“Cassandra”,
diceva il cartello, di fronte alla tenda; nient’altro che Cassandra, a prima
vista ... Perché, più da vicino, si poteva distinguere una piccola scritta in
greco: “ιέρεια του Απόλλωνα” ...
Il mio
greco ha sempre fatto schifo, ma non più del mio latino, per la verità;
comunque sia, pensai subito, che l’ultima parte si riferisse al dio Apollo ... Quindi, mi ricordai che la prima parola
richiamava il termine italiano “ieratico” ... La probabile ovvia traduzione era
dunque: “Sacerdotessa di Apollo”. Un pochino ambizioso, a dir poco ...
Che
razza di veggente da fiera di paese si sarebbe attribuita i poteri profetici di
una tal menagramo? ...
Ero
ancora dietro a queste amene riflessioni, quando i miei marmocchi arrivarono a
sorprendermi, aggrappandosi alla giacca e tirandomi i pantaloni ... “Facci fare
ancora un giro, dai papà ... ancora uno ...”
Dopo
aver sganciato la grana ai piccoli demoni, sapevo di aver un quarto d’ora da
spendere in qualche modo, così entrai nella tenda ... “Facciamoci due risate,
pensai ...” ...
L’ambiente
era saturo di uno di quei profumi da incensiera, non troppo intenso, per
fortuna ... Diversi drappi pendevano ondeggiando qua e là; una sagoma nella
penombra si stagliava sullo sfondo ... Una voce appena udibile mi chiese di
avvicinarmi e sedere sulla panca, ricoperta da un ampio tappeto, proprio di
fronte a lei ...
Ero
entrato d’impulso, con la sciocca idea di divertirmi alle spalle della
malcapitata, ma ora mi sentivo un po’ stupido e la voglia di sfottere una
vecchietta, che magari si guadagnava qualche soldo per tirare avanti, non mi
allettava più ... Ma ormai era tardi per defilarmi, la donna mi ripeteva di
sedermi, in modo garbato ma deciso ...
- E’
venuto da me per un consulto e adesso ha cambiato idea? ...
- No,
veramente era solo per curiosità ... Mentre aspettavo che i miei ragazzi
finissero di tirare palle ai birilli qui a fronte ...
- E’
normale, nessuno crede veramente a queste cose ...
- E
lei? ...
- Io mi
limito a rispondere alle domande di altri ma non posso farne alcuna per me
stessa ...
- Mi
domandavo, poco fa, cosa l’avesse spinta a scegliersi un nome tanto funesto ...
- Per
mettere sull’avviso le persone accorte: conoscere il futuro può essere
pericoloso e spesso una volta conosciuto si fa il tutto per negarlo e rimuovere
tale conoscenza ...
- Sta
cercando di impressionarmi? ...
- Ci
riesco? ...
- No, no,
no ...
- Vuole
che provi a rispondere a qualche sua domanda? ...
- Non
voglio farle perdere tempo, le pago lo stesso il disturbo ...
- Non
le faccio pagare nulla, ma gradirei lo stesso una domanda per qualcuno di suo
gradimento ...
- Vuol
dire un morto? ...
-
Accetto l’ironia ... Allora, vuole sfidare la sua paura? ...
-
Perché ci tiene tanto, se non sono indiscreto? ...
-
Perché ho il presentimento che lei, con tutto il suo scetticismo, potrebbe
essere il mio cliente ideale ... Forse ce la farà perfino a reggere le mie
risposte ...
- Non
credo che potrò farle domande serie e non ritengo giusto offenderla, signora
...
- Non
mi offenderò ... Promesso ...
Fu solo
a quel punto che la donna si protese leggermente in avanti, portandosi dove la
luce poteva rivelare i tratti del suo volto e la visione mi fece trasecolare
... Era un volto privo di età, ma decisamente attraente; una donna affascinante
in un contesto del tutto inaspettato ... Ero ammutolito, lei sapeva certamente
come usare il suo aspetto per mettere in soggezione l’interlocutore incauto ed
io ero stato decisamente incauto ... Non sapendo che pesci pigliare, azzardai
la prima cosa che mi passava per la mente in quel momento e che era stata
oggetto del mio interesse negli ultimi giorni ...
