Abstract:
Supponiamo di vivere secondo l’idea del mondo che avevano i primi Sapiens,
oppure i nativi americani, o magari i popoli animisti, o i fedeli di Zoroastro,
ecc. ... Che succederebbe? ... Come ci sentiremmo? ... Sarebbe così assurdo,
come ci appare di primo acchito? ... O non è forse esattamente, quello che in effetti stiamo,
quotidianamente, facendo? ...
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Quando
venne fuori quest’idea, nel nostro piccolo “brain
storming” di sceneggiatura, fra lo staff dei
“buttala-lì-e-vedi-che-ne-esce”, c’era anche uno dei consulenti esterni,
assoldati dalla produzione, per fornirci la consulenza scientifica. In realtà
avrebbero dovuto essere due, con specializzazioni diverse, ma uno non si era
presentato a causa di un lieto evento in famiglia ...
Lì per
lì egli non disse nulla, ma si fece pensieroso; mentre gli altri si scatenavano
in battute e controproposte a caso, come di solito si fa sui nuovi spunti, per
smaltire rapidamente il grosso delle stupidaggini e convergere poi sui
suggerimenti più interessati e solidi ...
Nessuno
fece caso al silenzio di Javier, così si chiamava il tizio, per un pezzo, erano
troppo impegnati a sparare la propria e demolire quella degli altri ... Javier Maldacino, sì ... Un ispanico, laureato
in Europa, ma già titolare di parecchie pubblicazioni importanti, mi dicono ...
In quel momento, tuttavia, per me come per gli altri, la cosa era passata nel
dimenticatoio ... C’era in pieno in corso la “tempesta cerebrale” ... Solo un’altra
tempesta avrebbe potuto distoglierci ...
- ¡Chupate
esta! ... Que hijoputa! ... Chi è stato il primo ad avere quest’ idea? ... Sarà
pur venuta in mente a qualcuno, mi piacerebbe proprio saperlo ...
Sentire
quell’urlo e vedere il pugno di Javier che si abbatteva sul tavolo fu un attimo
... Seguito dal disastro di bicchierini da caffè e bottigliette d’acqua che
saltavano per aria, rovesciandosi poi, disastrosamente, sul materiale di lavoro
e sui laptop dei presenti ... La gente saltava da tutte le parti, nel tentativo
vano di evitare gli schizzi, salvo poi ritornare sui propri passi per tentare
di salvare gadget vari, come cellulari, fogli sparsi, computer e quant’altro
...
Era
tutto un coro di accidenti, di ogni genere: “... E che ca ...!”; “... Ma che combini?
... “; “...E stai attento, dannazione!...”; e così via ...
Javier
si profondeva in scuse a destra e a manca ... Si prodigava con le salviette, un
po’ di qua, un po’ di là ... Chiedeva scuse a tutti, uno per uno, e le ribadiva
più volte, come a supplicare clemenza ...
Mentre
il poveretto faceva più danni cercando di rimediare, di quanti ne avesse fatti
col suo scatto, gli altri erano, tutti di nuovo in coro, a chiedersi da quale
pero fosse appena cascato quel tale: “ ... Ma non lo sapevi fin dal principio?
...”; “ ... Che differenza vuoi che faccia essere il primo, o l’ultimo ...”; “...
Quello che conta è l’idea, qui non ci sono copyright, le idee sono di tutti noi
...”; “... L’hai letto almeno il tuo contratto, prima di firmarlo? ...”; e così
via ...
Solo a
quel punto, mi resi conto della situazione precedente e del fatto che Javier
era stato a rimuginare per tutto quel tempo, su quel che poi aveva provocato la
sua esplosione ... Ciononostante non ne capivo affatto la ragione ...
Mentre
così riflettevo la riunione venne sospesa, a causa di una chiamata del produttore
che richiedeva la presenza di alcuni di noi per altre urgenze ... E così mi
feci carico di invitare Javier a prendere qualcosa al bar, in modo da
tranquillizzarlo un po’ e magari riuscire finalmente a capire, che cosa l’avesse
fatto reagire in quel modo ...
===
-
Allora, Javier, che diavolo ti è preso, poco fa, là dentro? ...
- Non
ti dico quanto mi senta in imbarazzo ... E’ stata una reazione istintiva, non
mi rendevo conto di essere in pubblico, in quel momento ... E’ difficile
spiegarlo, non è una cosa che mi capiti spesso, ovviamente ... Ma nemmeno certe
scoperte sono cose da tutti i gironi ...
