Abstract:
Il significato di “essere umano come individuo” sembrava perfettamente
“nomale”, quando da giovane riflettevo su me stesso e sul significato, che
avrei dovuto dare alla mia vita, ma da un po’ di tempo, un bel po’, a questa
parte, sempre più spesso mi viene da pensare a quanti siamo: ai 7 miliardi e
rotti, che rapidamente crescono verso gli otto, i nove e i dieci, senza che se
ne veda la fine ... ed è per questa ragione che, ripensando all’idea di “individualità
umane”, trovo non sia più altro, che un goffo “ossimoro” …
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S’ogno o’ s’on d’esto?
… Stavo in piedi sul brullo terreno; accanto
a me, su ogni lato, a stretto contatto di gomito, altre presone e, anche accanto
a loro, su ogni lato, a stretto contatto … altre persone. Essendo poco più alto dei miei vicini, ero in
grado di vedere abbastanza distante, almeno in alcune direzioni, e perciò
potevo scorgere, in lontananza, lo stesso schema ripetersi a perdita d’occhio …
Eravamo stretti, ma c’era abbastanza spazio, per respirare agevolmente;
tuttavia non era così facile grattarsi: era un po’ che ci provavo, ma senza
successo; non riuscivo a piegare il gomito abbastanza, per raggiungere un punto
fastidioso della mia schiena …
La mia mente girovagava tra queste ed altre inutili
facezie, quando una preoccupazione iniziò a farsi largo, prima sotto forma di
fastidioso disagio e, in seguito, sempre più netta, di incombente
preoccupazione: se dovessi avere un bisogno fisiologico … cosa faccio? …
== == ==
E’ più facile prendere un’oca, o una papera?
Io non sono un cosmologo, e di questo mi
pento, tuttavia, in quanto essere umano, ho diritto a costruire una mia visione
del mondo, una cosmogonia personale e, per farlo, posso, in tutta libertà e
senza falsa modestia, servirmi delle conoscenze, che ho acquisito e della
totalità del linguaggio corrente, a cui tutti, nel bene e nel male, possiamo e
dobbiamo attingere. Non so se mi spiego? …
Detto questo, il linguaggio corrente, include
necessariamente una certa “fluttuazione”, per così dire, di ciò che si possa
intendere con le parole: a differenza dell’uso scientifico del linguaggio, che
tende ad essere rigoroso, l’uso corrente presenta inevitabilmente zone grigie, a
causa dell’approssimazione e dell’utilizzo sbrigativo di cui tutti, nel
quotidiano, siamo vittime.
La mia cosmogonia non
può, e nemmeno ambisce, a sottrarsi a questo limite: è opinabile; ed è questo, che più mi eccita in
essa! …
Voi ragazze non dovete considerare questa
lezione come fosse tutto oro colato, anzi, mi aspetto i vostri commenti, anche
critici, persino polemici e, se necessario, anche aspramente ostili … Senza
dimenticare, tuttavia, che foste voi ad insistere, perché raccogliessi questo
materiale, in una serie di conferenze; quelle che, appunto oggi, prendono l’avvio
…
Tutte voi sapete, perché l’ho ripetuto varie
volte, durante il corso di storia della filosofia, che nella mia visione delle
cose il tempo non è fra le componenti fondamentali; non nella visione escatologica
di quello che chiamiamo, nel senso più ampio, il “mondo”.
Come sia possibile ciò, vi chiederete? … Il
tempo fa parte dell’universo in cui anche noi siamo presenti, insieme alle
leggi della fisica, ma non è “omnicomprensivo” di tutto ciò che, con la logica
e la scienza, noi possiamo trattare: esiste la possibilità, che le stesse
componenti apparentemente fondamentali del “nostro” universo siano rivelatrici
di “meccanismi”, che siano al lavoro oltre e al di là dell’idea stessa di
tempo. In che modo, direte voi? …
Bene! Una delle principali interpretazioni
scientifiche delle manifestazioni fisiche che conosciamo ci dice che ogni
particella elementare che costituisca il nostro cosmo porti con sé,
ineluttabilmente la sua, così definita, anti-particella. Ciò significa che, per
esempio, la particella portatrice della carica elettrica, detta elettrone, dovrà,
necessariamente, implicare l’esistenza di una “sua” specifica antitesi,
definita appunto anti-elettrone e questo vale per tutte ed ognuna delle
componenti elementari del mondo fisico, con la sola eccezione (dimostrata)
della particella costitutiva di ciò che chiamiamo luce: detta fotone.
Quest’idea si riassume con l’affermazione che
il fotone sia, allo stesso tempo, la propria anti-particella.
Quanto detto appartiene all’ambito delle
nozioni, più o meno correnti; mentre il fatto meno noto, forse, è il concetto
altrettanto fondamentale per cui ogni anti-particella è esattamente equivalente
alla particella, che però si muova “indietro” nel tempo!
Come dire che una particella equivale alla
propria anti-particella, che ritorni indietro verso il “futuro”!
Sembra assurdo, ma se vogliamo fare un
esempio banale, possiamo pensare ad un film, diciamo “Malafemmina”; se lo
proiettassimo al contrario, avremo il film “anti-Malafemmina”: ma è, pur
sempre, lo stesso film!!
Non sarebbe altrettanto divertente, per noi,
come se lo proiettassimo correttamente, ma rimane il fatto che si tratti dello “stesso”
film e che l’inversione temporale è un specie di accidente occasionale; noi “spettatori”
possiamo concepire solo due soluzioni per questo “oggetto/film”: avanti o
indietro nel tempo, ma il proiezionista è assolutamente indifferente a questo
aspetto quando, per esempio deve riparare uno strappo. Il “tempo” del film è “interno”
al film stesso e non ha senso per chi lo manipoli. Qui finisce la validità del
nostro esempio.
Torniamo alla fisica ed al “tempo vero”,
quello che non possiamo ignorare e che non conosce proiezionisti: com’è
possibile negarlo?
Se ogni particella equivale alla propria
anti-particella che viaggi indietro nel tempo, allora è facile ragionare come
il fotone (anti-particella di se stesso) percorra il tempo in entrambe i versi
contemporaneamente e costantemente: come dire che sia “fermo” e “oscillante”,
tra il proprio passato ed il proprio futuro, senza mai “veramente” muoversi!
Primo passaggio.
Secondo passaggio: se il tempo non esiste per
il fotone, allora non può essere un dato fondamentale “ultimo”: esiste qualcosa
a monte del tempo, che tuttavia produca, come effetto, anche, in un universo
figlio, il tempo che noi conosciamo.
Terzo passaggio: cosa mai potrà essere,
questa soluzione, che permetta la trasformazione della materia, e tuttavia non
necessiti del tempo?
Quarto passaggio: come ci suggerisce il
fotone, tale possibilità si chiama “oscillazione”. Non un tipo di oscillazione,
come quella che vediamo comunemente (e che implica lo scorrere del tempo: onde
del mare, onde sonore, onde radio, ecc.), bensì un tipo di oscillazione a “risultante
zero”: se ciò che oscilla non produca
effetti irreversibili e se, contemporaneamente non “disperda” energia, ovvero,
come dicono i professionisti, non generi entropia, allora abbiamo ottenuto la
risposta. E dove si può verificare un tale comportamento?
Qui comincia la parte difficile, una
dimostrazione scientifica richiederebbe anche una spiegazione in "termini scientifici", che, tuttavia non sarebbe nello spirito di
queste nostre modeste conversazioni, perciò vi darò solo un breve cenno della
questione in termini tecnici e poi cercherò di dilungarmi il più possibile con
degli esempi pratici.