- Mi sono
spesso domandato che cosa ne avrebbe pensato Isaak Y. Ozimov; di questi ultimi
anni di scienza ... Lei ha sentito parlare del famoso autore di fantascienza, più
conosciuto come Isaac Asimov, noto precursore dei suoi tempi ...
- Sì,
ma ora cerchi di non divagare, io mi devo concentrare ed anche lei lo deve
fare: mi faccia la sua domanda e rimanga in silenzio, tutto il tempo necessario
a me per entrare in trance ...
-
Andiamo ...
-
Faccia come le ho detto; ora dobbiamo unire le nostre menti in un intento comune
... Lei chiederà e io risponderò ...
- Se
proprio devo ... Vediamo ... Cosa pensa il Professor Ozimov della tendenza alla
moltiplicazione delle dimensioni ai giorni mostri ...
Poi il
silenzio; sentivo solo l’eco delle mie ultime parole, il resto era silenzio, un
silenzio assordante ... Ero tentato d’interromperlo con qualche fesseria
liberatoria ... Non capivo la necessità di quella sceneggiata ... E ancora una
volta ella mi colse di sorpresa ... D’acchito avevo pensato ad un respiro
artificiosamente forzato, ma c’era qualcosa di famigliare ... Era ... Era ...
Non era possibile! ... Era il respiro cadenzato di chi si sta masturbando ...
Per la miseria! ... Mi ero girato incredulo, solo per vedere la sua mano
scivolare ritmicamente sotto l’ampia gonna ... Lo stava facendo sul serio! ...
Non volevo violare la consegna e allo stesso tempo, mi sembrava, che la cosa
stesse prendendo una piega assai improbabile ...
Così
riflettevo e altresì lottavo, per mantenere la concentrazione ... Ma che stavo
facendo? ...
Poi la
solita voce esile e ancor più cupa di poco prima iniziò a parlare ...
- hhh
ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff ... Neanche gli Dei ... Sanno
tutto quello che c’è da sapere ... Tantomeno gli uomini ... Tuttavia è
importante perseverare nella ricerca, perché è questo il meglio che possiamo
fare della nostra vita ... hhh ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff
... *
Alle
parole seguì ancora silenzio e ancora sospiri ... Forse dovevo dialogare con
quella voce dal nulla ... Con quei sospiri assurdi ... Con quel nonsenso
assoluto ...?
- hhh
ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff ...
-
Professore, posso sapere quale sia la vera natura del tempo? ... (Che stavo facendo? ...)
- hhh
ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff ... E’ sempre dinnanzi a te,
eppure non la vedi ... Lascia il passato al passato e il futuro al futuro: cosa
vedi di fronte a te? ... Quando pensi ad una nuova dimensione, che cosa ti
aspetti che sia? ...
- Una
realtà perpendicolare alle altre che si estenda in entrambe le direzioni
all’infinito ... Ma non so immaginare come
applicare ciò mi possa far capire la natura del tempo ...
- Dove
si concentra la nuova dimensione? ...
-
Emerge in ogni punto ideale e si estende all’infinito in direzioni opposte ...
Ma ancora non capisco ...
- Come
appare ad un flatlander ** un oggetto
proveniente dalla terza dimensione? ...
- Come
un ostacolo che compaia del nulla e che vari le proprie dimensioni senza
apparente causa per poi scomparire altrettanto misteriosamente ...
- E
come descriveresti il comportamento degli eventi temporali? ...
- E’
forse possibile, che l’apparente anomalia del tempo rispetto alle altre
dimensioni sia dovuta semplicemente alla nostra prospettiva psicologica? ... E’
possibile che noi vediamo il manifestarsi del tempo come un flatlander vede gli oggetti della terza
dimensione? ... Stento a dare un senso a questa cosa ...
- Guarda
meglio ... Cosa vedi nel cielo? ...
- Il
cosmo? ...
-
Quale? ...
- Il
passato del cosmo, per lo più ...
- Dove?
...