-
Scoperte? ... Di che parli? ...
- Ti
sembrerà assurdo, ma poco fa, durante la riunione, mentre voi discutevate
animatamente, io non ero affatto distratto, come pensavi, bensì riflettevo su
come la vostra ipotesi di lavoro potesse essere intesa anche in un altro senso
...
-
Sarebbe? ...
- Non
sai quante volte, durante il mio lavoro, mi si sono poste dinnanzi delle
questioni che non sono normalmente legate specificamente alla mia attività di
studio e lavoro, ma che sono importanti per me in quanto individuo e che il più
delle volte metto da parte, per non perdere il filo conduttore, che la mia
professionalità m’impone ... Tuttavia, per quanto le respinga, certe questioni
rimangono irrisolte e finiscono per ripresentarsi regolarmente e così ho deciso
di dedicare una parte del mio tempo libero a scrivere un libretto, per così
dire, di appunti filosofici ... Qualcosa che mi serva come traccia per un futuro lavoro di riflessioni generali che, forse in futuro , a qualcuno
potrebbe interessare ... Nello stesso tempo questo materiale, una volta messo
per iscritto, non interferisce più col mio flusso di pensieri e un questo modo
anche il lavoro ci guadagna ...
- E’ un’ottima
idea, Javier ... Molti fra le mie conoscenze sostengono che scrivere le cose li
aiuta, non solo a liberarsi dei pensieri ricorrenti, ma anche a svilupparli in
modi nuovi e inaspettati, trasformandoli da un fastidioso problema in una
persino utile risorsa ...
- E’
proprio così, all’inizio io non credevo mi sarei servito di quel materiale;
invece a rileggerlo ho trovato, con sorpresa che la cosa è di una notevole
utilità ...
- Javier
...
- Cosa?
...
- Me lo
vuoi dire a cosa stavi pensando poco fa, quando hai dato di matto, sì, o no?
...
- Ah!
... Scusa, sto divagando ... Ebbene, è chiaro che l’idea di immedesimarsi nel
modo di pensare proprio di gente d’altri tempi non è un gran che come trovata,
può andare giusto bene come spunto per uno spettacolo, con tutto il rispetto
...
- Si
capisce ... Si capisce ...
- Non
so quante volte, nel mio ambiente, ho sentito colleghi auto incensarsi e bearsi
della grande fortuna di vivere questi nostri tempi, specificamente in quanto
scienziati: sono i tempi in cui i più vasti orizzonti che la razza umana abbia
conosciuto ci si sono dispiegati innanzi ... Abbiamo la verità ultima a portata
di mano ... Sogniamo la “teoria del tutto” dalla mattina alla sera, più ancora
che di notte! ... Eppure, io mi sento sempre a disagio di fronte a queste
manifestazioni di presunzione: questo tipo di sicurezze le abbiamo già avute in
passato e si sono rivelate regolarmente nient’altro che pie illusioni, ogni
volta ...
- Ne ho
sentito parlare anch’io, Javier ... Ricordi del liceo ...
- Per lo
più, ma anche in tempi recenti, c’è chi si è sbilanciato, solo per pentirsene
ben presto ... Meglio non fare nomi, anche perché ai tempi nessuno aveva
trovato da ridire e col senno di poi non si costruiscono i ponti ...
- Bella
metafora, Javier, non la conoscevo ...
-
Nemmeno io ... E’ sbocciata inaspettatamente ...
- Ok!
... Ti prego continua, comincia ad interessarmi ... Cosa dicevi a proposito dei
colleghi ...
- Non
solo, loro, anch’io per la maggior parte del tempo, sono impegnato a risolvere
problemi, che debbano contribuire al sapere globale ed alla soluzione degli enigmi, che tutt’ora ci assillano come scienziati ... Ma non disdegno, in una
riserva protetta del mio tempo, di occuparmi anche di una visone più personale
dei fatti: più filosofica, se vogliamo.
- Come
c’entra la nostra sceneggiatura in tutto questo? ...
- Ci
stavo arrivando ... Mentre vi ascoltavo “stormeggiare”, in quella stanza, mi
chiedevo come avessi fatto a non capire prima le potenzialità della vostra idea
... E più i tuoi colleghi buttavano giù possibili varianti, più io mi rendevo
conto che tutte orbitavano intorno ad un fuoco centrale, come dei pianeti
intorno ad un sole ...
- Javier,
sei peggio di un avvocato; vuoi venire al punto? ...