Il termine tecnico su cui ragionare è detto “Crossing”,
una parola inglese, che sta per incrocio, ma che comporta in questo caso una
quantità di matematica e di nozioni altamente astratte, comunque, in fondo,
come tutte le parole, porta con sé l’essenza di ciò che l’ha ispirata.
Quando consideriamo il comportamento di una
coppia particella anti-paritcella, solitamente ciò che è più importante risulta
essere come interagiscano, più correttamente come avvenga la loro “dispersione”:
qualsiasi cosa accada alle particelle elementari comporterà un qualche tipo di dispersione,
con ciò volendo significare che qualcosa che c’era prima, in un secondo “tempo”
presenta cose diverse, la somma delle quali, se computata correttamente “deve”
risultare equivalente. Quindi in questa fase il tempo è, ancora, presente!
Uno degli esempi più semplici e tipici di una
tale situazione vede la cosiddetta annichilazione di un elettrone e della sua
anti-particella, detta positrone. In un tale “evento di dispersione”, affinché
non venga violata la regola spiegata poco sopra, occorre che dopo il fattaccio
niente vada perduto ed ecco quindi che emerge un fotone ad altissima energia,
detto anche “raggio” gamma. Tuttavia tale manifestazione risulta di breve
durata e poco dopo dal raggio gamma scaturisce una nuova coppia di particelle
diverse, non più elettroni, bensì quark (le componenti interne dei nucleoni,
che sono il cuore pulsante di ogni atomo): ciò che viene prodotto, quindi sono
una coppia quark e relativo anti-quark ed un surplus di energia “forte”, detto
gluone.
Se vediamo le cose dal “nostro punto di vista”,
questo è quello che avviene: niente di speciale; queste, ed altre simili
dispersioni, sono la regola di quello che avviene nel cosmo, a nostra insaputa,
continuamente.
Ricorderete, che abbiamo detto, come ogni
processo possa avvenire anche nella direzione opposta del tempo e quindi la
stessa cosa appena descritta potrebbe verificarsi nella direzione temporale
opposta con le stesse, più o meno, probabilità.
Quinto passaggio: ma a noi non interessa
nessuna di queste due possibilità. Quello che “noi vediamo” in termini
temporali, in termini di avanti e indietro nel tempo, può avvenire anche in un diverso
modo, altrettanto legittimo, se consideriamo un punto di vista astratto, ma
assolutamente plausibile: quello del fotone gamma!!!
Abbiamo detto che, tra l’annichilazione della
coppia elettronica e la creazione della coppia quarkonica-gluone (o viceversa),
si manifesta un’esplosione di energia pura, del tipo “gamma” ( tecnicamente,
appunto un fotone-gamma). Un fotone, come sappiamo, è l’anti-particella di se
stesso e quindi, sostanzialmente “fermo” nel tempo: cosa “vede” un tale fotone?
Esso, idealmente, “vedrebbe” quella, che
abbiamo chiamato “oscillazione a risultante zero”, imperniata su di sé: due
universi instabili, “oscillano” continuamente, a perfetta parità di energia,
tra uno “stato”, in cui ad esistere sono un elettrone ed un anti-quark, che
emette gluoni ed un altro, in cui ad esistere sono un positrone ed un quark.
Tale coppia di universi esiste, virtualmente, solo per metà del tempo, come lo
concepiamo noi, e perciò in “realtà” essi non possono “esistere nel tempo”,
bensì “esistono” solo quando il “ciclo” si completi ed almeno una “oscillazione INTERA”
si sia perfezionata.
Il fotone gamma non “vede” il trascorrere del
tempo, bensì “due facce della stessa medaglia”, che “oscillano”, senza mai “divenire”:
l’energia è conservata, l’informazione è costante, il nulla è qualcosa, o
meglio, due mezzi nulla sono qualcosa …==
Questo “Gedankenexperiment”
ci insegna come si possa concepire la natura del tempo in termini "effetto", anziché
"causa". Come la teoria della relatività ci dice, la “luce” è una costante: io
dico, che la luce è un “confine” , tra due “universi
complementari”!
Ora passiamo alle domande ed io cercherò di
rispondere con esempi estremamente elementari e se possibile, terra-terra. Va bene?
…
Adesso mi metto comodo e aspetto i vostri
spunti; mi raccomando, manteniamo l’ordine e intervenite una alla volta …
… (rumori, brusii, chiacchiericcio,
ancora rumori) …
==
… (altri rumori,
sempre più forti) ...
- Basta schiamazzare, ragazze! … non fate le
oche! … Siete, o non siete, anatre? … Oh! .. Salve, Arsenio, come andiamo oggi?
… Portato da mangiare alle mie amichette? … Sì,
lo so, lo so … Me lo ripete sempre, che dovrei cercarmi una fidanzata … Ma io,
sinceramente, preferisco parlare con loro … C’è un’affinità culturale, mi
capisce? … Almeno, abbiamo interessi comuni … Le donne, invece, sono così
materiali … Non le dico, l’ultima volta che ho provato a spiegare ad una di
loro l’importanza dei raggi cosmici … No, aspetti … Ora le racconto tutta la
storia … Non se ne vada … Aspetti! … Ha dimenticato il cesto delle granaglie …
Vabbè, allora signorine … (clap, clap) ... Dove eravamo rimasti? …
==
.............
==
Elvira & Lili
Percorrendo la strada che mi porta alla casa
di mio fratello Marco, nei dintorni di Lugano, in quella Svizzera a ridosso
dell’Italia, dove i contrasti culturali sono più sfumati e la parlata italiana
non crea troppi imbarazzi, mi frullavano per la testa una quantità di dubbi
sulle parole, scritte, che mi avevano spinto, a questa inattesa trasferta.
La lettera di Marco era stata una completa
sorpresa, in ragione del fatto, che fino a quel momento, i nostri scambi erano
regolarmente avvenuti via posta elettronica. L’improvvisata di una lettera
vecchia maniera, con tanto di carta personalizzata, delicatamente profumata, e
stilata con una grafia molto accurata e svolazzante, mi aveva colpito; anche
per il contenuto tanto vago quanto pressante, nel volermi presente alla villa
di Lugano, al più presto.
La strada è abbastanza comoda e diretta, fino
al punto di attraversamento di Bissone, una decina di chilometri dopo il
confine di Chiasso. Fino a quel punto
non mi servirà la cartina, potrò continuare a fantasticare, ma dopo devo stare
più attento; il tragitto è fatto di stradine tutte uguali e solo un percorso è
quello giusto, per la villa in mezzo ai boschi, la casa di Elvira, la moglie un
po’ misteriosa di Marco. Devo ricordarmi, come punto di riferimento, la Scuola
Americana in Svizzera, così diceva la lettera: da lì, poi, è facile ...
