gruppo di amici che ragiona su informazioni di pubblico dominio …
- Ok … Chiarito questo punto, vi dirò cosa penso io … Tu hai giustamente osservato, poco fa, che uno dei dubbi più evidenti, che emergono di fronte ad una proposta “senza tempo”, riguarda il “moto” … Il problema del moto è stato, fin dagli albori della ricerca filosofico-scientifica, uno dei più ostici … L’idea che propongo io, con termini dei tempi nostri, era stata avanzata, a suo modo, da Parmenide ed esposta nei famosi paradossi di Zenone, alcuni dei quali diretti a confutare appunto il moto … Questo mi serve solo per evidenziare un concetto che è apparso intrinsecamente paradossale già dai primordi: l’idea stessa di “moto” ci appare assurda ed inspiegabile … I paradossi di cui dicevo sono stati risolti in tempi relativamente recenti, ma solo dal punto di vista delle immagini esemplificative ed in termini matematici … Ma i dubbi in quanto tali permangono …
- Non ti seguo, Lisa …
- Devi pensare, Sal, che esiste un legame indissolubile tra l’idea di moto e le idee di spazio e tempo assoluti … Il primo si spiega solo se si accettano gli altri due, ma noi sappiamo da Einstein che le cose non stanno così … Se accettiamo il tempo assoluto, d’altra parte, andiamo incontro all’impossibilità di spiegare il nostro cosmo … Einstein ci dice che tempo e spazio sono prodotti, insieme a tutto il resto nel BigBang … Anche così, il tempo viene ad avere una natura privilegiata … Secondo me, il BigBang, se anche esistesse, non sarebbe in alcun modo un evento speciale …
- Ti prego, Lisa, dacci la tua spiegazione subito, semmai ci sarà tempo dopo per chiarire i dubbi di tutti noi …
- Va bene, Art … Faccio un salto in avanti … Se accettiamo il cosmo del nostro esempio, la baguette per capirci, per spiegare l’apparente esistenza del tempo, io penso ad un concetto già presente nella fisica dei quanti e che mi piace chiamare: “Onda di Probabilità” … Questa idea può apparire un escamotage, una specie di “tempo surrogato”, ma non è così! L’Onda di Probabilità spazza attraverso l’intero cosmo in modo casuale e caotico, come un’Onda di Solitone, molto nota in fisica, o come l’Onda di Tsunami, che tante vittime ha provocato nell’oceano indiano, in tempi recenti …
- Questo è già più appetibile, ma come funziona? …
- Sal, tu avrai visto le animazioni, che spiegano questi tipi di maremoto e nelle quali ad un improvviso innalzamento dell’acqua, corrisponde la creazione di un profondissimo avvallamento …
- Sì, certo, come tutte le onde, hanno una cresta ed un incavo della stessa dimensione …
- Perfetto! … Ora considera che questo fenomeno sia la sintesi di due elementi: l’energia del maremoto che si scarica nell’acqua e la direzione, in altre parole l’informazione di tale scarica di energia …
- In che senso, “informazione”? …
- Non può esserci alcuna energia senza la proprietà spaziale indicante una direzione: energia ed informazione sono due facce di una stessa medaglia … Lo Tsunami si limita a spingere verso l’alto o verso il basso il volume della colonna d’acqua direttamente sovrastante … Tutto il resto non è che il risultato della restante massa d’acqua che funge da “smorzatore” dell’impulso iniziale … Ecco, questa è una similitudine di quello che avviene nel nostro cosmo finito ma illimitato in cui la sola presenza di una quantità di energia limitata, provoca un’onda di probabilità il cui picco può essere paragonato al nostro concetto precedente di “fetta” e che può produrre, in esseri come noi a tre dimensioni, l’illusione del trascorrere del tempo …
- Ok, Lisa, ma perché sostieni che questa spiegazione non sia da considerare un “surrogato di tempo”? …
- Semplice, Art … Le caratteristiche fondamentali del concetto di tempo classico sono: la sua direzionalità irreversibile ed il suo legame intrinseco con l’entropia … La mia onda di probabilità, non le ammette entrambe … L’onda di probabilità si muove in modo del tutto casuale in seguito alla semplice risonanza e non conosce quindi direzionalità, in quanto tutti gli “eventi-cosmo” vengono illuminati in modo indifferente e del tutto occasionale: non c’è alcuna evoluzione, non ci sono inizi, né fini, per cui l’entropia cresce e decresce in continuazione … La risonanza dell’onda di probabilità non è prodotta in conseguenza di un qualche confine che faccia da ostacolo, bensì in conseguenza della quantità limitata di energia, rispetto alla vastità del cosmo stesso e che ne causa lo “sbatacchiamento” continuo …
- Io mi sono perso, scusate …
- Non ti preoccupare, Sal, è perfettamente comprensibile … Abbiamo saltato un bel po’ di passaggi intermedi … Avevo bisogno di capire, dove Lisa stesse andando a parare, prima che ci lasciassimo distrarre dai dettagli … Avremo tempo di riparlarne quando avrò consegnato il mio articolo, che ne dici … Ora che ci conosciamo, potremmo anche organizzare una serata per ridiscutere tutta la faccenda nei dettagli …
- Perché no! … Tu ci stai Lisa? …
- Se non vi annoiano i vecchi …
- Non ne vedo … Qualcun altro ne vede? …
- Nessuno di noi crede più nel tempo … Cosa sono i vecchi, dunque? …
- … (gran risate di tutti) …
Tutto intorno, quelle risate improvvise attirarono gli sguardi incuriositi degli altri … Un brusio di voci si sovrappose quasi a commentare quell’allegria, mentre da fuori, una voce più forte di tutte, sembrava mescolarsi ai suoni della lavanderia …
- HotDog! … HotDog! … HotDog! … I migliori della città … Non perdetevi i più saporiti HotDog in città … Buona giornata Signore! … Le preparo un HotDog? … Lei sì che se ne intende, vedrà che mi ringrazierà, Signore … Senape dolce, o senape forte? … Ecco a Lei, Signore, solo cinque dollari e cinquanta …
- Ecco qua, tenga pure il resto …
- Grazie, Signore, molto generoso …
- Senta, posso farle una domanda? … E’ solo una curiosità ma visto che lei lavora qui chissà da quanto …
- Dica pure, Signore, io so tutto su questo quartiere, lavoro in questo punto esatto da vent’anni, giorno più, giorno meno …
- Vedo quella curiosa scritta semidistrutta e quel negozio dall’aria abbandonata … Sembra che sia inutilizzato da molto tempo …
- Lei si riferisce alla “famosa” lavanderia automatica Wash-O-Matic …
- Perché famosa? …
- Ricordo ancora quando fu inaugurata … Si tratta del più fulmineo fallimento della storia … Non ci ho mai visto entrare nessuno … In poche settimane smisero addirittura di aprire il locale e da allora gli unici rumori che si sentono, sono probabilmente causati dai topi …
- Strano, in questa zona nessuno lava i panni? …
- Vanno tutti pochi isolati più avanti nelle lavanderie cinesi, che fanno un ottimo lavoro per pochi dollari … Non avrebbero mai dovuto metterla in questo posto, per cominciare …
- Uhmmm! … Lo sa che questo HotDog è davvero saporito? …
- Questa è la stagione giusta …
- Non mi dica, che anche lei legge Chandler? …
- No, mi spiace non conosco questo tale … Di che si tratta? …
- In un suo romanzo, sostiene che i migliori HotDog si trovano allo Yankee Stadium a fine stagione, perché sono rimasti nel pentolone a bollire per tutto l’inverno ed hanno assorbito completamente gli aromi sciolti nel brodo di cottura …
- Beh, il suo amico non sbaglia, questo è uno dei segreti, io ci aggiungo una mia ricetta speciale di aromi … Dia retta a me! ... E se ne faccia un altro …
- Mi faccia guardare, che ore sono … Uhm! … Niente da fare, si è fatto troppo tardi … Non c’è più tempo!
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martedì 4 maggio 2010
Memorie di uno scienziato pazzo ?
(NdA: Questo racconto, a differenza di quanto potrebbe sembrare ad una lettura superficiale, non solo non si ispira alle recenti teorie su presunti “universi paralleli”, bensì le osteggia radicalmente. Ciononostante, questo nostro “unico” Universo ci riserva ancora molte sorprese ed una fra le tante di immane portata … Spero che leggendo questo racconto ve ne possiate fare una seppur vaga idea …)
Abstract:
Quando ormai di lui si era persa ogni traccia, una diario di memorie venne recapitato …
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Come tutti gli anni al termine della conferenza al Carnegie Mellon, il moderatore chiamò le domande del pubblico presente. L’argomento trattato in quell’occasione non era dei più abbordabili, trattandosi dei cosiddetti “Misteri dell’Universo Oscuro” e quindi, sostanzialmente di Astrofisica e Cosmologia, tuttavia era apparso subito, dal cospicuo numero delle mani alzate, che l’argomento era stato recepito con grande interesse …
- Professor Wolb, mi chiamo Hank, Lei ha appena descritto un mondo a noi sconosciuto per il 95 percento, se ho capito bene … Ma a questo punto, forse, gli antichi ne sapevano più di noi … Non crede? …
- Raccolgo la sua provocazione volentieri, ma le voglio far notare che la si può facilmente ribaltare dicendo che loro sapevano quasi tutto di ben poco … Mentre noi sappiamo ben poco di quasi tutto! … Tuttavia vorrei anche aggiungere più seriamente, che tutti questi secoli di ricerca scientifica, da Galileo ai giorni nostri, ci hanno aperto, per ora, nuovi vasti orizzonti e, come nel caso della scoperta delle Americhe, il territorio che abbiamo di fronte e totalmente inesplorato, ma siamo sicuri che col tempo ne verremo a capo …
- Professor Wolb, mi chiamo Jett, potrebbe chiarire il significato di “Energia del Vuoto” come possibile spiegazione per l’Energia Oscura? …
- Come dicevo poco fa, questa possibile interpretazione dell’Energia Oscura in termini di “energia del vuoto” potrebbe emergere dal principio quanto-meccanico secondo cui non vi può essere in alcun modo uno stato di quiete assoluta, come sarebbe il vuoto, perché ciò violerebbe il principio di indeterminazione … Di conseguenza il vuoto deve essere in costante mutamento e ciò avviene con la “creazione” e “annichilazione” continua di particelle virtuali … Il problema è che l’energia calcolata per questo tipo di vuoto risulta essere di diversi ordini di grandezza superiore alla quantità di energia oscura che noi misuriamo … Quindi al momento non rappresenta una soluzione soddisfacente …
- Grazie …
- Professor Wolb, mi chiamo Nadia …
... ...
Il dibattito continuò su quella stessa falsariga ancora per diverse decine di minuti ed infine intervenne il moderatore per ringraziare tutti e chiudere la serata, invitando chi avesse ancora qualcosa da chiedere ad avviarsi verso la hall, dove il professore si sarebbe intrattenuto ancora qualche minuto a firmare i suoi libri …
Quando ormai la maggior parte del pubblico si era allontanata, il conferenziere notò una giovane donna che se ne stava in disparte, come per attendere che egli terminasse le sue incombenze … Mentre firmava l’ultimo autografo le fece cenno come per capire se volesse parlagli e ne ricevette conferma … Salutò quindi tutti scusandosi e si avvicinò alla donna …
- Come posso esserle utile … Signorina? …
- Laura Quashnock, sono la figlia del Professor Quashnock, avrei qualcosa da consegnarle, se volesse dedicarmi qualche minuto, cercherò di spiegarle il perché di questa strana situazione …
- Lei studia nella nostra università? … Giurerei di averla vista in qualche occasione, ma forse non alle mie lezioni …
- E’ proprio così, frequento la facoltà di fisica, ma pensavo di iscrivermi al suo corso un po’ più avanti … Invece sono qui per una questione di natura diversa …
- L’ascolto …
- Sono diverse settimane ormai che mio padre è scomparso e nessuno sa dove sia e se sia ancora in vita. Purtroppo da molti anni ormai si era ritirato dalla vita accademica in seguito a seri problemi di salute, che infine lo hanno portato a stati mentali che i medici hanno definito di tipo schizofrenico, non è mai stato pericoloso, si limitava a produrre quantità immense di lavoro matematico totalmente incomprensibile a chiunque tentasse di interpretarlo, ma per il resto mia madre Norma è sempre riuscita a regolamentarne la vita in modo che non costituisse un problema al di fuori della famiglia …
- Tutto ciò è molto triste, ma io …
- Arrivo subito al punto … Vede, noi non sappiamo quale sorte gli sia toccata e speriamo di ritrovarlo se è ancora possibile, tuttavia abbiamo trovato un biglietto il giorno della sua scomparsa, nel quale mio padre si raccomandava, se non fosse tornato a casa entro un paio di settimane, di provvedere alla consegna del suo diario a Lei, Professore, specificando che solo Lei, grazie allo spirito distaccato e irriverente con cui guarda al suo lavoro, avrebbe forse potuto apprezzarlo e comprenderlo a fondo … Mia madre ha voluto che questa sua volontà fosse messa in atto alla lettera, ma non se l’è sentita di venire di persona e così mi sono offerta di farlo io … Spero che vorrà fare almeno un tentativo di verificare se le cose contenute nel diario abbiano un qualche senso, altrimenti tornerò a riprenderlo e sono certa che mia madre le sarà comunque grata per aver tentato …
- Beh … Non le prometto niente, come immagina ho un’agenda fitta di impegni … Tuttavia spero in uno dei prossimi fine settimana di trovare il tempo per qualche lettura … Torni tra un mesetto e le saprò dire qualcosa …
- Grazie Professore … Anche a nome di mia madre …
- Me la saluti e spero che possa risolversi tutto per il meglio …
- Grazie ancora …
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Sul prato, ai bordi della piscina, Red si rotolava i una finta lotta con il suo piccolo Jim, fingendo di addentargli l’avambraccio per liberarsi della “mortale” presa del figlio …
- No, i morsi non valgono … Sei un baro! … Abbiamo detto che non valgono …
- La volta scorsa … Ma questa volta valgono … Ho intenzione di mangiarti prima le braccia, poi le gambe …
- Nooooo! … Non è vero …
- A pensarci bene questa carne di Jim non mi piace, sa di sporco … Ma ti sei lavato stamattina? … Guarda tua sorella, lei sì che è pulita; quasi, quasi assaggio un pezzetto da lei …
- Nooooo! … Maaammaaaa … Daddy vuole mangiarmiiii ….
- Vieni qui Kathy, bocconcino mio …
- Aaaaaahhhhh! ….
- Ehi, tu, bruto! … Lascia stare i mie gemelli e, una volta ogni tanto, prova ad azzannare me …
- Non ho voglia della solita minestra …
- Dannato millantatore! … A chi credi di darla a bere? … Vieni qui e porta i bambini, è ora che si preparino per uscire con gli amichetti e sarà meglio renderli almeno riconoscibili …
- Eccoci, agli ordini del sergente maggiore; venite qui pasticcini, per oggi rinuncio al mio dessert, ma al ritorno dalla gita ne riparleremo …
- Red! … Hai un paio d’ore per rilassarti, poi mi servi in casa …
- Agli ordini boss …
Red, consegnati i due piccoli alla madre, se ne ritornò in giardino a caccia delle sue carte ormai irrimediabilmente sparpagliate un po’ ovunque, tranne che, fortunatamente, in piscina, cosa del tutto eccezionale in verità … Una volta rimesso tutto in una pila approssimativa sul tavolo, qualcosa rimasto sotto il mucchio un po’ di traverso la fece vacillare e cadere ancora rovinosamente a terra … Frenando a fatica un’imprecazione, Red si chinò a raccogliere il tutto e questa volta decise di fare due pile con le cose raccolte … L’ultimo oggetto che raccolse si era aperto, lasciando intravvedere un appunto, vergato a mano, che attirò la sua attenzione …
“Dottor Wolb, se sta leggendo questo biglietto, significa che io sono scomparso e che mia moglie ha esaudito le mie volontà … “
Red raccolse anche il quaderno da cui il foglio spuntava ed in quel momento gli venne in mente la strana scena di qualche giorno prima, quando quel materiale gli era stato consegnato da una studentessa, con la preghiera di esaminarlo e decise che, in fondo, quel paio d’ore, glie le poteva dedicare …
Due ore e mezza più tardi, Selma Wolb si affacciò alla portafinestra sul giardino e per qualche secondo osservò, con aria di sfida, la mani sui fianchi, il marito estremamente assorto nella lettura di un insolito quaderno … Stava già per rimproverarlo ironicamente per non essersi ricordato di lei, ma fu trattenuta dallo strano atteggiamento del marito … Continuava a leggere e prendere appunti e poi ancora … Come se avesse in mano qualcosa a cui non riusciva a credere e stesse controllando e ricontrollando per dissipare ogni dubbio … Selma si trattenne, poi lentamente, si avvicinò al marito e quasi non osava interromperlo, ma lui la notò …
- Questa roba è incredibile, amore, scusa se non vengo adesso, devo capire se quest’uomo è un pazzo oppure un genio … Ti dispiace? …
- Figurati … Ti serve qualcosa? …
- Più tardi vorrò il tuo parere, per ora puoi fare a meno di me? …
- No, ma posso rimandare tutto a dopo …
- Te ne prego, vorrei non perdere il filo …
- Va bene, daddy … Ti porto un caffè freddo? …
- Grazie, amore …
Era quasi buio in giardino, quando le urla festose dei due gemelli irruppero e la luce artificiale illuminò Red e Selma entrambi sdraiati a terra in mezzo a svariati fogli ed all’onnipresente, misterioso, quaderno …
- Maaammyyyyy, Daaaaddyyyy …
- Continua tu Red, ci penso io …
- Grazie, solo qualche minuto e vengo anch’io, amore …
- Ciao, Karin, vedo che non sei riuscita a perderteli, questi due furfanti … Ciao, mostriciattoli, venite in braccio alla mamma …
- Ciao, Selma, hanno fatto l’inferno con i miei e, poco fa, li ho visti un po’ stanchi tutti quanti, così te li ho riportati e ora vado a mettere i miei a letto … Che avete combinato voi due, al buio, qui fuori, eh? …
- Purtroppo non quello che tu credi e che io avrei preferito …
- Ha … Ha … Ha … Bye, Red! … Ciao, cara, a domani …
- A domani, Karin … E grazie …
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Wayne Hennessy lavorava ormai da tempo, come assistente, col Professor Edward “Red” Wolb e nel frattempo predisponeva, con il suo aiuto, una importante pubblicazione … Anche per questa ragione, quando Red lo aveva chiamato, di domenica mattina, chiedendogli di andarlo a trovare, aveva accettato di buon grado; sapeva che non era sua abitudine prendersi certe libertà e che doveva trattarsi di cosa importante, se lo aveva fatto … Wayne era già stato a casa del suo mentore, per qualche occasionale grigliata all’aperto e sapeva quindi che avrebbe trovato un ambiente accogliente e cordiale, tuttavia Red non gli aveva anticipato nulla su quanto avrebbero discusso …
Dopo i convenevoli di rito ed un paio di scherzi coi gemelli, Red e Wayne si ritirarono nello studio, portandosi un paio di fumanti tazze di caffè …
- Wayne, devi scusarmi se ti ho rovinato i piani per il fine settimana, ma avrei bisogno che tu ti occupassi di una faccenda per me … Puoi prenderti la mattinata di domani libera se necessario, io posso sostituirti a lezione, ma vorrei che questo lavoro fosse fatto al più presto, perché voglio la conferma dei miei calcoli … Ieri ci ho dedicato tutto il pomeriggio e stamattina mi ci sto ancora dedicando … La cosa è piuttosto complessa e mi serve una verifica indipendente e soprattutto un passaggio al computer di tutto il materiale analizzato fino ad ora … In seguito dovrò procurare un'altra risorsa, se voglio venirne a capo, ma prima
meglio avere qualche certezza …
- Posso sapere da dove proviene questo materiale? …
- Preferirei parlartene in seguito, meno ne sai, meno sarai influenzato, in questa prima fase …
- Va bene, se vuoi posso rimandare l’impegno di oggi …
- No, non esageriamo, volevo solo darti il tempo di organizzarti … Eccoti il materiale. Domani, non appena avrai qualche riscontro preciso, vieni da me in studio, ma prima telefona, perché forse vorrò recuperare anche un'altra persona … A domani, Wayne …
- A domani, Red …
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La mattina dopo Red sostituì Wayne in aula, ma appena terminati i corsi, si chiuse in ufficio e riprese ad esaminare gli appunti di quello che sempre di più appariva un “pazzo geniale” …
La sera prima molto lavoro era stato fatto, anche grazie alla moglie Selma ed era sicuro che anche Wayne, da parte sua, avrebbe spinto le cose molto avanti, ma ci voleva qualcun altro ad aiutarlo, se voleva poter mettere insieme tutte quelle idee così originali e nello stesso tempo tanto disparate ed altresì verificare accuratamente la coerenza della parte matematica … Questa riflessione lo portò a decidere, che era giunto il momento di contattare la persona che aveva iniziato l’intera faccenda e che avrebbe quindi dovuto farsi carico di parte del lavoro …
Laura Quashnock fu tanto entusiasta della notizia, che non solo accettò di occuparsi del lavoro che si rendeva necessario, ma volle immediatamente rendersi disponibile. Fu così che Red se la vide piombare in ufficio, dopo solo qualche decina di minuti, in preda ad una frenesia operativa …
Wayne a sua volta era già arrivato e stava mostrando a Red alcuni dei risultati ottenuti caricando i calcoli di Brant sui programmi di analisi matematica Derive e Maxima. La prima impressione di entrambi propendeva verso una significativa congruenza logica e matematica di una buona parte delle equazioni, almeno quelle esaminate fino a quel momento. Lo stesso Wayne, che non aveva ancora letto il testo del diario, era rimasto affascinato dalla qualità del lavoro esaminato.
A quel punto Red pensò che fosse opportuno mettere a parte il suo piccolo gruppo di lavoro di quanto aveva ricostruito del, solo apparentemente confuso, “mondo di Quashnock”, riversato nel corso di anni, in quelle memorie dense e misteriose …
- Sentite … Io mi trovo nella situazione di dover ricostruire il pensiero di un uomo, che a sua volta stava tentando di raccogliere l’essenza ultima delle conoscenze di una vita … Non era facile di per sé … Intendo per lui stesso … Si capisce in alcuni passaggi, che era in difficoltà … In una specie di conflitto, tra la sua natura, eminentemente scientifica e le sue scoperte, che comportavano una quantità di nuovi – o forse “vecchi”- concetti, difficilmente riconducibili alla puntuale logica matematica … Tuttavia lui non rinunciò mai … Ritornò, più e più volte, sui concetti che sembravano sfuggire al metodo scientifico ed all’analisi … Questo è il motivo principale per il quale si rende necessario il vostro lavoro: mentre io mi occupo di ricomporre un quadro cronologico e logico degli scritti, occorre che Wayne verifichi tutti i calcoli e che Lei, signorina Quashnock, mi aiuti …
- La prego Professore, mi chiami pure Laura …
- Ok, Laura, dicevo … Che tu mi aiuti a ricostruire ed informatizzare il materiale in un testo lineare e coerente, in modo che in seguito possa essere letto proficuamente da chiunque … Sempre ammesso che tu e tua madre decidiate di renderlo pubblico …
- Beh! … Questo magari è un po’ prematuro … Se ne verrà fuori qualcosa di valido … Magari si potrà sottoporlo alla mamma per vedere cosa ne pensa …
- Naturalmente … Comunque sia, vale la pena di averlo in una forma perlomeno leggibile, se vogliamo farcene un’opinione … Io personalmente, sono rimasto fin qui affascinato dal materiale e credo valga la pena lavorarci su e, se non sbaglio anche Wayne è intrigato da questa cosa, quindi se tu sei d’accordo …
- Assolutamente, avete il mio incondizionato appoggio e la mia gratitudine, ma sono certa che anche Norma, mai madre, sarà felice di sapere che il lavoro di mio padre era degno del vostro interesse …
- Bene! … Credo di dovervi un quadro generale di quello che sono fin qui riuscito ad inquadrare nella messe di materiale che ho scorso in questi giorni … Dicevi Wayne? …
- Niente! … Convenivo sull’appropriatezza del termine “messe” … A giudicare dalla quantità di algebra, geometria, calcolo infinitesimale e quant’altro voglio proprio vedere di cosa si occupava questo professor Quashnock … Con tutto il rispetto per la delicata situazione di Laura, qui e della Signora …
- Wayne, professor Wolb … Io non voglio che vi dobbiate sentire costantemente in soggezione per la scomparsa di mio padre e per l’ansia in cui questa situazione a gettato me e mia madre … Voi avete accettato, al di là di quanto mi potessi aspettare, di fare un lavoro che, in ogni caso, non potrà che farci del bene … E quindi vi prego di rilassarvi e di non far troppo caso alla mia presenza …
- Bene Laura, per quel che mi riguarda, se le cose andranno a buon fine, come credo, una parte, se non tutto, il frutto di questo lavoro, potrò aiutarti ad utilizzarlo per la tua tesi di laurea, sempre che tu sia interessata …
- Se fosse possibile ne sarei felice, ma ancor di più penso che farebbe felice mia madre…
- Dovremo studiare un modo per incentivare anche Wayne …
- Questo sarà compito mio, professore …
- Eh? … Mi sono forse perso qualche puntata? …
- Tempo fa ho rifiutato un suo invito a cena, perciò come prima cosa intendo rivedere quella decisione, sempre che Wayne non abbia cambiato idea …
- Whaooo! … Questo lavoro comincia a presentare interessanti sfaccettature, Red …
- Attento, Wayne … Ma in ogni modo, lascio alle nuove generazioni questo genere di argomenti … Ecco dunque quello che, secondo me, costituisce il filo conduttore delle memorie di Quashnock …
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Red arrivò a casa che i gemelli erano già a letto e Selma giaceva addormentata sul divano davanti al televisore … Egli le si accostò e lasciò che il suo capo gli scivolasse sulla spalla, sussurrando una profusione di umili scuse, che finirono per svegliarla o quasi … Dopo una serie di farfugliamenti gli parve di capire che gli chiedesse di portarla a letto in braccio ed altre cose, di nuovo non chiare …
Dopo averle tolto le scarpe e mentre le sbottonava la camicetta Red sentì di nuovo qualche frase distinta …
- Hummm … Era tanto che aspettavo questo momento …
- Cosa? … Che stai dicendo Selma, amore? …
- Hai intenzione di prendermi con la forza … Eeeeh? …
- Ma che dici, sciocchina …
- Non vorrai tirarti indietro … Vigliacco! …
- Ma non vedi che non ti reggi in piedi? …
- Non mi serve, posso benissimo stare sdraiata per quello che devi fare …. He … He … Heeee …
- Ora dormi che è meglio … Ma cos’è questo odore … Hai bevuto! … Ti sei ubriacata? … Accidenti! …
- Mio marito mi trascura! … E io mi do all’alcol! …
- Lo sai che non lo reggi, perché ti ostini a bere …
- Te l’ho appena spiegato …
Quelle furono le sue ultime parole, dopodiché il sonno si fece profondo e privo di ulteriori suoni …
La mattina dopo Red era intento a preparare la colazione per tutti, dopo aver fatto alzare e vestire i gemelli, quando una sconvolta Selma apparve in cucina, tenendosi la testa fra le mani …
- Ti serve aiuto, Red? …
- No, siediti e fa colazione, io spedisco i gemelli e torno subito …
- Mi dispiace, amore, sarò invalida per buona parte della mattinata, da come si presentano le cose … Date un bacio alla mamma bambini, potrebbe essere l’ultimo … Ciao Kathy, ciao Jim, fate i bravi e pregate per la guarigione della vostra mamma …
Poco dopo, piazzati i gemelli sul bus della scuola, Red rientrò in cucina e si dedicò a Selma, che piano, piano stava recuperando lucidità …
- Che è successo ieri sera … A che ora sei tornato? …
- Tardi, quando ormai eri abbondantemente sbronza …
- Mi dispiace …
- Quanto ne hai bevuto? …
- Mezzo bicchiere, ma non so se l’ho finito …
- Non lo reggi, amore, è inutile che insisti … Non è roba per te!
