[Evasioni tra “Recherche” e Denti del Giudizio]
Abstract:
Qualcosa è andato perduto, in questi nostri improbabili tempi: forse la
misteriosa saggezza di antiche civiltà perdute; forse il senso profondo di umanità,
che credevamo di avere, ormai scemato nell'incerta residualità empatica, che
tristemente ci caratterizza; oppure ci siamo sempre illusi e oggi non vediamo
altro, in piena luce, che quella triste realtà; fin qui malamente celata, dalla
vuota prosopopea dei professionisti del nulla...
E noi, tal quale foglie ...
«Come generazioni di
foglie, lo sono quelle degli uomini.
Le foglie, in parte, il
vento ne sparge al suolo,
altre la selva
rigogliosa ne genera, nei giorni della primavera:
così le stirpi degli
uomini, una ne nasce, un'altra scompare.»
(Omero, IIiade, 6, 146. Lib.trad.)
Blasé Club
Due sono
le cose, che rendono la vita accettabile:
”Buona Salute e Cattiva Memoria”
(Notorious beauty)
- Mi ricordo ancora,
quelle prime volte sulla spiaggia, in riva al mare, quando accendevamo un
fuoco, per grigliare il pesce, appena pescato, insieme ai pescatori locali e
condividere con loro quei momenti magici, alle prime luci del giorno,
ascoltando i loro discorsi e contribuendo con qualche bottiglia di vino bianco,
che ci eravamo portati da casa ... Spesso ci guardavano perplessi, per quella
nostra curiosità ed entusiasmo, per quella loro vita dura, per quel loro lavoro
e per il modo arzigogolato, con cui tra di noi commentavamo, quelle che per
loro erano solo indesiderabili fatiche ...
- E come ti viene in
mente questa cosa, proprio adesso? ...
- No, niente ...
Pensavo ... Non so come spiegare ... Certe volte mi chiedo, cosa mai pensassero
realmente, quelle brave persone, delle nostre fisime intellettuali ...
- Ci consideravano,
probabilmente, ragazzotti viziati e con le idee un po’ confuse ...
- Esatto! ... E noi?
... Non ci illudevamo forse, allora, d’essere dei chissà chi, pieni della
nostra cultura scolastica e sicuri di saperla lunga sulla vita, di fronte a dei
poveri pescatori ignoranti? ... Oggi mi chiedo, chi fosse veramente ignorante
in quella situazione e in molte altre, in cui mi sono venuto a trovare, in
seguito ...
- E tutto questo, a
che cosa ci porta? ...
- Tu hai ancora tutte
le certezze di quei tempi, forse? ...
- Non credo proprio
... Ma a che serve recriminare? ... Forse all’epoca ci sbagliavamo e facevamo
torto all’intelligenza di quelle brave persona, ma eravamo ragazzi ... E’ così
che vanno le cose ... Non è forse vero? ...
- Certo, fa comodo
vederla in questo modo ...
- Calma amico mio!
... Non mi dai dell’ipocrita così, senza una spiegazione ...
- Non inalberarti
tanto ... In fondo, ci sono dentro quanto te ... Ed è proprio una spiegazione,
ciò che vorrei anch’io ...
- Cosa ti rode? ...
- Noi non siamo
colpevoli verso quelle persone, perché come dici tu, eravamo giovani e
inesperti, ma oggi cosa siamo? ... Ci troviamo qui a chiederci chi, o che cosa,
siamo veramente, proprio come quando eravamo giovani ... E allora? ... Dove
sono finite le nostre certezze? ... In cosa ci siamo emancipati? ... Perché io
sento, che quella brava gente era meglio di noi allora e lo è tuttora? ...
Perché non siamo cresciuti all’altezza delle nostre aspettative ? ...
- Non so quali
fossero le tue aspettative, ma io mi son dato da fare e, se pure non abbia
fatto miracoli, un po’ delle cose che avevo in mente le ho realizzate ...
- Dici sul serio? ...
- No, non direi ...
Ma perché non ti fai un po’ i cazzi tuoi? ...
- Se proprio devo ...
- Il fuoco langue ...
Ci serve altra legna ...