La moglie di Marco! ... Quell’Elvira! … Non potevo negare, che
fosse più che comprensibile, la rapidità con cui, le cose si erano svolte:
Marco se l’era sposata, solo poche settimane dopo averla conosciuta. Io gli
avevo, sì, consigliato prudenza, ma tra me e me, temevo che avrei fatto lo
stesso … Elvira era di una bellezza, che definire sconvolgente, sarebbe stato
un blando eufemismo; era molto di più, era una sciabolata nel cervello! … Sì,
questo era l’effetto, che faceva agli uomini, che aveva fatto a lui e che poi,
aveva fatto anche a me: per Marco, tuttavia, l’effetto doveva essere stato
infinitamente amplificato dal fatto, che lei ne ricambiasse l’interesse e,
soprattutto, ovviamente, che gli si fosse concessa … Io non so immaginare, cosa
ne sarebbe stato di me, se una donna così, mi fosse entrata nel sangue … E
farci sesso, è indubbio, che sia il miglior modo, per farsela entrare nel
sangue!! …
Eppure, qualcosa di strano c’è stato fin
dall’inizio … Ed oggi, è proprio questo, che continua a ritornarmi alla mente:
quella strana lettera, il modo mellifluo di presentare le motivazioni, la
richiesta insolita di partire subito, quella carta profumata, la scrittura
svolazzante e tutte quelle forzature che, all’epoca del matrimonio, avevano
quasi obbligato Marco a trasferirsi lontano da me e dalla nostra attività,
nella casa della moglie, in un posto che nessuno avrebbe preferito al bel clima
e alle comodità, che poteva avere in una qualsiasi delle nostre proprietà …
Elvira aveva accampato varie scuse,
insistendo soprattutto sul non poter abbandonare di colpo il suo giro di
amicizie, cui era tanto affezionata; come se il fatto non riguardasse in egual
misura anche lo stesso Marco, che in più aveva responsabilità in azienda ben
più stringenti, mentre il lavoro di Elvira, presso la Scuola Americana, avrebbe
potuto, facilmente, permetterle un trasferimento, non lontano da dove si era
pensato di sistemarli. Io stesso ero entrato in contatto col rettore della Johns
Hopkins University, sede di Bologna, per farle ottenere un posto di prestigio,
in linea con quello che svolgeva in Svizzera e persino con migliori prospettive
di carriera … Ma no! … La “Signora” aveva le sue priorità; non ci fu verso di
convincerla e Marco, terrorizzato all’idea di perderla, dovette cedere e
trasferirsi, creandomi una quantità di problemi aziendali, oltreché personali, che
ancora oggi continuano a ripercuotersi sul lavoro.
E’ vero, me la sono legata al dito! … Ma, al
di là della questione personale, già allora, c’era di più: io non ho mai
creduto alle motivazioni di Elvira, allora me ne vergognai un poco, ricordo come
mi sentii persino un tantino meschino a pensarlo, ma la mia sensazione era, che
lei volesse allontanarlo da me e dal suo ambiente in genere … Certo, si poteva
anche pensare, che fossi io a non voler perdere il mio socio e fratello, e che
la mia, chiamiamola “gelosia”, fosse in realtà,
il vero problema … Poteva anche essere e fu proprio per questo mio
dubbio che, alla fine, smisi di insistere e cedetti alla scelta irrazionale di
Marco e di sua moglie.
Era difficile discutere con Elvira, per me
intendo: non potevi staccare gli occhi da quel viso e da quel corpo ! … Era in
grado di “interferire” costantemente col tuo pensiero; mentre cercavi di
mettere insieme le parole, continuavano a presentarsi dei lampi alla mente, che
si sovrapponevano e richiamavano la tua attenzione alla sua bocca,
costantemente atteggiata ad un sorriso impalpabile, apparentemente
provocatorio, ma non abbastanza da indisporre; anzi era quasi remissivo e così
il suo sguardo, che non insisteva mai tanto da ispirare sfida, ma cedeva, per
poi ricongiungersi al tuo, come per pregarti di perdonarla … Ma di cosa? ... Eppure
la perdonavi! ... E quello che stavi per dire, prendeva una brutta piega,
scaturiva male, prestava facile il fianco alle sue risposte disarmanti … E quei
capelli! … Che scendevano, indifferenti, a coronare gli occhi, scuri e profondi
... Si intravvedevano appena, come da due sottili fessure, quasi li stesse
stringendo, per meglio mettere a fuoco l’interlocutore, quasi facesse fatica a
vedere bene, quasi ad accentuare quel senso di fragilità e debolezza, che
traspariva da tutto il suo atteggiamento … Anche il suo modo di vestire; quei
suoi tailleur, spezzati, di taglio molto elegante ma sobrio, i tacchi non
troppo alti ma in grado di evidenziale la bellezza tornita delle sue gambe e le
mani, le sue mani! ... Perennemente incrociate sul grembo, una sull’altra:
c’era qualcosa, in quell’apparente mitezza, una specie di “dichiarazione di
pace” alla romana: tengo le mani conserte e rilassate, perché alle me spalle
c’è l’esercito più potente del mondo! … E così era, lei appariva pacata, ma tu
finivi sempre in braghe di tela … Cosa fosse, a conferirle una tale potenza, a
parte la bellezza, che pure non è poco ma in buona misura comune, io non lo
sapevo; né lo so, non ancora … Ma spero, anzi forse temo, che in questa
occasione, lo potrei scoprire …
Ecco Bissone! … Ora c’è il ponte, per
attraversare questo braccio del lago; poi dovrò sfilare a fianco della galleria
Grancia e subito dopo iniziano i tornanti su, su verso il paesino omonimo; da
lì devo stare attento … Dopo ci dev’essere Carona, circa a due chilometri, e la
diramazione, che porta a via Collina D’Oro … Una volta in vista della galleria,
meglio rallentare, o mi perdo la stradina che porta alla scuola … Ecco lì,
l’imboccatura, non ci devo entrare, o mi perdo! … Ora capisco perché Marco si è
raccomandato di controllare i nomi attentamente, è un vero ginepraio … Ma per
fortuna vedo che c’è il cartello segnaletico della scuola Americana … Sono
salvo!