- Lo so, ma tu non c’eri … Non mi hai nemmeno telefonato per avvertirmi …
- Se me ne fossi reso conto, sarei tornato in tempo … E’ che ci siamo persi la cognizione del tempo, immersi in quel manoscritto diabolico …
- Tu non mi ami più, questa è la verità! …
- Ti fai delle illusioni, io non ti ho mai amata … La verità è che mi servivano i tuoi soldi …
- Questa è un po’ vecchia …
- Ma fa sempre il suo effetto …
- Dico sul serio, Red …
- Cosa?
- Non mi ami abbastanza!
- E’ un po’ il destino di tutti i matrimoni … Non credi? … Purtroppo ci si abitua, è inevitabile …
- Non io, non il mio …
- Che vuoi dire? …
- Io ti amo, Red … E pretendo che tu faccia lo stesso … Lo pretendo, capisci? … Non puoi esimerti, hai preso un impegno con me, te lo ricordi?
- Quando ci siamo sposati … E’ quello che fanno tutti …
- No, non quello … Molto prima …
- Mah! … Eravamo ragazzi …
- Forse, ma tu eri anche un bugiardo!
- No, Selma …
La colazione rimase lì, sulla tavola, a raffreddarsi, inesorabilmente, mentre Red trasportava Selma in braccio, di nuovo in camera da letto e questa volta nessuno dei due dormì …
Più tardi Red scese in cucina a recuperare qualcosa di commestibile e tornò con un vassoio più o meno carico di crackers, formaggi , frutta e un bricco di caffè … I due si tuffarono sul cibo voracemente e per un po’ risero e si presero in giro, finché Selma si fece seria e si scusò per le “sparate” di poco prima, così disse lei … Erano conseguenza dell’alcol e promise di non provarci più, con quel liquido per lei così infernale … Poi volle che Red le raccontasse tutto, di quella faccenda che lo aveva trattenuto in ufficio …
- Quel diario ha qualcosa, Selma … Appena Laura l’avrà trascritto su file, voglio che tu lo legga … Si sta rivelando una miniera: di spunti, di suggestioni, di ogni sorta di potenziali scoperte …
- Non lo credi più un fuori di testa? …
- E’ pericolosamente sul filo di un rasoio, per tutto il tempo, si ha paura di precipitare, ma non succede, non succede mai … E’ una mente salda quella di Brant; è la mia che spesso vacilla …
- Fino a questo punto, Red? …
- Ancora non capisco, come si colleghino le due cose: la scrittura del diario e la scomparsa dell’uomo …
- Nessuno spunto nel testo? …
- Fino a questo momento no, ma ci troviamo di fronte ad un pozzo senza fondo … Spero che prima o poi qualcosa emerga, anche per poter aiutare quella famiglia …
- Dimmi qualcosa del contenuto …
- E’ davvero difficile, a questo punto del nostro lavoro, decidere da dove cominciare per dare un filo logico al discorso … Lo avrai visto anche tu, scorrendo quegli appunti l’altra sera … Per il momento i progressi fatti, non risolvono ancora il problema della frammentarietà … L’unica strada possibile per spiegarti è quella di mettere in luce i singoli argomenti che più colpiscono l’immaginazione …
- Vai avanti …
Red, quasi senza accorgersene, iniziò a parlare con l’idea di spiegare a sua moglie i progressi fatti fino a quel punto, ma presto il filo dei suoi pensieri lo portò a rielaborare, ad alta voce, tutte le idee che gli scritti di Brant avevano suscitato in lui …
- … Come sai si conosce già da tempo questo tipo di problemi, una combinazione, potremmo dire, tra l’ipotesi del cosiddetto “Cervello di Boltzman” e l’altra ipotesi, che molti confondono con quest’ultima e che comunemente viene definita “del Cervello nella Vasca” …
- Me ne hai già parlato in altre occasioni, ma ti confesso che in questo momento non so farne mente locale …
- Si, scusa, ero sovrappensiero … Nel caso del cosiddetto “Paradosso del Cervello” di Boltzman si ipotizza che l’origine del nostro universo, con un così alto livello di “ordine” ed una così bassa entropia, risulta estremamente “improbabile”, al punto che sarebbe più “probabile” la “creazione spontanea” di un singolo cervello con “falsi ricordi” al quale tutto ciò che esista apparisse così com’è in conseguenza di quei ricordi, appunto … La probabilità è data dal fatto che nessuno potrebbe dire, in quelle date condizioni, la differenza … Ed e’ qui che entra in gioco l’altro paradosso, quello del “cervello in vasca”: se, per ipotesi, avessimo la tecnologia adatta e potessimo estrarre un cervello per metterlo in un recipiente, riempito da una soluzione adatta alla sua sopravvivenza e se tutte le innervazioni fossero collegate ad opportuni sensori/attuatori, gestiti da un computer sufficientemente potente da fornire tutti gli stimoli virtuali necessari, questo cervello avrebbe i mezzi per distinguere la “realtà” che percepisce dalla “realtà” che percepiamo noi?
- Sono ipotesi serie Red? ... Mi sembrano cose folli …
- Lo sono in linea di principio, amore … Quello che ci dicono è che la nostra realtà non è così facilmente perscrutabile … Il livello di entropia del nostro universo, per fare solo un esempio, è un assoluto mistero, senza andare a cercare tutte le altre stranezze alla moda …
- Spiegami questo punto …
- Statisticamente è altamente improbabile che un universo con il livello di ordine del nostro possa esistere, sarebbe molto più probabile che vi fosse solo caos, ma d’altra parte in quel caso noi non potremmo essere lì a dire la nostra … L’unica possibilità per noi di parlarne è che questo tipo di universo, altamente improbabile, in qualche modo, esista …
- Questo mi ricorda qualcosa di cui mi hai parlato in passato, se non sbaglio è il cosiddetto “Principio Antropico” …
- Una delle sue varianti … Esatto! Ma, mentre questa idea sembra indicare un progetto più ampio alla base della nostra cosmogonia, rimane tuttavia la possibilità che sia tutto un costrutto illusorio di un unico cervello con dei “falsi ricordi” …
- Perché dici “unico” … Non dovresti dire tanti cervelli con falsi ricordi? …
- Non necessariamente … Ne basterebbe uno solo, in questa ipotesi, a spiegare tutto quanto … Trattandosi di “falsi ricordi” … Tutti noi potremmo essere semplicemente “immaginati” …
- Whaoh! … Ma come si inserisce Brant in tutto questo? … Fin qui si tratta di cose note, dico bene …
- Certamente … Brant riteneva che la natura del nostro universo andasse studiata sotto una prospettiva ancora diversa … Secondo lui il fenomeno “fondamentale” da considerare è la “scala”, per noi, in fisica, il temine sarebbe “gauge”, ma la cosa stupefacente di Brant è che lui estende questo concetto, persino più di quanto faccia la fisica contemporanea … Si potrebbe pensare che sia stato influenzato dallo studio dei grandi matematici, da Cantor a Godel, da Boltzman a Turing, ma soprattutto, ho idea, da Mandelbrot …
- Quello dei “Frattali”? …
- Si, ma non solo … Mandelbrot ha esplorato una realtà, che fino ai suoi tempi era sfuggita ai più ed era stata solo sfiorata prima di lui …
- A cosa ti riferisci? …
- Il concetto di infinito e le sue conseguenze si è veramente aperto solo col lavoro di Mandelbrot …
- Credevo si trattasse solo di bei disegni e qualche miglioramento per la computer grafica …
- Anche, ma non solo e non principalmente …
- Spiegami …
- Mandelbrot, ed altri come Wolfram, in seguito, ci hanno fatto capire come gli infiniti, e la complessità in genere, debbano essere trattati in termini di “scala” … Ecco, Brant si inserisce a questo punto e si spinge oltre, con un salto di qualità che fa venire i brividi …
- Non ti seguo Red, stai parlando tra te e te …
- Scusami …
- Ti faccio un esempio …
- Ecco, bravo …
- Il mondo come lo conosciamo, che cos’è? …
- Lo chiedi a me …
- Era una domanda retorica … Per dire, che cos’è in sostanza, se non pura “interazione elettromagnetica”, ovvero chimica … Se non vi fosse l’elettromagnetismo noi non potremmo percepirci materialmente … E quindi cosa rimarrebbe di noi senza la rassicurante “impenetrabilità dei corpi? … Fai mente locale ai fantasmi. Appena viene a mancare la possibilità del “tatto” gli esseri umani decadono in miseri “spiriti” del tutto impotenti …
- Come si ricollega …
- L’elettromagnetismo e la conseguente chimica che consente tutta la materialità del nostro vivere quotidiano è appunto un esempio tipico di un problema di “scala” … Se consideri che, nel mondo subatomico e nel cosmo, appena al di là del nostro sistema solare, questo tipo di interazione diventa secondaria e quasi trascurabile …
- Come?
- Entrano in gioco forze diverse … Per esempio dentro l’atomo prevale la Forza Forte e nel cosmo entra in gioco, principalmente la Gravità … Gli oggetti più diffusi nel cosmo sono le Stelle e le Galassie ed entrambe interagiscono tramite la Gravità … Le particelle più diffuse nel cosmo sono quelle subatomiche, che interagiscono tramite la Forza Forte … Il nostro limitato ambito basato sull’elettromagnetismo non è poi così determinante e questo ci spinge ancora un gradino più in basso nella scala di importanza cosmica …
- Stai cercando di mettermi di buon umore? …
- Aspetta!! … Brant sosteneva che il nostro mondo, basato sui nostri cinque sensi, non può avere grandi prospettive … I sensi ci rendono un’immagine “riflessa” del mondo intorno a noi, basata principalmente su una conoscenza alterata delle cose, ma “funzionale” alla sopravvivenza in questo particolare ambiente planetario. Niente di quello che percepiamo con i nostri sensi ha la minima importanza al di fuori dell’impiego a cui è destinato … Nessuna regola generale può esserne ricavata di una qualche importanza … Non siamo noi quelli che porteranno a frutto il lavoro fin qui prodotta dalla scienza e nemmeno i nostri futuri super-computers e nemmeno un misto delle due cose, come prospettato da alcuni …
- No? …
- Sempre secondo Brant, noi potremo spingerci “solo” fino al prossimo “cambio di paradigma”, ovvero al prossimo “passaggio di scala”, ma senza poter dare uno sguardo al di là …
- Coma mai? …
- Lui, a questo punto, cita un passaggio della Bibbia, non ricordo il punto preciso, in cui Mosè, viene fermato, con un “ridicolo pretesto” dal Signore, prima di poter entrare nella “Terra Promessa” …
- Sembra un’allegra visione biblica, più che altro …
- Chissà, sono quelle cose che ognuno di noi si porta dall’infanzia e magari con qualche influenza emotiva del tutto personale … Comunque sia … Brent ritiene che quel passaggio biblico sia un esempio di come da una “storia” si passi ad un’altra, senza soluzione di continuità, ma con un cambio di paradigma … Mosè prosegue per la sua strada ed infine dovrà morire, mentre la storia del “popolo eletto” prende una strada diversa sotto la guida di capi più adatti ad affrontare sfide del tutto diverse … A Brent piace chiosare, qua e là, con considerazioni più personali e filosofiche …
- Vedo …
- Tornando a noi …
- Noi? …
- Sei stanca? …
- No! … Vai avanti … Mi interessa … Quindi secondo il Nostro, non toccherà a noi risolvere i misteri del cosmo? …
- Ammesso che vi siano questi misteri … Il punto è proprio questo … I misteri riguardano i nostri limiti, non altro …
- Come? …
- Non siamo adatti per il compito … Lo sai il detto? …
- Ah, già! Il tuo preferito … “Quando un problema ti sembra irrisolvibile, il problema sei tu!” … Questo dici? …
- Esatto! Se noti come certa scienza gira a vuoto intorno ai problemi, ti accorgi che niente è più vero di quel motto …
- E’ questo che pensa Brant? …
- In parte. Ma, essendo diverso da quel tipo di scienziato, egli prende tutte le strade che lo possono portare oltre le “secche” verso nuove soluzioni …
- E’ un Mosè che si cerca un nuovo “popolo” da guidare …
- In un certo senso … Si, vedo che cogli lo spirito della cosa …
- E che altro, se mi togli l’elettromagnetismo? …
- Divertente, Dottor Jones, molto divertente …
- Che film è? … Dai, non ci provo nemmeno ad indovinare …
- E’ facile, ti ho dato uno spunto enorme … E’ “Indiana Jones e il Tempio Maledetto” …
- Ah! … Quante volte l’abbiamo visto fino ad oggi? …
- Che fai, rinfacci? …
- No, figurati … Possiamo fare una pausa, cominciano ad incrociarmisi gli occhi anche se non sto leggendo …
- Ok! Forse ho esagerato un po’… Tutto così insieme …
- Voglio sapere tutto, davvero … Ma in piccole dosi …
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Quella mattina Red aveva il pieno di lezioni e non tornò in ufficio che verso mezzogiorno. Ad attenderlo con sua sorpresa c’erano Laura Quashnock ed una signora di mezz’età, che egli non conosceva …
- Ciao Laura, che sorpresa …
- Ho accompagnato mia madre Norma, che finalmente si è decisa ad uscire ed ha voluto venire di persona a ringraziarla per come si sta interessando al lavoro di papà …
- Piacere di conoscerla signora Quashnock, colgo l’occasione per esprimerle la mia vicinanza in questa difficile situazione e per parte mia le assicuro che il materiale da lei fornitoci è di estremo interesse e denota da parte di suo marito un considerevole lucidità e acume intellettuale …
- Grazie Professor Wolb, lei mi è stato di grande conforto e voglio ringraziarla di persona per il suo interessamento e per l’aiuto che ci sta dando …
- Non lo dica nemmeno, sono io che devo ringraziarla per avermi dato la possibilità di lavorare su materiale che altrimenti sarebbe rimasto sconosciuto e che invece, a mio avviso, ha un grande valore scientifico … A questo proposito, mia moglie ed io avevamo intenzione di invitare lei e sua figlia per il fine settimana a casa nostra, se pensa di essere dell’umore giusto. Nel fine settimana, questa Domenica, organizziamo una piccola riunione tra amici ed un barbecue nel nostro giardino … Ci farebbe piacere avervi con noi … Sarebbe l’occasione per raccontarle un po’ delle cose che sono emerse dalle memorie di suo marito, purtroppo io adesso ho poco tempo prima del prossimo impegno …
- Io non lo so, mia figlia può venirci senz’altro … Se sarò dell’umore giusto prometto di esserci anch’io …
- Bene! Con te, Laura, ci vediamo più tardi …
- A dopo Red …
Verso le cinque di quel pomeriggio Red rientrò nel suo ufficio, già occupato da Wayne e Laura in piena attività …
- Ho in mente un piccolo programma di visite presso contatti che Brant teneva, se non avete bisogno di me qui …
- Io avrei terminato il materiale che avevo ed anche la relativa correzione, perciò se hai altri appunti è meglio che me li passi adesso …
- Ok, Laura. Sono un po’ a caso, ma trovi la numerazione delle pagine in alto …
- Red … Prima di uscire dovresti anche dare un’occhiata qui .. potrebbe trattarsi di una svista o magari no! …
Red e Wayne si trattennero alcuni minuti a discutere sull’interpretazione da dare ad un gruppo di equazioni, prima che fossero passate sul terminale ed infine si trovarono d’accordo su come interpretarle …
Red infine uscì, con gli appunti di Brant sotto braccio …
Attraversando il Campus, Red fu salutato ripetutamente dagli studenti che incontrava e le sue risposte erano sempre più vaghe ed il suo stato d’animo sempre più assorto, mano a mano che attraversava il prato e si avvicinava all’edificio della Facoltà di Medicina dove era diretto … Ad attenderlo ci sarebbe stato il suo vecchio collega di studi ed eminente fisiologo Kurt Everhart, al quale aveva chiesto un incontro per discutere alcuni passaggi delle “memorie” in cui era ultimamente incappato …
Kurt gli aveva decritto alcuni fenomeni da lui stesso testati e che coinvolgevano degli “yogi” in fase di “meditazione”, i quali riuscivano ad influenzare in quel modo diversi parametri vitali in modo “riproducibile e verificabile”, cosicché si riteneva trattarsi di effetti oggettivi … Red intendeva riconsiderare la questione in seguito ad alcuni passaggi sull’argomento presenti nelle memorie di Brant.
Arrivato presso l’ufficio trovò Kurt sulla porta in procinto di entrare …
- Volevo scusarmi per il ritardo, Kurt, ma vedo che anche tu hai avuto qualche problema …
- Ciao Red, è vero, sono stato trattenuto più del previsto in una noiosissima riunione … Che vuoi fare …
- Puoi dedicarmi un po’ del tuo tempo? …
- Sicuro, vieni dentro e raccontami tutto …
- Mi servirebbe un ripasso sulle tecniche di meditazione che hai sottoposto a test tempo fa e di cui mi ha parlato a suo tempo …
- Cosa ti interessa in particolare?
- Qualche nuovo sviluppo? ...
- Sostanzialmente le cose sono rimaste nel modo in cui ti ho detto, sappiamo che alcuni dei soggetti più preparati in queste tecniche, prevalentemente raccolte sotto la denominazione “yoga”, riescono, dopo una lunga fase di preparazione, ad interferire con i parametri vitali di strumenti come l’elettrocardiografo e l’elettroencefalogramma …
- In che termini? …
- Sostanzialmente, queste persone agiscono sulle proprie funzioni vitali in modi imperscrutabili, rallentando il battito cardiaco, per esempio, o riducendo il proprio livello di stress … Il tutto viene tradotto dai macchinari in termini di registrazioni di onde elettromagnetiche che subiscono evidenti alterazioni dall’azione di queste tecniche …
- Sono in grado di alterare le onde elettriche nel proprio cervello? … E’ così?
- L’onda è la forma che noi rileviamo sui nostri apparecchi, non sappiamo come queste persone agiscano sul proprio organismo, con precisione …
- Secondo te sarebbe possibile per qualcuno agire allo stesso modo su altri tipi di onde? …
- Le onde del mare, vuoi dire? …
- Non sto scherzando …
- Nemmeno io! … Di che tipo di onde stai parlando? …
- Non so … Tanto per fare un esempio … Onde gravitazionali …
- Che ti stai inventando … Non sappiamo neanche se esistano … Non sono mai state osservate … Come ti passa per la mente? …
- Non te la prendere … Era solo un pensiero ad alta voce … Ma … Se esistessero?
- Beh … Si, insommaaaa … Sarebbe un effetto parecchio curioso … Dico, ammesso che fosse possibile … Non sappiamo come agirebbero sul tessuto spazio-temporale, ma … Si potrebbero manifestare alterazioni localizzate davvero esaltanti …
- Del tipo? …
- Delocalizzazione molecolare … Effetto tunnel temporale … Instabilità causale … E forse altre piccole alterazioni della realtà … Così tanto per dire …
- Mi stai prendendo in giro? …
- Un pochino … In realtà, non possiamo prevedere come si manifestino questi eventuali effetti e tantomeno sarebbe possibile immaginare un individuo in grado di operare volontariamente in tal senso …
- Tu avresti detto prima dei tuoi test che fosse possibile alterare i parametri vitali con la semplice meditazione? …
- Beh … Ovviamente no! … Ma cosa stai cerando di dirmi? …
- Non sempre è possibile sapere ciò che si sta cercando … In quei casi bisogna ipotizzare, anche in modo avventuroso, se necessario, altrimenti non si progredisce … Dico bene? …
- In un certo senso … Va bene … Ma quello che suggerisci è talmente fuori tiro che …
- Sto cercando di mettere insieme i pezzi di un rompicapo, senza alcuna idea dell’immagine da ricostruire … Mi muovo a tentoni, capisci? … Forse sono fuori strada, ma anche eliminare i percorsi sbagliati è un modo per progredire …
- Si, si … D’accordo, ma fammi capire … Come sei arrivato all’idea proprio delle onde gravitazionali?
- E’ una lunga storia e finirebbe per influenzare il tuo giudizio … Almeno in questa fase, preferirei che tu non sapessi più del necessario, mi segui …
- Ok, va bene … Cosa ti serve esattamente?