- Vado io ...
- Ok ... Intanto,
metto su il caffè ...
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La luna alta e piena
aiutava nella ricerca, in quella brulla terra desolata, ai confini del deserto.
La fioca luce del loro anemico falò lanciava tenui riflessi sulle poche rocce
sparse intorno. Qua e là, ciocchi di vecchi rami secchi offrivano ombre
rivelatrici all’occhio attento. La ricerca del combustibile sarebbe durata
ancora a lungo, se un profumo intenso quanto insolito non avesse risvegliato
l’attenzione verso il caldo infuso, che gli borbottava il suo richiamo.
Tornato al bivacco,
mentre l’amico gli versava una generosa dose di caffè, si sedette accanto al
fuoco, soffiando nella tazza e fissando ipnoticamente la fiamma ...
- Ottimo caffè ...
- Non ti è ancora
passata, vero? ...
- Neanche per idea
... Mentre passeggiavo laggiù, fra le rocce e raccoglievo legna e guardavo le
stelle, così densamente impacchettate da sembrare infinite, come i granelli di
sabbia del deserto, che s’intravvede all’orizzonte ...
- Cosa? ... Ti
sentivi piccolo e insignificante? ...
- Anche ... Ma
soprattutto tu ... Mi sembravi piccolo e insignificante ...
- Buona questa! ...
Se non trovi la risposta, lo sai ... Meglio passare alla prossima domanda ...
- Non sempre esiste,
la prossima domanda ... Si arriva ad un punto in cui tutte le domande sono
l’ultima ...
- Hai perso interesse
nel nostro viaggio? ...
- No, per niente ...
Sono cose diverse, ma più ci avviciniamo al nostro obiettivo e più insistente
diventa la necessità di comprendere ... Ha tutta l’aria di fottuto circolo
vizioso ...
- Non lo è sempre?
...
- Buono questo caffè!
... Anche se me lo dico da solo ... Io non sono così sicuro, che alla fine ci
sia qualcosa da comprendere ... Non è per questo che siamo qui? ...
- In un certo senso è
vero, se avessimo ancora qualche certezza, dovremmo essere altrove, a mettere
in atto qualche progetto, o qualche distrazione ... E tuttavia io non sono
disposto ad arrendermi, finché avrò respiro ...
- Non è meglio
goderseli, questi ultimi momenti ...
- Lo vorrei anch’io,
ma non è così facile opporsi alla propria natura ...
- A chi lo dici ...
- Ti mancano le tue
conquiste ...
- Da tempo immemore
...
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Dall’alto,
la costellazione di satelliti vegliava costantemente sulle vite di questi due
personaggi, così come su quelle di ogni altro essere vivente del pianeta. Il
tanto sospirato computer quantistico, entrato in funzione come server globale,
da poco più di ventinove anni, era sempre in operosa veglia: ogni destino, e
quello di tutti, era nelle sue mani. La programmazione dell’intera società,
nonché di ogni singola vita, era, da alcuni anni, la sua funzione primaria e
persino nel più sperduto angolo di deserto, nessuno era mai veramente da solo
... Con rare, apparenti e residuali,
eccezioni, praticamente in via di estinzione e ormai relegate in enclave
circoscritte e ben guardate ...
Una
società siffatta non può permettersi eccezioni (degne di tale nome), esse sono
infatti l’anticamera dell’anarchia: il mondo, nato con l’avvento di una tale
sistema informatico, si era presto adeguato alle rigide regole imposte dalla
logica formale, cui esso era associato: tutti hanno una chance di vita, ma
entro precise regole e confini. Così anche i nostri due “eroi” avevano dovuto
adeguarsi al dettato costituzionale in tema di “fine vita”: tutti coloro che
raggiungono i quarant’anni, avranno cinque anni di tempo per pianificare in
proprio, o tramite l’ente previdenziale, le modalità della loro dipartita.
Nessuno può superare la durata massima di quarantacinque anni di vita, onde
poter preservare le risorse del pianeta per le generazioni a venire e garantire
un minimo di “decenza” alla vita di tutti quelli che ne abbiano titolo.