Non so perché tutto questo pensare a mia
cognata, mi ha messo in agitazione; è come se avessi una sorta di timore,
all’idea di incontrala, di dover discutere, non so bene di cosa per giunta, con
quella donna, con quella divinità incarnata, con quel “risveglio dei sensi” ambulante … E come
deambula! … Non ci avevo ancora pensato … Alla sua “vista da tergo” … Meglio
definibile come “visione” … Ma perché mai dovrei sentirmi a disagio, poi … Si
tratterà sicuramente di qualche nuova fisima muliebre, che Marco vorrà farmi
digerire, con l’appoggio di lei, ovviamente … Eppure, non sono del tutto
tranquillo …
Ah! … Ecco il portone della villetta, la
riconosco, sì, è proprio lei … “villa dei lillà” … I fiori erano la passione
della madre; la villetta ne è piena, ma la vecchia signora amava soprattutto le
“serenella”, come le chiamava lei, in alternativa al dubbio nome scientifico di
“Syringa vulgaris”, o a quello più noto di lillà, che una generazione prima,
sua madre, la nonna di Elvira, aveva dato alla casa. Una casata di
floricultori, fedeli alle proprie tradizioni … Mi accorsi in quel momento di
non sapere nulla dei maschi della famiglia, non ricordo se ne sia mai parlato …
Mia madre di qua, mia nonna di là, le sorelle di mia madre questo, l’eredità di
mia nonna quello … Chissà cosa facevano nel frattempo i mariti di questa gente
…
-
Benvenuto, Roddy, che piacere riaverti qui … Presto abbraccia la tua cognatina
…
Ecco questa me l’ero proprio dimenticata … La
sua cazzo di mania per i diminutivi … Quanto mi scoccia quando deturpano il mio
nome … Eppure non gliel'ho detto mai … Scemo che sono! …
- Carissima Elvira, spero di non essere
capitato a Lilliput, con tutti questi diminutivi e il fatto che siamo vicini al
“Swissminiatur”, c’è rischio di confondersi …
- Sempre polemico e pungente, il mio bel
Rodolfo … Almeno lascia che ti chiami Rod e tu puoi chiamarmi Elvy, sai che ho
preso il vizio dei diminutivi dai miei amici americani … Vieni qui, ti decidi
ad abbracciarmi … O no? …
- Felice di ritrovarti, Elvy, sei sempre
incantevole … Ma come mai il mio fratellone non si vede? …
- Devi scusarci, in questo momento si trova
sotto la doccia, ci stavamo mettendo in ghingheri per riceverti degnamente, ma
lui è un tale puntiglioso che finisce sempre per metterci una vita …
- Mio fratello; puntiglioso? … Mi devo
proprio essere perso qualcosa … Credevo di conoscerlo, ma questa è nuova …
- Ora la sua vita non è più quella di uno
scapolo impenitente … Lui, ha messo la testa a posto; forse anche tu dovresti
pensare al tuo futuro, con la persona adatta, in grado di consigliarti per il
meglio … Sai cosa intendo? …
La presi come una minaccia, perché ne aveva
tutta l’aria e, nel contempo, sentivo la droga penetrarmi dentro, lentamente,
ma inesorabilmente … Lei, mi stava già facendo effetto … Ero inebriato dal suo,
appena percettibile, profumo; dalla sua, quasi invisibile, sfumatura di trucco;
dal perenne, quasi leonardiano, sorriso; dal contatto, quasi occasionale, del
suo seno; dalla trasparenza, quasi non voluta, del suo copri-costume: da tutto
ciò ero già predestinato a soccombere, senza sapere a cosa … Ma certo a
qualcosa …
- Vieni, entriamo …
Mentre tuo fratello si prepara, voglio approfittarne per parlare un po’ con te
… A tu per tu … Noi due soli …
Se quella di prima era
una minaccia, quest’ultima frase, sembrava già la prima fase dell’esecuzione …
La vedevo, mentre mi prendeva sottobraccio e mi accompagnava sotto la veranda
della piscina … Mentre io mi sedevo, al posto assegnatomi e lei si accomodava
di fronte … E poi accavallava le gambe e s’imbronciava perché una scarpetta
ribelle si sfilava dal suo piede e finiva in terra … Ed io continuavo a vedere
tutto e non volevo perdermi niente di quello che facesse … Perché lo faceva
così bene, con così tanta eleganza, perché lei, splendeva … in una sola parola: “splendeva” …
Io non saprei quanto
tempo rimasi intontito a guardarla, ma ci sarei rimasto per l’eternità se, a un
certo punto, lei non avesse interrotto il silenzio …
- Lili sarà qui a
momenti, se vogliamo parlare un poco noi due, meglio cominciare, non credi? …
- Lili? … Chi sarebbe
questa Lili? …
- Ah! .. Che sciocca,
tu non lo sai ancora …
- Non so, cosa? …
- Tuo fratello, negli
ultimi tempi, preferisce essere chiamato così … Un vezzo se vuoi … Ma
accontentalo, altrimenti si fa permaloso …
- Scusa, ma Lili è un
nome femminile anche in Svizzera, o sbaglio? …
- No, non sbagli,
affatto … E’ proprio come dici …
- Eh! … E allora? …
- Allora cosa? …
- Perché ha cambiato
nome, intanto … E poi perché scegliersi un nome da donna …
- Lili è un nome che
ricorre in famiglia, da parte mia intendo … Ero in dubbio se scegliere
Serenella, oppure Lili, in effetti … Ma poi ho pensato che avrei finito per
usare il diminutivo e “Nella”, non mi sarebbe piaciuto, così abbiamo deciso
insieme che Lili era la soluzione più pratica … Non trovi anche tu? …
- … … …
- Ah, già … Non ho
risposto, alla prima domanda … Che sciocca … Ti chiedevi perché avesse deciso
di cambiare nome …
- Eh … Ehhh … Sì, sì …
appunto …
- Beh, devi sapere …
Caro Rod … Che tuo fratello, nel suo profondo, è sempre stato, intimamente,
incerto … Dubbioso, oserei dire, circa le cose sue più intime … Non osava
parlarne, ma dentro di sé, era tormentato da pulsioni, che non riteneva di
dover esprimere, per timore, vergogna e chissà quali e quanti altri sentimenti
inconfessati …
- Cohhh … Cohhh … Cosa
mi dici? …
- Non sono cose, che
sia facile dire al proprio fratello, sai? …
- Nooo? …
- No, decisamente no …
E’ stato difficile per me, tirargliele fuori … Percepivo la sua intima sofferenza
e così ho fatto tutto il possibile per aiutarlo … E’ servita molta pazienza,
calma, incoraggiamento e passione da parte mia per guidarlo alla presa di
coscienza e conseguente liberazione della sua natura profonda e nascosta per
tutto questo tempo …
- Natura nascosta …
Mio fratello … Ci conosciamo bene noi due, cosa mai può avermi nascosto? …
- Non lo faceva
consapevolmente … Non poteva affrontare certi discorsi con chi non poteva
capirli … Solo una donna riconosce certi segnali e può, non senza difficoltà, permettere
loro di emergere alla superficie, di manifestarsi pienamente e senza badare
alle conseguenze …
- Conseguenze … Qua …
Quali conseguenze? …
- Ora non devi
fraintendermi, Lili è felice, come non lo è mai stata prima …
- Stata? … Che significa
“stata”, com’è che improvvisamente ne parli al femminile? … Perché continui a
chiamarla Lili … Il suo nome è Marco, non vorrai farmi credere che,
all’improvviso, abbia cambiato sponda? …
Figurati se me la bevo …
- Caro il mio Roddy …
Io sono solo una donna, una modesta donna e non potrei mai far fare a
chicchessia ciò che non volesse fare, ma cerco di prepararti alla sorpresa che
avrai tra poco; rassicurandoti nel contempo che tutto ciò avviene in famiglia,
nella serenità e con tutto l’amore che si richieda … E che tuo fratello è
sempre stato al centro delle mie preoccupazioni e della massima mia cura per
renderlo felice … Tu non avresti potuto prenderti cura di lui, meglio di così …
E devi cercare di non ferirlo, ora che lo vedrai dopo tanto tempo; è molto
importante che tu non ferisca, involontariamente s’intende, la sua nuova
sensibilità …
- Io sono senza parole
… Non so se ho capito bene e mi spaventa il solo pensiero di ciò che penso …
Stai cercando di farmi credere che mio fratello, di punto in bianco, ha
cambiato sesso? …
- No! … Non ancora … O
meglio, non credo, che si arriverà a questo …
- Che significa,
allora? … Mi sta girando la testa …
- Lili ha fatto una
scelta di vita, col mio appoggio, s’intende, ma di sua iniziativa e piena,
spontanea, volontà … E’ il suo ruolo ad essere cambiato, sostanzialmente, ed
anche con qualche conseguenza estetica non trascurabile …
- E’ diventato una
qualche specie di travestito? … Ma non ci credo! …
- Non fa la “vita”, se
è questo che sottintendi … E’ la sua vita interiore ad essere cambiata, ma lui
la vive all’interno della sua famiglia, la vive con me, che ne condivido ogni
necessità … Ha il mio pieno appoggio e perciò non ha bisogno di cercare altrove
…
- Mi stai dicendo, che
siccome non deve fare la puttana, non dovrei prendermela troppo? …
- Stai forzatamente
svilendo tutto … Non è così! … Lili, questa cosa la sta vivendo come il momento
più esaltante di tutta la sua vita … Per lei, la vera vita è iniziata solo da
quando può esprimere la propria femminilità; quella che per tanti anni ha
dovuto reprimere …
- Non riesco a
crederci … E tu in tutto questo che parte hai avuto? … Non sarà, forse, stata
tutta una tua idea? … Non l’avrai plagiato? …
- Ma per chi mi hai
preso? … Guardami, ti sembro in grado di fare tutto quello che mi attribuisci?