- Perché trovi così naturale che si possa agire sulle onde elettromagnetiche del cervello, ma ti scandalizzi se allarghiamo il concetto a quelle gravitazionali? …
- Noi riteniamo, che lo yogi agisca su ipotetici centri di regolazione involontari del proprio organismo e che, come riflesso, gli effetti si manifestino sui grafici dei nostri strumenti, come variazioni di potenziale elettrico … Ora tu suggerisci che, in realtà, potrebbe trattarsi di un’azione diretta sugli strumenti stessi …
- Non sono del mestiere, mi limito ad azzardare ipotesi …
- Già, ma se per caso fosse come affermi tu, allora le cose cambiano ed anche la seconda ipotesi potrebbe avere una sua logica …
- Ora sei tu che mi spaventi, Kurt …
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Red aveva lasciato Kurt, perplesso e incupito … Lo scetticismo del suo collega non era in fondo maggiore del proprio, ma gli seccava di più … Era stato un incontro del tutto inconcludente, perché in fondo le cose che si erano detti le aveva già più o meno pensate di suo … Si sarebbe aspettato qualcosa di più da uno specialista in fisiologia e psicologia dei fenomeni cosiddetti “estremi” … Forse era normale prudenza da parte di un professionista serio come Kurt, tuttavia in quel caso particolare avrebbe preferito il suo vecchio compagno di studi, molto più avventato …
Se ne andava così, meditando, senza nemmeno far caso a dove, quando un suono di clacson lo riportò alle cose pratiche e si rese conto di essere ormai lontano dal Campus di Stanford, in direzione di Palo Alto, ma senza una meta precisa … Si ricordò d’un tratto, che per il prossimo impegno invece, doveva dirigersi verso il Golden Gate, tra la 22sima e Mission, perché lì Brant aveva passato gli ultimi mesi, frequentando l’FWBO, per qualche strano motivo che ancora gli sfuggiva …
L’FWBO era la vecchia denominazione di quello che oggi porta il nome di “the Triratna Buddhist Community”, e che in passato veniva chiamato “Friends of the Western Buddhist Order”. Red, che si era infine reso conto di aver sbagliato strada ed aveva intanto acchiappato un taxi, ora era diretto verso la sua meta effettiva … Ma nella sua testa continuavano a frullare domande senza risposta e dati senza collegamenti … Che c’entrava il Buddismo con tutto il resto? … Come mai Brant aveva lasciato quello strano richiamo all’FWBO nella pagina in cui si trattavano certi fenomeni psichici? … Che relazione poteva esserci tra questa comunità e il resto dell’attività del “suo uomo”? …
Giunto al 37 di Bartlett Street, Red si domandò se avrebbe trovato qualcuno disposto a riceverlo, senza un appuntamento, mentre suonava al loro citofono … Fortunatamente qualcuno rispose e fu fatto entrare; superato un piccolo ingresso ed un corto corridoio, si ritrovò in un ampio salone, pieno di statue sacre, ceri, gong ed altra oggettistica di ispirazione vagamente “religiosa” … Rimase in attesa per un po’, guardandosi intorno, sempre più perplesso, sempre più confuso …
Dopo qualche minuto di attesa, vide arrivare lentamente un individuo in abiti monacali, del tutto rasato che, una volta avvicinatosi, rivelò il proprio aspetto caratteristicamente asiatico. Red si presentò e salutò il suo ospite che ricambiò i convenevoli in un ottimo inglese appena velato da qualche indefinibile inflessione …
- In cosa posso esserle utile Professor Wolb? …
- La prego solo Red, sono qui a chiedere aiuto e non posso fregiarmi di alcuna autorità …
- Bene Red, io mi occupo dell’amministrazione di questo centro e tutti mi chiamano Rinchen, in omaggio ad un mio antico avo, da cui mi onoro di discendere …
- Rinchen, io sono qui portato da un appunto su un testo di memorie, che mi è stato lasciato da una persona scomparsa, un certo professor Brant Quashnock …
- Ah! … Quashnock! …
- Lo conosce? …
- Certamente, è stato nostro ospite per diverso tempo insieme al suo gruppo …
- “Gruppo”? …
- Brant non frequentava questo nostro centro in quanto tale, bensì apparteneva al gruppo che veniva comunemente chiamato FWBO, cioè i fondatori del vecchio centro, che poi lo passarono a noi, ma ottenendo in cambio il privilegio di radunarsi in una delle nostre sale di meditazione a loro discrezione …
- Lei potrebbe mettermi in contatto con qualche componente di quel gruppo? …
- Sono persone molto riservate, la loro è una pratica esoterica e non desiderano solitamente avere contatti con l’esterno, questa è una delle ragioni per cui hanno ceduto la gestione di questa sede a noi … Tuttavia, essendo lei in possesso del diario di Quashnock, vedrò se la vorranno contattare …
- Le sono infinitamente grato, eccole il mio biglietto, resterò in attesa di sue notizie …
- A presto … Spero, Red …
- Arrivederla, Rinchen …
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La mattinata si preannunciava tremenda per Selma, i gemelli si erano svegliati pieni di una insolita voglia di farla impazzire e la sua aiutante di casa aveva telefonato per avvertire che era bloccata in un ingorgo, Red, che aveva escogitato quel dannato party, si era allegramente rintanato nello studio per chissà quale importantissimo motivo e c’era da preparare ancora la colazione per tutti …
- BASTA! SILENZIO! … Kathy va subito a chiamare tuo padre … Jim raccogli tutte le cose che avete seminato per la casa e riponile, immediatamente … SCATTARE! …
- Daddy … Daddy … La mamma ti vuole …
- Che succede! … Che sono queste urla? … Si può avere un po’ di silenzio per lavorare? …
- Non ora Red, prendi il controllo dei tuoi figli, mentre vi preparo la colazione, la donna è in ritardo ed io ho solo due mani …
- Venite qui satanassi, sono l’unico che può salvarvi dall’ira di vostra madre …
- Meglio che tutt’e due diate retta a vostro padre, altrimenti oggi non si mangia …
- Scusa Selma, non mi ero reso conto che stavi nei guai …
- Sia chiaro che io preparo la dannata colazione, ma poi, se non arriva Nelly, dovrai vedertela tu con i preparativi per il party …
- Ok, mi arrendo … Basta che non mi tieni il broncio …
- Può darsi …
- A tavola Jim, Kathy …
La colazione era finalmente pronta ed anche l’allegria sembrò farsi largo in famiglia; a migliorare ancora le cose Nelly, l’aiuto di Selma, fece capolino trafelata dalla porta, salutando tutti e scusandosi per il disguido …
In pochi minuti Nelly prese in mano la situazione, i gemelli furono inquadrati e Selma e Red si riappropriarono dei loro rispettivi programmi per la giornata …
Le prime ad arrivare furono Laura e Norma Quashnock, seguite, pochi minuti dopo da Wayne … Ci furono le presentazioni del caso con Selma ed i gemelli … Ci furono le solite effusioni dei piccoli con Wayne e, con grande sorpresa di Norma di quest’ultimo con Laura … Si parlò del più e del meno per diverso tempo, ma continuava ad aleggiare su tutti il motivo di quel convivio, prima che se ne pronunciasse alfine il nome …
- Quest’occasione è per tutti noi insolita e per alcuni fra noi, motivo di rinnovata pena … Tuttavia era opportuno che, avendo dedicato tanto tempo ad una persona e mi riferisco ovviamente a Brant Quashnock ed avendo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo, avessimo una possibilità per incontrarci e ricostruire per quanto possibile il quadro della situazione … Io ringrazio Norma e Laura per essere venute, avendo una grande tristezza ed ansia nel cuore ed auguro loro che possano presto ritrovare il loro caro … Oggi possiamo solo onorarlo, cercando di mettere insieme le conoscenze che fin qui abbiamo potuto riordinare a partire dal materiale che egli ci ha lasciato …
- Grazie Red, sono io a ringraziare lei, e tutti voi, per aver portato avanti, quello che è stata l’ultima volontà nota di mio marito … Sono qui, senza lo spirito giusto per stare ad una festicciola, ma comunque attratta dalla volontà di conoscere quello che avete scoperto fino ad oggi e che, sono sicura, ha comportato un notevole sacrificio per ognuno di voi, di tempo e di impegno … Perciò grazie di cuore per quanto avete fatto e per quanto ancora vorrete fare … Grazie a tutti voi …
- Anche io, come mia madre, dico grazie a Wayne e Red per tutto quanto … E a Selma ovviamente per l’ospitalità …
Si era finalmente rotto il ghiaccio e la ragione di quello strano incontro era finalmente emersa, ora ognuno poteva porre le domande e cercare le risposte, ma tutto quel parlare continuava a puntare in una sola direzione … Red … Lui era l’unico ad avere il quadro generale … Per gli altri si era sempre trattato di lavorare su frammenti e comunque su parti già esaminate da Red stesso … Tutti attendevano la sua opinione … Ma Red esitava, tendeva a lasciare la parola agli altri, come se temesse di avventurarsi in una spiegazione che non fosse all’altezza delle aspettative di tutti, ma in special modo di Norma …
- Norma, lei penserà che sono riluttante a fare ciò che invece dovrei fare, cioè dire la mia opinione sul materiale che sto analizzando …
- Immagino che non sia facile per lei Red, ma la prego di essere completamente onesto e di non lasciarsi influenzare dalla mia condizione … Desidero la verità e non una facile via d’uscita …
- Non mi fraintenda, Norma, il problema è di natura diversa … Suo marito era certamente un individuo geniale, tuttavia era anche molto svincolato dalle normali procedure scientifiche, o per lo meno, non era disposto a farsi bloccare da esse … Se necessario procedeva per vie … Diciamo così “non convenzionali” … Tuttavia questo genere di atteggiamenti è comunemente praticato dalla cosiddetta “fringe science”, ovvero la scienza di confine … Ma Brant era ancora diverso da tutto ciò persino più … Oserei dire “coraggioso”, o …
- Lo dica, Red … Lo dica! …
- Ok, Nora, forse … “azzardato” … Ma non sono ancora certo di questo … C’è ancora del lavoro e non poco … Quello che possiamo fare, per ora, è definire il “progetto” alla base del suo lavoro …
- In “parole povere”, la prego Red …
- Ok, Norma … Cercherò … Suo marito considerava l’osservazione del nostro universo un problema ormai giunto al limite per quanto riguarda la scienza “umana” … In altri termini tentare di ricondurre le nostre osservazioni ad un cervello, il nostro, che costruisce le proprie categorie in funzione dei nostri comuni cinque sensi è una impresa che prima o poi mostrerà i propri limiti … Questo è già un dato di fatto, per alcuni, e si ritiene, in quegli ambienti, che presto l’uomo dovrà necessariamente integrarsi con le nuove tecnologie per poter procedere oltre …
- Come sarebbe Red? …
- Vede Norma, non possiamo ancora sapere se saranno le nostre menti ad essere trasferite su futuri supercomputer, ovvero se riusciremo a produrre dei soggetti misti umano-cibernetici, i cosiddetti Cyborg … Possiamo solo ipotizzare che, in un futuro non molto lontano, queste due strade, oggi ancora parallele, dovranno necessariamente convergere … A meno che, una di esse non prenda il sopravvento, come vagheggiato da vari racconti di fantascienza …
- Lei lo dice come se fosse inevitabile …
- In certo senso è così, Norma … Se non dovesse essere così, la strada obbligata sarebbe, probabilmente il predominio di un qualche tipo di organismo cibernetico, che presto o tardi supererebbe in maniera incolmabile le potenzialità umane … La cosa migliore sarebbe non giungere fino a quel punto e tentare di integrarsi prima che le “macchine” diventino troppo più “forti” di noi … E’ un processo che noi conosciamo bene storicamente e che si chiama “evoluzione” … Questa volta potremmo non essere più noi in cima ad essa …
- Anche Brant la pensava così? …
- Lui sapeva che questa problematica prima o poi ci si sarebbe presentata di fronte in modo ineludibile … Ma riteneva che fosse nostro compito arrivare all’appuntamento preparati a dovere … Pronti magari a vincere la sfida … Per far questo, evidentemente, sarebbe stato necessario “evolvere” dal punto di vista mentale … Sottrarre il nostro modo di pensare ai suoi limiti attuali, alle sue categorie percettive … In pratica, o lo smantelliamo noi, il nostro modo di pensare, o potremmo essere “smantellati evolutivamente” dalla prossima “mente-dominante” …
- Mio marito lavorava a questo, dunque? …
- In un modo del tutto personale … I primi “esperimenti mentali” che Brant ha suggerito, riguardavano la possibilità di rappresentarsi il mondo “sottraendo” dalla nostra comune visione delle cose elementi primari come l’interazione con la materia, per esempio … Che succederebbe se la nostra mente si trovasse a dover interagire, invece che elettromagneticamente col mondo circostante, cioè con le regole della comune chimica, in base alle regole della Forza Debole, cioè come un neutrino? …
- Le ricordo che la mia Fisica si limita ai ricordi del liceo, Red …
- Prometto che non farò conferenze, Norma … Quello che l’esempio del neutrino vuole suggerire è che la nostra realtà quotidiana si riduce ad interagire con oggetti “solidi” perché la nostra mente si è sviluppata per consentirci di sopravvivere in un mondo di tali oggetti … Noi siamo “specializzati” in questo e tutte le nostre categorie ruotano intorno a questa necessità … Dobbiamo procedere dimenticando questo limite … Non sono così importanti gli oggetti solidi, a meno che, il nostro pensare sia vincolato al nostro corpo ed alla sua “chimica”, al suo “elettromagnetismo”; ecco allora che viaggiare come se fossimo un neutrino ci consente di vivere una esperienza completamente diversa, in cui non esista la materia … Il neutrino non può vedere la materia, perché non è in grado di interagire con essa … Può attraversare gran parte dell’universo senza che nella sua “vita” avvenga alcunché: gli unici avvenimenti nella vita di un neutrino sono la sua “nascita” da una qualche forma di decadimento beta e la sua fine in un secondo accadimento del genere … Secondo alcuni è possibile tuttavia che subisca nel corso della sua interminabile vita una “trasformazione” di quantità …
- Una vita piuttosto monotona …
- Forse, amore, ma ogni singolo neutrino ha la possibilità di attraversare il nostro universo da parte a parte, mentre tutta la nostra “varietà” si svolge in un angolo infinitesimale di tale universo …
- Inoltre, secondo alcune ipotesi, esistono ancora i neutrini creati dal Big Bang …
- Esatto, Wayne … I misteri che circondano questa particella si intrecciano con la natura stessa di tutto ciò che esiste, eppure sono inafferrabili ed evanescenti, nonostante tutti i nostri tentativi di catturarli …
- In effetti è la più incerta delle cose certe che la scienza abbia individuato a tutt’oggi …
- Che intendi dire Laura? …
- Sua figlia si riferisce al fatto che abbiamo certezze ferree sui neutrini ed anche incredibili lacune circa la loro natura fondamentale … Sappiamo che vengono generati nel cuore delle stelle in continuazione, così come nei reattori nucleari, ma non riusciamo ancora a stabilire se hanno massa oppure no, se sono due particelle oppure una sola …
- Come sarebbe due particelle? …
- Sarebbe a dire, Selma, che un fisico francese ha proposto che il neutrino sia privo di massa ed abbia, come tutte le altre particelle una sua antiparticella, ovvero un anti-neutrino, mentre un fisco italiano sosteneva che il neutrino sia anche l’antiparticella di se stesso e come conseguenza sia dotato di massa, seppur minima … Comunque, senza addentrarci troppo in questi problemi, a noi interessa evidenziare come la percezione del mondo possa essere lontana dal nostro quotidiano se appena alteriamo la priorità delle leggi a cui ci affidiamo … Ma un altro esempio ancora più semplice e persino più sorprendente è dato dal valutare l’incredibile limitatezza della scala percettiva su cui si fonda la gran parte di ciò che “sappiamo” …
- Sarebbe? …
- La percezione per noi primaria, Norma,è senza dubbio la visione e proprio in questo ambito si evidenziano i nostri limiti …
- Questo è uno degli argomenti preferiti anche da mio marito, non so quante volte l’ho già sentito, vero Red? …
- Assolutamente, lo confesso …
- Di cosa si tratta Red? …
- La visione è il prodotto della capacità che hanno i nostri occhi di tradurre le onde elettromagnetiche in impulsi elettrici che il nostro cervello poi interpreta … Ma la cosa notevole è che lo spettro delle radiazioni elettromagnetiche possibili si sviluppa su diciassette ordini di grandezza, mentre la nostra visione ne coglie una parte ristretta di un singolo ordine … Di questa piccola parte cui i nostri occhi sono sensibili noi fruiamo indirettamente, grazie al fatto che gli oggetti ne assorbono la maggior parte consentendoci la percezione dei colori … Dire che con gli occhi percepiamo poco più di un "miliardesimo di miliardesimo" di quanto c’è là fuori può sembrare un po’ teatrale, ma non si allontana troppo dal vero, in un certo senso …
- Detto così, mi fa sentire un talpa …
- Questo, Laura, era quello che Brant riteneva che fossimo …
- Ora capisco perché si era estraniato da tutto quello che accadeva nella nostra vita di tutti i giorni … Non poteva bastargli, se questa era l‘idea che lo dominava …
- E’ possibile, Norma, occorre però ammettere che forse per lui si era trasformata in un’ossessione, qualcosa che non occupava più soltanto la sua razionalità, ma aveva probabilmente invaso la sua emotività …
- Temo di doverle dare ragione, Red, mio marito era certamente prigioniero dei suoi pensieri, ma io non me ne rendevo conto allora …
- E come avrebbe potuto, Norma, le nostre sono valutazioni a posteriori, troppo facili oggi, quanto difficili da cogliere allora …
- Non serve tormentarsi, mamma, se credeva in ciò che faceva, non avresti potuto interferire comunque …
- Forse è così, Laura, forse è come dici tu …
- Credo che sia meglio fare una piccola pausa e distrarci un poco, vero Red? …
- Si amore, pensiamo un po’ al nostro barbecue, credo che ormai la carbonella sia pronta …
Ci fu la solita confusione e tutti si misero a dare una mano, chi per predisporre le vettovaglie, chi per apparecchiare all’aperto, gli argomenti si fecero più ameni, tutti erano consapevoli che occorreva rasserenare Norma e tutti cercavano di contribuire con qualche parola cortese …
Per qualche tempo le memorie di Brant passarono in secondo piano ed il party seguì il corso di tanti altri che lo avevano preceduto …
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Mentre la festicciola procedeva e le braciole si esaurivano, Wayne e Laura si andavano appartando, i gemelli si divertivano sotto il controllo di Nelly, Norma e Laura si confidavano fittamente … Red, che si era dedicato per tutto il tempo alla cottura, si sedette infine vicino alla moglie, per mangiare a sua volta …
Le due donne, notandolo, fecero qualche battuta sul fatto di dover cucinare mentre gli altri se la spassano e i tre presero a parlare di cucina e di tutto un po’, finché Norma propose a Red di riprendere il discorso interrotto poco prima …
- Recentemente io e Laura abbiamo rivisto il film “La Macchina Del Tempo” …
- Per la centesima volta o giù di lì …
- Si … E’ vero, Laura non smette mai di rinfacciarmi i miei gusti in fatto di film … Ma quello che mi interessava dire è che a cavallo dei due secoli precedenti il nostro, tutto ciò che si riusciva a prefigurare circa il futuro era visto in termini di macchine e di meccanismi, perché quello era il punto di arrivo della civiltà dell’epoca … Oggi, ai tempi nostri e per le stesse ragioni, tutto ciò che riusciamo ad immaginare come nostro possibile futuro, se si escludono i catastrofisti, è visto in termini di tecnologia dei computer e delle reti informatiche, quindi un futuro sempre più cibernetico è quanto di più sofisticato riusciamo a intravvedere … Ma non era così per Brant, egli era più propenso a vedere nel prossimo futuro un salto evolutivo ancora più radicale di quello informatico e non necessariamente in quella direzione …
- Basandosi su cosa? …
- Brant era solo arrivato per primo a delle conclusioni che prima o poi saranno evidenti a tutti e cioè che l’uomo è ormai pervenuto più o meno al limite di quanto possa conoscere senza “evolversi” … Non ha più senso riferire tutte le conoscenze alla nostra attuale, primitiva struttura mentale … L’uomo deve evolversi per riuscire a capire di più, così come siamo, siamo noi stessi il limite alla conoscenza …
- Dovremmo diventare una specie di superuomini? …
- Non mi piace questa definizione, ha avuto una storia tragica in conseguenza del primo che l’ha enunciata e del poco buon senso di chi l’ha travisata … Preferisco parlare di “evoluzione” della specie ed è anche il termine che usava Brant … E’ un processo individuale e può metterci in condizione di attingere a categorie di pensiero più ampie e non vincolate alla pura percezione corporea … Il “nostro punto di vista” non può più essere il centro della nostra conoscenza come è stato finora … L’esempio che facevamo prima riguardo al neutrino è solo un caso esemplificativo che va esteso a tutti i possibili spettri energetici ed eventualmente anche oltre, se questo fosse richiesto …
- Può fare un altro esempio, Red, sto facendo fatica a seguirla …
- Certo, Norma … Recentemente ho contattato un mio vecchio amico di studi che si è specializzato nello studio del cervello e delle sue manifestazioni estreme, come per esempio gli stati alterati che si producono durante gli stati contemplativi, meditativi e mistici … In passato, questi fenomeni venivano studiati prevalentemente dal punto di vista fisiologico, per valutarne la consistenza quantitativa e quindi la misurabilità scientifica, ma oggi sappiamo che tali manifestazioni esistono e sono misurabili … Ne conosciamo alcuni aspetti relativi ad alterazioni del comportamento elettrico, o più propriamente elettromagnetico del cervello … Brant suggerisce nei suoi scritti, che approfondendo tali tecniche si possa, in modi non ancora chiari, alterare anche altri ordini di grandezze energetiche …
- Per esempio? …
- Beh, Laura … Qui entriamo in un campo su cui stiamo ancora lavorando ... Ma quello che si può dire è che se la nostra mente ha la potenza necessaria per alterare l’energia elettromagnetica del nostro cervello, non si vede perché non possa agire a livelli di energia inferiori, come sono gli effetti quantistici … I neutrini, tanto per rimanere in argomento, interagiscono soggetti alla cosiddetta “Forza Debole”, così chiamata proprio in contrapposizione all’energia del nucleo detta “Forza Forte” … La più debole forza fra tutte, per strano che possa sembrare è proprio la Forza di Gravità ed è anche quella che determina la struttura dello spazio-tempo … Quindi non vi sono ragioni per le quali essa non possa essere soggetta alle nostre capacità …
- Aspetta, aspetta, aspè! ... Che stai cercando di dirci, Red? … Questa è nuova anche per me! …
- Sono proprio gli ultimi sviluppi, amore, non c’è stato il tempo …
- Scusate, forse mi sto perdendo qualcosa …
- Quello che stavo cercando di prospettare, Norma … Non è ancora qualcosa di definito, ma solo una possibilità relativa al fatto che nulla vieta alla nostra mente di agire quasi a tutti i livelli, forse escludendo l’energia nucleare, cioè la Forza Forte, che lega i nucleoni al loro interno … Tutte le altre forze della natura, secondo Brant, potrebbero essere alla nostra portata …
- In che modo? …
- Questo è proprio ciò che sto cercando di accertare in questo periodo, Norma … E’ ovvio che non stiamo parlando del mondo materiale, in quello purtroppo la Forza Forte è stata usata anche troppo, purtroppo … Quello di cui parliamo è un tipo di parallelismo che possa produrre lo stesso tipo di alterazione ottenuto sulle onde elettromagnetiche dell’encefalogramma anche su altri tipi di onde … Magari, per puro paradosso, sulle onde gravitazionali e quindi sulla struttura dello spazio-tempo … Ma ripeto, è solo un’estremizzazione … Un paradosso …
- Ma lei ne sta parlando Red …
- Beh … Certo, tuttavia … Si, insomma … Bisogna ancora vedere, cosa volesse veramente intendere Brant …
- Red … Ma tu pensi, veramente …
- Non so ancora cosa pensare, amore … Io devo limitarmi a verificare dei fatti … Altrimenti non renderemmo giustizia a ciò che Brant si attendeva … Mi capisci e lei Norma? …
- Si, certamente, Red …
- Si … Forse è come dici tu, tesoro …
- Ehi, ma quei due che stanno facendo laggiù? …
- Guarda, guarda, mentre noi si filosofeggiava … Fra quei due sembra spuntato l’amore …
- Wayne mi sentirà … Comportarsi così in casa mia, con degli ospiti poi …
- Red, la prego , lasci stare … Laura sa cavarsela, ormai non è più una bambina …
- Come desidera, Norma …
- Pensa al dessert, Red e lascia il resto a noi, vuoi? …
- Obbedisco!
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Passarono diversi giorni da quel party con le Quashnock, durante i quali Red perse di vista tutta la faccenda e, stranamente, anche il suo ufficio era rimasto deserto in quel periodo, senza che si facessero vedere né Wayne, né Laura … La cosa era passata inosservata, perché diversi impegni non previsti si erano frapposti ed anche le cose di famiglia in casa Wolb avevano contribuito nel tenerlo occupato costantemente …
Fu a causa della telefonata che, tutto a un tratto, Red si ritrovò ancora pienamente immerso nella mente di Brant … Mentre usciva dal lavoro, preso dalla fretta di trovare un taxi, ricevette quella chiamata, senza mittente, in cui una voce sconosciuta e straniera chiedeva del professor Wolb … In un primo momento Red pensò si trattasse di uno sbaglio e stava già per chiudere il contatto … Ma poi riconobbe la parola magica … La voce all’altro capo ripeteva: Quashnock … Quashnock … E finalmente Red capì: si trattava di qualcuno del gruppo FWBO, i famosi monaci esoterici frequentati da Brant, che stava cercando di farsi riconoscere … Red si profuse in mille scuse e cercò di capire meglio chi fosse la persona in questione … Dopo vari malintesi Red intese il nome Detsen, che si presentava a nome di Rinchen … Red stava facendo una fatica immane a capire l’inglese stentato del suo interlocutore ed insistette per avere un appuntamento, cha alfine ottenne … Il monaco gli chiese di andare appena possibile, perché in quel momento erano al centro Triratna e la prossima riunione ci sarebbe stata di lì a un mese … Red non poteva farsi scappare l’occasione e così fece deviare il taxi, che intanto lo aveva portato da tutt’altra parte, nella nuova direzione …
Giunto al Triratna, fu ricevuto dal solito ossequioso Rinchen, che gli fece mille raccomandazioni sul comportamento da tenere nella sala dove era atteso, perché alcuni dei presenti erano considerati monaci molto influenti e degni di rispetto e perché nessuno mai, eccetto Brant Quashnock, aveva mai avuto il privilegio di esservi ammesso …
Per Red nella sala in questione non v’era nulla di diverso dalle altre sale che aveva visto fin lì, né alcuno dei presenti aveva l’aria più solenne dello stesso Rinchen … Di sicuro erano tutti vagamente “orientali”, anche se non avrebbe potuto indicarne con precisione l’etnia … Erano tutti seduti alla maniera tradizionale dei buddisti: a terra, seduti sulle gambe piegate, con le loro ampie vesti ed alcuni oggetti appoggiati sui tappeti al loro fianco … Red rimase in silenzio, era buona norma, pensò, lasciare rispettosamente l’iniziativa ai suoi generosi ospiti … Averlo ricevuto, dal loro punto di vista, doveva senz’altro essere un gesto di estrema cortesia …
- Professor Wolb, io mi chiamo Detsen e sono il portavoce di questo gruppo di preghiera … Abbiamo deciso di riceverla, nonostante la nostra abituale ferrea riservatezza, perché il nostro cortese ospite Rinchen ci ha fatto sapere che lei ha ricevuto una sorta di “investitura” da parte del nostro amico il professor Quashnock …
- Veramente non so se si possa chiamare così … Tuttavia egli ha ritenuto di consegnarmi degli appunti in cui descrive le sue esperienze e che, in modo chiaro, conducono al vostro gruppo … Non so se questo vi impegni in qualche modo, ma ho ritenuto legittimo chiedervi alcuni chiarimenti e soprattutto sperare in voi per un qualche conforto da offrire alla moglie ed alla figlia …
- Siamo molto rattristati per la sorte del professore e ci sentiamo vicini alla famiglia, perciò se potremo in qualche modo essere di aiuto lo faremo di tutto cuore …
- Lei ha parlato di “sorte” … Voi avete notizie precise su quello che può essergli capitato? …
- E’ successo qui, professor Wolb …
- Cosa??!!
Dopo che Red ebbe finito di trasalire, il monaco disse che forse era meglio ricostruire tutta la storia dall’inizio, in modo da darle, per un estraneo, un minimo di senso ...