La gran
parte della popolazione optava per i servizi di fine vita offerti dall’ente
previdenziale, in quanto ciò consentiva di trascorrere gli ultimi cinque anni
senza impegni di lavoro e con alcune gratifiche assai appetibili ... Ma c’era
una parte non esigua di soggetti desiderosi di un certo grado di avventura e
di rischio, nella fase finale della loro vita ed a questi individui il sistema
concedeva una chance – ma solo una – di andare alla ricerca di una morte
gloriosa, o comunque più “onorevole” ... Proprio a questa schiera,
appartenevano le nostre conoscenze: essi avevano deciso di avventurarsi nel
deserto, verso le cime di una catena montuosa, quasi insuperabile, nella
speranza di andare incontro alla morte a viso aperto, sfidando la grande
mietitrice e le paure, che essa incute nei più ...
Essi
erano consci di aver goduto, negli ultimi anni, del credito che tale scelta
prevedeva e che se avessero fallito e fossero tornati indietro, essi sarebbero
stati immediatamente “instradati” nel percorso istituzionale, cui fino a quel
momento si erano sottratti: la loro era una “gita” senza ritorno; erano
“morituri” senza armi, se non per il loro auspicabile coraggio ...
Ogni
cittadino di questo mondo evoluto, ecologico, pacificato, standardizzato,
pianificato, era, fin dalla nascita, munito di apposito “nano-marcatore”,
impiantato permanentemente nel midollo osseo,
e perciò stesso sempre rintracciabile via satellite; in modo da non
potersi sottrarre in alcun modo alla localizzazione da parte del sistema
centrale.
Nei
primi anni, dopo l’approvazione del controllo globale, si erano verificate
proteste, anche violente, in varie parti del mondo, circa la natura liberticida
di un tale sistema e in special modo sulla liceità della forzata imposizione di
un principio assolutistico, come il “fine vita di stato”. Tuttavia,
l’alternativa che si era presentata negli anni precedenti era chiara: guerre
permanenti e senza quartiere fra gli epigoni dei vecchi stati nazionali, per
l’approvvigionamento delle misere risorse di un pianeta morente ... Una “pax et bonum” limitata, ma anche
garantita nel tempo, era pur sempre meglio di una morte, per fame, o per
violenza, costantemente in agguato: la popolazione ne aveva fatto le spese per
molti anni ed era ormai giunta allo stremo, quando si era optato per quella
drastica ristrutturazione sociale. Non era stato un cambiamento repentino, né
privo di contrasti, di mezzi ripensamenti e passi indietro, di distinguo e di
secessioni ... Eppure nel corso degli anni, i risultati ottenuti, nel bene e
nel male, secondo i punti di vista, si erano rivelati l’unica via per garantire
un po’ di equilibrio sociale e qualche briciola di speranza, per le future
generazioni. Alcune aree geopolitiche si erano mosse con decisione su quella
strada, mentre altre si erano accodate con riluttanza, quando i rapporti
economici di forza lo avevano reso necessario e col tempo le principali
neo-formate nazioni avevano imposto una nuova globalizzazione, secondo le linee
guida che ispiravano la cosiddetta “società normata”: un eufemismo per
descrivere la “nuova” politica di “controllo della durata di vita”, entrata
gradualmente in vigore nel corso di diversi anni, per poi giungere, in base
alle esperienze fatte, all’attuale “durata standard”, per ogni individuo
correttamente generato, entro i parametri eugenetici previsti per legge.
Col
tempo, tale stato di cose era apparso, per quanto sgradevole, l’unico sistema
“ecologico” di gestire una popolazione mondiale vicina ormai ai quindici
miliardi di individui e ancora in crescita. Uccidere la gente in guerra (prassi
consolidata nei secoli precedenti) non sembrava una soluzione migliore; né si
era mai addivenuti ad un controllo delle nascite minimamente efficace. Per
qualche ragione, ignota ai più, l’introduzione dell’eutanasia di stato aveva
funzionato e aveva consentito, paradossalmente, una qualità di vita, per gli
anni loro concessi, migliore di quanto la popolazione avesse conosciuto per
decenni in precedenza ...