…
- E’ proprio perché ti
guardo che mi sembra possibilissimo … Tutto questo ed altro …
- Davvero, è così poca
la considerazione che hai di tuo fratello? …
Proprio in quel
momento, prima che potessi rispondere alla domanda, una vocina fessa arrivò
dalle scale, seguita da un ticchettio di tacchi a spillo e, subito dopo, dallo
scorcio di due gambe fasciate a rete … Gambe niente male! … Ma io ero in preda
ad una improvvisa paura di quello che
avrei scoperto nell’istante successivo … Non potevo evitarlo … Non c’era niente
che potessi fare … Elvira non era tipo da false minacce … Non avrei mai più
rivisto mio fratello … E non sapevo cosa avrei avuto in cambio: era questo a terrorizzarmi,
a darmi una fitta allo stomaco e una strana vertigine al cervello …
- Rodolfo, fratello
adorato! … Ti prego abbracciami, fammi assaporare la gioia che mi da rivederti,
dopo tanto tempo …
- Marco! … Sono senza
parole … Che mi combini, Marco! …
- Lili, ti prego …
Elvira ti avrà certo detto, che così voglio essere chiamata … Fammi godere
questa gioia, senza remore, ti prego …
- Come vuoi, Lili …
Come vuoi …
Quell’abbraccio era la
cosa più difficile che avessi mai dovuto affrontare nella vita: non sapevo cosa
fare e come fare; non sapevo se dovevo stringere, poco o tanto; non sapevo se
dovevo baciare o non farlo; non sapevo
che effetto mi avrebbe dovuto fare, né se mi avrebbe procurato un effetto
imprevisto, o peggio indesiderato … Non sapevo più niente e nemmeno avevo
riconosciuto il mio fratellone, dietro quella “mise”, anche se sapevo chi vi
fosse dietro, ma mi era allo stesso tempo estranea ed intima … Non avrei mai
immaginato di dover sperimentare uno stato d’animo simile ... La prima
impressione, vedendolo/la entrare nella stanza, era quella di una “donna” dall’aspetto
gradevole; per niente simile a certi travestiti appariscenti e un po’ ridicoli,
che si trovano sui media, anzi … Aveva una vestitino chiaro, a minigonna, un
poco demodé, ma indossato dignitosamente, la borsetta al braccio e la camicetta
scura, con i primi bottoni slacciati a mostrare un delicato décolleté … Non
avevo percepito niente di ridicolo in lui … cioè lei … Sì, insomma, quel che
sia … Ma l’imbarazzo era evidente, appena separati, da quell’abbraccio … Non
sapevo che dire, memore della predica di Elvira e della supplica di Marco …
Lili … Accidenti! …
- Io me ne sto zitto …
Parla tu, Lili … Vorrei sentire tutta la storia da te, questa volta … Con
parole tue … Se non ti dispiace … Perché, permettimi di dirlo, io non ho ancora
capito e non so se sono in grado di farlo … Perdonami …
- Va bene, ma prima
sediamoci … Tutti comodi e ci prendiamoci un bel tè … Come una qualunque
famiglia che si riunisce … Scusa solo una cosa, prima … Elvira, guarda un po’
ero scesa con la borsa perché volevo chiederti se si abbina bene al vestito,
che ne dici? …
- Sì, cara è perfetta,
ma non so se stasera andremo fuori … Tuo fratello ha lavorato tutto il giorno e
poi s’è fatto questo bel viaggetto, forse preferisce riposarsi … Magari usciamo
domani …
Fino a quel momento
non mi era nemmeno balenata l’idea di dover andare fuori, in pubblico, con
quelle due … Sì, insomma, con quella “situazione” … Stavo per avere una crisi …
“Isterica” … Per fortuna erano arrivate, in aiuto, quelle ultime parole di Elvira,
che raccolsi al volo …
- Parole sante,
cognata, sono davvero a pezzi … E’ stata una giornataccia e non sarei di grande
compagnia per stasera, domani è decisamente un’idea migliore, se non ti
dispiace, Lili …
- Come potrei, negarti
qualcosa, tesoro … Dopo questo bel regalo che mi hai fatto …
- Ah! … A proposito di
regali … Vi avevo portato qualcosa, ma … A questo punto … Non so se ho avuto
una bella idea …
- Cosa mi hai portato
fratellone? …
- Ora, mi sento
proprio uno stupido … Non avrei mai pensato … Sì, insomma, mi ricordavo che volevi
tanto avere una giacca originale dei piloti da combattimento … Uno dei ragazzi
l’ha recuperato in America dietro mia richiesta … Ma dubito che ti interessi
ancora …
- Ma che dici? … Lo
voglio vedere immediatamente! .. Subito, subito … Ti prego, ti prego …
- E’ nella mia valigia,
quella più grande … Prendila pure …
In quel frangente, per
un momento, ho intravisto di nuovo lo sguardo allegro del mio fratello, quello
vero … Ma è stato solo un lampo, ed ecco che, un attimo dopo, si mette il
giaccone lanoso e si atteggia a pin-up, scoprendosi la spalla e piegando le
ginocchia … No, non devo farmi illusioni, meglio farsene una ragione e anche in
fretta …
Mentre la mia mente si
disperava e il mio sangue ribolliva … Sentivo che qualcosa mancava alla
percezione di quel momento, qualcosa, ma cosa …
Ed ecco, quegli occhi,
semichiusi, come chi non veda bene, ma taglienti come una lama … Cosa stesse
pensando … Non so cosa pagherei per saperlo! … E ancora quelle sue mani
conserte, quella posa, che non poteva essere casuale … Non dopo tante volte che
la notavo … E’ come se quelle dita volessero darmi un messaggio, come se
volessero suggerirmi il predominio della mano che sta sopra, come sia
totalmente in grado di controllare quella che sta sotto e come questa
soggiaccia e partecipi, allo stesso tempo, alla sua condizione … Quelle mani mi
stanno dicendo: “io sono al comando e nessuno può farci niente” … Ma quel che è
peggio, è quello che leggo sul suo viso e nel suo silenzio: “te l’avevo detto
…” …
Mentre mi chiedevo se almeno
stessi indovinando i suoi pensieri, Elvira mi sorprese ancora una volta …
- Scusatemi, ma è
meglio che mi vesta, con qualcosa di più adatto, anch’io e poi desidero
lasciarvi un po’ da soli, voi due fratelli, perché possiate spiegarvi, senza la
mia ingombrante presenza …
Quella sua “uscita”
era tanto educata e gentile nella forma, quanto terrificante nella percezione
che ne avevo io, fin dentro le ossa … Intanto che Marco, Lili e l’accidente …
Si sbaciucchiava e ringraziava la sua “dolce metà” … Io pensavo alla sicurezza,
che Elvira stava sfoggiando il quel momento … Terrificante! … Mi stava facendo
capire, che non le serviva essere presente per controllare la situazione … Ce
l’aveva scritto in faccia, mentre mi teneva d’occhio, da dietro le spalle della
“sua” Lili e mentre poi si allontanava, sempre tenendo gli occhi su di me, ma sciorinando
paroline di miele al suo “tesoro più prezioso” …
Ora eravamo soli, io e
“Marco” … Io, con lo sguardo, lo cercavo ... Lui, accuratamente, mi evitava e
balbettava e cazzeggiava con quel giaccone, che già mi ero pentito di avergli
regalato …
- Insomma! … Ti siedi,
o ti faccio sedere io? …
- Chemmodi! … Non ti
riconosco più, Roddy …
- Chiamami ancora così
e ti mollo un paio di ceffoni … E ora siediti e vedi di fare quello che ti ha
detto tua moglie: spiegati! … Con parole tue, se ne hai ancora …
- Uffa! … Ma sei
venuto qui per criticare, o cosa? …
- O cosa, direi …
Visto che fino a mezz’ora fa, io credevo di avere un fratello e, di punto in
bianco mi ritrovo con … Non so che cosa …
- E’ questo che pensi?