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Detsen confabulò a lungo con un altro monaco, seduto al suo fianco e che nel parlare appariva molto calmo e solenne, di quando in quando annuiva con gesti lenti a ampi … Infine, sembrò che fossero tutti d’accordo ed il solito Detsen iniziò a parlare …
- Professor Wolb, questa nostra piccola comunità è ospite in questo paese da qualche decennio ed a suo tempo fondò questo centro, che oggi ha un nome ed una gestione diversa ed indipendente. Noi siamo rispettosi delle leggi di questo paese, ma la nostra cultura e la nostra tradizione ci è molto cara e ad essa dedichiamo noi stessi nel modo più completo …
- Questo vi fa onore, signori …
- Grazie … Ciò che vogliamo dirle, in un certo senso non deve uscire di qui … Mi capisca bene, comunicandole certe nozioni sappiamo bene che nulla le impedirà di farne l’uso che crede … Tuttavia noi la preghiamo di non ricondurle a noi … Desideriamo solo l’anonimato ed il silenzio per noi stessi, mi capisce? …
- Credo di si e non ho alcun motivo per non rispettare la vostra posizione …
- Bene! … Fummo molto più reticenti quando il professor Quashnock si rivolse a noi, egli non aveva idee molto chiare sulle nostre pratiche e fummo noi col tempo a rivelargli alcuni dei nostri segreti … Ma in seguito, essendosi egli dimostrato una persona seria, volenterosa e generosa, i nostri rapporti divennero sempre più confidenziali ed aperti e presto il professore volle provare le nostre tecniche, che lui chiamava meditative ed alle quali attribuiva singolari poteri … Egli spesso si dilungava in interminabili discorsi di cui noi si capiva ben poco …
- Non me lo dica … A volte, faceva così anche nei suoi scritti …
- Ecco lei mi capisce bene, vedo … Noi ci siamo abituati alla sua presenza ed alle sue idee e finimmo per non negargli le risposte che teneva molto ad avere … Consideri che si dedicava con assiduità alle nostre pratiche e chiedeva continuamente come potersi migliorare …
- Se posso chiedere, su cosa si basano queste pratiche? …
- Noi la chiamiamo preghiera, ma so che per voi occidentali il termine più gettonato è meditazione, o contemplazione … Tuttavia i termini non sono importanti, quello che il professor Quashnock desiderava capire erano le nostre tecniche per raggiungere il “risveglio”, che voi occidentali spesso chiamate “illuminazione” e la conseguente fusione con il “nirvana” …
- Come spiega questo interesse, in uno scienziato così logico e razionale come Brant? …
- Le due cose non sono necessariamente in contrasto, consideri che il professore non ci ha mai detto che il suo interesse fosse di natura religiosa, bensì ci ripeteva che i suoi erano esperimenti scientifici …
- Mi sa dire di più su questo? Cosa intendeva per esprimenti scientifici in una sala da preghiera? …
- All’inizio eravamo anche noi piuttosto perplessi, tuttavia in seguito alle sue brillanti spiegazioni ci siamo ricreduti ed abbiamo aperto le nostre menti alla visone che ci offriva lui, non come contrapposta alla nostra, ma come un ponte tra le nostre due culture … Ed anche lui amava vederla in questo modo … Secondo il professore la nostra tecnica di preghiera, o meditazione se preferisce, apre la mente a possibilità ancora inesplorate e, nel predisporre il corpo alla calma necessaria per unirsi al tutto o al nulla, nel contempo “agisce” sul tutto e sul nulla …
- Lei comprende il significato del verbo “agire”, signor Detsen? … Scusi se glielo chiedo …
- E lei, professor Wolb? …
- Mi state prendendo in giro, adesso, vero? …
- E’ nella nostra natura, scherzare ogni tanto, ma sempre a fin di bene …
- Ok, sto al gioco … Come si verifica questa “azione” …
- Io credo che lei abbia già trovato la risposta in quel diario, ma non abbia il coraggio di accettarla …
- Io so di essere un intruso qui fra voi, però non capisco questo cambiamento nel suo atteggiamento, fino a qualche minuto fa sembravate disposti ad aiutarmi, ora vedo un certo distacco …
- Lei, si rende conto che sta accusando un monaco buddista di essere “distaccato”, vero? …
- Già, non ci posso credere …
- Non si allarmi, ricordi che il professor Quashnock ha impiegato mesi per vincere la nostra diffidenza e lei è qui solo da qualche minuto … Non è disposto a pagare un piccolo prezzo per avere le informazioni che cerca? …
- Immagino di si …
- Non è stata una nostra idea quella del verbo “agire”, ma del professore … Fu lui a spiegarci un nuovo concetto di “azione” e ad associarlo alle suddette nostre tecniche …
- Vuol dire che vi ha parlato del concetto di “correlazione”, in quanto “azione a distanza”? Ha usato termini provenienti dalla meccanica quantistica nelle vostre discussioni? …
- Si, è vero amici?... Ha usato entrambe queste parole “meccanica” e “quantistica”, ma non ricordo in che ordine …
- Ora ricomincia a prendermi in giro …
- Solo un pochino, come d’accordo …
- Va bene, va bene … Posso chiederle in che modo ha trattato l’argomento con voi? …
- Noi non siamo scienziati, quindi non garantisco di aver chiaro ciò che sto per dirle … Il professore ci ha parlato diverse volte del fatto, che le capacità delle nostre menti possono essere spinte molto più in là di quanto avvenga nel vivere quotidiano, ma a condizione di esserne completamente affrancati, non importa quanto a lungo, importa quanto intensamente lo si faccia, ovvero che si riesca effettivamente a sganciarsi da tutto e da tutti … Cosa non facile per chi vive legato agli avvenimenti, mentre risulta più facile per chi fa vita ritirata, anche se questo di per sé non basta …
- Quindi il suo interesse era per il genere di stato d’animo che si raggiunge in un luogo come questo …
- Esattamente, ma lui aggiunse che anche i matti sono vicini a questo tipo di stato d’animo …
- Incredibile …
- Tutti lo consideravano un po’ matto e lui ce lo diceva col sorriso amaro di chi è consapevole, semmai, molto più degli altri … Comunque resta il fatto che, quando si chiudevano quelle porte la sua presenza non ha mai dato alcun problema alle nostre attività ed anzi col tempo si è fatta sempre più pregnante …
- Pregnante? …
- Contribuiva alle nostre tecniche tradizionali, proponendo varianti …
- Del tipo?
- Argomenti di meditazione, vero amici, quante volte … Non ricordo nemmeno, ma so che dopo le prime nostre timide adesioni, furono sempre più gradite le sue indicazioni … Comunque non cessava mai di chiedere, era propositivo si, ma la sua curiosità riemergeva sempre, come se sapesse che non tutto gli veniva detto …
- Ed infine riuscì a sapere ciò che voleva? …
- Un giorno il nostro mentore, che lei vede al mio fianco, decise che fosse giusto consultarsi con il professore come si fa con un amico vero … Quashnock capì la solennità del momento e ne fu commosso ancor prima che gli si parlasse … Gli fu spiegato che nella nostra tradizione, fra gli adepti della cerchia più esclusiva, o come dite voi esoterica, si conosce un fenomeno inspiegato, un fenomeno il cui verificarsi è imprevedibile e limitato ai casi in cui si recita una particolare preghiera o mantra … A volte si hanno casi in cui i monaci, al termine della sessione, sono disorientati, non ricordano o non capiscono dove sono; peggio in qualche caso in cui si hanno malori anche gravi o addirittura la scomparsa dell’interessato …
- Quando dice “scomparsa”, intende morte del soggetto? …
- Intendo “scomparsa” … Nella nostra tradizione, in questi casi, sia parla di unione col nirvana, o di “risveglio” in una realtà più vera di questa … Quashnock sembrò ispirato da queste rivelazioni e volle assolutamente che fosse organizzato un incontro di questo genere in cui potesse partecipare personalmente … Tutti noi facemmo resistenza e ci opponemmo decisamente, ma lui cortesemente ci fece capire che non avrebbe receduto e che prima o poi ci avrebbe convinto a farlo, tanto valeva farlo subito …
- E così? …
- Beh, le sue argomentazioni batterono le nostre … Ci disse che non voleva mettere a rischio le nostre vite e che quindi avrebbe cercato altre comunità disposte a condividere quei rischi per insegnargli le tecniche … Ma noi non eravamo in pena per noi stessi, bensì per lui e la sua famiglia … Era inutile ostacolarlo solo per spostare altrove il problema … Infine ci convincemmo che qualche prova forse lo avrebbe soddisfatto, se non avesse trovato quel che cercava …
- Immagino che non fu così …
- Purtroppo no …
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A questo punto Detsen sembrò incerto e si rivolse a tutti gli altri con fare interrogativo, senza una parola e senza altra risposta che un silenzio privo di negazione …
Poi Detsen si rivolse di nuovo all’ospite per ricordargli la promessa, ma anche ora in silenzio, cercando più gli occhi di Red, che le sue parole … E dagli occhi di Red ottenne la risposta che cercava …
- I primi incontri di questo ciclo furono dedicati alla spiegazione dei mantra e della respirazione, ci concentrammo tutti per trovare il massimo della sincronia del respiro di ciascuno con gli altri, ripetemmo più volte ogni singolo passaggio per memorizzarlo e quindi provammo ancora … Anche per noi quel tipo di preghiera era inusuale e limitato a circostanze particolari nel corso dell’anno … Tutti sapevamo dei rischi, ma nessuno di noi capiva la natura di quei fatti e li vivevamo come tutti gli altri eventi che si presentano nel corso dell’esistenza umana, malattie, incidenti, morte … Non ci creava particolare preoccupazione sapere che un episodio incomprensibile capitasse durante la preghiera piuttosto che durante una passeggiata, o mentre si attraversa una strada … Per Quashnock invece ogni cosa doveva avere la sua spiegazione e lui era lì per trovarla …
- Fu sorpreso dalle tecniche che apprese in quella circostanza? …
- No, perché non si trattava di niente di particolarmente diverso, bensì di una meticolosa preparazione al fine di ottenere un perfetto affiatamento ed una scelta dei mantra e degli argomenti con cui riempire la mente … Anzi, ben presto propose lui stesso gli argomenti e noi li accettammo volentieri …
- Quale fu l’esito? …
- Le prime volte non accadde nulla di eclatante e noi speravamo che le cose rimanessero così, ma Quashnock era lo stesso entusiasta e noi non capivamo perché … Ci diceva che le sue sensazioni erano estremamente positive e che era sicuro di ottenere presto i risultati che si aspettava … E che noi temevamo …
- Secondo lei Detsen, cosa poteva esaltarlo in quel modo? …
- Io mi dedico a queste pratiche da molti anni, quasi una vita e non credo di aver mai pensato di poter vivere in un altro modo, proprio perché lo stato mentale in cui esse mi portano non è paragonabile ad alcunché che si possa desiderare … Perciò non mi stupisco se chi approda a queste sensazioni si esalta, specie se si tratta di persona aperta alle nuove esperienze ed assetata di conoscenza … Per il professore era tutto nuovo ed ogni passo avanti era fonte di gioia per lui, penso apprezzasse sinceramente il privilegio di provare tecniche riservate solo a pochi ed esperti monaci …
- Cosa accadde poi? …
- Non so dire dopo quante di quelle sessioni notammo i primi effetti, soprattutto non so quando fu che li notò lui, perché forse le prime volte non credette di aver visto giusto e non ne parlò, ma un bel giorno si presentò alla riunione con una macchina fotografica …
- Una fotocamera! ...
- Esatto! … E si mise a fotografare tutto … In special modo volle fissare le posizioni di ognuno, poi mise un orologio su una mensola e fotografò anche quello, fece la foto anche a tutti gli orologi di chi lo portava al polso, compreso il suo …
- Gli avete chiesto perché lo faceva? …
- Si, disse che quella volta voleva le “prove” …
- Le prove di che? …
- Evidentemente aveva già notato qualcosa, ma non aveva creduto ai propri occhi …
- Dannazione! … Oops, chiedo scusa a tutti voi, signori …
- Non c’è di che, non ci ha mica offesi …
- Volevo dire, come sarebbe non credeva ai propri occhi, ma cosa doveva mai aver visto? …
- Quello che risultò dalle sue foto in quell’occasione …
- E cosa sarebbe? …
- Beh … In quel particolare caso … Tutti gli orologi segnavano orari diversi … Non di molto, ma qualche leggera discrepanza c’era e poi …
- Poi? …
- Beh! … Si insomma, non tutti erano al loro posto …
- Ma porc …
- Dica, dica pure … Non si trattenga! Qualche volta un bel “porc…” fa bene alla salute …
- Adesso non so più nemmeno se mi state prendendo in giro, ma non posso credere il contrario …
- E lei lo ha solo sentito dire … Mentre noi l’abbiamo tutti vissuto in prima persona! …
- Ok, preferisco sentire tutta la storia fino in fondo e commentare solo alla fine, la prego, vada avanti …
- Come le dicevo, Quashnock ci mise davanti all’evidenza e tutti noi rimanemmo a nostra volta sorpresi da quelle foto, perché non ci era mai venuto in mente di controllare le conseguenze materiali delle nostre preghiere … Per noi lo scopo era ben altro, si trattava dell’elevazione dello spirito e qualche oggetto fuori posto, qualche orologio incerto … Non erano nelle nostre priorità … Il fatto di essere messi di fronte a quei semplici fatti, stupì prima di tutto noi stessi e non sapevamo che spiegazione dare al professore, il quale per contro aveva le idee molto chiare …
- Nientemeno! …
- Disse che la nostra concentrazione aveva semplicemente raggiunto un gradino superiore a quello in cui chi medita controlla le onde elettromagnetiche del proprio cervello e di conseguenza lo stato del proprio organismo …
- Questo emerge anche dal lavoro che sto facendo sul suo diario …
- Ma a quel punto anche noi eravamo ansiosi di capire di più … Spiegammo a Quashnock i vari inconvenienti che in passato, storicamente, si erano presentati nel corso di tali pratiche e lui sembrò finalmente soddisfatto di quella confessione … Era quello che aveva immaginato fin dall’inizio e che lo turbava per la nostra scarsa fiducia in lui … Ma non importava più ci disse e ci ringraziò per avergli fatto quelle confidenze, anche se tardive …
- Aveva la risposta a quella serie di “incidenti” di cui mi avete parlato? …
- Secondo lui, quel tipo di preghiera, così profondamente intensa, concentrata e sincrona era in grado, eccezionalmente e quindi non in tutti i casi, di attingere ad un cambio di scala … Così lo chiamava lui …
- Un cambio di scala? … Così disse? …
- Esatto! Ci spiegava come molti esperimenti scientifici abbiano dimostrato la capacità degli yogi e di altri “santoni” per usare un termine generico, di alterare il tracciato elettromagnetico del cervello e le relative funzioni fisiologiche … Questi fenomeni sono già noti e dati per acquisiti dalla scienza, quello che di nuovo proponeva Quashnock riguardava la possibilità che tali fenomeni potessero essere spinti molto oltre, fin dove lui stesso non era in grado di dirlo … Ma era chiaro che nel nostro caso si aveva un esempio eclatante delle sue idee … Secondo lui oltre un certo limite ad essere interessate non erano più soltanto le onde elettromagnetiche, ma si toccava occasionalmente la scala delle onde gravitazionali … Il fatto era evidentemente episodico e instabile, quindi produceva effetti imprevedibili, tipici dei fenomeni quantistici … Quashnock ci disse che le onde gravitazionali “agiscono” sul tessuto dello spazio-tempo e quindi sono in grado di alterare la posizione ed il tempo degli oggetti e delle persone, ma quando ciò accade in modo incontrollato, gli oggetti e le persone possono subire, in conseguenza, danni più o meno cospicui …
- L’ha spiegato proprio così? …
- Si, perché ? …
- Non avrei trovato parole più adatte io stesso …
- Come? …
- Niente, pensavo ad alta voce … Cosa è successo poi …
- Ha voluto provare ancora …
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Detsen riprese il suo racconto, spiegando come Quashnock richiedesse loro di “sperimentare” sempre con maggior frequenza, proponendo nuove varianti ed introducendo riprese video, per meglio controllare gli eventi sempre più frequenti e per noi inquietanti che si andavano verificando … Tutti erano coinvolti dal suo entusiasmo e terrorizzati dai suoi risultati … Temevano che, prima o poi, si potesse verificare qualche serio incidente, come già la nostra tradizione ci aveva tramandato …
Nel corso delle frequenti sessioni susseguitesi in quel periodo, le dislocazioni si moltiplicarono ed ogni volta Quashnock ripercorreva le riprese video per calcolare quali possibili cause si celavano dietro ai singoli episodi … Fu un lavoro lungo e difficile, perché spesso i filmati risultavano alterati o del tutto assenti proprio nei momenti topici, forse a causa dell’instabilità provocata dagli eventi stessi non solo sulle persone, ma anche sull’elettromagnetismo ambientale e di conseguenza sulle apparecchiature elettroniche presenti …
Poi Detsen si oscurò in volto, nel descrivere l’ultima sessione in presenza di Quashnock ...
- Quel giorno il Professore si presentò con una serie di appunti ed un rinnovato entusiasmo e ci propose di seguire un preciso schema, mantenendo le varie fasi esattamente come descritto … Ci fece provare e riprovare per trovare la giusta sincronia e poi, dopo aver recitato i mantra preparatori, iniziò il rituale vero e proprio …
- Saprebbe dirmi in cosa differisse quel rituale dagli altri utilizzati in precedenza? …
- Non volle dare spiegazioni, rimandandole al termine della sessione … Durante la recitazione non ci rendemmo conto di alcuna differenza, se non forse la sensazione di una durata maggiore … Non saprei dire di più perché una volta terminata la recitazione e dopo che ognuno ebbe fatta mente locale, ci rendemmo conto di dove eravamo e che in mezzo a noi Quashnock non c’era …
- Come non c’era? …
- Ci eravamo abituati a trovarci in posizioni diverse al termine di quelle sessioni, perciò ognuno di noi prima di tutto si occupava di verificare la propria posizione rispetto all’inizio della seduta e poi di controllare la posizione degli altri … Qualcuno si chiese dove fosse il Professore e tutti ci guardammo intorno … Non c’era … Non era lì … Mentre cercavamo di capire se la sua posizione fossa semplicemente cambiata, come accadeva spesso … In un angolo della sala qualcuno credette di vederlo, ma quando gli altri si voltarono non era in vista … Questo fatto si è ripetuto più volte, diversi di noi hanno creduto di vederlo in punti diversi della stanza, ma per un tempo insufficiente a che tutti facessero in tempo a voltarsi in quella direzione … Sul pavimento, al posto di Quashnock, c’erano rimasti solo quegli ultimi appunti …
- Li avete ancora? …
- Si, li vorrebbe forse avere? …
- E me lo chiede? …
- Quegli appunti sono costati forse la vita al professor Quashnock, vuole anche lei seguire la sua sorte? Vuole forse che la sua famiglia segua il destino capitato a quella del Professore? …
- No, certo che no! … Ma questa è una scoperta che non può andare perduta …
- Non andrà certo perduta, finché ci saremo noi a custodirla … Forse a lei serve solo un po’ di tempo per riflettere … Il giorno che vedrà quegli appunti, potrebbe non avere più la forza di rinunciare a seguire l’esempio del Professore …
- Credo che lei abbia ragione, Detsen … Farò meglio a riflettere …
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Red camminava sotto la pioggia, di cui non era minimamente consapevole, lungo la Mission Street, verso la 24.ma, quasi come se tornare in ufficio a piedi fosse una cosa proponibile … Nella sua testa la confusione era totale … Le parole di Detsen avevano colpito nel segno … Di fronte a tutte quelle rivelazioni ed alla possibilità di accedere a quegli appunti il suo primo pensiero era stato di tentare a sua volta, di superare quel confine … Ma Detsen gli aveva ricordato non solo la realtà dei gemelli e di Selma, ma le sue vere priorità e questo era ciò che veramente lo stava facendo impazzire … Se lo avesse detto a sua moglie lei non gliela avrebbe mai perdonata e se invece lo avesse tenuto nascosto sarebbe stato un incubo continuo ogni volta che l’avesse guardata negli occhi … Selma lo conosceva da quando erano adolescenti e leggeva in lui come in un libro con le illustrazioni a colori … Prima o poi l’avrebbe capito e gli avrebbe rinfacciato le sue promesse … Meno male che la strada del ritorno superava le venti miglia, con quella pioggia poi, avrebbe fatto in tempo a morire di polmonite per strada e non doverla affrontare …
Squillò il telefono cellulare e Red notò che era lei a chiamare, forse era preoccupata per il ritardo … Già, come al solito non l’aveva avvisata … Di male in peggio … Ma lei insisteva … Continuava a squillare … Forse doveva spegnerlo quel dannato coso o buttarlo via …
Macché, bisognava rispondere …
- Pronto …
- Amore …
- Si? …
- Già che sei in ritardo … Fai la cortesia di prendere il gelato per tutti, siamo rimasti senza dessert per questa sera e ci sono gli amichetti dei gemelli a cena … Ti amo …
- Ti amo anch’io …
- Hai l’aria stanca tesoro … Vuoi che mandi Nelly? …
- No, lascia stare, ci penso io …
- Sicuro? …
- Certo, dolcezza …
- A presto, corri da me …
- A presto …
Red smise di fasciarsi la testa giusto il tempo per acchiappare un taxi, all’altezza della James Lick Fwy … Il tassista non gradì il lago d’acqua che si trascinò dentro e glielo disse chiaramente, ma Red non era in vena e rispose che aggiungeva dieci dollari alla tariffa perché si tappasse la bocca e altri dieci se si decideva a portarlo in un paio di posti alla svelta … Come sempre il truccò funzionò a meraviglia … E Red, reclinato sul sedile, si lasciò di nuovo andare ai suoi più cupi pensieri …
Arrivato a casa fu Selma ad aprirgli la porta e ci mise il tempo di aprire la bocca e richiuderla per capire tutto … Gli prese il pacco del gelato dalle mani e lo consegnò a Nelly, ordinandole di occuparsi della truppa, poi trascinò Red su per le scale nel bagno della loro camera e lì lo liberò degli abiti bagnati e lo spinse sotto la doccia … Durante tutto quel periodo non disse una parola, ma un paio di volte baciò Red dolcemente …
Pochi minuti dopo Red usci dalla doccia e lei era lì seduta ad aspettare, con un sorriso smagliante e le braccia aperte … Red le diede un bacio sulla fronte la strinse a se e poi andò a buttarsi esausto sul letto …
Selma, uscendo, gli passò la mano sulla schiena e disse che andava ad occuparsi degli ospiti, che l’avrebbe scusato con loro e che si sarebbero visti più tardi …
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Passarono alcuni giorni da quella tremenda giornata, durante i quali Red e Selma si presero una specie di vacanza, affidando i gemelli alla Tata … Al ritorno organizzarono un nuovo party con Norma, Laura e Wayne per fornire loro importanti comunicazioni …
Tutti avevano capito l’importanza di quell’incontro, ma anche quella volta per creare un’atmosfera rilassata, Red e Selma servirono un ricco buffet completo delle solite bistecche al barbecue …
Alla fine del rinfresco si spostarono tutti vicino alla piscina per il caffè, fortunatamente quel giorno i gemelli erano di turno in casa dei loro amici ed il giardino dei Wolb era immerso nella pace …
Red tergiversò parecchio, come al solito, e tutti ne risero … Norma lo incoraggiò confessandogli che non era mai stata così bene come da quando conosceva lui e sua moglie …
- Grazie Norma, apprezzo queste parole, ma temo di non avere notizie rassicuranti per quanto riguarda Brant, almeno per quello che le ultime persone ad averlo visto mi hanno riferito …
Red raccontò in poche parole quanto gli era stato detto da Detsen … Terminò dicendo che nulla si poteva affermare di definitivo sulla sorte di Brant, ma certo era difficile essere ottimisti in merito … Era possibile che quelle manifestazioni riferite dai monaci, circa l’apparizione qua e là dell’immagine di Brant nella sala, fossero un fenomeno di sovrapposizione quantistica … Forse la delocalizzazione di cui era stato oggetto Brant in quell’ultima sessione aveva causato una perdita di coerenza delle molecole del suo corpo, ovvero un mescolamento con altre superfici solide al momento della ri-materializzazione … Selma gli ricordò un esempio che le aveva fatto …
- Si, ricordo … Non so quanto sia utile, ma c’è una descrizione simile in un paio di celebri film: “2001 Odissea nello spazio” e “2010 L’anno del contatto” …
- Credo di avere visto il primo ma non il secondo …
- E’ una cosa comune, Norma, si tratta del seguito, che in realtà, nei libri, prosegue ancora per due episodi … Comunque in entrambi i film si vedono scene in cui il protagonista Bowen, giunto al termine del suo viaggio virtuale nel “monolite” raggiunge uno stato in cui la sua mente e perfettamente chiara, mentre il suo corpo perde coerenza e continua ad apparire e scomparire, trasformandosi ogni volta nel se stesso da vecchio, poi da giovane ed infine da embrione … L’idea è che la mente di Brant potrebbe essere nella sua massima pienezza, mentre il legame con il suo corpo potrebbe aver perso “coerenza” e forse egli è in grado di apparire solo per frazioni di tempo e senza controllare il luogo … Ma naturalmente tutto questo non è che pura congettura …
- La ringrazio comunque per aver tentato … Credo che Brant abbia affrontato momenti difficili e scelte che farebbero tremare i polsi a chiunque …
A queste parole, Selma strinse forte la mano di Red sotto il tavolo e i due si guadarono intensamente … Poi Red prese un lungo respiro, come ad annunciare che c’era una dichiarazione importante in arrivo …
- Norma, io devo confessarle che in un primo momento sono stato tentato di riprendere gli “esperimenti” di Brant … Ma dopo attenta riflessione e con l’aiuto di Selma ho capito che non fa per me … Io ho un impegno precedente con questa donna e con i figli che mi ha dato … E’ un impegno a cui non posso e non voglio sottrarmi, quindi pensavo di continuare il lavoro teorico fino a raccogliere tutto il materiale disponibile, parte del quale è esclusiva pertinenza dei monaci del l’FWBO presso cui sono depositati ed una volta terminato consegnare il tutto alla loro discreta tutela per evitare che altri “spariscano” inopinatamente … Sarà il destino a decidere per mezzo di chi e come questa scoperta troverà la strada per ripresentarsi all’umanità …
- Selma è riuscita laddove io ho fallito …
- Non dire così Norma, sona sicura che Brant non ti amasse meno di come Red ama me … E ‘ solo che lui si è trovato da solo di fronte alla più grande delle scoperte scientifiche e non aveva il senno di poi, grazie al quale noi ci muoviamo con tanta prudenza …
- Forse è così Selma, forse non avrei avuto il diritto di fermarlo, ma una cosa è certa … Non lascerò cadere nel vuoto il suo sacrificio … Red, io le devo molto, per ciò che ha fatto fin qui e proprio perché ormai la conosco mi permetto di chiederle di aiutarmi a proseguire in prima persona il lavoro di Brant assumendomi quei rischi che giustamente lei non vuole affrontare …
- Ma Norma! …
- No, mi lasci dire … Che senso avrebbe aver perso Brant e per di più disperdere ciò per cui egli ha forse dato la vita? … Se quei monaci mi accetteranno, e sono sicura che lei può ottenerlo, io potrò portare a termina la parte sperimentale, mentre lei, con l’aiuto di Laura, potrete completare la parte teorica ed in questo modo, forse un giorno, potremo dare al mondo i risultati definitivi ed in piena sicurezza di questa scoperta … E quello che più conta, attraverso di me e di mia figlia, il merito potrà portare il nome di Quashnock …
- Mamma! …
- E' quello che voglio, amore, tu hai Wayne adesso … E io voglio qualcosa per me …
- Norma, sei una donna eccezionale, sono fiera di te … Ma allo stesso tempo sono terrorizzata! …
- A chi lo dici, Selma … Dillo anche tu a Red di aiutarmi, te ne prego …
Ci furono sguardi incrociati per diverso tempo, alcuni interrogativi, altri supplicanti, altri amorosi, altri sconcertati e altri ancora …
A Selma bastò uno sguardo per rispondere a tutti i dubbi che Red stava per esprimere ed egli fece solo in tempo ad aprire la bocca prima di dover rinunciarvi del tutto, scuotendo la testa in cerca di un altro se stesso da proporre …
- Ok, Norma … Vedrò di presentare la cosa ai nostri amici dell’FWBO in un modo per loro accettabile … Suppongo che non sarà troppo difficile … Per quanto riguarda le conoscenze necessarie, tuttavia …
- A questo proposito, Red, sappia che, sebbene non mi sia mai effettivamente laureata, gli esami di fisica li ho dati proprio tutti …
- Ma io credevo … Lei ci aveva detto …
- Si, lo so … L’avevo detto scherzando, perché non ho mai presentato la tesi … Laura era in arrivo ed io ho voluto occuparmene in prima persona, visti gli impegni di Brant, volevo che lei avesse almeno un genitore sempre accanto … In seguito poi, le circostanze adatte per riprendere gli studi non si sono mai ripresentate ed ho preferito fare da correttore di bozze e segretaria a mio marito … Quindi conosco ogni parola dei suoi scritti, anche se devo ancora leggere la vostra versione delle memorie …
- O perbacco … Norma! Che piacevole sorpresa, che ci fai …
- Io lo sapevo Red, che era una persona intelligente, per questo siamo diventate amiche …
- Selma, tu ne sai sempre una più del diavolo …
- Mi basta saperne sempre una più di te, Red! … Ora però, cari ospiti vi chiedo scusa, ma ho bisogno di consultarmi in privato con mio marito …
Selma, preso sotto braccio Red, si alzò ed insieme al marito si diressero verso la casa … Lo sguardo di lei era di quelli che preoccupavano Red …
- Ora rispondimi sinceramente, Red …
- Ho mai avuto altra scelta, amore? …
- No, mai … Voglio sapere se avresti veramente rinunciato a fare quegli esperimenti per amor mio e dei gemelli …
- Io …
- Tu cosa?! …
- Beh … Non posso dire di non averci pensato … Così alla sprovvista, quando ho capito la portata dei quei documenti e delle potenzialità … Sai com’è … Poi riprendi il controllo e ti rendi conto di tutte le conseguenze …
- Smettila, Red … Tu ci hai pensato … Mi avresti lasciata per un sogno di gloria …
- Amore … Che cos’è poi un sogno? … Certo forse l’avrei rimpianto in seguito e ci sarei ricascato, ma tu e i gemelli siete ben più della gloria …
- Io non ti credo Edward Wolb, detto Red, tu stai mentendo … Sei il solito bugiardo! Ma ti perdono, non sei affatto un eroe … Solo un uomo … Un genere di uomo che mi ispira una certa voglia, proprio adesso …
- Proprio adesso? … Ma … Si, forse è meglio adesso … Perché a partire da domani avremo troppo lavoro per pensare al sesso …
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Abstract:
Quando ormai di lui si era persa ogni traccia, una diario di memorie venne recapitato …
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Come tutti gli anni al termine della conferenza al Carnegie Mellon, il moderatore chiamò le domande del pubblico presente. L’argomento trattato in quell’occasione non era dei più abbordabili, trattandosi dei cosiddetti “Misteri dell’Universo Oscuro” e quindi, sostanzialmente di Astrofisica e Cosmologia, tuttavia era apparso subito, dal cospicuo numero delle mani alzate, che l’argomento era stato recepito con grande interesse …
- Professor Wolb, mi chiamo Hank, Lei ha appena descritto un mondo a noi sconosciuto per il 95 percento, se ho capito bene … Ma a questo punto, forse, gli antichi ne sapevano più di noi … Non crede? …
- Raccolgo la sua provocazione volentieri, ma le voglio far notare che la si può facilmente ribaltare dicendo che loro sapevano quasi tutto di ben poco … Mentre noi sappiamo ben poco di quasi tutto! … Tuttavia vorrei anche aggiungere più seriamente, che tutti questi secoli di ricerca scientifica, da Galileo ai giorni nostri, ci hanno aperto, per ora, nuovi vasti orizzonti e, come nel caso della scoperta delle Americhe, il territorio che abbiamo di fronte e totalmente inesplorato, ma siamo sicuri che col tempo ne verremo a capo …
- Professor Wolb, mi chiamo Jett, potrebbe chiarire il significato di “Energia del Vuoto” come possibile spiegazione per l’Energia Oscura? …
- Come dicevo poco fa, questa possibile interpretazione dell’Energia Oscura in termini di “energia del vuoto” potrebbe emergere dal principio quanto-meccanico secondo cui non vi può essere in alcun modo uno stato di quiete assoluta, come sarebbe il vuoto, perché ciò violerebbe il principio di indeterminazione … Di conseguenza il vuoto deve essere in costante mutamento e ciò avviene con la “creazione” e “annichilazione” continua di particelle virtuali … Il problema è che l’energia calcolata per questo tipo di vuoto risulta essere di diversi ordini di grandezza superiore alla quantità di energia oscura che noi misuriamo … Quindi al momento non rappresenta una soluzione soddisfacente …
- Grazie …
- Professor Wolb, mi chiamo Nadia …
... ...