All’ombra
di questa riedizione del grande fratello,
due qualunque, i nostri, fra i molti avventurieri dell’ultima spiaggia, erano
giunti quasi ai confini fra il brullo deserto e alle falde delle prime
montagne; un confine ideale tra l’estrema possibilità di rinunciare e tornare
indietro e l’inizio della parte più impervia del loro tragitto; un tratto da
cui sarebbe stato sempre più difficile ritrovare la via di casa e che perciò
stesso aumentava in essi l’ansia e la preoccupazione per quello che sarebbe potuto
succedere, da quel momento in poi, ad ogni passo ...
===
Nei giorni
successivi, la salita dapprima dolce, persino gradevole, aveva lasciato il
passo ad uno sforzo sempre più duro e quel sudore che qualche giorno prima
grondava dalle loro fronti, aveva preso a congelarsi, come buffe stalattiti
sulle punte dei peli dei loro volti: sulle barbe, sui baffi e persino sulle
loro sopracciglia e ciglia ... Entrambi avevano smesso di scherzare da un pezzo
e il silenzio si era lentamente insinuato tra loro. Parlavano solo se lo richiedeva
il superamento di qualche ostacolo, oppure la preparazione del necessario per i
pasti, o per la notte ... Sembrava che alla voglia di discorrere si fosse
sostituita una implicita rassegnazione, una pigrizia mentale ... E ognuno rimuginava
i propri pensieri tra sé e sé ... Ma una differenza tra loro appariva sempre
più evidente: uno di loro era sempre più debole e faticava a tenere il ritmo
dell’altro; tentando, inizialmente, di nasconderlo aveva finito per peggiorare
le cose, per ridursi a non avere più nemmeno la lucidità per evitare gli
ostacoli e, dopo qualche incidente di
poco conto, le cose erano rapidamente peggiorate e per entrambi era stato evidente di non poter più procedere insieme
...
- Senti, fermiamoci
qui, ci accampiamo e cerchiamo di recuperare le forze e non appena ti sentirai
di nuovo in gamba, ripartiremo insieme ... Abbiamo iniziato così e così
dobbiamo andare fino in fondo ... Nessuno ci corre dietro, dico bene? ...
- Non credo proprio,
io sono arrivato al capolinea, amico mio ...
- Ma che dici, quale
capolinea, non fare il melodrammatico ...
- Non sto scherzando,
io da qui non credo che mi muoverò ...
- Cosa te lo fa dire,
questo? ...
- Ho un dolore al
petto e faccio fatica a respirare e questo va avanti da parecchio ... Non vedo
più tanto bene e riposare non cambierà le cose ... Credo che dovrai lasciarmi
qui se vuoi proseguire e, per dirtela tutta, io lo preferirei ... Te ne sarei
grato, davvero ... Tu sai per quale motivo siamo qui ... Non puoi pensare che
moriremo nello stesso momento, sarebbe assai improbabile e quindi se tu puoi
farcela ancora, preferirei che andassi avanti ... Io ho già il mio da fare a
tirare il fiato finché ci riesco ... Di camminare non se ne parla proprio ...
- Ma proprio perché
non ho alcun appuntamento, posso stare qui tutto il tempo che voglio ...
- A fare che, a
compatirmi? ... Abbiamo lanciato una sfida, non so bene a chi, o a cosa ... Tu
puoi ancora tentare la tua impresa, perché dovresti rinunciare ... A me non
resta che tirare le cuoia ... Ma forse capisco, finalmente, il senso della tua
proterva insistenza per lanciarci in questa avventura ...
- E sarebbe? ...
- Io non avrei mai
pensato di fare questa patetica fine, ma a pensarci bene è meno peggio di
finire i miei giorni in un letto di ospedale con una flebo che mi uccidesse, perché
non io trovo il coraggio di farlo ... E’ sì una fine ingloriosa, ma non mi
dispiace di aver fatto tutta questa inutile strada, sai? ... Ho vissuto,
prigioniero di una città, in cerca di chissà cosa, lamentandomi per delle
fesserie, arrabbiandomi, cercando di conquistarmi cose di cui non m’importava
nulla, attaccandomi a soddisfazioni surrogate, che non placavano mai le mie
ansie ... Oggi, non sto perdendo niente, è la fine di qualcosa per la quale non
provo rimpianti. E’ come quando intraprendi un viaggio e, dopo un certo tempo,
arrivi dove eri diretto; è lì che dovevi andare e ora ci sei e il viaggio è
finito ... Ci saranno altre cose, ma questa non c’è più ... Fine della storia
... Ecco, la mia vita non c’è più, fine della storia ... Se ci sarà dell’altro
... Si vedrà ...