… E dillo! … Non hai forse il coraggio di usare le parole che ti vengono in
mente? … Non osi dire quello che pensi solo perché sono tuo fratello …
Altrimenti, sapresti cosa dire … Vero, che lo sapresti? … E allora dillo! …
Dillo! … Dillo! …
- Il ceffone è in
arrivo …
- Scusa … Scusami,
Roddy … Ehem … Rodolfo … Anzi, Dolfo … Te lo ricordi quando ti chiamavo Dolfo e
tu mi rispondevi chiamandomi “Arco” … Io non capivo, perché non era un diminutivo
… E allora tu rispondevi, che non si devono storpiare i nomi senza il permesso
del titolare … Così dicevi , ci vuole il consenso del “titolare del nome” …
Invece, Elvira, fa come i suoi colleghi americani: abbrevia tutto … Persino le
abbreviazioni, qualche volta … Oddio, se mi sentisse! …
- Cosa “se ti
sentisse” … Che fine hanno fatto le tue palle? … Hai anche paura di fare una
battuta su di lei … Non posso crederci … Io la denuncio per circonvenzione
d’incapace … Tu sei completamente rincoglionito, fratello mio, non posso far
finta di niente …
- No! … No, ti prego …
Non fare niente! … Ti supplico! … Aspetta, aspetta che io ti spieghi … Non
costringermi a scegliere fra te e lei, perché io sceglierei lei e fra noi due
finirebbe tutto … Non devi mettermi con le spalle al muro … Non, farlo Rodolfo,
ti supplico …
- Che ti è successo,
fratello mio? …
- Volevi sapere che
fine hanno fatto le mie palle? … Ecco che fine hanno fatto …
Nel dire questo e
prima che io possa fare alcunché per fermarlo, Lili si solleva la gonna e si
sfila le mutandine di pizzo, esponendo qualcosa che non capisco, ma che non è
nemmeno quello che ci si potrebbe aspettare … E rimango senza parole …
- Non dare la colpa a
lei … Ti giuro, non è così … Sono io, che ho fatto questa scelta … Devi
credermi, devi cercare di capire …
- Che ci fai con
quell’affare addosso, credevo si usasse per fare qualche stronzo gioco erotico,
ma … Ma tu … Tu stavi per uscire … In quel momento eri convinto di andare a
cena fuori … E ti portavi quel coso? …
- E’ un modello da
passeggio, molto semplice e comodo, non come quello che porto in casa … Sai
quello è molto più costrittivo, mentre per questa occasione, Elvira voleva che
stessi più comoda possibile … Del resto saremmo stati solo noi tre …
- Ma di che parli? …
Non mi dirai che te ne vai in giro così conciato tutto il tempo? … Con quel coso addosso?
…
- Si chiama “chastity
belt” e non è una brutta malattia … Puoi anche chiamarla cintura di castità, se
vuoi … Comunque sia è stata una mia scelta e lo faccio solo perché la mia
Elvira non si debba sentire in imbarazzo con le sue amiche …
- Imbarazzo? … Lei in
imbarazzo? …
- Tutti i mariti delle
sue amiche la portano … Io ero l’unico a non farlo e lei era oggetto di
pettegolezzi, ma non mi diceva niente … Non sai come soffriva, finché non ho
scoperto che il motivo ero io … Le sue amiche dicevano che mi lasciava troppa
libertà e tante altre cattiverie su quello che gli uomini fanno se non li tieni
controllati …
- E’ questo che
dicevano le sue amiche? … Nientemeno! …
- Non fare del
sarcasmo sai … E’ del tutto fuori luogo …
- Lili, tu non sai
quanto mi sento fuori luogo io, in questo momento …
- Insomma, quando ho
saputo quello che si diceva in giro, ho voluto a tutti i costi che Elvira prendesse
tutti i provvedimenti che riteneva opportuni per recuperare il prestigio che le
spettava nel suo ambiente …
- E quel lucchetto,
quindi, te lo puoi levare solo quando fate sesso …
- Scherzi? … Elvira è
lesbica … Odia fare sesso con gli uomini, a meno che non sia necessario …
- E che cosa fate
allora … Dico voi due … Siete o non siete sposati? … Che razza di relazione
avete, allora … Non sto capendo più niente … E perché ti ha sposato se è
lesbica? …
- Sai, ci sono tante
cose che si devono fare e non è sempre possibile fare ciò che si vorrebbe …
Elvira doveva fare un buon matrimonio, perché così vuole la tradizione
familiare e ha sposato me perché ero il meno peggio che abbia trovato … Me lo ha confessato
quasi subito, dicendo che sarebbe stata felice di rimanere con me, se io avessi
accettato determinate pratiche, alle quali era abituata e che non avrebbe mai potuto
abbandonare … L’alternativa era il divorzio.
- Avresti dovuto fare
subito le carte necessarie; io ti avrei consigliato un avvocato coi fiocchi e
ti saresti liberato della pazza in un batter d’occhio …
- Tu non capisci! … Io
non avrei potuto vivere un istante senza di lei … Come puoi solo pensare che
l’avrei lasciata andare … Non dirlo nemmeno per scherzo, Rodolfo …
- Ma questo! … Come
siete arrivati a questo? …
- Forse tu trovi tutto
strano perché siamo stati lontani tanto a lungo … Io, vedi, sono felice … Te lo
giuro … Elvira ha la sua vita e si da tanto da fare per sostituirmi in tutto …
E’ lei che fa tutto il lavoro, sai … Tu credevi che fossi io ad occuparmi degli
affari, ma al di là di qualche firma io non mi occupo più dell’azienda da anni
… Non so nemmeno più di cosa ci stiamo occupando … Io vivo sotto l’ala di
Elvira, come fanno tutti i mariti casalinghi del suo gruppo …
- Che razza di gruppo
sarebbe? …
- Tra di loro si
chiamano solo “le sorelle di sopra” … Non so bene cosa voglia dire … Quando
loro si riuniscono, lo fanno in una sala prenotata, oppure se si capita insieme
ai mariti in una delle nostre case, ci fanno andare in cucina a occuparci delle
nostre cose, mentre loro parlano di affari … E’ raro che ci capiti di sentire
qualche frase, qua e là, mentre portiamo loro da bere, o qualche spuntino extra
pasto … Non amano tenerci al corrente delle cose di cui si occupano: noi mariti
dobbiamo solo fare la calzetta ci ripetono scherzando … Tu pensa, che una volta
all’anno facciamo la gara a chi finisce per prima il maglione da regalare a
Natale … E’ divertente … L’anno prima di questo Natale passato ho vinto io … Dovevi
vedere le feste che mi ha fatto mia moglie … Era così felice, quella sera è
rimasta con me, tutto il tempo; sai aveva un appuntamento per uscire, ma l’ha
rinviato, per stare con me … Io ero estasiata …
- Lili … Io non posso
credere a quello che sento … Non trovo le parole … Ho paura di ferirti, ma tu
non immagini quello che mi passa per le mente in questo momento …
- No, ti prego
Rodolfo, non dirmi a cosa stai pensando … Io ho bisogno di questo, ti ripeto
che sono felice e qualsiasi cosa dovesse distruggere questa felicità
distruggerebbe me … Elvira è la mia vita … Se fai qualcosa contro di lei, la
fai contro di me … So che ci sono gli affari di mezzo … Io non voglio occuparmi
di questo: tu dovrai trattare con lei, dovrai proteggere legittimamente, i tuoi
interessi, ma dei miei se ne occupa lei …
- Ma stai scherzando?