- Tutto
intorno a me, a noi ... Sì, insomma, a me e agli altri come me ... Credo ...
-
Ragiona meglio ... Come può un volume di 84 milioni di anni luce contenere un universo che oggi è grande 93
miliardi di anni luce? ... Come può “circondarlo” e apparirti tutto intorno
?...
- Non
può ... Ci deve essere un’altra spiegazione, Professore ...
- Pensa
alla terra che hai sotto i piedi ... E’ anch’essa simile ai “sedimenti” di
universo, che vedi in cielo ... Ed oggi non è che suolo da calpestare ... Non è
il tuo presente, ma il tuo passato remoto concentrato: miliardi di piccole
creature vissute nel corso di tempi lontani ... Sei circondato da tutti i lati
dal tuo passato e puoi aspettarti solo di andare incontro al futuro ... Ma allo
stesso tempo dove sono queste entità, donde arriva il futuro ...
- Ma tu
fai domande ... Non è nei patti ...
- hhh
ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff ...
- Ho
capito! ... Non ti arrabbiare ... Hai evidentemente indicato la direzione ed io
devo decodificare il messaggio ... Da dove proviene il futuro, dici ... E’
sempre di fronte a me, dici ... Non posso vederlo eppure l’ho di fronte ... Come
se fossi un flatlander, mi trovo qualcosa
davanti, che per me non ha senso e che tuttavia può esiste, variare e sparire
per sempre ... Questo è quello che ci dice anche Einstein sul tempo: il tempo è
proprietà del soggetto che ne ha esperienza, in quanto niente che sia fuori
dalla sua linea temporale può mai essere da lui conosciuto; eppure esistono
infinite linee temporali (e relativi soggetti) tutte egualmente legittime ... Ogni
soggetto è ugualmente al “centro dell’universo”, nella misura in cui, il suo
punto di osservazione privilegiato non possa appartenere ad alcun altro
soggetto, esterno a quella particolare linea temporale ... Non c’è modo di
stabilire né un centro, né una periferia: ogni punto è ugualmente il centro
dell’universo e non lo è, ogni linea temporale è simile alle linee di un campo magnetico e
stabilisce un tracciato inconfondibile e speciale, che sommato a tutti gli
altri, compone la struttura quadridimensionale di cui noi siamo un settore a
tre dimensioni ... Mi sbaglio? ...
- hhh
ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff ...
-
Calma, calma ... Sto pensando ... Cosa c’è? ... Forse non si tratta di una
struttura ... Forse è solo una questione psicologica, che ci imprigiona in
questa nostra percezione tridimensionale? ...
- hhh
ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff ...
- E’
ovvio che l’esigenza di una struttura da assegnare all’universo è tipicamente
psicologica ... Osservare l’universo dal punto di vista tridimensionale è il
nostro limite mentale ... Così come i volumi si possono descrivere come caratterizzati
dalla composizione di componenti geometriche bidimensionali, così una entità
quadridimensionale può considerarsi composta da collezioni di entità
tridimensionali ...
- hhh
ffff ... Ora sei avviato sulla strada ... Percorrila ... Non fermarti mai troppo
a lungo nello stesso posto ... Siamo, o siamo stati, creature del tempo ... Per
un po’ di tempo ... hhh ffff ... hhhh ffff ... hhh ffff ... hhhh ffff ...
- Che
succede? ...
- Oh,
mio dio ... Sono spossata ... Temo di aver perso il contatto, caro Signore ...
E temo di non aver più forze residue per ritentare ... Spero abbia ottenuto
quello che desiderava ...
- Non
posso crederci ... Per la miseria, Cassandra ... Se sia un trucco, oppure altro
... C’è del genio in tutto questo ...
- La
prego di lasciarmi, adesso ... Non riuscirò a rimanere cosciente a lungo ...
Vedo i suoi figli che si agitano là fuori ... Vada a raggiungerli e, per
cortesia, metta il cartello girato, davanti all’ingresso della tenda ... Addio
...
-
Grazie, madàm ... Abbia cura di sé ...