Il dibattito continuò su quella stessa falsariga ancora per diverse decine di minuti ed infine intervenne il moderatore per ringraziare tutti e chiudere la serata, invitando chi avesse ancora qualcosa da chiedere ad avviarsi verso la hall, dove il professore si sarebbe intrattenuto ancora qualche minuto a firmare i suoi libri …
Quando ormai la maggior parte del pubblico si era allontanata, il conferenziere notò una giovane donna che se ne stava in disparte, come per attendere che egli terminasse le sue incombenze … Mentre firmava l’ultimo autografo le fece cenno come per capire se volesse parlagli e ne ricevette conferma … Salutò quindi tutti scusandosi e si avvicinò alla donna …
- Come posso esserle utile … Signorina? …
- Laura Quashnock, sono la figlia del Professor Quashnock, avrei qualcosa da consegnarle, se volesse dedicarmi qualche minuto, cercherò di spiegarle il perché di questa strana situazione …
- Lei studia nella nostra università? … Giurerei di averla vista in qualche occasione, ma forse non alle mie lezioni …
- E’ proprio così, frequento la facoltà di fisica, ma pensavo di iscrivermi al suo corso un po’ più avanti … Invece sono qui per una questione di natura diversa …
- L’ascolto …
- Sono diverse settimane ormai che mio padre è scomparso e nessuno sa dove sia e se sia ancora in vita. Purtroppo da molti anni ormai si era ritirato dalla vita accademica in seguito a seri problemi di salute, che infine lo hanno portato a stati mentali che i medici hanno definito di tipo schizofrenico, non è mai stato pericoloso, si limitava a produrre quantità immense di lavoro matematico totalmente incomprensibile a chiunque tentasse di interpretarlo, ma per il resto mia madre Norma è sempre riuscita a regolamentarne la vita in modo che non costituisse un problema al di fuori della famiglia …
- Tutto ciò è molto triste, ma io …
- Arrivo subito al punto … Vede, noi non sappiamo quale sorte gli sia toccata e speriamo di ritrovarlo se è ancora possibile, tuttavia abbiamo trovato un biglietto il giorno della sua scomparsa, nel quale mio padre si raccomandava, se non fosse tornato a casa entro un paio di settimane, di provvedere alla consegna del suo diario a Lei, Professore, specificando che solo Lei, grazie allo spirito distaccato e irriverente con cui guarda al suo lavoro, avrebbe forse potuto apprezzarlo e comprenderlo a fondo … Mia madre ha voluto che questa sua volontà fosse messa in atto alla lettera, ma non se l’è sentita di venire di persona e così mi sono offerta di farlo io … Spero che vorrà fare almeno un tentativo di verificare se le cose contenute nel diario abbiano un qualche senso, altrimenti tornerò a riprenderlo e sono certa che mia madre le sarà comunque grata per aver tentato …
- Beh … Non le prometto niente, come immagina ho un’agenda fitta di impegni … Tuttavia spero in uno dei prossimi fine settimana di trovare il tempo per qualche lettura … Torni tra un mesetto e le saprò dire qualcosa …
- Grazie Professore … Anche a nome di mia madre …
- Me la saluti e spero che possa risolversi tutto per il meglio …
- Grazie ancora …
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Sul prato, ai bordi della piscina, Red si rotolava i una finta lotta con il suo piccolo Jim, fingendo di addentargli l’avambraccio per liberarsi della “mortale” presa del figlio …
- No, i morsi non valgono … Sei un baro! … Abbiamo detto che non valgono …
- La volta scorsa … Ma questa volta valgono … Ho intenzione di mangiarti prima le braccia, poi le gambe …
- Nooooo! … Non è vero …
- A pensarci bene questa carne di Jim non mi piace, sa di sporco … Ma ti sei lavato stamattina? … Guarda tua sorella, lei sì che è pulita; quasi, quasi assaggio un pezzetto da lei …
- Nooooo! … Maaammaaaa … Daddy vuole mangiarmiiii ….
- Vieni qui Kathy, bocconcino mio …
- Aaaaaahhhhh! ….
- Ehi, tu, bruto! … Lascia stare i mie gemelli e, una volta ogni tanto, prova ad azzannare me …
- Non ho voglia della solita minestra …
- Dannato millantatore! … A chi credi di darla a bere? … Vieni qui e porta i bambini, è ora che si preparino per uscire con gli amichetti e sarà meglio renderli almeno riconoscibili …
- Eccoci, agli ordini del sergente maggiore; venite qui pasticcini, per oggi rinuncio al mio dessert, ma al ritorno dalla gita ne riparleremo …
- Red! … Hai un paio d’ore per rilassarti, poi mi servi in casa …
- Agli ordini boss …
Red, consegnati i due piccoli alla madre, se ne ritornò in giardino a caccia delle sue carte ormai irrimediabilmente sparpagliate un po’ ovunque, tranne che, fortunatamente, in piscina, cosa del tutto eccezionale in verità … Una volta rimesso tutto in una pila approssimativa sul tavolo, qualcosa rimasto sotto il mucchio un po’ di traverso la fece vacillare e cadere ancora rovinosamente a terra … Frenando a fatica un’imprecazione, Red si chinò a raccogliere il tutto e questa volta decise di fare due pile con le cose raccolte … L’ultimo oggetto che raccolse si era aperto, lasciando intravvedere un appunto, vergato a mano, che attirò la sua attenzione …
“Dottor Wolb, se sta leggendo questo biglietto, significa che io sono scomparso e che mia moglie ha esaudito le mie volontà … “
Red raccolse anche il quaderno da cui il foglio spuntava ed in quel momento gli venne in mente la strana scena di qualche giorno prima, quando quel materiale gli era stato consegnato da una studentessa, con la preghiera di esaminarlo e decise che, in fondo, quel paio d’ore, glie le poteva dedicare …
Due ore e mezza più tardi, Selma Wolb si affacciò alla portafinestra sul giardino e per qualche secondo osservò, con aria di sfida, la mani sui fianchi, il marito estremamente assorto nella lettura di un insolito quaderno … Stava già per rimproverarlo ironicamente per non essersi ricordato di lei, ma fu trattenuta dallo strano atteggiamento del marito … Continuava a leggere e prendere appunti e poi ancora … Come se avesse in mano qualcosa a cui non riusciva a credere e stesse controllando e ricontrollando per dissipare ogni dubbio … Selma si trattenne, poi lentamente, si avvicinò al marito e quasi non osava interromperlo, ma lui la notò …
- Questa roba è incredibile, amore, scusa se non vengo adesso, devo capire se quest’uomo è un pazzo oppure un genio … Ti dispiace? …
- Figurati … Ti serve qualcosa? …
- Più tardi vorrò il tuo parere, per ora puoi fare a meno di me? …
- No, ma posso rimandare tutto a dopo …
- Te ne prego, vorrei non perdere il filo …
- Va bene, daddy … Ti porto un caffè freddo? …
- Grazie, amore …
Era quasi buio in giardino, quando le urla festose dei due gemelli irruppero e la luce artificiale illuminò Red e Selma entrambi sdraiati a terra in mezzo a svariati fogli ed all’onnipresente, misterioso, quaderno …
- Maaammyyyyy, Daaaaddyyyy …
- Continua tu Red, ci penso io …
- Grazie, solo qualche minuto e vengo anch’io, amore …
- Ciao, Karin, vedo che non sei riuscita a perderteli, questi due furfanti … Ciao, mostriciattoli, venite in braccio alla mamma …
- Ciao, Selma, hanno fatto l’inferno con i miei e, poco fa, li ho visti un po’ stanchi tutti quanti, così te li ho riportati e ora vado a mettere i miei a letto … Che avete combinato voi due, al buio, qui fuori, eh? …
- Purtroppo non quello che tu credi e che io avrei preferito …
- Ha … Ha … Ha … Bye, Red! … Ciao, cara, a domani …
- A domani, Karin … E grazie …
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Wayne Hennessy lavorava ormai da tempo, come assistente, col Professor Edward “Red” Wolb e nel frattempo predisponeva, con il suo aiuto, una importante pubblicazione … Anche per questa ragione, quando Red lo aveva chiamato, di domenica mattina, chiedendogli di andarlo a trovare, aveva accettato di buon grado; sapeva che non era sua abitudine prendersi certe libertà e che doveva trattarsi di cosa importante, se lo aveva fatto … Wayne era già stato a casa del suo mentore, per qualche occasionale grigliata all’aperto e sapeva quindi che avrebbe trovato un ambiente accogliente e cordiale, tuttavia Red non gli aveva anticipato nulla su quanto avrebbero discusso …
Dopo i convenevoli di rito ed un paio di scherzi coi gemelli, Red e Wayne si ritirarono nello studio, portandosi un paio di fumanti tazze di caffè …
- Wayne, devi scusarmi se ti ho rovinato i piani per il fine settimana, ma avrei bisogno che tu ti occupassi di una faccenda per me … Puoi prenderti la mattinata di domani libera se necessario, io posso sostituirti a lezione, ma vorrei che questo lavoro fosse fatto al più presto, perché voglio la conferma dei miei calcoli … Ieri ci ho dedicato tutto il pomeriggio e stamattina mi ci sto ancora dedicando … La cosa è piuttosto complessa e mi serve una verifica indipendente e soprattutto un passaggio al computer di tutto il materiale analizzato fino ad ora … In seguito dovrò procurare un'altra risorsa, se voglio venirne a capo, ma prima
meglio avere qualche certezza …
- Posso sapere da dove proviene questo materiale? …
- Preferirei parlartene in seguito, meno ne sai, meno sarai influenzato, in questa prima fase …
- Va bene, se vuoi posso rimandare l’impegno di oggi …
- No, non esageriamo, volevo solo darti il tempo di organizzarti … Eccoti il materiale. Domani, non appena avrai qualche riscontro preciso, vieni da me in studio, ma prima telefona, perché forse vorrò recuperare anche un'altra persona … A domani, Wayne …
- A domani, Red …
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La mattina dopo Red sostituì Wayne in aula, ma appena terminati i corsi, si chiuse in ufficio e riprese ad esaminare gli appunti di quello che sempre di più appariva un “pazzo geniale” …
La sera prima molto lavoro era stato fatto, anche grazie alla moglie Selma ed era sicuro che anche Wayne, da parte sua, avrebbe spinto le cose molto avanti, ma ci voleva qualcun altro ad aiutarlo, se voleva poter mettere insieme tutte quelle idee così originali e nello stesso tempo tanto disparate ed altresì verificare accuratamente la coerenza della parte matematica … Questa riflessione lo portò a decidere, che era giunto il momento di contattare la persona che aveva iniziato l’intera faccenda e che avrebbe quindi dovuto farsi carico di parte del lavoro …
Laura Quashnock fu tanto entusiasta della notizia, che non solo accettò di occuparsi del lavoro che si rendeva necessario, ma volle immediatamente rendersi disponibile. Fu così che Red se la vide piombare in ufficio, dopo solo qualche decina di minuti, in preda ad una frenesia operativa …
Wayne a sua volta era già arrivato e stava mostrando a Red alcuni dei risultati ottenuti caricando i calcoli di Brant sui programmi di analisi matematica Derive e Maxima. La prima impressione di entrambi propendeva verso una significativa congruenza logica e matematica di una buona parte delle equazioni, almeno quelle esaminate fino a quel momento. Lo stesso Wayne, che non aveva ancora letto il testo del diario, era rimasto affascinato dalla qualità del lavoro esaminato.
A quel punto Red pensò che fosse opportuno mettere a parte il suo piccolo gruppo di lavoro di quanto aveva ricostruito del, solo apparentemente confuso, “mondo di Quashnock”, riversato nel corso di anni, in quelle memorie dense e misteriose …
- Sentite … Io mi trovo nella situazione di dover ricostruire il pensiero di un uomo, che a sua volta stava tentando di raccogliere l’essenza ultima delle conoscenze di una vita … Non era facile di per sé … Intendo per lui stesso … Si capisce in alcuni passaggi, che era in difficoltà … In una specie di conflitto, tra la sua natura, eminentemente scientifica e le sue scoperte, che comportavano una quantità di nuovi – o forse “vecchi”- concetti, difficilmente riconducibili alla puntuale logica matematica … Tuttavia lui non rinunciò mai … Ritornò, più e più volte, sui concetti che sembravano sfuggire al metodo scientifico ed all’analisi … Questo è il motivo principale per il quale si rende necessario il vostro lavoro: mentre io mi occupo di ricomporre un quadro cronologico e logico degli scritti, occorre che Wayne verifichi tutti i calcoli e che Lei, signorina Quashnock, mi aiuti …
- La prego Professore, mi chiami pure Laura …
- Ok, Laura, dicevo … Che tu mi aiuti a ricostruire ed informatizzare il materiale in un testo lineare e coerente, in modo che in seguito possa essere letto proficuamente da chiunque … Sempre ammesso che tu e tua madre decidiate di renderlo pubblico …
- Beh! … Questo magari è un po’ prematuro … Se ne verrà fuori qualcosa di valido … Magari si potrà sottoporlo alla mamma per vedere cosa ne pensa …
- Naturalmente … Comunque sia, vale la pena di averlo in una forma perlomeno leggibile, se vogliamo farcene un’opinione … Io personalmente, sono rimasto fin qui affascinato dal materiale e credo valga la pena lavorarci su e, se non sbaglio anche Wayne è intrigato da questa cosa, quindi se tu sei d’accordo …
- Assolutamente, avete il mio incondizionato appoggio e la mia gratitudine, ma sono certa che anche Norma, mai madre, sarà felice di sapere che il lavoro di mio padre era degno del vostro interesse …
- Bene! … Credo di dovervi un quadro generale di quello che sono fin qui riuscito ad inquadrare nella messe di materiale che ho scorso in questi giorni … Dicevi Wayne? …
- Niente! … Convenivo sull’appropriatezza del termine “messe” … A giudicare dalla quantità di algebra, geometria, calcolo infinitesimale e quant’altro voglio proprio vedere di cosa si occupava questo professor Quashnock … Con tutto il rispetto per la delicata situazione di Laura, qui e della Signora …
- Wayne, professor Wolb … Io non voglio che vi dobbiate sentire costantemente in soggezione per la scomparsa di mio padre e per l’ansia in cui questa situazione a gettato me e mia madre … Voi avete accettato, al di là di quanto mi potessi aspettare, di fare un lavoro che, in ogni caso, non potrà che farci del bene … E quindi vi prego di rilassarvi e di non far troppo caso alla mia presenza …
- Bene Laura, per quel che mi riguarda, se le cose andranno a buon fine, come credo, una parte, se non tutto, il frutto di questo lavoro, potrò aiutarti ad utilizzarlo per la tua tesi di laurea, sempre che tu sia interessata …
- Se fosse possibile ne sarei felice, ma ancor di più penso che farebbe felice mia madre…
- Dovremo studiare un modo per incentivare anche Wayne …
- Questo sarà compito mio, professore …
- Eh? … Mi sono forse perso qualche puntata? …
- Tempo fa ho rifiutato un suo invito a cena, perciò come prima cosa intendo rivedere quella decisione, sempre che Wayne non abbia cambiato idea …
- Whaooo! … Questo lavoro comincia a presentare interessanti sfaccettature, Red …
- Attento, Wayne … Ma in ogni modo, lascio alle nuove generazioni questo genere di argomenti … Ecco dunque quello che, secondo me, costituisce il filo conduttore delle memorie di Quashnock …
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Red arrivò a casa che i gemelli erano già a letto e Selma giaceva addormentata sul divano davanti al televisore … Egli le si accostò e lasciò che il suo capo gli scivolasse sulla spalla, sussurrando una profusione di umili scuse, che finirono per svegliarla o quasi … Dopo una serie di farfugliamenti gli parve di capire che gli chiedesse di portarla a letto in braccio ed altre cose, di nuovo non chiare …
Dopo averle tolto le scarpe e mentre le sbottonava la camicetta Red sentì di nuovo qualche frase distinta …
- Hummm … Era tanto che aspettavo questo momento …
- Cosa? … Che stai dicendo Selma, amore? …
- Hai intenzione di prendermi con la forza … Eeeeh? …
- Ma che dici, sciocchina …
- Non vorrai tirarti indietro … Vigliacco! …
- Ma non vedi che non ti reggi in piedi? …
- Non mi serve, posso benissimo stare sdraiata per quello che devi fare …. He … He … Heeee …
- Ora dormi che è meglio … Ma cos’è questo odore … Hai bevuto! … Ti sei ubriacata? … Accidenti! …
- Mio marito mi trascura! … E io mi do all’alcol! …
- Lo sai che non lo reggi, perché ti ostini a bere …
- Te l’ho appena spiegato …
Quelle furono le sue ultime parole, dopodiché il sonno si fece profondo e privo di ulteriori suoni …
La mattina dopo Red era intento a preparare la colazione per tutti, dopo aver fatto alzare e vestire i gemelli, quando una sconvolta Selma apparve in cucina, tenendosi la testa fra le mani …
- Ti serve aiuto, Red? …
- No, siediti e fa colazione, io spedisco i gemelli e torno subito …
- Mi dispiace, amore, sarò invalida per buona parte della mattinata, da come si presentano le cose … Date un bacio alla mamma bambini, potrebbe essere l’ultimo … Ciao Kathy, ciao Jim, fate i bravi e pregate per la guarigione della vostra mamma …
Poco dopo, piazzati i gemelli sul bus della scuola, Red rientrò in cucina e si dedicò a Selma, che piano, piano stava recuperando lucidità …
- Che è successo ieri sera … A che ora sei tornato? …
- Tardi, quando ormai eri abbondantemente sbronza …
- Mi dispiace …
- Quanto ne hai bevuto? …
- Mezzo bicchiere, ma non so se l’ho finito …
- Non lo reggi, amore, è inutile che insisti … Non è roba per te!
- Lo so, ma tu non c’eri … Non mi hai nemmeno telefonato per avvertirmi …
- Se me ne fossi reso conto, sarei tornato in tempo … E’ che ci siamo persi la cognizione del tempo, immersi in quel manoscritto diabolico …
- Tu non mi ami più, questa è la verità! …
- Ti fai delle illusioni, io non ti ho mai amata … La verità è che mi servivano i tuoi soldi …
- Questa è un po’ vecchia …
- Ma fa sempre il suo effetto …
- Dico sul serio, Red …
- Cosa?
- Non mi ami abbastanza!
- E’ un po’ il destino di tutti i matrimoni … Non credi? … Purtroppo ci si abitua, è inevitabile …
- Non io, non il mio …
- Che vuoi dire? …
- Io ti amo, Red … E pretendo che tu faccia lo stesso … Lo pretendo, capisci? … Non puoi esimerti, hai preso un impegno con me, te lo ricordi?
- Quando ci siamo sposati … E’ quello che fanno tutti …
- No, non quello … Molto prima …
- Mah! … Eravamo ragazzi …
- Forse, ma tu eri anche un bugiardo!