…
- No! … Sto vivendo la
mia vita … Spero che tu saprai vivere la tua altrettanto pienamente e che tu
possa conoscere la felicità, come la conosco io.
- Sei certo di volere
questo, Marco? …
- Sì, fratello mio …
Sì! … Fai questo per me … E avrai salvato la nostra famiglia …
Non avrei preso tanto
sul serio questi discorsi, forse, se non avessi visto Lili pronunciarle con le
lacrime agli occhi … Era sicuramente sincero e quel che è peggio, dal mio punto
di vista, consapevole … Avevo perso Marco ma se non avessi esaudito quella
richiesta avrei perso anche Lili e infine mio fratello …
Ora tenevo Lili fra le
mie braccia e la sentivo piangere, non provavo più l’imbarazzo di poco prima e
mi veniva quasi naturale l’idea che stavo consolando una sorella acquisita …
Forse, sto cominciando, davvero, a farmene una ragione …
Ecco che, appena
finito un imbarazzo, ne salta fuori un altro … Stando in questa posizione sento
qualcosa di insolito a contatto delle mie costole … A giudicare dalla
consistenza non sembrano posticce … Ma che dico! … Ora ci manca solo che mi
metta a discutere di tette con mia sorella …
- Allora … Ma come
siete carini così abbracciati … Su, su … Tesoro … Lili salta su e vai in cucina
a preparare una bella cenetta … E’ ora che io e Rodolfo si facciano un po’ di
discorsi seri … E tu lo sai che non son cose per te, amore mio … Dico bene,
Rod? …
Io annuivo, senza
neanche rendermene conto … Sapevo di non avere alcun controllo su quella
situazione … Lili mi aveva messo con le spalle al muro e sua moglie lo sapeva
bene … In quelle poche parole, Elvira aveva sintetizzato alla perfezione, ciò
che io e mio fratello avevamo discusso in più di tre quarti d’ora … Adesso mi è
chiaro, che lei sapeva già, ciò che ora anch’io so: che le cose da quel momento
in poi sarebbero andate, ancor più speditamente, proprio come lei aveva previsto e pianificato
… Io ero, allo stesso tempo, preoccupato ed estasiato … Quella donna non finisce
mai di stupirmi … E ancora non so, che progetti abbia su di me … Ma questo non
lo verrò a sapere da lei, lo scoprirò, quasi certamente, troppo tardi e mio malgrado … Per ora mi devo
concentrare su quello che non capisco di Lili e del loro rapporto … E’
veramente sconcertante, oltre ogni misura … Sarò forse un neo-bigotto, ma
credevo di conoscere, almeno un po’, la vita … Quanto mi sbagliavo! … E cosa
ancora mi aspetta? …
Eccole lì … Elvira che
si palpa il sedere di mio fratello mentre le bisbiglia qualcosa all’orecchio …
E lui, che si gongola di quel trattamento e annuisce e ridacchia, felice come
una pasqua … Chissà che gli sta dicendo …
- Adesso vai … Di
corsa in cucina e vedi di far le cose per bene … Abbiamo un ospite di risguardo e
non voglio far brutte figure … Vai, vai coniglietta … Eccoci qui, caro cognato
… E’ venuto il momento anche per noi due, di fare sul serio …
- Se è una minaccia …
Ti avverto che sono disarmato …
- No, no .. Ti prego …
Non metterti sulla difensiva … Lo so che stai pensando tutto il male possibile
di me … E non te ne faccio una colpa, credimi … Ti dico solo che sbagli … Non
ci si può fare un’idea, in generale intendo, se prima non si conoscono tutti i
fatti … La questione è questa: tu vuoi conoscere i fatti? … O sei di quelli,
che sanno tutto … “al priore di Anzio” …
Quella citazione di
Totò, in bocca ad una svizzera mezza americana, per l’ennesima volta, mi getta
nello sconforto: non ho ancora capito niente! … Non è possibile che sia così “erudita”!
…
- Cosa dici? …
- Non dirmi che non
conosci questa battuta … Dai, non ci credo …
- Sono io, che non ci
credo … Una svizzera che cita Totò, la dovevo ancora sentire …
- Sei pieno di
pregiudizi … Confessa! … Dopo cena ti faccio vedere la mia collezione di DVD
del Principe …
- Questa cosa mi suona
famigliare … In modo preoccupante …
- Ecco il pregiudizio
che rispunta …
- Meglio che torniamo
a noi … Ci sono cose che vorrei capire … Lili non ha fatto che confondermi le
idee …
- Parla, non chiedo di
meglio, che dissipare i tuoi dubbi …
- Cos’è questa storia
che saresti lesbica …
- Dritto al punto! …
- Se vuoi, ci giriamo
un po’ intorno …
- Non serve … Sarò
sincera con te, come lo sono stata con tuo fratello, a suo tempo …
- Vuoi dire che lo ha
sempre saputo? …
- Naturalmente … Non
ho mai ingannato tuo fratello, se è questo che ti tormenta … Non ne avevo alcun
bisogno! … Anzi, qualunque cosa gli avessi detto, non avrebbe fatto la minima
differenza … Perciò gli ho detto la verità fin dall’inizio e lui ha accettato
le mie condizioni e le mie motivazioni …
- Ma gli hai fatto
credere di amarlo …
- No! … Non prima di
sposarci: lui sapeva quello che faceva … L’ha sempre saputo ed ha accettato
consapevolmente un matrimonio di interessi da parte mia …
- Scherzi? …
- Chiedilo a lei … Te
lo confermerà, se già non l’ha fatto …
- Come siete arrivati
a questo punto, perché lo costringi a mettersi quel coso sui genitali … Perché
deve essere umiliato in questo modo assurdo …
- Calma, calma … Non
mettere troppa carne al fuoco … Non ci corre dietro nessuno …
- Scusa, scusa … Ma
sono rimasto sconvolto da quello che ho visto … E dice che lo costringi a
indossare sta cosa sempre e che non ha rapporti con te …
- Posso? …
- Vai avanti …
- Non è facile
spiegare anni di abitudini che si susseguono e che coinvolgono non solo i miei
rapporti con Lili, ma anche la mia vita privata al di fuori del matrimonio … Io
sono, quello che sono, Lili mi ha accettato, e ha imparato a conoscere tutti i
dettagli della mia vita intima; non gli ho mai nascosto nulla e ha potuto
scoprire cose che io non intendo rivelare a te, questo lo capisci, vero? …
- Certo, non posso
aspettarmi dettagli intimi e personali … ma non capisco cosa c’entrino …
- C’entrano perché
Lili si è fatta coinvolgere, più di quanto io pensassi possibile, non solo dalle mie
pratiche ma anche da quelle delle mie partner abituali e persino di quelle
occasionali … E’ rimasto affascinato dalle pratiche più disparate, alcune che
non conoscevo me le ha suggerite lei, chiedendomi se volevo imporgliele …
- Ma cos’è, una forma
di masochismo? …
- Solo in parte … E’
più una conseguenza del ruolo, che si è andata ritagliando … Io sono me stessa,
per me i limiti sono parte integrante del mio carattere … Per Lili, invece, i
confini sono difficili a riconoscere, a volte non si rende conto di andare in
direzioni prive di sbocco e pericolose … Ho avuto paura per lei, quando si
sottoponeva a diete impossibili per essere in forma come gli altri mariti,
oppure voleva essere frustato tanto da poter esibire più segni di quanti ne