- Secondo
te, oggi come oggi, noi siamo migliori, peggiori, o uguali a coloro che ci
hanno preceduto? ...
- In
che senso, Javier? ...
- Credi
veramente che siamo al vertice dell’evoluzione? ... La crema, frutto di milioni
e milioni di anni di progresso genetico e culturale? ...
-
Sinceramene non lo so, ma lo sento dire da più parti e quindi non ho motivo di
dubitarne ...
- Io,
invece, sì! ...
- E tutto
questo come salta fuori dal nostro lavoro, Javier? ...
- E’
tutta un pantomima, amico mio ... Non è altro che una grande, mirabolante, pantomima
... Voi pensate che il vostro sia un lavoro di fantasia ... Ma lo è anche la
nostra concezione del mondo ...
- E
come, Javier? ... Come diceva, per esempio, Platone? ...
- Non
sono sicuro di essere d’accordo con lui, io non sono interessato a ciò che si
nasconde alla nostra vista, è l’unica nostra possibilità, se non ci basiamo sui
fenomeni, resta solo l’arbitrio ... Tuttavia, non ne possiamo fare un’idealizzazione,
altrimenti cadiamo nello stesso inganno da cui tentiamo di sottrarci ... No, io
penso piuttosto che confidando troppo nella scienza finiremo per farne una “religione”
e a quel punto non sarà gran che diversa dalle altre e ci ingannerà non meno
delle altre ...
- Puoi
spiegarti meglio, Javier? ...
- La
nostra conoscenza scientifica, non ci rende né migliori, né superiori agli
altri popoli, che ci abbiano preceduto ... Essi avevano una loro certezza ed in
base ad essa vivevano la loro vita e gestivano le loro cose: apparentemente
ignoravano una quantità di cose che noi oggi conosciamo, ma questo nostro
assunto si basa sull’opinione che abbiano di essi e non ha basi scientifiche.
Sì, è vero, si moriva di malattie che oggi si possono comunemente curare, per
fare un esempio banale, tuttavia questo accade anche oggi e c’è gente che muore
per malattie curabilissime, solo a causa della mancanza del denaro sufficiente,
o peggio a causa della negligenza di qualcuno, o magari a causa del traffico
...
- E da
questo cosa consegue, Javier? ...
- Ci
illudiamo di “evolvere”, ma non facciamo che girare in tondo; ecco cosa ne
consegue ...
- Non
so se capisco ...
- La
nostra cosiddetta “evoluzione” non è che illusione, in realtà siamo gli stessi
di sempre; non contano le differenze “apparenti”, sono solo giochi di
prestigio, minutaglie; quello che conta è che non sappiamo perché siamo qui,
cosa ci facciamo, cosa siamo e cosa ci spinge a fare ciò che facciamo ... Ci
ritroviamo tutti, prima, o poi, a porci le stesse domande senza risposta ... E
per evitare l’ansia che ne deriva, non facciamo che inventarci nuove distrazioni,
nuovi gadget, nuove fantasie, o peggio abitudini ...
- Se
capisco bene, Javier, tu sostieni che l’intera evoluzione umana sia una sorta
di finzione? ... A me pare, invece, che
i suoi effetti non lo siano ... In fondo, abbiamo il progresso e la tecnologia
e queste cose sono reali, per quanto ne so ...
- Amico
mio, se tutti i gadget di cui siamo ammanniti dal cosiddetto progresso fossero
la panacea che ci appare, noi dovremmo da tempo aver risolto anche tutti i nostri
problemi individuali, i quali invece, sono sempre lì a torturarci ...
- Continua
...
- Se
facciamo riferimento alla scoperta che riguarda il nostro “infimo” posto
nell’universo, vediamo come ne ricaviamo la paradossale convinzione che siamo
lo stesso importanti, in quanto gli unici ad avere la “coscienza”,
“l’autocoscienza” e la capacità di capire l’immensità dell’universo: ma questo
non è molto diverso da quello che pensavano “quegli antichi popoli”, “tutti i
popoli” in effetti. Ognuna di quelle culture aveva la stessa convinzione,
magari basate su premesse diverse ma ugualmente, puramente “consolatorie”:
l’unico scopo della “cultura” sia essa mitologica, religiosa, o scientifica è
quello di “consolarci” di fronte all’immensità del cosmo, che era ben chiara
all’alba della nostra specie, non meno di quanto lo sia oggi! ... Tutta la
cultura umana è un continuo poema dedicato alla natura: al bene che ci
elargisce, da un lato, così come al destino che ci riserva ed al mistero della
sua inesorabilità, che tanto ci spaventa !!! E’ indifferente se per esorcizzare
tale incommensurabili paure ci rivolgiamo ai miti, alle religioni, o alla
scienza: si tratta pur sempre di “credenze”! Non esiste “conoscenza oggettiva”,
tutto ciò che riteniamo di sapere è ugualmente basato su basi “fragili”, tanto
fragili quanto il “poco che in effetti sappiamo”: non solo ieri, ma anche
oggi!!! ... Oggi sappiamo solo apparentemente di più di ieri, o dell’altro
ieri, o dell’alba dell’uomo stesso: la nostra ignoranza è sempre cresciuta in
proporzione ai nuovi orizzonti che ci si aprivano ... Se non immensamente di
più !!