- No, Selma …
La colazione rimase lì, sulla tavola, a raffreddarsi, inesorabilmente, mentre Red trasportava Selma in braccio, di nuovo in camera da letto e questa volta nessuno dei due dormì …
Più tardi Red scese in cucina a recuperare qualcosa di commestibile e tornò con un vassoio più o meno carico di crackers, formaggi , frutta e un bricco di caffè … I due si tuffarono sul cibo voracemente e per un po’ risero e si presero in giro, finché Selma si fece seria e si scusò per le “sparate” di poco prima, così disse lei … Erano conseguenza dell’alcol e promise di non provarci più, con quel liquido per lei così infernale … Poi volle che Red le raccontasse tutto, di quella faccenda che lo aveva trattenuto in ufficio …
- Quel diario ha qualcosa, Selma … Appena Laura l’avrà trascritto su file, voglio che tu lo legga … Si sta rivelando una miniera: di spunti, di suggestioni, di ogni sorta di potenziali scoperte …
- Non lo credi più un fuori di testa? …
- E’ pericolosamente sul filo di un rasoio, per tutto il tempo, si ha paura di precipitare, ma non succede, non succede mai … E’ una mente salda quella di Brant; è la mia che spesso vacilla …
- Fino a questo punto, Red? …
- Ancora non capisco, come si colleghino le due cose: la scrittura del diario e la scomparsa dell’uomo …
- Nessuno spunto nel testo? …
- Fino a questo momento no, ma ci troviamo di fronte ad un pozzo senza fondo … Spero che prima o poi qualcosa emerga, anche per poter aiutare quella famiglia …
- Dimmi qualcosa del contenuto …
- E’ davvero difficile, a questo punto del nostro lavoro, decidere da dove cominciare per dare un filo logico al discorso … Lo avrai visto anche tu, scorrendo quegli appunti l’altra sera … Per il momento i progressi fatti, non risolvono ancora il problema della frammentarietà … L’unica strada possibile per spiegarti è quella di mettere in luce i singoli argomenti che più colpiscono l’immaginazione …
- Vai avanti …
Red, quasi senza accorgersene, iniziò a parlare con l’idea di spiegare a sua moglie i progressi fatti fino a quel punto, ma presto il filo dei suoi pensieri lo portò a rielaborare, ad alta voce, tutte le idee che gli scritti di Brant avevano suscitato in lui …
- … Come sai si conosce già da tempo questo tipo di problemi, una combinazione, potremmo dire, tra l’ipotesi del cosiddetto “Cervello di Boltzman” e l’altra ipotesi, che molti confondono con quest’ultima e che comunemente viene definita “del Cervello nella Vasca” …
- Me ne hai già parlato in altre occasioni, ma ti confesso che in questo momento non so farne mente locale …
- Si, scusa, ero sovrappensiero … Nel caso del cosiddetto “Paradosso del Cervello” di Boltzman si ipotizza che l’origine del nostro universo, con un così alto livello di “ordine” ed una così bassa entropia, risulta estremamente “improbabile”, al punto che sarebbe più “probabile” la “creazione spontanea” di un singolo cervello con “falsi ricordi” al quale tutto ciò che esista apparisse così com’è in conseguenza di quei ricordi, appunto … La probabilità è data dal fatto che nessuno potrebbe dire, in quelle date condizioni, la differenza … Ed e’ qui che entra in gioco l’altro paradosso, quello del “cervello in vasca”: se, per ipotesi, avessimo la tecnologia adatta e potessimo estrarre un cervello per metterlo in un recipiente, riempito da una soluzione adatta alla sua sopravvivenza e se tutte le innervazioni fossero collegate ad opportuni sensori/attuatori, gestiti da un computer sufficientemente potente da fornire tutti gli stimoli virtuali necessari, questo cervello avrebbe i mezzi per distinguere la “realtà” che percepisce dalla “realtà” che percepiamo noi?
- Sono ipotesi serie Red? ... Mi sembrano cose folli …
- Lo sono in linea di principio, amore … Quello che ci dicono è che la nostra realtà non è così facilmente perscrutabile … Il livello di entropia del nostro universo, per fare solo un esempio, è un assoluto mistero, senza andare a cercare tutte le altre stranezze alla moda …
- Spiegami questo punto …
- Statisticamente è altamente improbabile che un universo con il livello di ordine del nostro possa esistere, sarebbe molto più probabile che vi fosse solo caos, ma d’altra parte in quel caso noi non potremmo essere lì a dire la nostra … L’unica possibilità per noi di parlarne è che questo tipo di universo, altamente improbabile, in qualche modo, esista …
- Questo mi ricorda qualcosa di cui mi hai parlato in passato, se non sbaglio è il cosiddetto “Principio Antropico” …
- Una delle sue varianti … Esatto! Ma, mentre questa idea sembra indicare un progetto più ampio alla base della nostra cosmogonia, rimane tuttavia la possibilità che sia tutto un costrutto illusorio di un unico cervello con dei “falsi ricordi” …
- Perché dici “unico” … Non dovresti dire tanti cervelli con falsi ricordi? …
- Non necessariamente … Ne basterebbe uno solo, in questa ipotesi, a spiegare tutto quanto … Trattandosi di “falsi ricordi” … Tutti noi potremmo essere semplicemente “immaginati” …
- Whaoh! … Ma come si inserisce Brant in tutto questo? … Fin qui si tratta di cose note, dico bene …
- Certamente … Brant riteneva che la natura del nostro universo andasse studiata sotto una prospettiva ancora diversa … Secondo lui il fenomeno “fondamentale” da considerare è la “scala”, per noi, in fisica, il temine sarebbe “gauge”, ma la cosa stupefacente di Brant è che lui estende questo concetto, persino più di quanto faccia la fisica contemporanea … Si potrebbe pensare che sia stato influenzato dallo studio dei grandi matematici, da Cantor a Godel, da Boltzman a Turing, ma soprattutto, ho idea, da Mandelbrot …
- Quello dei “Frattali”? …
- Si, ma non solo … Mandelbrot ha esplorato una realtà, che fino ai suoi tempi era sfuggita ai più ed era stata solo sfiorata prima di lui …
- A cosa ti riferisci? …
- Il concetto di infinito e le sue conseguenze si è veramente aperto solo col lavoro di Mandelbrot …
- Credevo si trattasse solo di bei disegni e qualche miglioramento per la computer grafica …
- Anche, ma non solo e non principalmente …
- Spiegami …
- Mandelbrot, ed altri come Wolfram, in seguito, ci hanno fatto capire come gli infiniti, e la complessità in genere, debbano essere trattati in termini di “scala” … Ecco, Brant si inserisce a questo punto e si spinge oltre, con un salto di qualità che fa venire i brividi …
- Non ti seguo Red, stai parlando tra te e te …
- Scusami …
- Ti faccio un esempio …
- Ecco, bravo …
- Il mondo come lo conosciamo, che cos’è? …
- Lo chiedi a me …
- Era una domanda retorica … Per dire, che cos’è in sostanza, se non pura “interazione elettromagnetica”, ovvero chimica … Se non vi fosse l’elettromagnetismo noi non potremmo percepirci materialmente … E quindi cosa rimarrebbe di noi senza la rassicurante “impenetrabilità dei corpi? … Fai mente locale ai fantasmi. Appena viene a mancare la possibilità del “tatto” gli esseri umani decadono in miseri “spiriti” del tutto impotenti …
- Come si ricollega …
- L’elettromagnetismo e la conseguente chimica che consente tutta la materialità del nostro vivere quotidiano è appunto un esempio tipico di un problema di “scala” … Se consideri che, nel mondo subatomico e nel cosmo, appena al di là del nostro sistema solare, questo tipo di interazione diventa secondaria e quasi trascurabile …
- Come?
- Entrano in gioco forze diverse … Per esempio dentro l’atomo prevale la Forza Forte e nel cosmo entra in gioco, principalmente la Gravità … Gli oggetti più diffusi nel cosmo sono le Stelle e le Galassie ed entrambe interagiscono tramite la Gravità … Le particelle più diffuse nel cosmo sono quelle subatomiche, che interagiscono tramite la Forza Forte … Il nostro limitato ambito basato sull’elettromagnetismo non è poi così determinante e questo ci spinge ancora un gradino più in basso nella scala di importanza cosmica …
- Stai cercando di mettermi di buon umore? …
- Aspetta!! … Brant sosteneva che il nostro mondo, basato sui nostri cinque sensi, non può avere grandi prospettive … I sensi ci rendono un’immagine “riflessa” del mondo intorno a noi, basata principalmente su una conoscenza alterata delle cose, ma “funzionale” alla sopravvivenza in questo particolare ambiente planetario. Niente di quello che percepiamo con i nostri sensi ha la minima importanza al di fuori dell’impiego a cui è destinato … Nessuna regola generale può esserne ricavata di una qualche importanza … Non siamo noi quelli che porteranno a frutto il lavoro fin qui prodotta dalla scienza e nemmeno i nostri futuri super-computers e nemmeno un misto delle due cose, come prospettato da alcuni …
- No? …
- Sempre secondo Brant, noi potremo spingerci “solo” fino al prossimo “cambio di paradigma”, ovvero al prossimo “passaggio di scala”, ma senza poter dare uno sguardo al di là …
- Coma mai? …
- Lui, a questo punto, cita un passaggio della Bibbia, non ricordo il punto preciso, in cui Mosè, viene fermato, con un “ridicolo pretesto” dal Signore, prima di poter entrare nella “Terra Promessa” …
- Sembra un’allegra visione biblica, più che altro …
- Chissà, sono quelle cose che ognuno di noi si porta dall’infanzia e magari con qualche influenza emotiva del tutto personale … Comunque sia … Brent ritiene che quel passaggio biblico sia un esempio di come da una “storia” si passi ad un’altra, senza soluzione di continuità, ma con un cambio di paradigma … Mosè prosegue per la sua strada ed infine dovrà morire, mentre la storia del “popolo eletto” prende una strada diversa sotto la guida di capi più adatti ad affrontare sfide del tutto diverse … A Brent piace chiosare, qua e là, con considerazioni più personali e filosofiche …
- Vedo …
- Tornando a noi …
- Noi? …
- Sei stanca? …
- No! … Vai avanti … Mi interessa … Quindi secondo il Nostro, non toccherà a noi risolvere i misteri del cosmo? …
- Ammesso che vi siano questi misteri … Il punto è proprio questo … I misteri riguardano i nostri limiti, non altro …
- Come? …
- Non siamo adatti per il compito … Lo sai il detto? …
- Ah, già! Il tuo preferito … “Quando un problema ti sembra irrisolvibile, il problema sei tu!” … Questo dici? …
- Esatto! Se noti come certa scienza gira a vuoto intorno ai problemi, ti accorgi che niente è più vero di quel motto …
- E’ questo che pensa Brant? …
- In parte. Ma, essendo diverso da quel tipo di scienziato, egli prende tutte le strade che lo possono portare oltre le “secche” verso nuove soluzioni …
- E’ un Mosè che si cerca un nuovo “popolo” da guidare …
- In un certo senso … Si, vedo che cogli lo spirito della cosa …
- E che altro, se mi togli l’elettromagnetismo? …
- Divertente, Dottor Jones, molto divertente …
- Che film è? … Dai, non ci provo nemmeno ad indovinare …
- E’ facile, ti ho dato uno spunto enorme … E’ “Indiana Jones e il Tempio Maledetto” …
- Ah! … Quante volte l’abbiamo visto fino ad oggi? …
- Che fai, rinfacci? …
- No, figurati … Possiamo fare una pausa, cominciano ad incrociarmisi gli occhi anche se non sto leggendo …
- Ok! Forse ho esagerato un po’… Tutto così insieme …
- Voglio sapere tutto, davvero … Ma in piccole dosi …
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Quella mattina Red aveva il pieno di lezioni e non tornò in ufficio che verso mezzogiorno. Ad attenderlo con sua sorpresa c’erano Laura Quashnock ed una signora di mezz’età, che egli non conosceva …
- Ciao Laura, che sorpresa …
- Ho accompagnato mia madre Norma, che finalmente si è decisa ad uscire ed ha voluto venire di persona a ringraziarla per come si sta interessando al lavoro di papà …
- Piacere di conoscerla signora Quashnock, colgo l’occasione per esprimerle la mia vicinanza in questa difficile situazione e per parte mia le assicuro che il materiale da lei fornitoci è di estremo interesse e denota da parte di suo marito un considerevole lucidità e acume intellettuale …
- Grazie Professor Wolb, lei mi è stato di grande conforto e voglio ringraziarla di persona per il suo interessamento e per l’aiuto che ci sta dando …
- Non lo dica nemmeno, sono io che devo ringraziarla per avermi dato la possibilità di lavorare su materiale che altrimenti sarebbe rimasto sconosciuto e che invece, a mio avviso, ha un grande valore scientifico … A questo proposito, mia moglie ed io avevamo intenzione di invitare lei e sua figlia per il fine settimana a casa nostra, se pensa di essere dell’umore giusto. Nel fine settimana, questa Domenica, organizziamo una piccola riunione tra amici ed un barbecue nel nostro giardino … Ci farebbe piacere avervi con noi … Sarebbe l’occasione per raccontarle un po’ delle cose che sono emerse dalle memorie di suo marito, purtroppo io adesso ho poco tempo prima del prossimo impegno …
- Io non lo so, mia figlia può venirci senz’altro … Se sarò dell’umore giusto prometto di esserci anch’io …
- Bene! Con te, Laura, ci vediamo più tardi …
- A dopo Red …
Verso le cinque di quel pomeriggio Red rientrò nel suo ufficio, già occupato da Wayne e Laura in piena attività …
- Ho in mente un piccolo programma di visite presso contatti che Brant teneva, se non avete bisogno di me qui …
- Io avrei terminato il materiale che avevo ed anche la relativa correzione, perciò se hai altri appunti è meglio che me li passi adesso …
- Ok, Laura. Sono un po’ a caso, ma trovi la numerazione delle pagine in alto …
- Red … Prima di uscire dovresti anche dare un’occhiata qui .. potrebbe trattarsi di una svista o magari no! …
Red e Wayne si trattennero alcuni minuti a discutere sull’interpretazione da dare ad un gruppo di equazioni, prima che fossero passate sul terminale ed infine si trovarono d’accordo su come interpretarle …
Red infine uscì, con gli appunti di Brant sotto braccio …
Attraversando il Campus, Red fu salutato ripetutamente dagli studenti che incontrava e le sue risposte erano sempre più vaghe ed il suo stato d’animo sempre più assorto, mano a mano che attraversava il prato e si avvicinava all’edificio della Facoltà di Medicina dove era diretto … Ad attenderlo ci sarebbe stato il suo vecchio collega di studi ed eminente fisiologo Kurt Everhart, al quale aveva chiesto un incontro per discutere alcuni passaggi delle “memorie” in cui era ultimamente incappato …
Kurt gli aveva decritto alcuni fenomeni da lui stesso testati e che coinvolgevano degli “yogi” in fase di “meditazione”, i quali riuscivano ad influenzare in quel modo diversi parametri vitali in modo “riproducibile e verificabile”, cosicché si riteneva trattarsi di effetti oggettivi … Red intendeva riconsiderare la questione in seguito ad alcuni passaggi sull’argomento presenti nelle memorie di Brant.
Arrivato presso l’ufficio trovò Kurt sulla porta in procinto di entrare …
- Volevo scusarmi per il ritardo, Kurt, ma vedo che anche tu hai avuto qualche problema …
- Ciao Red, è vero, sono stato trattenuto più del previsto in una noiosissima riunione … Che vuoi fare …
- Puoi dedicarmi un po’ del tuo tempo? …
- Sicuro, vieni dentro e raccontami tutto …
- Mi servirebbe un ripasso sulle tecniche di meditazione che hai sottoposto a test tempo fa e di cui mi ha parlato a suo tempo …
- Cosa ti interessa in particolare?
- Qualche nuovo sviluppo? ...
- Sostanzialmente le cose sono rimaste nel modo in cui ti ho detto, sappiamo che alcuni dei soggetti più preparati in queste tecniche, prevalentemente raccolte sotto la denominazione “yoga”, riescono, dopo una lunga fase di preparazione, ad interferire con i parametri vitali di strumenti come l’elettrocardiografo e l’elettroencefalogramma …
- In che termini? …
- Sostanzialmente, queste persone agiscono sulle proprie funzioni vitali in modi imperscrutabili, rallentando il battito cardiaco, per esempio, o riducendo il proprio livello di stress … Il tutto viene tradotto dai macchinari in termini di registrazioni di onde elettromagnetiche che subiscono evidenti alterazioni dall’azione di queste tecniche …
- Sono in grado di alterare le onde elettriche nel proprio cervello? … E’ così?
- L’onda è la forma che noi rileviamo sui nostri apparecchi, non sappiamo come queste persone agiscano sul proprio organismo, con precisione …
- Secondo te sarebbe possibile per qualcuno agire allo stesso modo su altri tipi di onde? …
- Le onde del mare, vuoi dire? …
- Non sto scherzando …
- Nemmeno io! … Di che tipo di onde stai parlando? …
- Non so … Tanto per fare un esempio … Onde gravitazionali …
- Che ti stai inventando … Non sappiamo neanche se esistano … Non sono mai state osservate … Come ti passa per la mente? …
- Non te la prendere … Era solo un pensiero ad alta voce … Ma … Se esistessero?
- Beh … Si, insommaaaa … Sarebbe un effetto parecchio curioso … Dico, ammesso che fosse possibile … Non sappiamo come agirebbero sul tessuto spazio-temporale, ma … Si potrebbero manifestare alterazioni localizzate davvero esaltanti …
- Del tipo? …
- Delocalizzazione molecolare … Effetto tunnel temporale … Instabilità causale … E forse altre piccole alterazioni della realtà … Così tanto per dire …
- Mi stai prendendo in giro? …
- Un pochino … In realtà, non possiamo prevedere come si manifestino questi eventuali effetti e tantomeno sarebbe possibile immaginare un individuo in grado di operare volontariamente in tal senso …
- Tu avresti detto prima dei tuoi test che fosse possibile alterare i parametri vitali con la semplice meditazione? …
- Beh … Ovviamente no! … Ma cosa stai cerando di dirmi? …
- Non sempre è possibile sapere ciò che si sta cercando … In quei casi bisogna ipotizzare, anche in modo avventuroso, se necessario, altrimenti non si progredisce … Dico bene? …
- In un certo senso … Va bene … Ma quello che suggerisci è talmente fuori tiro che …
- Sto cercando di mettere insieme i pezzi di un rompicapo, senza alcuna idea dell’immagine da ricostruire … Mi muovo a tentoni, capisci? … Forse sono fuori strada, ma anche eliminare i percorsi sbagliati è un modo per progredire …
- Si, si … D’accordo, ma fammi capire … Come sei arrivato all’idea proprio delle onde gravitazionali?
- E’ una lunga storia e finirebbe per influenzare il tuo giudizio … Almeno in questa fase, preferirei che tu non sapessi più del necessario, mi segui …
- Ok, va bene … Cosa ti serve esattamente?
- Perché trovi così naturale che si possa agire sulle onde elettromagnetiche del cervello, ma ti scandalizzi se allarghiamo il concetto a quelle gravitazionali? …
- Noi riteniamo, che lo yogi agisca su ipotetici centri di regolazione involontari del proprio organismo e che, come riflesso, gli effetti si manifestino sui grafici dei nostri strumenti, come variazioni di potenziale elettrico … Ora tu suggerisci che, in realtà, potrebbe trattarsi di un’azione diretta sugli strumenti stessi …
- Non sono del mestiere, mi limito ad azzardare ipotesi …
- Già, ma se per caso fosse come affermi tu, allora le cose cambiano ed anche la seconda ipotesi potrebbe avere una sua logica …
- Ora sei tu che mi spaventi, Kurt …
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Red aveva lasciato Kurt, perplesso e incupito … Lo scetticismo del suo collega non era in fondo maggiore del proprio, ma gli seccava di più … Era stato un incontro del tutto inconcludente, perché in fondo le cose che si erano detti le aveva già più o meno pensate di suo … Si sarebbe aspettato qualcosa di più da uno specialista in fisiologia e psicologia dei fenomeni cosiddetti “estremi” … Forse era normale prudenza da parte di un professionista serio come Kurt, tuttavia in quel caso particolare avrebbe preferito il suo vecchio compagno di studi, molto più avventato …
Se ne andava così, meditando, senza nemmeno far caso a dove, quando un suono di clacson lo riportò alle cose pratiche e si rese conto di essere ormai lontano dal Campus di Stanford, in direzione di Palo Alto, ma senza una meta precisa … Si ricordò d’un tratto, che per il prossimo impegno invece, doveva dirigersi verso il Golden Gate, tra la 22sima e Mission, perché lì Brant aveva passato gli ultimi mesi, frequentando l’FWBO, per qualche strano motivo che ancora gli sfuggiva …
L’FWBO era la vecchia denominazione di quello che oggi porta il nome di “the Triratna Buddhist Community”, e che in passato veniva chiamato “Friends of the Western Buddhist Order”. Red, che si era infine reso conto di aver sbagliato strada ed aveva intanto acchiappato un taxi, ora era diretto verso la sua meta effettiva … Ma nella sua testa continuavano a frullare domande senza risposta e dati senza collegamenti … Che c’entrava il Buddismo con tutto il resto? … Come mai Brant aveva lasciato quello strano richiamo all’FWBO nella pagina in cui si trattavano certi fenomeni psichici? … Che relazione poteva esserci tra questa comunità e il resto dell’attività del “suo uomo”? …
Giunto al 37 di Bartlett Street, Red si domandò se avrebbe trovato qualcuno disposto a riceverlo, senza un appuntamento, mentre suonava al loro citofono … Fortunatamente qualcuno rispose e fu fatto entrare; superato un piccolo ingresso ed un corto corridoio, si ritrovò in un ampio salone, pieno di statue sacre, ceri, gong ed altra oggettistica di ispirazione vagamente “religiosa” … Rimase in attesa per un po’, guardandosi intorno, sempre più perplesso, sempre più confuso …
Dopo qualche minuto di attesa, vide arrivare lentamente un individuo in abiti monacali, del tutto rasato che, una volta avvicinatosi, rivelò il proprio aspetto caratteristicamente asiatico. Red si presentò e salutò il suo ospite che ricambiò i convenevoli in un ottimo inglese appena velato da qualche indefinibile inflessione …
- In cosa posso esserle utile Professor Wolb? …
- La prego solo Red, sono qui a chiedere aiuto e non posso fregiarmi di alcuna autorità …
- Bene Red, io mi occupo dell’amministrazione di questo centro e tutti mi chiamano Rinchen, in omaggio ad un mio antico avo, da cui mi onoro di discendere …
- Rinchen, io sono qui portato da un appunto su un testo di memorie, che mi è stato lasciato da una persona scomparsa, un certo professor Brant Quashnock …
- Ah! … Quashnock! …
- Lo conosce? …
- Certamente, è stato nostro ospite per diverso tempo insieme al suo gruppo …
- “Gruppo”? …
- Brant non frequentava questo nostro centro in quanto tale, bensì apparteneva al gruppo che veniva comunemente chiamato FWBO, cioè i fondatori del vecchio centro, che poi lo passarono a noi, ma ottenendo in cambio il privilegio di radunarsi in una delle nostre sale di meditazione a loro discrezione …
- Lei potrebbe mettermi in contatto con qualche componente di quel gruppo? …
- Sono persone molto riservate, la loro è una pratica esoterica e non desiderano solitamente avere contatti con l’esterno, questa è una delle ragioni per cui hanno ceduto la gestione di questa sede a noi … Tuttavia, essendo lei in possesso del diario di Quashnock, vedrò se la vorranno contattare …
- Le sono infinitamente grato, eccole il mio biglietto, resterò in attesa di sue notizie …
- A presto … Spero, Red …
- Arrivederla, Rinchen …
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La mattinata si preannunciava tremenda per Selma, i gemelli si erano svegliati pieni di una insolita voglia di farla impazzire e la sua aiutante di casa aveva telefonato per avvertire che era bloccata in un ingorgo, Red, che aveva escogitato quel dannato party, si era allegramente rintanato nello studio per chissà quale importantissimo motivo e c’era da preparare ancora la colazione per tutti …
- BASTA! SILENZIO! … Kathy va subito a chiamare tuo padre … Jim raccogli tutte le cose che avete seminato per la casa e riponile, immediatamente … SCATTARE! …
- Daddy … Daddy … La mamma ti vuole …
- Che succede! … Che sono queste urla? … Si può avere un po’ di silenzio per lavorare? …
- Non ora Red, prendi il controllo dei tuoi figli, mentre vi preparo la colazione, la donna è in ritardo ed io ho solo due mani …
- Venite qui satanassi, sono l’unico che può salvarvi dall’ira di vostra madre …
- Meglio che tutt’e due diate retta a vostro padre, altrimenti oggi non si mangia …
- Scusa Selma, non mi ero reso conto che stavi nei guai …
- Sia chiaro che io preparo la dannata colazione, ma poi, se non arriva Nelly, dovrai vedertela tu con i preparativi per il party …
- Ok, mi arrendo … Basta che non mi tieni il broncio …
- Può darsi …
- A tavola Jim, Kathy …
La colazione era finalmente pronta ed anche l’allegria sembrò farsi largo in famiglia; a migliorare ancora le cose Nelly, l’aiuto di Selma, fece capolino trafelata dalla porta, salutando tutti e scusandosi per il disguido …
In pochi minuti Nelly prese in mano la situazione, i gemelli furono inquadrati e Selma e Red si riappropriarono dei loro rispettivi programmi per la giornata …
Le prime ad arrivare furono Laura e Norma Quashnock, seguite, pochi minuti dopo da Wayne … Ci furono le presentazioni del caso con Selma ed i gemelli … Ci furono le solite effusioni dei piccoli con Wayne e, con grande sorpresa di Norma di quest’ultimo con Laura … Si parlò del più e del meno per diverso tempo, ma continuava ad aleggiare su tutti il motivo di quel convivio, prima che se ne pronunciasse alfine il nome …
- Quest’occasione è per tutti noi insolita e per alcuni fra noi, motivo di rinnovata pena … Tuttavia era opportuno che, avendo dedicato tanto tempo ad una persona e mi riferisco ovviamente a Brant Quashnock ed avendo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo, avessimo una possibilità per incontrarci e ricostruire per quanto possibile il quadro della situazione … Io ringrazio Norma e Laura per essere venute, avendo una grande tristezza ed ansia nel cuore ed auguro loro che possano presto ritrovare il loro caro … Oggi possiamo solo onorarlo, cercando di mettere insieme le conoscenze che fin qui abbiamo potuto riordinare a partire dal materiale che egli ci ha lasciato …
- Grazie Red, sono io a ringraziare lei, e tutti voi, per aver portato avanti, quello che è stata l’ultima volontà nota di mio marito … Sono qui, senza lo spirito giusto per stare ad una festicciola, ma comunque attratta dalla volontà di conoscere quello che avete scoperto fino ad oggi e che, sono sicura, ha comportato un notevole sacrificio per ognuno di voi, di tempo e di impegno … Perciò grazie di cuore per quanto avete fatto e per quanto ancora vorrete fare … Grazie a tutti voi …
- Anche io, come mia madre, dico grazie a Wayne e Red per tutto quanto … E a Selma ovviamente per l’ospitalità …