avessero gli altri … E così via … Non sai, quante discussioni, per cercare di
spiegargli che non era necessario arrivare sempre al limite, che certe pratiche
possono anche andare bene se fatte qualche volta, o in alternativa ad altre, ma
non sempre e tutte insieme …
- E come spieghi
allora quelle cinture, o come si chiamano? …
- E’ una storia lunga
… All’inizio io ero un po’ pignola sul controllo della sessualità maschile e ne
facevo una questione di principio … Non potevo prevedere gli sviluppi successivi
ed ero molto severa con la prassi che i maschi dovessero indossare la gabbietta
ed esibirla in pubblico, s’intende solo nelle nostre riunioni, non certo
altrove …
- Ti riferisci alle
“sorelle” …
- Sì, quando dico in
pubblico, intendo nel nostro cerchio ristretto … Almeno per certi aspetti
personali … Non per quanto riguarda, l’abbigliamento … Quello è stato il punto
di svolta … Quando siamo arrivati qui, subito dopo il matrimonio … Lili, che
ancora era Marco, si è resa conto, ben presto che nel mio giro i mariti erano
sempre assenti … Io avevo chiesto alle sorelle di darmi un po’ di tempo prima
di affrontare la situazione e loro evitavano di far capire a tuo fratello come
stavano le cose … I loro mariti venivano spacciati per amiche di un club di
cucito e altre banalità del genere … Tutto per darmi il tempo di far capire le
cose a Marco in modo graduale … Lui aveva capito solo che i nostri rapporti lo
avrebbero confinato ad un ruolo sottomesso e a questo era rassegnato …
- Sapeva già, che non
avreste avuto una vita sessuale, vera? …
- Sapeva che sono,
fondamentalmente, lesbica e che mi aveva avuto una ed una sola volta … E capiva
che questo non sarebbe cambiato mai: aveva accettato la parte più difficile e
capiva bene che tutto ciò imponeva uno stile di vita particolare … Si trattava
solo di farlo aderire ad uno stile di vita che già era stato adottato da tempo
nel nostro gruppo e che, in fondo, gli altri nostri mariti accettavano di buon
grado … Nessuno di loro ha mai subito imposizioni, te lo garantisco, hanno
tutti scelto di stare alle nostre regole per poter avere le mogli che si sono
scelti … Marco stava seguendo il percorso già intrapreso da altri prima di lui …
Io volevo che si assuefacesse all’idea in modo graduale … Ecco perché dovevo
assolutamente allontanarlo da te e dal suo ambiente …
- Questo me lo sentivo,
ma non ho avuto il coraggio di dirtelo allora … Ero convinto di essere troppo egoista
…
- Invece no! … Eri
solo un buon fratello … L’egoista ero io in quel caso … Ma come dite voi maschietti:
“in amore e in guerra …”
- “Tutto vale …”. Non
ho dubbi che tu sia sincera … Ma certo sei anche cinica …
- Non voglio accampare
scuse, non è nel mio carattere … Ma vorrei che tu accettassi, se può esserti
almeno un po’ di consolazione, quello che sto per dirti …
- E’ una cosa
importante? …
- Lo è per me, Rod …
- Ti ascolto …
- Io non amavo Marco …
Ho colto un’opportunità e di questo parleremo in seguito … Oggi però, le cose
sono diverse …
- Sarebbe a dire? …
- Oggi io amo Lili, la
considero quasi come una sposa … E’ vero che non abbiamo rapporti nel senso che
intendi tu … E non ti dirò più di questo, perché non sono affari tuoi …
Tuttavia abbiamo una vita intima, intensa e soddisfacente per entrambi … Io ho
anche delle amanti e mi concedo degli extra e Lili lo sa … Se questo ti
disturba, sinceramente me ne frego! … Tu faresti un torto a tuo fratello, se
non credessi a quello che ti diciamo per partito preso … Ora, starai qui
qualche giorno e, se ti fa piacere, potrai tornare ogni volta che vuoi in
futuro, sei libero di vedere da te come viviamo … Controlla bene e confronta il
nostro menage con quello di qualunque altra famiglia … Poi un giorno mi dirai
dove hai trovato più armonia e gioia quotidiana … Dove avrai trovato le risse e
i dissapori … E dove avrai visto l’ingordigia prevalere su tutto il resto …
- Beh, ma chi sono io
per giudicarvi … Non intendo certo sottoporvi a screening … Io posso solo preoccuparmi
che mio fratello non si trovi in situazioni pericolose per la tua salute …
- Qui sei il
benvenuto, ci puoi tornare col vostro medico di famiglia, se vuoi e anche con l’avvocato
... Non ci sono preclusioni … Anzi, il motivo dell’invito è partito da me …
- Come dici … Credevo
che Marco avesse …
- L'ho incoraggiato io,
quando mi sono resa conto che non mostrava più alcun interesse per l’azienda di
famiglia e stava delegando tutto a me … Tu avresti potuto pensare,
legittimamente, che stessi plagiando tuo fratello per motivi subdoli … Ma più
tardi ti relazionerò dettagliatamente circa tutte le attività che ho svolte
ultimamente e, se vorrai subentrerò a tutti gli effetti, altrimenti potremo
concordare insieme i termini della mia liquidazione … Ovvero della nostra, mia
e di Lili, in modo che io possa provvedere autonomamente per il futuro a darle
la vita che desidera …
- Non vuoi niente più
di questo e vuoi occuparti di Marco, affinché possa continuare a vivere come Lili
…
- Ti stupisce così
tanto? … Sei deluso, perché pensavi che fossi solo a caccia di una dote? …
- Qualcosa del genere …
- Se vuoi seduco anche
te, ti trasformo in una femminuccia e ti porto via tutto … Va meglio così? …
- Non ne saresti forse
capace? …
- Sono sicura di sì! …
Ma lo farò? …
- E’ pronta la cena …
Venite a tavola, gioie della mia vita … Venite a gustare i manicaretti della
vostra Lili …
Questa sera, dopo aver
perso mio fratello, sento … Che corro il rischio di perdere anche me stesso …
(dedicato a Elvira, la mia imperscrutabile cognata, che
ha schiuso una porta, oltre la quale mi è rimasto il desiderio di curiosare)
== == ==
Il Circolo
Estremo (Vita dēfraudātrix; itaque defraudamus vitam)
(incipit)
Billi aveva fatto male i conti, pensando di
farcela, a completare il sopralluogo e poi percorrere i venti chilometri da Enego
a Bassano dove, presso il commissariato, si sarebbe tenuta una breve conferenza
stampa; per divulgare le circostanze del fatto. Tra una sosta più lunga del
previsto al ponte Valgàdena e l’imprevista impervietà delle carreggiate, tutte
tornanti, che aveva trovato, i tempi si erano dilatati parecchio e ancora c’era
da trovare un maledetto posteggio … Accidenti! … Siamo già fuori di venti
minuti … Ecco, ecco la mia salvezza: un benefattore se ne sta andando e io mi
ci ficco … Merda! … Quello ha il contrassegno della stampa … Sta vedere, che è
già tutto finito …
... in corso d'opera ...
==
==
.............
==
==
il futuro è incerto, forse ci sarà un seguito ...
==
==
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