“Che
storia”, pensavo tra me e me ... Mentre mi allontanavo coi miei figli, verso l’uscita
del parco ... La mia mente era un continuo flusso di idee, come zampillassero
da una fonte ... Ognuna rincorreva la precedente e si accavallavano e si sovrapponevano
... Non tentavo nemmeno di razionalizzare l’episodio in sé: ero troppo preso
dai ragionamenti sul merito del presunto messaggio ... Avrei voluto avere il mio
laptop, per buttare giù più appunti che potessi ... Ma le due pesti
continuavano a ballarmi intorno ed una voce fastidiosa mi stava bersagliando di
insulse domande ...
- Cosa
avete fatto di bello, tesoro? ...
- Tirato
le balle ...
- Non
essere volgare ... Sono i tuoi figli, alla fine ...
- Eh?
... Chi? ... Cosa? ...
- Ma
dico ... Ti sei rincretinito? ...
- Che
ho fatto? ...
-
Farfugli ... Dici volgarità ... Che diamine! ...
- No,
no ... Dicevo solo che i bambini si sono divertiti a lanciare delle palle in un
tirassegno, cosa c’è di volgare? ...
- Il
modo come l’hai detto ...
- Che
modo? ...
-
Insomma! ... Se hai altri impegni, va pure ... Vorrà dire, che ai tuoi figli ci
penserò io ...
- Ho
solo bisogno di scrivere ... Devo assolutamente scrivere quello che ho in testa
...
-
Tieni, prendi il mio portatile ... Non vorrei che te li facessi addosso ...
- Cosa?
...
- I tuoi
preziosi pensieri ...
- Grazie,
dammi solo qualche minuto ...
-
Venite con me, bambini ... Papà è incinto ...
- Papà
è incinto ... Papà è incinto ...
Dovevo
scrivere in fretta, dovevo seguire tutti quei filoni di ragionamento
contemporaneamente per non perdere di vista niente ... Avrei riflettuto in
seguito sulla stranezza di quell’incontro ... Ora c’erano cose troppo
importanti da fissare nero su bianco ... Metto giù tutto quello che capita, è l’unica
speranza per non perdere niente ....
Se la
CMB *** circonda l’intero universo attuale, immensamente più grande, dobbiamo
spiegare questo paradosso apparente. Iniziai a considerare la possibilità di
uno status amorfo dell’energia, per così dire, a monte di tutto, con l’unica
condizione data dalla conservazione dell’energia in presenza del principio di
indeterminazione. Un tale substrato instabile non può impedire la formazione di
“bolle” causate dalle occasionali e casuali concentrazioni di energia, tali “bolle”
sono l’unica possibilità di raffreddamento a fronte dell’aumento incontrollato
delle temperature localmente: all’interno delle bolle suddette è possibile che
si verifichi ogni genere di condizione “a bassa temperatura”. Fra le infinite
possibilità, alcune di queste bolle possono venirsi a trovare composte di grumi
di energia sufficientemente “freddi” da condensarsi in materia e possibilmente
da strutturarsi nelle forme tipiche da noi conosciute come galassie, gruppi di
galassie, sistemi stellari, ecc.. In poche parole queste specialissime bolle
sarebbero degli universi sostenibili, all’interno dei quali sussistono le
condizioni che noi definiamo “adatte alla vita” ... Sempre all’interno di tali
bolle, l’instabilità ereditata dell’ambiente “esterno”, o genitore, conferisce loro
una speciale proprietà, che a noi appare come intervallo temporale: il tempo è
la scansione che porta la bolla dalla sua formazione alla sua “evaporazione”,
per ritornare ad essere parte del vorticoso e intrinsecamente caotico “status”
originario ... Quello che abbiamo chiamato “intervallo” è appunto ciò che a noi
abitanti della bolla appare come la “dimensione temporale”. In una visione,
ipoteticamente “esterna”, la nostra bolla, così come tutte le altre bolle, un’infinità
in effetti di esse, non sarebbero che, in una similitudine culinaria, l’acqua
in ebollizione pronta per la pasta: niente ci fa pensare ad un universo, mentre
contempliamo le bolle che si staccano delle pareti del contenitore e risalgono
alla superficie per esplodere ed evaporare nell’atmosfera ... Eppure il nostro
universo, nasce, esiste ed evapora in modo simile ... Tutto è frutto della
costante trasformazione dell’energia primordiale, in continua trasformazione,
intrinsecamente instabile, anche perché, se così non fosse, noi non potremmo
essere qui ... E questo è l’unico caso in cui il “principio antropico” **** mi
appaia utile ...