Si era finalmente rotto il ghiaccio e la ragione di quello strano incontro era finalmente emersa, ora ognuno poteva porre le domande e cercare le risposte, ma tutto quel parlare continuava a puntare in una sola direzione … Red … Lui era l’unico ad avere il quadro generale … Per gli altri si era sempre trattato di lavorare su frammenti e comunque su parti già esaminate da Red stesso … Tutti attendevano la sua opinione … Ma Red esitava, tendeva a lasciare la parola agli altri, come se temesse di avventurarsi in una spiegazione che non fosse all’altezza delle aspettative di tutti, ma in special modo di Norma …
- Norma, lei penserà che sono riluttante a fare ciò che invece dovrei fare, cioè dire la mia opinione sul materiale che sto analizzando …
- Immagino che non sia facile per lei Red, ma la prego di essere completamente onesto e di non lasciarsi influenzare dalla mia condizione … Desidero la verità e non una facile via d’uscita …
- Non mi fraintenda, Norma, il problema è di natura diversa … Suo marito era certamente un individuo geniale, tuttavia era anche molto svincolato dalle normali procedure scientifiche, o per lo meno, non era disposto a farsi bloccare da esse … Se necessario procedeva per vie … Diciamo così “non convenzionali” … Tuttavia questo genere di atteggiamenti è comunemente praticato dalla cosiddetta “fringe science”, ovvero la scienza di confine … Ma Brant era ancora diverso da tutto ciò persino più … Oserei dire “coraggioso”, o …
- Lo dica, Red … Lo dica! …
- Ok, Nora, forse … “azzardato” … Ma non sono ancora certo di questo … C’è ancora del lavoro e non poco … Quello che possiamo fare, per ora, è definire il “progetto” alla base del suo lavoro …
- In “parole povere”, la prego Red …
- Ok, Norma … Cercherò … Suo marito considerava l’osservazione del nostro universo un problema ormai giunto al limite per quanto riguarda la scienza “umana” … In altri termini tentare di ricondurre le nostre osservazioni ad un cervello, il nostro, che costruisce le proprie categorie in funzione dei nostri comuni cinque sensi è una impresa che prima o poi mostrerà i propri limiti … Questo è già un dato di fatto, per alcuni, e si ritiene, in quegli ambienti, che presto l’uomo dovrà necessariamente integrarsi con le nuove tecnologie per poter procedere oltre …
- Come sarebbe Red? …
- Vede Norma, non possiamo ancora sapere se saranno le nostre menti ad essere trasferite su futuri supercomputer, ovvero se riusciremo a produrre dei soggetti misti umano-cibernetici, i cosiddetti Cyborg … Possiamo solo ipotizzare che, in un futuro non molto lontano, queste due strade, oggi ancora parallele, dovranno necessariamente convergere … A meno che, una di esse non prenda il sopravvento, come vagheggiato da vari racconti di fantascienza …
- Lei lo dice come se fosse inevitabile …
- In certo senso è così, Norma … Se non dovesse essere così, la strada obbligata sarebbe, probabilmente il predominio di un qualche tipo di organismo cibernetico, che presto o tardi supererebbe in maniera incolmabile le potenzialità umane … La cosa migliore sarebbe non giungere fino a quel punto e tentare di integrarsi prima che le “macchine” diventino troppo più “forti” di noi … E’ un processo che noi conosciamo bene storicamente e che si chiama “evoluzione” … Questa volta potremmo non essere più noi in cima ad essa …
- Anche Brant la pensava così? …
- Lui sapeva che questa problematica prima o poi ci si sarebbe presentata di fronte in modo ineludibile … Ma riteneva che fosse nostro compito arrivare all’appuntamento preparati a dovere … Pronti magari a vincere la sfida … Per far questo, evidentemente, sarebbe stato necessario “evolvere” dal punto di vista mentale … Sottrarre il nostro modo di pensare ai suoi limiti attuali, alle sue categorie percettive … In pratica, o lo smantelliamo noi, il nostro modo di pensare, o potremmo essere “smantellati evolutivamente” dalla prossima “mente-dominante” …
- Mio marito lavorava a questo, dunque? …
- In un modo del tutto personale … I primi “esperimenti mentali” che Brant ha suggerito, riguardavano la possibilità di rappresentarsi il mondo “sottraendo” dalla nostra comune visione delle cose elementi primari come l’interazione con la materia, per esempio … Che succederebbe se la nostra mente si trovasse a dover interagire, invece che elettromagneticamente col mondo circostante, cioè con le regole della comune chimica, in base alle regole della Forza Debole, cioè come un neutrino? …
- Le ricordo che la mia Fisica si limita ai ricordi del liceo, Red …
- Prometto che non farò conferenze, Norma … Quello che l’esempio del neutrino vuole suggerire è che la nostra realtà quotidiana si riduce ad interagire con oggetti “solidi” perché la nostra mente si è sviluppata per consentirci di sopravvivere in un mondo di tali oggetti … Noi siamo “specializzati” in questo e tutte le nostre categorie ruotano intorno a questa necessità … Dobbiamo procedere dimenticando questo limite … Non sono così importanti gli oggetti solidi, a meno che, il nostro pensare sia vincolato al nostro corpo ed alla sua “chimica”, al suo “elettromagnetismo”; ecco allora che viaggiare come se fossimo un neutrino ci consente di vivere una esperienza completamente diversa, in cui non esista la materia … Il neutrino non può vedere la materia, perché non è in grado di interagire con essa … Può attraversare gran parte dell’universo senza che nella sua “vita” avvenga alcunché: gli unici avvenimenti nella vita di un neutrino sono la sua “nascita” da una qualche forma di decadimento beta e la sua fine in un secondo accadimento del genere … Secondo alcuni è possibile tuttavia che subisca nel corso della sua interminabile vita una “trasformazione” di quantità …
- Una vita piuttosto monotona …
- Forse, amore, ma ogni singolo neutrino ha la possibilità di attraversare il nostro universo da parte a parte, mentre tutta la nostra “varietà” si svolge in un angolo infinitesimale di tale universo …
- Inoltre, secondo alcune ipotesi, esistono ancora i neutrini creati dal Big Bang …
- Esatto, Wayne … I misteri che circondano questa particella si intrecciano con la natura stessa di tutto ciò che esiste, eppure sono inafferrabili ed evanescenti, nonostante tutti i nostri tentativi di catturarli …
- In effetti è la più incerta delle cose certe che la scienza abbia individuato a tutt’oggi …
- Che intendi dire Laura? …
- Sua figlia si riferisce al fatto che abbiamo certezze ferree sui neutrini ed anche incredibili lacune circa la loro natura fondamentale … Sappiamo che vengono generati nel cuore delle stelle in continuazione, così come nei reattori nucleari, ma non riusciamo ancora a stabilire se hanno massa oppure no, se sono due particelle oppure una sola …
- Come sarebbe due particelle? …
- Sarebbe a dire, Selma, che un fisico francese ha proposto che il neutrino sia privo di massa ed abbia, come tutte le altre particelle una sua antiparticella, ovvero un anti-neutrino, mentre un fisco italiano sosteneva che il neutrino sia anche l’antiparticella di se stesso e come conseguenza sia dotato di massa, seppur minima … Comunque, senza addentrarci troppo in questi problemi, a noi interessa evidenziare come la percezione del mondo possa essere lontana dal nostro quotidiano se appena alteriamo la priorità delle leggi a cui ci affidiamo … Ma un altro esempio ancora più semplice e persino più sorprendente è dato dal valutare l’incredibile limitatezza della scala percettiva su cui si fonda la gran parte di ciò che “sappiamo” …
- Sarebbe? …
- La percezione per noi primaria, Norma,è senza dubbio la visione e proprio in questo ambito si evidenziano i nostri limiti …
- Questo è uno degli argomenti preferiti anche da mio marito, non so quante volte l’ho già sentito, vero Red? …
- Assolutamente, lo confesso …
- Di cosa si tratta Red? …
- La visione è il prodotto della capacità che hanno i nostri occhi di tradurre le onde elettromagnetiche in impulsi elettrici che il nostro cervello poi interpreta … Ma la cosa notevole è che lo spettro delle radiazioni elettromagnetiche possibili si sviluppa su diciassette ordini di grandezza, mentre la nostra visione ne coglie una parte ristretta di un singolo ordine … Di questa piccola parte cui i nostri occhi sono sensibili noi fruiamo indirettamente, grazie al fatto che gli oggetti ne assorbono la maggior parte consentendoci la percezione dei colori … Dire che con gli occhi percepiamo poco più di un "miliardesimo di miliardesimo" di quanto c’è là fuori può sembrare un po’ teatrale, ma non si allontana troppo dal vero, in un certo senso …
- Detto così, mi fa sentire un talpa …
- Questo, Laura, era quello che Brant riteneva che fossimo …
- Ora capisco perché si era estraniato da tutto quello che accadeva nella nostra vita di tutti i giorni … Non poteva bastargli, se questa era l‘idea che lo dominava …
- E’ possibile, Norma, occorre però ammettere che forse per lui si era trasformata in un’ossessione, qualcosa che non occupava più soltanto la sua razionalità, ma aveva probabilmente invaso la sua emotività …
- Temo di doverle dare ragione, Red, mio marito era certamente prigioniero dei suoi pensieri, ma io non me ne rendevo conto allora …
- E come avrebbe potuto, Norma, le nostre sono valutazioni a posteriori, troppo facili oggi, quanto difficili da cogliere allora …
- Non serve tormentarsi, mamma, se credeva in ciò che faceva, non avresti potuto interferire comunque …
- Forse è così, Laura, forse è come dici tu …
- Credo che sia meglio fare una piccola pausa e distrarci un poco, vero Red? …
- Si amore, pensiamo un po’ al nostro barbecue, credo che ormai la carbonella sia pronta …
Ci fu la solita confusione e tutti si misero a dare una mano, chi per predisporre le vettovaglie, chi per apparecchiare all’aperto, gli argomenti si fecero più ameni, tutti erano consapevoli che occorreva rasserenare Norma e tutti cercavano di contribuire con qualche parola cortese …
Per qualche tempo le memorie di Brant passarono in secondo piano ed il party seguì il corso di tanti altri che lo avevano preceduto …
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Mentre la festicciola procedeva e le braciole si esaurivano, Wayne e Laura si andavano appartando, i gemelli si divertivano sotto il controllo di Nelly, Norma e Laura si confidavano fittamente … Red, che si era dedicato per tutto il tempo alla cottura, si sedette infine vicino alla moglie, per mangiare a sua volta …
Le due donne, notandolo, fecero qualche battuta sul fatto di dover cucinare mentre gli altri se la spassano e i tre presero a parlare di cucina e di tutto un po’, finché Norma propose a Red di riprendere il discorso interrotto poco prima …
- Recentemente io e Laura abbiamo rivisto il film “La Macchina Del Tempo” …
- Per la centesima volta o giù di lì …
- Si … E’ vero, Laura non smette mai di rinfacciarmi i miei gusti in fatto di film … Ma quello che mi interessava dire è che a cavallo dei due secoli precedenti il nostro, tutto ciò che si riusciva a prefigurare circa il futuro era visto in termini di macchine e di meccanismi, perché quello era il punto di arrivo della civiltà dell’epoca … Oggi, ai tempi nostri e per le stesse ragioni, tutto ciò che riusciamo ad immaginare come nostro possibile futuro, se si escludono i catastrofisti, è visto in termini di tecnologia dei computer e delle reti informatiche, quindi un futuro sempre più cibernetico è quanto di più sofisticato riusciamo a intravvedere … Ma non era così per Brant, egli era più propenso a vedere nel prossimo futuro un salto evolutivo ancora più radicale di quello informatico e non necessariamente in quella direzione …
- Basandosi su cosa? …
- Brant era solo arrivato per primo a delle conclusioni che prima o poi saranno evidenti a tutti e cioè che l’uomo è ormai pervenuto più o meno al limite di quanto possa conoscere senza “evolversi” … Non ha più senso riferire tutte le conoscenze alla nostra attuale, primitiva struttura mentale … L’uomo deve evolversi per riuscire a capire di più, così come siamo, siamo noi stessi il limite alla conoscenza …
- Dovremmo diventare una specie di superuomini? …
- Non mi piace questa definizione, ha avuto una storia tragica in conseguenza del primo che l’ha enunciata e del poco buon senso di chi l’ha travisata … Preferisco parlare di “evoluzione” della specie ed è anche il termine che usava Brant … E’ un processo individuale e può metterci in condizione di attingere a categorie di pensiero più ampie e non vincolate alla pura percezione corporea … Il “nostro punto di vista” non può più essere il centro della nostra conoscenza come è stato finora … L’esempio che facevamo prima riguardo al neutrino è solo un caso esemplificativo che va esteso a tutti i possibili spettri energetici ed eventualmente anche oltre, se questo fosse richiesto …
- Può fare un altro esempio, Red, sto facendo fatica a seguirla …
- Certo, Norma … Recentemente ho contattato un mio vecchio amico di studi che si è specializzato nello studio del cervello e delle sue manifestazioni estreme, come per esempio gli stati alterati che si producono durante gli stati contemplativi, meditativi e mistici … In passato, questi fenomeni venivano studiati prevalentemente dal punto di vista fisiologico, per valutarne la consistenza quantitativa e quindi la misurabilità scientifica, ma oggi sappiamo che tali manifestazioni esistono e sono misurabili … Ne conosciamo alcuni aspetti relativi ad alterazioni del comportamento elettrico, o più propriamente elettromagnetico del cervello … Brant suggerisce nei suoi scritti, che approfondendo tali tecniche si possa, in modi non ancora chiari, alterare anche altri ordini di grandezze energetiche …
- Per esempio? …
- Beh, Laura … Qui entriamo in un campo su cui stiamo ancora lavorando ... Ma quello che si può dire è che se la nostra mente ha la potenza necessaria per alterare l’energia elettromagnetica del nostro cervello, non si vede perché non possa agire a livelli di energia inferiori, come sono gli effetti quantistici … I neutrini, tanto per rimanere in argomento, interagiscono soggetti alla cosiddetta “Forza Debole”, così chiamata proprio in contrapposizione all’energia del nucleo detta “Forza Forte” … La più debole forza fra tutte, per strano che possa sembrare è proprio la Forza di Gravità ed è anche quella che determina la struttura dello spazio-tempo … Quindi non vi sono ragioni per le quali essa non possa essere soggetta alle nostre capacità …
- Aspetta, aspetta, aspè! ... Che stai cercando di dirci, Red? … Questa è nuova anche per me! …
- Sono proprio gli ultimi sviluppi, amore, non c’è stato il tempo …
- Scusate, forse mi sto perdendo qualcosa …
- Quello che stavo cercando di prospettare, Norma … Non è ancora qualcosa di definito, ma solo una possibilità relativa al fatto che nulla vieta alla nostra mente di agire quasi a tutti i livelli, forse escludendo l’energia nucleare, cioè la Forza Forte, che lega i nucleoni al loro interno … Tutte le altre forze della natura, secondo Brant, potrebbero essere alla nostra portata …
- In che modo? …
- Questo è proprio ciò che sto cercando di accertare in questo periodo, Norma … E’ ovvio che non stiamo parlando del mondo materiale, in quello purtroppo la Forza Forte è stata usata anche troppo, purtroppo … Quello di cui parliamo è un tipo di parallelismo che possa produrre lo stesso tipo di alterazione ottenuto sulle onde elettromagnetiche dell’encefalogramma anche su altri tipi di onde … Magari, per puro paradosso, sulle onde gravitazionali e quindi sulla struttura dello spazio-tempo … Ma ripeto, è solo un’estremizzazione … Un paradosso …
- Ma lei ne sta parlando Red …
- Beh … Certo, tuttavia … Si, insomma … Bisogna ancora vedere, cosa volesse veramente intendere Brant …
- Red … Ma tu pensi, veramente …
- Non so ancora cosa pensare, amore … Io devo limitarmi a verificare dei fatti … Altrimenti non renderemmo giustizia a ciò che Brant si attendeva … Mi capisci e lei Norma? …
- Si, certamente, Red …
- Si … Forse è come dici tu, tesoro …
- Ehi, ma quei due che stanno facendo laggiù? …
- Guarda, guarda, mentre noi si filosofeggiava … Fra quei due sembra spuntato l’amore …
- Wayne mi sentirà … Comportarsi così in casa mia, con degli ospiti poi …
- Red, la prego , lasci stare … Laura sa cavarsela, ormai non è più una bambina …
- Come desidera, Norma …
- Pensa al dessert, Red e lascia il resto a noi, vuoi? …
- Obbedisco!
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Passarono diversi giorni da quel party con le Quashnock, durante i quali Red perse di vista tutta la faccenda e, stranamente, anche il suo ufficio era rimasto deserto in quel periodo, senza che si facessero vedere né Wayne, né Laura … La cosa era passata inosservata, perché diversi impegni non previsti si erano frapposti ed anche le cose di famiglia in casa Wolb avevano contribuito nel tenerlo occupato costantemente …
Fu a causa della telefonata che, tutto a un tratto, Red si ritrovò ancora pienamente immerso nella mente di Brant … Mentre usciva dal lavoro, preso dalla fretta di trovare un taxi, ricevette quella chiamata, senza mittente, in cui una voce sconosciuta e straniera chiedeva del professor Wolb … In un primo momento Red pensò si trattasse di uno sbaglio e stava già per chiudere il contatto … Ma poi riconobbe la parola magica … La voce all’altro capo ripeteva: Quashnock … Quashnock … E finalmente Red capì: si trattava di qualcuno del gruppo FWBO, i famosi monaci esoterici frequentati da Brant, che stava cercando di farsi riconoscere … Red si profuse in mille scuse e cercò di capire meglio chi fosse la persona in questione … Dopo vari malintesi Red intese il nome Detsen, che si presentava a nome di Rinchen … Red stava facendo una fatica immane a capire l’inglese stentato del suo interlocutore ed insistette per avere un appuntamento, cha alfine ottenne … Il monaco gli chiese di andare appena possibile, perché in quel momento erano al centro Triratna e la prossima riunione ci sarebbe stata di lì a un mese … Red non poteva farsi scappare l’occasione e così fece deviare il taxi, che intanto lo aveva portato da tutt’altra parte, nella nuova direzione …
Giunto al Triratna, fu ricevuto dal solito ossequioso Rinchen, che gli fece mille raccomandazioni sul comportamento da tenere nella sala dove era atteso, perché alcuni dei presenti erano considerati monaci molto influenti e degni di rispetto e perché nessuno mai, eccetto Brant Quashnock, aveva mai avuto il privilegio di esservi ammesso …
Per Red nella sala in questione non v’era nulla di diverso dalle altre sale che aveva visto fin lì, né alcuno dei presenti aveva l’aria più solenne dello stesso Rinchen … Di sicuro erano tutti vagamente “orientali”, anche se non avrebbe potuto indicarne con precisione l’etnia … Erano tutti seduti alla maniera tradizionale dei buddisti: a terra, seduti sulle gambe piegate, con le loro ampie vesti ed alcuni oggetti appoggiati sui tappeti al loro fianco … Red rimase in silenzio, era buona norma, pensò, lasciare rispettosamente l’iniziativa ai suoi generosi ospiti … Averlo ricevuto, dal loro punto di vista, doveva senz’altro essere un gesto di estrema cortesia …
- Professor Wolb, io mi chiamo Detsen e sono il portavoce di questo gruppo di preghiera … Abbiamo deciso di riceverla, nonostante la nostra abituale ferrea riservatezza, perché il nostro cortese ospite Rinchen ci ha fatto sapere che lei ha ricevuto una sorta di “investitura” da parte del nostro amico il professor Quashnock …
- Veramente non so se si possa chiamare così … Tuttavia egli ha ritenuto di consegnarmi degli appunti in cui descrive le sue esperienze e che, in modo chiaro, conducono al vostro gruppo … Non so se questo vi impegni in qualche modo, ma ho ritenuto legittimo chiedervi alcuni chiarimenti e soprattutto sperare in voi per un qualche conforto da offrire alla moglie ed alla figlia …
- Siamo molto rattristati per la sorte del professore e ci sentiamo vicini alla famiglia, perciò se potremo in qualche modo essere di aiuto lo faremo di tutto cuore …
- Lei ha parlato di “sorte” … Voi avete notizie precise su quello che può essergli capitato? …
- E’ successo qui, professor Wolb …
- Cosa??!!
Dopo che Red ebbe finito di trasalire, il monaco disse che forse era meglio ricostruire tutta la storia dall’inizio, in modo da darle, per un estraneo, un minimo di senso ...
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Detsen confabulò a lungo con un altro monaco, seduto al suo fianco e che nel parlare appariva molto calmo e solenne, di quando in quando annuiva con gesti lenti a ampi … Infine, sembrò che fossero tutti d’accordo ed il solito Detsen iniziò a parlare …
- Professor Wolb, questa nostra piccola comunità è ospite in questo paese da qualche decennio ed a suo tempo fondò questo centro, che oggi ha un nome ed una gestione diversa ed indipendente. Noi siamo rispettosi delle leggi di questo paese, ma la nostra cultura e la nostra tradizione ci è molto cara e ad essa dedichiamo noi stessi nel modo più completo …
- Questo vi fa onore, signori …
- Grazie … Ciò che vogliamo dirle, in un certo senso non deve uscire di qui … Mi capisca bene, comunicandole certe nozioni sappiamo bene che nulla le impedirà di farne l’uso che crede … Tuttavia noi la preghiamo di non ricondurle a noi … Desideriamo solo l’anonimato ed il silenzio per noi stessi, mi capisce? …
- Credo di si e non ho alcun motivo per non rispettare la vostra posizione …
- Bene! … Fummo molto più reticenti quando il professor Quashnock si rivolse a noi, egli non aveva idee molto chiare sulle nostre pratiche e fummo noi col tempo a rivelargli alcuni dei nostri segreti … Ma in seguito, essendosi egli dimostrato una persona seria, volenterosa e generosa, i nostri rapporti divennero sempre più confidenziali ed aperti e presto il professore volle provare le nostre tecniche, che lui chiamava meditative ed alle quali attribuiva singolari poteri … Egli spesso si dilungava in interminabili discorsi di cui noi si capiva ben poco …
- Non me lo dica … A volte, faceva così anche nei suoi scritti …
- Ecco lei mi capisce bene, vedo … Noi ci siamo abituati alla sua presenza ed alle sue idee e finimmo per non negargli le risposte che teneva molto ad avere … Consideri che si dedicava con assiduità alle nostre pratiche e chiedeva continuamente come potersi migliorare …
- Se posso chiedere, su cosa si basano queste pratiche? …
- Noi la chiamiamo preghiera, ma so che per voi occidentali il termine più gettonato è meditazione, o contemplazione … Tuttavia i termini non sono importanti, quello che il professor Quashnock desiderava capire erano le nostre tecniche per raggiungere il “risveglio”, che voi occidentali spesso chiamate “illuminazione” e la conseguente fusione con il “nirvana” …
- Come spiega questo interesse, in uno scienziato così logico e razionale come Brant? …
- Le due cose non sono necessariamente in contrasto, consideri che il professore non ci ha mai detto che il suo interesse fosse di natura religiosa, bensì ci ripeteva che i suoi erano esperimenti scientifici …
- Mi sa dire di più su questo? Cosa intendeva per esprimenti scientifici in una sala da preghiera? …
- All’inizio eravamo anche noi piuttosto perplessi, tuttavia in seguito alle sue brillanti spiegazioni ci siamo ricreduti ed abbiamo aperto le nostre menti alla visone che ci offriva lui, non come contrapposta alla nostra, ma come un ponte tra le nostre due culture … Ed anche lui amava vederla in questo modo … Secondo il professore la nostra tecnica di preghiera, o meditazione se preferisce, apre la mente a possibilità ancora inesplorate e, nel predisporre il corpo alla calma necessaria per unirsi al tutto o al nulla, nel contempo “agisce” sul tutto e sul nulla …
- Lei comprende il significato del verbo “agire”, signor Detsen? … Scusi se glielo chiedo …
- E lei, professor Wolb? …
- Mi state prendendo in giro, adesso, vero? …
- E’ nella nostra natura, scherzare ogni tanto, ma sempre a fin di bene …
- Ok, sto al gioco … Come si verifica questa “azione” …
- Io credo che lei abbia già trovato la risposta in quel diario, ma non abbia il coraggio di accettarla …
- Io so di essere un intruso qui fra voi, però non capisco questo cambiamento nel suo atteggiamento, fino a qualche minuto fa sembravate disposti ad aiutarmi, ora vedo un certo distacco …
- Lei, si rende conto che sta accusando un monaco buddista di essere “distaccato”, vero? …
- Già, non ci posso credere …
- Non si allarmi, ricordi che il professor Quashnock ha impiegato mesi per vincere la nostra diffidenza e lei è qui solo da qualche minuto … Non è disposto a pagare un piccolo prezzo per avere le informazioni che cerca? …
- Immagino di si …
- Non è stata una nostra idea quella del verbo “agire”, ma del professore … Fu lui a spiegarci un nuovo concetto di “azione” e ad associarlo alle suddette nostre tecniche …
- Vuol dire che vi ha parlato del concetto di “correlazione”, in quanto “azione a distanza”? Ha usato termini provenienti dalla meccanica quantistica nelle vostre discussioni? …
- Si, è vero amici?... Ha usato entrambe queste parole “meccanica” e “quantistica”, ma non ricordo in che ordine …
- Ora ricomincia a prendermi in giro …
- Solo un pochino, come d’accordo …
- Va bene, va bene … Posso chiederle in che modo ha trattato l’argomento con voi? …
- Noi non siamo scienziati, quindi non garantisco di aver chiaro ciò che sto per dirle … Il professore ci ha parlato diverse volte del fatto, che le capacità delle nostre menti possono essere spinte molto più in là di quanto avvenga nel vivere quotidiano, ma a condizione di esserne completamente affrancati, non importa quanto a lungo, importa quanto intensamente lo si faccia, ovvero che si riesca effettivamente a sganciarsi da tutto e da tutti … Cosa non facile per chi vive legato agli avvenimenti, mentre risulta più facile per chi fa vita ritirata, anche se questo di per sé non basta …
- Quindi il suo interesse era per il genere di stato d’animo che si raggiunge in un luogo come questo …
- Esattamente, ma lui aggiunse che anche i matti sono vicini a questo tipo di stato d’animo …
- Incredibile …
- Tutti lo consideravano un po’ matto e lui ce lo diceva col sorriso amaro di chi è consapevole, semmai, molto più degli altri … Comunque resta il fatto che, quando si chiudevano quelle porte la sua presenza non ha mai dato alcun problema alle nostre attività ed anzi col tempo si è fatta sempre più pregnante …
- Pregnante? …
- Contribuiva alle nostre tecniche tradizionali, proponendo varianti …
- Del tipo?