Se ci
immedesimassimo in uno qualunque dei popoli “antichi” e ne vivessimo la vita
culturale, non saremmo né più né meno lontani dalla “verità” di quanto lo siamo
normalmente: sarebbe una pantomima, proprio come la nostra vita reale ...
“Reale”? ...
- Santo
cielo, Javier ... E ‘ di questo che si tratta? ...
- La
fisica ce lo insegna: in ultima analisi, tutto quello che succede, a livello
fondamentale, non è che “oscillazione” di energia, fra uno stato indefinito e
l’altro ... Come tale caotico oscillare ci appaia è frutto della nostra
necessità psicologica, “gestaltica”, come per la nostra percezione visiva è un
bisogno di “completare le figure” ... Anche per la nostra mente è un bisogno
impellente dare un senso alle cose ... Come succede nel vedere “figure” nelle
stelle, o nelle nuvole, ecc.
Dare
senso alla nostra vita e all’universo sono solo esigenze psico-fisiologiche,
come la fame, la sete, il sesso ... Mai delle “verità” ...
- Com’è
possibile? ...
- Il
“nostro mondo umano” assomiglia più di quanto si pensi al “resto del mondo”: la
terra (e come essa la gran parte dei fenomeni del cosmo) gira e gira, in tondo,
perennemente, ma solo in apparenza!!! ... In “verità” (per modo di dire) essa
non compie mai un’orbita perfetta, bensì, ogni volta, leggermente spostata in
direzione del “tempo futuro” e nella stessa misura anche il sole avanza della stessa
quantità nella dimensione temporale; ragion per cui dal nostro punto di vista
essa sta appunto solo orbitando intorno la sole!!! ... E’ tutto illusorio: è
l’apparente diversità delle nostre vite rispetto a quelle dei nostri avi, così come lo è
l’avanzamento della terra nel suo viaggio cosmico col sole: sono tutti
“epifenomeni”, alla base dei quali stanno i fenomeni energetici: quelli
elementari, quelli dai quali tutto emerge, quelli che tutto generano ma solo in
apparenza, solo sovrastrutturalmente, solo “per finta”; tutto non è che una
grande, immensa, pantomima ...
- "Tutto
il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi
hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita,
rappresenta diverse parti.";scusa la citazione colta, Javier, ma, a quanto
pare, sembra che Shakespeare avesse intuito qualcosa ...
- E’
sempre così, amico mio, l’arte e la scienza sono spesso strade parallele ...
- Ti
prego, va avanti, Javier ...
- Noi,
individualmente, viviamo di illusioni ed anche collettivamente, la nostra
cultura, svolge l’unica funzione di “completare il disegno parziale”, che
abbiamo di fronte: quello che avviene sottotraccia, in verità, è “l’evoluzione
della specie”, come direbbero i “saputi”; ma ciò che significa in pratica è la
“sopravvivenza del più forte” ... La nostra specie è giunta al punto da dover
“giustificare” la propria follia devastatrice del pianeta, ormai fuori
controllo ... La verità è che sono “tutte scuse”, escamotage per venirne fuori
“immacolati” ... La specie è cieca e si batte per la supremazia senza regole e
limiti, fino alla fine ...Come per altre specie, altrettanto cieche, quella che
era in origine la lotta per la sopravvivenza della specie, si trasforma nella
“frenesia alimentare”, metaforicamente parlando, essa in realtà si rivolge a
tutte le risorse disponibili fino al loro esaurimento ... O fino alla caduta di
un “meteorite giustiziere”, o fino alla morte per cancro del soggetto aggredito
... Tutte le specie nascono per
sopravvivere e muoiono, a seconda dei casi, perché non ci riescono, o perché ci
riescono troppo bene!! ...