- Sei diventato un
dannato filosofo, o cosa? ...
- O cosa! ...
- Vuoi sul serio, che
ti abbandoni come un sacco di patate, in mezzo al nulla? ...
- Non come un sacco
di patate, ma come uno che è arrivato dove anche tu stai andando, ma prima di
te ... E’ meglio che te ne fai una ragione, amico”! ... Presto o tardi toccherà
a te ... E se non sarà la stessa cosa, l’esito sarà lo stesso ... Ma non te ne
farei una colpa, se questa mia sorte ti spingesse a tornare sui tuoi passi ...
- Neanche a dirlo!
... Anzi, lo vedi il satellitare? ... Guarda che fine gli faccio fare ...
- No, pazzo! ... Che
hai fatto? ... Ora, se ne avessi bisogno, non potrai chiedere aiuto ...
- Aiuto per cosa,
dopo averti portato a questo punto, pensi che avrei il coraggio di scappare ...
- Tutti abbiamo il diritto di scoprire l’acqua calda ...
- E questo cosa
accidenti vorrebbe dire? ...
- Non ci arrivi? ...
Hai mai visto cose nuove sotto il sole? ... Tutti quanti non facciamo che
scoprire cose già scoperte migliaia di volte prima di noi, da chi ci ha
preceduto ... Eppure tutti siamo alla disperata ricerca di rivivere quelle
cose, quelle esperienze, quelle situazioni, quegli atti, quelle emozioni ...
Tutti, se potessimo, prolungheremmo le nostre vite, per rivivere momenti già
vissuti e perfino vorremmo rinascere, per avere ancora vita per ripercorrere
momenti, che nella nostra memoria non sono mai durati abbastanza ... E che cosa
significa tutto questo per te? ...
- Dimmelo tu ...
- Significa che quei
momenti non valgono gran ché, se devi provarli e riprovarli, come se dovessi
memorizzare i personaggi di una cattiva commedia, per farli ciononostante tuoi
... Qualcosa di veramente importante, come l’ultimo respiro, non prevede alcuna
replica ...
- Amico! ... Amico!
... Amico mio ...
Quelle furono le ultime
parole fra i due, ad essere pronunciate.
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Affranto
del repentino decesso del suo amico e compagno, egli si rese finalmente conto
di quanto diversa la realtà fosse rispetto a tutte le sue elucubrazioni passate
... Ad un tratto, si sentiva svuotato, sconfitto e privo di forze ... Non
avrebbe voluto più muoversi ... Non capiva come avesse potuto far questo al suo
amico e, nel contempo, realizzava, che erano lì proprio per quello ...
Era da
un tempo infinito seduto accanto al suo amico inerte, perso nei pensieri,
riflettendo sulle ultime parole sentite e che lo avevano fatto trasecolare ...
Non se le sarebbe aspettate proprio dal quel dubbioso, insicuro e conformista
del suo socio: parole che avrebbe dovuto pensare da sé e che pure lo avevano
colto di sorpresa e che ora gli frullavano insistentemente in testa ...