- Argomenti di meditazione, vero amici, quante volte … Non ricordo nemmeno, ma so che dopo le prime nostre timide adesioni, furono sempre più gradite le sue indicazioni … Comunque non cessava mai di chiedere, era propositivo si, ma la sua curiosità riemergeva sempre, come se sapesse che non tutto gli veniva detto …
- Ed infine riuscì a sapere ciò che voleva? …
- Un giorno il nostro mentore, che lei vede al mio fianco, decise che fosse giusto consultarsi con il professore come si fa con un amico vero … Quashnock capì la solennità del momento e ne fu commosso ancor prima che gli si parlasse … Gli fu spiegato che nella nostra tradizione, fra gli adepti della cerchia più esclusiva, o come dite voi esoterica, si conosce un fenomeno inspiegato, un fenomeno il cui verificarsi è imprevedibile e limitato ai casi in cui si recita una particolare preghiera o mantra … A volte si hanno casi in cui i monaci, al termine della sessione, sono disorientati, non ricordano o non capiscono dove sono; peggio in qualche caso in cui si hanno malori anche gravi o addirittura la scomparsa dell’interessato …
- Quando dice “scomparsa”, intende morte del soggetto? …
- Intendo “scomparsa” … Nella nostra tradizione, in questi casi, sia parla di unione col nirvana, o di “risveglio” in una realtà più vera di questa … Quashnock sembrò ispirato da queste rivelazioni e volle assolutamente che fosse organizzato un incontro di questo genere in cui potesse partecipare personalmente … Tutti noi facemmo resistenza e ci opponemmo decisamente, ma lui cortesemente ci fece capire che non avrebbe receduto e che prima o poi ci avrebbe convinto a farlo, tanto valeva farlo subito …
- E così? …
- Beh, le sue argomentazioni batterono le nostre … Ci disse che non voleva mettere a rischio le nostre vite e che quindi avrebbe cercato altre comunità disposte a condividere quei rischi per insegnargli le tecniche … Ma noi non eravamo in pena per noi stessi, bensì per lui e la sua famiglia … Era inutile ostacolarlo solo per spostare altrove il problema … Infine ci convincemmo che qualche prova forse lo avrebbe soddisfatto, se non avesse trovato quel che cercava …
- Immagino che non fu così …
- Purtroppo no …
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A questo punto Detsen sembrò incerto e si rivolse a tutti gli altri con fare interrogativo, senza una parola e senza altra risposta che un silenzio privo di negazione …
Poi Detsen si rivolse di nuovo all’ospite per ricordargli la promessa, ma anche ora in silenzio, cercando più gli occhi di Red, che le sue parole … E dagli occhi di Red ottenne la risposta che cercava …
- I primi incontri di questo ciclo furono dedicati alla spiegazione dei mantra e della respirazione, ci concentrammo tutti per trovare il massimo della sincronia del respiro di ciascuno con gli altri, ripetemmo più volte ogni singolo passaggio per memorizzarlo e quindi provammo ancora … Anche per noi quel tipo di preghiera era inusuale e limitato a circostanze particolari nel corso dell’anno … Tutti sapevamo dei rischi, ma nessuno di noi capiva la natura di quei fatti e li vivevamo come tutti gli altri eventi che si presentano nel corso dell’esistenza umana, malattie, incidenti, morte … Non ci creava particolare preoccupazione sapere che un episodio incomprensibile capitasse durante la preghiera piuttosto che durante una passeggiata, o mentre si attraversa una strada … Per Quashnock invece ogni cosa doveva avere la sua spiegazione e lui era lì per trovarla …
- Fu sorpreso dalle tecniche che apprese in quella circostanza? …
- No, perché non si trattava di niente di particolarmente diverso, bensì di una meticolosa preparazione al fine di ottenere un perfetto affiatamento ed una scelta dei mantra e degli argomenti con cui riempire la mente … Anzi, ben presto propose lui stesso gli argomenti e noi li accettammo volentieri …
- Quale fu l’esito? …
- Le prime volte non accadde nulla di eclatante e noi speravamo che le cose rimanessero così, ma Quashnock era lo stesso entusiasta e noi non capivamo perché … Ci diceva che le sue sensazioni erano estremamente positive e che era sicuro di ottenere presto i risultati che si aspettava … E che noi temevamo …
- Secondo lei Detsen, cosa poteva esaltarlo in quel modo? …
- Io mi dedico a queste pratiche da molti anni, quasi una vita e non credo di aver mai pensato di poter vivere in un altro modo, proprio perché lo stato mentale in cui esse mi portano non è paragonabile ad alcunché che si possa desiderare … Perciò non mi stupisco se chi approda a queste sensazioni si esalta, specie se si tratta di persona aperta alle nuove esperienze ed assetata di conoscenza … Per il professore era tutto nuovo ed ogni passo avanti era fonte di gioia per lui, penso apprezzasse sinceramente il privilegio di provare tecniche riservate solo a pochi ed esperti monaci …
- Cosa accadde poi? …
- Non so dire dopo quante di quelle sessioni notammo i primi effetti, soprattutto non so quando fu che li notò lui, perché forse le prime volte non credette di aver visto giusto e non ne parlò, ma un bel giorno si presentò alla riunione con una macchina fotografica …
- Una fotocamera! ...
- Esatto! … E si mise a fotografare tutto … In special modo volle fissare le posizioni di ognuno, poi mise un orologio su una mensola e fotografò anche quello, fece la foto anche a tutti gli orologi di chi lo portava al polso, compreso il suo …
- Gli avete chiesto perché lo faceva? …
- Si, disse che quella volta voleva le “prove” …
- Le prove di che? …
- Evidentemente aveva già notato qualcosa, ma non aveva creduto ai propri occhi …
- Dannazione! … Oops, chiedo scusa a tutti voi, signori …
- Non c’è di che, non ci ha mica offesi …
- Volevo dire, come sarebbe non credeva ai propri occhi, ma cosa doveva mai aver visto? …
- Quello che risultò dalle sue foto in quell’occasione …
- E cosa sarebbe? …
- Beh … In quel particolare caso … Tutti gli orologi segnavano orari diversi … Non di molto, ma qualche leggera discrepanza c’era e poi …
- Poi? …
- Beh! … Si insomma, non tutti erano al loro posto …
- Ma porc …
- Dica, dica pure … Non si trattenga! Qualche volta un bel “porc…” fa bene alla salute …
- Adesso non so più nemmeno se mi state prendendo in giro, ma non posso credere il contrario …
- E lei lo ha solo sentito dire … Mentre noi l’abbiamo tutti vissuto in prima persona! …
- Ok, preferisco sentire tutta la storia fino in fondo e commentare solo alla fine, la prego, vada avanti …
- Come le dicevo, Quashnock ci mise davanti all’evidenza e tutti noi rimanemmo a nostra volta sorpresi da quelle foto, perché non ci era mai venuto in mente di controllare le conseguenze materiali delle nostre preghiere … Per noi lo scopo era ben altro, si trattava dell’elevazione dello spirito e qualche oggetto fuori posto, qualche orologio incerto … Non erano nelle nostre priorità … Il fatto di essere messi di fronte a quei semplici fatti, stupì prima di tutto noi stessi e non sapevamo che spiegazione dare al professore, il quale per contro aveva le idee molto chiare …
- Nientemeno! …
- Disse che la nostra concentrazione aveva semplicemente raggiunto un gradino superiore a quello in cui chi medita controlla le onde elettromagnetiche del proprio cervello e di conseguenza lo stato del proprio organismo …
- Questo emerge anche dal lavoro che sto facendo sul suo diario …
- Ma a quel punto anche noi eravamo ansiosi di capire di più … Spiegammo a Quashnock i vari inconvenienti che in passato, storicamente, si erano presentati nel corso di tali pratiche e lui sembrò finalmente soddisfatto di quella confessione … Era quello che aveva immaginato fin dall’inizio e che lo turbava per la nostra scarsa fiducia in lui … Ma non importava più ci disse e ci ringraziò per avergli fatto quelle confidenze, anche se tardive …
- Aveva la risposta a quella serie di “incidenti” di cui mi avete parlato? …
- Secondo lui, quel tipo di preghiera, così profondamente intensa, concentrata e sincrona era in grado, eccezionalmente e quindi non in tutti i casi, di attingere ad un cambio di scala … Così lo chiamava lui …
- Un cambio di scala? … Così disse? …
- Esatto! Ci spiegava come molti esperimenti scientifici abbiano dimostrato la capacità degli yogi e di altri “santoni” per usare un termine generico, di alterare il tracciato elettromagnetico del cervello e le relative funzioni fisiologiche … Questi fenomeni sono già noti e dati per acquisiti dalla scienza, quello che di nuovo proponeva Quashnock riguardava la possibilità che tali fenomeni potessero essere spinti molto oltre, fin dove lui stesso non era in grado di dirlo … Ma era chiaro che nel nostro caso si aveva un esempio eclatante delle sue idee … Secondo lui oltre un certo limite ad essere interessate non erano più soltanto le onde elettromagnetiche, ma si toccava occasionalmente la scala delle onde gravitazionali … Il fatto era evidentemente episodico e instabile, quindi produceva effetti imprevedibili, tipici dei fenomeni quantistici … Quashnock ci disse che le onde gravitazionali “agiscono” sul tessuto dello spazio-tempo e quindi sono in grado di alterare la posizione ed il tempo degli oggetti e delle persone, ma quando ciò accade in modo incontrollato, gli oggetti e le persone possono subire, in conseguenza, danni più o meno cospicui …
- L’ha spiegato proprio così? …
- Si, perché ? …
- Non avrei trovato parole più adatte io stesso …
- Come? …
- Niente, pensavo ad alta voce … Cosa è successo poi …
- Ha voluto provare ancora …
==
Detsen riprese il suo racconto, spiegando come Quashnock richiedesse loro di “sperimentare” sempre con maggior frequenza, proponendo nuove varianti ed introducendo riprese video, per meglio controllare gli eventi sempre più frequenti e per noi inquietanti che si andavano verificando … Tutti erano coinvolti dal suo entusiasmo e terrorizzati dai suoi risultati … Temevano che, prima o poi, si potesse verificare qualche serio incidente, come già la nostra tradizione ci aveva tramandato …
Nel corso delle frequenti sessioni susseguitesi in quel periodo, le dislocazioni si moltiplicarono ed ogni volta Quashnock ripercorreva le riprese video per calcolare quali possibili cause si celavano dietro ai singoli episodi … Fu un lavoro lungo e difficile, perché spesso i filmati risultavano alterati o del tutto assenti proprio nei momenti topici, forse a causa dell’instabilità provocata dagli eventi stessi non solo sulle persone, ma anche sull’elettromagnetismo ambientale e di conseguenza sulle apparecchiature elettroniche presenti …
Poi Detsen si oscurò in volto, nel descrivere l’ultima sessione in presenza di Quashnock ...
- Quel giorno il Professore si presentò con una serie di appunti ed un rinnovato entusiasmo e ci propose di seguire un preciso schema, mantenendo le varie fasi esattamente come descritto … Ci fece provare e riprovare per trovare la giusta sincronia e poi, dopo aver recitato i mantra preparatori, iniziò il rituale vero e proprio …
- Saprebbe dirmi in cosa differisse quel rituale dagli altri utilizzati in precedenza? …
- Non volle dare spiegazioni, rimandandole al termine della sessione … Durante la recitazione non ci rendemmo conto di alcuna differenza, se non forse la sensazione di una durata maggiore … Non saprei dire di più perché una volta terminata la recitazione e dopo che ognuno ebbe fatta mente locale, ci rendemmo conto di dove eravamo e che in mezzo a noi Quashnock non c’era …
- Come non c’era? …
- Ci eravamo abituati a trovarci in posizioni diverse al termine di quelle sessioni, perciò ognuno di noi prima di tutto si occupava di verificare la propria posizione rispetto all’inizio della seduta e poi di controllare la posizione degli altri … Qualcuno si chiese dove fosse il Professore e tutti ci guardammo intorno … Non c’era … Non era lì … Mentre cercavamo di capire se la sua posizione fossa semplicemente cambiata, come accadeva spesso … In un angolo della sala qualcuno credette di vederlo, ma quando gli altri si voltarono non era in vista … Questo fatto si è ripetuto più volte, diversi di noi hanno creduto di vederlo in punti diversi della stanza, ma per un tempo insufficiente a che tutti facessero in tempo a voltarsi in quella direzione … Sul pavimento, al posto di Quashnock, c’erano rimasti solo quegli ultimi appunti …
- Li avete ancora? …
- Si, li vorrebbe forse avere? …
- E me lo chiede? …
- Quegli appunti sono costati forse la vita al professor Quashnock, vuole anche lei seguire la sua sorte? Vuole forse che la sua famiglia segua il destino capitato a quella del Professore? …
- No, certo che no! … Ma questa è una scoperta che non può andare perduta …
- Non andrà certo perduta, finché ci saremo noi a custodirla … Forse a lei serve solo un po’ di tempo per riflettere … Il giorno che vedrà quegli appunti, potrebbe non avere più la forza di rinunciare a seguire l’esempio del Professore …
- Credo che lei abbia ragione, Detsen … Farò meglio a riflettere …
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Red camminava sotto la pioggia, di cui non era minimamente consapevole, lungo la Mission Street, verso la 24.ma, quasi come se tornare in ufficio a piedi fosse una cosa proponibile … Nella sua testa la confusione era totale … Le parole di Detsen avevano colpito nel segno … Di fronte a tutte quelle rivelazioni ed alla possibilità di accedere a quegli appunti il suo primo pensiero era stato di tentare a sua volta, di superare quel confine … Ma Detsen gli aveva ricordato non solo la realtà dei gemelli e di Selma, ma le sue vere priorità e questo era ciò che veramente lo stava facendo impazzire … Se lo avesse detto a sua moglie lei non gliela avrebbe mai perdonata e se invece lo avesse tenuto nascosto sarebbe stato un incubo continuo ogni volta che l’avesse guardata negli occhi … Selma lo conosceva da quando erano adolescenti e leggeva in lui come in un libro con le illustrazioni a colori … Prima o poi l’avrebbe capito e gli avrebbe rinfacciato le sue promesse … Meno male che la strada del ritorno superava le venti miglia, con quella pioggia poi, avrebbe fatto in tempo a morire di polmonite per strada e non doverla affrontare …
Squillò il telefono cellulare e Red notò che era lei a chiamare, forse era preoccupata per il ritardo … Già, come al solito non l’aveva avvisata … Di male in peggio … Ma lei insisteva … Continuava a squillare … Forse doveva spegnerlo quel dannato coso o buttarlo via …
Macché, bisognava rispondere …
- Pronto …
- Amore …
- Si? …
- Già che sei in ritardo … Fai la cortesia di prendere il gelato per tutti, siamo rimasti senza dessert per questa sera e ci sono gli amichetti dei gemelli a cena … Ti amo …
- Ti amo anch’io …
- Hai l’aria stanca tesoro … Vuoi che mandi Nelly? …
- No, lascia stare, ci penso io …
- Sicuro? …
- Certo, dolcezza …
- A presto, corri da me …
- A presto …
Red smise di fasciarsi la testa giusto il tempo per acchiappare un taxi, all’altezza della James Lick Fwy … Il tassista non gradì il lago d’acqua che si trascinò dentro e glielo disse chiaramente, ma Red non era in vena e rispose che aggiungeva dieci dollari alla tariffa perché si tappasse la bocca e altri dieci se si decideva a portarlo in un paio di posti alla svelta … Come sempre il truccò funzionò a meraviglia … E Red, reclinato sul sedile, si lasciò di nuovo andare ai suoi più cupi pensieri …
Arrivato a casa fu Selma ad aprirgli la porta e ci mise il tempo di aprire la bocca e richiuderla per capire tutto … Gli prese il pacco del gelato dalle mani e lo consegnò a Nelly, ordinandole di occuparsi della truppa, poi trascinò Red su per le scale nel bagno della loro camera e lì lo liberò degli abiti bagnati e lo spinse sotto la doccia … Durante tutto quel periodo non disse una parola, ma un paio di volte baciò Red dolcemente …
Pochi minuti dopo Red usci dalla doccia e lei era lì seduta ad aspettare, con un sorriso smagliante e le braccia aperte … Red le diede un bacio sulla fronte la strinse a se e poi andò a buttarsi esausto sul letto …
Selma, uscendo, gli passò la mano sulla schiena e disse che andava ad occuparsi degli ospiti, che l’avrebbe scusato con loro e che si sarebbero visti più tardi …
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Passarono alcuni giorni da quella tremenda giornata, durante i quali Red e Selma si presero una specie di vacanza, affidando i gemelli alla Tata … Al ritorno organizzarono un nuovo party con Norma, Laura e Wayne per fornire loro importanti comunicazioni …
Tutti avevano capito l’importanza di quell’incontro, ma anche quella volta per creare un’atmosfera rilassata, Red e Selma servirono un ricco buffet completo delle solite bistecche al barbecue …
Alla fine del rinfresco si spostarono tutti vicino alla piscina per il caffè, fortunatamente quel giorno i gemelli erano di turno in casa dei loro amici ed il giardino dei Wolb era immerso nella pace …
Red tergiversò parecchio, come al solito, e tutti ne risero … Norma lo incoraggiò confessandogli che non era mai stata così bene come da quando conosceva lui e sua moglie …
- Grazie Norma, apprezzo queste parole, ma temo di non avere notizie rassicuranti per quanto riguarda Brant, almeno per quello che le ultime persone ad averlo visto mi hanno riferito …
Red raccontò in poche parole quanto gli era stato detto da Detsen … Terminò dicendo che nulla si poteva affermare di definitivo sulla sorte di Brant, ma certo era difficile essere ottimisti in merito … Era possibile che quelle manifestazioni riferite dai monaci, circa l’apparizione qua e là dell’immagine di Brant nella sala, fossero un fenomeno di sovrapposizione quantistica … Forse la delocalizzazione di cui era stato oggetto Brant in quell’ultima sessione aveva causato una perdita di coerenza delle molecole del suo corpo, ovvero un mescolamento con altre superfici solide al momento della ri-materializzazione … Selma gli ricordò un esempio che le aveva fatto …
- Si, ricordo … Non so quanto sia utile, ma c’è una descrizione simile in un paio di celebri film: “2001 Odissea nello spazio” e “2010 L’anno del contatto” …
- Credo di avere visto il primo ma non il secondo …
- E’ una cosa comune, Norma, si tratta del seguito, che in realtà, nei libri, prosegue ancora per due episodi … Comunque in entrambi i film si vedono scene in cui il protagonista Bowen, giunto al termine del suo viaggio virtuale nel “monolite” raggiunge uno stato in cui la sua mente e perfettamente chiara, mentre il suo corpo perde coerenza e continua ad apparire e scomparire, trasformandosi ogni volta nel se stesso da vecchio, poi da giovane ed infine da embrione … L’idea è che la mente di Brant potrebbe essere nella sua massima pienezza, mentre il legame con il suo corpo potrebbe aver perso “coerenza” e forse egli è in grado di apparire solo per frazioni di tempo e senza controllare il luogo … Ma naturalmente tutto questo non è che pura congettura …
- La ringrazio comunque per aver tentato … Credo che Brant abbia affrontato momenti difficili e scelte che farebbero tremare i polsi a chiunque …
A queste parole, Selma strinse forte la mano di Red sotto il tavolo e i due si guadarono intensamente … Poi Red prese un lungo respiro, come ad annunciare che c’era una dichiarazione importante in arrivo …
- Norma, io devo confessarle che in un primo momento sono stato tentato di riprendere gli “esperimenti” di Brant … Ma dopo attenta riflessione e con l’aiuto di Selma ho capito che non fa per me … Io ho un impegno precedente con questa donna e con i figli che mi ha dato … E’ un impegno a cui non posso e non voglio sottrarmi, quindi pensavo di continuare il lavoro teorico fino a raccogliere tutto il materiale disponibile, parte del quale è esclusiva pertinenza dei monaci del l’FWBO presso cui sono depositati ed una volta terminato consegnare il tutto alla loro discreta tutela per evitare che altri “spariscano” inopinatamente … Sarà il destino a decidere per mezzo di chi e come questa scoperta troverà la strada per ripresentarsi all’umanità …
- Selma è riuscita laddove io ho fallito …
- Non dire così Norma, sona sicura che Brant non ti amasse meno di come Red ama me … E ‘ solo che lui si è trovato da solo di fronte alla più grande delle scoperte scientifiche e non aveva il senno di poi, grazie al quale noi ci muoviamo con tanta prudenza …
- Forse è così Selma, forse non avrei avuto il diritto di fermarlo, ma una cosa è certa … Non lascerò cadere nel vuoto il suo sacrificio … Red, io le devo molto, per ciò che ha fatto fin qui e proprio perché ormai la conosco mi permetto di chiederle di aiutarmi a proseguire in prima persona il lavoro di Brant assumendomi quei rischi che giustamente lei non vuole affrontare …
- Ma Norma! …
- No, mi lasci dire … Che senso avrebbe aver perso Brant e per di più disperdere ciò per cui egli ha forse dato la vita? … Se quei monaci mi accetteranno, e sono sicura che lei può ottenerlo, io potrò portare a termina la parte sperimentale, mentre lei, con l’aiuto di Laura, potrete completare la parte teorica ed in questo modo, forse un giorno, potremo dare al mondo i risultati definitivi ed in piena sicurezza di questa scoperta … E quello che più conta, attraverso di me e di mia figlia, il merito potrà portare il nome di Quashnock …
- Mamma! …
- E' quello che voglio, amore, tu hai Wayne adesso … E io voglio qualcosa per me …
- Norma, sei una donna eccezionale, sono fiera di te … Ma allo stesso tempo sono terrorizzata! …
- A chi lo dici, Selma … Dillo anche tu a Red di aiutarmi, te ne prego …
Ci furono sguardi incrociati per diverso tempo, alcuni interrogativi, altri supplicanti, altri amorosi, altri sconcertati e altri ancora …
A Selma bastò uno sguardo per rispondere a tutti i dubbi che Red stava per esprimere ed egli fece solo in tempo ad aprire la bocca prima di dover rinunciarvi del tutto, scuotendo la testa in cerca di un altro se stesso da proporre …
- Ok, Norma … Vedrò di presentare la cosa ai nostri amici dell’FWBO in un modo per loro accettabile … Suppongo che non sarà troppo difficile … Per quanto riguarda le conoscenze necessarie, tuttavia …
- A questo proposito, Red, sappia che, sebbene non mi sia mai effettivamente laureata, gli esami di fisica li ho dati proprio tutti …
- Ma io credevo … Lei ci aveva detto …
- Si, lo so … L’avevo detto scherzando, perché non ho mai presentato la tesi … Laura era in arrivo ed io ho voluto occuparmene in prima persona, visti gli impegni di Brant, volevo che lei avesse almeno un genitore sempre accanto … In seguito poi, le circostanze adatte per riprendere gli studi non si sono mai ripresentate ed ho preferito fare da correttore di bozze e segretaria a mio marito … Quindi conosco ogni parola dei suoi scritti, anche se devo ancora leggere la vostra versione delle memorie …
- O perbacco … Norma! Che piacevole sorpresa, che ci fai …
- Io lo sapevo Red, che era una persona intelligente, per questo siamo diventate amiche …
- Selma, tu ne sai sempre una più del diavolo …
- Mi basta saperne sempre una più di te, Red! … Ora però, cari ospiti vi chiedo scusa, ma ho bisogno di consultarmi in privato con mio marito …
Selma, preso sotto braccio Red, si alzò ed insieme al marito si diressero verso la casa … Lo sguardo di lei era di quelli che preoccupavano Red …
- Ora rispondimi sinceramente, Red …
- Ho mai avuto altra scelta, amore? …
- No, mai … Voglio sapere se avresti veramente rinunciato a fare quegli esperimenti per amor mio e dei gemelli …
- Io …
- Tu cosa?! …
- Beh … Non posso dire di non averci pensato … Così alla sprovvista, quando ho capito la portata dei quei documenti e delle potenzialità … Sai com’è … Poi riprendi il controllo e ti rendi conto di tutte le conseguenze …
- Smettila, Red … Tu ci hai pensato … Mi avresti lasciata per un sogno di gloria …
- Amore … Che cos’è poi un sogno? … Certo forse l’avrei rimpianto in seguito e ci sarei ricascato, ma tu e i gemelli siete ben più della gloria …
- Io non ti credo Edward Wolb, detto Red, tu stai mentendo … Sei il solito bugiardo! Ma ti perdono, non sei affatto un eroe … Solo un uomo … Un genere di uomo che mi ispira una certa voglia, proprio adesso …
- Proprio adesso? … Ma … Si, forse è meglio adesso … Perché a partire da domani avremo troppo lavoro per pensare al sesso …
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