Tutto
quello che accada all’interno delle bolle, qualunque ne sia la tipologia, e
sono possibilmente infinite, non è che un epifenomeno, un episodio minore, un
caso fra infiniti altri, ognuno equipollente ed insignificante allo stesso
tempo ... Non potremo mai crescere finché continueremo a negare questa
evidenza: non è nella nostra esperienza individuale che si può trovare il senso
delle cose: solo il “contesto” fornisce il senso ... E il contesto è lì davanti
a noi, sempre ... Gli universi si susseguono, né paralleli, né seriali; né unici,
né indispensabili; né proprietà degli uomini, né proprietà degli dei ... Tutto
prima, o poi, “confluisce” ... Tutto, prima, o poi, si trasforma ... Tutto,
prima, o poi, ricomincia ... Un nuovo inizio che non è mai nuovo ...
Non esiste
il centro dell’universo, non lo è la Terra, non lo è il Sole, non lo è il Buco
Nero della nostra galassia, non lo è il Grande Attrattore del Nostro Gruppo
Locale, non lo è il pur ipotetico Dark Flow verso le costellazioni Centauro e Vela:
un mondo senza centro è un mondo centrato su ognuno di noi, ma anche su ogni
altro elemento del nostro universo, sia esso una montagna, o un topolino; una
balena, o persino un pulcino ...
==
Come se
avessi imparato la lezione da Cassandra, mi concentro e vedo, in lontananza, levarsi
una nebbia e, dalle sue profondità, apparire prima un naso, poi una mano che vi
si appoggia e, per un breve momento, sfarfalla ... MARAMEO ...
====
Note:
* Neanche gli Dei (The Gods Themselves, I. Asimov, 1972)
** “Flatlandia”
e “flatlander” (“Piatto-landia” e “piatto-landese”; simili ai personaggi
rappresentati sui muri dei templi egizi) sono argomenti già ampiamente trattati
in passato in questa sede; per chiarimenti si rimanda a tali occasioni. In
origine, i termini appartengono al ben noto racconto di Edwin Abbott Abbott. Si
tratta di un’ipotetica realtà a due dimensioni, in cui gli abitanti locali sono
vincolati a vivere sulla superficie piatta di un mondo composto solo da
larghezza e lunghezza e al quale è interdetta l’idea stessa di altezza; i suoi
abitanti sono definiti appunto come “flatlander”.
*** CMB
(Cosmic Microwave Background) = Radiazione Cosmica di Fondo, ovvero il residuo
elettromagnetico del Big Bang all’età universale di circa 380.000 anni luce. Dimensione
del cosmo all’epoca: circa 84 milioni di anni luce. Dimensione del cosmo oggi: circa 93
miliardi di anni
luce.
****
“Principio Antropico”: tutte le osservazioni scientifiche sono soggette ai
vincoli dovuti alla nostra esistenza di osservatori. Se siamo scienziati e ci
basiamo sulle osservazioni fenomenologiche, allora la prima di esse è che noi
esistiamo e siamo collocati nell’universo: ne consegue che l’universo “non
possa fare a meno di noi”; così come non potrebbe fare a meno delle formiche,
della polvere cosmica, dei neutrini, delle comete, dei brufoli e dei peli
superflui, ecc., ecc.. Tutto ciò che esita nel cosmo è necessario alla sua esistenza,
altrimenti non esisterebbe: così come non esistono gli asteroidi di marzapane, i
politici onesti, le rane a cinque teste, i pianeti quadrati, i politici onesti,
le stelle di elettroni, i denti d’oro che ricrescono in bocca ogni volta che li
estrai, i politici onesti, le piante di pietra, millepiedi coi piedi dispari,
ecc., ecc..
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