- E’
possibile, quindi, che alla base dei nostri problemi, in ultima analisi, ci sia
il fatto, che noi siamo l’unica specie che non combatte quotidianamente per la
propria sopravvivenza fisica? ... Che da troppe cose per scontate? ... Che ha
aspettative totalmente assurde? ...
- E’ anche
molto peggio! ... La nostra mente e la cultura collettiva che ne risulta a
livello di comunità non sono in “controllo”: la nostra specie lo è, la biologia
sottostante a ciò che “pensiamo” lo è, l’istinto che disperatamente tentiamo di
domare lo è, il DNA che produce tutto quello che siamo, ma che non sa nulla
della nostra “coscienza emergente”, lo è! ... Qualunque sia la nostra migliore
aspirazione, non controlliamo affatto, né a livello individuale, né a livello
di comunità, ciò che la nostra biologia produce: siamo alla mercé delle forze
sottostanti; di quel comune, supremo potere che ha dato origine, non solo alla
nostra specie, ma anche a tutte le altre; di quel potere che genericamente
chiamiamo “vita” ...
-
Possibile che ci siamo sbagliati così tanto? ...
- E
continueremo a farlo ... La cosiddetta “forza vitale”, che anima tutto ciò che
massimamente caratterizza questo pianeta, è qualcosa che sfugge da sempre alla
nostra comprensione: ha una storia troppo lunga per essere compresa da noi
esseri umani ... E’ la storia della strenua lotta per sopravvivere ad avversità,
che il singolo uomo e persino l’intera sua specie nemmeno s’immagina: la lotta
per proteggere la vita su questo turbolento pianeta, in mezzo ad un turbolento
sistema stellare, in mezzo ad una terrificante moltitudine di stelle turbinanti
intorno ad un mostruoso buco nero, in mezzo ad un gruppo di galassie in
continua interazione catastrofica, in mezzo ad un cosmo pieno di insidie, che noi
uomini e donne ancora nemmeno immaginiamo ... Non sappiamo ancora di cosa
si capace la “vita” ... Nel bene e nel
male ... Pur di “sopravvivere” ...
-
Mentre mi stupisco delle parole che sento, Javier, non so perché, non mi
stupisco affatto del loro significato ... D’altro canto mi domando, se non vi
sia una via d’uscita ...
- Non avremo
più bisogno di affrontare le “paure collettive”, non appena ci guadagneremo il
diritto di far fronte a quelle che scegliamo per noi stessi ... (Come nel mito,
laddove l’eroe non accetta più di temere gli Dèi, perché decide di affrontare in
prima persona le proprie paure). Solitamente,
ogni cosa che attiri la nostra attenzione è una “buona scusa” per evitare di
far fronte al nostro ultimo “scopo”:
di cosa si tratti nessuno può dirlo ... Anzi solo uno può: colui che sta
cercando di evitarlo ... Non potremo mai
capire di cosa si tratti, se non l’affrontiamo e non la possiamo affrontare, se
ne abbiamo paura: la vita. Tutte le
distrazioni del mondo congiurano contro di noi: che fortuna! ... Infine,
arriverà il nostro momento e non sapremo che pesci pigliare... A quel punto tutta
la tecnologia del mondo, non potrà fornirci le risposte...
- Si
potrebbe dire, Javier, che il fondo di un bicchiere, non ha sempre la forma di
un bicchiere? ...
- Siamo
circondati, amico mio, da gente disperata, che affoga i propri dispiaceri nell’alcol
e nella droga, ma che non sta poi molto peggio, di chi usi altri metodi per
ottenere lo stesso scopo ... Tutti nascondiamo qualcosa e nessuno sembra
interessato a capire che cosa ... E proprio per questo finiamo per esserne
inseguiti, senza mai giungere a capire da chi, o da cosa ...
- E la
speranza?...
-
Ricordo un detto popolare: “Chi vive sperando, muore cagando!” ...
- Vagamente
tranchant, non credi? ...
- Senza
cattiveria, sia chiaro, ma non ci sono scorciatoie: rinunciare alla paura, in
cambio dell’ansia, non è un buon affare. La vita arriva senza che nemmeno te l’aspetti
e può finire allo stesso modo: ci sarà ben un motivo, se le cose stanno così
...
- Non
so immaginare quale, Javier ...
- Non
usare l’immaginazione, ti consiglio di ascoltare; gli antichi così facevano ...
- Ora
sì, che sono confuso ...
- E’ giunto il
momento di un altro giro, amico ...
- Offri
tu? ...
- Offro
io ...
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