Quante
volte aveva sfidato la morte gettandosi in imprese al limite della follia, per
sentire l’adrenalina esplodergli nel petto ... Quanto di quei momenti era un
vero desiderio di morte, mascherato a semplice spirito avventuroso ... Quante
volte, scendendo in un fragile gommone era venuto giù dalle rapide di qualche
furioso fiume montano si era trovato a schivare la morte veramente per un pelo,
a causa di affioramenti rocciosi a “pelo” d’acqua ... E poi convincersi che
quelle imprese fossero la prova di uno spirito sportivo sano e vitale ... Tutte
quelle esperienze avevano in comune la ripetizione, il desiderio di nuove
sfide, sempre più estreme ... Erano tutte ugualmente voraci ricerche di vita
vera, o velati e inconsapevoli echi di una
pulsione di morte? .... Eppure ci doveva
essere altro ancora, in quelle ultime parole, che ora acquisivano profondità,
nella riflessione più distaccata ... Ora che aveva trovato la forza di
rialzasi, di coprire il volto del caro amico e di riprendere il cammino, lungo
il crinale, verso la prossima cima e, fortuna permettendo, forse anche giù
verso la vallata successiva ...
Tante
le volte in cui avevano discusso di argomenti seri, ma in alcune occasioni, il
gusto per la battuta pronta e la provocazione, l’avevano spinto a dare risposte
sbrigative alle osservazioni dubbiose del suo accompagnatore ... Ora alcune di
quelle gli tornavano alla mente e si rivelavano meno banali di quanto, all’epoca
gli fossero apparse ... Egli aveva tentato di fargli notare come molti eventi,
nella vita di ognuno, non sarebbero mai accaduti, se non si fossero verificate
circostanze talmente speciali e così improbabili da sembrare impensabili ...
Eppure accadevano e, scavando a fondo, secondo lui, tali episodi potevano
essere individuati in una quantità smisurata di casi ... Al punto da chiedersi
cosa mai ci fosse di “normale” nelle nostre vite ... Ricordava di aver fatto
qualche battuta delle sue, pensando che l’amico stesse solo tentando ci cambiar
discorso ... E invece no, forse stava contribuendo con riflessioni profonde, che
allora mi sfuggivano, alla nostra discussione ...
Ora ricordo
come mi avesse fatto notare che alcuni comportamenti, apparentemente avventati
per non dire disperati, sembravano portare a risultati persino migliori di
quelli sperati da chi li avesse messi in atto e come questo a lui apparisse
incomprensibile, privo di logica e, in qualche misura iniquo ... Diceva più o
meno: “ ... e che senso si potrebbe dare alla nostra vita, se tirando una
monetina ad ogni passo, le chance di
ottenere ciò che si vuole fossero a nostro favore? ...”
Stava
forse cercando di dirmi, velatamente, che noi consideriamo la sicurezza come un
valore, ma che in realtà così facendo ci illudiamo soltanto, che cadiamo in una
trappola inconscia non diversa da quella che subisce chi s’imbarchi in quelle
imprese assurdamente pericolose dandogli però un nome eufemistico, per
illudersi con ciò di fare cosa almeno apparentemente logica? ... Quella volta
dopo il mio commento banale, egli aveva continuato, suggerendo che la vita che
vivevamo era “sottosopra” ... Quanto sarebbe stato meglio saper “...cogliere
l’indeterminato, che pure si delinea vagamente negli eventi non pianificati, mentre
si nasconde subdolamente in quelli pianificati ...” ... Come ho fatto a scherzare
s una cosa simile? ... Mi stava dicendo qualcosa di tremendo, a ripensarci bene
... Egli capiva a fondo, ciò che io percepivo istintivamente e che mi faceva
agire con apparente sprezzo del pericolo ... Ero io il conformista
inconsapevole, in verità, non lui ... Come ho potuto perdermi quei momenti? ...
Quando avrei potuto interagire e aiutare lui e me stesso a scavare ancora più a
fondo, nei meandri divaganti della nostra fin troppo incognita mente ...
Non c’è
destino nelle nostre vite ma solo paura ... E per vincere tale paura imperscrutabile abbiamo un bisogno disperato di paure più abbordabili, ognuno a
modo proprio e con limiti propri, ma tutti in egual misura ...
Il luogo delle riflessioni sul nostro tempo non può essere mai a noi noto ... Siamo
tutti ugualmente “appesi” ...
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Le
tracce del suo passaggio si perdevano ormai lungo il pendio nevoso ma non
lontano si intravvedeva il limitare della linea innevata e ancora più in basso
il terreno umido di neve sciolta ... Forse un luogo diverso ... Forse un tempo
diverso ...
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